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LE CONFESSIONI DI THEA – 4 Il club dei 4000

By 13 Maggio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Memore della promessa che Thea aveva fatto di raccontarmi un aneddoto un pò più piccante, l’ho ricontattata in chat dopo qualche giorno.

—— Vecchiobambino —— : Ciao Thea, sei libera?
 
—— Thea —— : ciaoooo, in che senso?
 
—— Vecchiobambino —— : data l’ora pomeridiana, se non stai lavorando, hai voglia di chattare un pò con me? Sei sola?

—— Thea —— : Sono al lavoro, ma avevo lasciata aperta la chat. Si sono sola, sono in ufficio e, se non hai fretta nel volere subito la risposta, posso fare due chiacchiere con te.
 
—— Vecchiobambino —— : dopo i due episodi che mi hai raccontato con Cinzia, mi è venuto da pensare che è impossibile che non ci sia stato qualcosa di più biricchino fra voi. Cinzia non aveva un ragazzo? Un fidanzato? Non credo che Teo, già allora il tuo fidanzato, non sia mai entrato in questi giochetti che facevate.
 
—– Thea —— : Il solito porcello malpensante, ma a pensare male, come al solito, ci si azzecca! Qui però la storia è lunga. Con il modo di fare di Cinzia non poteva non capitare qualche cosa di strano e diciamo grosso prima o poi, se le andava a cercare! Oltretutto capitò proprio nel posto dove meno puoi pensare possa capitare una cosa del genere: in alta montagna.
 
—— Vecchiobambino —— : Lo so che sei appassionata della montagna, direi amante dato le foto di nudo che mi hai mostrato, tutte fatte su cime anche innevate. Dai raccontami, poi mi dici tu se posso o non posso scriverci una delle mie storie.
 
—— Thea —— : Va bene. Dammi solo tempo dato che il racconto è lungo. Prima però ti presento Franco, fidanzato storico di Cinzia, ora marito. Era il più vecchio della compagnia, già laureato, da tempo insegnava con incarichi annuali presso una scuola superiore, aspettava solo di passare di ruolo. Era lui il vero esperto di montagna, così come introdusse Teo  alla camera oscura fotografica, nello stesso modo insegnò le prime nozioni di arrampicata. Era settembre quando organizzammo una gita noi quattro ad un rifugio per poi, nei giorni seguenti, fare una traversata da tempo sognata e progettata. Arrivammo al rifugio la sera con l’ultima corsa della funivia. Era ancora un rifugio montano vecchio stile, permeato dentro dagli odori tipici di legno stagionato e del fumo delle stufe. Ora non esiste più, hanno costruito il nuovo che ha preso lì vicino il suo posto. Era quasi ora di cena, il custode del rifugio ci diede posto per dormire nel sotto tetto. Questo era una enorme camerata con le brandine da una parte e dall’altra del corridoio centrale, l’unico spazio in cui si aveva una altezza diciamo normale. Eravamo solo noi quattro e avevamo a disposizione dieci brande. Dall’altra parte della scala, separati da una piccola porta c’era una camerata speculare alla nostra dove ci disse erano alloggiati degli alpini tedeschi che facevano un corso di roccia e ghiaccio in alta quota. Quando scendemmo nel locale mensa per fare cena trovammo questi alpini che erano appena rientrati dall’escursione del giorno. Erano dieci ragazzi, più o meno della nostra età, solo il loro comandante aveva forse  un paio di anni più di Franco. Mangiammo, ad un tavolo in un angolo, quello che come si suol dire passava il convento, ma a quell’età la fame è tanta, specie quando fai attività sportiva. A fianco, su un lungo tavolo, cenavano gli alpini tutti vestiti uguali con una maglietta azzurra con le maniche corte (cavolo ma come fanno a non patire il freddo!), i pantaloni mimetici e delle scarpe da ginnastica, fisici esuberanti. Erano rumorosi, vitali, solidi. Non capivamo una parola di quello che dicevano, ma le occhiate che ogni tanto ci lanciavano non lasciavano dubbio sul fatto che avevano notato che nel rifugio ora erano presenti due ragazze!
La loro fisicità era straripante, lo si capiva da come si atteggiavano, accomodandosi pesantemente al tavolo, come ridevano urtandosi o dandosi delle forti pacche.
Corpi snelli, dalle spalle massicce, ampie, dal torace scavato ma percorso da fibre muscolari vive e scattanti. Si sentiva, se solo ti passavano accanto, un impatto della massa elementare e selvaggia, una corrente, quasi uno spostamento d’aria.  Allo stesso tempo sembravano docili, gentili ed educati, di animo infantile, giocattoli animati ed alimentati da una batteria inesauribile. Energia pura, travolgente. Alla fine del pasto arrivò il custode con le solite bottiglie di Genepì e Grappa e ci volle poco così a diventare tutti amici, a raccontarci le avventure del giorno,  quello che si sarebbe fatto il giorno dopo, in una lingua che era la mescolanza di inglese, francese, tedesco ed italiano. Quando iniziarono a sentirsi le prime parole di dialetto piemontese si capì che era ora di andare a dormire. Salimmo le scale noi ragazze aiutate dalla spinta sul culo di un pò troppe mani e dal bacio della buonanotte di troppi pretendenti. Chiusa la porta della nostra camerata Cinzia, che era la più bevuta, iniziò a provocare Franco. Come se io e Teo non fossimo presenti, gli fece uno spogliarello saltellando da una branda all’altra per poi coricarsi nuda su una di queste dicendo a Franco: — Questa sera si entra nel club dei quattromila! —
— Parla piano che di là ci sono gli alpini e che storia è questa del club dei 4000?— le chiesi io un pò in imbarazzo perchè ci potessero sentire, un pò preoccupata conoscendo le intemperanze della mia amica. — E’ il club di chi ha scopato ai quattromila metri di quota, noi qui non ci siamo ancora ma poco ci manca!— Ecco, ci siamo.
— Thea non fare la solita santarellina e tu Teo datti da fare!— dicendo questo si tirò addosso Franco e nel giro di poco iniziammo a sentire i primi lamenti e urletti. Teo non si fece pregare e nel giro di niente eravamo anche noi nudi dall’altra parte della stanza a chiedere l’iscrizione a questo nuovo club! Non so se sia stata la quota o i bicchierini di liquore, ma dobbiamo aver fatto un pò di casino prima di cadere addormentati perchè il mattino presto, scendendo a colazione, fummo accolti dalla squadra militare con un battimano e sorrisi a non finire! Che vergogna! Rossa come un peperone con in mano il mio gamellone di caffè e latte mi sedetti sulla panca tra Teo ed Efelidi, così avevo soprannominato un alpino con i capelli rossi e tutto pieno di efelidi appunto. Aveva uno sguardo, azzurro, innocente, la mascella era possente e squadrata. La sua bocca, larga, nitidamente delineata, metteva in mostra denti forti, candidi ed era atteggiata ad un sorriso a dir poco malizioso. Non ce la feci più ed esplosi: — Ma che ridete! Io sono del club 4000 e voi dei pipparoli!— e Cinzia non si tirò indietro: — Già, voi la ciornia dei 4000 metri non sapete che sia!— Teo a momenti soffocava dal boccone di traverso, mentre il comandante degli alpini, seduto vicino a lei, aveva capito la presa in giro e si mise a ridere come un matto. Era un vichingo biondissimo con una risata contagiosa. Ristabilita la calma ci preparammo e accettammo l’invito della squadra ad andare con loro, dopo che ci promisero di fare cose per noi umane. Ci dirigemmo verso l’Aiguille du Midi e nonostante il freddo dell’alba, presto ci scaldammo ed iniziarono di nuovo le prese in giro e i doppi sensi per quello che era capitato la sera prima. Mille mani mi aiutarono ad infilarmi l’imbracatura ed altre mille aiutarono Cinzia, per fortuna eravamo vestite da alta montagna altrimenti non so come sarebbe finita. Anche i ramponi non dovetti chinarmi per metterli, se non fosse che mi serviva si sarebbero offerti di portarmi la piccozza! Io mi ritrovai legata con Teo ed Efelidi mentre Cinzia e Franco seguivano il Biondo. Fu una delle più belle gite che abbia mai fatto in montagna, per il panorama e per la compagnia, per l’impegno fisico richiesto che ti riempe di soddisfazione e ti fa sentire viva, per le nuove cose imparate, per il cameratismo che si era formato con persone che fino al giorno prima erano sconosciute.
Tornati la sera in rifugio preparammo da noi la cena, io e Cinzia facemmo pasta e fagioli,  mentre dai bagagli dei crucchi uscirono scatole di wurstel e crauti. Il custode si unì a noi e ci mise alcune bottiglie di barbera. Per finire non si poteva rinunciare al grappino digestivo, per cui anche quella sera salimmo aiutate dalle mille mani che incoraggiate dal cameratismo nato si infilavano anche sotto le maglie e i baci della buonanotte spesso erano accompagnati da lingue biricchine.
Finalmente soli in camera sognavo già il mio letto, ma mentre mi spogliavo fui presa alla sprovvista da Teo che con in mano la mia imbracatura da roccia mi disse: — Questa mattina te la sei fatta mettere dai barbari, ma dato che è stato un mio regalo per il tuo compleanno fammi un pò vedere come ti sta sulla pelle nuda? —  Era proprio bevuto! Ma lo sapeva che non poteva dire cose simili in presenza di Cinzia! Quella, ancor più bevuta di lui ci andò a nozze! Me la trovai baldanzosa a sfilarmi le mutandine mentre Teo mi aveva appena slacciato il reggiseno. Mi imbracarono, nuda completa, e poi mi tirarono i cosciali e regolarono le spalline dopo aver chiuso davanti con un moschettone di sicurezza. Sembravo un salame anche se il color giallo-verde della mia Cassin risaltava sulla pelle abbronzata dell’estate. Non mi ero accorta che dietro di me Franco aveva fatto passare la corda da arrampicata intorno alla grossa trave al colmo del tetto. In un attimo mi trovai appesa dondoloni in mezzo alla stanza, le gambe aperte dall’imbracatura ad offrire la vista delle mie parti più intime a tutti, per fortuna avevo ancora la depilazione del mare! Le mani erano rimaste libere e potevo tenermi alla corda a cui ero appesa per stare quasi in posizione seduta.— Che volete fare ora? — domanda scema, già lo immaginavo.
— Oggi che avremmo potuto entrare davvero nel club dei 4000  era presente  troppa gente per cui ho pensato di ricostruire ora l’ambiente e farlo come si deve. Vuoi mica esserti vantata a sproposito?— mi rispose Teo mentre si spogliava. Una volta nudo, mentre Franco e Cinzia ci guardavano, si mise in ginocchio, io così appesa arrivavo giusto con il sesso all altezza della sua bocca. Iniziò a baciarmi lì in mezzo alle cosce.
— Anche noi facciamo la stessa cosa— disse allora Cinzia a Franco. Si mise anche lei l’imbracatura mentre Franco faceva passare l’altro capo della corda sulla trave non lontano da me. Teo ormai mi aveva reso un lago di umori, il vino, la grappa e la situazione mi avevano eccitato come non mai. La posizione era comoda per entrambi, io potevo abbandonarmi quasi cullata, lui in ginocchio, non doveva piegarsi. Con le mani mi aveva afferrato per le natiche e sfruttava il fatto di potermi far dondolare per praticarmi un cunnilingus fantastico. Persa ormai nelle sensazioni che mi stava donando Teo, venni portata di colpo alla realtà da un botto improvviso:—Ahiaaaaa!!! Il mio culo!!!—
Cinzia era caduta. Lei è più alta e muscolosa rispetto a me, più pesante. Franco da solo evidentemente non era riuscito ad appenderla, o forse nella fretta di fare la nostra stessa cosa non aveva ancora stretto il nodo di sicurezza, fatto sta che aveva preso una bella sederata per terra. Risata generale, ma un attimo e bussarono forte alla porta: — Is everything all right?— urlarono.
Non feci in tempo a dire — Non aprire, non aprire!!!— che Teo aveva spalancato la porta!
CAZZO!!! Quando ci vuole ci vuole! Nello specchio della porta apparvero il Biondo e Efelidi che rimasero a bocca aperta vedendomi nuda appesa al tetto. Ci volle poco perchè capissero cosa stavamo facendo bastava guardare il loro sorrisetto, la frittata era fatta!
 —Four thousand club?— dissero ridendo. Cinzia che si stava rialzando massaggiandosi l’osso sacro di rimando: — ma sapete solo ridere? aiutate Franco che da solo non ci riesce!— Frittata? Immersa completamente nella brace!
 Fortunatamente come i due entrarono Teo chiuse la porta in modo che non arrivasse poi tutta la squadra militare a fare il presentat arm!
Efelidi prese Cinzia in braccio mentre il Biondo e Franco facevano ripassare la corda sulla trave. Io, dietro, vedevo la spina dorsale di Efelidi che creava un solco, sotto il tessuto di cotone della maglia, dove convergevano masse di muscoli compatti tesi a reggere il peso di Cinzia.
Erano davvero due splendidi ragazzi.
– –Che avete combinato?— era Cinzia. I ragazzi invece di fissarla con la corda al moschettone davanti l’avevano fissata ai passanti dietro dell’imbracatura per cui invece di essere come me in posizione quasi seduta e rivolta verso l’alto era appesa all’altezza delle reni con il viso che guardava verso il pavimento. Essendo vicino a me potevamo così guardarci negli occhi e ne approfittò dondolandosi per arrivare a darmi un bacio. Per fortuna che non era capitato a me pensai subito, io con tutta la latteria che mi ritrovo sarei apparsa come una mucca con le tette pendenti, Cinzia invece aveva un seno piccolo, a malapena una seconda, però duro come il marmo per cui non sfigurava di certo, poi il suo culo era una vera opera d’arte, tondo, in fuori, un mandolino perfetto. Non si erano per nulla sbagliati  a metterla in quella posizione! Teo intanto aveva ripreso, come se nulla fosse a lapparmi in mezzo alle gambe. —Smetti, che fai? Non è presente un pò troppa gente qui?— nessuna risposta da parte sua. Invece il Biondo se ne uscì con:

 — Anche noi club member?—

 e Cinzia che non riesce mai a star zitta:

— dipende dal member!—
 
Franco che nel frattempo si era anche lui spogliato nudo e stava accarezzando la schiena di Cinzia disse: — avete sentito?— non servivano di certo altri inviti.
Qualcuno da dietro a me tirò le varie fettucce che compongono l’imbracatura e mi ritrovai con le gambe divaricate e il bacino proiettato in alto dalle forze elastiche che, dai legacci, si trasmettevano alle fibre muscolari. Oscenamente spalancata ed in pratica coricata quasi parallela al pavimento.Teo fece scorrere le dita tra le mie natiche, fino alle morbide pieghe del sesso; mi sentivo bambina, imprigionata a una macchina, impossibilitata a ribellarmi. E perché poi? Qualcosa sarebbe successo. Forse qualcosa di inaspettato. 
L’imbarazzo del Biondo ora era palese. Si grattò il mento, avvicinandosi a Cinzia, con l’aria di non volere gettare lo sguardo sulle sue nudità così clamorosamente esposte.  Efelidi, invece, esplorava ogni centimetro della mia pelle, mentre Teo continuava a farmi sempre più eccitare.
Il Biondo si barcamenò, indeciso sul da farsi, guardò la schiena inarcata di Cinzia, la sua intimità così indecentemente manifesta. Lentamente, si sfilò la T-shirt, mettendo in mostra un torso possente e liscio. Efelidi intanto, nervosamente, mi stava già accarezzando il seno, impastandolo come il pane.
Biondo indossava boxer azzurri, vidi palpitare il gonfiore che li riempiva. Avvicinò il volto alle cosce di Cinzia, che emise un sospiro. Si inginocchiò dietro di lei, credo per baciarla, mentre Franco le succhiava da sotto i capezzoli. Quando si risollevò, il rigonfio dei boxer aveva acquistato volume e sembrava che il tessuto stesse per lacerarsi. Li tolse. E allora vidi il suo sesso eretto, impudente. Un giocattolo massiccio, eppure tenero. Scuro e liscio, con la testa fragile, rosata. Sussultava, come di vita propria, come un animaletto prepotente ma indifeso, bisognoso di un rifugio. Si avvicinò al culetto di Cinzia, alle cosce spalancate, alle morbide labbra del suo sesso. E allora il suo pene si irrigidì ancor di più, la testa turgida schizzò fuori con ansia impellente. Con la mano, guidò lo strumento del suo piacere verso il piacere altrui e lo infilò nel corpo di Cinzia con dolce fermezza. Al mio orecchio, lei si lasciò sfuggire un —Ohh— soffocato. Poi: —Sì, così—, disse, mentre lui cominciava a sbatterla con colpi decisi, ritmati. Sentii subito gli effetti dei contraccolpi attraverso il respiro di Cinzia, le scosse della sua testa incollata alla mia. Avvertivo le onde di piacere che attraversavano la mia compagna di avventura, il suo progressivo, esausto abbandono.
Cinzia cercò le mie labbra, avida. Anche Biondo stava per cedere al piacere. Il suo sguardo era vacuo e al tempo stesso intenso. Non esistevano più remore, né pensieri razionali. Ora io e Cinzia ci trovavamo fianco a fianco, con tutto quel daffare ci avevano fatto ruotare, appese alla stessa altezza ci tenevamo per mano. Teo o Franco, a questo punto non potevo sapere chi si trovava sotto di me, sentii che cercava il mio sesso con la mano, dischiudendolo come si dischiude un frutto maturo mentre Efelidi mi soverchiava, da sopra, mi strizzava i capezzoli. Con l’altra mano frugava tra le cosce di Cinzia, tra le natiche, alla ricerca delle intimità più segrete. Appoggiando la bocca sui miei seni, mordendomi i capezzoli mi stava facendo impazzire. Aprì la cerniera dei pantaloni che ancora indossava, mi fece girare la testa verso il suo ventre e offrì alla mia bocca il suo turgido pene, solido, ritto. Lo baciavo, assaporando l’acre succo del suo desiderio. Allungai la mia mano libera e incontrai la consistenza inusitata e l’enorme circonferenza del suo pene, superbo, liscio. Lo accarezzai, lo agitai furiosamente, senza smettere di suggere. Feci in modo di far cadere a terra i suoi pantaloni e i suoi boxer mentre lui si  sfilava la maglietta ed ebbi finalmente la visione dei suoi addominali, plastici, che si contraevano negli spasmi che gli provocavo, una scultura vivente. Ripresero a farci ruotare, eravamo come le bamboline del carillon. Ero un pupazzo strapazzato dalla tempesta, sazia del frutto possente che riempiva la mia bocca mentre sentii di colpo dentro di me un pene che mi riempiva ed iniziava il suo lento movimento. Era Teo che prendeva possesso delle mie più intime profondità.
Poi venne l’orgasmo. Poi venne il buio, ma subito iniziò una fase di vita sospesa, irreale, in cui io ero solo un corpo liquido in cui avvolgevo ed ero avvolta.
Cinzia intanto aveva infilato una mano, da dietro, tra le cosce di Efelidi, palpeggiando i testicoli e lo scroto, accarezzando il mio mento, titillando le mie labbra, impugnando, infine, l’oggetto delle mie attenzioni per masturbarlo mentre io continuavo a leccarlo: —Prendimi! Presto!— ansimò. Vidi il suo cazzo possente passarmi accanto, quasi sfiorarmi per girarmi intorno ed andare a posizionarsi dietro Cinzia, mentre il Biondo ora libero si sedette sotto di me e quindi infilò la bocca tra le mie natiche, con urgenza selvaggia, con incontenibile furia. Sentivo le sue mani, grandi, forti, che imprigionavano i miei glutei. La sua lingua, immersa nelle mie più intime fessure. Teo intanto mi aveva abbandonato, lasciando un pò di respiro alla mia carne era passato a succhiarmi il seno, mordicchiando i capezzoli, facendomeli così uscire in fuori, duri, protesi verso l’alto. Il Biondo si impossessò subitamente di me, lo sentii dentro di me,sentii la gravità ineluttabile della sua massa. Cinzia  era di nuovo con il volto sopra il mio e sentii il momento in cui i suoi sussulti raddoppiarono, mentre le nostre bocche si cercavano, i nostri respiri si intrecciavano, in un crescendo fantasmagorico di emozione, distillata, pura, luminosa.  E ci ritrovammo ancor più vicine, quasi compenetrate, scambiandoci e condividendo il sapore di un attimo che si protendeva, incontenibile, su un abisso di oblio.
Il pugno di Cinzia si serrò attorno al mio con forza: —Ti piacciono grossi?—.
—Sì—, risposi.
—A me no. Facciamo cambio?—
Cinzia è fatta così, la battuta scanzonata sempre pronta. Efelidi capì al volo ed io sentii che passandomi a fianco faceva scorrere la corda in modo che mi ritrovassi nuovamente in una posizione più comoda, come se fossi ora sdraiata su una poltrona di aria. Mentre prendeva posizione tra le mie cosce sempre divaricate allungò una mano a palparmi il seno mentre con l’altra mano iniziava a passare lentamente il suo sesso tra le mie intimità a raccogliere gli umori che lo avrebbero lubrificato. Con un colpo di reni io ero riuscita ad aggrapparmi alle sue spalle, elettrizzata dalla vibrazione dei suoi muscoli poderosi, finalmente travolta dall’energia che da lui promanava. Si fece strada dentro di me e fui subito invasa dalla potenza e dal volume del pene che ora mi penetrava, facendosi largo, con inesorabile veemenza, tra i miei tessuti, scatenando scintille di piacere. Un soffocato lamento. Volsi l’occhio un istante, Cinzia ora dondolava con in mano da una parte il membro di Franco e nell’altra quello del Biondo , che succhiava con impeto incontenibile mentre sentivo le loro mani continuare ad esplorarmi e toccarmi ovunque. Intanto Teo posizionato tra le gambe di lei, tenendola  per i fianchi,  le stava squassando non so quale intimità.
Efelidi era prossimo a venire, sentivo la massa viva della sua virilità esplorare le mie viscere, solleticare le mucose della mia carne accesa, pervasa da un fuoco devastante. Sentivo i mugolii soffocati del Biondo fondersi con quelli di Efelidi, colpi di maglio squassarmi il corpo, espandervi l’energia di una eruzione. Chiusi gli occhi e nella mia mente, immaginai le parole più oscene con cui descrivere, a me stessa, quel che stavo facendo. —Gli hai preso il cazzo in bocca, troia. Te lo sei ciucciato e spompinato, mentre ti leccavano le tette, ti hanno infilato la lingua nel buco del culo, ti mordevano il clitoride, ti leccavano la figa, la fregna, la passera. Poi hai chiesto che ti infilassero, nella figa, il cazzo gocciolante di voglia e quello, enorme, del suo amico, che ora ti sta sbattendo, ti sta scopando, chiavando, montando come una cavalla in calore.—  Le parole, sia pur non pronunciate, producevano un loro effetto, perverso, sui terminali nervosi dell’eccitazione fisica, un ulteriore turbamento. Ero in cielo, come il palloncino sfuggito dalle mani di un bimbo. Poi, poi, poi…
Aprii gli occhi e vidi Teo che prendeva fiato accarezzando dolcemente la schiena e le natiche di Cinzia che era ancora alle prese con i due membri in mano. Cominciò a strofinare le labbra sul membro del ragazzo tedesco, questa volta, su e giù, accuratamente, poi intorno. Infine lo prese in bocca. Il Biondo lanciò un lamento e vidi  il nettare, la sua linfa vitale. Vidi lo schizzo violento e i sussulti postumi, quando Cinzia si ritrasse, a contemplare l’esito della sua opera, come un artista ammira un quadro. Più dei dettagli, più del pene pulsante, era eccitante lo scorcio, fugace, del corpo del ragazzo, squassato dal piacere, mentre lei già passava a soddisfare Franco.
Richiusi gli occhi a gustare il piacere finale di quell’enorme sesso domato che lentamente sentivo rilassarsi, sentivo il lago caldo che mi aveva riempito lentamente cercare la via d’uscita. Poi Cinzia imprigionò la mia mano nel suo pugno. Mi punse con le unghie, forse per trasmettermi la marea dell’estasi che cominciava a devastare anche lei.

Ora eravamo entrambe in una specie di dormiveglia, travolte dall’estasi dell’orgasmo anestetizzante, doloranti per via delle corde che ci legavano, quasi spettatrici di quello che succedeva. Vedevo noi legate come fossi un’altra persona ad assistere, come fuori dal mio corpo, come stessi guardando un film.  I rumori li sentivo come ovattati, ero in un sogno, vedevo Teo che ancora accarezzava le natiche della mia amica mentre oscillava coi fianchi e probabilmente stava approfittando della fessura posteriore che io non gli volevo dare, ma che Cinzia non aveva problemi a concedere. Vedevo Franco sdraiato in terra sotto di lei mentre la stava baciando sul sesso procurandole un altro orgasmo insieme a Teo che, teso, in punta di piedi stava anche lui godendo con lei, in lei.
E io?  Nessuno si occupava più di me? Il Biondo ed Efelidi erano andati via pian pianino, con discrezione, avendo capito probabilmente che stava arrivando il momento finale in cui rimani indifesa, quando vuoi solo avvolgerti nel tuo intimo e con le persone che ami, il momento in cui riprendi cognizione e possesso del tuo corpo e della tua mente. Mi girai e vidi un membro accanto al mio viso. Non era quello di Teo, ma Franco. Non mi meravigliai, tra noi c’è sempre stata attrazione fisica, per cui  mi venne spontaneo prendere in bocca il suo pene. Iniziai a suggere e lo sentii sussultare forse per la veemenza con cui lo avevo fatto. Non avevo molta possibilità di movimento e lui per facilitarmi prese a muovere i fianchi  entrando e uscendo dalla mia bocca in modo regolare. Ma non venne, sentivo dal suo sapore che aveva già avuto la sua parte con Cinzia, ma era di nuovo eretto, pronto, a quell’età non potrebbe essere altrimenti. Ad un tratto si fermò, mi accarezzò il viso e spostandosi di fronte a me cercò col pene l’apertura del mio sesso, ancora dilatato e un pò dolorante dalla penetrazione del grosso membro che lo aveva preceduto.
I fluidi di Efelidi facilitarono Franco che trovò la via estremamemte scivolosa e senza sforzo alcuno si trovò ad entrare in me accolto nel mio intimo da tutto il calore che ancora riuscivo a donare. Cominciò il dolce dondolio che mi portava a percorrere tutta la lunghezza del suo sesso che finalmente conoscevo. Sentivo che mi massaggiava il seno e mi accarezzava il clitoride mentre si muoveva dentro di me, ma altre due mani vagavano sul mio corpo, quelle di Teo. Incredibilmente venni di nuovo, tremavo tutta e sussultavo mentre sentivo il suo caldo seme riscaldarmi dentro e mi abbandonai alle ondate di piacere che mi avvolgevano. Sentii le mani slegarmi, sostenermi mentre lentamente mi deponevano sulla brandina, avevo ormai braccia e gambe doloranti, come prive di vita. Poco dopo sentii un altro corpo accanto al mio. Era quello di Cinzia semisvenuta come me. Stavamo per crollare addormentate come se ci avessero drogato e ci trovammo avvolte tutte e due da quattro braccia. Erano quelle dei nostri ragazzi che ci cingevano insieme come bimbe per farci addormentare. Avevano unito tutte le brande così da avere un unico lettone e dolcemente ci abbandonammo al sonno nel loro abbraccio sicuro.
La mattina ci svegliammo  presto, in programma c’era una nuova escursione. Andammo nella sala della colazione, gli alpini tedeschi non erano ancora arrivati. Avevamo già finito quando entrarono. Questa volta fummo io e Cinzia a sorprendere subito tutti cominciando un generico applauso, chissà perchè Biondo ed Efelidi divennero subito rossi in volto! Tanto era inutile nascondersi dietro un falso perbenismo, chissà cosa avevano sentito gli altri rimasti nel loro stanzone e cosa avevano immaginato, meglio prendere tutto sul ridere anticipandoli! 
L’entusiasmo contagiò tutti, prendemmo gli zaini e la nostra attrezzatura e dopo gli innumerevoli saluti andammo via, prima che le richieste di ingresso al club dei 4000 iniziassero a fioccare.

—— Vecchiobambino —— : Ma non vi hanno seguito? Li avete incontrati in seguito?
—— Thea ——- : Non  ti ho forse raccontato abbastanza? Ora sai cose mie che solo noi quattro conoscevamo, gli stessi Biondo ed Efelidi non dovevano nemmeno essersene vantati con i commilitoni da come erano divetati rossi in volto. Come sei curioso. Ora non ho più tempo altrimenti non finisco il lavoro e faccio tardi per tornare a casa. Magari un giorno, potrò dirti altro.

Thea è così, ad un certo punto ha da fare e stacca. Ma cavolo, devo chiederle se fa entrare anche me in quel club dei 4000. Chissà se ce la farò, un giorno.

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