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Racconti Erotici Etero

Ossessione

By 13 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Il momento del risveglio &egrave come quello dell’assopimento: &egrave vago il senso della realtà e alla mente non &egrave ben chiaro se il pensiero, in quel momento, &egrave ancora perso nei meandri onirici o ha un qualche effettivo aggancio con ciò che ti circonda.

Un fruscio continuo, uniforme, insistente &egrave il sottofondo ad una giornata che sta cominciando, con i raggi di sole che penetrano attraverso le fessure della veneziana chiusa appena e che mi colpiscono direttamente dritti sugli occhi.

Occhi gonfi di una nottata tutto sommato squallida, ma che non doveva essere finita tanto presto, considerati la bocca impastata, il mal di testa e un dolore al collo, conseguenza dell’essermi addormentato sul divano.

Comincio a prendere coscienza e a ricordare come sono andate le cose. Con gli occhi socchiusi guardo in giro, ritrovando i miei compagni della notte: la televisione accesa, piena di puntini bianchi e neri che emette quel fastidioso fruscio, una bottiglia di whisky e un bicchiere rovesciato sul tappeto, la custodia di una cassetta porno. Chiudo gli occhi e mi lascio ricadere sul divano, dal quale mi sono leggermente sollevato, e ripercorro con la mente alcuni momenti delle ore passate. L’immagine di quel culo tondo e sodo &egrave nitidissima, quell’uomo di colore, con un cazzo possente, che entrava e usciva da quel buco così accogliente tanto da rimanere aperto anche quando lo sfilava; quella fanciulla, dalla pelle olivastra, vestita solo di scarpe con tacchi, di due fili di perle rosate e del suo pelo pubico, così folto e pieno e scuro, così come corvini erano i suoi capelli; aveva delle fattezze perfette, non era molto alta ma ostentava gambe bellissime proporzionate al tronco, un culetto ben fatto, due tette tese e giuste, labbra carnose e quel pelo pieno e nero che mi fa impazzire. Dopo essersi fatta vedere in tutte le posizioni, mentre la telecamera indugiava su quella splendida fica rosa, che lei stessa si stuzzicava e schiudeva con le dita, la mia mano partiva per una solitaria avventura di passione: eccitato da diverse ore di proiezione, con colpi poderosi scappellavo e richiudevo il mio cazzo duro e gonfio, fino a giungere al godimento finale con densi e caldi schizzi di sperma, che mi hanno imbrattato il petto e perfino la barba.

Questa &egrave la notte che ho trascorso ed ultimamente non &egrave, purtroppo, che la copia di altre notti consumate nella più completa solitudine: non ho, in questo periodo, molta fortuna con le donne e scarico la mia libidine con seghe intense, ma tutto sommato squallide, soprattutto per l’atmosfera che le precede.

Riapro gli occhi deciso a scacciare questi pensieri deprimenti e a dare un senso più positivo alla giornata che sta incominciando. Mi avvicino alla finestra, tiro su la tendina e , con lo sguardo perso verso l’oceano, sbadiglio rumorosamente, allargando e tendendo le braccia, come in un gesto liberatorio: i muscoli tesi rivitalizzano la circolazione sanguigna e rinvigoriscono le mie membra.

Questa visione di mare sconfinato mi infonde, allo stesso tempo, un senso di inadeguatezza di fronte all’immensità del mondo, ma anche di grandezza per il fatto di esserci, io, unico: ognuno di noi &egrave un unicum in questo mondo e dovrebbe esserne fiero.

Vado sotto la doccia cercando di organizzare mentalmente la giornata, ma &egrave inutile ogni tentativo di distrarmi dall’unico pensiero che mi assilla in questo periodo. L’acqua calda che scivola sul mio corpo nudo ha un che di voluttuoso, come carezze ardite di mani che ti cercano dovunque, e, con gli occhi chiusi, corro immediatamente con la mente alla ragazza del filmino, come se ci fosse lei lì con me ad accarezzarmi e procurami piacere e godimento. Non so come combattere questi pensieri, che negli ultimi tempi sono diventati un’ossessione, mi inseguono dovunque e rendono le mie giornate pesanti.

Giro il rubinetto verso il segno blu e uno scroscio di acqua fredda mi risveglia da quel piacevole incubo; esco immediatamente dalla cabina, ma mi ritrovo, riflessa nello specchio, la mia immagine con un cazzo duro e teso che chiede solo una cosa.

Faccio forza a me stesso, mi asciugo di corsa, metto addosso i primi indumenti che mi capitano tra le mani ed esco, sbattendo la porta dietro di me. Non avevo preso neanche un caff&egrave, non avevo neanche riordinato un po’ casa: non volevo rimanere solo nemmeno un altro minuto, avevo bisogno di distrarmi, di avere gente attorno a me, qualcosa che mi riportasse alla quotidianità ‘normale’.

Monto sulla mia moto, avvio il motore in maniera assai rumorosa e filo via come se fossi inseguito da qualcuno.

L’aria fresca che mi investe la faccia mi fa bene, la statale che corre lungo il litorale fa il resto: le dune che incominciano a imbiondire alla luce del sole, il cielo che va sfumando da quel colore sbiadito del primo mattino verso un blu terso e intenso, l’odore salmastro che le onde vanno diffondendo, tutto contribuisce a farmi pensare che di sensazioni piacevoli se ne possono ricevere tante e, non necessariamente, di tipo erotico.

Me ne vado a velocità ridotta, cullandomi tra questi pensieri innocenti e addirittura poetici, quando decido di fermarmi per un caff&egrave. La litoranea &egrave piena di locali, aperti di giorno e di notte, dove, oltretutto, si possono incontrare tipi tra i più stravaganti, con i quali, magari, si attacca bottone. Ti trovi così a parlare con gente sola, che annega nell’alcool la malinconia, coppie in fuga desiderose di raccontarti la loro storia, quasi per liberarsi di un senso di colpa, professionisti del viaggio, amanti di una vita on the road, un giorno qua, un altro dove ti porta la strada ”.

In questi locali trovi spesso ragazze che servono ai tavoli, sempre abbastanza procaci e provocanti nel vestire, ma sufficientemente disinibite e pronte con la risposta giusta per tenere a debita distanza gli avventori, che non mancano mai, che lanciano messaggi inequivocabili e apprezzamenti non sempre delicati.

Ordino qualcosa e il mio sguardo rimane catturato dal culo ancheggiante della ragazza che si allontana dal mio tavolo: come ipnotizzato, la libero dei vestiti e metto a nudo due splendidi glutei, alti, sodi, separati da un solco ben delineato, e attaccati a due gambe che sembrano modellate da un artista esperto. Strizzo gli occhi strofinandoli con le mani e, nel riaprirli, tutto ritorna normale come prima: l’ossessione continua. Quando la ragazza si avvicina al tavolo per servirmi, cerco di evitare il suo sguardo, ma non evito di fissarle i pantaloni in direzione del pube e, per un breve istante, ho un flash della sua fica nuda e nera, con due labbra carnose e prominenti che si fanno largo nel pelo.

Faccio presto a bere il mio caff&egrave e a filare via, angosciato e preoccupato di non riuscirmi a liberare tanto facilmente di questa idea fissa, che ora mi provoca addirittura delle visioni.

Questa volta corro veloce per arrivare in fretta a lavoro, alla palestra che gestisco insieme ad altri colleghi e colleghe fisioterapiste: lì, nel mio ambiente, tra tanti conoscenti, preso dalla contingenza del lavoro, sicuramente mi sentirò più tranquillo.

Saluto tutti con molta cordialità, ormai risollevato dalla presenza di tante persone care e amiche; passo di corsa nel mio spogliatoio e corro nella sala principale, dove già mi aspettano diverse persone pronte a seguire le mie indicazioni: a quest’ora del mattino sono tutte donne, nei loro corpetti succinti e aderenti, e nei loro fuseau o ciclisti attillati. Sono corpi di tutti i tipi, ma tutti desiderosi di farsi guardare nel loro abbigliamento che non lascia spazio alla fantasia.

La musica di sottofondo dà il ritmo giusto per gli esercizi che mi appresto ad indicare ai presenti. Per un po’ tutto procede secondo regola, io sono concentrato sulla sequenza di esercizi che i miei allievi devono eseguire e mi sembra che anche la tempesta nella mia mente si sia acquietata

E’ solo un’illusione e ricominciano le visioni. Il sali e scendi ritmato dal gradino anima una danza incalzante di seni; la sforbiciata con le gambe in aria e schiena a terra mostra fiche che si aprono e si chiudono, di cui percepisco pure l’odore pungente ed eccessivamente inebriante; la posizione a gattoni, con le gambe leggermente divaricate, &egrave un’esplosione di culi, con i buchi tutti tesi e invitanti, tutti. Il sudore della fatica si mescola a quello della tensione erotica; comincio ad ansimare come non dovrei, per un atleta come me, e inizia a mancarmi il respiro.

Decido che &egrave meglio interrompere per un po’, chiamo un collega per sostituirmi e mi rifugio nella mia stanza, su una poltrona, con gli occhi chiusi in attesa di non so cosa, mentre le immagini precedenti mi scorrono davanti come in un film.

‘Che ti succede? E’ da stamattina che ti vedo con la faccia stravolta. Non ti senti bene’ mi scuote Mary con la sua voce squillante e piena di vita, mentre si avvicina da dietro alla poltrona, prendendomi la nuca fra le dita e iniziando un massaggio che ha subito effetti rilassanti. Mary &egrave, tra le massaggiatrici della palestra, la più brava e la più richiesta, perché ha delle mani veramente d’oro. ‘ Di’ alla tua Mary che cosa ti cruccia: ti ha piantato una donna?’.

‘Peggio’, replico io e inizio a raccontare la mia storia di ossessioni e incubi. Dopo un po’ Mary mi sollecita energicamente a spostarmi nel suo camerino, perché, dice, ho bisogno di un trattamento più specifico. Accondiscendente, la seguo senza opporre alcuna resistenza, come un automa, mi libero dei vestiti e mi stendo a pancia in giù sul suo lettino.

Il mio racconto continua senza che me ne renda conto, come un ubriaco nella fase di euforia, che parla senza sosta: sento solo, sempre più presenti e pressanti , le mani di Mary che scivolano dalla schiena alle cosce, passando per i glutei. I movimenti sono professionali e sapienti, ma mi sembra, a volte, di percepire tocchi alquanto galeotti, come quella leggera pressione, quando ha una coscia tra le mani, che tende a farla divaricare dall’altra e come quello sfiorare l’ano col pollice quando risale con le due mani dalle cosce verso i glutei.

Io comincio a perdere quel senso di smarrimento di prima e ad assecondare questi spunti. E’ Mary che ora prende il sopravvento anche nel parlare

Le sue mani indugiano sempre di più sui glutei finché l’azione si fa sempre più sfacciata: i movimenti dei pollici diventano più convulsi a cercare culo e palle, e il tutto &egrave sostenuto da un altrettanto frenetico parlare, che tradiscono in Mary un’evidente eccitazione. ‘ Girati’, mi dice all’improvviso, interrompendo non so quale discorso sul rilassamento dei muscoli. Ubbidisco curioso, ma non ho il tempo di immaginare il seguito, che Mary si avventa con le sue belle e carnose labbra sul mio cazzo, che fa sparire in un sol colpo nella bocca, iniziando un pompino sontuoso, quasi violento, che mi fa perder quel poco di raziocinio che mi rimaneva. Tira giù la pelle e accompagna il movimento affondando il cazzo in bocca, con ritmo, desiderio, occhi chiusi e respiro ansimante: si vede che &egrave arrapata da morire, ma non chiede di essere in qualche modo sollecitata: vuol condurre lei il gioco. Ora &egrave la lingua che scorre lungo l’asta per soffermarsi alla base della cappella per girarci attorno; ogni tanto gioca con la saliva, che lascia sulla punta del cazzo, per poi allontanare la lingua, tirando a se un filino, come se fosse sperma; poi affonda di nuovo il cazzo in bocca , fino a toccare la gola; poi inizia il frenetico dentro e fuori del glande teso, scappellato e bagnato, sempre più incalzante. L’eccitazione sale in me, la sento crescere, aumentare: la testa mi scoppia e poi &egrave il cazzo che scoppia. Esplode in un fiotto nella bocca di Mary, che, famelica, succhia fino all’ultima goccia, chiaramente appagata dal gusto di quel liquido caldo e cremoso. Ora non parla più Mary. Visibilmente eccitata comincia a leccarmi tutto intorno ai genitali, cercando i testicoli e, allargandomi le gambe, anche il buco del culo. Lecca, lecca e inumidisce e poi tenta una penetrazione con l’indice, ridendo del fatto che di solito &egrave la donna che &egrave oggetto di tali attenzioni. Lo confesso, la sensazione non &egrave affatto sgradevole e glielo fascio notare, cosicché lei insiste, finché tutto il dito non &egrave entrato. Tutto questo ha l’effetto di farmelo ridiventare duro, ma non lo &egrave ancora abbastanza per Mary. Mi intima allora di stendermi sul pavimento. Mentre esaudisco la richiesta, Mary si libera dei suoi vestiti, tutti e, allargate le gambe all’altezza della mia testa, comincia a piegarsi lentamente sulle ginocchia, accovacciandosi e avvicinando la fica al mio volto. La visione &egrave da svenimento. Man mano che scende (lo fa maliziosamente in maniera lenta) le labbra si schiudono lasciando saltar fuori quel pisellino rosso che &egrave assai teso: mi vien voglia di assaggiarlo, ma lei me lo impedisce. Capisco il suo gioco; il mio cazzo non &egrave ritornato ancora sufficientemente duro per i suoi gusti. E continua così a torturarmi facendomi guardare e odorare quella fica ormai aperta e invitante. Mi sfiora la punta del naso inumidendola con i suoi umori ormai abbondanti e io, allungando la lingua, riesco a gustare quel sapore pieno e salino che mi manda il cervello in pezzi. ‘ Basta’, le urlo, ‘non puoi torturarmi così’. Allora Mary prende il mio cazzo tra le mani, ne valuta la consistenza e quindi ci si siede sopra facendolo sparire nella sua fica calda, accogliente, morbida , viscida, scorrevole, ”’ I movimenti che fa sono delicati e coinvolgenti come quelli delle sue mani: su e giù continuamente per non so quanto tempo; nessuno dei due parla più; assaporiamo, tra respiri sempre più ansimanti, i piaceri del corpo, si sta concentrati solo su quelli.

All’improvviso Mary si solleva leggermente, si sposta poco in avanti e poggia il buco del suo culo sulla punta della mia asta diventata ormai granitica e scivolosa e scende lentamente: &egrave talmente piena di umori anche lì che il cazzo entra senza troppa difficoltà. Io sono sempre più nel pallone e sempre meno presente: le cose che mi circondano sembrano non esserci più. Ci siamo io, Mary e le nostre sensazioni; nient’altro. I nostri corpi sudati, tesi nel piacere, le voci strozzate e le nostre sensazioni forti. Mary &egrave veramente magnifica: me ne sono venuto non più di un quarto d’ora fa e, grazie ai suoi movimenti lascivi, già sento il piacere rimontare in me. Il cazzo entra e esce con la stessa facilità con cui prima riempiva la fica; scivola in quel buco stretto dandomi sensazioni indescrivibili e provocandone a Mary di almeno pari intensità, a giudicare dalle smorfie e dal volto contratto dal piacere. Continuiamo così per un bel pezzo, alternando movimenti delicati, accompagnati da sguardi liquidi e da mie carezze tenere sui suoi seni, a momenti di agitazione spasmodica. Mary spegne lentamente la sua azione chinandosi ad abbracciarmi esausta e soddisfatta, dopo aver sentito il calore del mio liquido riempirle le viscere.

Le mie mani non smettono di carezzarle la schiena, carezze tenere, di appagamento, di gratitudine, di quiete dopo la tempesta.

‘Come ti senti ora’ ‘ dice Mary con voce flebile ‘ ‘l’intervento &egrave stato sufficiente a curare le tue ossessioni?’

‘In genere le cure mi fanno effetto quando sono massicce e prolungate’ ‘ rispondo con fare malizioso.

E Mary, con tono falsamente rassegnato ‘ ‘Eh, vorrà dire che mi toccherà sacrificarmi un po’!’.

Ci stringiamo e una risata spontanea suggella il nostro appagamento.

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