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La ragazza del bar

By 15 Luglio 2024No Comments

Quella mattina non mi andava di prepararmi la colazione né di uscire di casa per comprare i giornali, così chiamai il bar edicola di fronte casa mia e mi feci portare tutto a casa. Dopo qualche minuto avevo davanti una bella ragazza con un sorriso smagliante stampato sul volto che mi consegnava il tutto. Il sorriso divenne ancora più luminoso quando le diedi quasi 5 euro di mancia, visto che di solito al massimo le davano qualche spicciolo. Indossava una maglietta con il nome del bar e un pantaloncino da ciclista che le aderiva perfettamente al corpo evidenziandone le forme. Non andò via subito ma si trattenne a guardare la grossa libreria che ricopriva due pareti del mio studio; sono un vorace lettore e la mia casa trabocca letteralmente di libri.
“Uà, quanti libri tenete dottò.”
“Effettivamente sono un numero considerevole, forse troppi, tra un po’ non ci sarà più spazio. Ti piace leggere?”
“Sì dottò, mi piace molto ma non tengo tutti questi libri come voi. Adesso però devo andare o il proprietario del bar mi fa una cazziata. Arrivederci.”
Mi fece un ultimo sorriso e uscì di corsa per tornare al bar, io ripresi il mio lavoro ma devo ammettere che spesso, durante la giornata, mi ritrovai a pensare a lei.
Il giorno dopo stavo quasi per uscire di casa per andare ad acquistare i giornali ma mi fermai pensando di rifare l’ordine del giorno prima con la speranza che forse avrei rivisto la ragazza. Fui fortunato perché venne proprio lei. Le diedi un’altra mancia sostanziosa per ricevere la razione di sorrisi. Si fermò di nuovo ad ammirare i libri.
“Vedo che ti piacciono proprio i miei libri. Tu quale genere preferisci?”
“Mi piacciono i romanzi d’amore dottò, voi ne tenete?”
“Certamente, ho tanti classici tipo Giulietta e Romeo, Orgoglio e Pregiudizio e tanti altri. Tu li hai letti questi?
“Sì ho letto il primo che avete detto, ce lo ha fatto leggere la professoressa di Italiano a scuola, mi è piaciuto tanto. Dottò, vi voglio dire una cosa. Io domani ho il turno di pomeriggio, che ne dite se vengo la mattina, vi porto i giornali e la colazione e parliamo un po’ dei libri?”
“Va bene, vieni pure, ma non c’è bisogno che porti nulla, scendo io a prenderli, come faccio sempre.”
“No, non vi preoccupate, ve li porto lo stesso, tanto comunque devo passare al bar.”
“Fai una cosa allora, porta la colazione anche per te.”
“Vabbè, Dottò, ci vediamo domani.”
Il mattino successivo arrivò puntuale con la doppia colazione e il giornale. Le diedi una mancia ancora più sostanziosa e poi le chiesi quale libro volesse leggere.
“A scuola durante l’ultimo anno noi ragazzi volevamo parlare di un libro che ci interessava ma la professoressa non ne volle parlare perché disse che non era in programma, ma a me piacerebbe leggerlo.”
“Qual è questo libro?”
“Lolita, professò, lo tenete?”
“Certo che ce l’ho, eccolo.”
Presi il libro dalla libreria e glielo diedi.
“Puoi tenerlo quanto vuoi , lo leggi con calma e quando ha finito ritorni e ne prendi un altro.”
“Professò, è inutile che me lo porto tanto a casa mia c’è sempre bordello, non ci riesco a leggerlo. Vi dispiace se resto qua? Mi metto sul divano e mentre voi lavorate io mi leggo il libro, vi giuro che non vi do fastidio. “
“Va bene rimani pure, io normalmente lavoro fino alle 12 poi leggo anche io per un’ora prima di pranzare.”
E così ci mettemmo nel mio studio, io alla scrivania e lei sul divano di fronte a me. Dopo quasi due ore si alzò e disse che doveva andare al lavoro ma mi diede appuntamento per il giorno successivo.
La mattina dopo si ripresentò e subito notai che non aveva la divisa del bar ma una canottiera bianca e una gonnellina tipo giocatrice di tennis che metteva in bella mostra le sue bellissime gambe. Stavo per darle i soldi dei cornetti e dei giornali ma lei mi fermò dicendo che quel giorno era di riposo e quindi la colazione me la offriva e così i giornali. Poi si piazzò sul divano di fronte alla mia scrivania e si immerse nella lettura del libro.
Io mi misi al lavoro dopo aver mangiato il cornetto e bevuto il caffè. Durante il lavoro mi sforzavo di tenero lo sguardo sui monitor ma spesso la guardavo, distesa sul divano , con quelle bellissime gambe scoperte. Dopo circa un’oretta mi arresi e, preso anche io un libro mi sedetti sul divano vicino alla ragazza.
“Oggi ho poco da fare, leggo anche io insieme a te.”
Mi immersi nel mio saggio sulla Guerra dei Trent’anni cercando di rimanere concentrato. Non ci riuscii. Lo sguardo andò immediatamente alle mutandine immacolate che potevo vedere alla sommità delle sue cosce, e alla fessura che intravedevo sotto il tessuto. E quando si rigirò mettendosi a pancia in sotto potei apprezzare anche il bellissimo culetto.
Le poggiai la mano sulla coscia e la lasciai lì mentre con l’altra mano reggevo il libro. Lei non disse nulla né si mosse. Tolsi la mano per girare la pagina e poi la rimisi, un po’ più in alto. Non disse nulla. Lessi qualche altra pagina e, ogni volta che toglievo la mano, la rimettevo sempre più vicina al suo bel culetto. Quando finalmente arrivai al traguardo cominciai dapprima a giocherellare con il bordo delle mutandine poi le appoggiai la mano sulla natica.
Passò qualche minuto, poi lei si scosse, si rigirò e, cambiando posizione, poggiò la testa sulle mie gambe, mi fece un sorriso e riprese la lettura.
Ripoggiai la mano su di lei, sul suo seno e anche io ripresi la lettura. A primo cambio di pagina lei si mise di fianco con la faccia rivolta verso di me, posò il libro e mi fissava sorridendo. La accarezzai il viso e poi le infilai la mano sotto la canottiera toccandole il seno rigoglioso. Lei mi sbottonò i pantaloni, tirò fuori il mio cazzo duro e se lo mise in bocca. Me lo leccò a lungo prima di alzarsi, sfilarsi le mutandine e mettersi a cavalcioni infilandoselo nella fighetta bagnata. Si tolse la canottiera offrendomi le tette in bocca mentre si muoveva ritmicamente sul mio cazzo. Non ci volle molto perché avesse un orgasmo e, appena si riprese, si sfilò il mio cazzo dalla figa e lo riprese in bocca facendomi venire.
“Dottò ci rivediamo domani, io il libro lo voglio finire.”

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