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Ritrovarsi – Seconda parte

By 27 Dicembre 2025No Comments

Una piccola premessa.
Alcuni lettori troveranno, forse, questo capitolo un po’ noioso perché discorsivo, ma lo ritengo necessario per il prosieguo della storia.
Un po’ di pazienza.

La mattina dopo mi sveglia il chiarore del sole, filtrato dalle tende; mi giro nel letto, ma sono solo.
Vado in bagno e mi do una sommaria lavata e, dopo essermi rivestito, scendo al piano di sotto.
Clary è in cucina, indossa una canotta scollata ed un paio di jeans ed è a piedi nudi; ha apparecchiato la tavola per la colazione.
-“Bonjour,” – mi saluta quando mi sente entrare – “dormito bene?”
-“Meravigliosamente” – rispondo avvicinandomi e dandole un bacio.
-“Facciamo colazione, poi usciamo, ho una sorpresa per te” – fa sorridendo.
-“Ma tu non devi andare alla scuola di vela?”
-“Oggi mi sono presa una giornata di libertà per stare con te.” – risponde sorridendo – “Mi sostituisce Corinne, è altrettanto brava quanto me”.
Dopo aver mangiato e fatta una doccia, usciamo e scendiamo verso il porto.
Ci avviamo lungo le banchine, poi lei si ferma davanti ad una barca ormeggiata.
-“Ti piace?” – chiede.
-“Molto bella, è un Bénéteau First 30, vero?” – affermo girandomi.
-“Sì” – risponde sorridendo.
-“Non mi dire che è tua!!!” – esclamo.
-“Eh già”.
-“Ma come hai fatto?”
-“È stata un’occasione. Era di un ammiraglio in pensione, che conosco da anni, che l’aveva da dieci anni e la curava come un bambino, poi, due anni fa la moglie è morta e dato che i figli vivono nella regione parigina e non avevano interesse, ha deciso di venderla. Quando l’ho saputo gli ho fatto un’offerta e, data la nostra conoscenza, sono riuscita ad ottenerla ad un prezzo molto buono. In più oltre a questa ho un piccolo cabinato fuoribordo che uso per fare la spola tra qui e Tolone”.
-“Magnifico. Ma come fai con le altre barche della scuola?”
-“Ah, quelle sono in comproprietà nella società della scuola vela che ho con il mio medico di Tolone, anche lui appassionato velista”.
-“Tu hai il medico a Tolone? E tutte le volte che ti serve qualcosa da lui devi andare in città” – chiedo.
-“Vedi Mauro, io vivo qui, a Porquerolles, solo nei mesi estivi, quando la scuola è aperta, il resto dell’anno ho un appartamento a Tolone. Quello che hai visto è in affitto, ho un accordo con il proprietario che me lo rende libero in estate, anche se mi fa pagare un affitto abbastanza alto, ma la scuola rende bene e nei mesi invernali, integro facendo lo skipper per trasferire barche da un posto all’altro, o con crociere autunnali; un po’ lo stesso lavoro che facevo in Friuli”.
-“Ora basta parlare, saliamo a bordo ed usciamo in mare” – dice saltando sulla passerella.
Quando siamo fuori dal porto, issiamo le vele e la barca scivola via veloce sotto una brezza tesa.
-“Vieni,” – mi fa indicandomi la barra – “prendila è tutta tua”.
Mi metto al timone e porto la barca in una bolina stretta; è un’imbarcazione progettata per le regate e con quell’andatura corre veloce tagliando le onde.
Clary mi abbraccia da dietro e ride felice.
Quando siamo al largo, sale sulla tuga.
-“Mettiti al traverso di poppa. Sei pronto?” – urla.
-“Per cosa?”
-“Per volareee”.
Arrotola il genoa ed issa uno spinnaker azzurro.
La barca reagisce a quella spinta supplementare come un puledro di razza; prima abbassa la prua, poi, la rialza ed inizia a correre sulle onde entrando in planata.
Clary torna in pozzetto ridendo, con i capelli che le svolazzano dietro come una bandiera e mi abbraccia baciandomi.
Dopo una ventina di minuti di corsa sull’acqua, ammaina lo spi e rialza il genoa.
-“Voglio farti vedere una caletta meravigliosa.” – mi dice – “Vedi quel promontorio? Punta laggiù”.
Dopo un’oretta arriviamo in una piccola baia delimitata da due alti promontori e lei cala l’ancora nell’acqua limpida che luccica nel sole e dove si vedono chiaramente le rocce sul fondo.
-“Bene riposiamoci un po’. Che te ne pare?” – chiede indicando col braccio la cala circostante.
-“È magnifica!!!” – esclamo convinto.
Ci sediamo sulle panche e cullati dal rollio delle ondine, ci godiamo la quiete che ci avvolge.
Abbracciati ci baciamo con passione, accarezziamo i nostri corpi, quasi volessimo scoprirli per la prima volta, ma, nonostante l’eccitazione, non andiamo oltre; vogliamo solo coccolarci nel silenzio del mare.
Il tempo scorre veloce ed ad un certo punto un brontolio prorompe dal mio stomaco.
-“Hai fame? – chiede sorridendo.
-“Beh, un po’, stamane non ho mangiato molto”.
-“Senti, so che ami il pesce, dietro il promontorio c’è l’abitazione, a picco sulle rocce, di un vecchio pescatore, se oggi ha pescato qualcosa ci può arrostire del buon pesce fresco. Ti va?”
-“Certamente” – rispondo.
-“Allora andiamo”.
Accende il motore, salpa l’ancora e ci accingiamo a doppiare il promontorio.
Quando arriviamo dall’altra parte vedo un malconcio pontile in legno dove è ormeggiata una barca da pesca, da cui parte una scaletta in legno che risale la scogliera fino ad una casetta in mattoni e legno.
Quando siamo abbastanza vicini caliamo l’ancora e Clary mette in acqua il tender ed, a remi, arriviamo al pontile.
Saliamo la scaletta fino alla casa dove ci accoglie un vecchio con la faccia rugosa, color del cuoio, cotta dal sole.
-“Bonjour Pierre, come va?” – lo saluta Clary abbracciandolo.
-“Salud Clary, qual buon vento ti porta da un vecchio come me?”
-“Stavamo navigando e mi sono detta, perché non fare una visita al bon Pierre? Questo è Mauro, un mio amico italiano”.
-“Au plaisir” – fa Pierre allungando la mano in una stretta solida e callosa.
-“Hai pescato qualcosa oggi?” – chiede Clary.
-“Ho preso due belle ombrine ed un po’ di gamberi, vuoi che te li faccio arrosto?”
-“Sarebbe meraviglioso!!!”
-“Intanto che accendo il braciere, sedetevi” – fa indicandoci un tavolo di legno all’aperto sotto un pergolato di vite.
Il braciere è un vecchio bidone di benzina arrugginito con una griglia di fil di ferro, dove lui mette una fascina di legni e gli da fuoco.
-“Vieni ad aiutarmi, Clary” – ed insieme entrano in casa e poco dopo escono portando un piatto di alici sott’olio, una forma di pane, una brocca d’acqua, una bottiglia di vino e dei bicchieri.
-“Intanto fatevi un aperitivo, queste sono tutte cose che faccio io” – dice guardando me.
Mentre lui eviscera un’ombrina che sarà quasi un chilo, per poi metterla sulla griglia e cospargerla con un intruglio che prende da una scodella, Clary ed io ci deliziamo con le sue squisite alici e con il vino fresco.
Dopo un po’, Pierre arriva con un piatto di legno con una montagna di gamberi arrostiti.
-“Cominciate con questi, mentre il pesce si cuoce”.
-“Tu non mangi con noi?” – chiede Clary prendendo un gambero ed iniziando a sgusciarlo.
-“Io ho già mangiato; noi vecchi mangiamo presto” – risponde con un sorriso sdentato.
Guardo Clary con uno sguardo interrogativo; niente piatti, niente posate.
-“Qui si mangia con le mani. Ti disturba?” – mi dice prendendo un altro gambero.
-“Assolutamente no” – rispondo afferrando un gambero, sgusciandolo e mettendomelo in bocca; ha un gusto squisito!!!
Facciamo appena in tempo a finire i gamberi, che Pierre arriva con il pesce.
Ne stacchiamo grossi pezzi di polpa mangiandoli voracemente, sotto lo sguardo soddisfatto di Pierre.
Quando finiamo il pesce ci serve un’insalata di pomodori del suo orto; alla fine siamo satolli e soddisfatti.
-“Questo è un liquore digestivo che fa un mio amico, volete assaggiarlo?” – dice mettendo sul tavolo una bottiglia che ha ancora l’etichetta del Pastis e dei bicchieri più piccoli.
Io rifiuto, ma Clary se ne fa un po’ con un solo sorso.
-“Come dobbiamo chiedergli il conto?” – le domando mentre ci riposiamo sotto il pergolato.
-“Con lui non c’è conto si fa ad offerta”.
-“Ho solo cinquanta euro” – dico guardando nel portafogli.
-“Sono più che sufficienti,” –mi dice – “forse anche troppi, ma se li merita visto come abbiamo mangiato”.
Quando ci sentiamo pronti a riprendere il mare, do i soldi a lei che l’infila nel taschino di Pierre mentre lo saluta baciandolo sulle guance.
Saliamo a bordo e riprendiamo la rotta del ritorno, ma con calma, senza corse da regata.
Mentre circumnavighiamo l’isola per rientrare al porto le faccio una domanda.
-“Clary, noi due c’intendiamo benissimo, stiamo bene assieme ed abbiamo le stesse passioni e fra di noi, oltre che una sincera amicizia, c’è anche dell’affetto, forse dell’amore, almeno per me. Perché non vieni a vivere con me, a Firenze, potresti mettere su una scuola vela in Versilia, facendo ottimi affari, ti aiuterei io, almeno nei primi tempi”.
Lei mi guarda con gli occhi scintillanti e, penso, con affetto, riflette un po’, poi, scuote la testa.
-“Mauro ciò che hai detto è vero ed anch’io provo gli stessi sentimenti per te, mi hai fatto la stessa proposta tre anni fa e la mia risposta è la stessa, oggi più di allora, Non posso lasciare tutto così e, soprattutto, non posso lasciare Corinne, almeno fintanto che non si sistema e trova qualcuno con cui vivere. Credimi, se non avessi impegni e fossi sola, oggi non esiterei ad accettare la tua proposta, ma, veramente, in questo momento non posso”.
Accetto la sua risposta senza ribattere, ma con un senso di tristezza dentro.
Quando arriviamo in porto è quasi sera, ormeggiamo la barca, mettiamo in ordine le cose a bordo e c’incamminiamo, mano nella mano, verso casa.
A casa troviamo Corinne che ha già preparato qualcosa per cena, anche se noi due siamo ancora sazi del lauto pasto del giorno.
Ci facciamo una doccia e ci mettiamo a tavola in silenzio, solo Corinne parla raccontandoci della giornata e chiedendo della nostra, ricevendo laconiche e vaghe risposte da noi due.
Dopo cena lei esce per incontrare il suo ragazzo del momento, mentre noi rigoverniamo la cucina; poi ci sediamo a tavola guardandoci negli occhi.
-“Clary,” – inizio a dire – “capisco le tue ragioni e non voglio insistere, ma promettimi che penserai alla mia proposta”.
-“Te lo prometto Mauro e ti prometto che se un giorno riuscirò ad essere libera ti raggiungerò, se ancora tu lo vorrai”.
-“Sempre” – dico con impeto.
-“Ho un’idea.” – continuo – “A luglio mio figlio Alessio, che ora ha ventisei anni, discuterà la tesi in medicina, ha deciso di diventare medico come suo nonno, non ho dubbi, visto il suo percorso universitario, che conseguirà la laurea a pieni voti. Ad ottobre dovrà iniziare il tirocinio ospedaliero prima di decidere la specializzazione. Per regalo vorrei regalargli, ad agosto, una vacanza di un mese qui ed un corso di vela alla tua scuola; lui è appassionato di mare e di vela come me. Che ne pensi?”
-“Credo che sarebbe un bellissimo regalo, anche per farlo rilassare dopo le fatiche degli studi”.
-“Verrei anch’io, approfittando del fatto che ad agosto il mio studio chiude per le ferie, così potremo vederci tutti giorni. Tu dovresti trovarmi un appartamento da affittare per tutto il mese di agosto, dove possiamo abitare”.
-“Perché non venite da me?”
-“No, cara, ti ringrazio, ma saremmo in troppi per il tuo piccolo appartamento ed io non voglio turbare la vostra vita famigliare”.
-“Sciocco, saremmo contente, sia io che Corinne, alla quale sei molto simpatico, ma, comunque, vedrò cosa posso fare, anche se è un po’ tardi per affittare qualcosa”.
-“Tu cerca e non badare al prezzo”.
-“Va bene. Devi proprio partire domani?” – mi chiede con un velo di tristezza negli occhi.
-“Sì, cara, ma credo che tornerò presto, forse tra una decina di giorni, per iniziare ad organizzare i lavori dell’hotel ad Aix-en-Provence ed in quell’occasione passeremo, di nuovo, il weekend insieme”.
-“Ti aspetterò. Ti va di uscire?”
-“Veramente no, sono un po’ stanco e preferisco restare qui con te”.
Lei si alza e viene a sedersi sulle mie ginocchia, mi cinge il collo con le braccia e posa le labbra sulle mie e ci scambiamo un lungo bacio pieno di passione.
Le mie mani vagano sul suo corpo accarezzandole i fianchi, i seni, le natiche.
Inizio a sbottonarle la camicia con la voglia di prenderla li, sul tavolo della cucina. ma lei ferma le mie mani e si alza.
-“Vieni andiamo di sopra” – dice piano.
La seguo sulle scale ammirando il suo culetto ondeggiante.
Quando siamo dentro la sua camera si volta e si avvinghia a me, baciandomi con foga.
-“Spogliami e passiamo la notte assieme” – mi sussurra sulle labbra.
Finisco di sbottonarle la camicia e gliela faccio scivolare dalle spalle, sotto, come al solito, non porta nulla ed i suoi seni mi appaiono nudi e splendidi; la faccio sedere sul letto e afferrato l’elastico degli shorts glieli sfilo portando dietro anche lo slip e lasciandola nuda adagiata sul letto.
In pochi attimi mi spoglio anch’io e mi stendo abbracciandola.
Ci rotoliamo sul letto accarezzandoci, ridendo felici ed unendoci in un amplesso travolgente.
Clary ha già avuto due orgasmi ed ora tocca a me liberarmi dentro di lei.
La sto prendendo alla pecorina ed il piacere che provo affondando nel suo ventre mi sta portando velocemente al punto finale.
Mentre la scopo tenendola per i fianchi, il mio sguardo è catturato dal suo buchetto posteriore che, ad ogni affondo sembra dilatarsi per poi richiudersi.
Mi bagno di saliva il pollice e lo poso su quell’orifizio fremente; una leggera pressione ed il dito scivola dentro.
-“Aaahhh …” – geme alla penetrazione, ma intuisco, da come muove le natiche, che non è dolore.
Continuo a scoparla e a penetrarla col dito posteriormente; quando sento che il muscolo non oppone più resistenza al mio massaggio, ma è morbido ed arrendevole, tolgo il membro, madido dei suoi umori, dalla fica ed appoggio la punta al buchino grinzoso.
-“Fai piano,” – mi dice girando la testa – “è da tanto che non lo faccio”.
Lentamente, guidandolo con la mano, faccio entrare il glande in quello stretto passaggio e con una spinta scivolo, con una buona metà, dentro.
-“Uuuhhhmmm…” – mugola lei, stringendo lo sfintere, ed io mi fermo aspettando che si abitui alla mia presenza in lei.
Quando sento il muscolo allentare la stretta, mi ritraggo fin quasi al glande, per, poi, riaffondare dentro.
Continuo i movimenti avanti ed indietro fino a che il mio pube s’incolla alle sue natiche.
-”Sììì… Vaiii… Continuaaa… Ora è bellooo…” – mi incita.
Incoraggiato dalle sue parole, affondo le dita nelle sue natiche per tenerle ben larghe, ed accelero i movimenti della penetrazione.
-“Ooohhh sììì… Ti sentooo… Ti sento fino in panciaaa… Mio Dio che bellooo…” – urla.
-“Maman fai più piano, non riesco a dormire” – mi fermo impietrito alla voce di Corinne che ci giunge dalla sua stanza.
Nella foga dell’amplesso non ci siamo accorti che è rientrata!!!
-“Non ti fermare, continua” – mi dice Clary volgendo il viso, per, poi, affondarlo nel cuscino.
Seppur un po’ incerto, riprendo ad incularla; mi lascio riprendere dal piacere di quella penetrazione ed, in breve, arrivo al punto di non ritorno.
-“Uuuggghhh…” – grugnisco mentre le scarico il mio piacere, a lungo trattenuto. nel retto; i suoi mugolii, soffocati dal cuscino, non fanno che accrescere il godimento che provo.
Quando finisco di svuotarmi mi accascio esausto sulla sua schiena e lei si lascia andare in avanti, stendendosi.
Con una mano, dolcemente, toglie il membro dal suo didietro e, dopo un attimo di pausa, si alza per andare in bagno.
Vedo, ora, una macchia di umido sul lenzuolo; ha squirtato mentre la inculavo!!!
Sono stremato e mi appisolo prima che lei ritorni.

continua…

I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com

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