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Il matrimonio

Abbiamo davanti circa tre mesi prima del matrimonio. Affrontiamo subito l’argomento, la mattina dopo, ancora stanche per la nottata travolgente: Jezabel sa qualcosa ma mi chiede di spiegarle bene tutto: 《Jez io sono orfana. I miei genitori sono morti in un incidente quando ero piccola, me li ricordo a malapena. Quando sono mancati sono stata affidata ai parenti più stretti, i miei zii. Erano già anziani e senza figli, hanno accettato di crescermi come se fossi loro figlia, mi sono affezionata a loro anche se non erano proprio affettuosi. Ho tutto, lo vedi anche te, si può dire che navigo nell’oro. Quando avevo intorno ai 12 anni mio zio mi ha combinato un matrimonio con Salvatore, un ricco imprenditore siciliano, in questo modo vuole unire le famiglie e creare una sorta di impero commerciale. Quando me l’ha detto ero ancora piuttosto giovane e ho accettato subito, pensavo a una vita di avventure e di viaggi e in ogni caso ero molto attaccata a mio zio…. e così la cosa è andata avanti ed è diventato sempre più difficile tirarmi indietro. E adesso eccomi qua, ancora vergine, prossima a partire per sempre per l’Italia e innamorata perdutamente di te. Non so che fare, vorrei mandare tutto a monte ma distruggerei mio zio e chi mi è intorno》 Chiedo a Jezabel se vuole accompagnarmi in Italia, se vuole restare con me. Sarebbe la mia “domestica personale”, un’assurdità da medio evo, che però è già stata accettata dal mio futuro marito. In questo modo potremmo stare vicine e rubare qualche momento di intimità. 《Come amanti?》 Annuisco, so che per lei tutto questo è molto difficile da accettare ma, lo stesso, mi permetto di sperare. E non mi delude, la vedo pensare, so che sta valutando tutto e, dopo alcuni minuti di silenzio, mi dice di sì, verrà con me. Urlo di gioia e le salto addosso e, mentre le bacio tutto il viso, le giuro che non se ne pentirà, starò con lei tutto il tempo, saremo felici! I baci lasciano presto il posto al sesso e ci ritroviamo di nuovo a far l’amore.
Inizia così il più bel periodo della mia vita, tre mesi di felicità pura. Tre mesi di sesso frenetico. Tre mesi di baci. Jezabel dorme con me nel mio letto e passiamo praticamente tutto il tempo insieme.
Lascio perdere l’università, tanto non avrò il tempo di laurearmi e comunque ne so già abbastanza della lingua e della cultura d’Italia. Decido invece di fare parecchie gite oltre frontiera in modo che anche lei possa abituarsi alla lingua e alla gente del “bel paese”. Andiamo soprattutto nei paesini sul mare oltre Mentone, ma alcuni weekend prendiamo l’aereo e visitiamo le principali mete turistiche: Roma, Firenze, Pisa, Venezia. Jezabel è affascinata da tutto quello che vediamo, adora il cibo e si scopre portata per le lingue, soprattutto riesce a capire le sfumature di quelli che qui chiamano “dialetti” ma che per me sono proprio lingue diverse. Il sesso in albergo è stupefacente e rumoroso, esploriamo e sperimentiamo ogni centimetro dei nostri corpi, con le labbra o le lingue o le mani. Dato che qui non mi conosce nessuno, siamo libere di baciarci anche in mezzo alla gente e, un paio di volte, sono riuscita a vincere la sua naturale ritrosia e abbiamo fatto l’amore nel bagno di un ristorante. Viviamo questi tre mesi come se fossero una luna di miele e, a proposito di miele, a Jez piace molto spargermelo sul corpo nudo e poi leccarmelo via. Cerco di tirare fuori il suo lato animale e allora mi sembra davvero una pantera: nera, flessuosa, spietata. In quei momenti adoro abbandonarmi completamente al suo volere, ai suoi giochi, e anche alla sua crudeltà, come quando mi nega l’orgasmo per tutto un pomeriggio per poi farmi venire selvaggiamente la sera.
Più si avvicina la data della partenza più i nostri “giochi” diventano disperati. Allora ci prendiamo più rudemente, quasi violentemente. Mi lascio torcere i capezzoli mentre lei mi cavalca, oppure io le tiro i capelli o la graffio sulla schiena mentre mi lecca tra le gambe.
L’ultimo weekend lungo lo facciamo a Venezia, una settimana prima della partenza per Palermo. Siamo a metà febbraio, durante il carnevale: la città è inondata di gente, la ressa è asfissiante. Siamo alloggiate in una suite a due passi da piazza San Marco, dovrebbero essere quattro giorni super romantici ma siamo nervose, affaticate e di cattivo umore. Iniziamo a litigare appena entrate nell’albergo, mezze frasi dette a denti stretti. Continuiamo anche nel tragitto verso l’ascensore, dentro l’ascensore e mentre apro la stanza. Entra prima lei mentre le sibilo 《puttana!》 Io chiudo la porta, mi giro e mi arriva un ceffone che mi attacca alla parete. Me lo merito, lo so, ho detto troppe cattiverie. Resto imbambolata un secondo e poi Jezabel mi schiaccia contro la porta e, baciandomi, mi strappa letteralmente i vestiti di dosso, cosi come anche i suoi. Resto ferma, alzo le mani ma mi limito a sfiorarle i capelli, mentre lei mi passa le sue su tutto il mio corpo. Si ferma, si stacca e mi esamina il viso. Mi sfiora la guancia arrossata provocandomi un brivido, me la bacia, rude, poi me la lecca. Sono un lago, credo di star gocciolando per terra, lei scende a baciarmi e a leccarmi il collo poi scende in mezzo ai seni, poi giù, lo stomaco, l’ombelico, il pube. Si ferma! 《Santo cielo Jez scopami non ce la faccio più!》
Mi guarda negli occhi, maliziosa: in quegli occhi riconosco la mia pantera, ardo di desiderio ma ho paura di lei, non so cosa vuol fare, non resisto più. 《Ti prego Jez!》 E mi bacia e mi lecca tutto intorno al clitoride, poi scende alle cosce, alle ginocchia e alle gambe, ormai si muove in maniera animalesca, come un felino. Allunga un braccio, mi afferra i peli del pube e mi tira giù a sedere. Sto ansimando, cerco di avvolgerle le gambe intorno al corpo ma mi prende per le caviglie, mi toglie le scarpe e strappa quello che rimane delle calze. E inizia a leccarmi le piante dei piedi, dovrebbe farmi schifo invece sento prima un solletico, poi piacere e infine una sensazione enorme che mi sale su dai piedi, lungo le gambe, le cosce, la pancia e mi arriva nel petto, e lì esplode! Esplode letteralmente, non riesco neanche a gridare, sono totalmente senza fiato. Dura un eternità e quando finisce mi trovo a tremare come una foglia. Jezabel mi abbraccia stretta e mi culla finché mi calmo e lascio andare l’inevitabile pipì.
Sono nelle sue braccia, con il viso affondato nel suo seno, sto respirando piano. Siamo entrambe bagnate ma non posso muovermi, non voglio muovermi! Alla fine, continuando a carezzarmi, mi porta in bagno dove ci laviamo insieme. Le chiedo scusa, 《è che sono nervosa per il matrimonio e me la prendo con te. Non voglio che le cose cambino, non voglio sposarmi!》 Lei non dice niente, mi bacia e mi accompagna nel letto, dove si infila insieme a me. Passiamo tutto il pomeriggio nel letto, baciandoci e facendo l’amore. I tre giorni successivi continuano in questo modo, una di noi fa arrabbiare l’altra e poi viene “punita” fino all’orgasmo, diventa quasi un gioco. E così riusciamo a smorzare il nervosismo e la tristezza per il giorno che sta arrivando.
E il giorno arriva: è il mio compleanno e siamo in viaggio, io, Jezabel e mio zio. Andiamo a Palermo, dove potrò conoscere Salvatore. La notte prima io e Jez abbiamo fatto l’amore per tutta la notte, ma non è bastato a calmare l’apprensione, sia mia che sua.
L’incontro all’aeroporto è superformale, e così anche il resto della giornata. Con mio grande disappunto Jez viene mandata a sistemarsi in una stanzetta a piano terra, nel “quartiere dei domestici”, mentre io e mio zio siamo in due camere al terzo piano, il piano degli ospiti. Non la vedo per tutto il giorno, ma d’altronde ho un sacco da fare: conoscere gente, vedere la casa….
Ho più o meno un mese prima del matrimonio, cerco di farmi accettare sia dalle persone di casa (parenti e personale di servizio) che dai pochi amici che incontriamo. La villa è enorme, oltre all’edificio principale di tre piani, c’è la tenuta, vastissima, non so quanti ettari di giardino, macchia mediterranea e edifici annessi. Il tutto è cintato da un muro irto di telecamere e guardie private. In confronto la villa di mio zio a Marsiglia è una bettola. Mi viene subito detto dal mio futuro marito che il mio compito sarà di occuparmi della casa e della gestione del personale di servizio, domestici e giardinieri, mentre per la sicurezza provvede l’intendente. Per la casa potrò avvalermi della consulenza di un’architetta: Vanessa qualcosa, ex compagna di università di Salvatore. Sono rimasti amici da allora e lei ha sempre pensato a tutto. Sento puzza di amante, ma non mi interessa, anzi, se si scopa un’altra donna avrò più tempo per Jezabel. Adesso Vanessa non è a Palermo, è via per lavoro, ma ha detto che tornerà in tempo per il matrimonio.
Jez mi ha detto che è contenta della sistemazione, ma si vede lontano un miglio che mente. Si è trovata catapultata in mezzo a gente che non conosce, diffidenti verso di lei, e ha avuto poco tempo per prepararsi.
Il mese trascorre in fretta, tra preparativi e baci rubati con Jez. Dato che non siamo ancora sposati, io continuo a stare nella stanza al terzo piano, e riesco varie volte a far svicolare dentro Jezabel. E allora le notti diventano bollenti: stando ben attente a non far rumore facciamo l’amore disperatamente, godiamo ognuna del piacere dato all’altra. A volte passiamo semplicemente la notte abbracciate a baciarci.
In ogni caso arriva il matrimonio: romanticamente è stata scelta la data del 21 di marzo, inizio della primavera; ma il romanticismo è tutto di facciata: la data, il vestito, la quantità assurda di fiori…. in realtà è una giornata ad uso e consumo della stampa, con Salvatore scambio a malapena una decina di parole, compreso il “si lo voglio”…. cerimonia, foto, pranzo protratto fino a cena, brindisi, balli …. infine il liberi tutti, saliamo in camera tra le ovazioni e gli ammiccamenti degli ospiti ancora presenti e io mi rifugio nel mio bagno per “prepararmi”. Adesso sono agitata, in fin dei conti sarà la mia prima volta. Mi spoglio completamente nuda, mi guardo allo specchio: ormai non ho più insicurezze riguardo al mio corpo, grazie ad Annette e Jezabel, e il trucco e l’acconciatura che mi hanno fatto per le nozze sono superbi. Sarò imbranata, ma in fondo è proprio quello che vuole Salvatore, quindi va bene. Mi metto una camicia da notte sexy, quasi trasparente, svuoto completamente la vescica ed esco. Lui è già nel letto che aspetta. Gli sorrido timidamente e mi infilo sotto le coperte. Sono impaurita ed eccitata, aspetto. Lui si gira verso di me e lo lascio fare, cercando di partecipare. La deflorazione è un pò dolorosa, ma quasi subito inizio a sentire piacere. Chiudo gli occhi e mi piace di più, adesso partecipo con più trasporto, mi muovo sotto di lui, gli avvolgo le gambe intorno, mi sfuggono gemiti, sento che accelera e anche io sono vicina, adesso sono proprio aggrappata a lui, gli sto infilando le unghia nella carne mentre lui sta diventando frenetico, ci sono quasi…. non ci riesco, lui mi viene dentro e si blocca di colpo, esce e si sdraia di fianco. Sono sdraiata ansimante con le gambe spalancate, ho la vagina aperta che pulsa, mi sento colare fuori il suo sperma… e voglio godere, cazzo! Ho 21 anni, avrò diritto ad avere un orgasmo la prima notte di nozze?? Senza dire niente mi alzo e vado quasi di corsa in bagno, mi chiudo dentro, mi tolgo la camicia da notte e mi siedo sul cesso: mi guardo lì sotto, c’è pochissimo sangue e sono spalancata, il clitoride è disperatamente eretto, pulsante, in attesa. Lo sfioro con un dito e devo trattenere un urlo. Mi infilo un pugno in bocca e mi faccio un ditalino da manuale: mi ritrovo quasi subito seduta per terra tra il water e la parete, con le gambe strette e tremanti per l’orgasmo. Sto ansimando forte ma attutisco i suoni con un asciugamano. Aspetto che mi torni forza nelle gambe e mi alzo, uso il bidet per lavarmi dal sangue e dallo sperma, mi asciugo ed esco. Devo essere rimasta in bagno un sacco, lui sta già russando. Rientro nel letto e lo abbraccio da dietro, vorrei dormire così, abbracciati, in fondo è mio marito… ma ho una mano birichina che scende lungo il suo corpo e si ferma proprio là: lo prendo in mano e inizio a segarlo, molto piano, impacciata. Prima che si svegli è già quasi duro, si gira, mi prende la testa e fa per avvicinarsela al membro. No, mi fa schifo, non l’ho mai fatto, non voglio…. mi ritraggo, mi giro dall’altra parte, non ne ho più voglia, ma lui adesso è duro, mi si appoggia da dietro, solo che è il buco sbagliato, faccio per dirglielo ma lui spinge, forte! Qualcosa è entrato, forse solo la cappella ma fa un male boia! Tiro degli schiaffi dietro di me a caso e mi ritraggo, praticamente cado dal letto, mi rialzo e torno di corsa in bagno…. mi sciacquo di nuovo, stavolta con acqua fredda…. rimango in bagno finché sono sicura che stia dormendo di nuovo e poi torno silenziosamente a letto, il più lontana possibile da lui, e piano piano mi addormento.
Il giorno dopo a colazione metto bene in chiaro che di me può avere tutto quello che vuole, quando vuole e come vuole, tranne il culo e niente pompini. Per il resto sarò la moglie perfetta, sia dentro che fuori casa. Mi sembra contrariato ma non dice niente, continua a mangiare come se niente fosse.
Così, dopo la rapida luna di miele in polinesia, dove abbiamo fatto poco l’amore e preso tanto sole, inizia la mia vita coniugale: un paio di scopate alla settimana (quando mio marito non è fuori per affari) e parecchie cene dove devo fare la figura della mogliettina innamorata. I miei compiti inoltre, comprendono la direzione della casa e del giardino e la cura della mia persona. Ho parecchio tempo libero che trascorro in genere con Jezabel: un pò in giro, come la padrona e la sua domestica, e un pò nel letto come amanti indiavolate, dato che mio marito spesso va all’estero o comunque fuori Palermo per lavoro.
Intanto riesco a conoscere Vanessa, l’architetta, che ovviamente non si è presentata al matrimonio per “improrogabili impegni di lavoro”. Quando ci incontriamo, la mia prima impressione è quella di un uragano: molto bella, bionda, vestiti larghi e appariscenti, un cappello enorme, trucco sempre perfetto, mani continuamente svolazzanti. Ha 37 anni, sempre un’opinione su tutto, è un vulcano di idee, una risata rumorosa e contagiosa, appare quando meno te l’aspetti e scompare senza salutare. Quando sono con lei l’impressione è di essere sempre a corto di fiato. Quando è a Palermo ha molto tempo libero che passa sovente con me: “devi conoscere tutto di questa terra stupenda e dei suoi angoli piu segreti!”. Poi senza preavviso va via per giorni o settimane. Nel complesso mi piace la sua compagnia anche se credo che non potrei sopportarla per periodi prolungati. Invece Jezabel l’ha odiata dal primo istante che l’ha vista: non so se sia gelosia o cosa, non me lo vuole dire. Quindi quando Vanessa è in giro, Jezabel magicamente scompare, e quando riesco a vederla ha il muso lungo. E allora mi diverto a cercare di fare pace con lei, se siamo con altre persone le parlo in francese riempiendola di complimenti. Poi, quando siamo sole, la riempio di baci e carezze finché non scoppia a ridere. Se non basta questo recito la parte della sottomessa: mi inginocchio ai suoi piedi e glieli bacio o le carezzo le gambe, le dico che sono la sua schiava e ubbidisco a ogni suo ordine. Ho scoperto che mi eccita sottomettermi ma Jezabel è a disagio nel ruolo della padrona e quindi questo gioco dura al massimo una decina di minuti. Non ho mai osato provare l’opposto, ma la conosco e so che se mi azzardassi a trattarla da schiava si infurierebbe. L’ho già vista quando è infuriata per colpa mia, al suo compleanno, e non voglio ripetere l’esperienza.
Dopo alcuni mesi di matrimonio posso tranquillamente escludere l’ipotesi che Vanessa e mio marito siano amanti, il loro rapporto è effettivamente solo d’affari: a parte la cura della villa di Salvatore, Vanessa è sposata a un imprenditore edile rumeno, Roman qualcosa, che sta costruendo un altra villa per mio marito, più grande e un pò isolata, su delle colline a mezz’ora da Palermo. E riguardo a questo Salvatore mi ha detto che dalla fine dell’estate dovrò visitare frequentemente il cantiere, perché lui ha in vista un grosso progetto di non so che cosa e non potrà più occuparsene.
L’estate passa in fretta, troppo in fretta: il sole estivo è tremendo ma il mare qui è stupendo, più che da noi, nuotare in quest’acqua è un paradiso. Jezabel viene da una famiglia di pescatori e grazie a questo e al fatto che sta imparando il dialetto locale, è riuscita a fare amicizia con alcuni pescatori di qui vicino. Ci hanno mostrato una caletta piuttosto appartata con una grotta semisommersa e poco frequentata. Ci andiamo di sera, all’imbrunire, in genere non c’è nessuno. Qui dentro il mare non è scaldato dal sole, le tolgo il costume e la faccio sdraiare su di una roccia a pelo dell’acqua: viene percorsa da brividi di freddo e di eccitazione, i capezzoli si induriscono, lei non riesce a star ferma, la sento ansimare dalla voglia. La bacio lentamente su tutto il corpo fino a che non inizia a mugolare, cerca di muoversi, di alzarsi, ma la tengo ferma. Adoro baciare il suo corpo reso bollente dal sole, sentire il sale sulla sua pelle. Il mare è il mio ambiente, qui detto io le regole e allora Jez si lascia fare, docile. Quando vedo che non ne può più dal desiderio, inizio a usare la lingua e le mani, sento i suoi gemiti ripetuti e amplificati dalle pareti della grotta e mi sembra di far l’amore con dieci Jezabel, con cento! Quando viene lo fa con un verso prolungato, belluino, animale! Allora la abbraccio e restiamo così, abbracciate strette, finché il freddo non ci costringe a rientrare.
Infine siamo a fine ottobre. L’estate qui in Sicilia dura a lungo, ma ormai fa troppo freddo per il mare. E con l’autunno ricompare anche Vanessa che per tutta l’estate è stata in sudamerica e arriva anche il famoso progetto di Salvatore.
La prima visita al cantiere è stata quasi una gita. Salvatore è via per lavoro quindi mi è venuta a prendere Vanessa intorno alle nove, con la sua landrover: 《 Oggi sarai mia ospite, prima ti mostro il cantiere, poi ti porto a mangiare il pesce come non l’hai mai mangiato e il pomeriggio vedrai la parte migliore di Palermo》.
Chiacchiera per tutto il viaggio e appena parcheggiamo vedo che ci viene incontro un uomo. Vanessa me lo presenta subito, è Roman, suo marito. Rimango di sasso, non me lo aspettavo così: basso, tarchiato, estremamente volgare, rozzo. Ha mani enormi e callose, sporco di calce e…. puzza! Puzza di alcool, di sudore. Puzza di… sperma?? L’idea di dover venire tutti i giorni a parlare con quest’uomo mi dà il voltastomaco, oltretutto ha preso subito la sgradevole abitudine di chiamarmi “francesina”. Eppure dovrò farlo, Salvatore è stato chiaro. Vanessa deve aver notato il mio sguardo perché quando siamo sole, come a giustificarsi, mi dice che 《le mani non sono l’unica cosa enorme di mio marito》 !!
Dopo un lungo giro del cantiere torniamo verso il container/ufficio di Roman per un caffè. Il container rispecchia il padrone, è lurido e sciatto come lui. Sorseggio il caffè, fortissimo, che mi prepara e, appena usciamo fuori, sentiamo la sirena della pausa pranzo. Vedo arrivare alcune donne e Vanessa mi spiega: 《guarda Noelle, quelle sono le mogli di alcuni degli operai, gli portano il pranzo caldo. Non sono carine?》 Guardo affascinata queste donne, sono dell’est Europa come gli operai. Sono tutte molto simili, sui trent’anni, bionde, vestite leggere, qualcuna ha appresso o in braccio un bambino. Mi colpisce il fatto che siano tutte ben fornite di seno. Tra le donne ce n’è una che non porta nessuna borsa, sembra più giovane delle altre ed è anche più scollata. È visibilmente incinta, sarà di 8 o 9 mesi, ha delle mammelle veramente grandi, più grandi delle mie! Roman segue il mio sguardo: 《francesina, quella che stai guardando è Maruska. Non è sposata ma qui le vogliono bene tutti》 e si lascia andare a una risata sguaiata! La ragazza ci sente e si volta verso di noi, vede che la sto guardando e mi sorride. Sembra simpatica, ha un visino dolce.
Infine io e Vanessa salutiamo Roman e ci dirigiamo alle macchine per andare a pranzo. Passiamo il pomeriggio insieme a visitare il centro storico e a sera decidiamo di andare a prendere un aperitivo e poi a cena. Il vino è ottimo e va giù che è una meraviglia quindi, quando arrivo a casa, sono un pò ubriaca. Jezabel è scontrosa, non mi perdona la giornata passata con Vanessa. Per fortuna Salvatore è in viaggio quindi possiamo dormire insieme; sono nuda sotto le coperte e la aspetto ma Jez ha una camicia da notte lunga fino alle caviglie e, appena entra nel letto si gira dall’altra parte. Ma io voglio farmi perdonare e in più sono eccitata: mi avvicino a lei e le passo un braccio intorno. Me lo scosta, me lo aspettavo. Mi avvicino ancora e aderisco col corpo al suo, lei si sposta ma io mi avvicino ancora. Sbuffa, si gira e mi affronta, brusca: 《Senti Noelle stasera non ne ho voglia! Ho mal di testa…》 La guardo negli occhi e avvicino lentamente il viso al suo, le sussurro: 《mal di testa? Dove? Dietro agli occhi?》 e le do un bacio leggero su un occhio. Poi l’altro occhio. Sul naso, la fronte e inizio a carezzarla delicatamente. Scendo a baciarle lo zigomo, la guancia, il mento. Con un dito le sfioro le labbra e poi la bacio piano. Sento che ha un brivido allora scendo a baciarle la mandibola e poi il collo. A questo punto trema leggermente e il respiro sta aumentando. Gentilmente la giro supina e inizio a baciarla sulla camicia da notte, scendo dal collo al seno, alla pancia, al ventre e poi giù lungo le gambe fino ad arrivare alle caviglie. La sento ansimare, allora sollevo l’orlo della camicia e, infilo la testa dentro: riprendo a baciarla al contrario, caviglie, gambe, pancia, seno. Qui sul seno sento il suo cuore, batte come un tamburo, le sfilo la camicia dalla testa e mi sdraio su di lei. 《Hai ancora mal di testa?》 Ha la bocca aperta, ansima, non mi risponde. Ma allarga le gambe! Le sussurro un grazie e inizio 《non voglio…》 a muovermi su di lei, 《… che la vedi…》 mi circonda con le gambe e mi abbraccia, 《… più….》 ci muoviamo insieme, 《… la odio….》 il piacere sale per entrambe 《…. è una troia…..》 ho le sue unghie nella schiena 《…. ti prego…..》 sta godendo e mi graffia 《…. stai con me Noelle….》 la sento vibrare… mi stringe con forza e viene, continua a stringermi anche dopo, non mi lascia. 《Ti prego non lasciarmi Noelle!》 Non le rispondo, sarebbe inutile: questo abbraccio vale più di mille parole, rimaniamo così finché non si addormenta.
Nei mesi successivi Vanessa la vedo poco, più perché lei non c’è che per far piacere a Jezabel. Visito il cantiere tutti i giorni e le notti le passo quasi sempre con lei, perché mio marito deve spesso stare via per seguire quel suo progetto. Il 18 novembre, compleanno della mia Jez, organizzo una gita delle nostre, andiamo a visitare Agrigento e la valle dei templi, solo io e lei. Sono tre giorni fantastici, ci sembra quasi di essere tornate a prima del matrimonio! Certo delle rovine vediamo ben poco, passiamo quasi tutto il tempo in albergo…..
A fine novembre nasce il bambino di quella ragazza, Maruska, e il giorno di Santo Stefano c’è il battesimo. Io e Salvatore siamo invitati ma lui ovviamente non può venire e quindi mi porto dietro Jezabel. Il bambino è bellissimo e vedo come lo guarda Jez: le si accende una luce dolcissima negli occhi, è nata per fare la mamma! La neomamma è radiosa,ha già perso tutti i pochi chili che aveva preso in gravidanza ma ha sempre tutte enormi, sta allattando. Non c’è traccia di marito o compagno, è lei da sola. Ha un cipiglio determinato, si vede che è abituata a cavarsela.
Arriva capodanno, la festa è sontuosa, ci sono più di cento invitati che girano per la villa. Riesco anche a fare in modo che Jez sia la prima persona che bacio a capodanno anche se stavolta rischiamo veramente di farci scoprire.
A gennaio Roman inizia un nuovo grosso lavoro quindi, con mio piacere, quando vado al cantiere spesso non lo trovo, e allora guardo i lavori da sola, chiacchiero con gli operai e con le loro mogli, soprattutto con Maruska: parla pochissimo italiano ma riusciamo a capirci; non mi vuol dire cosa faccia per vivere, non è sposata con nessuno e non ha neanche un compagno. A pranzo è sempre qui, forse lavora in qualche ristorante la notte. Ho preso l’abitudine di andare al cantiere più tardi, generalmente arrivo quando suona la sirena del pranzo o poco dopo. Al cantiere Jez non mi accompagna quasi mai, dice che quel posto è inquietante, soprattutto Roman. Come sempre ha ragione da vendere ma lo scoprirò troppo tardi.

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Marcellaeselene

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