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Racconti Erotici Etero

La principessa del foro

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Stupide, mille volte stupide.

Provo un profondo, profondissimo senso di schifo e vergogna nei confronti di quel branco di femmine rincoglionite.

Siamo in Tribunale, nella stanza di fronte alla Cancelleria una madre se ne sta raggomitolata sull’ultima panca in fondo a destra con gli occhi lucidi, sperando di sentir pronunciare una sentenza che dia un senso alla morte del figlio. Ma forse sa anche lei che non accadrà. E intanto il suo avvocato sta tenendo un sermone elettorale nella sala del primo piano. Ah, pardon… l’avvocato in questione è una donna. Dio mi perdoni se non uso una di quelle parole che piacciono tanto alle passere (ooops!) togate: avvocatessa… o peggio, avvocata. Ma un uomo che di professione fa la guida turistica si fa forse definire “guido”? O un pilota “piloto”?

La cosa più ridicola di tutte è che per quelle portatrici (poco) sane di progesterone, lo scambio delle vocali in fondo alla parola è segno di evoluzione, anzi, di “emancipazione”. Che bella parola, eh? Sì sì, certo.

Finisco di depositare gli atti in scadenza, ho le dita appiccicose di marche da bollo e puzzolenti di colla. Saluto con un sorriso gli ufficiali giudiziari, rari esempi di umanità tra quelle mura. Dribblo i gruppetti di avvocati che parlottano tra di loro accordandosi sullo svolgimento delle varie cause all’insaputa dei clienti. Gli uomini mi salutano, chi con un semplice “buongiorno, Anna”, chi con qualche battutina a cui rispondo a tono, suscitando l’ilarità dei presenti.

L’Avv. Scarpati oggi è particolarmente sorridente, mentre la nuova praticante del suo studio se ne sta dritta come un palo di fianco a lui e si guarda intorno con fare sospettoso, sistemandosi invisibili sbavature del rossetto con la punta delle dita. Ci risiamo. Pompino delle 8.45 in ufficio e poi udienza. E lei che è terrorizzata dall’idea che qualcuno le veda tracce di sperma intorno alle labbra, nonostante prenda in mano più volte lo specchietto del telefono cellulare. Beh, si abituerà anche lei, come hanno fatto le ragazze che lavoravano al suo posto e che ora sono nella Sala del Consiglio in pieno clima elettorale. La tentazione di dirle che le è rimasto un po’ di yogurt sulle labbra è forte, ma la prossima settimana ho una causa contro lo Scarpati, rischio di perderla (per colpa del mio cliente deficiente, mica per colpa mia) e quindi è bene che me lo tenga buono.

Gli avvocati uomini sono sempre più rilassati e simpatici delle donne. Forse perché si scopano le praticanti prima di venire in udienza. Forse perché non hanno la necessità fisiologica di dimostrare ogni istante della loro vita quanto “ce l’hanno duro” (in senso leghista), al contrario delle loro colleghe.

Salgo al primo piano. Le voci scomposte e confuse delle oche starnazzanti (ma laureamunite) si sentono fino in fondo al corridoio. Do un’occhiata veloce al mio orologio: ho una mezz’ora abbondante prima che il giudice chiami la mia causa. Mi avvicino alla Sala del Consiglio e mi appoggio con una spalla allo stipite della porta osservando le mie colleghe (sic!) come fossero i pesci di un acquario. Con la differenza che i pesci mi stanno molto più simpatici.

Cosa ci fanno tutte le donne del Foro riunite in questa stanza? Molto semplice: siamo in pieno clima elettorale per il Consiglio dell’Ordine. E questa è una delle tre fazioni che si dichiarano guerra aperta allo scoccare del “via ai voti”: c’è il gruppo dei “Senior”, guidati dall’attuale presidente Avv. Aiello; c’è il gruppo dei “Giovani”, capeggiato dal più noto penalista della zona, l’Avv. Accorsi; ed infine il gruppo “delle donne”, che manca di un leader vero e proprio in quanto tutte si sentono il boss della situazione. Così adesso, forti della loro indipendenza ed emancipazione, e totalmente incuranti del fatto che in realtà stanno semplicemente autorinchiudendosi in un ghetto, sono tutte lì ammucchiate come polli d’allevamento a farsi avanti per essere candidate.

Adesso è l’Avv. Ricci che sta parlando. Ha poco più di trent’anni, come me. Una bella donna, anche se (sempre nel tentativo di dimostrare quanto lo abbia duro pure lei) nasconde il suo corpo sotto un tailleur di lana, giacca + pantalone, che peserà 15 chili. Interrompe un attimo la sua filippica quando si accorge della mia presenza; lancia una fuggevole occhiata alla mia gonna, forse a suo avviso un po’ troppo sopra al ginocchio, e alle mie scarpe, forse a suo avviso col tacco un po’ troppo alto, e torna a dedicarsi con impeto e passione (che se fossero usati per una sana scopata produrrebbero certamente più frutti) al proprio discorso. E’ al punto in cui sostiene che, essendosi sposata un avvocato, potrà dedicarsi con tutta se stessa alle vicende del Consiglio, lasciando il lavoro che non potrà svolgere al marito.

Trattengo a stento una risata di quelle a bocca larga, che comunque sarebbe stata coperta tranquillamente dallo scroscio di applausi che seguono quella stupida dichiarazione.

Scuoto la testa con rassegnazione mentre mi allontano, trovando appoggio in due ragazzi con i quali ho studiato per l’esame di Stato e che ben conoscono la mia linea di pensiero: “Ragazzi, l’Avvocato Ricci vuol sapere se qualcuno di voi può andare a reggerle il pisello mentre piscia, ché lei è impegnata col Consiglio…”. Della ventina di avvocati presenti nel corridoio qualcuno ride apertamente e qualcuno si nasconde le labbra con un fascicolo, mentre l’Avv. Aiello (della cui presenza sinceramente non mi ero accorta, mannaggia!) mi apostrofa con un: “Avvocato dobbiamo sempre farci riconoscere eh!”. Fingo un’aria imbarazzatissima, mentre tiro fuori dalla borsetta la mia aureola portatile e me la piazzo sulla testa: “Presidente la prego di scusarmi, la mia bocca non voleva”.

Vorrei aggiungere che la suddetta bocca non voleva neanche due sere prima nel suo ufficio, ma mi sembrerebbe maleducato e soprattutto stupido togliergli la convinzione di avermi regalato il più bel pompino della mia vita.

Ebbene sì, la sottoscritta se la fa con il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. Un arzillo ometto di 65 anni la cui fantasia ha molti meno anni del proprio corpo. Il che è una fortuna: con le calze giuste e un perizoma ad hoc in meno di due minuti mi tolgo il pensiero.

Lo vedrò anche stasera, in una delle sue tante seconde case.

Ho preparato tutto: ho organizzato una cena con alcune amiche prenotando il ristorante a mio nome. Sanno benissimo che non ci andrò, ma il ristoratore non ci conosce e loro, in caso di bisogno, non esiterebbero a testimoniare che io quella sera stavo lì a mangiare un succulento piatto di pappardelle al cinghiale… e non a succhiare un coso che assomiglia di più a un sacchetto di sabbia mezzo vuoto che a un pisello vero e proprio.

Beh vabbè, poteva andarmi peggio: l’Avv. Aiello si accontenta di una toccatina al pizzo delle mie autoreggenti, qualche palpata a culo e tette (chissà perché ha una preferenza per quella destra… stasera a casa controllo se ha qualcosa di diverso dall’altra), una rufolatina dentro al mio perizoma e tempo uno ‘ due minuti entra in paradiso.

Perché lo faccio? Semplice. Per entrare nel Consiglio alle elezioni della prossima settimana. Non per la carica in sé, naturalmente, ma solo per puro, semplice e viscido gusto di competizione. Solo per far sedere intorno a quel tavolo ovale tanto desiderato dalle signore avvocato che ce l’hanno tanto duro, l’unica che invece ce l’ha morbida e profumata e non se ne vergogna. E sa come usarla. Ho un cervello del quale vado orgogliosa, le ovaie abbastanza quadrate da tenere testa a chi voglio; mi manca soltanto il modo di avere le chiavi per aprirmi le porte, chiavi che solitamente passano di mano in mano tra la massoneria dei maschi. E questo è un modo come un altro per ottenerle. Un modo mio, un modo da donna, un modo vecchio come il mondo.

Sento già i fischi delle “maschie”, i vari “no, veramente è un modo da puttana”: beh, esiste forse un mestiere più femminile di quello della puttana? Quel maschilista di dio non ha voluto darci la forza di un uomo, ma anzi ci ha gravato della rottura di palle delle mestruazioni (e non mi si dica che in compenso gli uomini si devono radere ogni giorno, ché loro la ceretta all’inguine mica devono farsela!) o del tenere un essere umano in pancia nove mesi. Avere un buco tra le gambe dovrà pur avere anche qualche aspetto positivo, no?

Raggiungerò il mio scopo combattendo con le armi che mi sono proprie. Sarà quel buco a farmi diventare Principessa di questo Foro, sarà quel buco a tornare di mia esclusiva proprietà una volta raggiunto lo scopo. E se questo fa di me una puttana egoista, pazienza. Alle principesse qualche piccolo vizio è concesso.

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