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La cugina infermiera 4

By 7 Settembre 2024One Comment

Da quella notte Luisa aveva cambiato atteggiamento, era sempre gentile e attenta con me, ma in alcuni momenti diventava autoritaria e fredda come se volesse che il nostro rapporto non scivolasse in qualcosa di più serio.
L’unica cosa che non cambiò fu il suo comportamento disinibito e provocante; in casa continuava a girare seminuda o anche nuda, provocandomi sbalzi ormonali destabilizzanti.
Dal canto mio non osavo fare quel passo in più che, forse, mi avrebbe permesso di soddisfare finalmente i miei desideri; da un altro canto avevo paura di un suo rifiuto e di rovinare il nostro rapporto per sempre; così rimanevo in bilico senza sapere cosa fare.
L’unica cosa che mi distraeva da questi pensieri era lo studio, molto impegnativo e che mi assorbiva completamente quando ero solo; quando lei era in casa i motivi di distrazione non mancavano.
In questo clima passarono i mesi, arrivarono le feste di Natale, passate in famiglia ed arrivò gennaio e con esso la prima sessione d’esame.

È la mattina del primo esame e sono agitatissimo, so di essere pronto, ma l’ansia mi divora.
-“Dai calmati, hai studiato, sei preparato, andrà tutto bene” – mi dice Luisa mentre fa colazione; io non riesco a mangiare, il mio stomaco è bloccato.
-“Facciamo così, oggi sono libera,” – continua lei – “ti accompagno all’università così ti faccio coraggio”.
-“Grazie Lu, sei molto buona”.
-“Sennò a che servono le cugine” – mi fa ridendo.
Quando esco dall’aula lei mi guarda con trepidazione.
-“Allora?” – mi chiede.
La guardo intensamente: “Trenta”.
-“Aaahhh” – grida e mi salta al collo avvolgendomi le gambe in vita, tra gli sguardi stupefatti di studenti e docenti.
Senza aspettare mi bacia sulle labbra e stavolta sento la sua lingua che preme contro.
Non mi faccio pregare, sono al settimo cielo, apro le labbra ed allaccio la mia lingua alla sua in un bacio lunghissimo, mentre la sostengo tenendola con le mani sotto alle chiappe, coperte solo da dei pantacollant neri aderentissimi.
-“Ehi ricordati che sono tua cugina” – ansima staccandosi.
-“È vero,” – rispondo ansimando anch’io – “allora scendi che stiamo dando scandalo”.
-“Ehi ti vergogni di me?”
-“Mai. Ti porterei come una bandiera, ma se continuiamo così non so se riuscirò a fermarmi”.
-“Uuhhmm, va bene andiamo” – mugugna guardandomi sorniona.
Mi prende sottobraccio e, tra sguardi d’invidia degli studenti e d’ammirazione dei docenti, usciamo dalla facoltà.
Quando siamo fuori mi fermo a guardare il cielo terso e, nonostante siamo in gennaio, il sole splende riscaldandoci.
-“Senti” – le faccio – “con questa bella giornata non ho voglia di tornare a casa e poi sono troppo contento. Che ne pensi se ci prendiamo due pezzi di focaccia farcita e due birre e ci facciamo una bella passeggiata, magari fino a Piazzale Michelangelo?”.
-“Ci sto” – risponde allegra e così c’incamminiamo.
Prima di affrontare la salita di Viale Michelangelo, troviamo un negozio di alimentari e compriamo l’occorrente.
Arrivati al piazzale, prima ci godiamo un po’ il panorama, poi ci sediamo su una panchina al sole e cominciamo a mangiare di gusto e a chiacchierare.
-“Hai visto testone che tutto è andato bene? Devi avere più fiducia in te stesso”.
-“Grazie.” – rispondo – “Grazie per avermi dato coraggio ed accompagnato, è stata la sferzata che mi ci voleva”.
-“Ma certo! Io conosco le tue capacità, so di cosa sei capace”.
-“Non tutte” – ribatto.
-“Cosa?”
-“Che non conosci tutte le mie capacità, ne ho ancora di nascoste che devi scoprire” – le dico guardandola maliziosamente.
Lei mi guarda perplessa, poi intuisce e mi da una manata sulla spalla-
-“Scemo” – e scoppia a ridere.
Continuiamo così a scherzare, ridere, prenderci in giro, per un bel po’, poi decidiamo di rincasare.
-“Uuff sono un po’ stanca. Mi metto comoda poi ci facciamo un riposino” – fa quando rientriamo.
Ora dovete sapere che con la sua mania di stare in libertà quando è in casa, questa è, in inverno, direi surriscaldata.
C’è una stufa a legna, per la quale io devo provvedere a portare il combustibile, posta tra la sala e la veranda, che riesce a riscaldare entrambi i locali; in camera da letto e al bagno ci sono due termo elettrici.
Approfitto per indossare anch’io un paio di pantaloncini ed una tshirt.
Quando riappare è in quella che ora è la sua tenuta d’inverno abituale: un camicione che le arriva sì e no alle natiche e niente sotto.
Io mi sono già accomodato sul sofà della veranda dove è un po’ più fresco.
Lei si siede accanto a me, appoggia la testa sulla mia spalla e raccoglie le gambe sotto di se.
Per un po’ rimane in silenzio.
-“Cosa intendevi oggi con le tue qualità nascoste?” – mi chiede.
-“Beh che ognuno di noi ha sempre qualcosa di intimo, di celato, da scoprire”.
-“Ah sì? E tu cos’hai di nascosto che ancora non conosco?”
-“Questo devi scoprirlo da sola”.
Solleva la testa e mi guarda negli occhi, poi con un movimento fluido scivola giù dal sofà e s’inginocchia davanti a me.
Afferra l’elastico dei pantaloncini ed inizia a sfilarmeli.
-“Hei che fai?” – chiedo stupito.
-“Tranquillo non ti preoccupare”.
-“Ma mi spieghi che ti prende?” – le chiedo senza impedirle di spogliarmi.
-“Voglio scoprire le tue qualità nascoste” – dice guardandomi e sorridendo maliziosa.
L’uccello balza fuori eretto, davanti al suo viso.
Lei rimane stupita nel vederlo, il suo sorriso si allarga ulteriormente e tira fuori la lingua a bagnare le labbra.
-“Che bello!!” – esclama.
-“Che cosa ti aspettavi, scusa?” – chiedo divertito.
-“Non mi aspettavo avessi un uccello così bello” – risponde divertita.
-“Non è molto grande”.
-“Infatti ho detto bello, non grande. Ne ho visti alcuni ed il tuo è il più bello! Delle giuste dimensioni, con quella bella cappella rosea e le palle gonfie!”.
Avvicina le dita al membro e lo accarezza dolcemente, passando la mano sui peli pubici, sui testicoli pieni e sull’asta tesa.
-“Chissà quante ragazze hai fatto felici con questo”.
-“Veramente nessuna” – dico con un po’ di vergogna.
-“Vorresti dire che sei vergine?”
-“Beh sì”.
Mi guarda sorpresa.
-“Vorresti che ti facessi una sega?” – mi chiede con un mezzo sorriso sulle labbra.
-“Si ecco, questa sarebbe l’idea, ma se non vuoi ti capisco”.
-“Mmm, non ti farò una sega. Però potresti fartela tu, davanti a me, guardandomi e mi vieni addosso, sulle tette”.
-“Co-cosa? Davvero?” – chiedo speranzoso ed il mio uccello ha un sobbalzo.
-“Si!” – fa con un sorriso voglioso.
Si alza e si sfila il camicione rimanendo nuda.
-“Aspettami” – mi dice e va verso la camera da letto.
Quando torna ha in mano un astuccio, lo apre e ne estrae un vibro rosa, non grande ma abbastanza lungo, poi si inginocchia di nuovo davanti a me.
-“Vai ora, godiamo assieme”.
Dopo quelle parole non perdo tempo, porto una mano al pene e inizio a segarmi lentamente; non durerò a lungo, ne sono sicuro, ma voglio godermi ogni secondo di piacere che mi provoca la vista di Luisa ai miei piedi che si tocca per me, che si masturba con me.
Con una mano stringe i capezzoli tra le dita e poi strizza i seni con forza e passione, con l’altra passa il vibro tra le labbra della figa.
I suoi occhi balenano dal mio cazzo al mio viso e mi guarda compiaciuta, divertita e vogliosa.
Capisco che, forse, vorrebbe fare di più, forse anche scopare, ma probabilmente non è ancora il momento.
Ora vuole essere inondata di sperma, ricoperta del mio seme.
Abbassa le palpebre e gode del suo tocco e della mia presenza infoiata di fronte a lei.
La masturbazione continua senza un attimo di tregua, non ne posso più, ansimo forte per farle capire che mi sta facendo letteralmente impazzire.
Aumento la velocità, gemo di piacere sentendo montare l’orgasmo.
-“Sììì sto per venireee… Non resisto piùùù…” – grido.
-“Sììì, daiii… Anch’io sto per godere… Daiii inondami tuttaaa… Annaffiamiiii…”
Punto il cazzo verso il suo petto ed ecco, per un attimo il mondo si ferma.
Il mio gettò le arriva dritto tra i seni, potente e furioso e la fa gemere di piacere.
Due, tre, cinque getti potenti la inondano, dal collo alle tette.
Lei ha il viso stravolto dal piacere, la bocca aperta a prendere aria, sta godendo con me.
Continuo a far scivolare le dita sul cazzo fino ad esaurimento dell’orgasmo che mi ha scombussolato e stordito, ma mi ha anche fatto provare un piacere immenso.
Luisa si massaggia i seni bagnati e mi sorride felice.
-“Grazie, è stato bellissimo” – le dico posandole un bacio sulla fronte.
-“È stato molto bello anche per me. Prendilo come il mio regalo per il tuo primo esame andato bene. Ora vado a lavarmi” – si alza e va in camera sua.

I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com

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