Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Quando tutto è cominciato.

By 28 Febbraio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Lo ricordo come se fosse ieri quando ci siamo conosciuti. Era un pomeriggio caldo d’estate e la città era semideserta; erano tutti partiti per il mare, tranne io e qualcun altro. Nell’aria risuonava il suono assordante delle cicale che tutte insieme facevano una specie di musica ossessiva. L’aria era a dir poco irrespirabile. Quell’anno io e la mia famiglia non eravamo partiti per le abituali vacanze estive, perché mio padre aveva fatto un grande investimento per ristrutturare casa, e per questo motivo la mia famiglia era in un momento di ristrettezze economiche. Niente di preoccupante, però non potevamo permetterci di andare in vacanza, tutto qui.
Quel giorno, quando conobbi Moana, erano le tre del pomeriggio. Il sole picchiava in testa e l’asfalto era appiccicoso e sembrava che si squagliasse sotto i piedi. Io ero uscito con un’amica. A dirla tutta non era una semplice amica, ma una ragazza a cui andavo dietro da circa tre mesi. Si chiamava Daniela, e io ero pazzo di lei, ma lei non ne voleva sapere. Non ero il tipo di ragazzo che piaceva a lei. A lei piacevano i ragazzi belli e maledetti, tipo Johnny Depp per intenderci. E io non ero per niente così. Ero un semplice sfigato che la figa la vede soltanto col binocolo. Infatti ero ancora vergine e non ero mai stato con una ragazza.
Però io ero folle d’amore per lei, anche se lei non mi si inculava di striscio. E un giorno me l’aveva detto pure chiaro e tondo: ‘lo so che io ti piaccio, ma io vorrei che io e te rimanessimo solo amici’. Però io continuavo ad essere pazzo di lei. Quel pomeriggio, appunto quando conobbi Moana, eravamo usciti con la sua vespa. Aveva una vespa nera con cui spesso raggiungevamo il centro. E mi disse che doveva andare a salutare un’amica che a breve sarebbe partita per le vacanze estive con la famiglia. Allora io gli dissi che per me andava bene. Qualsiasi cosa mi diceva di fare per me andava bene. Anche se m’avesse chiesto di scalare l’Everest io le avrei detto di sì.
L’appuntamento con questa amica, che poi era Moana, era davanti al liceo scientifico. La strada era un deserto; sembrava che la città fosse stata evacuata a causa di una brutta epidemia di colera. La vespa andava spedita verso la scuola quando ad un certo punto lei disse: ‘eccola lì’.
Era bellissima, bionda come una diva del porno, indossava dei pantaloncini di jeans davvero molto corti che mettevano in risalto le forme del suo bel culo, e sopra aveva una canottiera azzurra. Ai piedi indossava dei tacchi alti che la facevano camminare con un’eleganza fuori dal comune. Aveva un paio di cosce che non finivano più. Ebbi subito una mezza erezione nel vederla. Era porca da morire. Ad una come lei io non potevo che dare l’impressione di un patetico segaiolo. Che speranze potevo avere? Moana doveva essere senz’altro abituata ad andare a letto con stalloni da monta di razza, e io non ero altro che uno stupido ciuchino.
Scendemmo dalla vespa e Daniela corse spedita verso Moana e si abbracciarono e si sbaciucchiarono sulle guance per una manciata di minuti; quello spettacolo non fece altro che indurire maggiormente la mia erezione.
‘Tesoro mio!’ urlò Daniela, ‘quanto sei gnocca!’.
‘Beh, anche tu non scherzi’ rispose Moana.
‘Sì, ma tu di più. Guarda che bel culo che c’hai!’ e le diede una gran sculacciata sul sedere, e Moana fece finta di essere arrabbiata e le disse di tenere giù le mani.
Daniela mi presentò a lei, la quale mi baciò le guance e mi disse il suo nome. Non avevo proprio alcuna speranza di farci qualcosa. Non valevo un cazzo come uomo per potermi permettere il lusso di stare con una come Moana. Una cosa era certa, e cio&egrave che Daniela, per la quale avevo provato un’attrazione smisurata, adesso per me non contava più nulla. La sua bellezza era stata offuscata da quella di Moana, che era una diva, un’icona del sesso, l’apoteosi del porcume.
Andammo a cercare riparo da qualche parte; il sole picchiava troppo. E così trovammo un bar e ordinammo tre caff&egrave. A parlare erano solo loro due, io ero troppo in imbarazzo per dire qualsiasi cosa. Avevo paura di sembrare un cretino, e così mi limitavo ad annuire a qualsiasi cosa dicevano loro. Ogni tanto Moana mi chiedeva qualcosa; tipo che scuola facevo, quali locali ero solito frequentare il sabato sera, insomma le solite cose. E io rispondevo senza dilungarmi troppo, e lei allora rideva e mi accarezzava il braccio e diceva: ‘che amore che sei! Sei timido da morire!’. Si era accorta della mia timidezza. Era finita, pensai. Non avevo alcuna speranza di stare con una come lei. Sarei rimasto un verginello per tutta la vita.
Ad un certo punto Moana disse che doveva andare via perché aveva un appuntamento, e allora Daniela per scherzare le disse: ‘ahhh! Vai alla monta!’. E Moana rispose divertita: ‘sì, &egrave molto probabile’. Quella fu un ulteriore conferma che io per Moana ero solo un segaiolo, altrimenti non avrebbe detto quella cosa in mia presenza. E così io e Daniela stavamo per incamminarci verso l’uscita quando ad un certo punto Moana mi afferrò un polso, e con l’altra mano prese una penna che stava sul bancone del bar.
‘Aspetta, dove vai?’ mi girò la mano verso l’alto e iniziò a scrivermi qualcosa sul palmo. Era il suo numero di telefono. ‘Questo &egrave il mio numero. Dopodomani parto, però magari ci sentiamo al mio rientro. Sei simpatico, magari andiamo a bere qualcosa insieme. Che ne dici?’.
Era tutto così assurdo. Io, uscire a bere qualcosa insieme a quel concentrato di gnoccume? Era un sogno, nient’altro che un sogno. Uno come me non poteva avere alcuna speranza con una come Moana. Ma allora perché mi aveva dato il suo numero? Ero così euforico che avevo l’impressione di essere ubriaco. Ma poi ci pensò Daniela a smorzare il mio entusiasmo.
‘Stai attento a quella lì’ mi disse. ‘Ti ha dato il suo numero di telefono, ma questo non vuol dire che vuole portarti a letto. Dimenticala, non sei il suo tipo. A lei interessano solo i maschi alpha, e tu, scusa se te lo dico, non sei un maschio alpha’.
‘E allora perché mi ha dato il suo numero?’.
‘Moana lo da a chiunque il suo numero, quindi non montarti la testa. Lei non verrà mai a letto con te. Mi dispiace doverti dire queste cose, ma io ti voglio bene come un fratello, e non voglio che quella zoccola ti faccia del male’.
‘Perché la chiami in questo modo? Io credevo che foste amiche’.
‘Infatti lo siamo. Ma il fatto che sia una zoccola &egrave un fatto che sanno tutti. Non lasciarti abbagliare dalla sua bellezza. Moana non &egrave la ragazza giusta per te. Con lei soffriresti soltanto le pene dell’inferno’.
E allora pensai che Daniela in fin dei conti aveva ragione. Un morto di figa come me non aveva alcuna speranza con una ragazza come Moana, abituata invece ad andare a letto con stalloni da monta di razza.

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2017/02/quando-tutto-e-cominciato.html Non pensai che a Moana per tutta la sera. Avevo ancora il suo numero scritto sulla palma della mano ed ero indeciso se chiamarla o no. La mia amica Daniela me l’aveva detto chiaro e tondo che Moana era fuori dalla mia portata, e che quindi dovevo dimenticarmela. Ma infondo cosa avevo da perdere? Se appunto era fuori dalla mia portata, allora un suo rifiuto sarebbe stato solo uno dei tanti. D’altronde erano già tante le ragazze che mi avevano detto di no, quindi una in più o una in meno non c’era tanta differenza. Moana sarebbe stata una delle tante. Così decisi di chiamarla. Erano le dieci di sera e il suo telefono squillava a vuoto. Poi finalmente rispose.
‘Ciao Moana, sono Berni’ dissi e mi tremava la voce.
‘Tesoro, ciao! Io credevo che mi avresti chiamata al mio rientro dalle vacanze’.
‘Hai ragione, però poi ho pensato di telefonarti prima. Anche solo per sapere come stai’.
‘Io sto bene’.
‘Com’&egrave andato l’appuntamento?’ le chiesi.
‘Quale appuntamento?’.
‘Oggi non avevi un appuntamento? L’hai detto tu quando ci siamo salutati’.
‘Ah sì, lasciamo perdere. Un emerito fiasco. Il classico tipo che cerca dalle ragazze solo quella cosa. Poi una volta che l’ha ottenuta’ arrivederci e grazie’.
‘Sai, pensavo che magari domani potremmo vederci, prima della tua partenza’.
‘Certo, volentieri!’.
Moana aveva accettato, non potevo crederci. Ma ripensai a Daniela e a quando mi diceva che io non avevo speranze, perché non ero un maschio alpha. Quante possibilità di successo potevo avere con Moana? Una su cento? Cosa sarebbe successo tra me e lei? Probabilmente sarei diventato per Moana solo un amico, come d’altronde era successo con Daniela, di cui ero stato innamorato, e lei invece nei miei confronti non provava altro che semplice affetto. E me lo aveva detto chiaro e tondo. E forse anche Moana avrebbe fatto lo stesso. Mi avrebbe detto, proprio come aveva fatto Daniela, che tra me e lei non poteva esserci altro che una normale amicizia.
Questo pensiero mi buttò un po’ giù. Tutte le ragazze che avevo conosciuto mi avevano sempre ripetuto le stesse parole, e cio&egrave che da me non volevano che una semplice amicizia. E io ero un po’ stanco di questa parola: amicizia. Ero diventato ‘l’amico delle ragazze’, e sinceramente questa condizione mi demoralizzava molto, perché vedevo i miei amici che scopavano a destra e a sinistra e che si facevano fare pompini da ragazze bellissime, e io invece ero ancora vergine.
Mi vidi con Moana un’altra volta fuori al liceo scientifico. La città era deserta e bollente come il giorno prima; le strade che normalmente erano trafficate in quei giorni erano silenziose e solitarie. Le saracinesche dei negozi erano serrate, c’erano solo pochi bar ancora aperti, ma si contavano sulle dita delle mani.
Arrivai all’appuntamento mezz’ora prima e lei non c’era ancora. Avevo la tachicardia. Che cosa avrei dovuto dire per fare colpo su di lei? Non facevo altro che ripetermi che dovevo essere me stesso. Era quello che mi aveva sempre detto mio padre: ‘sii te stesso, non cercare di sembrare quello che non sei’. Ma questa tecnica purtroppo non aveva mai funzionato. Ma la cosa che mi chiedevo maggiormente era: avevo qualche possibilità di fare colpo su una gnocca come Moana? La risposta era no. Moana era troppo, era l’apoteosi dello gnoccume, forse avrei dovuto aspirare a ragazze più semplici, meno porche per intenderci. Stavo puntando troppo in alto, questo era evidente. Uno come me una ragazza come Moana poteva solo vederla col cannocchiale.
Forse non ero abbastanza virile. Non ero abbastanza stallone. Insomma, io e Moana facevamo parte di due mondi completamente diversi e forse eravamo incompatibili.
Mentre riflettevo su queste cose la vidi che girava l’angolo e veniva verso di me. La prima cosa che pensai fu: ‘dio mio, che gnocca!’. Indossava sempre gli hot pants di jeans che mettevano in risalto le sue lunghe cosce e il suo bel culo, e camminava sui tacchi a spillo con una certa eleganza. Era troppo per me. In che cavolo di impresa impossibile mi stavo ficcando?
Mi salutò baciandomi le guance, poi decidemmo di andare a fare una passeggiata in centro, anche se c’era poco da vedere con tutti i negozi chiusi. Lungo il tragitto parlammo di argomenti piuttosto futili. In verità nessuno di noi due sapeva con certezza cosa dire. Quando le chiesi delle vacanze lei mi disse che sarebbe andata in Sicilia con i suoi. Ci andavano tutti gli anni, perché c’era un amico che li ospitava.
Camminammo per circa un’ora, e personalmente vi dirò che io ero stremato dal caldo. E probabilmente anche Moana, la quale propose di andarci a rifugiare da qualche parte. Ma dove? Era tutto chiuso. Allora lei mi indicò il portone di un condominio.
‘Che ne dici di andarci a riparare lì?’.
‘Vuoi entrare davvero in quella palazzina?’.
‘E perché no? Scommetto che ha un androne molto fresco’ e allora mi prese la mano e mi tirò verso il portone.
Aveva ragione, l’androne era un piccolo paradiso di freschezza. Moana si mise a sedere sui gradini che portavano su agli appartamenti e io mi misi accanto a lei. Non potevo fare a meno di guardarle in continuazione le cosce, luccicanti di sudore, lisce come la seta, gliele avrei baciate in tutta la loro lunghezza, dalle caviglie fino a salire. Iniziai ad avere una erezione, e più gliele guardavo e più il mio membro acquisiva vigore, fino a diventare duro come il marmo.
‘Qui si sta bene, no?’ mi chiese.
‘Sì, infatti’.
‘E allora’ raccontami qualcosa di te’.
‘Beh, ancora non posso crederci che hai accettato di uscire con me. Lo so, tu adesso dirai che non c’&egrave nulla di male nell’uscire insieme ad un amico, perché sono certo che &egrave così che mi vedi, come un amico. &egrave chiaro che tu sei abituata a frequentare ragazzi molto diversi da me, sicuramente più prestanti, più attraenti’.
‘Credi davvero che io abbia un modello di ragazzo con cui preferisco uscire?’.
‘Non lo so, credo di sì’.
‘E invece ti sbagli. Io sono molto democratica, esco con chiunque. Se decido di fare un pompino a qualcuno di certo non vado a guardargli quanto ha nel portafoglio o se ha la maglietta firmata. Lo faccio e basta. Dipende se ne ho voglia o meno’.
‘Comunque avrai notato sicuramente che nutro nei tuoi confronti un certo interesse’.
‘Certo che l’ho notato’.
Restammo un po’ in silenzio, lei a fissarmi negli occhi e io che abbassavo lo sguardo perché ero imbarazzato da morire. E lei, ogni volta che abbassavo gli occhi, mi sorrideva come se ci provasse gusto a farmi arrossire. Perché non ci potevo fare niente, più mi guardava e più diventavo timido. Poi ad un certo punto mi disse di alzarmi in piedi, e io la accontentai. Adesso il suo viso era all’altezza della lampo dei miei jeans. Con le mani me la tirò giù e infilò una mano dentro, e io le bloccai subito il polso.
‘Moana, ma che fai? Potrebbe vederci qualcuno’.
‘Io invece scommetto che non ci vedrà nessuno. Non c’&egrave un’anima in giro’.
A quel punto mi tirò fuori il cazzo già in erezione e avvicinò le labbra all’asta. Ma cosa stava facendo? Era come un sogno. Mi stava dando la bocca già al primo appuntamento! Quindi pensai a quello che mi aveva detto Daniela, e cio&egrave che Moana era un po’ zoccola. Quindi era tutto vero. Chissà con quanti altri ragazzi aveva fatto lo stesso, e quanti di questi le avevano sborrato in faccia. D’altronde, pensai, avrei dovuto immaginarlo da come andava in giro, vestita come una puttana. In cosa mi stavo ficcando? Cosa sarebbe rimasto dopo quella esperienza? Nient’altro che il ricordo di una copiosa sborrata.
‘Perché fai questo?’ le chiesi.
‘Che razza di domanda &egrave?’ Moana scoppiò a ridere. ‘Perché ho voglia di farlo. E poi perché anche io nutro nei tuoi confronti un certo interesse’.
Moana sbocchinava come una professionista. Prima percorrendolo in tutta la sua lunghezza e poi mettendolo in bocca e lavorandolo con la lingua. Era la prima volta che una ragazza me lo prendeva in bocca, e non era una ragazza qualsiasi, era Moana, una delle ragazze più belle e desiderate della città. Era talmente brava a fare pompe che sembrava un’attrice porno. Ne avevo visti molti di film porno, ahim&egrave, nella mia triste e sconfortante solitudine, e Moana era allo stesso livello di una pornostar professionista. Era da competizione.
Dopo una manciata di minuti mi fece venire, e lo tirai fuori dalle sue labbra in modo brusco e iniziai a schizzare. Non volevo venirle in bocca, mi sembrava davvero una cosa irrispettosa. E allora iniziai a fiottare, ma uno schizzo le finì sui capelli.
‘Scusami Moana, non volevo’.
‘No, figurati’ rispose lei mettendosi una mano davanti alla faccia per pararsi da altri eventuali schizzi. ‘Sono cose che capitano. Anzi, grazie per essere uscito in tempo e per non avermi sborrato in bocca’.
Dopo essermi risistemato Moana mi disse che forse era meglio se ritornava a casa, perché ancora doveva preparare le valigie per il giorno dopo, cio&egrave quando sarebbe partita per le vacanze insieme ai suoi genitori. E così l’accompagnai a prendere l’autobus, e poi non la rividi più fino alla fine dell’estate.

Continua…

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2017/02/subito-la-bocca.html Non facevo altro che chiedermi se quello che era successo avrebbe avuto un seguito. Cio&egrave, avrei rivisto Moana al suo rientro dalle vacanze, oppure il suo pompino era stato un semplice passatempo e nient’altro? Perché mi aveva fatto venire con la bocca? Nutriva un certo interesse nei miei confronti come diceva, oppure era stata solo un’avventura? Non sapevo rispondere a tutte quelle domande, però mi confidai con la mia amica Daniela. La telefonai due ore dopo la sborrata, e le dissi che non poteva credere a quello che era appena successo.
‘Fammi indovinare’ mi disse, ‘sei uscito con Moana’.
‘Sì, e non puoi proprio immaginare cosa abbiamo fatto’.
‘Non te la sarai mica scopata?’.
‘Scopata no, ma mi ha fatto venire con la bocca’.
‘In che pasticcio ti sei messo, Berni?’.
Daniela era molto contrariata da quello che le avevo detto. Mi disse che Moana non era una ragazza con cui mettersi insieme. Il fatto che mi aveva fatto un pompino non voleva dire niente, perché Moana era una puttanella, e aveva fatto godere con la bocca un sacco di ragazzi. Per lei far godere con la bocca qualcuno era una cosa normale come bere un bicchier d’acqua. Quindi se lo aveva fatto con me questo non voleva dire che la cosa avrebbe avuto un seguito.
‘E poi se fossi in te mi farei tutti gli accertamenti necessari, non vorrei che quella vacca ti avesse attaccato qualche malattia. Chissà quante verghe gli sono entrate in bocca’.
Daniela iniziò a dirmi un sacco di cose cattive nei confronti di Moana, semplicemente per spaventarmi e per farmi capire che Moana, nonostante quello che aveva fatto, era off limits e che non dovevo farmi strane idee. Una come lei non avrebbe mai preso in considerazione l’idea di stare con uno come me.
‘Ma perché? Come sono io?’ le domandai.
‘Berni, parliamoci chiaro, non voglio ferirti, se ti dico certe cose &egrave solo perché ti voglio bene, ma tu sei un maschio di serie b. Non te la prendere, ma Moana frequenta solo stalloni di razza. Mi spiego?’.
E così ero un maschio di serie b. Ma allora perché Moana mi aveva fatto venire con la bocca? Daniela mi disse che lo aveva fatto soltanto perché era un’infoiata, che non sapeva proprio farne a meno di prendere in bocca i cazzi, senza distinzione di età o di colore. Mi raccontò un sacco di storie sul suo conto, la maggior parte erano leggende metropolitane, però mi disse che provenivano da fonti attendibilissime. Mi raccontò che una volta Moana aveva partecipato ad una gangbang con dieci maschi, e lei al centro, da sola contro dieci verghe dure come il marmo. Un’altra volta invece si era fatta montare dal professore di matematica, il quale le aveva fatto anche il culo, e infatti in matematica aveva sempre degli ottimi voti.
‘Può darsi che &egrave soltanto molto brava con i numeri’ dissi cercando di difenderla.
‘Anche io sarei molto brava coi numeri se mi facessi inculare dal professore, come ha fatto lei’.
Daniela stava vomitando fuori tutte le cose peggiori che si raccontavano sul conto di Moana. Arrivò perfino a dirmi che d’altronde non c’era da stupirsi se Moana era così, dal momento che aveva una madre più puttana di lei.
‘Ma tu come le sai queste cose?’.
‘Non dirmi che non hai mai sentito parlare di Sabrina Bocca e Culo?’.
Era la prima volta che sentivo quel nome, ebbene lei mi spiegò che quella Sabrina Bocca e Culo, ovvero la madre di Moana, la chiamavano in quel modo perché da giovane aveva fatto godere moltissimi uomini concedendo loro le sue cavità migliori, ovvero la bocca e il culo. Praticamente si era fatta montare dalla metà della popolazione maschile della città. E Moana non poteva non essere come lei, ovvero una zoccola patentata.
‘E il padre di Moana? Che tipo &egrave?’ le chiesi.
‘Molti dicono che &egrave un uomo a cui piace guardare la moglie mentre fa l’amore con altri uomini. Quindi probabilmente lui non &egrave neppure il vero padre di Moana. Capisci dov’&egrave il punto? Non &egrave solo una puttana, ma &egrave anche una bastarda’.
Dopo aver sentito tutte quelle storie sul conto di Moana, e cio&egrave delle sue gangbang, dei suoi rapporti con uomini di mezza età e della sua abitudine a concedere anche l’orifizio anale, arrivai ad una conclusione, e cio&egrave che non era lei ad essere una ‘bastarda’, come diceva Daniela, ma lo era Daniela stessa, che di fronte a Moana si comportava come un’amica, abbracciandola e facendo la bella faccia, e poi dietro la pugnalava senza ritegno raccontando in giro le cose peggiori sul suo conto.
‘Daniela, lascia che ti dica una cosa. Sei tu la zoccola, non lei’ le dissi, e poi attaccai bruscamente la telefonata. Quella fu l’ultima volta che sentii Daniela. Non potevo credere di aver frequentato una vipera per così tanto tempo e di non essermi mai accorto di niente.
Il primo settembre Moana rientrò dalle vacanze. Sapevo che per quella data sarebbe ritornata, e così la chiamai. Quello che volevo sapere era se quello che c’era stato prima che lei partisse avesse un significato effettivo oppure era una cosa che faceva con chiunque. Quando la telefonai lei mi prese un po’ in giro:
‘Ciao Moana, sono Berni’.
‘Berni chi?’ chiese lei, e a quel punto il mio morale scese proprio in basso, fin sotto i piedi. Non si ricordava neppure di me. Questo voleva proprio dire che io ero solo uno dei tanti. Ma mi sbagliavo, mi stava soltanto prendendo in giro.
‘Davvero non ti ricordi di me?’ le chiesi.
‘Stavo scherzando! Stupido, certo che mi ricordo di te. Come stai?’.
‘Bene, benissimo. Mi sono ricordato che oggi rientravi dalle vacanze, e così ho pensato di chiamarti’.
‘Che carino! Ti sei ricordato del giorno del mio rientro!’.
‘Sì, beh’ magari uno di questi giorni potremmo vederci’.
‘Sì, volentieri. Anche oggi, se ti va’.
Certo che mi andava. Uscire con una delle ragazze più desiderate della città. Ero al settimo cielo. Come di consueto ormai il nostro appuntamento era fuori al liceo scientifico; poi da lì saremmo andati a fare un giro al centro. E come la volta precedente arrivai all’appuntamento una mezz’ora prima e aspettai con il cuore a mille. Cosa sarebbe successo quel giorno? Avrebbe fatto un’altra volta quella cosa con la bocca? Più ci pensavo e più ero assalito dagli attacchi di panico.
Finalmente vidi Moana, maiala come non mai. Indossava dei leggings neri in pvc che mettevano in risalto le forme del suo bel culo. Dio, quanto era pornodiva! E quanto dovevamo sembrare strani agli occhi di chi ci vedeva; insomma, in questo aveva ragione Daniela quando diceva che Moana era fuori dalla mia portata. Eravamo davvero una coppia improbabile. Chiunque avrebbe immaginato Moana in compagnia di un aitante stallone da monta, e invece c’ero io.
Come la volta precedente ce ne andammo al centro e lei mi raccontò qualcosa delle sue vacanze. Mi disse, senza troppi peli sulla lingua, che aveva avuto un’esperienza con un turista francese. E quando le domandai cosa avessero fatto lei mi rispose ‘tutto’. E io le chiesi: ‘tutto cosa?’.
‘Tutto quello che si fa a letto, solo che noi eravamo in tenda. Nella sua tenda. &egrave stato a ferragosto, eravamo in spiaggia, poi ci siamo imboscati nella sua tenda e l’abbiamo fatto’.
‘Sì, ma come l’avete fatto?’ le chiesi cercando di mascherare la mia rabbia. Ero davvero contrariato da quello che mi stava raccontando. Ma come? Mi chiedevo. Prima di partire mi aveva fatto venire con la bocca, e poi durante le vacanze si era fatta ingroppare da un perfetto sconosciuto. Ma allora io non contavo un cazzo per lei!
‘Berni, come sei curioso!’ Moana fece finta di essere indispettita da quelle mie domande, ma si vedeva chiaramente che moriva dalla voglia di raccontarmi tutti i dettagli. ‘Beh, prima ci siamo leccati un po’. Io leccavo lui e lui leccava me. Poi lui mi ha presa da dietro e mi ha sbattuta in quel modo per un po’. Poi abbiamo cambiato più volte posizione. L’abbiamo fatto a smorza candela, poi io di sotto e lui di sopra. Mi ha fatta venire un sacco di volte. D’altronde anche lui &egrave venuto più di una volta’.
Mentre mi diceva quelle cose stavo morendo di gelosia. Perché mi stava raccontando quei fatti? Forse perché non aveva alcun interesse nei miei confronti, e mi vedeva soltanto come un amico con cui confidarsi. Ma ero stanco di fare l’amico delle ragazze. Volevo qualcosa di più. E allora ad un certo punto sbottai, dissi che dovevo ritornare a casa, perché i miei genitori non c’erano e quindi avrei dovuto prepararmi il pranzo da solo. I miei genitori avevano una casetta in campagna, e molto spesso ci andavano per curare l’orto, e quindi io rimanevo da solo a casa.
‘E quindi tu hai casa libera e me lo dici così?’ mi domandò.
‘E come dovrei dirtelo?’.
‘Cio&egrave, fammi capire’ insistette Moana fingendosi arrabbiata. ‘Tu hai casa libera e non mi inviti neppure a venire da te?’.
‘E perché dovrei farlo?’.
‘Sei il ragazzo più candido che abbia mai conosciuto. Un altro al posto tuo mi avrebbe invitato a casa sua per montarmi di brutto. A te invece non ti sfiora neppure questa idea’.
‘E invece sì, mi piacerebbe montarti di brutto, come dici tu’.
‘E allora cosa aspetti a invitarmi a casa tua?’ mi chiese divertita.
‘Ok. Vuoi venire a casa mia?’.
‘Sì, certo. Ce li hai i preservativi?’.
‘Ci sono quelli di mio padre. Ce li ha nel cassetto della camera da letto’.
‘Quelli andranno benissimo’ disse, poi mi prese sotto braccio e mi fece intendere che potevamo andare. ‘Andiamo timidone, che ti aspetta un sacco di lavoro. Sono una ragazza molto esigente e difficile da soddisfare, io’.
Possibile che fosse così facile portarsi a letto una ragazza? Oppure era Moana che era una ragazza davvero molto facile? A questo punto pensai che chissà con quanti altri ragazzi aveva fatto la stessa cosa che stava facendo con me. Cio&egrave, chissà da quanti altri maschi si era fatta ‘montare di brutto’, per usare le sue stesse parole. Forse aveva ragione Daniela, e cio&egrave mi stavo ficcando in un grosso pasticcio. Alla fine di questa avventura probabilmente mi sarei ritrovato soltanto una brutta malattia. Ma non riuscivo a tirarmi indietro. Avevo proprio voglia di montarmela, e lei si stava offrendo con così tanta facilità che rifiutare era quasi impossibile. Mi stava offrendo tutto quel ben di dio, e io cosa avrei dovuto fare? Tirarmi indietro per paura delle malattie infettive? D’altronde me lo aveva confessato lei stessa che aveva avuto un rapporto a ferragosto con un turista francese, un emerito sconosciuto. Come facevo a sapere che quello lì magari non le aveva passato qualche infezione? Poi pensai, ma che importa! D’altronde avremmo usato il preservativo.
Mi ero ficcato proprio in un bel pasticcio. E il fatto era che non avevo neppure la capacità di tornare indietro. Volevo Moana, volevo entrarle dentro, godere dei suoi buchi. Volevo farla mia, possederla. Forse me ne sarei pentito, e Daniela mi avrebbe detto: ‘te l’avevo detto io di stare lontano da quella zoccola, ma tu non hai voluto ascoltarmi!’.

Continua…

Link ai racconti:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2017/02/in-che-pasticcio-ti-sei-messo-berni-i-n.html

http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2017/02/rientro-dalle-vacanze.html

Meno male che i miei genitori non c’erano, altrimenti vedendomi rientrare insieme ad una ragazza come Moana, vestita in quel modo osceno, avrebbero certamente pensato che mi ero portato a casa una puttana. Avrei voluto chiederle se si rendesse conto di quello che stava facendo; insomma, mi conosceva appena, ci eravamo visti soltanto una volta e già mi si stava offrendo. Non ci pensava ai suoi genitori? Cosa avrebbero pensato di lei se avessero saputo che si faceva ingroppare già al primo appuntamento? Ma d’altronde, da quello che mi aveva detto Daniela per telefono, la famiglia di Moana era una famiglia un po’ sui generis; la madre una grandissima zoccola, e il padre un cornuto a cui piaceva guardare la moglie che si faceva montare da altri uomini. Quindi Moana non poteva certamente venir su in modo differente.
Ero teso da morire, perché sapevo quali erano le sue intenzioni, ma io non avevo avuto mai alcuna esperienza. Moana invece sembrava proprio a suo agio, come se situazioni di quel tipo le fossero capitate centinaia di volte. Io ero solo uno dei tanti a cui avrebbe aperto le cosce e a cui avrebbe offerto i suoi buchi.
Moana iniziò a curiosare dappertutto e non faceva altro che ripetermi che la casa dei miei le piaceva molto. Per tutto il tempo non fece altro che camminarmi davanti, come se ci tenesse che io le guardassi il culo. E infatti non facevo altro. Era così bello, tondo e sodo, e poi vedevo sotto i suoi leggings la forma del perizoma. Ragazzi, che pornodiva. Ti faceva venire voglia di darle una bella sculacciata. Tra l’altro lei faceva di tutto per mettersi in mostra, quasi come se la sua intenzione fosse quella di mostrarmi cosa aveva da offrirmi. Per esempio si abbassò a novanta gradi per un futile motivo, e cio&egrave per guardare la collezione di film che stava tutta allineata in basso, in uno stipite sotto la tivù. Passò in rassegna tutti i titoli dandomi tutto il tempo per gustarmi il suo didietro, e per di più in quella posizione ambigua, quasi come se mi stesse offrendo la possibilità di metterglielo in culo.
‘Ti piacciono i film?’ le chiesi.
‘Solo quelli d’amore’ mi rispose, poi girò la testa per guardarmi, ma sempre rimanendo nella stessa posizione, quasi per appurarsi che le stessi guardando il sedere. ‘Ma qui non ne vedo’.
‘No, ti sbagli’ dissi. ‘Ci dovrebbe essere qualcosa’.
‘Dove? Io non vedo nulla’.
In quella posizione Moana me lo aveva fatto diventare duro in modo pazzesco. Mi stava scoppiando nei pantaloni. Allora mi avvicinai a lei per aiutarla a cercare qualche film che potesse essere di suo gradimento. Mi misi dietro di lei e guardai in basso, dove stavano i dvd.
‘Vediamo’ ecco, per esempio c’&egrave Il diario di Bridget Jones’ dissi, e a quel punto decisi di osare, di metterle le mani sul corpo e quindi mi feci coraggio e le afferrai i fianchi premendo la mia erezione contro le sue natiche. Spinsi il mio cazzo duro contro il suo culo abbastanza da farle capire che ero eccitato da far schifo, e allora lei girò di nuovo la testa verso di me sorridendomi come per farmi capire che aveva recepito il messaggio. Poi si rimise dritta e tornò a curiosare in giro.
‘Ma lo sai che casa tua mi piace davvero tanto?’ mi chiese.
‘Moana, posso offrirti qualcosa? Magari un bicchiere di vino. Ti va?’.
‘Sì, volentieri’.
Pensai che un bicchiere di vino avrebbe allentato la tensione (la mia, dal momento che lei sembrava non averne). Forse, pensai, il vino mi avrebbe aiutato a fare una buona impressione su Moana, scacciando via la mia goffaggine. Sì, perché era proprio così che mi sentivo: goffo. Così presi una bottiglia di vino dalla dispensa e la aprii. Ne versai in due bicchieri e mi girai verso Moana, che però era sparita. Mi guardai intorno ma non la vedevo da nessuna parte. Ritornai nel soggiorno, ma neppure lì c’era.
‘Moana, dove sei?’.
‘Sono nella stanza da letto dei tuoi genitori’ rispose lei.
E allora andai spedito verso la camera dei miei, con i due calici pieni di vino nelle mani, e quando varcai la soglia mi trovai di fronte ad uno spettacolo che mi fece schizzare tutto il sangue alla testa, e iniziai a tremare tutto come una foglia. C’era Moana sul letto dei miei, completamente nuda, con le cosce spalancate, le labbra rosa della sua fighetta un po’ aperte, quasi tutta depilata, ad eccezione di una striscetta di peli pubici biondi.
‘Metti via quel vino, lo beviamo dopo’ mi disse. ‘Prima facciamo l’amore’.
Misi i calici sul comodino dei miei e preso da un raptus di frenesia iniziai a togliermi tutti i vestiti, e Moana scoppiò a ridere, dovetti sembrarle molto ridicolo. Tolsi gli slip e la mia erezione uscì fuori in tutta la sua grandezza e lei smise di ridere, e disse semplicemente: ‘wow!’. A quel punto mi misi sopra di lei, e lei si accasciò sul letto e si lasciò baciare dappertutto. Non sapevo da dove cominciare, Moana era una gnocca colossale, volevo prenderla tutta. Iniziai a baciarla sul collo, poi scesi verso le sue tette e le succhiai i capezzoli, e lei sembrava divertita da tutta quella mia voracità. Intanto sfregavo l’asta del mio cazzo contro le labbra della sua vagina, e nel giro di qualche minuto iniziai a schizzare. La sborra le finì sulla pancia e nell’ombelico. Speravo che non se ne accorgesse, ma chiaramente sentì il calore del mio seme sulla sua pelle. Guardò per un attimo il lago di sborra che le avevo lasciato sulla pancia, quasi un po’ delusa, e poi si avvicinò al mio viso e mi baciò, affondando la sua lingua nella mia bocca. Poi mi afferrò il cazzo con decisione e iniziò a masturbarmi, quasi come se stesse cercando di farmelo rimanere duro.
‘Prendi un profilattico’ mi sussurrò.
A quel punto mi alzai di scatto dal letto e rovistai nel comodino di mio padre. Presi la confezione di preservativi e ne tolsi uno. Per la gran voglia che avevo di fare l’amore con Moana non riuscii neppure ad aprirlo, e allora lei lo prese e in un secondo ne strappò un lembo e lo fece uscire fuori e me lo porse. E allora io lo appoggiai al glande e cercai di srotolarlo, ma non ci riuscivo, e allora ci pensò lei, facendolo scendere fino alle palle.
‘&egrave la prima volta che ne metto uno’ le dissi cercando di giustificarmi.
‘E come hai fatto finora?’ mi chiese. ‘Non dirmi che hai sempre praticato il sesso non protetto’.
‘In verità &egrave la prima volta che faccio l’amore’.
‘Tesoro mio, dici davvero?’ Moana mi accarezzò il viso, poi allargò le cosce e aspettò che mi facessi strada dentro di lei. ‘Dai, entra. Non posso più aspettare’.
Così avvicinai il mio cazzo alle sue labbra di sotto e le entrai dentro, le misi le mani sui fianchi e iniziai a scoparla. Mi accasciai su di lei per baciarla ma lei non volle e mi mise una mano sul petto per allontanarmi. Le chiesi il motivo e lei mi disse che voleva guardarmi negli occhi mentre lo facevamo. E infatti mi guardò fisso negli occhi per tutto il tempo; era sua abitudine farlo, e ogni tanto mi sorrideva per farmi capire che le stava piacendo molto. Ormai ero venuto già una volta, quindi adesso riuscivo a controllarmi meglio, e quindi devo dire che andai alla grande, e riuscii anche a farla venire. Me ne accorsi perché ad un certo punto la vidi spalancare la bocca e trattenere il fiato, e fece roteare le pupille verso l’alto fino quasi a farle sparire del tutto. Per la prima volta vidi l’espressione di Moana quando raggiungeva il piacere. Dopodich&egrave emetteva un rantolo, molto simile all’accenno di un pianto, e il suo corpo sembrava in preda a delle deboli convulsioni che duravano qualche secondo, prima di accasciarsi definitivamente, abbandonandosi al torpore dell’amplesso. A quel punto iniziai a schizzare di nuovo, e il mio seme riempì il serbatoio del preservativo. Mi distesi sul suo corpo e ritornai a tempestarla di baci sul collo.

Continua…

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2017/02/una-troia-in-casa.html Mezz’ora dopo eravamo in cucina, ancora nudi, e Moana si era messa ai fornelli a preparare qualcosa da mangiare. Mi dava le spalle e io potevo godere del panorama del suo bellissimo culo e della sua chioma di capelli biondi come l’oro. Era semplicemente divina, e non potetti fare a meno di avere un’altra erezione. Forse anche per il fatto di trovarmi nudo in sua presenza. Lei si girò verso di me, che ero seduto dietro al tavolo della cucina, e notò che ero ancora eccitato e quindi il mio cazzo ancora dritto, e mi sorrise ma non mi disse niente, e ritornò ad armeggiare con il frullatore a immersione. Non sapevo con esattezza cosa stesse facendo; mi aveva detto semplicemente che era una cosa che le aveva insegnato il suo papà, che faceva il cuoco.
‘Ti chiedo scusa, ma” dissi riferendomi al fatto che ero ancora in erezione. ‘Sai’ sei così’ bella. Non posso farci niente, non riesco a non indurirlo’.
‘No, figurati. &egrave normale’ rispose lei guardando di nuovo verso la mia durissima nerchia. ‘Non c’&egrave niente di male. Anzi, mi piace. Vuol dire che il mio corpo non ti lascia indifferente’.
‘Moana credimi, il tuo corpo non lascerebbe nessuno indifferente. Sei divina’.
‘Amore, come sei dolce’ rispose ritornando al suo lavoro.
Per un po’ tra di noi calò un brusco silenzio, e iniziai a diventare paranoico. Possibile che tra me e Moana non ci fossero argomenti di discussione? Non potevo credere che tra di noi fosse finito nel momento in cui avevamo raggiunto l’orgasmo. Ci doveva essere qualcosa a legarci. E allora le chiesi se le piaceva il cinema, e lei mi disse di sì. E quando le chiesi che genere di film le piacevano lei mi elencò qualche titolo, ma erano tutti film che io consideravo ‘robaccia’. Erano soprattutto filmetti d’amore e qualche commedia musicale. Poi le chiesi che genere di musica le piaceva, e lei mi rispose che ascoltava principalmente musica pop, da Laura Pausini a Tiziano Ferro. Ancora ‘robaccia’, secondo i miei canoni di giudizio. Per carità la Pausini aveva una voce eccezionale, ma era musica che io consideravo senza pretese, con al centro sempre la stessa tematica, l’amore. Insomma, io e Moana provenivamo da due pianeti diversi. Ma la cosa che mi diede da pensare &egrave che rispondeva alle mie domande quasi come se non avesse voglia di parlare. Quasi come se per lei quello che avevamo fatto fosse stata soltanto una piacevole avventura e nient’altro. Era come se Moana non avesse alcuna intenzione di approfondire la mia conoscenza. Forse si era resa conto che non ero abbastanza maschio alpha per stare con lei. O forse semplicemente era troppo impegnata a cucinare per potermi dare la sua attenzione.
‘Berni, ma davvero era la prima volta che facevi l’amore?’ mi chiese.
‘Beh’ sì. Non lo avevo mai fatto. Tu invece immagino che hai già avuto moltissime esperienze’.
‘Cosa vuoi dire? Credi che sono una ragazza che va a letto con chiunque?’.
‘No, non ho detto questo. Però sai, sei davvero bella, certamente avrai un sacco di ragazzi che ti vengono dietro’.
‘Sì, tantissimi’ rispose lei indispettita probabilmente dalla mia affermazione precedente. ‘E lo so quello che stai pensando, e cio&egrave che probabilmente sono un po’ puttana. D’altronde &egrave quello che pensano tutti, perché tu non dovresti pensarlo? Lo pensa anche la tua amica Daniela, lo so. Non ha il coraggio di dirmelo in faccia, ma sono certa che di dietro me ne dice di tutti i colori’.
‘Moana, non &egrave come credi. Io non credo che tu sia una puttana. E poi poco importa quello che pensano gli altri. E soprattutto importa davvero poco quello che pensa Daniela’.
‘Cosa ti ha detto? Fammi sentire. Ti avrà detto certamente di starmi alla larga, e che venire a letto con me vale a dire prendersi una bella malattia venerea. Ci scommetto che ti ha detto così’.
Non le risposi. Non mi andava di dirle quello che mi aveva detto Daniela. Non volevo mettere ulteriore zizzania tra loro due. Rischiavo di farle litigare di brutto, e probabilmente era la cosa meno opportuna da fare. Ma Moana dovette aver interpretato il mio silenzio come una risposta positiva alla sua domanda, e allora lasciò i fornelli e venne verso di me, muovendosi in modo minaccioso e guardandomi con due occhi carichi di rabbia. Mi si mise davanti con le gambe leggermente aperte e i pugni premuti contro i fianchi.
‘E tu ci credi a questa cosa?’ mi chiese.
‘Quale cosa?’.
‘Non fare finta di non aver capito, che mi fai imbestialire. Ci credi al fatto che io possa avere qualche malattia venerea?’.
‘Certo che no!’.
‘E allora dimostramelo’ poi si avvicinò e si mise a cavalcioni su di me. Io ero ancora in erezione e Moana aprì le labbra della sua vagina avvicinandola al mio glande, ma prima di farlo entrare dentro mi guardò fisso negli occhi. ‘Penetrami senza preservativo. Fammi vedere che veramente non la pensi come Daniela’.
‘Moana dai, non scherzare. E se poi ti metto incinta?’.
‘Prendo la pillola, stupido. Forse &egrave vero, sono un po’ puttana e vado a letto con molti ragazzi, ma uso sempre tutte le precauzioni, e ho fatto le analisi del sangue il mese scorso. Sono sanissima. Adesso dimostrami che ti fidi di me, e che non la pensi come la tua amica Daniela. Se non lo fai allora con me hai chiuso. Non mi vedrai mai più’.
Adesso ero io a guardare Moana negli occhi, per cercare di capire se mi stava dicendo la verità, se veramente potevo fidarmi di lei, e di conseguenza dargli la prova che non la pensavo come Daniela. Sul suo volto a pochi centimetri dal mio c’era un’espressione di sfida, dalla decisione che avrei preso sarebbe dipeso tutto il nostro futuro. Se la penetravo senza protezione allora avrei potuto continuare a vederla, altrimenti no. Intanto sentivo che mi solleticava il glande con le labbra della figa, quasi come se mi stesse dicendo di sbrigarmi a decidere perché il tempo stava per scadere. E allora spinsi il bacino verso l’alto e il mio cazzo entrò dentro di lei fino alle palle. Lei mi cavalcò debolmente per circa un minuto per vedere la mia reazione; se avesse avuto qualche tipo di malattia me l’avrebbe già mischiata alla grande. Poi quando capì che non avevo alcun timore di fare l’amore con lei senza protezione allora fece scivolare fuori il cazzo e avvicinò la sua bocca alla mia, e mi baciò con la lingua tenendomi una mano dietro al collo.
‘Grazie’ mi sussurrò.
Poi ritornò ai fornelli a prendere il risultato del suo lavoro e lo portò a tavola.
‘Il pranzo &egrave pronto!’ esultò e sistemò entrambi i piatti, uno davanti a me e uno davanti a lei. ‘Buon appetito!’.
‘Buon appetito anche a te Moana’.
Dopo aver mangiato ce ne restammo seduti in cucina a conoscerci meglio. Eravamo sempre nudi; non era per niente nelle nostre intenzioni rivestirci. Il mio cazzo era perennemente in erezione e non sapevo cosa farci. Moana era troppo bella. Lei ogni tanto si divertiva ad allungare una mano sotto il tavolo e ad afferrarmelo saldamente, gli dava due colpetti e poi mi prendeva in giro dicendomi cose tipo: ‘ma che c’hai, una paralisi?’, oppure: ‘se &egrave questo l’effetto che faccio su di te &egrave meglio se mi rivesto’. E io: ‘ma no, che dici!’.
In ogni modo Moana mi disse che frequentava il liceo scientifico, che praticamente stava di fianco all’istituto tecnico che frequentavo io. E allora lei mi disse che se mi faceva piacere la mattina avremmo potuto prendere l’autobus insieme per andare a scuola. L’idea era fantastica. Il fatto di poterla vedere tutte le mattine e poi magari all’uscita di scuola mi riempiva di euforia.
Poi mi parlò un po’ della sua famiglia. Mi disse che la madre aveva un negozio di intimo, e il padre (come già mi aveva detto in precedenza) faceva il cuoco. E poi aveva un fratello maggiore di nome Rocco. Rocco e Moana, che strano, pensai. Come i nomi di due divi del cinema hard. Chissà se quella scelta era voluta oppure era una cosa del tutto casuale. D’altronde ripensando alle chiacchiere di Daniela pare che la famiglia di Moana fosse una famiglia molto particolare, quindi chi poteva dirlo, magari la scelta per i nomi dei figli poteva essere un esplicito omaggio a quei due attori che hanno fatto la storia del cinema a luci rosse. Ovviamente non glielo chiesi se quelle mie congetture fossero vere, perché magari mi sbagliavo.
Parlammo per molto tempo, tanto che si fece buio. Si era fatta sera e ad un certo punto lei allungò di nuovo la sua mano verso il mio membro eretto, lo afferrò con decisione e disse divertita: ‘vediamo quanta sborra c’hai ancora. C’ho voglia di prosciugarti’. Ma in quello stesso momento sentimmo il rumore della porta d’ingresso che si apriva. Allora Moana mi guardò terrorizzata. Erano i miei che erano appena rientrati. Una cosa del tutto inaspettata dal momento che mi avevano detto che sarebbero rimasti nella casa in campagna per un paio di giorni.
Moana afferrò la tovaglia del tavolo e la tirò via in preda al panico facendo cadere a terra piatti e bicchieri che andarono in frantumi, e poi si avvolse la tovaglia intorno al corpo alla buona prima che i miei la vedessero così, come la mamma l’aveva fatta. Io presi uno strofinaccio e tentai goffamente di coprirmi l’erezione. I miei genitori entrarono in cucina e quando ci videro in quelle condizioni, per di più con le stoviglie in mille pezzi sul pavimento, rimasero visibilmente sorpresi.
‘Ma che succede qui?’ chiese mia madre. ‘Berni, chi &egrave questa ragazza?’.
‘Mamma, lei &egrave’ lei &egrave” cos’era Moana per me? Cosa dovevo dire? Non mi uscivano le parole di bocca. Un’amica? Non proprio, dal momento che ci avevo fatto l’amore.
‘Signora, io sono la fidanzata di suo figlio’ disse porgendole la mano, proprio la mano con cui qualche minuto prima aveva cominciato a segarmi. ‘Il mio nome &egrave Moana’.
‘Davvero?’ mia madre diventò subito docile come un agnellino, dimenticando per un attimo il fatto che avevamo appena distrutto due piatti e due bicchieri del suo servizio migliore. ‘Berni, non credevo che avessi una fidanzata. E quando pensavi di presentarcela?’.
‘Il fatto &egrave che ci siamo fidanzati da poco’ continuò Moana. ‘Sa, volevamo aspettare un po’ prima di dirlo alle nostre rispettive famiglie’.
‘Berni, complimenti!’ esultò mio padre dandomi una pacca sulla spalla. ‘Hai fatto proprio centro! Guarda che bella ragazza. E io che credevo che questo giorno non sarebbe mai arrivato’.
‘La ringrazio del complimento’ disse Moana che era imbarazzata da morire e si reggeva con tutte le forze la tovaglia intorno al corpo. ‘Comunque forse &egrave meglio se vado a mettermi qualcosa addosso. Già vi ho messo abbastanza in imbarazzo facendomi vedere in questo stato’.
‘Ok cara, sì forse &egrave meglio’ le rispose mia madre.
Moana sgattaiolò nella stanza dei miei a recuperare i suoi vestiti e poi corse in bagno a indossarli. Intanto andai a rivestirmi anche io.
Non ci capivo più niente; perché aveva detto quella cosa del fidanzamento?
In ogni modo quando uscì dal bagno tutta rivestita Moana disse che forse era meglio rientrare a casa. Ma mio padre le disse che se voleva poteva fermarsi a cena da noi, ma lei disse di no, che i suoi genitori l’aspettavano. Allora mio padre le disse che forse era meglio se si lasciava accompagnare. Ormai era buio, non era prudente che una ragazza bella come lei se ne andasse in giro tutta sola per la città.
‘Ma no, non si preoccupi! Già vi ho creato abbastanza disturbo rompendo i vostri piatti’.
‘Chi se ne importa di quei piatti? Andiamo, ti accompagniamo io e Berni in auto’.
E quando mio padre si metteva una cosa in testa era irremovibile. E così l’accompagnammo con la macchina, e il tragitto fu tragico perché per l’imbarazzo di trovarci in quella situazione calò un silenzio terribile. A parlare era solo mio padre che rivolgendosi a Moana le chiedeva un sacco di cose, del tipo dove ci eravamo conosciuti, chi erano i suoi genitori, che scuola frequentava. E lei rispondeva cercando di non dilungarsi troppo con i dettagli. Finalmente arrivammo sotto casa sua, e Moana scese dalla macchina, e scesi anche io, e lei mi venne a dare un bacio sulla guancia.
‘Ciao tesoro, ci vediamo domani’ poi rivolgendosi a mio padre: ‘arrivederci, &egrave stato un piacere conoscerla’.
Rientrai in auto e ritornammo a casa.
‘Ah, Berni! Sei proprio un ragazzo fortunato ad avere una fidanzata così. &egrave proprio bella come un angelo’.
‘Sì’ risposi sovrappensiero. ‘Un angelo’.
Ero davvero confuso. Ancora non capivo del perché avesse detto quella cosa ai miei genitori. Ci pensai tutta la sera, poi ad un certo punto decisi di chiamarla. In principio parlammo di quanto era accaduto; Moana mi disse che era stata una cosa davvero imbarazzante, ma che però in fin dei conti era stato divertente. Quando le chiesi di cosa intendesse dire quando aveva detto quella cosa ai miei lei mi rispose che non lo sapeva con certezza; era la prima cosa che le era venuta in mente per togliersi dai guai.
‘Perché me lo chiedi?’ mi domandò. ‘Non ti piacerebbe se io fossi la tua fidanzata?’.
‘Se mi piacerebbe? Moana, io sarei il ragazzo più felice del mondo se tu fossi la mia fidanzata’.
‘Davvero? E allora &egrave deciso. Siamo fidanzati’.
Non sapevo cosa dire; in principio pensai che mi stesse prendendo in giro. Una gnocca colossale come lei fidanzata con un ragazzo mediocre come me. Certamente aveva voglia di scherzare.
‘Ma dici sul serio?’.
‘Sì, certo. Sei un po’ perplesso?’.
‘No &egrave che’ sai’ tu sei così bella. E le ragazze belle come te in genere preferiscono stare insieme a ragazzi prestanti e che magari hanno anche un notevole conto in banca’.
‘Credi davvero che io sia così superficiale? Credi davvero che sono una di quelle ragazze tutta cosce e niente cervello? Berni, non credevo che avessi una così bassa considerazione di me’ rispose lei amareggiata.
‘Moana, perdonami’ ero così confuso che non mi ero nemmeno reso conto che la stavo offendendo. ‘Stavo solo scherzando. Sarei davvero uno stupido se pensassi una cosa del genere di te’.
‘Infatti. Anzi, saresti proprio uno stronzo’.

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2017/02/dimostrazione-di-fiducia.html

http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2017/02/una-sorpresa-imbarazzante.html

Leave a Reply