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Michela vive il suo sogno-Capitolo 5

By 14 Settembre 2024No Comments

Il prossimo sarà il capitolo conclusivo. Scrivimi all’indirizzo tivengo.inmente@gmail.com per saluti, chiacchiere o richieste.

I FRATELLASTRI HANNO CAPITO TUTTO

Dopo la morte della moglie John Kean rischiò seriamente di ammalarsi di depressione. Per mesi rifiutò qualsiasi ingaggio, a stento si alzava dal letto per mangiare e adempiere alle incombenze di carattere legale. Aveva perduto l’amore della sua vita, l’anima gemella che mai più avrebbe ritrovato in altre donne: Ashley condivideva addirittura le sue stesse fantasie erotiche. Alla fine, John Kean ritrovò la serenità soltanto abbracciando la pratica buddista: cominciò a meditare e fare yoga. Si disse di dover essere grato per ciò che la vita gli aveva offerto fino a quel momento. Alla fine, ritrovò una nuova ragione di vita nel restituire ai più bisognosi il bene ricevuto. A questo scopo intraprese per un paio di anni dei viaggi in America latina. In Colombia conobbe Camilla, una ragazzina dagli occhi di cerbiatta; Camilla era stata il frutto di una gravidanza indesiderata sui set di un film porno e perciò abbandonata in orfanotrofio. In Messico conobbe Edo, figlio di un poliziotto ucciso in servizio, finito a lavorare a soli 10 anni come corriere per gli stessi narcotrafficanti che avevano ucciso il padre. L’attore li adottò entrambi.

Camilla e Edo crebbero uniti e complici come fratelli, scoprendo di avere due caratteri complementari. John Kean li iscrisse anche nello stesso college. Edo era l’incubo di qualsiasi insegnante: sempre scontroso e irascibile, beccato più volte a fumare hashish nei bagni o a farsi promotore di qualche goliardata ai danni delle matricole. Una volta Edo trascinò nei bagni maschili una ragazza del primo anno con la scusa di voler dichiarare a lei il suo amore; scoppiarono tutti a ridere a crepapelle quando la videro correre per i corridoi con una coda di lucertola che usciva dalla gonna. Tutti sapevano che nel college un’unica persona era in grado di calmare quella testa calda ed era la sorellastra Camilla, bastava un abbraccio e un paio di paroline dolci. Matricole e insegnanti si rivolgevano per questo motivo proprio a Camilla quando con le lacrime agli occhi pregavano di non essere più nel mirino del vivace messicano. Ciò che non potevano sapere è che la ragazza godeva delle goliardate del fratellastro e mai avrebbe voluto si calmasse; Camilla poteva così richiedere qualcosa in cambio del favore elargito. Voti più alti? Tracce di esame in anticipo? Le merende delle matricole? No. Spesso e volentieri la colombiana chiedeva alle vittime, in cambio della fine di un supplizio, solo una loro umiliazione pubblica che l’eccitasse sessualmente.

Michela riapre gli occhi. E’ nuda sul letto matrimoniale di una camera d’hotel. Sui seni le hanno disegnata degli smile con pennarello viola; facendo leva con gli avambracci si mette seduta, intorno all’ombelico le hanno invece disegnata un sole; più sotto sul suo corpo legge al contrario la scritta “Easy crempie” e una freccetta che indica la vagina. Si avverte ancora umida, constata avvalendosi di due dita: è ancora piena della sborra di John. Incisivamente si volta sul fianco alla ricerca del cellulare. Bene, è ancora notte fonda: l’orologio digitale segna le 3:00. Certo, sarebbe bastato spiare oltre le tende. Però è confusa. La direttrice ricorda vagamente di essersi addormentata su una sdraio accanto alla leggendaria icona del cinema. Non crede di essere arrivata in quella camera sulle sue gambe e non è neanche la sua camera. Che sia stata una premura di John, ripresosi dalla sbronza prima di lei? A fugare ogni dubbio è l’arrivo di due sagome. Si tratta di due ragazzi, un maschio e una femmina: è alto, bruno e riccio il ragazzo; è bassina, bruna e prosperosa la ragazza. Michela si sforza di mettere a fuoco. Di fronte a sé si ergono i figli adottivi del signor Kean. Camilla indossa una canottiera bianca e pantaloncini verdi, Edo una t-shirt a fantasia militare e un bermuda marrone. D’improvviso Michela prova vergogna e pudore, si copre quindi i seni.

“Buongiorno, signora troia. Dormito bene?” le dice la ragazza colombiana non sforzandosi affatto di celare il sarcasmo. Non occorre specificarlo, il corpo imbrattato è opera loro. “Non fare quella faccia confusa! Sappiamo che sei un’amica della puttana dai capelli rossi”, adesso a parlare è Edo. Mostra i denti. Si riferisce sicuramente a Marta. Lo conferma subito Camilla: “Marta, mi pare si chiami. Da quando siamo qui si sarà fatta fottere almeno da dieci uomini diversi. Però il giorno dopo li avvicina, gli mostra una busta e la loro espressione cambia. Ce ne intendiamo, fidati. Li ricatta. Aveva provato anche con il nostro patrigno senza successo. Non negare, ti abbiamo vista ieri sera all’opera”. I due fratellastri hanno capito tutto. La direttrice suda e non è solo il caldo. Però forse non sanno che Marta e Giulio osservano ciò che succede attraverso le telecamere. Come potrebbero? Michela spera che qualcuno di loro la venga a salvare ma è una vana speranza. Intanto Edo la sta scopando con gli occhi, il suo sguardo corre dalle tettone della sorellastra al corpo di Michela e dal corpo di Michela alle tettone della sorellastra. Deve essere uno spettacolo molto eccitante vederle le labbra della fica bianche della sborra che si è indurita. Michela si sente sporca, una lurida cagna. I pensieri vengono interrotti dalla ventunenne: “Sai, mentre dormivi il mio fratellastro avrebbe voluto fotterti il culo. Io l’ho fermato ma mi sono pentita. Forse avrei dovuto lasciarlo fare. Nessuna gli ha mai dato il culo”.

Michela sgrana gli occhi e d’istinto contrae l’ano. Vorrebbe gridare, ha sempre avuto paura della penetrazione anale da quando ha letto sul web di una coppia che è finita in ospedale perché il pene di lui era rimasto incastrato. Intanto dai bermuda di Edo sembra voler sgusciare via una biscia, le pieghe della stoffa non mentono sulla lunghezza del pene. “Che ne dici di una scommessa?” incalza la colombiana. Camilla si prende un minuto per riflettere. Poi, prosegue: “Qualche ora fa ti abbiamo vista cavalcare il nostro patrigno. Sei brava ma scommetto che non sei brava quanto me. Hai presente nella giostra dei bambini quei due tori meccanici? Ci attaccheremo sopra dei dildo e faremo partire i tori meccanici. Perde chi si sfila prima dal dildo o casca a terra.”. Deve essere una battuta, per forza. Non può mentire Michela, immaginarsi impegnata in quel perverso rodeo un po’ la eccita. Però è troppo umiliante e di sicuro doloroso. Edo accoglie l’idea della sorellastra con entusiasmo: “Se vincerai te ne potrai andare e probabilmente da domani ricatterete John. Noi non diremo niente. Se perderai ti potrò inculare”. Ora Michela non può tirarsi indietro, le infilano un accappatoio e la trascinano fino alla giostra con i tori meccanici.

Il parchetto che ospita i tori meccanici è abbastanza isolato. Si trova al di là di una pineta. L’aria è umida e la notte ricopre ancora d’ombre la terra. In lontananza latrano dei cani. Camilla si spoglia, sistema i due dildo con la base adesiva e monta su uno dei tori meccanici facendo facilmente scomparire per metà il cazzo finto dentro di sé. Michela sale sul toro rimasto libero e s’aiuta con una mano per impalarsi; un calore torna ad inondarle il cervello, secrezioni vaginali inzuppano in men che non si dica il dildo di plastica. Edo non aspettava altro, preme immediatamente il bottone che dà inizio al rodeo. La colombiana si piega in avanti abbracciando il collo dell’animale giocattolo; l’italiana resta dritta prendendo il toro per le corna. Durante il primo minuto è tutto abbastanza facile: i tori si muovono avanti e indietro, due impennate veloci e due lente. Il dildo è stato completamente inghiottito dalla vagina di Michela, le ballonzolano le tette e geme. Ogni tanto lancia uno sguardo a Edo che si sistema il pacco dentro bermuda sul punto di esplodere e guarda poi Camilla: la bella schiena che presenta un dragone tatuato e le belle chiappe tornite. Dopo il primo minuto di gara la situazione cambia. Si capisce perché Camilla abbia deciso di aderire con il suo corpo al toro. Accelera il ritmo delle impennate e i tori cominciano a piegarsi prima a sinistra e poi a destra. Camilla riesce a resistere bene, porta maggiormente il peso all’indietro e non lascia la presa. Tutt’altra storia per la direttrice che viene presa alla sprovvista; le mani ormai sudate cedono, il cazzo di plastica la scava dentro, il clitoride è stimolato dall’attrito con la seduta; gode ma al prezzo di finire disarcionata dal toro e dal dildo.

Michela capitombola a terra, sudata e indolenzita. Più di un livido le colorerà di violaceo domani la pelle candida e delicata. Fine del rodeo, ha perso la scommessa. Ricorda il prezzo da lì a poco dovrà pagare quando vede Camilla sopra di lei, Camilla le porge un braccio per tirarsi su.

“No -interviene il fratellastro- ha perso la scommessa. Sta’ a terra, a pecora.”

“E’ vero –replica Camilla -, una scommessa è una scommessa. Ma torniamo nella stanza d’hotel prima. Non vorrai mica sodomizzarla qui come un animale?”

“Non vedo perché no. E’ una cagna dopo tutto e sta per essere divorata da un anaconda”.

Questa volta nemmeno la sorellastra riesce a farlo ragionare. Edo è troppo eccitato, tira subito giù la cerniera e mostra un pene lungo fuori media. Sarebbe comunque più comodo andare in hotel. Inoltre, non hanno la vasellina con loro. La ragazza colombiana guarda Michela aspettandosi una sua protesta e anzi auspicandola. Per sua sorpresa invece, dopo appena un attimo di esitazione, la direttrice si mette a quattro zampe offrendo il didietro. “Si, sono una cagna” sussurra con una voce rotta dall’eccitazione. Come se non bastasse Michela si prende le chiappe per aprirle, fa capolino la rosetta stretta. Edo non si fa pregare mettendosi in ginocchio e avvicinando il bacino. Un brivido corre lungo la schiena della ragazza quando sente il pene toccare effettivamente i bordi dell’ano. Però il pene si ritrae per il momento. Non è certo per altruismo ma occorre lubrificare e allargare un po’.

Il ragazzo le molla uno schiaffone sulla chiappa burrosa. “Ouch!”, sussulta la bruna. Né Camilla né Edo si aspettavano che Michela fosse tanto sottomessa. Mentre attende di essere inculata Michela rimugina su quanto sia diventata troia. L’anale ancora la spaventa ma allo stato attuale delle cose sarebbe stata solo questione di tempo. Si sarebbe fatto sfondare da uno sconosciuto prima o poi. Il ragazzo s’inumidisce con la saliva l’indice e si fa strada nel buchetto vergine. Deve sforzarsi Michela per non cedere all’istinto e contrarre le chiappe. Sa che sarebbe peggio. Comunque, dopo i primi secondi di paura la donna si abitua alla presenza di quel grissino che curiosa tra le sue interiora e la apre come tonno. Un secondo schiaffone sulle chiappe la informa di non rilassarsi troppo. Invece l’espressione preoccupata di Camilla la informa che è arrivato il momento.

“Vorrei avere due grosse mammelle come le tue – ha il coraggio di dire alzando lo sguardo su Camilla -, farai delle fantastiche spagnolette”.

Di sicuro la colombiana ha il terrore che possa mettersi ad urlare quando Edo comincerà sul serio ad incularla. Tuttavia, Michela ha deciso di essere forte. No, resisterà al dolore. Sul suo volto compare una smorfia di dolore quando avverte farsi largo la cappella. Un urlo le muore in gola. Edo non la carezza e non la bacia. Non come Giulio. Sarà forse l’inesperienza di un diciannovenne, l’inesperienza di chi non ha ancora scoperto quanto gratificante possa essere far godere una donna. Il ragazzo è rude e impacciato. Appena ha sfondato il culo al punto di muoversi senza sforzi non ha remore. Edo avrebbe gambe muscolose per tenere senza problemi la stessa posizione per ore. Entra ed esce sempre più velocemente. La donna se lo sente arrivare in pancia, sobbalza in avanti ad ogni penetrazione. Si vede che è una prima volta per entrambi. Inoltre, come la maggior parte dei ragazzi il messicano è impaziente e la sua passione brucia troppo in fretta. Sborra, inondando quel culo di caldo latte. Michela è spossata, si sdraia un momento a mirare il cielo. E’ bellissima, così nuda, il suo corpo ricoperto dalla polvere del terreno. Non ha tratto alcun piacere, non si è avvicinata lontanamente all’orgasmo, ma ora è contenta: una sporca puttana deve essere pronta a servire con ogni orifizio.

Ti vengo in mente

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