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Realtà o fantasia

By 8 Febbraio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Il mio amico Giorgio, che ha una moglie molto bella di nome Clara, aveva avuto, con Clara, una intensa, ricca e sofisticata vita sessuale fino ai primi anni di matrimonio, ma poi, come accade spesso, il desiderio si era via via affievolito e assopito. Giorgio mi raccontò che da un po’ di tempo aveva cominciato a desiderare di ravvivare il loro rapporto e veder Clara far l’amore e godere con un altro. Quando finalmente lui si decise a parlargliene, ne ricevette un secco e indiscutibile rifiuto. “Non sono un puttana” gli aveva risposto una sera Clara, seccata dall’ennesimo suo tentativo. Lui si mise il cuore in pace e non chiese più nulla, ma non perse la speranza.

Una sera d’estate invitò a cena un suo amico con il quale aveva condiviso le scorribande giovanili da dongiovanni e che, di recente, aveva divorziato dalla moglie. Cenarono sul terrazzo, con un arietta fresca e piacevole che stuzzicava e la cena fu ottima. Un bottiglia di prosecco ghiacciato scendeva facilmente lungo la gola dei tre e animava la serata. Presto lasciarono alle spalle i problemi di coppia dell’amico e si rilassarono completamente come imponeva una serata tra buoni amici. Le cicale d’agosto cantavano la colonna sonora dell’estate e sua moglie divenne serena e arrendevole, appoggiata alla ringhiera del terrazzo, teneva tra le dita una sigaretta e fumava allegra e soddisfatta di come stesse proseguendo la piacevole serata.

Giorgio guardava sua moglie e la trovava splendida, sicura di se e, con quella sigaretta tra le dita, ne fu rapito. I suoi seni, non grandi, ma marmorei sembravano voler esplodere. Osservava le sue gambe abbronzate, sotto la gonna nera che accendeva quelle cosce color del miele. E sapeva che al temine di quelle gambe chilometriche c’era il paradiso che per anni lo aveva ammaliato. Ne era innamorato sempre più e per questo desiderava che lei trovasse maggior interesse nella vita.

Giorgio, allora, sicuro della scarsa resistenza della moglie, la fece appoggiare alla ringhiera del terrazzo, e sussurrandole dolcissime parole d’amore, velocissimo le sollevò la gonna, poi le abbasso le mutandine ed infine le fece divaricare le splendide gambe. Si abbassò e con la lingua le inumidì il clitoride che si aprì come un fiore. Poi, come seguendo uno schema immaginato un milione di volte, invitò l’amico a penetrarla!

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