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PRIGIONE TRASEX-Capitolo secondo

By 27 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

In realtà quello che sto per raccontarvi adesso &egrave successo molto tempo dopo. Mesi e mesi che ero diventato lo schiavo ufficiale di Trinax ed ero a suo servizio 24 h al giorno, subendo ogni tipo di umiliazione,sopruso,violenza fisica e verbale,angherie continue sia da parte della mia Padrona che da parte delle altre transex che avevano il diritto,nel padiglione T., di abusare a loro piacimento degli schiavi. E lo facevano,di continuo,senza pietà. Vero &egrave che lì nel padiglione ero al sicuro,subivo violenze continue ma era sopportabili rispetto al resto della prigione dalla quale venivano voci continue di accoltellamenti,uccisioni,risse. Inoltre a servizio di Trinax godevo di cibo buono,tv,alcolici,musica,riviste,ecc. Certo fuori sarebbe stato meglio e poi il modo in cui ero stato fregato dal direttore e da Trinax mi rodevo e maledicevo ogni giorno in prigione da innocente.

Una mattina la padrona mi chiamò: ‘Recati alla cella 550. ci sta una mia amica, Lea, per qualche tempo sarai a suo servizio,deve scrivere delle cose al computer ma si &egrave fratturata i polsi e ha bisogno di una mano. Sai scrivere alla testiera?’ ‘Sì, padrona!’ ‘bene, vai, fa tutto quello che ti dice di fare.
Lea aveva una cella lontano dalle altre. Non ero mai stato in quella zona del padiglione T. a parte la sua le altre 4 celle erano vuote. ‘Qui &egrave una specie di isolamento. Ci sono solo io. Ciao. Entra. Tu devi essere lo schiavo di Trinax..’ ‘Sì, signora..’ Lea era una transex alta,dal fisico teso,spalle robuste,tette finte ma gonfie, belle gambe. Slanciata e sexy se non fosse stato per il volto. Il corpo levigato pareva quello di una trentenne ma la faccia ne denunciava almeno 60! era scavata da profonde rughe ovunque,occhi,zigomi,gote,bocca. Questa era piccola, denti gialli, occhi azzurri nascosti da solchi di nera matita che aveva anche sotto gli occhi,gli davano un aspetto duro,luciferino. Trasalii. Cosa voleva questa veramente da me? E perché c’eravamo solo noi. Avevo paura, non mi fidavo più di Trinax dopo il processo.
‘Questo &egrave il pc,come vedi non posso scrivere ‘ e mostrò entrambe le mani fasciate ‘ tu devi solo battere quello che ti dico e stamparlo. Tutto qui, sei in grado di farlo?’ ‘Credo di sì…’ la fissavo sconcertato. Non mi fidavo. ‘Vuoi un caff&egrave??’ ‘Eh?…sì,cio&egrave grazie..’ era la prima volta in quel posto che una transex si rivolgeva a me con una richiesta del genere. Di solito ordinavano e basta.
Invece Lea si dimostrò molto gentile con me e il caff&egrave era ottimo.
Scrivevo al pc. Noiosi resoconti pubblici e cifre,centinaia di cifre. Ogni tanto Lea si alzava e andava a fumare fuori la cella. Poi rientrava e riprendeva a dettare. Andò avanti così per tre ore circa. ‘Ok,per oggi basta. Torna nella tua cella. ‘ ‘Grazie, signora. A domani mattina allora?’ ‘Sì, ma prima di andartene accompagnami in bagno,devo pisciare.’ la segui al cesso, le calai i pantaloni stretti di pelle che aveva,infilai le mani nelle mutandine ed estrassi un cazzo bianco,depilato,non grosso. Quindi per riflesso condizionato mi inginocchiai come facevo con Trinax di lato al cesso. Trinax ogni tanto si divertiva a pisciarmi direttamente in bocca,oppure in faccia,ma il più delle volte pisciava normalmente ma esigeva che io le pulissi la cappella con la lingua,così pensai che anche Lea volesse così.
‘Ma cosa fai,alzati e allontanati,dopo rimettimi a posto l’uccello e vattene.’
‘Mi scusi signora ‘ borbottai imbarazzato ‘ credevo che volesse pisciarmi in bocca o che dopo lo pulissi…mi scusi…’ ‘Ok..lascia perdere..bene così…ho fatto…dammi una mano e poi vai nella tua cella e ringrazia Trinax del servizio. Ci vediamo domani!’ riposi il cazzo di Lea nelle mutandine e poi me ne andai.
Il secondo giorno fu uguale. Cifre, parole, pause per la sigaretta di Lea, l’accompagnavo in bagno e me nestavo in disparte aspettando che avesse finito per riporre l’uceelo nelle mutande.
Il quarto giorno le chiesi come si era rotta i polsi.
‘Non sono affari tuoi!’ taglio corto lei.
Dopo una settimana mi rivolse la parola.
‘Ti chiederai perch&egrave sono qui da sola.’
‘Se vuole raccontarmelo signora,l’ascolto volentieri…’
‘Ho ammazzato uno con un posacenere in testa, un colpo solo. Un mio amante. Mi tradiva. Lo scoprii. Mi hanno dato l’ergastolo,devo trascorrerne due in isolamento. Ma il direttore &egrave pure amico mio e mi tiene qui tranquilla,posso ricevere visite e ho questo lavoro che mi permette di mandare dei soldi a casa,ho una figlia a U. e tu come sei finito qui?’
le raccontai tutto. Della rapina,della prima condanna,della cella con Trinax,di come mi avevano fregato lei e le guardie e il direttore. E dei mesi da schiavo. Senza speranza. Umiliato da tutti. Senza futuro.
Lei sorrise.
Lea era gentile. Dopo le prime 2 settimane mi dette dei soldi.
‘ll lavoro l’hai fatto tu..prendili..’
Quella sera in bagno mentre rimettevo a posto l’uccello di Lea,indugiai un attimo. L’unico modo che avevo per ripagarla in quella prigione era il mio corpo. ‘Vuole che le faccia un servizietto di bocca, signora?per ringraziarla dei soldi..’
lei mi squadrò. ‘Vai nella tua cella!’ disse dopo avermi dato uno schiaffo.
Il giorno seguente pensavo che Lea fosse arrabbiata con me per quello che avevo fatto ma al contrario si comportò come se nulla fosse. Svolsi il compito che mi era stato assegnato e parlammo un poco mentre lei fumava. Le raccontai della mia infanzia e lei del suo passato. Era stata persino un attrice in alcuni film, piccole parti,ma in buone produzioni, aveva gestito un bar, uno strip- bar, un ristorante e aveva avuto innumerevoli amanti, era simpatica nel descrivere il suo passato e allegra,ma appena dopo riprendeva il tono distaccato,serio,nascosto.
Dopo un paio di mesi, il mio lavoro era finito e anche quello di Lea.
Mi dette dei soldi, e mi congedò: ‘Per adesso qui abbiamo finito,ma se il direttore mi assegnerà altri compiti simili ti farò chiamare. Ora i polsi vanno molto meglio,ma sei uno in gamba,serio e si lavora bene con te.’ ‘Grazie signora,mi chiami,ne sarei felice. Lei &egrave la persona più gentile che ho incontrato qua dentro e l’unica che non abbia approfittato di me…grazie..’
tornai alla mia cella con Trinax che mi assegnò subito un compito di pulizie,ma sostanzialmente mi ignorò. Come spiegherò poi da quando abitava con Yum non aveva attenzioni che per l’amica e dato che io ero sempre stato ‘fuori’ dalla cella negli ultimi mesi mi ignorò. Era anche un bel pezzo che non dovevo spompinare lei o qualcuna delle sue amiche e che non venivo sodomizzato a sangue da Trinax e compagnia e mi stava venendo un po’ di appetito sessuale. Ormai erano anni che non vedevo una donna vera o toccavo un corpo femminile. Un normale un giorno mi aveva confidato che Alvares,una delle guardie,organizzava incontri con puttane durante i colloqui mensili. Bastavano qualche saldo per lui e per la troia e potevi fottere su un materasso per una 40tina di minuti. Avevo molti soldi per il lavoro con Lea,dato che,come schiavo di Trinax non dovevo pagare nulla per cibo,liquori,musica,ecc, come facevano gli altri e sapendo che se la padrona mi avesse trovato i soldi se le sarebbe presi come proprietà sua,in quanto io le appartenevo così come le mie cose. Così contattai Alvares che mi fece avere il suo tariffaio: 50 per lui e 50 per la ragazza. Potevo scegliere fra 3: una grassa dalla figa pelosissima e due cioccie enormi, una tipa molto alta,aspetto androgino,senza seno in pratica ma dal fisico curatissimo e sexy e una tipa sulla trentina,bassina,ma carina che aveva tutto meno che l’aria da troia(Alvares mi mostrò le loro fotografie scanna rizzata da internet). Scelsi l’ultima perché mi pareva la più femminile. Concordammo la data e gli detti i soldi.
Alvares venne a prendermi una mattina e mi portò in una stanza spoglia eccetto per un materasso buttato per terra e un piccolo bagno dove lavarsi. La ragazza arrivò dopo poco. Era vestita da ragazzina con gonna scozzese e camicetta rosa,poco trucco e un volto gentile,da brava ragazza. Ok, si intuiva che era una troietta che se la passava male(venire a fare marchette in un carcere non doveva essere il massimo)ma l’aspetto era rassicurante e tranquillo. Ci stendemmo sul materasso e lei iniziò a spogliarmi e poi si spogliò. Sentivo il suo profumo di donna e il suo corpo leggero,gentile,carino mi stordivano quasi. Era un sacco di tempo che non stavo in compagnia di una donna,ormai il mio orizzonte era fatto solo di corpi di donne-uomo con cazzi grossi e tette finte,una donna era lontana dal mio mondo. Prese a toccarmi il cazzo ma io ero in difficoltà. Il sesso per me si era ridotto al ruolo di passivo. Venivo scopato da transex che abusavano del mio culo a loro piacimento e ciucci avo cazzi transex in qualsiasi momento della giornata se mi ero ordinato. ‘Scusa ‘ le dissi ‘ sono un poco arrugginito….’ ‘Non preoccuparti dolcezza,nessuno ci insegue. Stai tranquillo,sono qua per te..’ e mi abbracciò. Era una vita che non ricevevo un abbraccio e mi sentii incredibilmente bene,era rilassante e caloroso. La ringraziai per quell’abbraccio e le chiesi se poteva continuare a tenermi a quel modo. Lei mi strinse più forte. Poi prese una radiolina dalla borsa e accese una musica dolce. Era bello starsene abbracciati a quella puttana senza ordini da eseguire. I muniti passarono e solo alla fine lei mi prese il cazzo e mi masturbò. Venni copiosamente e fui felice.
‘E’ stata bellissimo, ti ringrazio,sei speciale..’ le dissi ‘Spero di poterti rivedere presto..’
mi erano rimasti dei soldi e volevo rivederla,non stavo così bene con qualcuno da tempo immemorabile. Alvares mi disse che con un piccolo omaggio a lui e trovando un detenuto disposto a scambiare il suo colloquio con il mio avrei potuto rivedere la puttana anche la settimana seguente. Al padiglione T. tutto era in vendita. Spesi tutto quanto avevo, trovare un poveraccio disposto a cedere il suo posto fu facilissimo. La puttanella tornò da me. Ci abbracciammo di nuovo a lungo, la strinse a me e lei mi tenne,cullandomi come una fidanzatina premurosa per il suo ragazzo stanco e infelice. Dopo sentii una erezione fortissima montarmi su. Iniziai a baciarle le tette piccole e il corpo, la sollevai per le braccia e la feci salite su di me. La penetrai dolcemente. Il mio cazzo nella sua figa calda era una sensazione eccezionale, forte. Presi a chiavarla spingendo dal basso verso l’alto. La scopavo e la baciavo.leccavo la sua pelle di donna,annusavo il profumo dei suoi capelli di donna,del suo seno piccolo ma vero. Lei godeva, forse fingeva,ma a me non interessava ero convinto che le piacessi un poco e mi davo da fare per scoparla. Spinsi a lungo, la scopai con classe come facevo con la mia ex-ragazza. Era splendido. La ribaltai sul materasso e la scopai da sopra,classicamente,ma per me quella cosa era solo il passato: un uomo,la donna sotto,la posizione più diffusa di tutte. Con forza la scopai e venni con rabbia e passione. Lei mi abbracciò ancora e poi ci salutammo.
Tornai in cella con sorriso.
Trinax e Yum mi attendevano minacciose. Avevano in mano fruste e catene, Yum un cazzo gigante di colore grigio. Impallidii e capii che ero nei guai.
‘Allora schiavetto….te ne vai in giro a scopare troiette senza il mio permesso…pensavi che non lo avrei saputo??? qui io so tutto…RICORDATELO SCHIAVO!!! mettiti in ginocchio, stasera ti ricorderemo che tu se solo un ciucciacazzi e prendinculo!’
ero impaurito ma il tempo passato con la puttanella era stato prezioso e non mi importava della punizione,ne era valsa la pena.
Mi inginocchiai e sentii Yum far volare la frusta.
Ne avrei prese quella notte, mi avrebbero infilato cazzi finti in culo,cotretto a succhiare i loro enormi uccelli neri,mi avrebbero violentato con crudeltà e malizia,ridendo e giocando con il mio corpo di schiavo,con la mia bocca che apparteneva loro.
Ma io avrei pensato alla troietta e ai suoi abbracci e alla sua figa e al modo in cui rivederla ancora.

se interessati a sapere come continua o per commenti,critiche,ecc. scrivete a dorfett@alice.it La punizione di Trinax e Yum fu cruenta e umiliante. Mi legarono al solito tavolinetto delle torture e lo passarono su un attrezzo quadrato previsto di ruote e mi strinsero i capezzoli in una morsa legata ad una catena. Yum mi ficcò l’enorme fallo grigio nel culo, facendo in modo che non uscisse, quindi si misero sedute sul divano a una certa distanza da me. Presero a toccarsi a vicenda. Lingue che vorticavano, baci intensi, labbra che cercavano labbra, volto, zigomi, pelle, poppe, capezzoli. Si strusciavano e si toccavano, due transex nere arrapate e lascive, io però ero legato e immobilizzato,il cazzo grigio di misura extralarge che mi dilaniava il culo in due e per quanto quella scena fosse eccitante e volgarmente potente non potevo godermela affatto. Quando le due ebbero raggiunto un’erezione significativa, Yum, d’improvviso tirò la catena a sé e il carrello al quale ero tenuto andò versò di loro con forza, strappandomi dolore e un urlo acuto. Mi presero la faccia e spinsero la mia bocca contro i loro sessi. Presi a fare un bocchino a Yum e a spompinare Trinax,ma appena dopo Yum dette una spinta al carrello e fui mandato indietro,lei teneva la catena e quando fui ritornato al punto di prima, essa si tese strappandomi ancora urla e dolore. Presero a giocare a quel modo alternandosi al tiro della fune a al lancio indietro del mio corpo imprigionato. Ridevano e si divertivano,io soffrivo per quei colpi e dovetti sbocchinare con forza i loro enormi cazzi mentre ero loro addosso e soffrire mentre venivo spinto avanti e indietro sul quadrato. Come sopportai tutta quella sadica violenza? Pensando alla mia puttanella e al prossimo incontro privato. Poi Yum si alzò, dal mio culo estrasse il fallo grigio gigante e ci mise dentro il suo cazzo,altrettanto grosso,ma di carne,nero e pulsante. Mi sodomizzò con forza come sapeva fare solo lei,con quel batacchio di pelle nera che si ritrovava fra le gambe,mentre la mia bocca era impegnata ad accogliere il cazzo della padrona Trinax. Questa mi venne dentro,sparandomi il fiotto di sborra in gola e schiaffeggiandomi,urlando che io ero sue e non dovevo pensare alle donne. Yum estrasse il suo cazzo gigante dal mio culo prima di sborrarmi il suo seme bianco,caldissimo e appiccicoso sulla schiena,quindi lo raccolse con le dita e lo aggiunse a quello dell’amica nella mia bocca. Poi se ne andarono a letto,lasciandomi legato,appiccicoso e con in bocca lo sperma di entrambe senza poter bere o fare altro.

Per rivedere la mia amica però avevo bisogno di soldi. Da tempo non ne chiedevo alla zia e così le feci una telefonata. Mi mandò 30 pezzi. Poi pensai che potevo sentire se Lea aveva qualche lavoretto per me. L’andai a trovare. I polsi erano guariti e stava scrivendo da sola. ‘Cosa scrive,Signora?’ ‘Oh, ciao…poesie…piccole poesie cio&egrave..vuoi leggerne?’ per cortesia lo feci ma mi sembravano cose piuttosto infantili. ‘…ma sei così sciupato..cos’&egrave successo? Trinax?!’ Le raccontai tutto, della troietta,della punizione di Yum e Trinax e del fatto che avessi bisogno di soldi. ‘Beh io non posso darti molto…come sai ne ho bisogno pure io per mia figlia,ma se posso aiutarti..sei così dolce..ti stai innamorando di lei,vero?’ ‘Non so..forse..cio&egrave…per il momento cerco solo questo contatto umano diverso,una donna,mi piace stare con lei,ecc.,spero mi capisca…’ ‘Ti capisco benissimo,tesoro…tieni ho pochi soldi..ma possono servirti..’ ‘Come posso sdebitarmi? Posso pulirle la cella, potrei farle da mangiare…mi dica lei…’ ‘Oh, ci accorderemo..intanto prendi e vai se Trinax sa che vieni qui…vai…’
Tornai in cella e contai i soldi ce ne erano abbastanza per Alvares e per la ragazza. Aspettai che fosse passato un mese e contattai la guardia.
Il giorno prima dell’incontro ero eccitato e teso e dormii poco. Quando lei entrò nella stanza le saltai addosso per abbracciarla. Poi parlammo. Judy, così si chiamava era una ragazza a cui la sfiga dava del tu:padre alcolizzato e violento, un uragano che aveva distrutto la sua casa a 18 anni, un marito che era morto in guerra,e tutto il corollario di disavventure. Le parlai un poco di me e presto si creò un certo feeling fra noi, lei era una ragazza triste ma i suoi occhi erano dolci e pieni di una vitalità che mi colpiva. Volli leccarle la figa. Dopo tutto quel tempo passato a ciucciare cazzi,una bella figa era un sapore nuovo,fresco, superbo e anche se Judy era una puttana,la sua figa sapeva di donna,di vera donna. Dopo la presi da dietro, facendo andare il mio cazzo su e giù nella sua figa. Appena presi ritmo mi sentii un altro: un uomo libero,forte,virile, tutto quello che non ero nel padiglione T.,un uomo vero. La trombavo sbattendo il mio ventre contro il suo culo, le tenevo le poppe e le baciavo i capelli, la trombavo con gioia, con desiderio. Venni nel preservativo e mentre ci stavamo rivestendo, Judy mi prese il volto fra le le mani e mi baciò sulla bocca, quindi mi strinse forte a sé. Fu bellissimo. Le chiesi l’indirizzo di casa e il telefono e lei me li dette.
Però senza soldi era impossibile rivederla, non avevo canali se non con Alvares e se Trinax lo avesse scoperto avrei passato guai. Mi confidai solo con Lea raccontandole le mie pene e i mie desideri. Lei mi consigliò di scriverle e di telefonarle. Mi disse di venire a scrivere nella sua cella e poi lei avrebbe fatto inviare la posta così che Trinax non sapesse che avevo questa corrispondenza. Cominciai a scriverle lunghe lettere, appassionate, dolci e piene di riferimenti al suo corpo. In carcere, dove tutto &egrave uguale e i giorni sono fotocopie dei precedenti &egrave facile prendersi una sbandata,una passione fa bene,aiuta a tirare avanti, a vivere. Lea leggeva le lettere e le approvava. Mi consigliava frasi e aggettivi e rideva della mia cotta. Judy rispondeva a 1 su 3. certo aveva altre cose da fare e non era una persona abituata a scrivere,ma scriveva letterine dolci e affettuose. Le spiegai perché dovesse indirizzarle a Lea W. e non a me e lei capì. Lea leggeva per prima le letterine di Judy, rideva della goffaggine di lei,ma a me stava bene. Telefonale era più difficile. Per prima cosa i telefoni erano nel corridoio e tutti potevano vedermi. Poi ci volevano monete ed io non avevo soldi. Provai a prostituirmi presso alcuni normali,ma rifiutarono,sapevano che era meglio non avere a che fare con gli schiavi personali delle transex per evitare guai e uno, Steven, che aveva accettato che gli facessi un pompino per pochi spicci, quando seppe che ero di proprietà di Trinax si tirò indietro dicendo che non voleva rischiare la pelle per colpa mia. Così elemosinai qualche spiccio in giro e riuscii a farle una breve telefonata. Fu però intensa, Judy pianse persino quando le spiegai che non potevo vederla per mancanza di soldi e che telefonarle per me era difficile e pericoloso. Alla fine fra le lacrime mi disse:
‘Parlo io con Alvares e sistemo tutto. Non voglio soldi,dolcezza…ci vediamo il prossimo mese…addio, ti amo…’
‘Anch’io ti amo,Judy non vedo l’ora di rivederti di nuovo….’
Fu di parola e Alvares mi venne a prendere.
Nella stanza appena entrò fu piena di luce e calore. Ci abbracciammo, baciammo, stringemmo e ci ripetemmo di essere innamorati l’uno dell’altra. Quindi ci mettemmo a fare sesso come due ragazzini,toccandoci ovunque, leccando, baciandoci, strusciandoci. Tette e culo, il mio corpo,il suo, il mio cazzo la sua figa. Bocche affamate ed affettuose, lingue impazzite e vogliose. La presi ancora da dietro affondando i colpi con il mio viso dentro i suoi capelli. Lei mi fece un dolce pompino per farmi venire e poi rimanemmo mano nella mano senza dire nulla,come vecchi amanti.

Quando rientrai in cella, Trinax mi sbatte a preparare dei sandwich per lei e Yum che stavano vedendo un vecchio film alla tv via cavo. Fingendo indifferenza feci tutto con gioia e pensando a Judy. Ma forse il mio atteggiamento rilassato innervosì Trinax o forse da padrona che oramai conosceva bene il suo schiavo percepì qualcosa e mi chiamò:
‘Spogliati!’
‘Perché, Padrona?’
‘Tu non puoi fare domande!, solo eseguire ordini ‘ e Yum mi colpì con una frustino ‘ spogliati e zitto!’
rimasi in mutande e tramai all’idea che quelle due scoprissero.
‘Via le mutande, pezzo di merda!’
esitai. Yum mi colpì ancora. ‘Muoviti, stronzo!’
tremavo e non mi mossi. Trinax allora si alzò e mi mollò uno schiaffo potente. ‘Come osi??!!’ mi strappò le mutande e si chinò ad odorare il mio sesso. Impallidii. Tremai più forte. ‘Lo sapevo…questo stronzo ha rivisto la sua troietta….e senza nostro ordine!’
‘Merita una bella punizione stavolta! E quella passata sarà solo una festicciola in confronto….ora vattene di là, ti comunicheremo cosa ti attende…intanto studieremo la punizione per te,stronzo…vai!!’
Mi inginocchiai pregandole. ‘Vi prego…io amo Judy…vi prego…non ho fatto nulla…perché???lasciatemi vederla una volta ogni tanto…non vi chiedo molto…poi sarò il vostro umile schiavo…vi prego…amo quella ragazza…’
‘Sei il nostro schiavo e tu non hai voleri o passioni…noi decidiamo della tua vita…vattene…sparisci dalla nostra vista..’
(al solito per domande,critiche,suggerimenti: dorfett@alice.it) La punizione fu in effetti durissima. Per prima cosa Jim il capoguardia mi affibbiò 3 giorni di isolamento, quindi quando rientrai in cella trovai Yum e Trinax molto eccitate e insolitamente tranquille. Mi aspettavo schiaffi,sculacciate e frustate per il mio ‘tradimento’,ma si mantennero su un tono di distacco e di sfida. Fui usato come tavolinetto e posacenere umano mentre guardavano la tv,ma era una cosa piuttosto usuale e non ci facevo più caso. Tuttavia notai come ci fosse un viavai insolito di trans nella cella accanto alla nostra. La sera successiva al mio rientro dall’isolamento, Trinax mi chiamò: ‘Schiavo! Il momento della tua punizione &egrave giunto. Vogliamo farti capire quanto sei insignificante ai nostri occhi…’
assieme a Yum entrarono nella stanza alcune transex. C’era Geenas, Fila, Huammy e Alinaxx. Tutte erano già a cazzo fuori e con una bottiglia di acqua in mano dalla quale bevevano in continuazione. Si disposero a cerchio davanti a me agitando i loro falli verso la mia faccia. Trinax mi fece inginocchiare in mezzo a loro e mi bloccò le mani dietro la schiena. Mi mise anche un’asta divaricatrice alle gambe in modo che non potessi alzarmi o tentare di scappare. Quindi le trans si fecero minacciose. Yum per prima ruppe gli indugi e prese a schiaffeggiarmi con forza,imitata dalle altre. Volavano schiaffi sulla mia faccia che mi rivoltavano tutto, quindi Trinax mi prese la bocca e la ficcò sul primo cazzo disponibile. Huammy prese a fottermi la bocca con forza. Poi Fila, quindi Geenas e Yum, Allinaxx e Trinax. Cazzi che mi fottevano la bocca,che forzavano la mia gola. Uccelli enormi che prendevano la mia bocca come una figa o un culo. Un cazzo,un altro,una cappella, un’asta da succhiare,leccare,baciare. Non facevo in tempo a cucciarne uno che un altro si prendeva la mia bocca e giù ancora succhiare,leccare,baciare,ciucciare. Andarono avanti a umiliarmi e usarmi in quel modo. Cazzi in bocca uno dietro l’altro. La prima a venire fu Alinaxx, Yum mi tenne per i capelli torcendomi all’indietro per far si che il fiotto mi prendesse la faccia e il corpo. Quindi venne Fila e puntò direttamente al mio petto. Poi fu il turno di Huanny che mi venne sui capelli e la faccia,poi Geenas che mi buttò a terra e mi venne sul ventre, quindi la padrona Trinax che imitò l’amica sborrandomi addosso sul ventre e risalendo sul petto e la faccia. Infine Yum che mi afferrò per i capelli e mi impalò il suo cazzo nero enorme in bocca. Spingeva cercando di farmi vomitare,ma venne prima. Il fiotto caldo e prepotente mi uscì dall bocca unendosi al resto dei semi delle transex che ricoprivano il mio corpo. Stremato mi slegarono e mi dissero di non muovermi,disteso a terra con tutto lo sperma caldo che mi impiastricciava faccia e corpo.
Si misero a bere e fumare,parlare fra loro lasciandomi in pace. Pensai che avessero finito e cercai di riposarmi un attimo prima che Trinax mi ordinasse di andare a ripulirmi.
‘Ok ‘ fece Yum ‘ adesso viene la parte divertente….voi ‘ e urlò a due schiavi che stavano dietro di loro in ginocchio ‘ andate nella cella e prendete lo scrigno!’
i due obbedirono e li vidi entrare con una grossa cassa(come quelle da morto…)tutta trasparente. Dentro era piena per ‘ di un liquido giallo di varie sfumature.
‘Adesso bastardo fottitroie ci divertiremo a vederti sguazzare nel piscio. Qui dentro infatti c’&egrave l’urina raccolta dalle varie transex in questi giorni…. – fece Yum ghignando beffarda mentre la altre ridevano entusiaste ‘ tu ci entrerai dentro e poi noi completeremo l’opera sommergendoti del tutto…’
‘Noooo nooo noooo vi pregoooooo noooo noooooooooooo…’ ma delle mani già mi stringevano. Cercai di divincolarmi, scalciando,ma Trinax urlò: ‘ FERMO!! ASCOLTAMI BENE ADESSO TU ENTRERAI LI DENTRO DOCILE COME UN AGENLLINO OPPURE TI RIEMPIO DI BOTTE FINO A DOMANI MATTINA!!!’ e per dimostrare che non scherzava mi mollò due schiaffi potentissimi,quindi mi afferrò le palle e le strinse fino a farmi soffocare, mi sbatt&egrave a terra,quindi mi afferrò i capelli scuotendomi con rabbia.’ DIRAI CHE SEI ONORATO DI FARE IL BAGNO NELLA PISCIA DELLE TUE PADRONE!!’
Sapevo che non potevo venirne fuori se non come volevano loro. Yum mi prese il mento con le lunga dita nere laccate di rosa, mi costrinse ad aprire la bocca, mi scosse la faccia con forza, sudavo,mi sentivo lo sperma caldo delle transex sul corpo, fra poco sarei dovuto entrare in una vasca piena di piscio, piansi spaurito, lei sorridendo beffarda fece colare un lungo rivolo di saliva dentro la mia bocca e mi obbligò a deglutire. ‘Entra nella vasca,stronzo e ringrazia come ti ha ordinato Trinax!’
i due schiavi aprirono quella sorta di sarcofago. Con lentezza, singhiozzando e tremando mi avvicinai e infilai un piede nell’apertura superiore. Yum mi colpì. Mi infilò le sue unghie laccate e interminabili nella pelle delle spalle, strappandomi un grido di dolore. ‘Dimentichi qualcosa,stupido!’ ‘…scusi…GRAZIE PER L’ONORE CHE MI CONCEDETE…’ quelle risero forte. L’apertura era piuttosto stretta,ma riuscii a calarmi dentro stringendomi. L’odore era forte e mi prese alla gola e al naso. Il liquido era ancora un poco caldo. Quando fui dentro lo spazio aumentò,ma ero sommerso dall’urina delle transex. Quelle risero. Avevo solo la testa fuori da quell’affare. Inzuppato nel piscio! Umiliato. In trappola. Respiravo male con il naso e la bocca fuori dal piscio. Quelle continuavano a ridere. Trinax era allegra. Yum incitava le altre. Geenass mi schiaffeggiò. Quindi salì sopra una sedia e puntò il suo uccello bianco contro la mia faccia. Beveva acqua e rideva. Le altre battevano le mani. Fila mi colpì. Sadiche. Cattive. Pensai a Judy. Al suo corpicino di femmina, al suo profumo di ragazza. Chiusi gli occhi e pensai a lei. Intensamente. Geenas mi colpiva con sui uccello sulla bocca il naso gli occhi. Ridevano. Superbe. Troie. Un fiotto caldo di urina mi colpì in faccia. Geenas gridando e ridendo mi pisciava in faccia! Il liquido mi centrava il volto da quella distanza, poi cadeva giù nell’affare trasparente dove ero immerso. Quando finì mi ficcò il cazzo in bocca per pulirlo. Fila prese il suo posto. Urla. Risate. Yum che mi colpiva. Trinax che incitava le altre. Anche la transex mulatta pisciò sulla mia faccia. Altro liquido che mi arrivava al mento e oltre. Sulla sedia salì Yum. Mi sbatt&egrave più volte il suo enorme cazzo nero sul muso. Beveva pure lei. Era eccitata. Si concentrò. Le altre urlavano. Trinax mi prese i capelli e mi spinse contro il cazzo dell’amica. Quella pisciò. Un fiotto fortissimo, caldo, potente. Mi riempì tutto. Tutto. Tutto. Non riuscivo quasi a respirare, quando smise, si pulì bene con i mie capelli, gli occhi, il liquido sotto era sempre più alto. Trinax si mise un guanto lungo di pelle. ‘Ora vai giù, schiavo!’ pregai di no. Piansi. Inutile. Pensai a Judy. A quando l’avrei rivista. ‘Giù!!! stronzo!!!’ e la padrona con il guanto nero mi spinse sotto nell’urina gialla di quelle transex. Mi tenne sotto. Che schifo! Judy dove sei?. Mi tenne sotto. Non respiravo più,… aiuto! Mi mollò e riemersi. Ridevano. Schiaffi, il cazzo di Yum su di me. Colpi di cazzo sulla bocca, Trinax mi spinse di nuovo giù. Mi agitavo. Sbattevo contro il plexiglas. Mi mollò. Ancora risate. Basta! Vi prego!!. no, giù. Ancora. E ancora. E ancora.
Poi trinax mi fece uscire. Gli schiavi mi tirarono fuori. Mi dettero un accappatoio e mi pulirono. Tremavo. Piangevo. Pensavo a Judy.
Trinax mi chiamò dopo pochi minuti.
‘Non abbiamo finito con te! Manco io! Inginocchiati!’
mi abbassai ai suoi piedi. Lei si avvicinò. Il suo cazzo nero sulla mia bocca.
APRI.
Sapevo.
APRI.
Doveva pisciare lei.
APRI TROIA.
Chiusi gli occhi. Aprii la bocca.
E il fiotto di piscia della Padrona mi riempì la bocca. Mi sommerse, annaspai, ma lo bevvi il più possibile. Mandai giù.
Il piscio della Padrona Trinax.
Anche se pensavo a Judy ero ancora lo schiavo di quella crudele transex nera. Che disponeva della mia esistenza nel padiglione T.
quando ebbe finito. Pulì il suo cazzo nella mia bocca.
Leccai tutto.
Ogni traccia di piscio.
Lei mi schiaffeggiò più volte. Con rabbia.
VATTENE PUTTANA.

(al solito per commenti critiche, consigli su come continuare, scrivete a: dorfett@alice.it
nessun riferimento a persone reali in questa storia,solo fantasia) piegato in avanti, la schiena curva,le ginocchia sottoposte ad uno sforzo, legato ai polsi e ai piedi,bendato,costretto in quella posizione da più di un’ora, una palla di spugna ficcata in bocca e legata con dei laccioli di pelle nera fissati alla nuca,fa un caldo pazzesco,sudo,sono bloccato lì e dolorante in ogni parte del corpo,posso solamente spingermi in avanti,con lentezza spasmodica,verso una ciotola di metallo lucida,posta davanti a me,&egrave colma d’acqua e appunto spingendomi in avanti posso immergerci la faccia e con la spugna raccogliere l’acqua per dissetarmi e idratarmi soprattutto,trarre un piccolo sollievo da quella punizione,da quell’attesa.
Oggi infatti arriverà Yum.
Yum &egrave una cara amica di Trinax da anni. Era reclusa in un altro carcere per truffa,ma il direttore Jim &egrave riuscito a farla trasferire al padiglione T.,su pressione della sua amante Trinax. La padrona non sta nella pelle da settimane,&egrave eccitata come una ragazzina. Stamani mi ha fatto lucidare la cella da cima a fondo,poi si &egrave vestita sexy: vestito rosa,stivali bianchi tacco alto,truccata da troia,rossetto rosa trasbordante,fard, ombretto,laccata,profumata,i capelli raccolti in una crocchia alta con una complessa operazione dal parrucchiere del padiglione T, Frans, scollatura vertiginosa,anelli e orecchini d’oro. Poi ha organizzato questo comitato di benvenuto per Yum. Ha convocato tre schiavi che sono seduti per terra da un parte, in silenzio,nudi,puliti e laccati,con fiocchi rosa legati sulla testa. Champagne e caviale pronti sui tavoli. Torta rosa a tre strati fatta dal cuoco della prigione. Quindi mi ordinato di inginocchiarmi in mezzo alla stanza,mi ha fatto legare e messo la ciotola davanti.
Trinax &egrave a parlare con amiche e normali nel corridoio. La sento ridere e parlare ad alta voce. Gli schiavi sono in silenzio,in attesa,come me.
Passano altri lunghissimi minuti.
Quindi sento Trinax rientrare.
‘Tu,schiavo, alzati, vieni qua. Prendi il gel e ficcalo nel culo del mio schiavo personale. Spicciati.!’
sento quello muoversi e poi due dita che entrano col gel nel mio ano.
Sobbalzo.
‘Fai piano,scemo! !’ e sento volare uno schiaffo.
Quello si scusa e infila un solo dito,con delicatezza,stavolta.
Fa il suo lavoro per un po’.
Quando finisce,Trinax gli molla un calcio.
‘Torna al tuo posto,verme! Tu! Alzati! Vieni qua…muoviti,stupido! Ecco..prendi queste palline,infilale nel culo di lui!’
mi agito. Trinax mi molla uno scapaccione. ‘E tu! Spicciati!!’ e altri colpi su di me e su di lui.
Sento che il mio culo &egrave di nuovo violato, ma stavolta da oggetti tondi,di plastica. Uno. Mi fa malissimo. Mi agito. Trinax mi tira uno scapaccione. ‘FERMO!!’ altro pallino. Fa malissimo. Cerco di rilassarmi ed aprire il buco del culo. Terza pallina. Cazzo,che dolore! ‘AVANTI!!! mica possiamo starci tutta la notte! Yum sta arrivando!’
quarta pallina.
Va meglio. Il culo &egrave più dilatato,aperto. Quello la spinge bene dentro. AVANTI!!! incalza Truinax.
Quinta pallina.
Vorrei urlare ma stringo la spugna ancora umida.
‘Bene,torna al tuo posto!’
hanno finito.
O meglio tutto starà per iniziare suppongo.
Ancora minuti da attesa. La padrona torna in corridoio.
Torna il silenzio.
Sento gli schiavi respirare ansiosi,non sanno neppure loro cosa potrà capitare da qui a poco.
Io cerco di rendere la presenza delle palline meno fastidiosa,respiro profondamente e cerco di rilassare il culo e accettare i nuovi ospiti. La padrona non &egrave nuova a introdurre oggetti nel mio ano. Spesso il suo cazzo lungo,ma anche strap-on e ortaggi.
Perché quelle palline poi? Mi domando.
Silenzio.
Altri lunghissimi minuti.
Poi delle grida.
Urla e battiti di mani dal corridoio,di sicura sta arrivando questa Yum.
Trinax urla e ride.
Si sentono ancora applausi e battiti di mani. Poi immagino un giro di baci,abbracci,dicono: sei bellissima ,che figa,che donna,che bella, che amore, che troia, che tesoro,che bella…..
quindi il gruppo si scioglie. Sento un ticchettio frenetico di stivali dal tacco alto che entrano nella cella. Trinax ride e biascica parole. Yum deve essere alta,sento il suo passo pesante diverso da quello della padrona.
‘Ecco! Per te, tesoro! Il mio piccolo comitato di benvenuto!’ yum grida di gioia, OH, DEGLI SCHIAVETTI INFIOCCHETTATI! E LO CHAMAPGNE…
ha una voce profondissima Yum,cavernosa, le parole escono come da lontano.
E QUESTO??
‘E’ un omaggio per te…il mio schiavo personale…ha un messaggio per te nelle sue chiappe..
DA VERO??
‘guarda…vedi quella cordicina che spunta dal suo culo bianco?’
Sìì
‘tirala…così…dai…’
sento tirare.
Non forte per fortuna,dolcemente..il culo mi fa male, comunque, esce una prima pallina
OHHH…MA QUI…ABB…
tira la seconda ancora lenta.
UNA SCRITT…OH…AMORE….
tira le altre di botto con una forza,urlo di dolore, brucio,mi viene da piangere,ma a parte i mugolii non sento niente e quelle ridono e urlano..
MA CHE DICE??….LCOME…AH….WELCOME YUM!!!! AMORRRRRRRRRRREEEEEEEEEEEEEEEEEE
si baciano o che,poi di nuovo risate e sberleffi. Yum mi sculaccia, ha una mano pesante,grossa, affilata. La immagino, nera, possente, gigantesca che sovrasta Trinax di una spalla,ma non posso voltarmi.
‘beviamo, mia cara..beviamo..’
sento stappare lo champagne, risate, Trinax che manda ordini agli schiavi, sento movimenti, lo champagne versato,che cade in terra, risate, baci, passi frettolosi, ordini perentori, gli schiavi devono sgobbare, rumore di bicchieri, piatti, risate ancora, parole,parole. Vanno avanti a lungo,io sempre inginocchiato e legato.
Perché NON ANDIAMO DI LA??? A DIVERTIRCI UN POCO FRA NOI, RICORDARE I BEI TEMPI??AMORE??
‘Certo, carissima…ho preparato il letto per noi: SCHIAVI!! MUOVETEVI DI Là, TU PORTA LO CHAMPAGNE. TU IL GEL. TU SLEGA LO SCHIAVO E LASCIALO QUI.!’ ordina Trinax. Vengo slegato. Il corpo si rilassa, respiro. Bevo l’acqua della ciotola, sfinito. Vedo la comitiva andare nella stanza per il letto. Mi riprendo un poco. Mi alzo,lentamente, le ossa e i muscoli spezzati dalla posizione tenuta a lungo. Vedo le palline che ho tenuto nel culo per terra. C’&egrave scritto WELCOME YUM e dei cuoricini. Mi siedo da una parte e mangio un paio di barrette energetiche della scorta della padrona. Respiro con calma. Sento dall’altra stanza provenire risate forti, schiaffi, parole, baci, casino, musica rap, stranezze.
Bevo ancora e mi metto comodo, chiudendo gli occhi.
Non so come ma mi addormento persino per un poco.
Mi sveglia uno schiavo.
‘Ti vogliono di là!’ dice e mi aiuta a svegliarmi.
Velocemente vado nell’altra stanza. Yum e Trinax sono sul letto, nude, corpi neri come opposti. Yum tutta tirata,lunghissime gambe nere luccicanti, addominali scolpiti, due tette perfette,frutto di un lavoro chirurgico di alta classe. Braccia grosse,tirate,indossa due bracciali grigi che le danno un tocco di amazzone guerriera. La faccia &egrave segnata da linee dure, solchi attorno alla bocca,ma non deve avere neppure 35 anni. Bocca rifatta pure quella,rossa,capelli ricci rossi.
Trinax invece &egrave tozza e corta, a fianco di lei pare una donnetta di paese.
Ai bordi del letto i due schiavi stanno baciando i seni delle transex. L’altro ha preso in mano una palma di plastica e sventola il letto.
‘Vieni qui, schiavo! ‘ ordina la padrona.
Mi avvicino lentamente. Solo ora noto il cazzo gigantesco di Yum.
&egrave un serpente.
Saranno quasi venticinque centimetri di nerchia nera,lucida,depilata,la cappella &egrave grossa come un fungo gigante.
Trinax mi indica i piedi dell’amica e mi metto a baciarli e adorarli come mi ordina quella.
VOI SMETTETE. PRENDETE QUEI CAZZI!! ordina Yum.
Sbircio quello che accade. Continuando a leccare e baciare i piedi di Yum alla sponda del letto. I due schiavi vengono deflorati con 2 cazzi verdi. Hanno ancora il loro fiocco rosa in testa. La festa procede.
Urla,risate, grida di piacere,di dolore,frustate, e altro. Urla, culi violati con forza,gli schiavi che impazziscono attorno alle due padrone nere. Leccano cazzi,succhiano,prendono schiaffi e percosse,strizzate di capezzoli violente, cazzi sulle gote,sui denti,costretti a spompinare il membro gigantesco di Yum, a leccare il culo di Trinax, a correre, a scattare,schiaffi ancora, botte,cazzi, io bacio i piedi di Yum quando lei me li porge.
&egrave potente,selvaggia,imperiosa. Trinax la bacia spesso. Si toccano,strusciano,baciano in bocca e si leccano. Mormorii di piacere. Pelle contro pelle. Zinne giganti, lunghe gambe. Bocche enormi,rosse.
Yum con le sue grosse mani afferra le teste degli schiavi e li spinge sul suo grosso serpente nero. Quelli ingoiano.
Soffocano.
Lei li colpisce in faccia,gli sputa in bocca e gli rificca il suo cazzo giù nella gola. Sbattendoli. Spingendo di forza. Io mi becco i suoi piedi in faccia ma me la passo meglio di quei tre.
Gli schiavi sono rossi sulla pelle bianca,strisce sul petto,sui culi.
I falli posticci infilati su per il culo e costretti a saltare da un cazzo all’altro,da uno schiaffo all’altro come in un balletto di comparse all’orgia.
Vanno ancora avanti fino a quando Yum non mi indica di succhiarle il cazzo. &egrave proprio enorme. Lo prendo fra le labbra ma non ci sta. Mi sforzo. Lei capisce la mia esitazione e mi afferra la nuca con forza e mi caccia quella biscia in gola. Spinge. Mi sforzo di prenderlo tutto,ma &egrave impossibile, mi ritraggo soffocato, tossisco, sputo per terra. Yum salta fuori dal letto, mi afferra per i capelli e mi molla due schiaffi potentissimi.
CAZZO FAI???STRONZO!???
trinax si alza pure lei e mi colpisce con una frusta che tiene in mano.
Yum mi costringe a prenderlo di nuovo in bocca. Ci provo. &egrave difficile.
AVANTI PUTTANA BIANCA! PENDILO TUTTO!!! e mi conficca quel bastone di carne nera in bocca. Spinge. Mugola, mi stinge la testa con forza.
Trinax mi frusta.
Poi fa stendere uno degli schiavi sul letto,di schiena. Ordina a un altro di sederci sopra con la faccia rivolta al soffitto. Tira su le gambe di questi e infila un cazzo nel suo culo spanato.
Io intatto succhio il bestione di Yum che mi incita. Ha chiamato a sé anche l’altro schiavo,con una mano,grossa,i pesanti bracciali grigi in evidenza, tiene la mia nuca spingendo la mia faccia contro il suo serpente di carne,con l’altra costringe lo schiavo a leccarle il buco del cullo. Siamo entrambi inginocchiati ai suoi piedi, tenuti a distanza dalle sue due pertiche nere, io che le faccio un pompino,l’altro schiavo che la lecca dietro. Lo sento leccare con foga,slarp slarp slarp. Yum gode, il suo mazzuolo nero entra ed esce dalla mia bocca. Fili di saliva mi cadono dalla bocca quando esce. Poi di nuovo quel cazzo gigante dentro. Trinax sta giocando col culo dello schiavo che sta sopra il suo compagno. Infila un cazzo verde nel culo,poi la punta della frusta,quindi spinge entrambi dentro il culo dello schiavo che urla di dolore e schiaccia l’altro sotto di lui.
Yum si tromba la mia bocca e lo schiavo accucciato lecca. Trinax infila il suo cazzo nel culo dello schiavo e pompa spingendo quello sotto in una morsa di carne.
Le due transex ci fottono senza pietà per infiniti minuti,quando Trinax viene lo fa sulla pancia dello schiavo e sulla schiena del compagno.
Yum ci ordina di metterci in cerchio ai suoi piedi. Ci disponiamo a formare una sorta di petalo umano ai piedi della transex. Quarto schiavi bianchi ai suoi piedi,attorno a lei che ci sovrasta dall’alto. L’immagine deve essere bella perché Trinax corre a prendere la macchina fotografica e fa un sacco di foto e poi filma. Filma Yum che si masturba sopra di noi. Dopo qualche colpo secco sborra a fiume,calde gocce e fili di sperma bianco spruzzano fuori dal suo immenso cazzo nero. Ci inonda la bocca,gli occhi,il petto. Ogni schiavo-petalo ai suoi piedi riceve lo sperma padronale,si contorce tutta per farlo cadere equanimemente su ognuno.
Stremati,impiastricciati,sudati,sbattuti,stanchi siamo ai suoi piedi.
Ci ordinano andare e tornano sul letto a baciarci e coccolarsi come due fidanzate.

per commenti,critiche,suggerimenti: dorfett@alice.it Torniamo a Judy, volevo rivederla. Ma sembrava impossibile. Trinax aveva bloccato i traffici di Alvares, mi teneva segregato in cella e non avevo soldi.
Un pomeriggio riuscii ad eludere il controllo di Trinax e andai alla cella di Lea.
Mi abbracciò. Le raccontai tutto quanto mi era capitato. Piansi a lungo e poi lo fece anche lei. Le dissi che volevo Judy. Che l’amavo.
Lei mi portò la fronte al suo caldo, solido seno rifatto e mi coccolò.
‘Tranquillo…pace…tranquillo…piangi…riposati…rifletti…pace…’
‘…grazie, Lea, lei &egrave una donna eccezionale..grazie..’
e lei mi tenne più stretto al suo seno materno e gonfio.
‘..pace pace piccolo mio…rilassati…c’&egrave qui Lea per te…ti aiuterò io…vedrai…’
sentii quelle parole e mi cullai a quel seno morbido, mi sentii meglio,respirai e mi addormentai.
Quando mi svegliai era tardissimo. Trinax si sarebbe arrabbiata come una belva. Scappai ringraziando Lea.
In cella trovai Alvares assieme a Yum e la padrona.
Quello mi si fece davanti con fare minaccioso. ‘Padrona, perdoni il mio ritard…’ mi mollò un colpo in pieno volto. ‘Zitto ,bestia! Non voglio sentire le tue patetiche stronzate! Adesso ti lasciamo solo con lui..’Alvares mi sputò sul petto. ‘NOOOO…gridai ma Yum mi mollò un ceffone e Trinax un calcio nel culo. Finii a terra, Alvares mi sollevò per le spalle e mi assestò due colpi in faccia, duri, caddi e mi presi calci e botte. Poi persi i sensi.
Mi risvegliai all’appello mattutino.
Trinax andò via.
Feci una lunga colazione e una doccia. Alvares mi aveva conciato male. Avevo ematomi ovunque, un bozzo in testa e un occhio pesto. Mi curai un poco. Dolorante ma arrabbiato girai per la cella. Volevo prendere dei soldi a Trinax, quella bastarda ne aveva un malloppo e non si curava mai di contarli. Sotto il divano trovai la borsa. Infilai una mano e afferrai una manciata di banconote. Erano molte. Le infilai nella tuta da carcerato e rimisi a posto la borsa.
Dopo un’ora tornò la Padrona. ‘Cazzo di faccia hai? Sei ridotto una merda,mi fai schifo. Vattene dalla mia vista!’
colsi la palla al balzo. ‘Vuole veramente Padrona? …che me ne vada fino a quando non avrò una faccia più presentabile?’ chiesi. ‘…’ ci pensò su. Dubitava. Storse la bocca.’Non saprei…in effetti ridotto così fai pena…’ ‘…perché ‘ inventai sul momento ‘ Lea ha bisogno di me per un lavoro per il direttore…ecco…’ ‘Sì, togliti dalle palle,stronzo! E non tornare fino a quando non sarai a posto…che cazzo ci troverà quella troia di Lea in te…sei uno stronzetto bianco…fottuto…e ruffiano…’
presi pochi vestiti e mi precipitai da Lea.
Urlò quando mi vide ridotto a quel modo.
‘Chi ti ha conciato così, piccolo mio?’
le raccontai di Alvares e della padrona,q uanto era stronza.
‘Vieni qua… – e mi tirò al seno come la sera prima ‘ pace…rilassati baby..ci penso io a curare le tue ferite..’
e mi tenne a sé finché non mi addormentai.
Mi curò.
Vitamine, pomate, dolcetti e flessioni. Tornai in forma come non ero da anni.
Lea un giorno mi disse: ‘Se resti lo schiavo di Trinax non possiamo fare nulla. Devo riscattarti!’
‘Come?’
‘Beh, Trinax può avere tutti gli schiavi che vuole e gestisce il traffico umano nel padiglione T. ogni schiavo che vedi &egrave stato autorizzato da lei e per consuetudine ogni transex versa un obulo a lei per averne uno. Almeno che non voglia fare la stronza, cosa che sappiamo capace di essere, basterà che le parli e le offra dei soldi per averti.’
‘Lo faresti? Lo faresti per me? Io ho i soldi che le ho rubato, pensa come sarebbe? Venir riscattato coi i suoi soldi…’
‘Lo farò, dolcezza…ma bisogna fare con attenzione..io non posso uscire di qui…ma tutto nel padiglione T. &egrave in vendita…chiedi della guardia W. Offrile dei soldi e vedrai che mi farà uscire da qui il tempo necessario per trattare.
Così facemmo. Pagai W. E Lea, indossando un lungo abito scuro col cappuccio andò nella cella di Trinax. Io l’accompagnavo con il cuore in gola, se la Padrona avesse detto di no ogni mia speranza di uscire dalla prigione sarebbe caduta. Lea spiegò a Trinax le sue intenzioni e le offrì dei soldi,i soldi che le avevo sottratto,quella troia della padrona ci pensò su.
‘Dimmi una cosa Lea, che cazzo te ne fai di questa baldracca bianca, a parte succhiare cazzi non &egrave buono a nulla…’
‘Ti confesserò cara che ho preso una sbandata per questo ragazzo…&egrave dolce,carino, simpatico e dopo tutti i maschiacci prepotenti e maneschi che ho frequentato in vita mia,ho finalmente voglia di qualcuno docile e indifeso come questo agnellino…voglio tenermelo vicino..che mi faccia compagnia..accetti?’
‘Bahhh..di culi bianchi come lui ne trovo quanti ne voglio…preditelo…ma attenta,so che si &egrave innamorato di una troia che fa le marchette ai detenuti qui in prigione….’
‘Non &egrave un problema per me.’
‘Contenta tu…ma pongo una condizione.’
sussultai.
‘Quale?’
‘Che questa notte la passi con me,non voglio che se ne vada dalla mia cella senza un buon ricordo della sua padrona..’ mi venne vicino e mi alzò il mento,mi fissò negli occhi e sorrise. ‘Vero,troietta? Un ultima notte con la tua padrona in ricordo dei bei tempi, me la devi, me la dovete, piccioncini…!’
Lea mi guardò. Annuii.
‘Ok, cara, come vuoi? Domani me lo mandi in cella?’ ‘Sano’ aggiunse.
‘Oh, certo Lea, magari per un paio di giorni non sarà un fiore,ma poi potrai usarlo come meglio ti aggrada….’ e rise di gusto.
Lea se ne andò ed io rimasi da solo con Trinax.
Mi inginocchiai ai suoi piedi e attesi gli ordini.
Trinax mi squadrò, sprezzante:
‘Questi mesi assieme…stronzetto…ne abbiamo passate?’
‘..beh..più io…padrona…’
‘Silenzio! Usarai la tua bocca qui, l’ultima sera, solo per leccarmi il culo, succhiarmi il cazzo e bere il mio nettare padronale…!! capito??!!!’
mossi la testa in assenso, senza fiatare.
Se ne andò.
Tornò qualche tempo dopo con un panino in mano. Crema di formaggio e cipolline, uno dei suoi preferiti. Quanti gliene avevo preparati in quei lunghi mesi in cella con lei?? centinai, credo. Se lo pappò fissandomi. Io, nudo, in ginocchio, tremando attendevo i suoi, speravo ultimi, ordini. Si alzò di scatto e mi raggiunse. Mi mollò uno ceffone e poi un altro. Prese la mia faccia e se la strusciò al cazzo nascosto dalle mutandine. Si voltò e mi mostrò il culo. Tenendomi per la testa mi spinse verso il suo culone enorme che le mutandine di pizzo non contenevano neppure per scherzo. ‘Leccami, schiavo!!’ con la bocca spinsi ancora più in basso le mutandine, quindi presi coraggio. E quante volte avevo leccato quel culo nero? Migliaia. Mi mollò una scoreggia in faccia, pesante,cruda; quindi una seconda ancora più forte della prima, mi allontanai, o lamneo tentai di farlo, ma Trinax mi tenne al suo culo. ‘LECCA ho detto!!!!’
cacciai la lingua rossa e la infilai nel solco nero del culo nerissimo della padrona. Sapeva di merda e di donna, di profumi da baldracca e afrore nero di transex. Leccai. Leccai. Leccai come avevo fatto in qui lunghi mesi in cella con lei, quando non avevo altra scelta, quando ero in trappola, prima di conoscere Judy, di incontrare Lea, Lea che cercava disperatamente di salvarmi. Leccai il solco nero della padrona. Lo leccai come un disperato, di fronte all’ultimo supplizio. Ma sapevo che Trinax non si sarebbe fermata lì.
Niente affatto.
Succhiai quel culo nero e lo baciai a lungo.
La padrona si voltò e mi sbatt&egrave il cazzo nero in faccia.
Il cazzo che mi aveva sverginato.
Quel cazzo lungo stretto curvato verso l’alto che avevo succhiato chissà quante volte.
Trinax si divertì a sbattermelo in faccia e sui denti. Sul naso e le gote, sui capelli e di nuovo sulla bocca. Sbatteva il suo membro nodoso sulla mia faccia, somministrandomi la sua arroganza di ancora padrona del mio culo bianco.
Mi tirò l’anello del naso, facendomi piangere dal dolore.
‘Zitta.,cagna!! vieni qua..TROIA..TI INSEGNO IO!!! FERMA, TROIETTA BIANCA. PRENDI QUA IL CAZZO!!!
e mi ficcò il cazzo in bocca.
Piangevo ma iniziai a succhiare,perché sapevo che quella stronza non si sarebbe fatta intenerire dalle mie lacrime.
Il cazzo neso mi pompava in bocca. Trinax spingeva, sbatteva,mi colpiva.
Succhiavo, succhiavo.
Quando il cazzo di trinax fu in tiro, mi afferrò per la testa e me los pinse in gola,soffocandomi. Caddi a terra, non respiravo. Cercai di rilassarmi, quella pazza mi urlava di andare da lei. Passarono lunghi secondi, mi ripresi, respirai, lacrime calde mi sgorgarono assieme al respiro ritrovato. Aria nei polmoni.
Trinax si buttò su di me. DOVE CREDI DI ANDARE TROIA???? VUIENI QUA. PRENDI!!! e mi prese per le spalle e mi gettò su una brandina. Mi rivoltò. Mi sculacciò e poi tastò il mio culo, spinse due dita dentro, prese del gel,se lo mise sulle dita, quindi sul mio culo; mi colpì ancora, gratuitamente, si aprì la strada nel mio culo a suon di dita nere. Poi la sentii cercare qualcosa. Capii subito. Un cazzo posticcio,quanti ne avevo presi di quelli con lei in cella? Tanti, anche solo per gusto dello sberleffo, della burla, dell’umiliazione. A volte mi faceva servire la cena al tavolo con un cazzo ficcato in culo, altte volte mi faceva pulire la cella con un plug in culo.
Altre volte mi teneva un fallo in culo per ore per poi farmi scopare dal cazzo gigante della sua amica Yum. E il fallo era più piccolo di quel cazzo nero e massiccio di Yum.
Mi infilò il cazzo finto in culo, con forza come faceva sempre.
Quindi mi fece girare e mi rificcò la sua mazza nera in bocca.
Tornai a succhiare a spompinarla con gusto, come le piaceva, per farla calmare, perché non mi facesse troppo male quella sera.
Ma Trinax era una sadica stronza e mentre si faceva fare un blow-job dal suo schiavo bianco,pensò bene di afferrare una frusta e mettersi a sferzarmi la schiena con gola di troia padronale. Colpiva e rideva, mi frustava e mi faceva succhiare la sua mazza. Frustate CHE MI RICORDASSI QUELLA NOTTE annunciava contenta.
Spompinavo e venivo frustato.
In ginocchio,un cazzo posticcio nel culo.
Fruste. Cazzo.
Cazzo, frustate. Frustate.
Trinax rideva.
Quando smise di frustarmi fece uscire il suo cazzo ricurvo all’insù dalla mia bocca. Un filo lunghissimo di saliva e seme colò a terra.
‘Raccoglilo con la lingua, schiavo bianco!!!!’ mi ordinò imperiosa, con le dita lunghe e coperte di smalto rosa. Mi misi a terra e leccai con la lingua. Pulii per terra.
BENE. VEINI QUA TROIA!!! SUCCHIA!!!
e mi rificcò il cazzo in bocca.
Quindi andò avanti a pomparmi direttamente in gola il suo cazzo. Feci del mio meglio per succhiarlo,sperando che quella fosse l’ultima volta…
trinax mi tenne la testa per ficcarmi quel serpente nero in bocca ed io accettai tutto.
‘Voltati, schiavo!’ e mi mollò due colpi per buttarmi a terra. Si mise il mio culo all’altezza giusta e mi penetrò. Spinse il suo cazzo nel mio culo fino in fondo, aumentando di volta in volta il ritmo dei colpi. Mi scopò sbattendomi. Mi trombò sculacciandomi. Mi prese come voleva. Da dietro spaccandomi il culo,quindi facendomi salire sopra di lei. Mi inculò tenendomi per i fianchi e facendomi andare su e giù sopra di lei, quindi uscì di colpo. VIENI QUI MERDA!! PRENDI IL MIO SEME!! PRENDIIIII PRENDIII TROIAAA BIANCA LECCA. BEVI BEVI PRENDIIIII TROIA!!
e mi riempì di sborra. Di sborra bianca che usciva dal suo cazzo nero e mi finiva addosso sulla faccia,sulla bocca, sul naso sui capelli. Trinax urlava venendomi sopra, riempiendomi di calda sborra padronale.
Presi tutto sborra, calci,sputi.
PULISCITI E VATTENE. PUTTANELLA
VATTENEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
così feci.
Sperando di non rimettere più piede in quella cella.

per commenti,critiche suggerimenti: dorfett@alice.it
Vivevo nella cella di Lea che mi amava dolcemente, platonicamente. Sebbene dormissimo assieme lei non volle mai che la toccassi o che io toccassi lei.
A me andava bene, pensavo a Judy e a come rivederla.
Lea si adoperò per me come aveva promesso.
Grazie alle sue conoscenze in direzione riuscì a farmi candidare per un posto nella sezione dei semiliberi. Uscivano la mattina e rientravano in carcere la sera dopo le 18,00. sarebbe stato l’ideale per rivedere Judy.
Pensavo a lei tutte le notti. Lea guardava la tv. Stavamo stretti senza parlare. Poi lei si addormentava. L’aiutavo ad coricarsi. Qualche volta le chiesi se volesse un servizietto. Ero ossessionato dalla necessità di sdebitarmi con lei ed avevo solo il mio corpo per farlo in quella prigione.
‘No,caro, preservati per la tua Judy..’ mi diceva lei.
Ed io sognavo Judy. I suoi seni di donna,la sua fighettina, il suon corpo leggero di ragazza.
Un pomeriggio, Jim, il capoguardia mi mandò a chiamare. ‘Recati nella cella 306, serve una mano con le luci! Muoviti coglione!’
era la cella di una transex asiatica che avevo incrociato qualche volta. Lei stava posizionando delle macchine fotografiche, indossava una gonna stretta di pelle rosa, calze a rete con dei draghi sul polpaccio; camicia stretta di pelle bianca, cappellino hip-hop: ‘Sbrigati, sposta quelle luci!’ mi ordina appena entro nella cella. Eseguo. C’&egrave un piccolo palco,sfondo rosso alle pareti. Altri schiavi sono in movimento, quattro invece stanno seduti in disparte, puliti e lucidi, indossano solo delle mutande nere su corpi dalla pelle chiarissima. La transex prova le luci e ordina a me e ad altri schiavi.
Finalmente sembra che tutto vada bene.
Arriva un fotografo, un tizio basso con stivali e bandana. Prepara le macchine, parla con la transex. Arriva Yum.
Per poco non caccio un urlo. Cazzo! E’ altissima su tacchi vertiginosi, faccia imbrocciata come al solito, labbra rosse fuoco, capelli raccolti come un’amazzone. Il suo corpo scultoreo, spalle larghe, braccia muscolose, addominali scolpiti e poi quelle due tette nere, barroccie dure ora chiuse in un reggiseno a strisce che lascia vedere i capezzoli turgidi, neri, enormi. Le gambe lunghissime sui tacchi spropositati, il pacco sotto la gonna di seta.
Non mi guarda neppure.
Il fotografo prepara la scena. Yum al centro sulla pedana, altissima e regale. Irraggiungibile. Lassù. Dea nera. Transex dominante e regina.
Scattano le prime foto.
Vengono chiamati gli schiavi. Sanno cosa fare. Istruiti da calci e botte, di sicuro, come quelli che avevo preso io da Trinax in quei lunghi mesi di prigionia. Gli schiavi si posizionano ai piedi di Yum, lei così alta, imponente, troia, sopra di loro. Iniziano a baciare le dita di yum e i piedi. Foto. Il tizio con la bandana dà ordini, tutti eseguono io compreso, la transex padrona di casa coordina. Urla. Pioggia di foto. Gli schiavi baciano le dita, adorano Yum sopra di loro. Lei si piega in avanti, regale, enorme. Il suo corpo perfetto ed atletico si presta all’adorazione e alle foto. Muove il corpo. La pelle nera lucida fende la scena. Il seno si mostra, struscia le gambe, si copre con le lunghe braccia. Manda baci. Fa la faccia truce. Ammicca. Gli schiavi baciano, leccano, l’ammiranano.
Yum provoca.
Il fotografa salta da una postazione all’altra.
Foto.
Yum, alta irraggiungibile e pronta a balzarti addosso.
Gli schiavi baciano, leccano e implorano il cazzo di quella.
Yum sorride.
Foto.
Luci.
Ordini.
Gli schiavi leccano le lunga dita di Yum. Vogliono il suo cazzo,si legge nei loro volti colmi di desiderio.
La biscia nera di Yum esce fuori. Un attimo. Foto. Luci. Cazzo.
Se lo prende in mano, lo mostra al fotografo, a noi, a chi guarderà quelle foto su internet.
Yum lo impugna. Quella minchia nera grossissima. Un palo di carne transex.
Lo avevo preso in culo quel cazzo enorme.
Più volte. Mentre Trinax mi schiacciava al letto o contro un tavolo o per terra. Lei sopra che mi teneva e mi apriva il culo per accogliere quel pezzo di cazzone nero. Yum spingeva con forza incurante dei mie pianti e delle mie urla. Mi piantava quell’affare in culo e mi scopava.
Ancora foto.
Scatti. Urla, ordini,
yum mostra bene il suo uccello nero.
Foto. Luci. La transex coordina, impreca, sgrida. Un ceffone mi colpisce perché non mi muovo a spostare un groviglio di fili.
Il fotografo &egrave un cgacazzo insopportabile.
Gli schiavi baciano ed adorano Yum.
Poi tutto finisce. Yum scende.
Le luci vengono spente.
Vengono stappate bottiglie di champagne per festeggiare.
‘Tu ‘ mi urla in faccia la transex ‘ puoi andare!’
torno alla cella di Lea. Mi addormento e sogno Judy.

per commenti, suggerimenti,critiche scrivete a dorfett@alice.it Il giorno dopo mi misi in cerca di lavoro,ma decisi anche di spendermi i soldi guadagnati con il servizietto colazione-pompino da Baa, e mi concessi una cicha sul lungofiume. Era una ragazzetta di provincia, volto da bambina ma occhi da puttanella che batte da anni. Mi portò nel suo scantinato. Un posto buoi e maleodorante, un materasso e uno stereo per terra, piccolo e spoglio. Ma ero voglioso di figa e lei, che mi disse chiamarsi D., era una fighettina ruspante e vogliosa. Aveva delle belle tettine e capezzoli sodi. Li succhiai e baciai a lungo, quindi mi misi un condom e la presi da dietro, sbattendola bene bene per un bel po’. Era del tempo che non mi facevo una donna e mi andava a mille. Stantuffai D. con foga sul quel materasso lercio. Me la ripassai infilandole il mio cazzo nella figa. Lei godeva, era partecipe, come una vera troia. Dopo che le venni sul culo, parlammo e bevemmo una birra in un bar. Le offri un panino e finii tutti i miei soldi. Ci salutammo baciandoci come due vecchi amanti.
A casa di Baa, trovai Herg ad aspettarmi. Herg era uno scanniozzo di S., un piccolo boss di quartiere.
Cosa voleva da me?
‘Devi a Baa dei soldi. Molti.’
‘Mi ha concesso del tempo…io…’ cosa voleva dire? ‘Dov’&egrave Baa ci deve essere una spieg..’
‘Baa ha girato il tuo credito a Mr. S. quindi adesso li devi a noi! Li hai?’
‘..io..io..no..non ce li ho…’
herg si fece avanti minaccioso. Mi prese un braccio e me lo girò. Mi fece un male boia. ‘Domani alle 3 passo di qui, se non hai i soldi te lo rompo il braccio, intesi?’
‘..noo io…ma cosa..ahhoiiiiiiiiiiiiii…smetti…ti prego…’
mi mollò il braccio e mi colpì sulla schiena buttandomi a terra. Mi prese per il collo e mi minacciò: ‘Domani alle 3 o sei fottuto, stronzo!’ quindi mi mollò e uscì dalla stanza.
Cazzoo cazzooo cazzooo sono nella merda, quella troia di Baa!!!!!!!!!!!!!! che cosa hai fatto? Stronza!
Penso di fuggire. Prenderò la prima corriera per X.,sì.
Mi vesto e scappo, ma quando scendo in strada c’&egrave Herg sulla porta. Mi prende alla gola e mi spinge a terra. ‘Se pensi di scappare, sei morto!’ mi urla.
‘Portami da Baa…almeno..devo parlarci!’ dico piangendo.
Lui mi fissa. Ora mi molla un pugno in faccia, penso e mi rompe i denti.
Invece si rilassa, sorride e dice: ‘Ok, stronzo, Mr. S. e Baa ti danno una chance!’ e mi solleva per la collottola, mi trascina a bordo di un’auto nera e mi rapisce.
Percorriamo il quartiere nell’ora di punta, lentamente. Provo a chiedere a Herg cosa sa. Ma lui mi grugnisce in faccia e mi minaccia con un tirapugni.
Sono nella merda penso.
Dopo mezz’ora per fare pochi chilometri, la Mercedes di Herg si ferma ad una porta rossa e mi intima di scendere. ‘Sali al primo piano e aspettami!’ mi urla lui.
Salgo e mi trovo al buio in una stanza scura. Sento delle voci dall’altra stanza,mi pare di riconoscere la voce roca e bassa di Baa, quella troia, bastarda. Arriva Herg, mi prende per un orecchio e mi trascina nella stanza dello voci. ‘Inginocchiati, stronzo!’ mi urla mollandomi di fronte a due poltroncine basse. In una &egrave seduta Baa, bionda, prorompente, puttanone bagascia che fa la stronza, sorride con una gonna corta, top bianco, capezzoli che si vedono, labbra gonfie e tacco 16, sorride. Nell’altra sedia sta Mr. S. giocondo, ben vestito, faccia da topo di fogna, arrogante e buffone. Mi scruta:
‘Tu mi devi dei soldi. Molti.!’ dice come il suo scagnozzo Herg.
‘Ma io..sig..!’ un colpo alla testa mi zittisce.
‘Silenzio, stronzetto. Allora tumi devi questi soldi. Non li hai?’
farfuglio frasi sconnesse, fisso Baa. Un colpo alla testa mi scuote. Poi un secondo.
‘…no…Mr..’
‘Ok. Se non li hai lavorerai per me fino a saldare il debito!’ e sorrise guardando Baa.
‘…come?’
‘Oggi stesso partirai per LocomaBeach un posto nel deserto dove si trova il Rosetrixx club.’
‘…e cosa…?’ ma un colpo alla testa da Herg mi fece zittire.
‘Silenzio! Il Rosetrixx &egrave un bordello. Lo gestisce una mia amica. Tu sarai una mignotta come le altre..’
‘Noo..cosa…io….!’ ma Herg mi prese la testa e me la ficcò a terra. ZITTO!!! urlò.
‘…solo che sarai specializzata in colazione-pompino come da Baa, per i clienti del bordello. Quando avrai saldato il debito, Mary, la mia amica ti lascerà tornare indietro. Intesi?’
‘…ma io…non posso..’ farfugliai da sotto mentre Herg mi teneva incazzato la testa a terra.
‘Se provi a scappare sarai in mezzo al deserto e la polizia prima di arrestarti di manderà da me e i miei scagnozzi ti romperanno tutte le ossa. Capito?’ herg mi tenne a terra, piangevo.
Soffocando annuii. Senza pensare, volevo solo liberarmi di Herg, quel pazzo mi faceva male.
‘Puoi andare. Herg ti porterà subito al Rosetrixx. Sparisci!’ ordinò e Herg mi sollevò di peso e strattonandomi con violenza mi trascinò giù nelle scale e poi nella Mercedes. Partimmo al tramonto dopo che Herg mi aveva comprato una borsa, delle mutande, jeans e camice in un grande magazzino su indicazione di Mr. S per telefonino.
Il viaggio durò a lungo.

Mi svegliai di notte in pieno deserto. Cielo blu sopra, molte stelle, radura bassa, pochi cespugli secchi, la strada pareva correre senza finire mai. Faceva pure freddo con Herg che fumava a finestrino aperto viaggiando a 90 miglia sparato su un asfalto liscio e infinito. Incrociavamo solo camion, grossi tir rossi e bianchi o auto di grossa cilindrata. Mi vestii e pensai a cosa mi stava per accadere. Cazzo, che sfiga! Sempre nella merda. Come un bordello? Che cosa avrei dovuto fare?
Giungemmo a destinazione all’alba. Herg suonò ad un cancello. La porta massiccia si aprì su un corridoio stretto, con filo spinato alle pareti. Herg mi spinse avanti di fretta. Di fronte ad un porta blindata suonò ancora. Si annunciò e la porta blindata si aprì. Una vecchia bagascia con una tuta gialla, sfatta e bevuta ci aprì.
‘Sei arrivato!’ biascicò con una bocca canottata, labbra rosse gonfie, occhi liquidi, alito pesante.
‘Cazzo vuoi, troia! Eccoti lo stronzetto. &egrave tutto tuo. Baa ti ha detto cosa deve fare. Se crea problemi chiamami lo sistemo io. Mi strinse il braccio facendomi urlare di dolore e mi spinse ai piedi della troia vestita di giallo. Quella mi mollò un calcio. ‘In piedi stronzo! Io sono Mary, chiamami Mrs Mary e basta. Non in altro modo. Io decido della tua vita qui, se sgarri con me, ti faccio rompere le ossa!’
‘…ma insomma …io..’
‘Zitto ‘ e mi mollò uno schiaffo ‘ non fare casino di là ci sono le troie che lavorano. Inizierai domani. Ti metterò nel menù dopo. Seguimi spicciati, stronzetto!’ e mi mollò un altro schiaffo. Ero nella merda pesa, pensai, fottuto, di nuovo, come in prigione.
Seguii il suo culone lungo le scale fino ad un corridoio, lo percorremmo tutto fino in fondo. Alla luce del neon Mary pareva una donna di colore sulla sessantina, vissuta e robusta, una che aveva visto chilometri di cazzi nella sua figa.
Aprì una porticina e mi spinse dentro. ‘E’ tutto tuo. Per 15 dollari al giorno + spese di doccia, preservativi, asciugamani ‘ che si cambiano il lunedì e il giovedì non lo scordare! – e luci. Fanno 21 dollari al giorno. Li hai?’
‘..io…ma come devo pagare e come faccio a saldare il debito?’
mi mollò uno schiaffo e mi urlò in faccia, sputandomi un paio di catarri sulla bocca e sul naso:’ Lavorando, grande Troia, succhiacazzi!’
LAVORANDO urlò di nuovo mi spinse a terra. Chiuse la porta e uscì.
La stanza era 4 pareti piccole, basse, calde. Un letto, due mensole un armadio minuscolo. Misi tutto quello che avevo a posto. Mi sedetti sul letto e piansi.
Che fine! Che storia! Fottuto da un’amica di Lea! Bastarda di una Baa! E Lea?che si fidava di lei?
Lea, dolce Lea, l’unica transex che in tutti questi mesi non mi ha fregato.
La stanza mi opprime. Fuggire? E come dalla prigione e poi come oltrepassare tutto quel deserto fatto con la mercede di Herg? Impossibile, o quasi.
Piansi.
Dalle pareti vicine veniva suono di tv accesa.
Piansi a lungo pensando a come ero fottuto, di nuovo come in prigione.
Poi mi addormentai.
Il risveglio fu traumatico. Mary mi fece cadere dal letto e mi sbraitò contro: ‘Muoviti, troia, fai colazione e presentati in cucina ci sono delle patate da pelare!’ e mi colpì in testa con un cucchiaio di legno piuttosto grosso. ‘Ehii…piano,..mi fai male..’ ‘Muoviti, puttanella bianca, vai di sotto!’ alla luce del mattino, Mary pareva ancora più vecchia, la pelle nera cascante, la faccia rifatta qualche volta e male era lucida ma si vedeva la vecchiaia del tutto. Mi trascinai di sotto e G. una nera aiuto cuoca mi dette una ciotola di latte e miele, cereali e una mela. Mangiai tutto con squisito caff&egrave bollente che G. mi servì sorridendo. Era la cosa migliore che mi copitva da un giorno a quella parte da quando avevo chiavato quella troietta lungofiume. Arrivò una nera enorme. Alta quasi due metri, una pancia enorme, un culo smisurato, due bocce nere che stavano sotto un grembiule da cuoca, bianco, che arrivava fino alle ginocchia. Mi puntò ‘Ehi tu. Sbrigati! Vai di là ci sono le patate da pulire e poi le verdure. Spicciati!’ e mi alzò dallo sgabello dove sorseggiavo il caff&egrave bollente di G. e mi trascinò in cucina. Era un posto ampio, illuminato a neon pieno zeppo di cibarie. Ma la cuoca lo faceva sembrare piccolo. Era proprio grossa, ma si muoveva veloce. Dietro di lei Mary. Mi raggiunse con cucchiaio e mi mollò dei colpi in testa ‘Muoviti, pelandrone! A sbucciare le patate !’ e giù colpi.
Mi ritrovai con coltello e patate in mano. Ne pulii molte. Quindi tagliai zucchine e cipolle. La cuoca, Ary si chiamava, veniva a controllare il lavoro. Mi urlava in faccia, ma non era violenta, se vedeva che procedevo bene, annuiva, girava l’enorme culone e spariva. Dopo la corv&egrave in cucina. Ary mi spedì a pulire un cesso fuori dal bordello. Era la prima volta che uscivo e al sole potevi vedere tutto. La casa era molto ampia, bassa, col tetto bianco, poche finestre. Tante telecamere e filo spianto ovunque, c’erano anche tante luci e fiori e piante. Fuori dal recinto spinato solo deserto. Nel grosso parcheggio di fronte al cancello solo pick-up. Pulii il cesso con calma, non era neppure sporco. Tornai da Ary e quella mi premiò con un piatto di minestra calda e frittata di zucchine e cipolle. Buonissima. g. mi servì anxcoran il suo delizioso caff&egrave bollente e Mary mi venne a chiamare dopo che ero andato in bagno a pulirmi. ‘Ecco le tue nuove compagne di vita qui da Noi!’ disse mettendomi al centro della stanza principale. Di fronte avevo 16 persone. Arrossii e gettai lo sguardo a terra. Tutte mi fissavano sorridendo. Mary mi colpì in testa ‘Su col mento, troietta, mostrati!’ così fui costretto a guardare tutte quelle puttane. Erano varie: donne, transex, bianche, asiatiche, nere, rosse e di varia corporatura, dalle magroline alle giunoniche, dai trans asiatici minuti, agli stalloni neri. Fui costretto a guardare a sentire i nomi di tutti. Mary mi obbligava a ripeterli uno per uno.
Kiy
norma.
Ballies.
Ugy.
Katrina.
Miss Lisanelle.
Mrs Big Black.
Eccetera.
Finito il giro, Mary disse:
‘Le regole sono poche. I clienti scelgono, ti pagano e fanno quello che devono fare. Se ci sono problemi ci sono allarmi in ogni stanza ma sarai sotto monitor dalla sala di controllo di Frank sempre. I soldi li porti a me. I turni sono quelli mattina- pomeriggio e sera- notte, ma nel tuo caso lavorerai solo la mattina per quei clienti che restano a dormire vogliono il tuo servizietto speciale!’
‘Quale? Qual’&egrave dicci?!’ si alzò un coro di voci femminili.
Mary mi mollò un colpo di cucchiaio sul capo per farmi parlare,ma io rimasi in silenzio. Lei allora mi colpì ancora e poi inveii contro di me:
‘PUTTANA. Lo dico io: da domani questa troia che da oggi chiameremo Mr.Morning, – e tutti quanti fecero: Mr.Morning hello!! – sarà a disposizione di tutti i clienti che vorranno: colazione-pompino servita calda da questa brutta zoccola bianca! Che ve ne&egraveare?!
‘maaa….forte…poco originale….uno sballo, succhiacazzi….che noia….carina l’idea…’ commentarono i coro tutti.
‘Ok, prestazioni finite, a lavoro chi ha il turno resti qui, le altre sloggiare…tu Mr. Morning, vai a riposare, se ci sono clienti che hanno scelto il tuo pacchetto ti farò sapere!’
‘E se i clienti non ci saranno?’ chiesi trepidante, pensando che dovevo riscattare la mia libertà a quel modo.
‘Non chiederlo a me, bellezza! Cazzi tua, ci pensarà Herg!’ e mi congedò.
Tornai di sopra e dopo un oretta di sonno, mi alzai e bussai alla porta accanto. Mi aprì una ragazzina con una lunga treccia bionda. ‘Cazzo vuoi?Mr. Morning?’
‘Ehi, posso chiederti di vedere un poco la TV con te? Mi annoio di la da solo. Non conosco nessuno. Non mi ricordo il tuo nome(anche se lo avevo ripetuto).
‘Luka’
‘Piacere…’ dissi allungando la mano. Quella mi squadrò. ‘Per me non &egrave un piacere!’ disse.
Cazzo che stronza.
‘Allora posso sedere con te…per la tv?’
‘Come no. Fanno 2 dollari ogni ora!’
‘Come per guardare la tv con te? Ma sei pazza?’
‘No. Stronzo. Qui ogni cosa ha un prezzo. Voglio andarmene anch’io cosa credi? Per avere la tv ho dovuto prendere cazzi di camionisti neri nel culo per un mese e pensi che faccia un piacere a te, stronzo? Paga o vattene via!’
cazzo che gente! Che figliditroia!
Chiusi la porta e tornai nella mia camera.
In effetti da solo lì non c’era nulla da fare. Dopo due ore scesi di sotto. Mary mi intercettò in corridoio. ‘Dove vai, puttanella?torna in camera tua. Non ti ho ancora chiamato!’
‘Ma non posso stare un poco al bar? Alla tv? Non darò fastidio. Prometto!’
‘Ehi ‘ e mi colpì con il cucchiaio – stammi a sentire. Qui si rispettano i turni, non vogliamo gente in giro,ok?’ e mi colpì di nuovo.
‘Ok, Mrs mary, d’accordo,ma non so cosa fare in camera…’
‘Riviste, tv, play, hanno un tariffario, puoi noleggiare tutto, basta che paghi!’
cazzo era senza senso. Come potevo pagare se non avevo un soldo?
Tornai di sopra e provai a dormire.
Mary mi chiamò per la cena, che consisteva in due uova e dell’uva secca.
‘Non hai clienti domani mattina ‘ annunciò Mary ‘ torna in cucina da Any domani mattina e mettiti a sua disposizione. Vai a letto!’
Che situazione: provai a dormire ma faceva troppo caldo e non avevo fatto altro che dormire quel giorno. Era peggio che in prigione al padiglione T.! Chiuso in quella stanza, stretta senza poter fare nulla con le vicine che sentivano tv e musica ed io chiuso, disperato e solo.
Il mattino Mary mi svegliò. Colazione e poi a disposizione della capocuoca. L’enorme Amy mi fece pulire la cucina da cima a fondo e quando finii prima di pranzo ero stanco morto.
Dormii nel pomeriggio e attesi con ansia Mary che mi dicesse che c’era del lavoro l’indomani. Se avevo una possibilità era lavorare, riscattarmi e andarmene a fine debito. Ma se non guadagnavo soldi ne perdevo di continuo a stare lì.
‘Nessun cliente!’ disse invece.
Tornai in camera.
Il giorno dopo fu identico.
E così il successivo.
Era il fine settimana e tutti lavoravano a ritmo continuo. Da quel poco che potevo sbirciare dalla cucina i clienti che durante i giorni precedenti erano stati pochi, il venerdì sera erano a frotte. Centinai, potevo intuire dal viavai nel parcheggio e dalle luci dei pick up che giungevano fino alla mia piccola finestrella.
Sabato altra baraonda. Pensai a quanti soldi giravano in quelle ore. Migliaia. Clienti e marchette.
Nessun servizio per me.
Ero preoccupato. Se non iniziavo a fare soldi ero fottuto.
Domenica.
La sera Mary venne da me. ‘Hai due clienti domani mattina, uno alle sette, uno alle nove. Fai un buon lavoro. ‘ e mi mollò un colpo. ‘Quanto devo chiedere?’ la tua tariffa &egrave già stata incassata stanotte. Eri in offerta…qui non stai battendo un chiodo…ti ho messo a 10 dollari servizietto pompino-colazione, datti d fare, ancora non hai pagato neppure un giorno di permanenza qui. Bisogna sbrigarsi! E mi colpì di nuovo.
Andai a letto pensando al domani.
Non riuscii a dormire e mi svegliai alle sei. Mi lavai e preparai la colazione. Cio&egrave presi un vassoio che mi aveva preparato G.: frittelle e succo d’arancia. Ero nervoso e preoccupato. E se non era un transex? Io sapevo spompinare solo quelle creature. Un uomo vero? Mi venne il voltastomaco. Vomitai in bagno e mi lavai i denti. Cinque alle sette tremavo fuori dalla porta numero 45.
alle sette entrai annunciandomi: ‘Servizio pompino-colazione, signore, sono qui per servirla..vuole le frittelle per prima?’ chiesi accendendo la luce.
La stanza era piccola, ma carina. Il letto sfatto. Ci dormiva un uomo, giovane. Bianco. Si alzò con gli occhi assonatissimi. ‘Chi cazzo sei?’ ‘Ha chiesto servizietto completo per stamani. Ha pagato!’
‘Cosa? Non ricordo un cazzo. Ho scopato con una bionda…..- dormiva ancora, assonnato cercava mutande e calzini ‘ poi una vecchia..ah…ecco…ho chiesto di dormire qui…ma che ore sono?’
‘Le sette signore, allora vuole prima la colazione o..’
‘Ma che dici,scemo? Che cazzo di ore sono? Le sette? Devo essere alla base alle otto. Cristo. Devo essere scemo…’
‘Dunque signore non favorisc…
quello mi sbatacchia il vassoio per terra, prende dei pantaloni militari, cerca chiavi e telefono, portafoglio, grugnisce, mi guarda: ‘Levati di torno, troia!’ mi urla in faccia e mi molla uno schiaffo. ‘Scusa, scusa..’ dice poi. E mi da un dollaro.
Prende una giacca verde e scappa via.
Salvo. Non ho dovuto fargli un pompino e ho 1 dollaro. Che culo!
Ma c’&egrave il cliente delle nove.
Torno in cucina, Amy mi ordina di pulire la camera del soldato e tornare di sotto. Lo faccio e lei mi ordina di preparare colazioni alle ragazze del bordello. Cereali, frutta, yogurt, pancetta e uova, caff&egrave. Faccio tutto. g. mi chiama per il nuovo cliente e mi da il vassoio: ‘Stanza 21!’ salgo. Cuore in gola di nuovo. Apro. Sveglio il cliente. &egrave un nero basso, brutto. Mi fa schifo. Non voglio manco toccarlo. Quello chiede chi sono. Anche lui non ricorda. Chiama il centralino. Si fa spiegare la cosa. ‘E io ho pagato 10 dollari per colazione-pompino con un uomo? Rivoglio i miei fottuti 10 dollari!!!’ sbraita alla cornetta. Fanculo penso che situazione di merda, l’ennesima. Il nero urla. Sbraita, &egrave ancora ubriaco e incazzoso. Fanculo fanculo mi ripete e anche lui butta a terra il vassoio e si agita. Urla. Mi ricordo degli allarmi, ma dove sono?
Altri urli del tipo, incazzoso. Non vedo nessun pulsante. Panico. Ora questo mi picchia. Lui urla invasato in piena crisi isterica. Accorre uno della sicurezza, un nero grosso, che lo abbranchia e lo mette a terra. Lo immobilizza e lo trascina via. Quello urla ma &egrave legato come un salame.
Torno in cucina. Fiuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu che culo penso…nessuno pompino. Per fortuna. Any mi mette a pulire le zucche e sono contento di farlo.
La settimana successiva le cose vanno allo stesso modo. Nessun cliente per me, i debiti che si accrescono, la mia reclusione in camera. Provo a parlare con qualcuna delle ragazze,ma sono tutte scontrose, troie e affamate di soldi. Mary mi picchia col cucchiaio per farmi rigare dritto, Any mi fa eseguire lavori in cucina, l’unica gentile con me &egrave G. che mi regala dolciumi e riviste.
Devo trovare il modo di guadagnare qualcosa.
Propongo a Mary di fare pulizie e altri lavori interni al bordello.
‘Potresti pulire i cessi e la cucina ogni sera, così potrei licenziare Grimels e sua suocera che sono due fancazzisti e ladri di merda!’
‘Ma quanto prenderei?’
’10 dollari il giorno!’
‘Cazzo, no, sei fuori?’
e mi colpisce con il cucchiaio in testa.
’35. quei due ti costano almeno 45 dollari a testa te ne faccio risparmiare di verdoni…nonna…’
quella mi colpisce di nuovo: ‘Insolente! – e giù botte, sta stronza megera ‘ 25. la mia offerta, tanto tu a forza di pompini non esci di qui…’
’30. dai, 30, comunque ci risparmi!’ che mi frega di quei due poveracci? Io sono stato fottuto da dei figlidiputtana, penso fissandola e implorandola.
‘Ok, stronzo, vada per 30,ma voglio vederli brillare i pavimenti! Ok?’
wuu penso, con quei soldi posso pensare di uscirne vivo da lì, &egrave un inizio quantomeno.
Il giorno dopo Mary caccia Grimels e sua suocera che vorrebbero cavarmi gli occhi, lui mi sputa addosso. Fanculo stronzi!
**
il tempo passa. Lavoro e pulisco il bordello. Clienti zero, meglio così. Sto mettendo da parte qualcosa per riscattarmi. Mary &egrave sempre una vecchia troia malata di potere represso che mi vessa da mattina a sera, ma quantomeno sto scalando il mio debito.
Una sera Mary mi tira un colpo di cucchiaio sulle chiappe mentre pulisco inginocchiato e urla: Domani stanza 22, colazione-pompino per te, stronzo!
Cazzo che palle, speriamo che come gli altri riesca a evitarlo.
Alle 8,00 in punto apro la porta della stanza 22 con un vassoio in mano. Distesa sul letto che dorme c’&egrave una donna. Resto meravigliato. Le donne sono clienti del bordello, ci sono ragazze squillo specializzate in lesbiche,ma perché una donna ha chiesto il servizio pompino-colazione?
Accendo la luce, tossisco.
Lei sbadiglia. &egrave nuda di spalle, bianca, in là con gli anni, sulla cinquantina, cosce grassocce ma toniche, un seno procace che si intravede bene, capelli rossi-marroni, lunghi sulle spalle.
Sbadiglia e apre un occhio.
Poi due, si volta, si copre col lenzuolo, mi guarda, a lungo, ricorda.
‘Ah, tu sei quello della colazione,giusto?’
‘Sì Signora- scatto io servizievole porgendo il vassoio ‘ la servo sul letto?’
‘ah..ecco..sì..qui..’
poso il vassoio sul letto e mi scosto. Lei si sveglia. Si sistema i capelli, schiocca la lingua, si stiracchia. Mi guarda. ‘Fatti vedere! Fai un giro su te stesso’
‘Cosa?’
‘Muoviti…su…’
ruoto su me stesso.
‘Bravo..ancora…togliti la maglietta..avanti e poi i jeans…con lentezza..dai..’
sono basito, ma eseguo.
Lei inizia a mangiare e mi scruta.
‘Su…ancora..ecco..la maglietta…bravo…via,..ora lì…dai…ruota…’
giro come una trottola ai suoi ordini. Giro e mi spoglio. Via tutto. Rimango in mutande.
‘Toglie anche quelle bellezza…mica siamo in convento,…fammi vedere il tuo culo…’
via le mutande, mi fermo mostrandole le terga come vuole. Le palpa, le sonda, le tocca a lungo. Passa un dito nella fessura. Mi colpisce. ‘Voltati!’ lo faccio, porto le mani al pene, sono nervoso e tremante. Lei mi scruta, la faccia &egrave dura da poliziotta o robe del genere, occhiaie profonde, bocca carnosa, rotondetta, ma non brutta, anzi, occhi coloro nocciola. ‘Che cazzetto…’
me lo tocca, lo tira, lo rimette a posto. ‘Voltati, i culo…dai…’
mi volto. ‘nella colazione era previsto un servizietto particolare…giusto?’
‘Sì, signora…ma on vedo come…?’
‘Te lo faccio vedere io come. Prendimi quella borsa!’ obbedisco, intanto lei ha terminato la colazione. Le passo la borsa. Le tira fuori uno strap-on viola, grosso. Sobbalzo, oh nooo…andiamo….
‘Ecco come, dolcezza, adesso me lo infilo e tu me lo succhi da brava troia, ci troverai gli umori della troietta che mi sono scopata in questa stanza ieri notte, 100 dollari spesi bene, credimi, una figetta giovane, carina, remissiva e dolce come la cannella…ecco…guarda come mi sta bene il mio cazzo…viene qua, puttanella, apri la bocca e succhiamelo!’
l’ordine &egrave perentorio, e poi io sono lì per quello.
Quindi mi avvicino al letto, guardo quel fallo viola, grosso, con la cappella massiccia. Ne ho succhiati tanti veri in prigione, che sarà questo finto?
Lo prendo in bocca e lo succhio. Lei si sistema sul letto, si rilassa e si gode quel falso pompino. Io lo lecco e lo succhio come un vero cazzo e insalivo, a lei piace e mi sprona, mi incita. ‘Brava, sei brava come la troietta di ieri sera, la senti la sua figa sul quel cazzo? L’ho scopata tutta la sera, brava…così..succhia…succhia…avanti, continua…’
io proseguo, succhio, lecco, ingoio, insalivo. Lei si gode quel gioco. Si gode rilassata il servizietto che ha pagato.
Continuo.
Lecco, spompino.
Spompino e lei, bastarda, gode come una troia.
Mi tiene la testa sul cazzo mi dice si prenderlo in gola.
E in gola me lo ficca con forza.
INGOIA, TROIA!!! urla.
Mi soffoca.
Annaspo.
Mi fermo. Lei mi spinge ancora la bocca sul suo cazzo di plastica.
SUCCHIA BALDRACCA
mi spinge sotto. Ancora il cazzo in bocca.
‘Voglio anche il tuo CUOLO, bellezza…!!’
‘Ma…il servizietto…prevede…’
LO SO COSA PREVEDE, STRONZO! PAGHO PER IL TUO CULO!
La fisso sconcertato, la faccia sul suo cazzo finto, sdraiato sul letto, lei mi domina. Vuole il mio culo, sono una puttana, mi farò pagare: ’50, dollari…’ sparo.
‘Non ne vali 20, baldracca, il tuo culo &egrave spanato come quello di una troia di porto. Chi te lo ha ridotto così?’ sospiro, abbasso lo sguardo.
Mi molla uno schiaffo: PARLA, TROIETTA!
Ingoio saliva. Scuoto la testa. Lei mi molla altri schiaffi, DIMMI, PUTTANELLA…CHI &egrave STATO?
‘…eh….sono stato in prigione, a NQ.,per rapina…’
‘Cazzo lo sapevo…chi ti ha rotto il culo, una banda di ergastolani?’
‘Ero nel padiglione T…..’
‘Ehi….ohh…oh…capisco…avevo una collega che ha lavorato lì…anni fa….che posto….,ora capisco…eri lo schiavo di qualche transex?vero?’
sì…sì borbotto. Sì.
‘Cavolo….lo schiavo?’
‘Sì….ero il servo di una padrona molto potente nella prigione, aveva una storia col direttore e con il capo delle guardie,lei e la sua amica Yum erano le boss del padiglione T. nulla era mosso senza il loro ordine…’
‘Cazzo….vieni qua! – e mi tira a sé, mi fa girare supino, esplora il mio buco del culo ‘ cazzo come &egrave aperto…te lo hanno sventrato questo buco….’
‘…erano calibri assai grossi…’ ammetto.
‘Cazzo….adesso voglio ficcarci anche il mio affare lì dentro…eccoti 30 dollari…voglio provare l’esperienza di fottermi una troia che faceva lo schiavo per una manica ci transex in prigione, quando lo racconterò alle amiche e alle colleghe della polizia….’
così prepara il mio culo, gel, spinta, plug preparatorio che pesca dalla borsa e intanto parla, ride, mi domanda della vita nella cella con Trinax. Le racconto e intanto quella mi piazza il fallo in culo. Spinge. Mi fotte. Racconto di come ero finito lì, delle vessazioni, dei soprusi, di come Trinax mi aveva fatto condannare per stare con lei in cella e intanto quella ha preso ritmo e mi cavalca il culo selvaggia e cattiva.
Le racconto di Yum e del suo cazzo gigantesco, le racconto di Lea.
Lei mi fotte. Mi scopa il culo con rabbia, divertita.
Mi cavalca come un cowboy.
Mi scopa.
Il cazzo dentro fuori. Il cazzo dentro quel fallo. Lo strap-on che mi monta.
Lei gode.
Le racconto anche di Baa di come mi hanno incastrato di nuovo, che devo liberarmi.
Lei mi scopa.
Quando ha finito, mi chiede di farla venire di bocca.
Sono spossato la guardo disperato.
‘Altri 20 dollari, troia…succhia…avanti..ecco i tuoi soldi, puttana…succhiami la passerina…come una vera cognolina….’
obbedisco, succhio e lecco la sua passera, &egrave dolce, calda, sa di buono. Mi do da fare, spingo la lingua, succhio bene quella carne di femmina. Da vera troia compio il mio lavoro e la faccio venire.
‘Potrei aiutarti….troietta…ti hanno fregato bene…quei bastardi…potrei aiutarti…’
La guardo pieno di speranza.
Lecco gli umori che colano dalla sua figa di donna matura, calda.
‘Sono nelle sue mani…’ dico infine.
Lei mi sorride e mi dà un bacio sulla bocca.
‘Lascia fare a me…’

Passano dei giorni. Io chiuso nella mia stanza-prigione, nessuna possibilità di riscatto, vessato da tutti. Fregato.
Una mattina vengo svegliato da Mary che mi spedisce a servire due colazioni alla 235.
Entro e ci trovo la donna della volta prima assieme ad una altra donna, una bionda sulla cinquantina. Sono sdraiate sul letto abbracciate le una all’altra, sorridono. ‘E’ lui?’ chiede la bionda indicandomi. ‘Sì, che te ne pare? Potrebbe andare?’ ‘Beh..se lo hai sperimentato….’ ‘Certo come ti dicevo ‘ ehi tu! Avvicinati, posa il vassoio sul letto…bene…girati, mostra il culo…- vedi? &egrave un bel culetto bianco ancora in forma, ma ha preso tanti di quei cazzi in prigione che ci puoi infilare più di una mano!’ ridono. Temo che ora vorranno scoparmi come ha fatto la tipa la volta prima. La bionda &egrave racchia, pare una vecchia troia dismessa, fianchi larghi, faccia da contadina, occhi grandi, capelli a spazzola tipo lesbo, mi scruta e si diverte. ‘Mostragli il culo, avanti! Spogliati, pompinara!’ mi ordina. Obbedisco, calo le mutande e mostro il mio buco alla bionda allargandolo con le mani. ‘Ohh….&egrave vero c’entra un braccio qua dentro…’ la sento muoversi, si alza, va allo specchio, prende una borsa,la apre, estrae dei guanti di lattice monouso, li indossa,mi raggiunge. ‘In ginocchio, troia!’ mi dice. ‘Ehi..io…’ provo a dire, quella di colpo, agilissima, mi afferra la testa e la spinge giù, ha una presa fulminea e potente. Mi spinge a terra, sbattendomi il naso sul pavimento. HO DETTO FACCIA A TERRA, TROIA E APRI QUEL CAZZO DI CULO O LO FAI O TI RIEMPIO DI BOTTE e mi molla un calcio mentre mi urla in testa quelle parole. Obbedisco. Le mi tiene giù e poi inizia a infilare un dito nel mio culo, poi un altro, poi tre. Ravana da sola, con calma, spingendo. Urlo di dolore ma quella mi tiene sotto senza problemi, da sola. Gemo. Piango. Quelle dita senza rispetto mi penetrano e cercano come se dentro ci fosse un anello o che so io…continua senza posa, urlo di smettere. ‘Hai bisogno di una mano,cara?’ chiede la prima. ‘No, troiette come questa le conosco bene, al padiglione T sarà stato sicuramente lo schiavo di qualche trans ex da cazzo enorme, dico bene troietta?’ e mi tira la testa in alto, mi vede piangere dal dolore, vede la mia disperazione negli occhi e la paura. ‘..sì…sì…&egrave così…’ biascico fra le lacrime. ‘Così come? Troia bianca?’ ‘…come dice lei…Signora…’ ‘Sei stato lo schiavo di qualche bel mandingo con le tette, vero?’ mi tira la faccia, ma intanto non molla con le dita nel mio culo, &egrave una morsa duplice, sono preso davanti e dietro. ‘…sì…signora…ero uno schiavo in prigione….’ ‘Bene, bene…lo vedo…e lo sento!’ e mi trapassa ancora spingendo con le dita nel mio culo. Urlo di dolore.
‘Per me va bene..’ dice all’amica e mi molla d’improvviso.
‘Vattene!’ mi urla la mora. ‘Come?’ chiedo fra i singhiozzi. VATTENEEEEEEEEEEEEEEEE capito????
mi cacciano a male parole dalla stanza ridendo.
Qualche giorno dopo Mary mi fa chiamare ‘Vai nell’ufficio!’
appena entro noto la donna che mi aveva scopato la volta prima, la mora cinquantenne tipo- poliziotta.
‘Entra…vieni avanti…’ mi fa accomodare e mi porge il telefono. ‘C’&egrave Baa in linea. Senti quello che ti deve dire..’ e mi passa il cordless. ‘Ehi troietta!? Come va? Sono Baa. Ascoltami bene. Ti ho venduto alla mia amica Sceriffa qui…cio&egrave..ho venduto il tuo debito con me e i miei amici…hai capito?’ scuoto la testa. Ma che storia &egrave? Sono di nuovo nella merda? Certo che qui…’Scusa..Baa…cio&egrave come?..’ balbetto al telefono. ‘Hai capito benissimo, troietta…non farmi perdere tempo…segui la Sceriffa e non rompermi le palle o ti faccio prendere a frustate da Mary, intesi?’ annuisco. La sceriffa sorride maliziosa. Riattacco. Sospiro. Sono in balia di pazzi. Gente senza scrupoli che ha in mano il mio destino. Mi viene da piangere. ‘Prendi la tua roba e seguimi..’ ordina la donna. Mary annuisce. Dopo 15 minuti sono fuori dal bordello, con i mie pochi stracci in mano. La sceriffa mi guida a un pick-up gigantesco nero e giallo, ho difficoltà a salirci. ‘Dammi qua!’ urla lei e mi prende la borsa, mi spinge per il culo con forza e mi scaraventa dentro. ‘Questa roba non ti servirà per il momento e butta la mia borsa dietro. Sale pure lei e sgommiamo via. Musica a palla, il deserto che scompare presto dietro di noi, arriviamo a una cittadina, W. In S. N., una strada principale, due silos, pochi bar aperti, una scuola. La sceriffa mi dice delle cose, blatera ma la musica &egrave fortissima non capisco bene. Tanto so che saranno guai per me. Rogne. Casini, botte, paura. Oramai pare che non possa capitarmi altro, da quando sono uscito dal padiglione T. vorrei dormire. Usciamo dalla cittadina e il pick-up si inerpica fra le montagne. Giungiamo a una baita ampia fra gli alberi, in mezzo al bosco. ‘Scendi, troia!’ mi ordina e mi spinge dentro la casa. &egrave calda, accogliente, pulita, odore di cibo. ‘Siediti.’ va via. Torna poco dopo con un vassoio bianco. Lo posa sul tavolo. Va in cucina e torna con due piatti e del succo di arancia. ‘Adesso tu butti giù queste pillole e poi potrai mangiare la torta di mele. Ok?’ ‘Che pillole sono? Droghe?’ oramai mi sentivo di fare una brutta fine..’No, vitamine, sei un po’ gracilino…prendile e poi potrai mangiare.’ la fisso disarmato, intimorito. Sta dicendo il vero? O mi vuole avvelenare?’Senti, carino…tu ora sei di mia proprietà….dispongo io di te…puoi scegliere se filare dritto, ingoiare quelle 3 pillole, mangiarti la fottuta torta con le buone oppure prendere un sacco di calci nelle palle, ingoiare ugualmente quelle piccole dovessi anche ficcartele dritte nel culo e poi mangiare la mia merda al posto della torta…scegli te…’ sorrise. Mi mollò un ceffone forte. Poi un altro. DECIDI, STRONZO! non avevo molta scelta.
Ingoiai una di seguito all’altra le pillole col succo d’arancia, fresco buono. Mangiai la torta,era una bontà…ne chiesi un’altra fetta e lei me la dette. Poi persi i sensi e finii con la faccia sul tavolino.

Mi risvegliai legato ad un tubo massiccio di ferro. Nudo. Il pavimento era bagnato. Avevo delle catene ai polsi e ai piedi, potevo muovermi, ma non alzarmi. Respirai profondamente. Figlia di puttana! Figliadiputtana! Urlai sfibrato. Urlai e urlai a squarciagola con una rabbia in corpo violenta, ma sembrava che fosse inutile. Il posto era spoglio, pareti di cartongesso e umido, ma la stanza era riscaldata. A terra una ciotola con acqua. Bevvi accucciato come un cane. Legato come un cane. Poi piansi. Piansi a lungo, pensando che ero di nuovo prigioniero, fregato. Non uscivo a liberarmi.
Passarono delle ore. La luce nella stanza era quasi scomparsa. Provai a dormire. Ma dopo qualche minuto la porta si aprì con un cigolio e lentamente sentii dei tacchi camminare verso di me. Una donna magra, capelli raccolti in testa, piuttosto alta, con stivali che avanzavano minacciosi ticchettando. Mi si parò davanti. La guardai un attimo, ma uno schiaffo mi ferì la faccia. VOLTATI NON FISSARMI. SBRIGATI VOLTATI HIO DETTO!!! mi colpì ancora e dovetti voltarmi, per farlo finii a 4 zampe e lei prese a sculacciarmi. BENE, VEDO CHE SEI SVEGLIO.ADESSO VADO A CHIAMARE LE ALTRE…ASPETTACI QUI….TI FAREMO LA FESTA…..
scappò via.
La porta chiusa.
Ero di nuovo ridotto schiavo di pazzi scatenati.
Dopo qualche minuto la porta si aprì di nuovo in un trionfo di risate e voci femminili. Mi raggiunsero in un attimo, senza che potessi girarmi o che, ero già immobilizzato da una donna che mi era salita sulla schiena e due che mi tenevano la testa a terra, ordinandomi di baciare loro i piedi, volarono subito sculaccioni fortissimi e risate, imprecazioni e derisioni, sculacciate più forti e nuove risa. ‘Bene -disse la sceriffa, riconoscevo la sua voce, mentre a terra dovevo baciare i piedi di due donne ‘ questo &egrave il nostro regalo per il decennale del club delle RiderCops di FFR!!’ e scoppiarono risate, urla, grida beduine e colpi sul mio culo esposto. ‘La serata si chiama ROPE THE BOY!!!! ‘ urla. Urla e risate. Cazzo…noooooooooooo…sculaccioni e tirate di capelli. Sbattuto. Noooooooooooo. ‘DIAMOCI DA FARE FANCIULLE FACCIAMO UN CULO COSì A QUESTO SIGNORINO!’
e lo fecero.
Mi violentarono tutta la notte. Fui costretto a subire di tutto da quelle scatenate. Calci, sputi, derisioni, frustate, mi fecero succhiare i loro strap-on fino in gola, soffocandomi, la sceriffa era un’assatanata amazzone del cazzo posticcio godeva nel vedere uno che le succhia il cazzo finto! E poi schiaffi, tirate di capelli, cazzi sul sedere. Spompinai come un pazzo, passavo da uno strap-on all’altro tirato per le orecchie da quelle donne. Rosse, vecchie, giovani, grasse, mage, brutte, carine, ma io prendevo solo schiaffi e sculaccioni.
La sceriffa volle poi chiavarmi e quelle troie si scatenarono sul mio culo. Lo presero in ogni modo, di schiena, a pancia sotto, di lato, salendo sopra di loro. Andarono avanti per ore a scoparmi. Una nera con due tette giganti volle cavalcarmi facendomi salire sopra di lei, con un cazzo finto enorme ficcato nel culo. Mi teneva i fianchi e mi chiavava. Io dovevo baciare le sue grosse tette mentre il culo mi era aperto in due da quella puledra che non si fermò un attimo. Mi scopò stuprandomi come il tema della festa, le altre urlavano. Quella mi prese per bene a lungo, come avrebbe fatto Yum al padiglione T. mi scopò con rabbia, mentre piangendo dal dolore leccavo le sue tette nere mentre le altre mi sculacciavano il culo già squassato da quel cazzo finto, iniziai a provare pure piacere, per quella pelle morbida di donna a contatto col mio corpo, quel profumo di figa, di sudore, di lussuria e mi venne duro. Mentre quella mi scopava se ne accorse e mi segò un poco, ma poi mi ordinò di leccarle di nuovo le tette mentre lei continuava la cavalcata sessuale. Venni sulle sue tette e allora lei mi fece scendere dal suo cazzo finto e mi mollò due schiaffi terrificanti. ADESSO PULISCI POI MI FARAI VENIRE CON LA TUA BOCCA E POI TORNERAI IN PASTO ALLE MIE AMICHE. D’ACCORDO COLLEGHE?
‘mi pare giusto. Brava. Fatti fare un bel servizietto a quello sporcaccione e poi lo scopiamo noi!!!’ risate e urla. Bastarde!!
così mi lavorai la figa della nera. Una figa pelosa, dura e dolce, nera e possente. Leccai a lungo, con impegno mentre volavano scapaccioni e sculaccioni. Mi ficcarono un plug nel culo e a turno lo spingeva dentro. Leccai e leccai, baciai e succhuiai. Alla fine la bastarda venne innovandomi di umori la faccia.
E ORA A NOI IL RAGAZZO!!! STUPRIAMOLO FIGLIOLE!!!
E lo fecero, a turno mi sodomizzarono tutte. Mi infilarono i loro cazzi finti nel culo tutta la notte. Violentandomi come troie bastarde.
Quando ebbero finito con me ero senza forze. La sceriffa mi ficcò in gola 3 pasticche e mi fece bere del succo.
Mi addormentai.

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