La supplente di matematica
Capitolo 8
Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, scrivete a william.kasanova@hotmail.com. Il mio profilo Telegram è @williamkasanova
Isabella 💖💦
Ciao Gabri… mi spiace per ieri pomeriggio, credo di essermi comportata male, con te. Ma devi capirmi: mi sento messa da parte, umiliata per come guardate tutti la nuova prof… Ti va se, dopo, all’intervallo, ci vediamo? 😉😘
Leggo per una seconda volta il messaggio su WhatsApp. Un’ombra di collera nei confronti di Isabella per la scopata mancata, ma soprattutto per la scenata insensata che mi ha fatto mezza giornata fa, ancora grava sul mio petto, e mi sono trovato a rimuginare su questo tutta la mattina. Inizio a credere sia pazza, o qualcosa del genere. Ho evitato di vederla mentre raggiungevo la N. Sandrini per non parlarle, e non sono sicuro di volerle rispondere. Anzi, no: sono sicuro di non volerle rispondere. Sono quasi dispiaciuto di aver letto il suo messaggio, con le due spunte blu che l’assicurano che ho controllato cosa mi ha mandato.
Il trillo del distributore automatico mi richiama alla realtà. Spengo lo schermo del telefonino, lo rimetto in tasca, alzo lo sportello della macchinetta e ne cavo il bicchierino di plastica caldo e fumante di caffè.
Dovrei davvero sputarci dentro… quella troia della professoressa non si meriterebbe nient’altro. E Isabella è convinta di avere problemi con la Nobili perché è troppo figa, quando io sono trattato come una merda davanti a tutta la classe…
Questa mattina, quella stronza non ha nemmeno provato ad interrogarmi. Anzi, ha passato a spiegare il codice binario, un metodo di conteggio privo di senso se non si è un computer. Io, come un cretino, mi sono tranquillizzato, illudendomi che non sarei nemmeno finito sotto lo sguardo della stronza, mentre le sue tette erano state l’unico mio interesse, immaginandomi la sensazione di stringerle, di succhiarle, il mio cazzo irrigidirsi mentre la Sandra della mia fantasia si concedeva e io la scopavo, punendola per come mi aveva insultato durante tutte quelle lezioni. E, invece, a dieci minuti dal termine dell’ora di matematica, gli occhi della troia si sono posati su di me, e con un ghigno, mi ha chiamato.
E io, da bravo pervertito, ho sollevato i miei dalle sue bocce un istante troppo tardi.
«Pierobon, che ne dici di ripagarmi per quanto hai ammirato fino ad ora andandomi a prendere il caffè?»
Un mormorio divertito si è alzato alle mie spalle.
Mi sono chiesto quanto sarebbe proseguito quello scherzo mentre mi avvicinavo alla cattedra e Sandra mi dava la solita moneta. Per lo meno, non devo offrire io.
Attraverso il corridoio deserto dell’istituto, come al solito vuoto, senza un professore, un bidello, uno studente in giro. In effetti, potrei starmene qui per mezz’ora senza il rischio che mi becchi qualcuno, se non sentire l’ennesima romanzina dalla troia perché ho impiegato troppo a prendere il suo caffè del cazzo…
Imbocco le scale per raggiungere il terzo piano, e per qualche motivo mi risuonano nelle orecchie le parole di mio fratello. Per fare tua una donna, falle bere la tua sborra…
Isabella me la succhiava letteralmente fuori dal cazzo, la mia sborra, perché – in condizioni normali – era innamorata pazza di me. Sandra, invece? Daniele sostiene che mi odi perché lui non se l’era mai scopata, preferendo sua sorella Anna, e si vendichi su di me… e se invece fosse pazza di me, e non di lui? Se, in quanto studente, non può avere rapporti che non siano da insegnante con me, e mi denigra perché cerca di nasconderlo, sia a me che, soprattutto, a sé stessa?
Sorrido a quell’evidente cazzata che, però, non mi dispiace. Sandra inginocchiata davanti a me, nuda, il mio cazzo nella sua bocca, la saliva che scivola fuori dalle sue labbra e cola sulle sue tettone, avida di seme… il mio cazzo in tiro è sballottato a sinistra e a destra nei miei jeans mentre cammino, una sensazione piacevole e divertente.
Metto la mano sulla maniglia della porta dell’aula. Sorrido al pensiero dell’inondazione di bega calda e collosa che piscerei nella gola di quel pezzo di figa, fino a soffocarla.
Il mio sorriso si dissolve quando entro e quel pezzo di figa me lo trovo davanti per davvero, ma vestita, seduta alla cattedra, che mi fissa con astio.
«Alla buon’ora, eh. Stavo per chiamare la squadra cinofila perché pensavo ti fossi perso», esclama, facendo ridere qualche bastardo. Un paio di risate le riconosco.
Le consegno il bicchiere senza dire una parola, trattenendo a stento la rabbia, ma non del tutto il mio sguardo dallo scollo della sua maglia.
Sandra se ne accorge, gli angoli della sua bocca che si alzano in un sorriso che non saprei definire se provocatorio o di scherno. Abbassa appena la voce, come se non voglia farsi sentire dal resto della classe. «O hai fatto una fermata ai gabinetti per queste?» domanda, guardandosi i seni. «Dopotutto, devi avere il sangue di quel puttaniere di tuo fratello Daniele, o sbaglio?»
La voce non è abbastanza bassa da non farsi sentire nelle prime file di banchi, a giudicare dai nuovi sghignazzi soffocati e dai commenti sussurrati che giungono alle mie spalle. Mi trattengo appena dallo strapparle di mano il bicchiere, scatarrarci dentro e farglielo bere con la forza. Lurida troia…
La campanella suona: è una fortuna, perché se dovessi vedere per un altro istante questa carogna mi metterei ad urlarle contro tutta la rabbia che mi ha causato da quando ho avuto la disgrazia di conoscerla.
Nando, nel banco accanto al mio, ha la cortesia di non commentare, ma prende dal tascone dello zaino il cellulare, immergendosi nelle foto di modelle in Instagram.
Prendo anch’io il telefono, richiamo il messaggio di Isabella e digito a mia volta.
Gabriele
Ci vediamo davanti all’infermeria
Continua…
Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, scrivete a william.kasanova@hotmail.com. Il mio profilo Telegram è @williamkasanova



Mi piace come si sta svolgendo la storia, complimenti per come scrivi. Do ragione a Rebis sul fatto che pochissimi lettori lasciano commenti o suggerimenti utili; io metto sempre la mia mail, ma ricevo pochissimi feedback. Ancora bravo!
Ti ringrazio, e i problemi per Gabriele devono ancora cominciare…
Sì, c’è poco confronto, un vero peccato: ci permetterebbe di crescere come autori e scrivere storie migliori.