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Racconti Erotici Etero

Maria Grazia e il signor Mario

By 21 Ottobre 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Maria Grazia, ho 28 anni, sono fidanzata con lo stesso ragazzo da quando ne avevo 20. Sono sempre stata la classica fidanzata per bene, fedele, interessata solo al proprio ragazzo. Dicono di me che sia molto carina, fisicamente e di viso, ma lascio giudicare gli altri. Purtroppo però qualche tempo fa mi accadde un episodio, un’esperienza assurda quanto intensa. Un uomo si approfittò di me, della mia bocca in particolare. Lavoravo in estate a un centro estivo, come animatrice per i bambini. Il capo del centro estivo, un uomo sulla sessantina, pian piano mi prese di mira, facendo sempre più il gentile, facendomi parlare e aprire un po’ con lui, e a fine giornata mi riaccompagnava quasi sempre a dove parcheggiavo la macchina per andare a prendere il bus che mi portava al centro estivo. L’ultimo giorno di lavoro, riaccompagnandomi, fece un’altra strada e si appostò vicino a un cantiere abbandonato. Io confusa chiesi devo fossimo, lui mi disse di scendere perché voleva mostrarmi una cosa che gli era cara. Si diresse dentro una sorta di casetta prefabbricata, chiuse la porta e mi disse: ‘Adesso fai quello che ti dico, altrimenti metto in giro la voce fasulla che te la sei fatta con i tuoi colleghi animatori e la vengono a sapere tutti’. Io incredula ribattei intimorita: ‘Ma cosa dice signor Mario cosa vuole da me!’. Lui sempre più duro e deciso: ‘Zitta e fai quello che ti dico, o vuoi che metto su internet delle foto di te nuda che ti ho fatto di nascosto nello spogliatoio del centro estivo?!’. Io avevo paura, non ragionavo più lucidamente, iniziarono a scendermi le lacrime e riuscii solo a rispondere: ‘No la prego signor Mario non lo faccia la prego!’. A quel punto mi aveva in pugno. Non mi fece nemmeno spogliare, restai con il vestitino e gli zoccoletti con il tacco. Mi fece inginocchiare davanti a lui, che restando in piedi tirò fuori dai pantaloni un cazzo già duro, tozzo, nodoso, imperfetto nella forma, con la cappella grossa e già completamente scoperta. Mi prese la testa tra le mani e mi disse di aprire la bocca. Poi ce lo spinse dentro, iniziando a muovermi la testa avanti e indietro. All’inizio era complicato ma poi cominciò a scivolare dentro più facilmente, una volta bagnatosi bene della mia saliva. Andò avanti così un buon quarto d’ora, poi sborrò facendomela bere tutta. Non contento non si fermò, riprese a muovermi la testa avanti e indietro e dopo qualche altro minuto iniziò a pisciarmi in bocca. Mi vennero subito dei forzi di stomaco, ma poco dopo mi abituai e quel porco mi fece assaporare e ingoiare tutto il suo piscio. Alla fine mi sentivo sporca e umiliata. Mi fece risistemare e finalmente mi accompagnò alla mia macchina, e potei tornare a casa. Ancora oggi non riesco a dimenticare che mentre tornavo a casa da sola, guidando la mia macchina, mi sentivo ancora in bocca il sapore di piscio. Ma allo stesso tempo sotto il vestitino, in mezzo alle gambe, mi sentivo bagnata…

Per curiosità, commenti o qualunque altra cosa vogliate dirmi e domandarmi scrivetemi a marygracemail@virgilio.it Dopo molto tempo trascorso dall’episodio che mi &egrave accaduto l’anno scorso con il signor Mario &egrave arrivata l’estate 2018. Nei mesi precedenti ho cercato di pensarci il meno possibile, ma ammetto che non &egrave stato facile. La mia mente varie volte &egrave tornata a quei momenti, provando un misto di umiliazione e di eccitazione. A giugno, però, il signor Mario come se niente fosse mi ha scritto un messaggio nel quale mi proponeva di nuovo di lavorare presso il suo centro estivo per il successivo mese di luglio. Nel caso in cui la proposta mi fosse interessata, mi invitava a presentarmi nel suo studio, all’interno del centro estivo, per definire il tutto di persona. Ci ho riflettuto molto, combattuta, ma la necessità di un lavoro anche per il mese di luglio e qualcos’altro da dentro di me che non so ben descrivere mi hanno convinta ad accettare. Verso la fine di giugno mi sono allora presentata dal signor Mario. Indossavo una camicetta bianca, una gonna nera larga e leggera e ai piedi un paio dei miei zoccoletti in legno con zeppa. Semplice, ma comunque formale e femminile. Ero un po’ tesa, ansiosa. Una volta entrata nel suo studio, una stanza piccola con una scrivania e due sedie, oltre a un divanetto a un angolo, mi sono seduta e il signor Mario, seduto anche lui dall’altra parte della scrivania, ha cominciato a parlarmi. Prima un po’ di convenevoli, sempre come se niente fosse mai accaduto in precedenza. Poi un po’ di questioni lavorative, definite le quali mi ha detto: ‘Mettiamoci un momento comodi lì’, indicando il divanetto. Il signor Mario allora si &egrave alzato, dirigendosi verso il divanetto. Ho fatto lo stesso e ci siamo accomodati l’uno di fianco all’altra. A quel punto mi ha chiesto: ‘Hai sempre il fidanzato?’. Io, ancora un po’ tesa, ho risposto semplicemente di sì. Lui allora mi ha messo una mano sul ginocchio della gamba che avevo accavallata sull’altra, dicendo: ‘Buon per te, ma tanto questo non &egrave un problema vero Maria Grazia?’. Ero impietrita e non ho proferito parola. Ho solo iniziato a sentire la sua mano che dal mio ginocchio cominciava a salire, mentre con l’altra mano mi ha preso la testa bloccandomela e, avvicinandosi notevolmente, mi ha baciata sulla bocca. Ero impietrita, non riuscivo a fare nulla. Lui allora si &egrave staccato dal bacio dicendomi: ‘Datti da fare Maria Grazia, su forza limoniamo che non ho molto tempo!’. Poi mi ha baciata di nuovo sulla bocca, mentre la sua mano palpava la mia coscia. Istintivamente ho iniziato a rispondere al suo bacio e ho cominciato così a limonare con il signor Mario. Usava sempre più lingua, finché le nostre lingue non hanno preso a intrecciarsi. Mentre continuava a limonarmi la sua mano sulla mia coscia saliva, infilandosi sotto la gonna. Iniziavo ad avvertire le mie mutandine inumidirsi. A quel punto mi ha detto: ‘Apri le gambe Maria Grazia’. Di nuovo l’istinto mi ha portata a non contraddirlo, ma ho soltanto scavallato le gambe, mettendole poi vicine, ancora abbastanza chiuse. Il signor Mario, stizzito, ha replicato: ‘E questo sarebbe aprire le gambe? Su forza, aprile bene!’. Intimorita le ho allargate di un altro po’. Lui, sempre più stizzito, ha aggiunto deciso: ‘Maria Grazia apri come si deve quelle gambe, se non vuoi che te le apra io!’. Le ho allargate di più, cercando ancora di non aprirle oscenamente, ma lui insisteva perché lo facessi dicendo soltanto: ‘Ancora’. Fin quando non sono arrivata ad aprirle oscenamente, allora soddisfatto ha concluso: ‘Brava. Tra pochi minuti ti devo lasciare che ho da fare, quindi adesso limoniamo di nuovo e tieni ben aperte le gambe’. Il signor Mario ha ricominciato a baciarmi sulla bocca, io ho risposto al bacio e abbiamo ripreso a limonare. Intanto con due dita mi toccava e massaggiava la figa da sopra le mutandine, che si bagnava sempre di più. Continuando a limonare a un certo punto mi ha infilato due dita dentro le mutandine, iniziando a strusciarle a pelle sulla mia figa ormai fradicia. Godevo. Dopo un po’ si &egrave fermato, smettendo di toccarmi e di baciarmi, per poi dire: ‘Molto bene Maria Grazia, hai la fica allagata. Sapevo che avere il fidanzato non sarebbe stato un problema per te con me. Adesso ho da fare, ci vediamo direttamente lunedì 2 luglio per cominciare il mese di lavoro’. Imbarazzata mi sono risistemata e sono andata via. In macchina, tornando a casa, sentivo quanto bagnate fossero le mie mutandine e avevo voglia di quel cazzo che il signor Mario già mi aveva fatto assaggiare in passato. In bocca.

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