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Ritorno alla base

By 2 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Erano quasi le 5 e mezza del pomeriggio, quando
le strade delle nostre coppie si separarono.
Ognuno a casa propria: del resto era domenica
pomeriggio e l’indomani ci aspettava una settimana
(almeno si sperava) di lavoro.
Il viaggio fu così silenzioso e cupo da non lasciare
presagire niente di buono una volta giunti a casa.
I famosi chiarimenti richiesti da Renato e dal sottoscritto
potevano aspettare: era questo il succo del silenzio che,
immaginavo, regnasse anche nell’altra auto che aveva
preso una destinazione diversa dalla nostra, abitando
loro in un’altra regione.
Il messaggio era chiaro ed lo avevo ricevuto e sapevo
che aver approfittato della stanchezza e spossatezza
delle nostre moglie, forse ci sarebbe costato caro.
Nel senso che erano loro che avrebbero voluto gestire,
brutto termine lo so, tutta la questione: se per questione
vogliamo e possiamo intendere i loro corpi, la loro
disponibilità ad avare rapporti multipli e articolati.
Tuttavia c’&egrave anche un discorso di coppia, di rapporti
affettivi e di lavoro,quindi non era semplice la cosa,
almeno per me.
Un famoso autore di libri gialli, Rex Stout, fece pronunciare
a Nero Wolfe queste parole: l’inerzia &egrave una grande forza.
Interpretandola a modo mio decisi di fare come avevo sempre
fatto, cio&egrave improvvisare e cercare di capire, se possibile
restando sincero e senza fregare o farsi fregare.
Il che sarebbe come volere l’uovo e la gallina.
Io:”Hai aperto la busta? Hai visto cosa c’&egrave dentro? E’ quello
che dovevi ricevere?”
Marina, nervosamente, rispose:”Non l’ho ancora aperta. Lo
farò più tardi a casa. Tu piuttosto, ti &egrave piaciuto il week end?”
Io:”Mi aspettavo che domande del genere me le facessi
una volta arrivati a casa.Ma visto che me lo chiedi ti rispondo
di sì.Mi siete piaciute tutte e due. Il punto, lo sai, &egrave sapere se
a voi vi va di continuare e …”
Lei mi fermo subito:”Ti ho detto che quello &egrave un altro discorso
e che ti farò sapere. Mi basta ciò che ho visto e sentito.Ti piace
lei, vero?”
Io:”Sei forse gelosa? E a te piace Luigi? O Alex o quell’altro lì
Enrico?”
Marina:”I loro cazzi sono meglio del tuo e di quello di Renato,
se proprio ci tieni a saperlo: ma una persona non &egrave fatta solo
di cazzo o di tette e culo. Mi piacciono i loro cazzi, sì, ma loro
come persone no, per nulla: e per dirla tutta mi hanno sfondata
e fatto anche male.Del resto vi siete divertiti a vedermi sfondare e
a sentirmi lamentare vero?”
Io:”Mi dispiace se te la cosa ti ha infastidito, ma a me e a Renato
la cosa ci eccitava: certo il culo ve lo avremo voluto fare noi, così
come prendervi a sandwich. Oggi che li conosco mi farebbe anche
piacere se ci potessimo frequentare: del resto non so ancora che
decisioni hai preso e che prenderà Simonetta”.
Eravamo quasi arrivati quando Marina mi rispose così: “Non ho
niente in contrario se vai a letto con Simonetta, piace pure a me.
Forse Michela quando ci ha imposto di stimolarci mi ha fatto scoprire
che sono lesbica o comunque non ho riluttanza a leccare una figa.
E non &egrave detto che non possiamo rivederli.”
A essere sincero non avevo capito una mazza:avevo capito cosa
aveva detto ma volevo andare oltre, conoscere il pensiero o ancora
meglio le intenzioni sue e,ovviamente, di Simonetta.
Arrivati a casa tirai fuori due pizze da scongelare e da inserire poi
nel forno: quella sarebbe stata la nostra cena accompagnata da
una birra.
Mentre ci mettevamo in libertà, tornai alla carica per sapere del
contenuto della busta.
Marina: “Ci sono due cambiali per un totale di 10mila euro e uno
scritto che mancano ancora altri 10mila più i pagamenti in essere.
Tu sai cosa vuol dire questo , vero? Che dovrò trovare andare a
caccia di soldi anche perch&egrave ciò che fate voi in negozio non sufficit.
Altrimenti dovremo andare anche il prossimo week end in albergo.”
Io:”Capisco bene come stanno le cose e mi dispiace per la tegola
di quelle cambiali. Se non ci fossero quei pagamenti da onorare…”
Marina:”Non dire minchiate! Avremo solo con qualche soldo in più
da spendere per noi, non saremo certo ricchi o con grosse
disponibilità. Se non ci fosse qualche viaggio premio non andremo
nemmeno in vacanza!”
Io:” A proposito, quest’anno la HJA non ha ancora detto dove sarà
il viaggio premio o la crociera”.
Lei non raccolse il mio invito a proseguire il discorso e allora
andai in cucina e scaldai il forno per le pizze: mentre aspettavo che
si scaldasse a dovere, sentii lei che parlava e cercai di capire.
Marina:” Siete già arrivati? Ah non ancora… accidenti. Hai aperto la
busta…Io sì e c’erano due cambiali…Sì lo so che non basta e che…
ho capito ho capito ma…”
Poi silenzio per un po’ .Poi lei riprese a parlare.
Marina: ” Sì l’idea può essere buona ma bisogna fare presto…
certo domani mattina all’alba, faccio per dire che per le 9 massimo
9 e mezza dobbiamo sapere se si può o non si può.Dipende se &egrave
ancora … in giro ”
Ancora silenzio e poi niente, non sentivo più un tubo perch&egrave dovetti
aprire le pizze e infornarle. Vaffanculo!
Marina: ” Hai già apparecchiato? ”
Io:”No, ho infornato le pizze e tra cinque minute sono pronte. Ora
apparecchio. Ti va la birra o vuoi altro?”
Marina: “La birra va bene.”
Il fatto che mi tenesse all’oscuro mi rodeva il fegato, anche perché
prima non si comportava così.Avrei dovuto inculare lei e non la
moglie di Renato, Simonetta, almeno mi sarei tolto lo sfizio.
Avevo terminato di preparare la tavola e anche le pizze erano pronte.
Avvertii lei, che nel frattempo si era seduta sul water a fare pipì, che
era pronto. Si pulì, tirò lo scacquone, si lavò le mani e mi raggiunse.
Io, tanto per rompere il silenzio esordii con quelle conversazioni del
cavolo.
Io:”Però , sono sempre buone queste pizze”
Marina: “Non fanno proprio pena, sono accettabili e solo perch&egrave non
c’&egrave altro da poter scegliere: del resto non avevamo tempo di pensare
a comprare qualcosa e non mi piace comprare nei supermercati. Hai
messo un filo d’olio o te ne sei scordato?
Io: “Sì, ma proprio poco”.
Versai da bere a entrambi e ritornai alla carica.
Io:” Se c’&egrave qualcosa che posso fare per la questione di Luigi e quei
pagamenti , fammi sapere.”
Marina:”La notte porterà consiglio, domani si vedrà”
Anche in pigiama, anzi forse proprio per quello, le sue forme erano
desiderabili, o invece era perché attraverso lei avevo in mente le
forme ,anch’esse intriganti, di Simonetta?
Era senza reggiseno, guardavo i capezzoli che toccavano sul bordo
del tavolo: attraverso i bottoni, non tutti chiusi, cercavo di vedere se e
come i seni si toccassero.
Vedere quel solco era eccitante e immaginavo un cazzo, magari quello
di Renato o addirittura di uno sconosciuto che si faceva strada tra il suo
grosso seno.
Ma il pensiero che il cazzo aprisse il seno di Simonetta era ancora più bello.
Chissà cosa pensava invece Marina in quel momento,mentre la mozzarella
della pizza le colava su un labbro: mi faceva tornare in mente le sborrate che
erano state costrette a ingoiare e avevo il cazzo duro.
Terminata la cena ci accomodammo sul divano per distenderci e guardare
qualcosa in tv: non c’era nulla degno di nota e così spegnemmo e ci
mettemmo a letto.
Il lunedì mattina alle 7 e mezza ero già in strada e diretto al capannone: mi
fermai al solito bar per fare colazione e acquistare il giornale locale dove,
come al solito, campeggiava la pubblicità di un mobiliere concorrente.
Pensai: guarda questo figlio di puttana! E dopo aver pagato andai a
riprendere l’auto e feci rotta verso il capannone.
Il lunedì mattina &egrave una giornata strana e in questo periodo non facciamo
aperture straordinarie, tipo domenica e festivi: cerchiamo di essere umani
e quindi domenica e festivi sono sacri o,se proprio uno vuole vendere lo
può fare al di fuori del negozio, magari durante un pranzo di nozze dove si
possono rivedere parenti o amici e rinfrescare loro la memoria sul nostro
lavoro.
Perciò aprire il lunedì &egrave cosa normale,almeno qui da noi,e la regola &egrave che
il titolare o chi per lui o lei, &egrave il primo che arriva e l’ultimo che va via:
aprii il
cancello automatico e parcheggiai la piccola Mercedes al solito posto.
La sorpresa fu quando dopo aver acceso le luci e il pc, andai a verificare se
c’erano fax e poi ad aprire la posta elettronica.
Una mail dalla ditta X ci ricordava che c’erano delle scadenze e che si
veniva invitati a rispettarle: era una circolare, non proprio diretta solo
alla
nostra ditta, ma era una frecciata di quel cazzone di Enrico o di Alex.
L’arrivo delle forze vendita fu una ventata di buone notizie: c’era la
trattativa
per degli uffici che dovevano essere arredati ex novo ma , siccome era
troppo bello per essere vero, la brutta notizia era che c’era in lizza anche
il mobiliere che faceva pubblicità sul quotidiano che avevo appena posato
sulla scrivania.
Io:” L’importante &egrave che ci siamo anche noi, che ci hanno considerato. Ovvio
che non presentiamo il preventivo per onore di firma ma per portare a casa
il lavoro. Volete che se ne occupi direttamente Marina? Oppure volete fare
voi?”
Giancarlo, il venditore che nonostante la giovane età era scafato, sapeva
quali potevano essere i propri limiti, conscio della regola “ubi maior, minor
cessat”, disse :” forse se sanno e vedono che si muove il titolare, allora si
sentono presi davvero in considerazione. Gli diamo la giusta importanza.
Si, potrebbe essere una mossa vincente, Meglio che se ne occupi la
signora. Ovviamente l’accompagnerò e la presenterò ai clienti.”
Io:”Certo Giancarlo, muoviti come pensi sia meglio e secondo il tuo
fiuto.Appena arriva mia moglie le riferirò il tutto:intanto mettiti d’accordo
con
Cristina per i rilievi e i disegni. I tempi per presentare il tutto quali
sono?”
Giancarlo:”Entro una decina di giorni, massimo quindici.Il punto &egrave che ci
sono dei pezzi su misura e dobbiamo vedere chi li può fare e a che prezzo.
La quotazione prima l’abbiamo e meglio &egrave, così possiamo fare il nostro
prezzo e calcolare il tutto.Ora vado da Cristina e poi resterò in zona così
quando arriverà la signora mi fate chiamare.”
E salutò e uscì dalla stanza.
Aspettavo l’arrivo di Marina che in altre occasioni, cio&egrave a inizio settimana,
a quest’ora, alle 9 e mezza era di solito già in azienda e proprio per sentire
il rapportino settimanale che, per nostra abitudine facciamo il lunedì .
Per fortuna arrivò che erano le 11 e la misi subito al corrente della
trattativa
che aveva agganciato Giancarlo e che ,però, richiedeva la sua presenza o
un suo intervento.
Giancarlo arrivò dopo un quarto d’ora dalla nostra chiamata e si mise in
breve tempo d’accordo con mia moglie: il pomeriggio sarebbero andate
dal dott.Alessio P. che era responsabile degli acquisti e, immagino anche
di altri settori, di cui si occupava la KPA .
Questa era la solita azienda che operava a 360 gradi e in ogni dove: la
nuova sede era ubicata nella nostra città perch&egrave nel nostro comune c’&egrave un
piccolo aeroporto dove possono atterrare piccoli jet, c’&egrave la ferrovia e il
porto
non &egrave distante.
Mentre non ero riuscito a sapere niente dalla bocca di Marina, sapevo che
Giovanni il ragioniere era in parte tranquillo in quanto i pagamenti ordinari
erano quasi coperti del tutto già oggi che era il 21 del mese, ma friggeva
perch&egrave erano ancora fuori gli stipendi, tra cui il suo, le provvigioni dei due
venditori, e la coda delle cambiali, cio&egrave altri 10 mila.
C’era un altro aspetto che non volevo toccare, e cio&egrave la spiegazione di come
avevamo pagato le cambiali: ufficialmente era un parente che ci dava una
mano, e per ora come chiarimento bastava e avanzava.
Marina si recò in centro dove avrebbe mangiato qualcosa con Giancarlo.
Il giovane era fidanzato e non pensava certo a una donna come Marina, ma
la stimava e ne riconosceva le qualità e le doti che aveva mostrato durante
alcune trattative: ancora di più da quando mia moglie si era rifatta il look
ed
appariva più grintosa ma senza essere sfacciata.
La scollatura che esibiva oggi, con la lampo che permetteva di vedere di più
o di meno, il trucco presente ma non certo modello troia, nonch&egrave il cappello
che permetteva di inquadrare la sua figura , il jeans e la giacca di lana, la
borsa a zainetto per mostrare di essere giovanile ma con sempre appresso
la cartella con il tablet all’interno, così da mostrare ai clienti che si &egrave
sempre
aggiornati e connessi, mentre lo smartphone &egrave in tasca.
Questa era Marina dopo la scelta di giocarsi il tutto per tutto.
I nostri venditori avevano invece sposato scelte simili ai venditori
tradizionali
ma ovviamente, in versione riveduta corretta e aggiornata: quindi anche loro
tablet e smartphone, nonch&egrave spezzati anzich&egrave abiti completi, anche se il lì
presente Giancarlo in questo faceva eccezione.
Dopo aver mangiato ed essersi messi d’accordo su come muoversi con il
dott. Alessio P., decisero di raggiungere a piedi il luogo dell’appuntamento.
Come mi raccontò in serata Marina, il cliente in questione era un uomo alto
e magro, il classico dirigente in abito scuro, con tanto di cravatta, rolex,
fede
al dito, classica 24ore, occhiali, samsung note, insomma niente di speciale.
Le sue richieste invece sì. Erano stati chiesti alcuni arredi , alcune
finiture,
che non avevamo nei cataloghi normali, nella “roba” di serie.
Si lasciarono con l’intesa di poter effettuare dei rilievi il giorno seguente:
Giancarlo e Cristina avrebbero ripreso le misure, sopratutto per le tende.
Quando Marina mi riferì degli arredi speciali mi venne in mente Simonetta
e la sua azienda: perché non “far lavorare e aiutare gli amici”?
Io:”Ma non &egrave che per caso Simonetta e Renato possono farti degli arredi
speciali come quelli richiesti?O forse fanno solo dei componenti? Io
se fossi in te , glielo chiederei”.
Marina:”Sì hai ragione. Provare non costa niente, tanto più che dovevo
risentirla proprio oggi. Ora la chiamo”.
E andò nel suo ufficio per telefonare: vedevo attraverso i vetri che si
muoveva
e che sorrideva.Poi poggiò la cornetta e ,dopo aver scritto qualcosa su un
foglio,
si diresse verso la scrivania di Cristina e posandole una mano sulla spalla
le diede istruzioni e un foglio con un numero di telefono.
Dopo di che venne nel mio ufficio e mi riferì che Simonetta sarebbe venuta
da noi l’indomani per darci una mano e per altre questioni.
Mi chiesi “chissà quali fossero” le altre questioni: erano forse collegate con
le
partite contabili aperte con la ditta X? Avevano trovato il modo di estinguere
in
anticipo il debito? E se sì, come? Era anche vero che appena avessero avuto
delle novità ce le avrebbero comunicato: lavorando noi mariti con loro, era
il
minimo. La mia mente immaginava Simonetta: come si sarebbe vestita? E
che atteggiamento avrebbe avuto verso di me? Intendo dire: sarebbe stata
aperta e gioviale oppure professionale e distaccata?Logicamente pensavo
anche alle sue nudità, a lei e Marina mentre lesbicavano, ai grossi calibri
che
le aprivano in ogni pertugio.
Non mi era sfuggito il comportamento che Marina aveva assunto a partire dal
week end:teneva un atteggiamento distaccato, non mi metteva al corrente se
non a cose quasi fatte, e il mio intervento si limitava a poche iniziative
mentre
la routine che svolgevo in negozio era cosa che si dava per scontata.
Come dire che tanto lo devo fare per forza e che se non mi va bene, potevo
anche andarmene: non &egrave che lei dicesse queste cose, almeno non in maniera
esplicita, ma ciò che mi sembrava di capire e di percepire, era questo, cio&egrave o
fai così e continui a fare quello che hai sempre fatto, sennò puoi toglierti
anche
dai coglioni o restare in disparte.
Marina si rifugò nel suo ufficio dove fece un paio di telefonate: al termine
di queste
venne e mi disse che usciva per fare delle cose e che sarebbe tornata dopo
cena.
Ergo: stai in negozio, fai il bravo , non fare domande, cena pure da solo. E
uscì.
Presi il telefono e chiamai Renato: ” Come va da ieri a oggi?Domani Simonetta
verrà qui da noi: lo sai?”
Renato: “Sì, mi ha parlato di alcune richieste di arredi fuori serie: noi
siamo in
grado di farli. Verrò anch’io, dato che sono anche un tecnico, so se e cosa
possiamo fare. Non per passare di palo in frasca, ma stasera se riesco mi darò
da fare e tu sai cosa intendo dire. E tu?”
Io:”Mi fa piacere se vieni, quanto al resto lei &egrave andata a fare delle cose e
tornerà
dopo cena: non so che dirti, ma c’&egrave qualcosa che mi sfugge o che non capisco.”
Renato: ” Dai domani ne parliamo e se capto qualcosa ti farò sapere. Ciao.”
Salutai anch’io e mi riguardai i piani di lavoro, delle consegne, dei
preventivi:
tutto ciò che riguarda il negozio.
Devo essere sincero ma se non fossero venuti dei clienti e se non avessimo
effettuato delle vendite, mi sarei quasi annoiato: il ruolino di marcia, la
merce
che arriverà giovedì, organizzare le consegne, sono tutte cose che alla fine
ti
possono anche annoiare.
Chiuso il locale andai a casa, mi fermai a fare un po’ di spesa in un negozio
che
so che fa orario lungo e aspettai il ritorno di Marina.
Facevo un po’ di zapping , guardavo i risultati del posticipo, poi un tg, poi
un po’
di musica e fremevo per intuire che cosa mi avrebbe raccontato Marina, e se
sopratutto ci sarebbero state davvero delle novità.
Era quasi l’una e mezza e di lei ancora nessuna traccia n&egrave sms: alle due e
dieci
si aprì la porta di casa e lei entrò con fare trafelato.
Marina: “Scusa ma ho avuto un sacco di cose da sbrigare”
Si tolse il giubbino e lasciò la borsetta , e mi raggiunse nel salottino
sedendosi
di fronte a me.
Marina: “Hai mangiato? E perch&egrave non ti sei messo in piagiama, comodo?”
Io: “In verità ti stavo aspettando. Non sapendo a che ora tornassi, ho
aspettato
finch&egrave sono rimasto vestito.Comunque ho mangiato,se &egrave questo che vuoi sapere.
E tu? Hai mangiato? Ci sono novità di altro genere che devo sapere o mi vuoi
far
sapere? ”
Marina: “Sì , ci sono delle novità. Tanto per cominciare possiamo saldare il
conto
con la X, per cui non ci saranno altri incontri con loro.
Domani effettuerò il bonifico a chiusura di ogni posizione che le cambiali
tengono
ancora aperte. Abbiamo un problema in meno.
Poi sul fronte del lavoro ho dovuto fare uno strappo, ho dovuto cedere a una
richiesta,
proprio per risolvere al meglio il problema con la X e Luigi & company.
Ho avuto da Simonetta alcune rassicurazioni su ciò che lei e la sua azienda
possono
fare e anche da parte sua carta bianca su come mi sarei mossa.”
Io: “Spiegati perch&egrave non sto capendo una mazza: ho solo capito che le cambiali
non
sono più un problema. Ok? Che rimane ,se non erro, il debito corrente,cio&egrave le
riba
in essere. Ok? E che sul fronte del lavoro hai dovuto fare uno strappo: che
cosa
vuol dire?”
Marina: ” Riguarda il preventivo per i nuovi uffici della KPA; ecco, dopo che
ho parlato
con il dotto. Alessio P. ho ricevuto una telefonata da quel mobiliere che fa
pubblicità
sul giornale, in radio e tv. Mi chiedeva un incontro, anzi per essere più
chiara mi ha
invitato a cena. Non volevo dire di sì, anzi, lo sai che mi &egrave sempre stato sui
coglioni,
forse per invidia e perch&egrave lui &egrave più grosso e importante di me, di noi: e
infatti mi sono
presa un’oretta di tempo per dargli una risposta, Così ho telefonato a
Simonetta come
mi avevi suggerito tu, e gli ho detto di sì, che sarei andata a cena. Cosa che
ho fatto.
E sai perché voleva incontrarsi con me? Perch&egrave Alessio &egrave suo conoscente dai
tempi
della scuola: sono cresciuti insieme, le loro famiglie si frequentavano, hanno
anche
prestato servizio militare nello stesso periodo. Tony si &egrave trasferito qui
quando si &egrave
sposato con Federica M., ha preso il controllo del negozio, ha creato lui
tutto le novità
e ha dato impulso notevole creando anche i nuovi punti vendita presenti in ben
tre
regioni se non quattro. E’ uno che ci sa fare: con Alessio si erano persi di
vista , o per
meglio dire le loro strade si erano divise fino a qualche settimana fa. Il
punto, giusto
per farla breve &egrave che Tony non solo non ha tutti i prodotti ma non vorrebbe
che qualcuno,
dentro la KPA ricollegasse l’amicizia tra lui e Alessio. Allora la sua
proposta sarebbe
quella di frazionare la fornitura : a noi ci spetterebbe una buona parte,
mentre lui, per
dire, si accontenterebbe di fornire i tendaggi e l’ufficio di Alessio.
Ovviamente, secondo
Tony, non si fa niente per niente, per cui lui ci fornirebbe della merce e ,
potremmo poi
diventare dei fornitori abituali di KPA per le atre nuovi sedi che saranno
aperte nei mesi
prossimi. Ma non &egrave tutto qui. Una percentuale del fatturato la dobbiamo
riconoscere a
Tony, e questo anche per le prossime fatture: lui ci fa entrare ma dobbiamo
essere a
nostra volta riconoscenti. Gli devo far sapere se accetto.”
Io:” Non ho capito a che gioco vuole giocare quel figlio di puttana. Siccome
lui perderebbe
l’affare vuole che tu fatturi il grosso della fornitura, però vuole una
tangente per se e vuole
anche fornirti merce.E in compenso ci saranno altre forniture. Pensaci
stanotte. Invece
dimmi come hai risolto il problema con Luigi e la X ? Come han fatto a sparire
le cambiali?”
Marina: ” E’ stata Federica M. che mi vuole dare una mano e Tony non lo sa.
Lei &egrave ricca di
famiglia: ha permesso a Tony di fare voli pindarici, spesse forse pazze.Ma
proprio perché
io fossi disponibile ad accettare la proposta di Tony lei mi ha contattato e
ci siamo viste
prima di cena: infatti sapevo già cosa mi avrebbe detto e chiesto il marito a
cena e ho
dovuto far finta di prendere tempo per decidere.In realtà ho già deciso e
domattina
glielo dirò.Ecco ora sai come stanno le cose.”
Nel frattempo Marina si alzò invitandomi a seguirla in camera da letto così ci
saremo
cambiati e potuto proseguire la conversazione.
Mentre mi infilavo il pantalone del pigiama notai che mia moglie incarnava
ancora il mio
desiderio sessuale: le sue forme ampie ma non disarmoniche, il seno ampio e
pieno, mi
avevano messo voglia di possederla o comunque di avere un contatto fisico, di
poterla
toccare, sentirne il profumo.
E così che mi avvicinai e le posai una mano nella schiena, poi le accarezzai i
capelli e
la baciai sulla guancia: sentivo ancora il suo profumo, si chiama Angel se non
sbaglio,
ma avrei voluto sentire la sua voce spiegarmi cosa stava succedendo.
Io: ” C’&egrave qualche altra cosa che dovrei sapere? ”
Marina :”No, oggi non ho altro da aggiungere, ma in settimana ci saranno delle
novità.
Adesso dormiamo.”
Inutile dire che dormii poco e male.Sentirsi, anzi no! essere proprio esclusi,
considerati
poco o niente dal prossimo, fa incazzare,e quando il prossimo &egrave tua moglie
forse anche
di più, e ancora di più se poi, lei &egrave anche il tuo datore di lavoro.
Pensavo che entro la settimana la situazione si sarebbe chiarita.
L’indomani alle sette e mezza ero già in strada, mi ero sbarbato e docciato, e
la salutai
mentre finiva di truccarsi: vederla mentre si prepara, quando sta in bagno ed
espleta le
sue funzioni corporali, come fare pipì ad esempio, o nella più classica doccia
o bidet, a
me piace, anche se per qualcuno trattasi di perversione e di vera malattia
mentale.
Anche quella mattina attardandomi di proposito, avevo potuto vedere mentre si
vestiva,
e ovviamente il mio sguardo si era posato nella passera, ora ben rasata, nella
rosetta
posteriore che si stava richiudendo, nei graffi e morsi che avevano segnato il
seno e
che pian pianino sembravano sparire.
Sapevo, purtroppo, che ogni mia avances sul piano sessuale sarebbe stata
rifiutata e
quindi, niente scopata mattutina.
Mentre mettevo in moto mi ricordai che oggi sarebbero venuti in azienda Renato
e lei,
Simonetta: a che ora? Non lo sapevo, non mi era stato detto, per cui me la
presi comoda,
consumai la colazione con la calma che merita,senza affogarmi, posai lo
sguardo sul
quotidiano dove, immancabilmente, campeggiavano le manchettes pubblicitarie
dei
negozi di Tony o ,dovrei dire, di Federica.
Pensavo a come prendere in mano la ditta , come del resto aveva fatto Tony:
nel mio
caso si trattava anche di riuscire a impormi con Marina.
Avevo bisogno di qualcuno con ci parlare, con cui potermi confidare: forse lo
choc di
vedere Marina presa da più uomini, rivedere quel cazzuto di Enrico o anche il
solo
confronto tra il mio arnese e quello di Luigi, ecco probabilmente le vere
ragioni del mio
brutto umore.
Ma come non ripensare a quel week end? E sopratutto come ribaltare la
situazione?
Pagai e mi diressi verso il negozio dove, come sempre, arrivai puntuale ossia
in anticipo.
Dopo nemmeno dieci minuti ero seduto e davanti al pc: email niente di
importante, a parte
le conferme d’ordine e qualche pubblicità per volaregratis o gli immancabili
biglietti da visita,
fino ai soliti “fatti trovare, promuovi il tuo sito”.
Pochi minuti e arrivò la cavalleria, ovveroBetty e Cristina e il ragioniere,
forse contenti per le
vendite in zona cesarini della sera precedente o per via del lavoro per la KPA
che era in
trattativa: facevano il tifo per Marina, pensai, dato che ero un factotum o
così ormai mi
vedevano gli altri.
Pensavo,nel mentre, all’azienda di Renato e Simonetta: anche loro avevano
delle farfalle
da pagare e chissà che soluzione avrebbe adottato Simonetta.
Immagino che sarebbe stata costretta a essere disponibile per qualche altro
week end,
con grande gioia per Renato e gli altri.
Nel frattempo proprio loro due entrarono nel locale: Betty, la nostra
venditrice, che non li
conosceva, si fiondò pensando fossero clienti.
Ringraziai Betty e le dissi di non preoccuparsi, dato erano fornitori oltre
che amici di Marina.
Li feci accomodare nel mio ufficio,e dopo aver visto i disegni che ci aveva
portato, chiamai
Cristina e glieli consegnai: Simonetta precisò alcune cose del preventivo e la
nostra
collaboratrice se ne andò da Giovanni per terminare di stilare l’offerta.
Tutti, tranne forse il sottoscritto, non erano al corrente degli accordi che
mia moglie aveva
preso con l’azienda di Tony, per cui stavano dando il massimo per formulare al
meglio il
preventivo, per poter vincere la gara d’appalto:al posto di Marina gli avrei
messi al corrente
appena possibile.
Quando fummo soli ,forte della presenza di Renato, incalzai Simonetta per
sapere come
andassero le cose: lei aveva una camicia mezzo sbottonata da cui vedevo i seni
che si
incontravano formando un culetto piacevole da osservare e che immaginavo
potesse ben
accogliere il mio cazzo.
Aveva cambiato qualcosa nel look, che era più professionale, anche se ciò
poteva essere
imputato all’incontro di lavoro con noi: amici sì, ma anche professionisti.
Renato era più sportivo almeno nel vestire: il suo giubbino e i jeans, la
maglia a collo alto e
le hogan ai piedi, disegnavano la figura di una persona che non vuole
invecchiare.
Io: “Allora , Simonetta, che si dice di bello? Mi fa piacere per il preventivo
che spero sia utile
a Marina: non sono addentro alla cosa, ma lei penso sia in arrivo. Per il
resto?”
Renato venne in suo soccorso e disse: ” Giuseppe ,che vuoi che ti diciamo? Per
adesso
c’&egrave ancora da soffrire, e se questo lavoro con ovi va in porto ,per noi &egrave una
boccata di
ossigeno. ”
Simonetta si sbottonò un po’ di più, metaforicamente parlando, e precisò:
“Marina ha forse
delle novità, infatti mi ha detto di venire e di aspettarla”.
Pensavo che cosa le avrebbe potuto dire mia moglie, quando proprio Marina
arrivò in negozio.
Le due si baciarono sulle guance, mentre a noi due fu riservato un saluto con
la mano: poi
Marina volle restare sola con Simonetta e mentre accomagnavo fuori Renato, nel
chiudere la
porta alle mie spalle, sentii mia moglie che diceva più o meno queste parole
:” se tu vuoi lei
ti presta i soldi e così puoi coprire…”
Ma dovendo chiudere non potei sentire il resto: vedevo, mentre porgevo una
tazzina di caffé a
Renato e facevo altrettanto ai collaboratori, vedevo che le due donne
parlavano in modo vivace.
Poco dopo la portà si aprì e Renato andò verso di loro e io dietro, mentre gli
altri tornavano al
proprio posto: fui distratto perch&egrave entrarono dei clienti nel locale e dovetti
dirottare verso i nuovi
arrivati.
E così non seppi nulla di più e potevo solo fantasticare , immaginare, farmi
filmini, mentre forse
Renato sarebbe stato più fortunato.
Alle tredici e trenta avevo, comunque, venduto una camera da letto e un
salotto, mentre Betty si
era prodigata nell’arredamento di un ufficio nuovo: meglio di un calcio nei
coglioni, certamente,
seppure io friggevo perché non sapevo ed ero costretto a immaginare.
Quando i collaboratori salutarono per andare in pausa pranzo, vidi che
Cristina e Giovanni erano
un po’ ,come dire, musoni, poco sorridenti: forse Marina li aveva messi al
corrente.
Marina mi aveva lasciato detto che sarebbe stata fuori a pranzo e che nel
pomeriggio non sarebbe
stata in negozio: la cosa mi innervosiva e decisi di mangiare in un bar che
era 500 metri dal locale.
Ero seduto ad aspettare la solita insalatona, quando entrò nel locale Renato:
era solo e si sedette
al mio tavolo e cominciò a parlarmi.
Mi raccontò che ,di fatto, Simonetta lo aveva esautorato dal suo ruolo di
manager, direttore dei lavori
e dello stabilimento, in quanto a breve la fabbrica sarebbe stata acquisita da
una certa Federica.
Un po’, aggiunse, quello che ha fatto Marina con il suo negozio.
Quelle sue parole furono come un fulmine , non a ciel sereno, ma ricevetti
come una scossa.
Io: ” Carissimo Renato, ti giuro che non ne sapevo niente.Anzi, ti dirò che
sono alcuni giorni che sto
cercando di capire e che proprio ieri avevo saputo che il problema cambiali
era stato risolto e,
guarda caso da un’aiuto , da un prestito, da parte di Federica che &egrave poi la
moglie di Tony, quello dei
mobili e che tu dovresti conoscere. Ora ,credimi, non sapevo niente e non so
neppure come si
svolgerà questo trapasso, questo cambio di gestione e che fine farò io.”
Renato, dispiaciuto, completò il suo pensiero così:” Giuseppe, sono
mortificato, perché credevo
tu sapessi e non mi avessi voluto dire nulla: ora sembra quasi che ne sappia
più io di te. Mi chiedo
anch’io che fine mi aspetta: tu hai 40 anni io ne ho di più e chi mi fila? ”
Io: “Ah, sì e a me credi che mi aprano le porte o altro? Però qualcosa mi
verrà in mente e poi aspetto
di sentire il tutto dalla viva voce di Marina. Prendi qualcosa? Un caff&egrave o
vuoi mangiare?”
Renato: ” No grazie, credo che mi andrebbe storto” .
Si alzò e mi salutò. Io lasciai l’insalata nel piatto e dopo aver pagato uscii
per ritornare in negozio:
vidi Renato salire in auto e partire. Le nostre strade, almeno per il momento,
si erano divise.
La sera trascorse veloce , i collaboratori erano un po’ sulle spine ma non
cercarono di sapere
attraverso me qualche altro particolare o verità: sapevano che non sapevo.
Dovetti attendere le undici e mezza di sera per rivedere Marina che,
aspettandosi qualcosa, mise
le mani avanti invitandomi a restare seduto perch&egrave doveva parlarmi.
Io: “Sarebbe proprio il caso visto che le cose le devo immaginare o sentirmele
riferire da altri, e
magari pure sbagliate. Avanti, non vedo l’ora!”
Marina:” Ho deciso di cedere l’azienda , il negozio, così come si trova, a
Federica, cio&egrave in pratica a
Tony. Io resterò e tu pure e così gli altri: ci prendiamo un po’ di soldi e ci
togliamo dei pensieri come
quelli delle cambiali e di dover fare quegli incontri nei week end. Avremo più
tempo per noi, amore!
Non sei contento?”
Io: ” Di continuare a fare il commesso, lo schiavo? Vuoi dire questo? E poi
che autonomia avrei o
avrai tu? Non lo so, c’&egrave qualcosa che puzza, che non quadra…”
Marina: ” Ma che dici? E’ tutto chiaro”
Io: ” Per te , forse, ma non certo per me ”
Marina : ” Non c’&egrave niente di nascosto: dal mese prossimo il nostro negozio
entrerà a far parte del
gruppo di Tony : &egrave ovvio che verremo valutati ma questo succede sempre, oggi
lo fanno i clienti e
domani, cio&egrave tra un mese lo faranno anche Tony e sua moglie. Avrò dei soldi e
questo per me &egrave
una cosa assai importante, come pure continuare a poter lavorare in un settore
che mi piace.”
Io: ” E della ditta di Simonetta? Che cosa sai?”
Marina : ” Anche lei ha venduto e la sua azienda servirà per le lavorazioni
speciali e su misura che
ora Tony dà in subappalto, mentre dal mese prossimo potrà gestire e
controllare direttamente o
far lui a sua volta conto terzi.”
Io: ” E Renato? E Simonetta?”
Marina : ” Non so se e come continueranno, forse lui seguirà il lavoro nelle
consegne, come
montatore specializzato, mentre lei starà all’interno: in ogni caso anche per
lei &egrave un colpo di
fortuna, perch&egrave non so quanto avrebbe potuto resistere con pochi ordini
settimanali.”
Io: “Sarà come dici tu, ma mi sembra che qualcosa mi sfugge ancora. Da domani
come mi devo
comportare? I viaggi premio? I collaboratori? Le consegne?”
Marina: ” Preparati perch&egrave tra dieci giorni si va in crociera: la HJA ha
inviato degli sms a tutti
i negozianti che sono stati scelti, e noi ci siamo. Per il futuro si vedrà, ma
il nostro lavoro va
avanti così come lo abbiamo sempre fatto, eccezione per i riordini o le
campionature. Per i
collaboratori domani li metterò al corrente, mentre per le consegne ci
serviremo ancora di
personale esterno come abbiamo fatto negli ultimi anni.”
Io: Mi piace l’idea di poter fare un viaggio, un po’ di relax: e poi si
potrebbero incontrare delle
persone interessanti o avere anche delle nuove opportunità di lavoro.”
Marina: ” Possiamo riparlarne anche perch&egrave ho già in mente qualcosa e la
crociera &egrave il
luogo più adatto per pensare e fare progetti.”

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