Eravamo arrivati a fine giugno ed era anche arrivato il gran caldo, che opprimeva Firenze con una cappa di piombo.
Nonostante tutte le finestre dell’appartamento fossero aperte, l’aria, calda, che entrava non riusciva a mitigare il calore all’interno.
Studiare per preparare la sessione d’esame di luglio era per me una tortura.
A questo si aggiungeva il fatto che Luisa, con la scusa del caldo girava per casa nuda e dico proprio nuda!!!
Non indossava più neanche uno slip, un perizoma, o qualcosa che potesse coprirla.
Questo mi teneva in uno stato di perenne eccitazione, ben visibile attraverso i pantaloncini o i boxer che indossavo.
Ma lei non se ne curava, certa del fatto che, ormai, era lei a dirigere il gioco e che io non l’avrei toccata senza il suo permesso; ero il suo schiavo e le dovevo completa obbedienza.
Siamo sul divano e guardiamo le previsioni meteo alla tv, che non predicono altro che caldo, caldo e caldo.
-“Perché non andiamo al mare domani? – butta lì ad un tratto.
-“Ma non so, io devo studiare” – rispondo.
-“Ma dai. Sei pallido come un morto e poi puoi portarti da studiare in spiaggia, starai certamente meglio che dentro casa”.
-“E va bene,” – acconsento – “però devi lasciarmi studiare”.
-“Promesso” – fa lei incrociando le dita e ridendo.
L’indomani mattina sono il primo a svegliarsi.
Apro silenziosamente la porta della camera per andare al bagno.
Lei è lì, sdraiata sul letto, nuda, dorme in una posa che niente nasconde delle sue grazie.
Mi affretto ad andare al bagno e torno di là, in cucina.
Mentre preparo la caffettiera, sento la porta della stanza aprirsi e dopo pochi secondi la vedo comparire in cucina. La sua silhouette nuda è illuminata posteriormente dalla finestra della veranda ed appare in tutta la sua bellezza.
Si strofina vigorosamente gli occhi con entrambe le mani.
“Buongiorno” – dico di buon umore.
Luisa bofonchia qualcosa che può sembrare un “giorno” e torna in camera.
Quando ritorna, sembra ancora mezza addormentata, ma quantomeno riesce a tenere gli occhi aperti.
-“Era proprio necessario aprire tutte le finestre? Tutto questo mondo che entra è troppo violento per me a quest’ora” – borbotta.
-“Dove mi porti al mare?” – le chiedo dopo che ha bevuto il primo sorso di caffè.
-“In una spiaggia molto bella vicino Marina di Pisa, si chiama spiaggia delle Marinette”.
-“Benissimo allora prepariamoci”.
-“Dammi una mezzora e sono pronta”.
Dopo una mezzora sono pronto ed attendo Luisa.
-“Lu io sono pronto”.
-“Dieci minuti e arrivo”.
-“Scusa ma non sapevo cosa mettere” – dice uscendo dalla camera.
L’attesa è ripagata.
Ha indosso una microgonna di jeans talmente corta da coprirle a malapena le parti intime ed una canottiera rosa, sotto la quale si intravedono i seni liberi.
-“Wow sei bellissima” – le dico sorridendo.
-“Grazie”.
Luisa mi da le chiavi dell’auto e lascia guidare me, scusandosi perché ancora assonnata.
Appena saliamo in auto, la microgonna si solleva in modo da permettermi di vedere un piccolo triangolo di stoffa rossa ,che copre il pube, spuntare dalla congiunzione delle sue cosce.
Ne sono un po’ stupito, decido, allora, di indagare con una battuta.
-“Avevi paura di aver freddo, oggi?” le dico a bruciapelo, sorridendo beffardo.
Lei fa un’espressione interrogativa, non capendo lì per lì l’ironia, poi vede il sorrisetto malizioso, segue il mio sguardo e capisce cosa voglio intendere.
-“Beh, effettivamente mi sento strana, anzi, decisamente costretta. Credi che dovrei liberarmi?”
Non faccio in tempo a risponderle che vedo le sue mani scorrere lungo i fianchi, inarcare la schiena sul sedile dell’auto e sfilare velocemente quel piccolo tanga rosso che viene appeso allo specchietto retrovisore.
-“Molto meglio, adesso, non credi?” – dice mentre cerca di tirare inutilmente giù quel lembo di stoffa che è la minigonna.
La guardò senza nascondere una velata preoccupazione, ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere.
-“Non ti preoccupare, appena parcheggiamo me lo rimetto” – mi fa sorridendo.
Alla fine della superstrada, svoltiamo a destra sul lungomare.
Il mare ci scorre a fianco; si possono distinguere almeno quattro tonalità diverse di verde sfumate dai raggi del sole.
Entrambi sgraniamo gli occhi davanti a quella vista meravigliosa.
Luisa poggia la sua mano sulla mia posata sul cambio; è un gesto di complicità per quell’uscita fuori porta fatta insieme.
“Siamo quasi arrivati…” borbotta senza troppa convinzione.
-“Ma ti ricordi dov’è” – le chiedo dopo un po’ che percorriamo la costiera.
-“Sì, certo. Ci sono venuta solo una volta con degli amici, ma mi ricordo”.
“Dai fermiamo qualcuno e chiediamo” – dico dopo un po’ che vaghiamo a vuoto.
Accosto al marciapiede della prima strada imboccata e incrociamo subito un passante sulla settantina intento a trasportare un trolley da supermercato.
Dal finestrino abbassato Luisa si affaccia per fermarlo.
“Mi scusi….un’informazione” – chiede sporgendosi ed offrendo al signore la vista dei seni schiacciati contro la portiera, in più, durante il viaggio, la minigonna è risalita lasciando intravedere il batuffoletto biondo.
L’uomo si ferma all’istante avvicinandosi alla macchina e la sua sorpresa è evidente quando i suoi occhi si posano sulle le cosce e sui seni di Luisa.
Luisa domanda l’informazione, ma sembra che lui sia un po’ stralunato, anzi , da come trattiene il respiro ho paura che stia per avere un malore.
-“Signore…ha capito che spiaggia stiamo cercando?” – gli fa Luisa per scuoterlo.
-“S…sì….è qui vicino…..andate avanti per altri due chilometri tutto dritto e lì troverete le indicazioni”.
Sara lo ringrazia facendogli l’occhiolino e ripartiamo immediatamente ridendo come matti.
Dopo cinque minuti arriviamo in uno spiazzale sterrato con la scritta PARKING.
-“Ecco siamo arrivati.” – fa Luisa – “C’è solo un piccolo sentiero da fare a piedi e siamo in spiaggia”.
Prendiamo le due borse da spiaggia e facciamo per avviarci.
-“Ehi, non dimentichi qualcosa?” – la chiamo sventolando lo slip del costume.
-“Già, che sbadata” – fa sorridendo.
Torna indietro ed appoggiandosi all’auto, infila il pezzetto di stoffa a coprire le sue nudità.
La spiaggia è una striscia di sabbia bianca. il mare è verde-azzurro con poche ondine che frangono sulla battigia, poco a largo una fila di scoglietti fa da barriera naturale, c’è anche un piccolo casotto che noleggia ombrelloni e sdraio e vende gelati; insomma sembra un posto paradisiaco!!
-“Bella, eh?” – mi fa Luisa.
-“Sì, incantevole”.
Senza aspettare, lei si sfila minigonna e canottiera e rimane con gli slip, microscopici, tette al vento.
-“Intendi restare così?” – le chiedo.
-“No” – mi risponde e con un gesto veloce si sfila anche gli slip, restando nuda.
Rimango esterrefatto a guardarla!!
-“Ma ti sei guardato in torno?” – mi fa ridendo.
Non c’è molta gente e altre persone sono distese un po’ lontano, ma aguzzando lo sguardo mi accorgo che sono tutti senza costume; siamo in una spiaggia nudista!!
-“Tu… Tu lo sapevi che è una spiaggia nudista?”
-“Certo, per questo siamo venuti qui.” – mi risponde sempre ridendo – “Dai spogliati non aver timore e sbrigati, sono tutta accaldata e voglio fare il bagno”.
-“Vai tu, intanto, io prendo un ombrellone, non vorrei scottarmi”.
Non se lo fa ripetere, corre verso il mare, quattro passi nell’acqua bassa e si tuffa, riemergendo nuda tra le onde, i capelli incollati al viso; una venere!!!
-“Un’altra giornata di sofferenza” – penso mentre vado verso il casotto.
Piazzate le cose sotto l’ombrellone, mi accingo a fare il bagno anch’io.
Ma non me la sento di mettermi nudo, anche perché ho già una bella erezione, così mantengo il costume.
Entro in acqua e la raggiungo.
-“Dai nuotiamo un po’” – e comincia a nuotare verso il largo.
Luisa è una buona nuotatrice, la sua bracciata è lenta ma vigorosa, ma certo non può competere con me; io la seguo finché arriviamo alla barriera di scogli.
-“Ho vinto io!!” – fa girandosi nell’acqua ridendo.
Mi avvicino ed inaspettatamente lei mi piazza una mano sul pacco.
-“Ma hai ancora il costume!!!” – fa stupita,
-“Beh sì, non me la sentivo di toglierlo” – rispondo confuso.
-“Toglilo”.
-“Mah…”-
-“Ho detto toglilo, obbedisci” – dice con voce tagliente.
Non replico e mi sfilo il costume-
-“Dammelo”.
Glielo consegno e lei se lo avvolge attorno al polso.
-“Dai torniamo a riva che voglio giocare un po’ e l’ultimo che arriva paga il gelato” – e comincia a nuotare verso riva.
Io la seguo senza forzare l’andatura e la lascio arrivare prima.
-“Ah grande campione hai perso.” – fa ridendo – “Vieni qui”.
-“Piegati sulle ginocchia” – mi dice passandomi dietro.
Obbedisco e lei con un balzo mi sale a cavalcioni sulle spalle, sistemandosi con le labbra della figa che mi sfregano sul collo.
-“Dai cavallino trotta”.
Il suo sesso che mi massaggia il collo, l’immagine di lei nuda che mi cavalca, scatenano in me una scossa; ogni qualvolta che lei adotta un comportamento fuori dalle righe, io percepisco quella scossa e quella scossa non è altro che la traduzione elettrica della capacità che Luisa ha di sorprendermi, di spiazzarmi, di farmela percepire come pericolosa, quella pericolosità che ha lo stesso sapore dell’adrenalina della paura.
Ad un certo punto si lascia cadere in acqua e nuotando sotto mi passa davanti.
Quando riemerge ha la mano stretta attorno al mio membro.
-“Bello” – mi fa guardandomi negli occhi.
Poi mi passa le braccia intorno al collo e si solleva allacciandomi le gambe alla vita.
In quella posizione la punta del mio uccello solletica l’entrata della sua figa ed il dondolio provocato dalle onde accresce il piacere di quel gioco.
Nel movimento la cappella trova la strada ed entra tra quelle labbra dischiuse.
-“Aaahhh ma che fai? – chiede con un gemito.
-“Io niente, ha fatto tutto da solo” – rispondo, mentre il calore della sua figa mi trasmette ancora una scarica elettrica che dai lombi sale fino al cervello.
-“Stai fermo, non andare oltre” – mi ordina.
Ma il dondolio delle onde, la solleva e la abbassa, fino a che una buona metà del cazzo è dentro di lei, che non protesta.
Ho il suo viso davanti al mio, i suoi occhi sono semichiusi ed appannati dal piacere.
Le mie mani sono sotto le sue chiappe a sostenerla, il mio dito medio accarezza il suo buchetto posteriore e nel movimento ondulatorio una buona parte lo penetra come per caso.
-“Ooohhh…” – geme sorpresa – “Maaa… Ooohhh…”
Il movimento di su e giù continua, fino a che lei si ritrova impalata sia davanti che dietro e la vedo spalancare la bocca in cerca di aria.
-“Aaahhh… Sììì… Aaahhh…” – rantola a quel punto persa nel piacere, ancora qualche ondulamento e gode stringendomi le gambe attorno alla vita, mentre io dentro di lei, durissimo, sono ad un passo dall’orgasmo.
Ma lei non me lo concede; quando le contrazioni del suo orgasmo si placano, scivola via da me e si dirige verso la spiaggia, lasciandomi lì a cazzo dritto e con la testa in fiamme.
Non potevo seguirla in quelle condizioni e, allora, mi metto a nuotare.
Nuoto fino a quando ho le spalle indolenzite, allora mi fermo e mi metto a fare il morto.
Cerco di rilassarmi e quasi mi appisolo.
Quando riprendo coscienza, la frescura dell’acqua e lo sforzo, hanno fatto si che la mia erezione si sia calmata.
Mi guardo attorno, non c’è nessuno, sono ad un centinaio di metri dalla riva, oltre gli scogli.
Mi prende un po’ di apprensione; sono un ottimo nuotatore, ma la mia esperienza è quasi sempre stata in piscina, quindi ho poca confidenza con l’ambiente marino.
Comincio a nuotare verso riva con bracciate lente e cadenzate; quando vedo la sabbia sotto di me mi alzo ed a passi lenti esco dall’acqua.
Luisa è stesa al sole, supina, i seni adagiati leggermente di lato, le gambe un po’ aperte mettono in mostra le labbra rosate; è bellissima.
-“Ah sei qui, finalmente” – mi dice aprendo un occhio.
Per evitare di eccitarmi di nuovo, mi sdraio sull’asciugamano a pancia sotto, cercando di non pensare a lei.
Verso l’una tiriamo fuori dalla borsa termica dei tramezzini, un paio di birre ancora fresche e pranziamo.
Poi lei si ridistende al sole ed io, sotto l’ombrellone, tiro fuori un libro e cerco di studiare.
Ma la vista di Luisa nuda accanto a me, non mi permette di concentrarmi, così abbandono e mi sdraio sotto l’ombrellone.
-“Mau visto che non stai studiando, mi passeresti un po’ di crema solare sulla schiena e sulle gambe?”.
-“Come posso dirle di no” – penso.
Mi metto in ginocchio a fianco a lei e comincio a spalmarle la crema, massaggiando dal collo alle caviglie quel corpo che mi fa impazzire.
Inutile dire che dopo trenta secondi sono di nuovo in tiro.
-“Visto che hai le mani sporche, passamela anche davanti” – dice girandosi sul dorso.
La vista delle sue tette con i capezzoli irti e del suo cespuglietto finiscono di completare l’opera di arrapamento.
Cerco di finire alla svelta e mi rifugio sotto l’ombrellone.
-“Grazie cuginetto” – mi dice con voce ironica.
Il caldo e l’eccitazione hanno la meglio su di me e, così, mi appisolo all’ombra.
Non so quanto tempo sia passato, mi sveglia una mano che mi accarezza la schiena.
-“Sveglia dormiglione”.
Apro gli occhi e lei è china su di me, le tette che penzolano verso il mio viso.
Il primo istinto è di sollevarmi ed attaccare le labbra a quei due frutti pieni, poi mi riprendo e mi metto sul fianco.
-“Che c’è?” – borbotto.
-“C’è che ho voglia di quel gelato che hai perso questa mattina. Vogliamo andare?”.
A fatica esco dalle nebbie del sonno e mi tiro su.
M’infilo un costume a pantaloncino, che mi ero portato di riserva e le vado dietro, che, intanto, si è già incamminata, ondeggiando il culo nudo.
Al capanno Luisa si ferma accanto al congelatore a pozzetto dei gelati e guarda assorta la locandina.
Fatta la sua scelta, apre il coperchio e si china per prenderne uno, con grande gioia del ragazzotto che serve, il quale incolla gli occhi su quelle natiche rotonde e sulle labbra che s’intravedono in mezzo.
-“Tu quale vuoi?” – mi chiede sbirciandomi da sotto un braccio.
-“Mah prendimene uno al caffè”.
-“Non sei ancora abbastanza carico?” – mi fa sorridendomi ironica.
-“Quant’è” – chiedo al ragazzo ancora imbambolato a fissare Luisa.
-“Due… Duemila” – risponde risvegliandosi.
Pago i gelati e ci sediamo ad uno dei due tavolini sotto la tettoia.
L’altro è occupato da una signora che sta bevendo una bibita.
Bella donna! Mora, sulla quarantina, ha un bel seno nudo, non troppo grande, ma ancora sodo, sotto indossa uno slip bianco ridottissimo, le lunghe gambe stese al sole.
Luisa comincia a leccare la crosta di cioccolato che ricopre il gelato, per ammorbidirla.
Siamo entrambi di traverso rispetto alla signora la quale, mi accorgo, ci sta fissando; veramente sta fissando Luisa.
Lei si accorge dell’interesse dell’altra, allora la guarda fissa. le sorride e riprende a leccare voluttuosamente il gelato.
La signora sorride anche lei e, come a cercare refrigerio, si passa il bicchiere freddo sui capezzoli che subito s’inturgidiscono.
Luisa alza una gamba ed appoggia il piede sul bordo della mia sedia, mettendo, così, in bella mostra la figa rosea.
La signora allunga una mano e prende a carezzarsi il pube da sopra lo slip; lentamente fa scivolare il medio sul cavallo e inizia a muoverlo su e giù.
Luisa ed io siamo tutti presi da quell’esibizione erotica.
Dopo un po’ una macchia di umido compare sul cavallo dello slip e lei scosta leggermente la stoffa a mostrarci le labbra umide.
Quello spettacolo non può non farmi effetto e così mi arriva una bella erezione che solleva il davanti del costume.
-“Torniamo in spiaggia?” – fa Luisa finito il gelato e alzandosi.
Mi alzo anch’io per seguirla e vedo lo sguardo deluso della signora.
Luisa le passa accanto e, inaspettatamente, si china e le stampa un bacio sulle labbra, lasciandola, poi, lì con un’espressione stupefatta.
-“Ti è piaciuto lo spettacolo?” – mi fa sorridendo ed indicando l’evidente erezione.
-“Tu… Tu sei… Incredibile!!!” – riesco solo a balbettare e lei scoppia in una risata.
La giornata volge al termine e raccolte le nostre cose ci accingiamo a rientrare.
Il viaggio di ritorno è un supplizio.
Ho la pelle, soprattutto quella delle spalle e della schiena, che brucia; non riesco, quasi, ad appoggiarmi allo schienale del sedile.
Bene o male arriviamo a casa sul tardi.
Nessuno dei due a voglia di mangiare, vogliamo solo andare a riposare.
Una doccia veloce e mi metto a letto, ma non riesco a trovare una posizione visto il fastidio della pelle irritata.
-“Ti fa tanto male?” – mi chiede dalla porta della camera.
-“Abbastanza, non riesco neanche ad appoggiarmi sul lenzuolo”.
-“Aspetta, dovrei avere una crema emolliente che dovrebbe essere adatta allo scopo” – e rientra in camera.
Torna poco dopo con un tubetto in mano.
-“Girati” – mi fa.
Scosto il lenzuolo anche se sono nudo, tanto è tutto il giorno che ci vediamo nudi, e mi metto a pancia sotto.
Lei sale sul letto e nuda si mette a cavalcioni delle mie cosce, appoggiandomi la passera sui glutei.
Comincia a spalmarmi la crema su spalle e schiena e nel movimento le labbra della figa strusciano sul mio coccige.
La cosa mi fa subito effetto e il pene s’inturgidisce.
-“Girati che ne mettiamo un po’ anche davanti”.
Obbedisco mettendo in mostra la mia erezione svettante.
-“Ma sei sempre in tiro?” – mi dice guardandola, sorridendo.
-“Con te vicino non posso farci niente” – rispondo.
Lei ridacchia, si mette di fianco e comincia a spalmarmi il davanti arrivando con la mano fino al pube e dando, ogni tanto, un colpetto al membro rigido.
Io a quel tocco trattengo il respiro, sperando in qualcosa di più.
-“Povero Mau, è tutto il giorno che sei in questo stato, hai bisogno di un po’ di sollievo”.
Si mette a cavallo delle mie gambe ed avvolge la mano unta di crema attorno all’uccello.
Inizia un lento movimento, lo scappella tirando la pelle fino in fondo e, poi, la risolleva a ricoprire del tutto il glande.
Il piacere mi assale violento, quasi non sento più il fastidio sulla pelle; dopo le emozioni della giornata, so che non potrò resistere molto.
Lei continua il movimento lento, sensuale e quando si accorge che sono al limite, mi abbandona.
La guardo interrogativamente e supplichevole.
Lei sorride e si distende ai miei piedi.
Riprende in mano il cazzo turgido ed abbassa la testa appoggiando le labbra alla punta.
Poi, lentamente, le apre e le fa scivolare verso il basso infilandosene una buona metà in bocca.
Comincia a succhiare e a far scorrere le labbra sull’asta.
Il movimento mi porta in breve al culmine, le palle mi fanno male da quanto sono piene e gonfie.
-“Aaahhh Lu… non resisto… è troppooo… Vengoooo…”
-“Uuummm” – mugola senza staccare le labbra dal membro.
L’orgasmo mi travolge, mi esplode nel cervello come una bomba, inarco la schiena e vengo, vengo scaricandole in gola e sul viso bordate di sperma denso.
Passata l’ondata di piacere mi lascio andare esausto.
Luisa stacca le labbra dall’asta e mi guarda sorridendo.
Ha ingoiato buona parte della mia crema, ma la sborrata era molto abbondante ed un filo biancastro cola dalle sue labbra al mio ventre.
-“Ti senti meglio ora?” – mi domanda.
-“Sì, sei stata magnifica”.
-“Bene, ora dormiamo, a domani, buonanotte”:
-“Buonanotte” – rispondo.
Dopo poco, nonostante il fastidio alle spalle mi addormento pesantemente.
I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?