Questo è un racconto di fantasia con alcuni inserimenti realmente accaduti; il titolo è liberamente ripreso da un vecchio film con Johnny Dorelli e Laura Antonelli.
Erano già tre anni che avevo venduto la mia barca a motore e la nostalgia di cavalcare le onde era tanta, ma la mia esperienza con il motore mi aveva deluso, decisi allora di ritornare alla mia passione originale: la vela.
Eravamo in autunno che è, come gli appassionati di barche sanno, il periodo migliore per l’acquisto di una barca usata a prezzi ragionevoli.
Mi presi una settimana di ferie al lavoro e mi recai ad Aprilia Marittima, in Friuli, dove ogni anno, per due weekend consecutivi in ottobre, si svolge Nautilia, la fiera delle imbarcazioni usate più importante dell’Adriatico.
Dopo un’attenta ricognizione nel settore delle imbarcazioni tirate in secco, non avendo visto niente d’interessante, mi recai al Marina.
Gironzolavo tra un molo ed un altro, quando lo sguardo mi cadde su un bellissimo sloop ormeggiato.
Era un Dufour 350, con una linea elegantissima, la carena bianca luccicava nel sole pomeridiano, segno di un’accurata manutenzione, il ponte di teak tirato a cera; fu amore a prima vista!!!|
Preso il telefono chiamai il numero impresso sul cartello VENDESI.
Con il broker incaricato della vendita stabilimmo d’incontrarci il mattino dopo al molo.
Arrivai all’appuntamento con largo anticipo sull’ora stabilita per avere tutto il tempo di guardarmi per bene quel magnifico veliero.
-“Buongiorno, lei dev’essere il signor M.” – dice una voce alle mie spalle.
-“Sì” – rispondo voltandomi.
-“Bene, io sono Michele,” – si presenta, tendendomi la mano – “l’incaricato per la vendita”.
-“Vedo che ha già ben visto l’esterno,” – continua – “saliamo a bordo così le mostro gl’interni, i documenti e parliamo dei termini di vendita”.
Saliti a bordo scendiamo nella dinette.
Gl’interni sono come me li aspettavo: molto spaziosi, c’è legno dappertutto, i divani sono ricoperti di bellissime stoffe ed è tutto molto pulito.
Michele mi spiega che la barca ha tre anni ed è stata acquistata direttamente in Francia da un ingegnere che, purtroppo, è deceduto l’anno prima ed ora la vedova, non sapendo che farne, la ha messa in vendita.
Controllo per bene tutti gli equipaggiamenti e quando, soddisfatto di aver trovato tutto in ordine e funzionante, rivolgo a Michele la mia richiesta principale.
-“La barca è molto bella,” – comincio – “ma prima di decidere vorrei provarla per vedere come tiene il mare. È possibile?”.
-“Certamente.” – risponde pronto – “Vediamoci oggi subito dopo pranzo. Le farò trovare la barca già armata ed uno skipper con il quale potrà uscire”.
Mangiai qualcosa velocemente al bar del porto e mi recai subito al molo.
La barca aveva già le vele montate ed il motore acceso per riscaldarlo.
Non vedevo nessuno a bordo, ma il tambugio della coperta era aperto.
-“C’è nessuno a bordo”” – chiedo ad alta voce.
-“Sì.” – risponde una voce dall’interno – “Arrivo”.
Con mia grande sorpresa vedo una testa di capelli lunghi, biondi e disordinati uscire da sotto.
La testa è seguita da un corpo femminile in una maglia bianca e da lunghe gambe in jeans.
-“Lei dev’essere il signor M.” – mi dice con voce decisa e con un accento straniero – “Salga a bordo, è tutto pronto per uscire”.
Rimango sbalordito nel vedere che lo skipper che mi accompagnerà è una donna.
-“Che fa non viene?” – mi chiede vedendo la mia incertezza.
Riprendendomi, salgo a bordo e lei mi tende la mano.
-“Io sono Marie Claire,” – si presenta – ma mi chiami pure Clary. Sono nata in Francia, ma ormai vivo in Italia da 18 anni. Ho imparato ad andare a vela in Bretagna, fin da quando avevo dieci anni”.
Non le chiedo, per cortesia, quanti anni ha adesso, ma la giudico tra i 35 ed i 40.
Alta forse un po’ più di 1,70, fisico snello ed atletico, da quel che posso vedere con gli abiti addosso, come ho detto lunghi capelli biondi, un viso dai lineamenti marcati, con qualche ruga dovuta, forse, al lavoro che fa, sul quale spiccano degli occhi verdi come smeraldi.
-“Bene, lei si occupi degli ormeggi a poppa, io levo quelli a prora” – mi dice dirigendosi verso prua.
-“Daccordo, ma non mi dare del lei, il mio nome è Mauro, dammi del tu”.
-“Ok Mauro” – risponde sorridendo.
Quando si piega per togliere gli ormeggi ed i jeans si tendono sul suo corpo, posso notare che, nonostante il corpo snello, ha un bel culetto.
Fatte le operazioni di disormeggio lei si mette alla ruota del timone.
-“La faccio uscire dal porto e poi gliela cedo” – dice dando gas al motore.
La nostra uscita in mare mi convinse definitivamente che quella era la barca per me, come l’abilità e la competenza di Clary mi convinsero che era un ottimo skipper.
L’indomani mattina m’incontrai con Michele per mettere a punto le modalità dell’acquisto.
Devo dire che il prezzo che concordammo, anche se un po’ al di sopra di quello che avevo preventivato, era un buon prezzo per quella meravigliosa barca quasi nuova.
-“Bene,” – dico alla fine delle trattative e dopo aver firmato il contratto – verrò a prenderla la settimana prossima, faccia fare la carena e tutti i controlli necessari per una lunga navigazione. Non voglio attendere molto ed andare incontro all’inverno”.
-“Sarà tutto pronto. Ma per una crociera così lunga, fino a Marina di Pisa, avrà bisogno di un compagno”.
-“Sicuramente e sarei felice se fosse Clary; sono rimasto ben impressionato dalla sua abilità” – e da lei, pensai tra me.
-“È sicuramente uno dei migliori skipper in circolazione da queste parti ed ha una lunga esperienza. Vedrò che posso fare, ma credo che in questa stagione sia disponibile”.
-“Ok allora, alla settimana prossima” – dico stringendogli la mano.
Otto giorni dopo ero di nuovo al porto di Aprilia Marittima ad incontrare Michele, il quale mi consegnò i documenti dell’imbarcazione, le chiavi ed il contratto ed insieme ci dirigemmo al molo.
Clary era già lì che trafficava con cime e caviglie sulla barca.
-“Buongiorno Clary.” – la saluto – “È tutto a posto?”
-“Buongiorno Mauro.” – risponde – “Sì è tutto in ordine. È da due ore che sono qui ed ho fatto tutti i controlli”.
Passiamo la mattina a rifare tutti controlli ed il pomeriggio nei supermercati a fare cambusa, alla sera siamo alquanto stanchi; abbiamo deciso che dormiremo a bordo per poter partire di buonora l’indomani.
Andiamo a mangiare qualcosa in un bistrot che lei conosce.
Questa sera si è trasformata!!!
Ha fatto una doccia nei servizi del porto ed ha acconciato i lunghi capelli, sopra dei jeans puliti ha messo una camicia azzurra ed indossato un giubbotto di pelle nero.
Anche se io avrei preferito vederla con dei tacchi, lei, giustamente, ha calzato dei mocassini da barca.
È comunque molto carina,
Quando si toglie il giubbotto a tavola, noto che sotto la camicia non indossa niente perché i suoi seni, non molto grandi, puntano contro il tessuto con le punte dure, forse a causa dell’aria fresca della sera.
Mentre mangiamo parliamo del viaggio che faremo assieme.
-“Ho fatto un calcolo della rotta.” – inizio a dire – “Sono circa 1200 miglia, con l’attraversamento dello Stretto di Messina. Se riusciamo a fare un centinaio di miglia al giorno ce la dovremmo fare in 13-15 giorni tempo permettendo. Tu hai altri impegni?” – le chiedo.
-“Sono completamente libera, per me possiamo metterci anche un mese, tanto sei tu che paghi” – conclude sorridendo.
-“Ma non hai una famiglia?” – chiedo cercando di scoprire qualcosa di lei.
-“Ho una figlia, ma è in Francia per studiare” – e le confidenze finiscono lì, perché riprende a parlare della crociera.
-“Tu vai pure nella cabina padronale a prua,” – mi dice quando torniamo in barca – “ io mi metto qui sul divano della dinette”.
Mi sistemo nella cabina di prua, ma lascio la porta semiaperta perché non sopporto gli ambienti troppo angusti.
Mi sdraio nella cuccetta ed attraverso lo spiraglio della porta ho una visuale di parte della dinette.
Lei si sta spogliando al buio, ma la luce dei lampioni del molo che entra dagli oblò, è sufficiente per vederla.
Quando toglie la camicia riesco a vedere i suoi seni nudi; come immaginavo non sono grandi, forse una seconda abbondante, ma hanno una forma a punta e sembrano ben sodi.
Toglie i jeans e rimane in mutandine, s’infila una tshirt e si stende nella cuccetta.
Fine dello spettacolo.
L’indomani mattina mi sveglia il profumo del caffè; guardo l’orologio, sono le 5!!!
Capisco che vuole partire presto e a fatica mi tiro su ed indosso i pantaloni.
-“Buongiorno,” – le dico – “che buon profumo”.
-“Buongiorno” – risponde – “dai facciamo colazione e poi partiamo”.
È molto sbrigativa, quindi cerco di fare il prima possibile.
Quando siamo in mare, prendo il timone e seguo la rotta che abbiamo stabilito assieme.
Una bella brezza tesa ci spinge ed io posso apprezzare le qualità marine della barca e mi diverto un mondo.
Verso le 7 di sera siamo al traverso di Ravenna e decidiamo di fare tappa al Marina per la notte.
Siamo stanchi e non abbiamo voglia di scendere a terra, quindi mangiamo qualcosa in barca.
Dopo mangiato riordiniamo cucina e dinette.
-“Esco fuori a fare una fumatina” – le dico salendo la scaletta.
-“Va bene, io sono stanca mi metto a letto”.
Salgo nel pozzetto e mi accendo la pipa, che fumo raramente, solo nei momenti di relax.
Mentre mi rilasso penso; penso a questo viaggio per mare, a qualche problema di lavoro e penso a lei.
Questa donna m’intriga, mi piace, ma la sento distaccata, molto professionale, chissà se riusciremo ad avere un rapporto più stretto; d’altronde non c’è niente di meglio che la vita a due su una barca per far nascere l’intimità.
Finito di fumare scendo sottocoperta per mettermi a letto.
La luce nella dinette è spenta, penso stia già dormendo, cerco di non far rumore per non svegliarla.
Nella penombra riesco a vederla.
È distesa sul fianco, i lunghi capelli sono sciolti sul cuscino creando una nuvola bionda che le incornicia il viso rilassato nel sonno.
Il plaid la copre poco al di sopra della vita, lasciando nude le spalle e lo scollo della tshirt, da cui fa capolino la rotondità di un seno.
È bellissima!!!
Avrei voglia di stendermi accanto a lei e stringermi al suo corpo caldo, ma non voglio rovinare sul nascere quella che può diventare una bella amicizia.
Mi scuoto ed entro in cabina per mettermi a letto.
L’indomani mattina ci alzammo che non era ancora l’alba, ma i primi chiarori illuminavano un cielo grigio e con nuvole basse.
Dopo aver fatto colazione al bar del porto partimmo.
Una fredda brezza da nordest ci accolse fuori dal porto.
Nonostante l’aria fosse fredda, quel vento ci faceva volare sulle onde e noi ci godevamo quella sensazione di libertà che da il navigare a vela.
Era mezzogiorno passato, Clary scese in cabina perché voleva preparare dei sandwich per il pranzo.
Mentre lei era di sotto il vento rinforzò notevolmente e le creste bianche divennero onde grigie alte più di un metro.
-“Clary.” – la chiamo – “Vieni su”.
-“Che succede?” – domanda affacciandosi in pozzetto-
-“Dobbiamo ridurre le vele, il vento ha rinforzato parecchio”.
Lei da uno sguardo al mare ed al segnavento.
-“Hai ragione, me ne occupo io”.
Intanto a cominciato anche a piovere e siamo costretti ad indossare le cerate.
Mentre lei manovra le vele, io sono al timone cercando di agevolare il suo lavoro.
-“Ho quasi finito i panini. Vuoi mangiare?” – mi chiede quando torna in pozzetto.
-“Non ora, aspettiamo di vedere se calma un po’”.
-“Ok, allora preparo qualcosa di caldo da bere”.
-“Va bene, ma non del caffè, mi agita troppo”.
-“Daccordo.” – mi dice sorridendo – “Sei già molto agitato per la tua barca nuova”.
-“Non mi prendere in giro” – ribatto tirandole una manata di acqua accumulatasi nel pozzetto.
Dopo un po’ si affaccia con due tazze fumanti in mano.
Mentre fa per salire, un’onda anomala fa rollare violentemente la barca.
Lei perde l’equilibrio e scompare nel tambugio.
-“Merde… Putaine…” – la sento dire in francese da sotto.
Sorrido a quelle imprecazioni; non c’è dubbio che la bella Clary ha ben appreso il linguaggio dei marinai.
-“Tutto bene? – domando.
Non risponde.
Stabilizzo nuovamente la barca ed inserisco il pilota automatico per scendere a vedere cosa è successo.
Quando scendo la trovo a torso nudo e sta esaminandosi il seno.
-“Cos’è successo?” – le domando.
D’istinto porta una mano al seno per coprirsi.
-“Ho perso l’equilibrio ed una parte del the mi è finita addosso”.
-“Fammi vedere”.
-“Ma non è niente” – ribatte.
-“Ho detto fammi vedere” – le ordino.
Lei abbassa lentamente la mano lasciando a nudo i seni.
In effetti una larga macchia rossa da scottatura spicca sul suo seno sinistro.
-“Vedi se c’è ancora del ghiaccio che abbiamo preso ieri e fatti un impacco sulla scottatura. Io intanto vedo di trovare qualcosa nel pronto soccorso.
-“Ma cosa ti è venuto in mente?” – le dico arrabbiato mentre cerco la cassetta del pronto soccorso – “Hai dimenticato la prima regola della sicurezza? Quando sei in navigazione una mano a quello che devi fare ed una mano alla barca. Ti devi sempre tenere a qualcosa e tu vuoi salire con due tazze bollenti nelle mani con il mare che c’è di fuori” – concludo guardandola mentre si tiene il ghiaccio sul seno.
-“Hai ragione.” – dice con aria contrita – “Sono stata una stupida, non avrei dovuto farlo e sono arrabbiatissima con me stessa”.
-“Ho trovato questa pomata per le scottature solari, ma dovrebbe andar bene ugualmente. Fai ancora cinque minuti col ghiaccio e poi la mettiamo. Io, intanto, salgo a controllare la situazione.
Dopo un po’ scendo di nuovo; lei ha ancora l’impacco freddo sul seno.
-“Siediti qui” – le dico indicando il divano.
Lei obbedisce senza discutere, mostrandosi a seni nudi senza più remore di pudore ed io le siedo accanto.
Non posso non notare che a causa del freddo ha i capezzoli duri e dritti come chiodi.
Prendo un plaid lì accanto e glielo avvolgo sulle spalle, poi mi accingo a spalmarle la pomata.
Mentre massaggio la pomata sul seno, noto che ha un leggero tremore, ma non so se a causa del freddo o per il mio massaggio.
Poi le copro la parte lesa con una compressa di garza che fisso con il cerotto.
-“Sei un bravo infermiere” – mi dice sorridendo.
-“Ora rivestiti, io vado di sopra” – le dico con un tono, forse, più burbero del necessario.
Dopo un po’ la vedo comparire nel tambugio.
-“Cosa fai qui?” – le urlo – “Resta giù e riposati”.
-“Volevo farti compagnia” – dice con l’aria di un cucciolo sgridato.
-“Resta sotto, non vorrei che combinassi altri casini”.
Lei mi guarda, mi fa una linguaccia e scompare.
Io sorrido tra me e me; adesso comando io, penso.
Dopo altre cinque ore di navigazione e visto che il tempo non si placa, decido di riparare nel Marina di Ancona; oggi abbiamo fatto solo 70 miglia, ma recupereremo domani, tempo permettendo.
Quando siamo in porto, io vorrei chiamare un taxi per portarla al pronto soccorso, ma lei rifiuta decisamente dicendo che non ha più dolore solo un fastidioso pizzicore.
Dopo aver cenato con quello che ho acquistato alla rosticceria e bevuto quasi una bottiglia di vino, ci rilassiamo.
-“Fammi vedere la scottatura” – le dico.
-“Ma ti ho detto che non ho più dolore” – ribatte,
-“Sì, ma vediamo se bisogna mettere altra pomata” – insisto.
Lei solleva il maglione e lo toglie rimanendo a seni nudi.
-“Dimmi una cosa.” – mi fa mettendo le braccia dietro e spingendo in avanti il busto – “Vuoi guardare la scottatura, oppure ti piace guardarmi i seni?”.
-“Tutte e due” – rispondo malizioso.
A questa mia battuta, non dice niente, ma un sorriso le compare sulle labbra.
Tolta la garza, illumino il seno con una torcia; in effetti la pelle è molto meno arrossata e sono comparse delle piccole bollicine, segno che è in via di guarigione.
-“Facciamo un altro impacco di pomata.” – dico prendendo il tubetto – “Le cose vanno molto meglio”.
-Uh uh” – replica in segno di assenso.
Mi applico a massaggiare la pelle del seno con la pomata e noto, come stamane, che lei ha un leggero tremore.
-“Hai freddo?” – le chiedo.
-“No, no, sto bene”.
-“E allora perché tremi?” – insisto.
-“Indovina”.
Alzo lo sguardo e vedo che sta sorridendo.
-“Ti fa piacere il massaggio con la pomata?”.
-“Tu che dici” – replica maliziosa.
Incoraggiato, continuo a massaggiarle la pomata con una mano e con l’altra le avvolgo l’altro seno, stringendo tra le dita il capezzolo duro e lei reagisce spingendo in avanti il busto.
Abbasso il viso e prendo tra le labbra quel frutto roseo.
-“Uuummm… Sììì…” – mugola mentre il suo corpo è scosso da un brivido.
Le lecco e succhio quella punta dura, poi risalgo alle spalle, mi avvicino alle sue labbra e vorrei baciarla.
Ma come se si riprendesse da una trance, lei si stacca da me.
-“Basta per stasera.” – fa con voce roca di piacere – “Domani dobbiamo navigare parecchio, è meglio che dormiamo”.
Si alza e s’infila la tshirt con cui dorme.
Io resto seduto sul divano basito dal suo comportamento.
-“Scusa.” – mi fa guardandomi – “Mi è piaciuto molto, ma ancora non me la sento di andare oltre”.
continua…
I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
Vedi la tua posta indesiderata
Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...