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Secchione! Genesi di un padrone – parte 03

By 8 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Capitolo 3

Pam era stata molto chiara nella sua proposta e Damian, da ragazzino preciso e metodico quale era, aveva preso la cosa alla lettera. Nelle settimane successive OGNI volta che avvertiva anche il minimo sentore di un’erezione, finiva per alloggiare l’uccello in uno dei due caldi e accoglienti buchi che la ragazza gli aveva allegramente messo a disposizione. Avevano stabilito che, quand’erano a scuola, la cosa migliore era che le mandasse un messaggio. Il contenuto variava a seconda della situazione:
‘Nel bagno dei maschi al secondo piano, tra cinque minuti.’ e lei chiedeva all’insegnante di turno di uscire. Correva da lui e cominciavano a baciarsi, mettevano un improbabile cartello con scritto ‘guasto’, fuori dalla porta, e si chiudevano dentro. Si scambiavano saliva per un minuto, o poco più, poi Damian si sedeva sul cesso più vicino, liberava il suo imponente arnese, in genere a questo punto di marmo, e la faceva sedere sopra di sé a gambe larghe, nella migliore rivisitazione erotica di un impalamento.
Oppure ‘Pompino veloce nel vecchio lab, ho solo dieci minuti’ e, inginocchiatasi, la disinibita sgualdrinella se lo faceva spingere fino in gola, quasi strozzandosi, pur d’ingoiare più carne possibile e buttando giù ogni goccia di seme, all’orgasmo del giovanotto.
Certe volte, invece, era lui a bussare nella sua classe e chiederle di uscire con qualche scusa, di solito legata alla didattica, così che i professori non sospettassero niente.
L’ora di ginnastica era una delle preferite da Damian. Bastava che si affacciasse alla palestra e, appena lei lo vedeva, fingeva un leggero malore, così da potersi assentare e rinchiudere nello stanzino delle scope e farsi chiavare piegata a novanta su scatoloni polverosi.
Di tanto in tanto gli chiedeva:
‘Allora, secchione? Bocca o figa, cosa preferisci?’ a cui il ragazzo sorrideva pudico, rispondendo sempre qualcosa tipo ‘non lo so, sono ancora indeciso, devo fare più pratica…’ facendola ridere, allegra. E di pratica il giovane ne faceva davvero tanta. Le veniva in corpo una media di due/tre volte al giorno, che potevano arrivare anche a quattro quando studiavano insieme nel pomeriggio, mettendo a dura prova la completa efficacia della pillola anticoncezionale che Pam prendeva diligentemente, per evitare scomodi incidenti. Il giovane Damian aveva provato, all’inizio, a suggerire un ragionevole uso del preservativo ma lei aveva sostenuto che, per godere appieno, quell’odioso cappuccetto di gomma era d’intralcio. Dovette crederle sulla parola, lui non l’aveva mai usato un preservativo però, a dirla tutta, non voleva che i suoi orgasmi fossero meno esplosivi o meno liberatori o meno… chissà cos’altro intendeva Pam. Quindi godeva e le veniva dentro, godeva e le veniva dentro, a ripetizione, nessuna preoccupazione. Era una pacchia! Non si era mai divertito tanto in vita sua, poco ma sicuro! Era persino più allegro e meno taciturno con chi gli stava accanto, cambiamento che né a Danny, né alla sua famiglia era sfuggito. Scopava come un riccio, ogni singolo giorno, rifacendosi di tutto l’esercizio fisico che non aveva mai fatto negli anni e stava diventando, a detta dell’esperta, sempre più bravo. Di nuovo, non aveva pietre di paragone per giudicare, ma una cosa era certa: era più sicuro di sé, perlomeno in quell’ambito, sapeva come muoversi, cosa dire e cosa non dire. Pam era un’ottima insegnate e lui, neanche a dirlo, il migliore degli alunni. Per cominciare, non le chiedeva più il permesso di fare un bel niente. Gli ci era voluto un po’ perché la cosa gli entrasse sotto pelle, ma lei aveva insistito. E poi, a questo punto, non le chiedeva neanche più che cosa preferisse: era lui a decidere quando, dove e come farlo. Cominciava a rendersi conto che quel pezzo di carne che aveva tra le gambe, fino a poco tempo prima tanto odiato, perché causa di vergogna, era davvero la chiave di un tesoro per cui la quasi totalità dei maschietti a scuola avrebbero ucciso. Insomma, si scopava Pamela Van Buren, cristo santo, ogni tanto se lo ripeteva perché non era facile da credersi. Lui che non era neanche mai riuscito ad attaccare bottone con nessuna in quel frenetico alveare che era Dresden High, si schiacciava l’ape regina. Era talmente irreale che gli veniva da ridere ogni volta che ci pensava. Fatto stava che era a sua disposizione, in qualunque momento volesse. Queste sono cose che possono dare alla testa di un ragazzo, specialmente uno che fino a poche settimane prima era più che contento di essere un invisibile pivello imbranato del secondo anno. Ma Damian non era uno sciocco, né tantomeno uno sprovveduto. Osservare, analizzare, capire, dedurre. Questo era il suo pane quotidiano e il giovane aveva capito che quel loro strano rapporto, a metà tra un’amicizia e… qualcosa di più, aveva un enorme potenziale, nonché interessanti sviluppi.
Così, testava pian piano la ragazza, cercando di vedere le sue reazioni, raccogliendo dati e spingendosi sempre un po’ oltre.

‘Basta che dai una pulita alla memoria cache e ai registri, il mac difficilmente rallenta ma ogni tanto lo devi fare. Mi ricordo un mio amico una volta…’ Damian ascoltava con mezzo orecchio la conversazione tra Danny e Bobby Harris.
‘Altman non m’interessa la telecronaca in diretta, fallo e basta!’ disse Bobby. Danny era uno smanettone del computer e in tanti venivano a chiedergli consiglio, neanche fosse un guru di qualche tipo. Alcuni lo ringraziavano a profusione quando risolveva loro i problemi, altri, come il simpatico e affabile Bobby, si reputavano troppo superiori per ammettere che, senza di lui, non avrebbero saputo da che parte cominciare.
‘Ok, ok!’ gli disse Danny risentito, scambiando un’occhiata con Damian. Una giornata insolitamente bella di metà novembre, aveva spinto tutti i ragazzi a passare l’ora di pranzo nel grande cortile della scuola e loro non facevano eccezione. Tra passaggi di football, chiacchiere ridanciane e vassoi della mensa, la gioventù di Raleigh si rilassava, ossigenando il cervello all’aria aperta, prima di affrontare le noiose e sonnolente lezioni pomeridiane. Danny era seduto su uno dei tanti tavolini di legno con Harris appollaiato dietro le sue spalle, mentre Damian era appoggiato ad un albero, a gambe incrociate, per terra.
‘Che hai da guardare, secchione?’
Bobby aveva notato il suo curioso interesse per un punto ben preciso, alle loro spalle. Dall’altra parte del cortile c’era la combriccola dei senior più popolari. Pranzavano sempre insieme, com’era buona norma. Pamela era abbracciata a Brent, lingue annodate a succhiarsi la faccia l’un l’altra.
‘Hahaha!’ lo derise Bobby ‘Cos’è, hai una cotta per la Van Buren?’ Damian non rispose, né reagì, continuò a starsene appoggiato all’albero ad osservare.
‘Come se sapesse che esisti! hahaha!!’
‘Beh, in realtà Damian le fa da tutore quindi tecnicamente…’ intervenne Danny.
‘Nessuno ti ha interpellato, Altman!’ lo zittì Bobby.
‘Hey! Vuoi che ti finisca il lavoro o no?!’ reagì Danny, adesso stufo di essere maltrattato.
‘Stai molto attento Altman, con quell’atteggiamento del cazzo uno di questi giorni ti faccio il culo, mi hai capito?!’ Danny alzò gli occhi al cielo, esasperato.
‘Si, si, come no!’ con questo allegro e disteso sottofondo, Damian prese il telefono dalla tasca e, buttando di nuovo l’occhio ai due fidanzatini che tubavano a neanche cinquanta metri da lui, con un’ombra di rossore sulle gote, cominciò a comporre un messaggio.

Le mani di Brent le palpavano il sedere come ne fosse il padrone. Era seduto sul tavolino e lei lo abbracciava, strusciandosi mentre limonavano. Pam avvertiva un discreto gonfiore sul pacco del suo giovane atleta.
‘mmmm… Pam…’ le sussurrò ad un orecchio mentre tutti i loro amici chiacchieravano a voce alta intorno a loro ‘…piccola… non sai cosa darei per farlo adesso…’ la ragazza lo guardò con finto shock, che però a lui sembrò autentico.
‘Brent! Sei impazzito? Qui a scuola non se ne parla, ma che ti viene in mente?!’
‘E dai piccola, in un bagno, magari? Ti prego, ho troppa voglia!’ insistette e lei gli sorrise.
‘Neanche per sogno stallone, dovrai aspettare fino ad oggi pomeriggio, conosci le regole!’ gli rispose in un tono da maestrina che ormai le suonava familiare e il ragazzo si arrese, sorridendo rassegnato.
‘E va bene…’ ripresero a baciarsi.
Dopo qualche minuto Pam avvertì una vibrazione nella tasca e prese il cellulare. Era un messaggio di…
Brent, caso volle, si distrasse un attimo a parlare con uno dei suoi compagni di squadra e lei lo aprì, accertandosi che nessuno leggesse.
‘Preferisci passare il resto del pranzo a pomiciare con lui o col mio cazzo?’ finiva con una faccina sorridente. Pam s’immaginò quelle parole dette dalla voce profonda e acerba di Damian, con quel visetto imberbe un po’ imbarazzato ed avvertì il consueto fuoco alla bocca dello stomaco. Non aveva idea del perché quel moccioso gli facesse quell’effetto ma le cose stavano proprio così. Era il suo progetto. Un progetto in costruzione, ovvio, ma stava venendo su bene. Si guardò intorno per vedere dove fosse. Da dove gliel’aveva spedito il messaggio? Lo vide seduto sotto un albero, poco lontano. Che aria da imbranato che aveva. Quei vestiti, quel look così sciatto… orripilante. Ma Pam era affascinata, intrigata ed attratta da lui, non soltanto per la sua meravigliosa dote nascosta. Magari era anche cominciata così, ma adesso c’era qualcosa di più. Non ne era innamorata, questo no. Era un sentimento diverso, il ragazzo le rimaneva simpatico e odiava vederlo così insicuro e remissivo, voleva che si rendesse conto di chi era e di cosa poteva diventare.
Si voltò verso Brent e con tono mieloso gli disse.
‘Amore, devo andare a ripassare per il test altrimenti la Devon mi stacca la testa e la appende come trofeo nel suo ufficio!’ gli disse facendolo ridere.
‘E dai, devi proprio? Non è che devo cominciare a chiamarti secchiona, come quattrocchi?’ le disse riferendosi a Damian.
‘Brent, tesoro…’ gli disse cercando di essere chiara ‘…primo: ‘quattrocchi’, come lo chiami tu, mi sta dando una mano incredibile e sarà probabilmente la sola ragione per cui riuscirò a diplomarmi…’ gli disse sinceramente ‘…secondo: è simpatico e non mi va che tu lo prenda in giro…’ continuò con una faccina zuccherosa e la vocetta infantile con cui otteneva tutto, ma proprio tutto da Brent. Questi borbottò un po’ ma alla fine scrollò le spalle.
‘Ok, va bene, la pianto, contenta?!’ gli diede un bacio.
‘Bravo amore mio!’ Lui stava per riprendere a pomiciare ma lei si allontanò.
‘Vado! Augurami buona fortuna!’ mentre Brent le rispondeva si era già incamminata verso Damian. Muovendo velocemente i pollici sullo schermo del suo Iphone rispose al suo messaggio:
‘Hai anche bisogno di chiedermelo, secchione?’

Damian si sorprendeva ancora della propria audacia nello scriverle parole come quelle, eppure la vide incamminarsi verso di loro, tirando bacetti al coglione alle sue spalle. Sorrise al messaggio di risposta.
‘…la più frigida delle stronze! Io lo so bene, me la sono sbattuta per un po’, poi l’ho mollata, mi ero rotto le palle!’ Bobby non si era accorto di lei e continuò la sua tirata, senza che nessuno gli avesse chiesto niente, tronfio come un pallone gonfiato mentre Danny si affrettava a finire di sistemargli il computer, giusto per toglierselo dalle scatole. Damian lo ascoltava divertito, mentre il soggetto della sua invereconda perorazione era sempre più vicino, sempre più a portata d’orecchio.
‘Tratta tutti come fossero spazzatura, lo ripeto è una stronza di prima clas…’
‘Ciao Damian!’ Danny e Bobby si voltarono di colpo e la videro, finalmente, bellissima, come al solito. Damian faticò a non ridere.
‘Ciao Pam.’ le rispose. La ragazza sorrise a Danny, che quasi cadde dal tavolino, e ignorò bellamente Bobby che invece, inorridito, aveva il viso di una bella sfumatura grigio cadavere.
‘Ehm… ciao Pam…’ provò mestamente. Ma neanche un’occhiata ricevette.
‘Damian, lo so che ti rompo le scatole durante la pausa pranzo, ma ti spiacerebbe risentirmi le ultime cosette per il test? Ho i libri in classe!’ gli disse con una cortesia talmente sincera e modesta da far strabuzzare gli occhi a Bobby.
‘Nessun problema.’ le rispose alzandosi da terra col panino mezzo mangiato.
‘Danny, mi dispiace portartelo via, magari volevate chiacchierare un po’!’ disse poi, di nuovo squisitamente gentile.
‘No, no, no…. ma che dici P…P…Pam…’ le rispose balbettando, esterrefatto che la ragazza conoscesse anche solo il suo nome ‘….è un pia…piacere…’
‘Ma che carino che sei!’ gli disse e Damian credette che l’amico sarebbe svenuto da un momento all’altro.
‘A dopo!’ gli disse, divertito dalla sua reazione, mentre cominciavano a camminare.
‘Ma… ma… Pam!’ disse disperato Bobby, allucinato di essere stato completamente tagliato fuori dalla conversazione. Lei si voltò lentamente, con lo sguardo di ghiaccio.
‘Cosa vuoi Harris?’ Damian notò l’uso freddo e distaccato del cognome, non per gioco, come faceva con lui, erano su due pianeti diversi. Al giovane sembrò quasi di vedere stalattiti pendere dal mento dell’afflitto Bobby. ‘Non pretenderai che ti saluti, vero? Del resto l’hai detto tu che sono una stronza di prima classe, no?! Non vorrei deluderti!’ concluse sibilando velenosa zuccherosità. Si voltò e ripresero a camminare, lasciandolo come una statua di sale, a bocca aperta.
Fatti alcuni passi, lontano dai loro orecchi, la giovane sorrise a sé stessa. Damian, pacato come al solito le fece notare:
‘Guarda che quel genio del male, racconta che ti sei fatta sbattere da lui finché non gli sei venuta a noia.’ Lei lo guardò e si mise a ridere di gusto.
‘Hahah! Certo! Povero, Bobby, gli piacerebbe! Dev’esserglisi sbracciato il cervello! Hahaha!!!’Damian la guardò di sottecchi mentre camminavano fianco a fianco.
‘Cioè non è vero niente?’ le chiese incuriosito.
‘Ma per cortesia!’ disse sdegnata e il ragazzo era già pronto a scusarsi ma continuò: ‘Sono io ad essermelo fatto e ad averlo scaricato quando mi è diventato inutile!!’
Lui scosse la testa ma era divertito.
‘Perché non mi sorprende?’ le chiese pleonasticamente e lei ammiccò. Poi però divenne serio:
‘Come faccio a sapere che non farai lo stesso con me?’ lo guardò divertita:
‘Oh, andiamo secchione, gli l’hai mai visto il pisello a Bobby Harris?’ il ragazzo aggrottò la fronte, poi sorrise, pensando agli spogliatoi.
‘Hehe! Appunto! Per carità è nella norma poveretto, ma in confronto a te… Beh, è come paragonare una pistoletta ad acqua e un fucile a pompa!’ gli disse allegra mentre lo prendeva a braccetto. Damian rise, gonfio di sé. Gli piaceva quando Pam gli diceva cose del genere.
‘E poi c’è un’altra ragione, Flanagan!’ gli disse a mo’ di maestrina. La guardò cercando di capire.
‘Non sono io ad avere in mano le redini del gioco, te lo ricordi?!’ gli strizzò l’occhio e lui sorrise, arrossendo appena, senza risponderle.
‘Si può sapere perché ti sei portato il panino?’ gli chiese poi, incuriosita. Lui scrollò le spalle:
‘Beh, ho fame.’ le disse sinceramente.
‘Vuoi mangiare mentre te lo succhio?’ lui le sorrise furbastro.
‘Beh, mi sembrava brutto farti pranzare da sola, no?’ la ragazza rise.
‘Hehe! Bella risposta secchione! Hehe!!’

Il tempo, si sa, vola veloce quando ci si diverte e dicembre arrivò in un batter d’occhio. Damian, gracilino com’era, si beccò subito una bella influenza e fu costretto a rimanere a casa per alcuni giorni, senza poter ricevere visite, vista la febbre alta. Per Pam, quella, passò alla storia come la settimana più lunga della sua vita.
Il suo ragazzo, tuttavia, non la pensava esattamente allo stesso modo. Ora che il suo amante preferito era KO, l’ingenuo Brent Miller, tutto d’un tratto, riceveva inaspettate visite della bella fidanzatina, più volte al giorno e andava in giro con un perenne sorriso ebete stampato sul suo bel viso popolare.
‘Oh… si… piccola…. sei una favola…’ erano a casa di Brent, in camera sua, nel suo letto, sotto le coperte, al caldo e ci davano dentro. I suoi erano fuori città per un paio di giorni e Brent aveva colto la palla al balzo. Il ragazzo, sdraiato sopra di lei la pompava con energia, mettendo tutto sé stesso in ogni spinta e godendo come non mai.
Sotto di lui, Pam, gemeva di piacere con enfasi ad ogni appoggio, cercando di spingerselo sempre più a fondo.
Avrebbero dovuto darle l’oscar, se lo meritava in pieno. La verità era che scopare con Brent le faceva venire solo più voglia. Come al ristorante, quando ti portano un antipastino striminzito e tu non vedi l’ora di gustarti il piatto principale. Beh, erano cinque giorni che Pam andava avanti ad antipasti, non ne poteva più, accidenti! Aspettò che le venisse dentro, fingendo un orgasmo vaginale di proporzioni gigantesche, poi, dopo il minimo sindacale di coccole post-coito, con la scusa di dover aiutare sua madre con delle commissioni impossibili da rimandare (grazie al cielo Brent non era un’aquila!) si rivestì in fretta e furia, dileguandosi. Salì in macchina più frustrata che mai, stufa e arcistufa: sapeva lei cosa doveva fare.

‘Come ti senti, tesoro?’ Amy Flanagan chiese a suo figlio toccandogli la fronte.
‘Meglio, ho solo un po’ di raffreddore, domani torno a scuola.’ le disse in tono definitivo, come se non volesse sentire scuse. Aveva già perso troppe ore di lezione. La madre gli sorrise e gli fece una carezza:
‘Ok, ok! L’ho capito che vuoi rientrare!’ poi gli dette un bacio sulla guancia arricciando il naso:
‘Direi che hai bisogno di una doccia, signorino!’ il ragazzo non fece in tempo a risponderle che sentì suonare il campanello.
‘Mike! Puoi guardare chi è?!’ disse la donna a voce alta, impegnata com’era in cucina. Nessuna risposta. Alzò gli occhi al cielo pronta a ripetersi ma il figlio la bloccò.
‘Vado io, credo che papà sia in garage con Sammy.’
‘Non prendere freddo!’ gli disse mentre si avviava nell’ingresso. Aprì la porta e rimase sorpreso.
‘Pam?!’
‘Ciao secchione!’ gli disse infreddolita.
‘Che ci fai qui?’
‘Sono venuta a vedere come stavi…’ rispose vaga. Lui non era convinto.
‘Meglio, grazie…’ la guardò con un sopracciglio alzato senza dire niente costringendola a vuotare il sacco.
‘Ok, senti Flanagan, ho bisogno di te, non ce la faccio più, sono cinque giorni che non mi scopi!’ il ragazzo spalancò gli occhi e le fece cenno di abbassare la voce.
‘Sei impazzita? Mia mamma è in cucina!’ lei gli si avvicinò e lo abbracciò, cominciando a baciargli il collo. A voce bassissima gli disse.
‘Scusami, ma è la verità, non resisto più, sono in astinenza!’ il giovane sorrise.
‘Domani torno a scuola e possiamo ricominciare Pam.’ le disse lui avvertendo la mano piacevole che gli carezzava già il pacco, impaziente.
‘Domani?!’ gli disse lei come fosse lontanissimo ‘no ti prego, secchione, non essere crudele, non puoi farmi aspettare così tanto!’ lui sorrise.
‘I miei sono in casa, non possiamo fare nien…’ non gli fece finire la frase.
‘Faccio pianissimo, giuro! Neanche mi senti, te lo prometto!!’ scosse la testa, divertito, mentre lei continuava a massaggiargli il pacco.
‘Pam, ti avverto, ho passato cinque giorni a letto tra brividi e sudore, credimi, faccio schifo, devo almeno farmi una do…’ tentò di dissuaderla, ma inutilmente perché di nuovo lei lo interruppe.
‘…non m’importa, ti lavo io a forza di leccarti, secchione, e dai, vuoi che m’inginocchi a implorarti? Guarda che lo faccio, sai?!’ stava per ribattere ma:
‘Damian! Chi è alla porta?!’ arrivò la voce della madre. Pam lo guardava supplice e il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
‘E’ Pam, mamma!’ poi rivolto a lei.
‘Dai, entra.’ gli sorrise e lo baciò tutta allegra, facendogli il solletico. Lui ridacchiò e le disse di piantarla prima che la mamma li vedesse.
Arrivarono in cucina.
‘Ciao Pam, finalmente ti conosco!’ Amy le strinse la mano affettuosa.
‘E’ un piacere anche per me, signora Flanagan. Mi spiace disturbare a quest’ora ma volevo vedere…. come stava Damian, ero un po’ preoccupata…’ la donna le sorrise.
‘Oh, tesoro ma che gentile che sei!’ il povero malatino alzò gli occhi al cielo.
‘Si, beh, comunque già che sei qui possiamo…. ehm… lavorare su quella… ehm… ricerca insieme… così sei più tranquilla!’ disse Damian in maniera un po’ affettata, non era abituato a dire bugie.
‘Sei un angelo, grazie!’ aveva un sorriso talmente dolce.
‘Figurati’ le rispose.
‘Ah, ti ho anche portato quel nuovo cd di cui ti avevo parlato, ricordi?!’ aggiunse lei, come se se lo fosse appena ricordato. Poi rivolta alla donna ‘Sa, mi concentro meglio con la musica!’ le disse a dispetto dell’espressione confusa di Damian.
‘Ok, tranquilli, lavorate pure, non vi disturbiamo.’ disse Amy sorridente.
‘Che mamma cool, che hai Damian! La ringrazio davvero…’ le due donne continuavano a scambiarsi convenevoli e ringraziamenti a non finire mentre a Damian batteva il cuore a mille: era un bel rischio. E se li avessero scoperti?
Entrarono in camera e il ragazzo non fece neanche in tempo a chiudere la porta che se la ritrovò in ginocchio avvinghiata al suo basso ventre con il viso premuto sul davanti del suo pigiama.
‘Wow! Non perdi tempo, eh?’
‘Damian non ne posso più, te l’ho detto!’ attaccò tra una sniffata e l’altra, schiacciata del pungente testosterone di cui era fortemente impregnata la stanza e la cui odorosa fonte era a due centimetri dalle sue labbra ‘mi sembra un’eternità, dall’ultima volta che l’abbiamo fatto!’
La guardò divertito dall’alto.
‘Addirittura?!’ le disse quasi a presa in giro.
Lei lo guardò, nuovamente supplichevole. Le sorrideva, i capelli scuri, un po’ lunghetti gli coprivano la montatura degli occhiali.
Damian la vide trepidante, lì davanti a lui, pronta a tutto, in attesa delle sue parole, del suo permesso. Dopo qualche secondo:
‘E va bene, eccoti accontentata…’ si abbassò i pantaloni del pigiama a scacchi e i boxer. Lo sguardo della ragazza divenne grato e felice, come avesse avuto una visione mistica.
‘Finalmente, ti rivedo, meraviglia!’ disse parlando direttamente al suo cazzo, continuando, tuttavia, a stare ferma, ancora in attesa. Guardava, annusava, se lo pregustava ma non toccava. Damian sorrise, apprezzando la scena e, per un istante, il suo diavoletto burlone appollaiato sulla spalla, gli sussurrò all’orecchio:
‘Ma che bella cagnetta ammaestrata!’
Poi il ragazzo si scappellò l’uccello. La punta era praticamente ricoperta da una disgustosa patina bianchiccia.
Lei ammiccò:
‘Sei rivoltante, secchione!’ gli disse provocatoria. Lui arrossì appena, stava per scusarsi e tornare a dire che forse era il caso che si desse una ripulita prima, ma l’espressione di Pam era tutt’altro che disgustata, si passava la lingua sulle labbra, vogliosa e lui di nuovo lasciò che il suo ‘secondo io’ prendesse la parola.
‘Te l’avevo detto Pam, sei stata tu ad insistere, hai promesso di lavarmi a leccate, ricordi?’ lei sorrise:
‘Si ma…’
‘Niente ma. Apri la bocca e datti da fare!’ le disse divertito ma deciso. Lei alzò un sopracciglio, forse sorpresa dalle sue parole e un po’ impertinente gli rispose:
‘Si signore, secchione!’ accompagnata dalla sua mano s’infilò in bocca la cappella e cominciò a ripulirlo. Lui continuava a sorridere e lei lo guardava divertita ma al contempo riconoscente e, così sembrava, deliziata.
Se da un lato lui sentiva la morbida lingua passargli su ogni centimetro della pelle sensibile del prepuzio, lei assaporava con gusto quel ghiotto sudiciume. Quando si staccò, la cappella era rosa brillante, tutta lucida di bava e lei lo guardò come una scolaretta che vuole sentirsi dire:
‘Brava! Ottimo lavoro! Ti è piaciuto?’ le chiese sinceramente incuriosito da qualcosa che a lui sembrava puramente nauseante e che, tuttavia, non aveva esitato a farle ingoiare. Ottenne un sorriso complice.
‘Puoi farmi leccare qualunque parte di te, secchione, stai sicuro che mi piacerebbe!’ gli disse dolce dolce, dandogli un bacetto sul cazzo e lui, divertito, annotò tutto sul suo taccuino mentale, accarezzando varie idee, senza risponderle.
‘Lo vuoi in mezzo alle gambe?’ le chiese. Lei si morse il labbro.
‘Eccome, secchione, sono qui apposta!’
‘Devi meritartelo Pam, lo sai!’ le disse col solito tono da insegnate. Pam fece il broncio, ma, conoscendolo:
‘Ok, che devo fare?’ gli disse rassegnata. Il giovane sorrise. Questa storia dell’avere la situazione in mano, non solo cominciava a piacergli davvero, ma gli mandava insoliti e stimolanti brividi su e giù per la schiena.
‘Succhiamelo per un po’!’ le disse e lei aprì in automatico la bocca, permettendogli di farglielo scivolare fino in gola. Anche a lui era mancato tutto questo, inutile far finta di niente. Quell’umido pertugio era decisamente di suo gradimento. L’interno della sua bocca era così caldo ed accogliente e la sua esperta allieva aveva imparato ad ingoiare quasi tutta la sua asta, che goduria. Era bello anche comandare il ritmo del pompino, con le mani sulla sua testa: dentro fuori, dentro fuori, il pene scivolava gaio, gonfiandosi pian piano.
La ragazza però, sembrava essere ben oltre il semplice godimento sessuale: succhiava come un’ossessa, come se non ci fosse un domani, con un’energia e una dedizione quasi ferine. Era come se avessero portato un morto di fame ad un banchetto sontuoso. Damian decise d’indagare:
‘Ti è mancato davvero così tanto il mio cazzo, Pam??’ lei alzo di nuovo un sopracciglio e, a malincuore, si sfilò l’uccello di bocca.
‘Secondo te, secchione? Mi presento a casa tua, senza avvertire, implorandoti di scoparmi, cosa ti dicono le tue strabilianti abilità deduttive?’ colse, divertito, il sarcasmo nella sua voce.
‘Ti è mancato solo lui?’ lei gli sorrise e dolcemente gli disse:
‘Tutti e due, sciocchino! Non fare il finto tonto! Ormai l’hai capito che mi piaci, no? La tua voce mi fa impazzire!’ Damian sorrise mentre le passava la cappella sulle labbra, poi sul naso, inumidendoglielo:
‘Ma non potevi andare col tuo ragazzo… o con Bobby sarebbero stati cont…’
‘E pensi che non l’abbia fatto?’ lo interruppe, mentre cercava di rinfilarselo in bocca, rincorrendone la punta che le stava insozzando il viso di bava ‘Ho prosciugato le palle a entrambi, è tutto inutile!’ Damian visualizzò l’espressione piuttosto colorita e concluse che, con buona probabilità, fosse pienamente calzante.
‘E perché?’ continuò, impedendole, impietoso, di riprendere a succhiare. Lei sbuffò.
‘Perché mi hai plagiata, secchione!’ a lui scappò da ridere.
‘Io ho plagiato te?’ le disse incredulo. La reginetta della scuola scosse la testa divertita mentre cercava di infilargli la lingua nell’uretra:
‘Non l’hai ancora capito che ormai sei l’unico che può soddisfarmi? Nessun altro ci riesce, Flanagan!’ Il ragazzo sorrise.
‘Sei come… una droga per me, secchione… devo avere la mia dose giornaliera, altrimenti…’ gli sorrise mentre parlava. Si guardarono per qualche secondo, poi lui le disse:
‘Spogliati e sdraiati sul letto.’ La ragazza non se lo fece ripetere due volte. Gli ordini impartitile da quel baritono acerbo, sebbene il cipiglio non fosse ancora spiccatamente autoritario, la mandavano in un brodo di giuggiole.
‘Cos’era quella storia del CD?’ le chiese incuriosito mentre finiva di sfilarsi i pantaloni.
‘Già, è vero! Mettine uno qualsiasi, sbrigati! Coprirà i… rumori…’ gli fece l’occhiolino e lui sorrise all’idea.
‘Avevi detto che non avresti fatto alcun rumore’ le fece notare nuovamente saccente.
‘Beh, farò del mio meglio…’ poi aggiunse usando la vocetta dolce dolce che annientava Brent:
‘…ma non credo di riuscirci se sei tu a scoparmi, secchione!’ gli fece l’occhiolino e Damian colse compiaciuto il suo tono che, man mano, stava diventando quasi servile.
In mezzo minuto era completamente nuda, pronta per lui che, in fretta e furia premette play sul lettore per far partire la musica. Era uno standard jazz, una ballad un po’ triste su un amore finito. Lei alzò un sopracciglio.
‘Ma che roba ascolti, Flanagan?!’ gli chiese. Sorrise, il giovane, un po’ diabolico e le disse parafrasandola:
‘Vuoi farmi lezione di musica o vuoi che te lo sbatta dentro?’ lei rimase a bocca aperta per un attimo, divertita dai suoi modi sempre più baldanzosi, poi si mise a ridere.
‘Hahaha! Secchione stai facendo progressi! Così mi piaci!’ si accostò al bordo del letto, le appoggiò due dita sulla figa. Allargò le labbra e dei residui di sperma le uscirono.
‘Hey, sei tutta… sporca!’ non era proprio arrabbiato, forse un po’ seccato, ma in fondo, divertito. Lei assunse un’aria colpevole:
‘Beh, sono appena stata con Brent ma credevo d’impazzire, con quel cosetto che si ritrova…’ le disse denigrando l’atleta, forse in maniera eccessiva, cosa che, l’aveva capito, al suo giovane amante faceva molto piacere.
‘Da un cazzo all’altro, huh?! Cristo, Pam, sei la definizione più esatta e palese di una troia!’ le disse salendo sul letto e lei lo guardò male.
‘Hey, come ti permetti?!’ lui non le rispose subito, prima le infilò l’uccello dentro, fino alle palle, poi le disse, mentre la vide cominciare a volare verso il paradiso.
‘Lo sai che ho ragione!’ e cominciò a muoversi.
‘mmmmmm…. cazzo se hai ragione, secchione!!!! …. mmmm… tu hai sempre ragione… mmmmm….’ gli disse presa dal piacere e il ragazzo rise.
‘Oh… dio, che meraviglia!!! Finalmenteeeee!!!’ gemette piano la giovane già alle prime spinte. La sua figa era bollente e, tra i suoi umori e lo sperma di Brent il cazzo di Damian era super lubrificato. Gli piaceva scoparla così. Lei sdraiata sul letto a gambe aperte, lui in ginocchio, ancorato alle sue cosce mentre la guardava sotto di sé. Quel corpo da copertina era suo, la ragazza gliel’aveva offerto di buon grado: il ventre piatto, i seni sodi e rotondi, il culetto a mandolino, le labbra carnose, erano lì per farsi toccare, per farsi usare, per farlo godere. Era questa la perizia più recente che la brillante mente del nostro giovane protagonista aveva effettuato dopo aver raccolto tutti i dati su quella strana principessa che, giorno dopo giorno, con maliziosa insistenza, gli aveva aperto gli occhi su un mondo a lui completamente sconosciuto, mondo di cui stava gradualmente prendendo possesso.
‘Parlami del mio cazzo Pam. Dimmi quanto ti piace…’ le disse mentre la pompava lentamente ma con decisione.
‘Ooohhh, secchione… il tuo non è un cazzo, lo sai! E’ uno scettro, un bastone del comando…’ si palpava i seni, attenta a non parlare troppo forte. Damian sorrise. Si era scoperto incline a quel trattamento, sentirsi adulare lo eccitava e Pam era eccezionalmente brava a scegliere le parole giuste per farlo impazzire ‘…e tu non sei un ragazzo, ricordatelo, sei un re…. anzi, no! Sei un dio, puoi essere solo un dio, con un cazzo cosiiiì…’ lui si morse il labbro gongolante e spostò le mani sui seni:
‘mmmm… continua… dimmi come ti fa sentire….’ lei sorrise tra i gemiti sempre meno sommessi.
‘ah, ah…. mai stata più felice, secchione, nessuno mi ha mai scopata come te, nessuno!’ gli carezzò il viso e lui, soddisfatto dalle accorate lusinghe, cominciò ad aumentare la velocità per premiarla.
Pam, inarcò la schiena, anelando già all’orgasmo che, per troppi giorni le era stato crudelmente negato. Le mani del ragazzo le palpavano i seni, quasi con veemenza. Le piaceva che la toccasse così, le piaceva vedere il visetto efebico di quello sfigatissimo secchione, il suo corpo magro sopra di lei, la sua pelle chiara, il torace completamente glabro: contro ogni previsione, tutto di lui la attraeva, la soggiogava, perfino. Chissà per quale accidenti di motivo le piaceva farsi dominare da lui. Da nessun altro, ben inteso! Solo da lui, era un gioco così appagante, e dopo due mesi di pratica, pareva che il giovane cominciasse a prendere sempre più coscienza di tutto ciò, accrescendo, se possibile, il piacere di Pam.
La musica continuava ad andare, con quel certo piglio intellettuale che il jazz trasmette, decisamente poco adatto a coprire i suoi gemiti, soppressi ora con estrema fatica. Le sue mani esploravano il letto sfatto, che odorava volgarmente di lui, in cerca di un qualcosa che attutisse il suo rumoroso piacere. Provò sotto il cuscino, poi sotto la coperta, tra un gemito e l’altro, mentre la sua espressione, doveva assomigliare sempre più a quella di una bagascia in calore, lo vedeva dal sorrisetto appagato e divertito negli occhi di Damian.
‘mmmm… secchione?! Pensi davvero che io sia una troia?!’ il ragazzo ridacchiò.
‘Beh, che altro devo pensare di una che dichiara senza problemi di essere completamente assuefatta al mio cazzo, Pam?’ le chiese nell’impeto di lussuriosa passione che lo trasformava nel predatore che quella femmina bella e saggia, aveva predetto. Lei godette alle parole infamanti.
‘mmm… allora scopa la tua troia come un animale, secchione, falle vedere chi è il padrone, mmmm….’ lui, un istante dopo, le ghignò perfido.
‘Me lo stai ordinando? O me lo stai chiedendo?’ un filo di risata nelle sue parole. Lei sorrise, sempre più eccitata.
‘mmmm… ti sto implorando in ginocchio, secchione!’ lui sorrideva mentre si abbassò a baciarla, infilandole la lingua in bocca. Poi si staccò da lei e le disse semplicemente:
‘Brava Pam!’ e ci dette dentro con più energia. L’effetto, sulla ragazza, fu immediato. I suoi gemiti s’impennarono di un’ottava e Damian, preso il telecomando dello stereo sul comodino aumentò il volume della loro colonna sonora. Non era sufficiente per esprimersi al meglio. La mano continuò a vagare impaziente, finché le dita non sfiorarono un pezzo di tessuto che faceva capolino da sotto il materasso. Lo tirò con energia, qualunque cosa fosse, sarebbe andato bene. Se lo portò alla bocca e lo morse, riempiendo le papille gustative di un sapore forte, stantio, terribilmente maschio. Quando l’occhialuto giovane se ne accorse, rise e le disse:
‘Hehe! Fico! Mordilo bene che adesso comincio a fare sul serio!’ Lei non se lo fece ripetere, s’infilò in bocca una buona parte di quel panno di cotone indurito e a tratti incrostato di qualcosa di familiare… Cominciò a godere come una vacca, accidenti, si sentiva una vacca, montata da un toro e il cervello non le funzionava a dovere, però quel sapore che aveva in bocca e l’odore di quel panno… Era sperma, ne era certa! Il migliore che avesse avuto la fortuna di assaggiare, quello del suo Damian. Devastante. Una scopata goduta con tutti i fottuti sensi umani.
I suoi singhiozzi e lamenti somigliavano adesso a dei tenui grugniti e questo fece ridere lui. Ora che poteva scatenarsi, non si trattenne minimamente, dando a quella drogata di cazzo ciò che disperatamente chiedeva. Le piantava l’uccello dentro fino ai coglioni, con rabbiosa intensità, inarrestabile, implacabile, senza sosta, come nessun altro mai avrebbe potuto fare.
‘Ti fai sbattere da Miller e poi strisci da me perché non riesci a godere, huh?’ ormai l’altro Damian era libero ‘E che mi dici ora? Stai godendo Pam?!’

Non poteva rispondere a parole, ma non fu necessario. Venne quasi subito, gettando gli occhi all’indietro e mordendo lo straccio lurido. Era il massimo per lei, un orgasmo totale e completo, rimandato da troppo tempo. Il mondo non era mai stato tanto bello per Pam.
Damian non durò molto più a lungo, dopotutto erano giorni che non si liberava e tutto lo sperma che aveva messo da parte le esplose dentro, abbeverando il suo corpo assetato.
Col fiato ancora grosso, si alzò in piedi sul letto e, lentamente, avanzò. Pochi passi, tenendo il corpo esausto e inerme di lei tra le sue gambe. Il cazzo gocciolava sborra sulla sua pelle perfetta, sulla pancia, sul seno. Si fermo con i piedi ai lati della sua testa, guardandola, laggiù, impotente, indifesa, vinta e lasciò che il suo seme la colpisse impudente sulla fronte, poi sul naso, poi sulle guancia, ritmico, denso, biancastro. Era felice, succhiava ancora un lembo di quel panno in estasi, accettando quelle scabre gocce sul volto come una benedizione. Un momento squisitamente umiliante per lei, eppure bellissimo per entrambi.
Il ragazzo le si accovacciò sulla faccia. Le tolse il panno di bocca e lei prese immediatamente a leccargli i genitali, come faceva sempre dopo ogni amplesso.
‘Cos’è quello straccio?’ gli chiese. Damian aveva un sorrisetto furbo:
‘E’ solo una vecchia maglietta con cui, fino a qualche mese fa, mi facevo le seghe…’ lo osservava stringendolo in una mano ‘…credo che il termine più corrente sia ‘sborratoio’…’ era più forte di lui, era saccente anche in una situazione come questa ma Pam lo trovava persino più eccitante.
‘Ha il tuo odore… mmmmm….’ gli disse mielosa.
‘Immagino di si…’ poi sorrise ‘…ti credo sulla parola, ormai sei un’esperta!’ risero entrambi.
Dopo un paio di minuti:
‘Allora secchione, sei ancora indeciso se sono più brava con la bocca o con la figa?’ il ragazzo guardò in basso. Aveva un’espressione scanzonata:
‘Hey! Chi ha mai detto che sei brava?!’ lei fece il broncio e lui rise. Poi:
‘E dai, dimmi quale buco preferisci usare!’ continuò, impegnata a leccare il capiente scroto, pieno di giovane e possente virilità.
‘Hehe! Me lo chiedi di continuo Pam! Te l’ho detto, non riesco a decidermi, dovrai continuare a farmeli usare finché non scelgo, temo!’ sguardi silenziosi ‘Ti dispiace?’ le chiese poi grondando sarcasmo. Lei alzò un sopracciglio:
‘Si, moltissimo, secchione!’ gli rispose avviluppandogli l’uccello in bocca con impudica lussuria. Lui rise sbuffando:
‘Già, è evidente che è una seccatura, hehehe!!’
Rimase in quella posizione per diversi minuti, con il collo di lei intrappolato sotto il suo sedere a godersi l’operosa linguetta a lavoro alternativamente sullo scroto, poi sull’asta, persino sull’interno coscia. Pam, dal canto suo, assaporava goccia dopo goccia quel nettare adolescenziale così pungente, che il corpo del giovane produceva vigoroso a getto continuo.
Poi, ad un tratto la ragazza gli disse, quasi ci avesse ripensato:
‘Certo che è proprio un peccato aver sprecato tutta quella roba ghiotta in uno straccio!’ lui ci mise un paio di secondi a capire di cosa parlasse, poi gettò lo sguardo sulla vecchia maglietta, caduta a terra.
‘Avresti voluto bertela?’ le chiese canzonatorio.
‘Ogni goccia, secchione!’ ancora sorrisi.
‘Lo sai? Ho letto da qualche parte che bere sborra fa diventare più intelligenti!’ disse lei, quasi apposta per farsi prendere in giro. Il ragazzo scoppiò a ridere.
‘Hahaha!! Pam, è l’idiozia più grossa che abbia mai sentito! Se fosse vero a quest’ora avresti vinto due premi Nobel!’ risero insieme. Quelle chiacchiere erano un piacevole passatempo per entrambi. Scherzavano come due buoni amici fanno normalmente, godendo l’uno della compagnia dell’altro. Eppure lei gli stava leccando le palle adorante, mentre lui sogghignava compiaciuto.
‘Secchione?’ gli disse poi lei dopo qualche secondo.
‘Che vuoi?’
‘mmmm… non è che saresti così carino da farmene ingoiare un po’ adesso?’
‘Non ti è bastata tutta quella che hai leccato finora?’ lei gli sorrise sconcia.
‘Era mista a quella di Brent e io voglio solo la tua!’ gli disse a mo’ di gattina, strizzandogli l’occhio. Lui scosse il capo divertito.
‘Beh, se ti decidi a succhiarmelo come si deve, magari ti accontento!’ disse canzonatorio. Si sorrisero a vicenda, poi lei s’infilò l’asta in gola.

‘Dove sono le mie mutandine?’ il ragazzo le raccolse da terra e gliele porse.
‘Tieni.’
‘Grazie’ erano passati buoni buoni tre quarti d’ora da quando si erano chiusi nella stanza, il cd era quasi finito e i due giovani amanti si stavano rivestendo di corsa per non destare eccessivi sospetti. Damian pensò che, già così, non era pressoché possibile che i suoi non si fossero accorti di niente. Dopotutto era ancora un ragazzino diligente e l’idea di sentirsi sgridare non gli andava affatto a genio.
‘Domani rientri, allora?’
‘Si, se riesco a convincere mia mamma a lasciarmi andare…’ disse con una punta di esasperazione.
‘Beh, se avesse visto quello che abbiamo fatto finora, non penso che continuerebbe a dire che sei malato.’ disse strizzando l’occhio e lui rabbrividì.
‘Non… non voglio neanche pensarci…’ lei si mise a ridere.
‘Rilassati secchione, vedrai che non si sono accorti di niente!’ la guardò, invidiandole quell’atteggiamento così sicuro di sé, le veniva così naturale in qualunque circostanza. Le sorrise. Aveva ancora dello sperma sulla guancia destra.
‘Sei sporca qui’ si toccò il viso per indicarle il punto. La ragazza, era accucciata a legarsi una scarpa e aveva il suo vecchio straccio per le seghe accanto al piede. Lo raccolse e, sorridendogli sfacciata, ci si pulì il viso, per poi portarselo al naso ed inspirare il suo odore.
‘Questo me lo prendo io, secchione!’ lui scrollò le spalle.
‘Se proprio ci tieni!’
‘Quant’è che non lo usi?’ il giovane aveva un sorrisetto divertito.
‘Più o meno da quando ho incontrato te.’ lei fece un’espressione scioccata.
‘E’ questo che pensi di me, secchione? Mi consideri il tuo nuovo ‘sborratoio’?’ in realtà era lei ad averlo insinuato e il guizzo malandrino che aveva negli occhi gli fece venir voglia di continuare a giocare. Le fece un’espressione un po’ arrogante e presuntuosa e le disse:
‘Perché? Non lo sei?’ lei gli sorrise radiosa.
‘Ovvio che lo sono, secchione…’ si alzò in piedi e gli mise le braccia intorno al collo ‘…era l’ora che te ne rendessi conto, le mie lezioni stanno dando frutti, vedo!’ risero entrambi. Poi, però lei lo guardò un po’ più seria:
‘Damian, lo so che i patti non erano esattamente questi…’ cominciò quasi fosse un minimo in imbarazzo. Era strano vederla così e lui cercava di capire a cosa si stesse riferendo.
‘…puoi usarmi ogni volta che ne hai voglia, lo sai…’ la guardava ma non diceva niente ‘…e lo so che sono io ad essere a tua disposizione, non il contrario… però…’ lo guardò negli occhi. Cercava di sorridere e di ostentare un po’ della sua consueta spacconaggine ma era fragile, c’era una sorta di paura latente nascosta dietro quei due cerchi d’ebano perfetti.
‘…non lasciarmi più per tutti questi giorni!’
Damian avrebbe potuto confortarla e dirle che, fosse stato per lui, non l’avrebbe mai lasciata, che era solo per cause di forza maggiore che non avevano potuto consumare, che gli dispiaceva e che d’ora in avanti l’avrebbero fatto di continuo, che lei era la cosa più bela che gli fosse capitata. Ma non lo fece. Non le disse niente, non le fece promesse, non una parola. Le sorrise un po’ scaltro e la baciò.

‘Scusate il disturbo, buona serata!’
‘Grazie della visita, torna pure quando vuoi!’ Pam e la madre di Damian sembravano andare d’amore e d’accordo.
‘Ma che ragazza carina che è!’ aveva attaccato la donna appena chiusa la porta ‘Siete riusciti a studiare?’ Damian si schiarì la voce prima di rispondere, stava camminando su ghiaccio molto sottile.
‘Certo… eccome…’ disse teso. La madre alzò un sopracciglio.
‘Come avete fatto con tutto quel baccano lo sapete solo voi!’ disse la donna a mo’ di conversazione mentre cominciava a preparare la tavola per la cena.
‘Su cosa stavate lavorando? Vi sentivo ridere!’ il cuore cominciò a battergli all’impazzata e le ghiandole sudorifere si attivarono all’istante. Dov’era tutta la sicurezza che aveva sciorinato fino a due secondi prima?!?! ‘E poi sentivo dei versi strani, cos’è guardavate quei filmati buffi di quel comico… come si chiama? Quello che fa tutti i versi degli animali?’
Incredibile ma vero, gli stava offrendo una via d’uscita, stava facendo tutto lei!!
‘Martin Gluck!’ aiutò lui.
‘Esatto! Gluck!’ doveva farcela. ‘Datti una svegliata Damian!’ si disse. Prese fiato, sorrise alla madre, in modo un po’ colpevole.
‘Beh, era una ricerca sulla comunicazione e lei ha scelto ‘la risata’, quindi…’
‘Interessante!’ commentò la donna che intanto cercava qualcosa nella credenza.

‘Damiiiii!!!’ Sammy e il padre rientrarono un secondo dopo a troncare definitivamente l’argomento, facendogliela passare liscia ‘Sai che papà ed io abbiamo tirato fuori le luci di Natale?’ Damian rise prendendo in braccio il fratellino, ascoltandolo, mentre i battiti gli tornavano regolari e un certo senso di rilassamento, misto a orgoglio lentamente lo pervadeva. Pam aveva avuto ragione, poteva stare tranquillo.
‘Di già?’ commentò la madre, guardando il marito che le sorrideva come a dire ‘non è mai troppo presto per cominciare a festeggiare!!’. Tutti gli anni era la stessa storia, pensò il ragazzo, improvvisamente colto da un’euforica voglia di ridere.
‘Voi due! Filate nella doccia, vi voglio profumati prima di cena, chiaro?!’ disse Amy col dito puntato ai figli che le sorrisero birichini intonando all’unisono:
‘Agli ordini!’ in uno scroscio di contagiose risate.

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