La mattina dopo mi svegliai con la luce del sole che entrava dall’oblò; Clary dormiva placidamente accanto a me.
Mi alzai con cautela per non svegliarla ed andai nella dinette per preparare il caffè, poi con una tazza in mano mi sedetti al tavolo da carteggio.
Fatti alcuni calcoli, infilai pantaloni e felpa e andai a comprare delle brioches al bar del porto.
Al ritorno preparai una tazza di caffè per lei e rientrai in cabina.
La sveglio con un bacio in fronte ed una carezza sulla spalla nuda.
Apre gli occhi di un verde ancora appannato dal sonno.
-“Che ora è?” – è la prima cosa che dice.
-“Buongiorno,” – le rispondo sorridendo – non preoccuparti. Se vuoi abbiamo caffè e brioches calde per colazione”.
Sorridendo scende dalla cuccetta ed ancora mezza nuda si dirige al bagno; la visione del suo culetto nudo, anche se di mattina, mi provoca una leggera erezione.
Quando rientra, s’infila un paio di slip e ci sediamo al tavolo per fare colazione.
-“Sono affamata.” – fa addentando una brioche – Perché non mi hai svegliato prima? Quando partiamo?” – domanda a bocca piena.
-“Calmati. Ti avevo detto che stamattina ce la saremmo presa comoda e poi, dopo la meravigliosa notte che abbiamo passato, sarebbe stato un peccato fare una levataccia”.
-“Certo che sei un armatore straordinario.” – dice sorridendo – “Mi fai passare una bellissima notte d’amore, mi fai alzare tardi e mi prepari la colazione. Non mi era mai capitato”.
-“Beh, c’è sempre una prima volta nella vita” – ribatto sorridendole anch’io.
-“Senti.” – continuo – “Ho fatto qualche calcolo sulla carta nautica. Siamo a circa 120 miglia da Otranto, una bellissima cittadina, piena di vita, anche in questa stagione, La conosci?”.
-“No, mai stata.” – risponde scuotendo la chioma bionda – “Sai durante i miei viaggi ho visto, più che altro, le coste e i porti, non c’era mai tempo per visite turistiche”.
-“Bene, è l’occasione buona per fare un po’ di turismo, tanto mi hai detto che non hai impegni, giusto”.
-“Nessuno per il momento”.
-“Ok, ad Otranto ho un amico che non vedo da molto tempo, abbiamo fatto il militare assieme ed è, anche lui, un appassionato di barche. Se te la senti” – continuo – potremmo navigare anche stanotte ed essere lì in mattinata, riposarci un po’ e poi incontrarlo. Vedrai è un tipo simpaticissimo”.
-“Per me va bene, sei tu il comandante.” – annuisce sorridendo – E poi può essere l’occasione buona per provare la barca di notte”.
-“Ok allora, mentre tu ti prepari e riordini, io vado a fare una doccia ed un po’ di spese per il viaggio al market del porto”.
-“Aspetta” – mi fa alzandosi e venendo a sedersi sulle mie ginocchia – “Buongiorno” – dice baciandomi.
La sua lingua sa di caffè e brioche, il calore del suo culo nudo sul mio inguine, produce subito l’effetto di farmelo indurire.
Le carezzo un seno sotto la canottiera, mentre continuo a baciarla.
-“Basta Clary,” – le dico sulle labbra staccandomi – “altrimenti non partiamo più”.
-“Agli ordini comandante” – dice, alzandosi e ridendo.
Riuscimmo a salpare che erano quasi le undici.
Il temporale della sera prima aveva ripulito il cielo, ma si era portato via anche il vento.
Quando uscimmo trovammo solo una leggera brezza marina che non riusciva neanche a gonfiare le vele.
A motore dirigemmo al largo in cerca di vento, ma niente neanche lì.
Proseguimmo a motore la navigazione, il che mi costrinse a rivedere le mie stime di arrivo ad Otranto,
Soltanto la sera si alzò una bella brezza di terra e riuscimmo a navigare di bolina.
Clary è sottocoperta e la sento trafficare nella cucina.
-“Ho preparato un’insalata di riso, ne vuoi un po’?” – mi chiede affacciandosi.
-“Sì, portane su due piatti e mangiamo insieme”.
Mentre mangiamo parliamo, parliamo di noi ed io le racconto di me, della mia vita, del mio lavoro.
Lei, finalmente, si apre e mi racconta come e perché è arrivata in Italia.
Nata in una cittadina della Bretagna, a dieci anni, durante le vacanze estive, andava da un amico di suo padre, maestro di vela, che aveva una scuola per giovani velisti.
Fu lì che apprese i rudimenti della vela e si appassionò alla navigazione.
Quando non aveva neanche ventanni, il padre la inviò a Les Glénans, la famosa scuola di vela bretone, dove si classificò tra i primi del corso.
Lì conobbe un giovane italiano, s’innamorarono e quando il corso finì, lei decise di seguirlo in Italia a Trieste.
Rimase incinta, ma la famiglia di lui, famosi e benestanti avvocati del luogo, non ne volevano sapere di quella straniera senza arte ne parte, così alla fine lui decise di lasciarla.
Quando nacque la bambina, la famiglia le assegnò una rendita per mantenere se stessa e la figlia finché non avesse trovato un lavoro.
Dato il suo background e la sua esperienza non ebbe grandi problemi a trovare lavoro, prima nelle scuole di vela della costa e poi come skipper su barche private.
Ascolto la sua storia in silenzio pensando come, a volte, la vita sia ingiusta con le persone.
Restiamo a parlare, mentre il vento ci spinge sul mare nero, sotto un cielo stellato senza luna.
-“Fai tu il primo turno fino a mezzanotte, te la senti?” – le chiedo verso le dieci.
-“Certo, non è la prima volta che navigo di notte” – risponde sorridendo.
Le do un bacio e scendo in cabina, vestito mi sdraio cercando di riposare un po’.
Quando l’orologio mi sveglia, esco a fatica dal sonno, mi sciacquo il viso e salgo in pozzetto.
Lei è lì, vigile, il viso, illuminato dalla luce verde dello schermo radar, ha qualcosa di surreale, pur restando bellissimo.
-“Potevi dormire un altro po’” – dice vedendomi.
-“Non ti preoccupare, sono abbastanza riposato. Scendi tu a riposare, ti chiamo tra due ore”.
Mi da un lungo bacio e scende sottocoperta.
Le ore passano lente ma tranquillamente: il mare è calmo, il vento è abbastanza per spingerci e sul radar, ogni tanto, solo qualche grossa nave molto più al largo di noi.
Lascio passare un’altra ora, poi inserisco il pilota automatico e scendo per chiamarla.
Sta dormendo sdraiata nella cuccetta, si è tolta la felpa ed un seno fa capolino appena al di sopra della coperta, i lineamenti distesi nel sonno e i capelli sciolti sul cuscino.
È talmente bella che non me la sento di svegliarla, allora torno su e continuo il mio turno.
Verso le cinque la vedo comparire nel tambugio.
-“Perché non mi hai svegliata?” – chiede.
-“Stavi dormendo così bene e poi non avevo sonno” – rispondo.
-“Vai ora, vai a riposarti” – fa salendo e prendendo il timone.
Do un ultimo sguardo alle vele prima di scendere.
-“Vai, ti ho detto, ci penso io” – mi incita facendomi una carezza.
Quando mi sveglio il sole è già alto, sono le nove.
Prima di salire faccio il punto nave col GPS.
Siamo quasi al traverso di Brindisi e mancano ancora 50 miglia buone a Otranto; se tutto va bene altre otto, nove ore di navigazione.
Salgo in pozzetto e vengo abbagliato da un sole splendente.
-“Buongiorno dormiglione” – mi apostrofa Clary – È una magnifica giornata ed il vento è buono”.
È ritta alla ruota del timone, si è tolta giubbetto e felpa, ha solo una camicia di tela ed il vento le scompiglia i capelli come una lunga coda.
-“Sei abbastanza sveglio per tenere il timone mentre io preparo la colazione? – domanda ironica.
-“Rispetto bambina,” –le dico dandole un buffetto sulla guancia – “io sono il comandante”.
-“ Aye aye, Captain” – risponde, ridendo, nel tipico gergo della marina inglese e facendo il saluto militare.
-“Siamo in rotta nostromo?” – chiedo ironizzando anch’io.
-“Certo Capitano, come da ordini” – e mi getta le braccia al collo baciandomi.
L’abbraccio anch’io e faccio scivolare le mani sotto la camicia.
Il contatto con la sua pelle calda ed il sapore muschiato della sua saliva, mi fanno subito effetto e premo la mia erezione contro il suo ventre.
-“Piano Capitano, non è permesso approfittare dei subalterni.” – mi sussurra sulle labbra – Scendo a preparare qualcosa da mangiare” – dice scivolando via dal mio abbraccio.
Arriviamo ad Otranto a pomeriggio inoltrato e stanchi morti.
Dopo una doccia, telefono al mio amico Paolo e ci mettiamo daccordo per incontrarci l’indomani al suo ufficio; lui ha un’agenzia immobiliare.
Mangiamo gli avanzi dell’insalata di riso, qualche panino e ci mettiamo a dormire assieme, abbracciati, ma non abbiamo la forza di fare niente talmente è la stanchezza.
L’indomani andai a trovare Paolo al suo ufficio.
Avevo chiesto a Clary di rimanere sulla barca perché volevo fare una sorpresa al mio amico.
-“Mauro, finalmente” – esclama Paolo vedendomi ed alzandosi dalla scrivania.
-“Quanti anni sono due, tre?” – fa abbracciandomi.
-“Quattro”.
-“Di già? Vieni, siediti. Dimmi come va? Come mai da queste parti?”.
Sotto la tempesta delle sue domande gli racconto un po’ di quello che è successo in questo periodo e il perché sono a Otranto.
-“Ti sei fatto una barca nuova!!!” – esclama contento – “E com’è? Quanto è lunga? Come si chiama?”.
Gli dico tutto omettendo solo il fatto che Clary è a bordo perché voglio sorprenderlo.
-“Dai andiamo al porto, muoio dalla voglia di vederla” – fa, eccitato come un bambino, alzandosi.
Arrivati al molo ci fermiamo ad ammirare Portia (non chiedetemi il perché del nome, glielo ha dato il vecchio proprietario) ed a parlare delle sue caratteristiche.
Proprio in quel momento fa la sua apparizione Clary, in jeans. camicia bianca e capelli al vento, salendo da sottocoperta.
-“Ah, dimenticavo.” – dico fingendo noncuranza – “Ti presento Marie Claire, la skipper che mi accompagna in questo viaggio, è bretone”.
-“Pia… piacere” – balbetta Luigi colto di sorpresa; so bene come sia attratto dalle belle donne.
-“Ma… capisce l’italiano?”.
-“Non preoccuparti è da molti anni in Italia e lo parla perfettamente”.
Lei con agile salto scende sul molo e si avvicina a Paolo.
-“Lei dev’essere l’amico di Mauro.” – gli dice, col suo accento musicale e tendendogli la mano – “Piacere, mi chiami pure Clary, come tutti”.
Mentre si stringono la mano noto che sotto la camicia, come al solito, non ha niente, visto come ondeggiano i suoi seni nei movimenti ed anche Paolo, da come la guarda, se ne è accorto.
Quando il mio amico si riprende dalla sorpresa, continuiamo a parlare della barca, lo faccio salire a bordo e gliela faccio visitare tutta; lui, intanto, non perde mai di vista Clary ed i suoi movimenti.
-“Si è fatta ora di pranzo, che ne dite di mangiare qualcosa qui al porto?” – propone Paolo – “Il proprietario e cuoco del bistrò è mio amico; cucina locale, semplice ma buonissima”.
-“Certo.” – dico subito, poi rivolto a lei – Clary noi andiamo a mangiare qualcosa, vieni con noi?”.
-“No” – risponde capendo che è meglio lasciarci soli – “Non ho molta fame, mi arrangerò a bordo”.
-“Donna intelligente oltre che bella” – penso.
Mentre mangiamo parliamo delle nostre vite, di sua moglie Lalla, poi i discorsi cadono inesorabilmente su Clary.
-“Ma dove l’hai pescata?” – mi chiede Paolo.
-“Era compresa con la barca.” – rispondo scherzando – No, mi è stata consigliata dal broker; è una skipper molto apprezzata sulla costa friulana”.
-“Ed oltre che bella, è anche brava?” – chiede lui.
-“In gambissima!!!”.
-“Te la sei fatta?” – insiste.
.”Dai Paolo, lo sai che non amo parlare di queste cose” – dico con modestia.
-“Ho capito te la sei fatta. Bravo” – e scoppiamo a ridere tutti e due.
-“Senti,” – dice Paolo a fine pranzo – “io oggi pomeriggio ho due appuntamenti, ma stasera ceniamo assieme, Lalla sarà felice di rivederti”.
-“Daccordo.” – acconsento – “Ma non posso lasciare Clary ancora da sola in barca”.
-“Ma certo.” – dice subito – “Porta anche lei, Lalla sarà contenta di conoscerla e, poi, meglio due donne che chiacchierano tra loro che una sola che s’intromette” – conclude ridendo.
-“Allora mi devi dire dove posso andare a comprarle un vestito.” – gli chiedo – “Lei, giustamente, ha portato solo jeans e felpe”.
Paolo mi da tutte le indicazioni di dove andare e poi ci separiamo.
Tornato a bordo informo Clary del programma della sera.
-“Ma io non ho niente da mettermi” – esclama subito allarmata.
-“Non preoccuparti, oggi pomeriggio sistemiamo tutto” – la rassicuro.
Nel pomeriggio prendiamo un taxi e ci facciamo portare allo shopping center che Paolo mi ha indicato.
È un grande centro, appena fuori Otranto, pieno di negozi e boutique di grandi firme.
Cominciamo a girare per i vari negozi, finché la sua attenzione viene attratta da un elegante abito nero in vetrina.
-“Ti piace?” – mi chiede.
-“Molto bello.” – rispondo – “Dai, entriamo e provalo”.
Quando esce dal camerino indossando l’abito rimango abbagliato dalla sua bellezza.
L’abito è un semplice tubino che le arriva a mezza coscia e quando lei fa una piroetta per farsi ammirare, rivela uno spacco laterale che arriva fino all’inizio coscia.
Gli sta da incanto!!!
Per completare il tutto la commessa le ha fatto provare un paio di decoltée, anch’esse nere, traforate e con tacco da dodici.
L’insieme su di lei è fantastico!!!
-“Allora, come va?” – chiede sorridendo.
-“Sei una favola!!!”.
-“Sì, mi piace” – dice rimirandosi allo specchio.
-“Allora è deciso, prendiamo questo ed anche le scarpe” – dico deciso.
Mentre lei si cambia pago il tutto.
-“Sei un tesoro” – mi dice dandomi un bacio, quando usciamo dal negozio.
Visto che siamo in vena di shopping, acquisto anche una camicia ed un paio di pantaloni per me.
Quando torniamo in barca è già buio e tra poco Paolo verrà a prenderci.
-“Mi aiuti a chiudere la zip dietro, per favore” – mi chiede mentre ci stiamo preparando.
Mentre armeggio con la zip vedo che sotto non indossa niente.
-“Ma tu non metti mai il reggiseno?” – chiedo.
-“Quasi mai” – risponde girando il capo – “e poi ne ho portato solo uno bianco. Perché credi che ne abbia bisogno?”.
-“Assolutamente no” – rispondo ridendo.
Quando scendiamo Paolo e Lalla sono già sul molo ad aspettarci.
Lalla mi corre incontro e mi getta le braccia al collo.
-“Mauro, quanto tempo che non ci vediamo, ti trovo benissimo”.
-“Grazie cara, vieni che ti presento a Clary, lo skipper che mi accompagna in questo viaggio” – le dico avvicinandomi a lei che sta infilandosi le scarpe.
-“Piacere cara” – fa Lalla scambiando con lei i rituali bacini sulle guance.
Mentre le donne fanno conoscenza io mi avvicino a Paolo.
-“Certo che hai scelto proprio bene,” – mi dice sottovoce – “con quel vestito è uno schianto”.
-“Ho prenotato in un ristorante tipico di pesce.” – fa Paolo quando siamo in auto – “Lalla ed io sono anni che ci andiamo e non siamo mai rimasti delusi”.
Al ristorante, dove conoscono molto bene Lalla e Paolo, ci accoglie il padrone che ci fa accomodare in un tavolo appartato, molto intimo.
Mentre ci dirigiamo al tavolo noto gli sguardi di diversi uomini che seguono ammirati le nostre signore.
Due parole su Lalla, diminutivo di origine berbera di Laura: mora, capelli lunghi, abbastanza alta per la media regionale, occhi scuri e vellutati, corporatura piena e morbida, con una bella terza di seno ben modellato ed un culo scolpito, insomma non passa inosservata.
La cena fu ottima: antipasti di frutti di mare freschissimi. grigliate di pesce e per Clary, che non l’aveva mai assaggiata, zuppa di cozze e fagioli, il tutto annaffiato da un paio di bottiglie di Verdeca, un bianco autoctono ben corposo.
Dopo il dessert, sorseggiando il classico limoncello, eravamo allegri e rilassati.
Le due donne s’intendevano benissimo e Clary stava raccontando diversi aneddoti a Lalla, la quale era molto interessata al suo mestiere, considerato che era la prima volta che conosceva uno skipper donna.
Prima di alzarci da tavola, Paolo lancia una proposta.
-“Che ne dite se domattina che è domenica, facciamo un’uscita tutti assieme, così mi fai provare la tua nuova barca?”.
-“Penso che sia un’ottima idea, basta che non usciamo troppo presto. Dopo questo lauto pasto penso che domattina starò ancora digerendo” – rispondo ridendo e provocando l’ilarità di tutti.
Quando rientriamo siamo piuttosto allegri e Clary barcolla un po’; non è abituata a bere vino.
Prima di salire si toglie le scarpe coi tacchi, devo comunque aiutarla a percorrere la passerella, per evitare che cada in acqua.
In cabina ci spogliamo entrambi per la notte.
Lei toglie il vestito e rimane solo con uno slippino nero e trasparente che le entra nel solco delle natiche; una visione che mi eccita immediatamente ed il membro mi s’inturgidisce nelle mutande.
Piega per bene il vestito nella busta originale e lo ripone in un armadietto.
Ma quando s’inchina per prendere le scarpe sporgendo in fuori il culo, non resisto.
Mi avvicino da dietro, l’abbraccio prendendole le tette, baciandole la schiena e piazzandole il cazzo duro tra le natiche.
-“Ehi comandante che intenzioni hai? – chiede ridendo.
-“L’intenzione di fare all’amore con la più bella donna di Otranto” le sussurro baciandola dietro l’orecchio.
-“Mmmhhh. l’idea mi sembra buona” – mugola.
Si gira tra le mie braccia, incolla le labbra alle mie, facendo guizzare la linguetta tra esse e continuando a baciarmi mi spinge sul divanetto.
Mi abbassa i boxer facendone uscire il cazzo dritto come un fuso, s’inginocchia, lo lecca per bene su tutta la lunghezza e poi se lo fa scomparire tra le labbra.
Il calore della sua bocca mi avvolge e mi provoca un brivido su tutto il corpo, se continua così sento che non resisterò molto.
Me lo succhia per un po’, poi si stacca, si alza e si toglie lo slip.
Sale sul divano con le gambe allargate attorno al mio corpo, avanza e mi mette la figa sul viso, sulle labbra.
Non si è ancora lavata e la sua figa ha il profumo forte della serata e mi penetra nel cervello come una sniffata di coca, mandandomi in estasi.
Affondo il viso e la lingua in quella meraviglia che subito si bagna e cola umori con lo stesso sapore intenso.
-“Ooohhh sììì… Cosììì… Leccamela per bene…” – dice sospirando.
Non mi faccio pregare e mi applico di gusto a leccare quella figa bagnata e ad aspirare il bottoncino turgido.
Non ci vuole molto perché raggiunga il culmine, inizia a tremare, le sue cosce si stringono attorno al mio viso e si scatena nell’orgasmo.
-“Sìììì… Oraaa… Non ti fermare… Sto venendooo… Godoooo…” – e si lascia andare all’orgasmo urlando.
Quando lentamente si placa, scivola all’indietro fino a sdraiarsi su di me.
Penso voglia impalarsi in quella posizione, ma no, rotola di fianco e si mette carponi, a pecora.
-“Prendimi ora,,, Prendimi così, voglio sentirti dentro fino in fondo” – mi dice guardandomi con occhi pieni di desiderio.
Mi metto dietro di lei e con una sola spinta glielo faccio entrare fino all’utero.
-“Aaaahhh… Sììì… Cosììì… Bello durooo…Fino in fondooo…” – urla con voce roca.
Inizio a scoparla di brutto, dentro e fuori, sempre più veloce, fino a quando sento la sborra salirmi dai coglioni.
-“Aaahhh… Claryyy… Vengooo…” – urlo.
-“Nooo,,, Aspetta” – e così dicendo si getta in avanti sfilandoselo e lasciandomi con il cazzo all’aria pronto a sborrare.
-“Aspetta lo voglio addosso, voglio che mi annaffi” – dice sdraiandosi di lato e prendendomelo in mano.
Bastano pochi colpi della sua mano e potenti getti di sborra escono bagnandole il ventre ed il seno.
-“Uuuggghhh…” – un gemito animalesco mi esce mentre godo annaffiandole il corpo.
Clary continua a menarmelo lentamente per farmi gustare appieno l’orgasmo, fino a quando, stremato ed ansante, mi lascio cadere accanto a lei.
Ci addormentiamo così, senza neanche lavarci, sopraffatti dal piacere e dalle libagioni della serata.
continua…
I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
Vedi la tua posta indesiderata
Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...