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Secchione! Genesi di un padrone – parte 07

By 3 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Amanda Derrik aveva dei leggeri crampi alle guance. Teneva in bocca un pene e lo stava succhiando da una decina di minuti buoni e di smettere non se ne parlava. Aveva imparato ad amare tutto di quel pene: la forma, la dimensione, il colore, l’odore, il sapore. Ogni cosa! Ma soprattutto si era presa una sbandata micidiale per quel ragazzo che in questo momento, in piedi davanti a lei, la osservava dall’alto con una mano sulla sua testa, una piena del suo seno e un bellissimo, abbagliante sorriso. Quanto le piaceva guardarlo, aveva le sue foto un po’ ovunque, dallo sfondo del cellulare all’interno copertina del diario. Con ogni pompata massaggiava la cappella con la lingua, assaporandolo appieno. Le piaceva farsi apprezzare da lui, se non altro per rivaleggiare con quella suorina frigida con cui lo divideva.
‘Sally Gook’ come si fa a chiamarsi Sally, poi?’ pensò ‘Sembra uno di quei nomi che avevano le casalinghe negli anni cinquanta! A pensarci bene sembrava uscita da un film di quell’epoca.’ seguì la platonica invettiva. Era senza maglietta né reggiseno, a lui piaceva vederla nuda, toccarla e palparla. Glielo permetteva sempre, anche se non doveva essergli facile in quella posizione, avvinghiata com’era, al suo basso ventre, i palmi delle sue mani a combaciare con le tasche posteriori dei jeans del ragazzo. ‘Come poteva perdere? Il loro duello andava avanti da un paio di mesi ormai ma era sicura che la monachella puritana non lo avrebbe mai fatto godere quanto lei. Figuriamoci! Al massimo si sarà fatta tastare le tette e se non si decide a diventare un po’ più generosa la vittoria sarà mia!’ Mentre le sue elucubrazioni da genio del male andavano avanti, venne riportata alla realtà dalla voce baritonale di cui amava ascoltare ogni inflessione:
‘mmmm’ di più’ ingoialo tutto, Amanda, mi piace così tanto quando lo fai’ mmm” le disse il ragazzo.
‘Guarda e impara, Gook! Ti sfido a fare di meglio!’ pensò tronfia mentre affondava la faccia verso il suo pube, ingoiando quanta più carne poteva. Una, due, tre volte a ripetizione, forzandosi l’asta sempre più in fondo per compiacerlo. Non era facile. Nonostante avesse la fortuna di essere quasi priva di riflesso faringeo, quella scomoda sensazione che si prova quando ci si ficca qualcosa in gola e si avverte un conato di vomito, fagocitare il cazzo di Damian Flanagan in piena erezione era faticoso anche per lei. Più che altro perché, quando le sue labbra arrivavano a sfiorare i radi peli scuri del suo pube, non riusciva a respirare. Eppure lo faceva ogni volta, centimetro dopo centimetro ingoiava tutta la sua asta, inginocchiata di fronte a lui che le sorrideva beato. Ogni singola volta.
‘mmmm’ adoro quando mi avvolgi la cappella con la gola’ mmm’ è bellissimo’ continua’. di più’ ancora di più’ mmmm’.’ la mano che aveva sulla testa era solo appoggiata, non la spingeva verso di sé, era lei a voler prendere anche gli ultimi due o tre centimetri. Che cazzo portentoso che aveva. Era giusto che volesse farselo succhiare fino alle palle ma quale altra ragazza ne sarebbe stata capace? Lei era quella giusta per lui, l’unica in grado d’ingoiare tutta la sua pazzesca virilità! Doveva farglielo capire assolutamente! Cercando di rilassare al massimo la gola e fare spazio al ritmo quasi selvaggio che si era imposta, s’impalò la faccia, stringendo l’abbraccio, spingendo il bacino di lui in avanti, aiutandolo a farsi violenza, in quella danza erotica che la stava eccitando di brutto.
Dopo qualche altro minuto, numerosi rivoli di bava le avevano abbondantemente bagnato il seno ed erano caduti sul pavimento, nel martellante incedere del bocchino e quando il ragazzo venne, con un godereccio ‘aaaaahhhhh!!!’ le scaricò tutto direttamente nell’esofago, tanto che per assaggiare il suo latte denso dal sapore unico dovette aspettare che lui le lasciasse la testa e lei potesse indietreggiare molto lentamente succhiando via tutto lo sperma rimasto nell’uretra.
‘ooohh Amanda” lei alzò lo sguardo ”me lo succhi talmente bene che è un piacere venirti in bocca” le disse tornando a respirare in maniera quasi normale, a mo’ di complimento, col suo faccino infantile, tremendamente carino e i suoi denti abbaglianti ad ammaliarla. Chissà perché quelle parole le sembrarono così romantiche. Beccati questo Gook! Sei finita! Gli sorrise mentre ancora gli slinguazzava la cappella, massaggiando l’asta con la mano.
‘mmmm’ Damian, sei carino a dirlo! Puoi farlo quando vuoi, sai?’ gli disse con tutta la sua dolcezza ‘Per me è un piacere ingoiare tutto! Adoro fare colazione in questo modo, ha un sapore’ delizioso” finì la frase leccandogli di nuovo l’asta. Lui le carezzò la testa, rimanendo in piedi, di fronte a lei.
‘Lo sai? Me lo dice di continuo anche Sally!’ un’ago di ghiaccio le trafisse il cuore mentre lui sorrideva e continuava ‘E’ bello sapere che il mio sperma vi piace così tanto!’ concluse chiacchierando tranquillo mentre se lo infilava nei boxer e tirava su la cerniera dei jeans. La prima campanella suonò a dare la sveglia mattutina agli studenti. Lui si avviò verso la porta dello stanzino dietro la palestra, lasciandola lì, in ginocchio, tette bavose all’aria, con un filo di sborra bianchiccia che le colava dal labbro giù fino al mento, impietrita. Prima di chiudersi la porta alle spalle, con un sorriso un po’ scanzonato le disse:
‘Ci becchiamo più tardi!’ ed era sparito.
Amanda si asciugò la bocca e si alzò. Si infilò il reggiseno e la maglietta. Si avvicinò alla porta e quando mise la mano sulla maniglia quasi tremava. Era furente. FURENTE!
‘E così quella troietta m’ha fregato per bene, eh?’ pensò ‘Monachella un cazzo!’
Poi con una rinnovata luce combattiva negli occhi, in maniera molto drammatica, sibilò: ‘Vuoi la guerra Gook? Te la do io la guerra!’

‘Aaaaahhhhh!!’ il sospiro di Damian era gaio e soddisfatto, salendo le scale ‘Palle svuotate, la mattinata può cominciare!’ pensò mentre si faceva strada tra gli studenti che s’affrettavano verso le proprie lezioni nel ciarliero cicaleccio consueto.
‘Hey! Damian!’ appena entrò in classe Danny lo salutò. Era accanto alla finestra a chiacchierare con tre ragazzi con cui avevano legato da un po’. Li raggiunse, ricevendo sorrisi sinceri e pacche sulle spalle. C’era Alec Dempsey, un ragazzo biondissimo ed atletico, con gli occhi verdi e l’aria un po’ saccente, poi c’era Dick Kapoor, di origini indiane, simpatico, dalla risata contagiosa e con sempre cinque o sei fidanzate per volta. Infine c’era Toby Jackings la fotocopia di Justin Bieber, che un tempo era stato seguace della sua nemesi: Bobby Harris. Damian si era dovuto piacevolmente ricredere sul loro conto. Li aveva superficialmente giudicati per il loro aspetto ed incasellati come dei fighetti decerebrati alla stregua di Bobby. Niente di più sbagliato. Non solo erano dotati di perspicacia e raziocinio ma si era accorto che avevano un sacco di cose in comune e le loro conversazioni non erano mai banali né ripetitive. Del resto, era sempre stato schivo e imbronciato, era normale che non gli avessero praticamente mai rivolto la parola. Adesso, poi, che tutta la scuola parlava di lui, aveva l’impressione che, per tacito assenso, lo considerassero un po’ il punto di riferimento. Persino Danny. Anche lui era un po’ cambiato ultimamente, Pam non aveva resistito a dargli una bella sistemata al viso per renderlo più piacente. Damian non sapeva esattamente quale diavoleria alchemica l’avesse obbligato a spalmarsi sulla faccia tipo tre volte al giorno, fatto stava che i suoi brufoli erano un ricordo. Anche i suoi capelli erano diversi e in più sfoggiava un sorriso molto simile a quello di Damian. Pam diceva che era giusto che il suo migliore amico ‘s’intonasse all’ambiente’, qualunque cosa significasse.
‘L’hai guardata l’ultima puntata di ‘The walking dead’?’ gli chiese Toby.
‘Si! Figata micidiale!’ commentò Damian entusiasta.
‘Assolutamente!’ convennero tutti ‘Però devi dire chi ha ragione tra noi due! Alec sostiene che” il ragazzo ascoltò mentre Toby sottoponeva l’importante controversia a lui che, glielo ripetevano di continuo, era il più acuto. Finita l’arringa, intramezzata dalle puntualizzazioni di Alec, Damian ci pensò un paio di secondi, poi scrollo le spalle:
‘Secondo me ha ragione Alec, Toby. Ha molto più senso la sua di spiegazione!’
‘Ahah!’ fece Alec trionfale, all’inappellabile verdetto ‘Te l’avevo detto! Basta, è ufficiale! Sono più intelligente di te!’ seguirono le risate di tutti. Era davvero una bella sensazione essere attorniato da un gruppo di amici. Lui, l’ex secchione, non l’aveva mai provata prima di allora e si era reso conto di come i suoi giorni passati fossero stati’ solitari.
I loro compagni di classe erano impegnati in altrettante amene conversazioni, a gruppetti, appoggiati o appollaiati sui banchi. Qualcuno doveva ancora arrivare, mancava qualche minuto alla seconda campanella che sanciva l’inizio delle lezioni del mattino.
Ad un tratto entrò Amanda, che gli sorrise dalla porta, salutandolo con la mano. Lui rispose al saluto mentre i suoi amici lo guardavano.
‘Te l’ha appena succhiato, dì la verità!’ gli disse Danny e Damian lo guardò sorpreso.
‘Come fai a saperlo?’ gli chiese con un sopracciglio alzato. L’amico rise e così fecero gli altri.
‘Hehe! Non lo sapevo, adesso lo so!’ anche Damian rise, poi li rese edotti:
‘Dieci minuti fa, nello stanzino del piano terra”
‘Con ingoio, scommetto!’ s’interessò Toby. Il giovane annuì con una buffa espressione che palesava l’innecessaria retorica della domanda e la conseguente ovvietà della risposta.
‘Hehe! Ecco perché è così contenta! Hehe!’ punzecchiò Alec tra le risate.
‘Cazzo, è proprio innamorata! Magari la mia ragazza me lo succhiasse, mi permette solo di palparla quando limoniamo!’ disse Toby.
‘A me ogni tanto me lo succhia ma è una pena. Fa sempre un sacco di storie perché dice che non le piace il sapore quindi fa proprio il minimo indispensabile.’ contribuì Dick all’edificante conversare tutt’altro che salottiero. Poi Danny:
‘Ragazzi, di che vi lamentate, almeno voi ce l’avete una ragazza!’
‘E dai Altman, ce l’avresti anche tu se non fossi così schizzinoso!’ arrivarono le consolatorie incitazioni corali.
‘Non sono schizzinoso!’ si difese Danny ‘Tu te lo saresti fatto toccare da Marie? Gliel’hai data un’annusata? Puzza che appesta, cristo!’ disse loro tentando, senza gran successo, di non sembrare uno stronzo. Risero gli altri mentre convenivano con lui che le avance non richieste che aveva ricevuto erano decisamente poco allettanti ‘E poi si gratta di continuo la testa’. brrrr’ un brivido disgustato lo fece tremolare ‘Insomma sono disperato ma c’è un limite a tutto!’ concluse mentre la professoressa Black entrava in classe e tutti andarono a sedersi al proprio posto.

Susy Lockhart si guardava intorno con fare sospetto. Ormai erano quasi tre settimane che lo faceva sempre più spesso e aveva imparato gli orari giusti perché non ci fosse un’anima in giro. Arrivata nel corridoio grande si diresse verso l’armadietto 722. Era sempre il solito. Prese un foglietto di carta dalla tasca, lo guardò, sorrise con le gote rosse per l’imbarazzo, poi’

‘Ma dove ho la testa?’ si chiese Damian mentre camminava di fretta. Era iniziata da poco la penultima ora ed erano andati tutti in laboratorio linguistico per l’interrogazione a tappeto di francese. Lui, come un idiota, si era dimenticato i compiti che aveva diligentemente svolto il giorno prima, nel suo armadietto. Che avesse memoria era la prima volta che succedeva e la professoressa Maubon, rigida educanda parigina, gli aveva sorriso indulgente, quando gli aveva permesso di andarli a prendere. Un po’ irritato che la sua aura di robotica perfezione scolastica fosse stata anche solo minimamente intaccata, svoltò sul corridoio che gli interessava e si bloccò per un attimo. La scuola era completamente deserta se non fosse stato per quella ragazza dai capelli scuri, in piedi davanti al suo armadietto che infilava qualcosa dai buchi della grata. Appena finito si voltò per andarsene e lo vide. Damian notò il colore scomparire completamente dal suo viso. Era cinerea e l’espressione d’angoscia che assunse gli ricordò quella di un celebre dipinto di Edvard Munch. Cominciò a scuotere la testa incredula mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Senza dire una parola, corse via nella direzione opposta.
Damian sorrise. Camminò tranquillo, con le mani in tasca. Aprì il lucchetto e prese l’ennesimo bigliettino della sua strana ammiratrice ormai non più segreta. Eh, già! Perché Damian la conosceva quella ragazza. Nessuno li aveva mai presentati ma il ragazzo si ricordava di averla vista in giro con Pam, all’inizio dell’anno.
Lo spiegò e lesse: ‘Vorrei che la mia bocca diventasse la tua fogna personale” i soliti cuoricini e le due solite lettere puntate: S.L.
Susan’ Susan’ qualcosa’. Damian non si ricordava quale fosse il suo cognome. Mal di poco, non aveva granché importanza. Sorrise. Quella troietta era già sua schiava, ancor prima di avergli visto l’uccello. Nuovo record! Pensò congratulandosi il ragazzo.
Mentre recuperava il saggio sui quartieri della capitale francese, la sua mente era già in piena elaborazione e più ci pensava, più un’ideuzza decisamente azzardata gli danzava in testa.

‘Ti prego, fa che non ci sia!!’ pensò Susy mentre saliva, tra le ultime, sull’autobus della scuola alla fine delle lezioni pomeridiane. Aveva passato la pausa pranzo chiusa in bagno per evitarlo ma in qualche modo doveva rincasare. Sperò con tutta sé stessa che fosse andato a casa prima o che si fosse fatto venire a prendere o’ non lo sapeva nemmeno lei e tutto sommato non si stupì più di tanto quando lo vide seduto in quarta fila. Si bloccò, impalata come uno stoccafisso. Ragazzi e ragazze chiacchieravano e scherzavano normalmente in quel soleggiato giorno di inizio aprile. Nessuno la notò. Nessuno a parte lui che la guardava con un’espressione indecifrabile sul viso. La portiera dell’autobus si chiuse e l’autista la invitò ad accomodarsi. Prigioniera in quella gabbia, mosse un primo timido passo. Lui le fece un cenno con la mano, a salutarla. Lei ingoiò e non gli rispose. Raccolse una buona dose di coraggio e marciò nel corridoio, passandolo senza guardarlo, tra il vociare degli altri, ed andò a sedersi in fondo. Quanto sarebbe voluta essere invisibile in quel momento. Non aveva mai provato tanta vergogna in vita sua. Perché l’aveva fatto di nuovo? Chi accidenti gliel’aveva fatto fare di scrivere quelle porcherie sempre più volgari e luride? Si maledisse mille e mille volte massaggiandosi le tempie mentre, con orrore, si accorse che il ragazzo si era alzato, zaino in spalla e camminava verso di lei. Non c’era via d’uscita, non c’era niente che potesse fare e, completamente ammutolita, assistette mentre lui le si sedeva accanto.
‘Ciao! Tu sei Susan, giusto?’ chiese Damian affabile e tranquillo. Lei esitò, poi annuì quasi con le lacrime agli occhi. Lui le sorrise:
‘Io sono Damian, ma questo lo sai già, giusto?’ un altro grave e angoscioso assenso da parte sua e il ragazzo aggiunse a bassa voce:
‘Dai, non fare quella faccia! Non ho intenzione di sputtanarti in giro, se è questo che pensi!’ lei lo guardò, continuando a stare in silenzio.
‘Perché dovrei?!’ aggiunse lui, per convincerla. Era così rilassato e gentile e, anche se solo in parte, la ragazza si lasciò calmare dal tono della sua voce.
‘Le cose che mi hai scritto sono” riprese, poi e lei si guardò intorno per vedere che nessuno li ascoltasse ”beh’ insomma, le pensi davvero?’ le chiese come stessero chiacchierando del tempo. L’autobus si era già fermato un paio di volte e alcuni ragazzi erano scesi. Lo sguardo della ragazza era piantato a terra davanti a sé, con le gote in fiamme e le mani tutte un tremore. Non gli rispose. Lui dovette prenderlo come un si, perché con la coda dell’occhio lo vide sorridere:
‘Wow, fico! Hehe!’ commentò e lei si contorse sul sedile in modo visibilmente imbarazzato. Si sentì derisa. Ancora silenzio.
‘Guarda che non è la morte di nessuno” le disse passandosi una mano tra i capelli con naturale stile ”hai solo delle voglie un po’ perverse, tutto qua!’ concluse semplicemente, quasi compagnone stavolta. Susy era confusa. Avrebbe voluto negare tutto e dirgli mille cose ma non riusciva a dire proprio niente.
‘Siamo loquaci, eh?’ disse sarcastico. Dopo qualche altro secondo di sgradevole silenzio lui s’infilò una mano dentro i pantaloni e cominciò a massaggiarsi. Susy voltò la testa di schianto guardando scioccata la sagoma della sua mano che gonfiava un pacco già enorme. La temperatura parve aumentare di colpo, grado dopo grado. Quei venti secondi sembrarono durare un’eternità e la ragazza aveva gli occhi ossessivamente incollati in mezzo alle sue gambe.
‘Dì un po” l’hai mai anche solo avvicinata la faccia al pacco di un ragazzo?’ le chiese d’un tratto con quei bellissimi occhi, così penetranti e sicuri. Scosse la testa lentamente e lui continuò a sorriderle ”quindi non hai neanche idea di che odore abbia” continuava a parlarle con una tranquillità fuori dall’ordinario. Lei era scioccata ”ci vuole coraggio a scrivere tutta quella roba non sapendo a cosa si va incontro” Susy aveva la bocca completamente secca, incapace di trovare una qualunque frase. Lui continuava a guardarla, poi estrasse la mano e, senza il minimo avvertimento, gliela avvicinò alla faccia. Quando l’odore le arrivò al cervello, tutte le sue più sconce fantasie si risvegliarono. Si rivide mentre scriveva ogni singola porcata e tutto il pentimento e il rimpianto scomparvero all’istante. Guardò il ragazzo nel blu brillante dei suoi occhi. Sorrideva un po’ tronfio e lei si accorse che stava stringendo la sua mano per premersela sul naso sempre più intensamente, come se il suo odore potesse aumentare.
‘La prossima è la mia fermata, ti dispiace restituirmela?’ le disse scherzando. Lei lo lasciò immediatamente vergognandosi come una ladra.
‘Bene, mi pare di capire che l’odore ti piaccia!’ commentò allegro ‘Facciamo così. Domenica i miei staranno fuori fino a sera. Se nel pomeriggio vuoi passare” scrollò le spalle avvicinandosi al suo orecchio ”diciamo che ti permetterò di sperimentare molto di più di un’ annusata veloce” poi le fece l’occhiolino e sorrise.
‘Pensaci e fammi sapere, ok? Ci becchiamo a scuola!’ le disse mentre si alzava e scendeva dall’autobus. Susy rimase come un ebete a guardare nel vuoto. Non gli aveva detto una parola e il cuore cominciava solo adesso a battere regolarmente. La ragazza rivisse quello che era appena successo nella sua mente, con le farfalle nello stomaco, a metà tra l’eccitazione positiva e la schiacciante paura. Si torturò l’anima martoriandosi nervosamente le ciocche di capelli per svariati minuti, una mania, la sua che sfiorava quasi la tricotillomania ma la aiutava a pensare. L’autobus era semivuoto quando arrivò alla soluzione dei suoi problemi. C’era troppo in gioco, non poteva farcela a decidere da sola. Aveva bisogno del consiglio di qualcuno più esperto, una sorta di confidente a cui finalmente rivelare tutta la faccenda e capire com’era prudente comportarsi. Prese dalla tasca il telefono e scorse la rubrica col dito impaziente, fino a trovare Pamela Van Buren e fece quella telefonata che forse avrebbe dovuto fare tempo prima.

La vita di Bobby Harris non era mai stata tanto miserevole. Nonostante fossero passate settimane, ancora era lo zimbello della scuola e la cosa che lo faceva imbestialire più di tutte era che non aveva nessuno da incolpare se non sé stesso e la sua stupida, insalubre vanagloria. Tutto gli sembrava una grandissima stronzata, adesso. Essere popolare, essere il galletto del suo piccolo pollaio, sbattersi le più fighe della scuola. Figuriamoci, in questo momento gli sarebbe bastato che la gente non lo prendesse in giro. Non si sarebbe mai sognato che la situazione si sarebbe ribaltata in quel modo. Flanagan era il pupillo di Pam e di Brent e, per quanto riguardava i suoi compagni, era la cosa più vicina a un eroe nazionale. Bobby ne aveva preso atto. Quattro settimane di quella solfa erano più che bastate a calmare i suoi bollenti spiriti e a farlo arrivare ad unica, amara ma risolutiva decisione.
‘Cazzo, quanto vorrei prendere a calci in culo quel trombone sottosviluppato di Avery!’ sbottò Teddy Becker. Lo spogliatoio era affollato: il loro insegnate era nuovamente assente e secondo e terzo anno erano stati stivati per l’ennesima volta insieme.
Lo spogliatoio’ il luogo dov’era cominciato quell’umiliante martirio.
‘Perché, quanto hai preso al test?’ chiese Toby, l’ex amico di Bobby.
‘Mi ha dato una F, ti rendi conto? Quel ” Harris ascoltava il turpiloquio del bestione a torso nudo con il solo asciugamano alla vita. In realtà, però guardava Flanagan, che si stava spogliando a pochi metri da lui. Prese fiato, ingoiò l’orgoglio rimasto e si diresse verso di lui, proprio mentre si sfilava l’ultimo indumento, rimanendo nudo. Cristo che arnese che aveva, era ingiusto! Gli si avvicinò e, a voce abbastanza alta perché lo potessero sentire tutti, attaccò.
‘Damian” il ragazzo si voltò a guardarlo, sorpreso di vederlo lì.
‘Bobby?’ gli rispose gelido. I due non avevano più scambiato parola da quel disgraziato giorno.
‘Io volevo scusarmi con te” un silenzio di tomba scese nello spogliatoio. Bobby si sentì gli occhi puntati addosso da ogni parte mentre le sopracciglia di Flanagan si inarcavano.
‘Si, hai sentito bene” riprese forzatamente ridanciano per buttarla sullo scherzo ‘sono stato un idiota a romperti le palle e mi dispiace!’

Damian ascoltò quelle parole sorpreso come non mai. Questa proprio non se l’aspettava e per un paio di secondi si ritrovò senza parole. Poi riprese dominio e con gli occhi più freddi che riuscì a rimediare gli disse:
‘Non m’interessano le tue scuse Bobby” vide la baldanza sparire dal suo sguardo.
‘E dai, guarda che sono sincero! Mi dispiace davvero per tutto’ amico” gli tese la mano e Damian aggrottò la fronte:
‘Amico?’ gli disse con pesante sarcasmo. Bobby ingoiò nervosamente e ritrasse la mano:
‘Ok, hai ragione’ non siamo mai stati amici” disse con un tono dispiaciuto che non gli aveva mai sentito ”io’ insomma volevo solo scusarmi, ecco’ tutto qua” aveva lo sguardo basso e non si accorse di Teddy Becker e Leo Martinez, le due montagne di muscoli del terzo che lo afferrarono da dietro.
‘Ma guarda! Harris si è pentito!’ attaccò Teddy.
‘Già, brutto essere il perdente più sfigato della scuola eh?’ continuò Leo.
‘Ahhh!! Ragazzi mi fate male, lasciatemi!’ per quanto Bobby si dimenasse non aveva alcuna via di scampo, gli stavano torcendo le braccia dietro la schiena e non pareva avessero intenzione di mollarlo. Le risate nello spogliatoio si fecero pressanti. Damian constatò nel giro di qualche secondo che nessuno avrebbe mosso un dito per aiutarlo, nessuno avrebbe mai difeso Bobby Harris, lo leggeva nelle loro facce.
‘Ma come!? Vogliamo solo aiutarti a scusati meglio, no?!’ con un colpo sul retro delle sue ginocchia lo obbligarono a piegarle facendolo finire a terra, di fronte a lui ‘Ecco, così, bravo!!’ un boato di risate da ogni parte: Toby, Alec, Dick, persino Danny rideva accanto a lui e tutti cercavano il suo sguardo per condividere quello spassoso momento di giusta e meritata vendetta. Venti, forse trenta i telefonini accesi che riprendevano l’evento.
‘Lasciatemi cazzo! Teddy, dai, non fare lo stonzooooooaaaaaaaahhhh!!!’ la morsa si faceva sempre più dolorosa e la faccia di Bobby era premuta sul pavimento tra i piedi di Damian.
‘Avanti, ricomincia con le scuse Harris e stavolta sii convincente!’ lo incitò Leo. Damian osservava la scena sadicamente grato ai due bestioni, alle dirette dipendenze del suo ‘protettore’, Brent Miller, il re assoluto della scuola, l’uomo contro cui, almeno per qualche altro mese, fino al diploma, nessuno avrebbe mai e poi mai osato andare.
‘Aaaaaahhhhhh!!!!’ continuava a lamentarsi Bobby.
‘Muoviti Harris, non abbiamo tutto il giorno!’ incitò perentorio Leo colpendolo sulla testa.
‘Aahhh’ Damian mi dispiace’ aaaahhhh’.. mi dispiace di aver fatto lo stronzo’. aaaahhhh’. non lo faccio più, te lo giuroooooaaaahhhh!!’ nuovi scrosci di risate.
‘Beh, molto meglio, non trovi Leo?’ ridacchiò Becker.
‘Già! Damian, da come prega sembra quasi che voglia diventare il tuo leccapiedi, non trovi?!’ i ragazzi nello spogliatoio continuavano a ridere, contenti di vedere l’antipatico e borioso ex-bulletto prendere una bella lezione ‘E’ questo che vuoi, Harris? Vuoi diventare il leccapiedi di Flanagan? Eh? Rispondi!’ aggiunse Teddy tirandogli i capelli.
‘Ahhh!! No, No! Lasciatemi!!’ disse ancora Bobby.
‘hahaha!! Volentieri! Dopo che avrai fatto il tuo dovere! Avanti, fai vedere a Damian quanto ti dispiace, leccaglieli davvero, i piedi!! Hahaha!!!’ Damian, protagonista involontario quanto allietato spettatore di quella farsa impietosa, rideva con gli altri. Il viso di Bobby era a pochi centimetri dal suo piede destro e gli venne in mente una frase che gli aveva detto qualche mese prima Pam in camera da letto, qualcosa tipo: ‘Immagina se diventassi talmente popolare da avere Bobby Harris ai tuoi piedi!’
‘Muoviti! Lecca! O te lo spezzo davvero il braccio!’ Teddy sentenziò il suo minaccioso ultimatum.
‘Si lecca!’
‘Dai! Muoviti!’
‘Forza lecca!!’ arrivano incitazioni distinte in qua e là che confluirono in un goliardico coro ritmico di ‘LECCA!! LECCA!! LECCA!! LECCA!! LECCA!!’
Damian guardò in basso e si accorse che la speranza di Bobby stava scivolando via dagli occhi, come sciolta nelle sue lacrime. E mentre gli vide socchiudere le labbra e tirare fuori timidamente la lingua, avvicinò il piede per farselo leccare in mondovisione. Un boato di risate, e battutacce echeggiò in quella stanza che puzzava di sudore in maniera quasi soffocante.
‘Che accidenti succede qui dentro!?’ tuonò la voce del coach dopo qualche decina di secondi. La calca di ragazzi era una specie di muraglia che impediva al tracagnotto professore di vedere e Teddy e Leo lasciarono il malcapitato che si gettò all’indietro a sedere asciugandosi la faccia dalle lacrime e tentando si mandar via il sapore fetido che gli aveva impregnato la bocca. Quando l’insegnante arrivò al centro della stanza vide Bobby che fronteggiava Damian e, considerati i precedenti, fece due più due ed esclamò:
‘Flanagan! Harris ti sta infastidendo di nuovo?!’ risatine sommesse da ogni angolo mentre Bobby cercava di non far notare i suoi occhi arrossati. Damian guardò il coach:
‘No, professore, al contrario. Bobby si è scusato per avermi infastidito qualche tempo fa” altre risatine. Il coach assunse un aria quasi esterrefatta:
‘Che mi venga un colpo Harris, allora non sei senza speranza!’ commentò brontolone, poi aggiunse ‘Muovetevi a farvi la doccia, signorine! L’ora è finita!’

Bobby non si presentò a scuola il giorno dopo e neanche quello successivo. La cosa non stupì nessuno, in effetti. Nel giro di un’ora tutti quei video erano finiti su Youtube, Facebook, Instagram e qualunque altro social network esistente. L’indomani ogni singolo ragazzo a scuola li aveva visti più volte, il che faceva di Bobby Harris la più disgraziata celebrità che Raleigh High avesse mai avuto il cruccio di annoverare tra i suoi alunni. Tra l’altro le scene erano state tagliate e modificate in modo che non si capisse che era stato costretto. Ciò che si vedeva era il suo bel faccione in alta risoluzione che leccava i piedi a qualcuno, tra le risate che li circondavano. Damian si era fatto un esamino di coscienza ma aveva stabilito che non ce la faceva proprio a sentirsi in colpa per quello che era accaduto. Harris era uno stronzo borioso e prepotente che aveva reso la vita un inferno a lui e a metà dei ragazzi della scuola, i deboli, quelli che non potevano difendersi e che incassavano le sue angherie giorno dopo giorno. Tra l’altro, il nostro protagonista era circondato da persone che non facevano che congratularsi e ridere con lui dell’accaduto: da Danny ai suoi nuovi amici a Brent e i suoi compagni di squadra, Sally, Amanda e perfino le cheerleaders approvavano. Ma la reazione più buffa la ebbe da Pam:
‘Dovrei essere arrabbiata con te, lo sai?’ gli disse la mattina dopo mentre, cartelletta alla mano gestiva il plotone di schiavetti e schiavette che la ‘aiutavano’ ad allestire il ballo di primavera, uno degli eventi mondani dell’anno, che si sarebbe tenuto l’indomani sera.
‘Perché? Che ho fatto?!’ le chiese sorpreso.
‘Ti sei fatto leccare i piedi da qualcun altro!’ gli disse piano piano facendo l’offesa e Damian rise.
‘Willy! Tesoro, spiegamelo tu come te lo devo dire che quella scritta pende ancora sulla destra?!’ il ragazzo borbottò uno ‘scusa Pam” e si mise a rimediare.
‘Sei gelosa dei miei piedi, Pam?’
‘Certo che si, stupidone! E la colpa è tua che ce li hai così’ belli e morbidi e buoni e invitanti, mmmmm’.. sono fatti apposta per essere leccati!’ lo guardava con un finto broncio che era da oscar. Lui scosse la testa poi, con tutta la dolcezza che aveva in corpo:
‘E’ vero, scusami’ però tu sei stata la prima Pam’ e comunque ribadisco: preferisco che sia tu a leccarmeli” la ragazza gli sorrise:.
‘Oooohhh’ ma quanto sei carinooooo’ gli disse con la sua adorabile vocetta infantile ‘ti ho già perdonato!’ concluse e lui scosse la testa. Si guardarono per un istante.
Dio, quanto avrebbe voluto strapparle di dosso quei vestiti e chiavarsela a quattro zampe schiaffeggiandole il culo, proprio lì, in quel salone, davanti a tutti, facendola gemere come la cagna in calore che era, la sua cagna in calore, una troia lurida e devota, priva di qualunque dignità, che soddisfaceva tutti i suoi più volgari ed egoistici bisogni sessuali. Si rese conto che gli occhi di Pam gli dicevano che lei avrebbe voluto la stessa cosa. Non potevano farlo, ovviamente, ma il suo sguardo gli bastava.
‘Vieni da me, oggi?’ gli disse lei, mettendosi a controllare la lista delle cose da fare.
‘Non posso, oggi sono con Amanda” le rispose lui ‘Quel commento dell’altra mattina deve aver funzionato, il giorno dopo mi ha preso da parte per dirmi che tiene talmente tanto a me che sarebbe felicissima se accettassi in regalo la sua verginità.’ le disse.
‘Ooh, che dolce’ e così la cavia numero due ha ceduto per prima, eh?’ disse lei allegra.
‘Beh, era prevedibile, tutto sommato, non trovi?’ commentò lui.
‘Ovvio! Tra l’altro, considerando che domattina attaccherà a sbandierarlo ai quattro venti pur di farlo sapere alla rivale, quanto pensi che passerà prima che Sally ti si sdrai davanti a gambe aperte?’ Damian sorrise.
‘Povero padroncino, dovrai sacrificarti e sverginarle tutte e due nel giro di una settimana” continuò con quel tono scherzoso e lui rise.
‘Ti adoro quando sei così diretta! Hehe!!’ anche lei rise.
‘Stewart! Dolcezza! Se tra cinque minuti il palco non è completamente sgombro dico a tua madre che fumi come una ciminiera, chiaro il concetto?’ ammonì il disgraziato, zuccherosa come al solito, facendolo scattare come un soldatino.
‘Possiamo vederci domani?’ propose poi il ragazzo. Lei si morse il labbro dubbiosa.
‘Non credo di farcela Damian, sarò qui ad organizzare i dettagli dell’ultimo minuto” poi alzò la voce di colpo, quasi ad urlare ”per questo cavolo di ballo che non ci sarà se questo branco d’incapaci non si da una mossa! Tom! Hai finito con quei pannelli!?!’ incenerì il poveretto che balbettò qualcosa per prendere tempo. Poi come fosse bipolare, si voltò verso di lui, di nuovo sorridente:
‘Mi spiace lasciarti con le palle piene, però” gli disse pensierosa ‘Pensi che Sally faccia problemi a farsi usare con così poco preavviso?’ Damian rise:
‘Nah! Tranquilla, nessun problema!’ la rassicurò.
‘E per domenica, che mi dici?’ il ragazzo scosse la testa.
‘Viene Susy a casa mia, me l’ha appena confermato” disse lui sornione agitando il nuovo Iphone che Pam gli aveva regalato un paio di settimane prima, così, senza alcuna ragione. Lei ammiccò:
‘Hehe! Ottimo! Me l’aspettavo dopo la nostra bella chiacchierata, hehe! Mi raccomando devi raccontarmi ogni dettaglio” gli disse fremente di curiosità ”cavolo, che darei per esserci, qualcuno avrà una bella sorpresina, hehe!!’ risero tutti e due.
‘Già! Spero che apprezzi!’
‘Vedrai che ti sarà riconoscente a vita, hehe!!’ poi abbaiò un atro paio di ordini a due ragazze che passavano lì vicino prima di dire:
‘E va bene, ho capito, caro il mio casanova!’ Damian la guardò sorpreso e divertito:
‘Casanova?’ gli veniva da ridere ‘Sai chi è?!’ le chiese fintamente scioccato.
‘Hey! Non sono mica un’idiota totale!’ si difese lei tra le sue risate.
‘E va bene, l’ho sentito l’altro giorno in un film e l’ho cercato su Google, contento?’
‘Hehehe! Adesso mi torna! Hehehe!’
‘Comunque!’ lo guardò male e lui provò a smettere di ridacchiare ‘Spassatela pure con le tue troiette dilettanti questo fine settimana, ma da lunedì devi ricominciare a tutorarmi Damian, tra tre settimane ci sono gli S.A.T. e io non so assolutamente niente e poi la Devon ha detto che” Damian la ascoltò volentieri mentre la sua voce dolce e un po’ preoccupata gli confidava tutte le sue insicurezze e i suoi pensieri, affidandosi a lui sempre più intensamente. Quando ebbe finito:
‘Capito?!’ gli chiese. Lui si mise sull’attenti e con una bella faccia da schiaffi le disse:
‘Signorsì!’ lei scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, malcelando il riso.

‘Ti fa ancora male?’ chiese Damian mentre si stava allacciando una scarpa.
‘Ma no, figurati” si affrettò a risponderle Amanda mentre sfaceva completamente il letto prima che i suoi rientrassero ”ho solo’ un po’ di prurito” minimizzò mentre gli sorrideva. Di dolore ne aveva sentito quando la sua immensa virilità le aveva strappato la membrana virginale ma aveva cercato di lamentarsi il meno possibile e l’aveva lasciato fare. Adesso era fiera di averlo fatto, ma soprattutto felice, il ragazzo le aveva fatto provare sensazioni incredibili, toccandola, baciandola, carezzandola, leccandola in luoghi che non avrebbe mai pensato potessero darle tanto piacere.
Lui si alzò dalla poltrona per andarsene e lei piantò tutto per accompagnarlo alla porta di casa. Lo abbraccio e lo baciò sulla soglia:
‘Grazie Damian” attaccò romantica e tenera ”è stato bellissimo” lui le sorrise.
‘Si, è stato molto divertente’ e la prossima volta lo sarà molto di più, vedrai!’ le disse accarezzandole il sedere, leggero ed allegro, ridimensionando notevolmente l’importanza di quel passo che a lei era sembrato immenso. Gli sorrise, non voleva fare la figura della sfigata, non quando lui era così’ figo, in tutto quello che faceva e diceva. Stette al gioco:
‘Non vedo l’ora, quando sarà?’ il ragazzo le sorrise e la guardò senza parlare per alcuni secondi, poi:
‘Presto” le disse sibillino e si voltò per andarsene ‘ci vediamo!’ la salutò e lei rimase a guardarlo con la mano tesa.
‘hum’ certo’ sicuro’ ci vediamo a scuola’ grazie ancora Damian, davvero!’ disse alle sue spalle che si allontanavano. Il ragazzo non si voltò, né le rispose, alzò soltanto il braccio brevemente, come a regalarle un noncurante ‘non c’è di che’.
Amanda chiuse la porta e stette ferma a pensare. Poi un sorriso dolce le affiorò sulle labbra. Era stato davvero bellissimo.

Alle quattro in punto di quella domenica primaverile, Susy Lockhart bussò alla porta amaranto con la targhetta Flanagan in bella vista. Quella villetta, molto carina anche se un po’ piccola, non era lontana da casa sua. Quanto era agitata, accidenti, le veniva quasi da vomitare dall’eccitazione. Damian le aprì e le sorrise. Portava una maglietta bianca, un paio di shorts marroncini ed era scalzo. I capelli gli cadevano sulla fronte, spettinati ed irresistibilmente sexy.
‘C’ciao Damian” gli disse.
‘Ah, ma allora parli?!’ commentò sarcastico senza rispondere al saluto, poi ‘Dai, entra!’ le disse ed aprì la porta quanto bastava per farla passare. Una volta dentro la ragazza si dette un’occhiata in giro per qualche secondo, prima di sentirsi spingere da dietro.
‘Forza! Andiamo in camera!’ le disse lui e lei balbettò un:
‘O’ok” non era proprio sgarbato ma gli imperativi che usava e quella sua voce così sicura esigevano obbedienza. Che strano, la gentilezza che aveva, forse erroneamente, percepito sull’autobus se n’era andata.
‘In ginocchio!’ continuò con quel tono perentorio e lei ubbidì col respiro alterato e il cuore che cominciava a correre. La camera non era grande ed era lampante che fosse quella di un ragazzino: un po’ per l’odore, un po’ per il casino. Diverse paia di scarpe, calzini, magliette e pantaloni vari la adornavano, sparsi un po’ ovunque. Le tende erano tirate ma c’era comunque una bella luce che entrava. Lui la guardava dall’alto col suo bel sorrisetto stampato sul volto.
‘Sei pronta?’ le chiese. Pamela le aveva ripetuto fino al vomito di potersi fidare ciecamente di Damian, di seguire il suo istinto e abbandonarsi al piacere, un piacere che questo ragazzo poteva farle provare. Annuì.
Lui cominciò a camminarle intorno senza dire niente, poi il buio le calò sugli occhi.
‘Damian che stai facen’.’
‘Niente domande Susan! Le regole le faccio io! Tu obbedisci e basta!’ il suo tono era più divertito che arrabbiato mentre le legava la benda dietro la testa.
‘D’ Damian’ non’ non so se questo gioco mi piace” balbettò lei.
‘Non sai se ti piace?! Mi prendi in giro?!’ lo sentì esclamare ‘E allora perché sei qui, scusa?! L’altro giorno in autobus sei quasi venuta mentre mi annusavi la mano e ora che stai per realizzare TUTTI i tuoi sogni vuoi tirarti indietro?’ la sua voce profonda e immatura sembrava danzare tra la derisione e il sarcasmo ‘Se vuoi andartene, vai! Non voglio certo trattenerti contro la tua volontà!’ aggiunse poi secco. No! Non era quello che voleva, era solo un po’ spaventata.
‘Ok’ ma’ perché mi hai bendata?’ era strano non poter vedere, sentiva rumori che non riconosceva.
‘Ancora domande Susan? Credevo di averti detto di smettere!’ continuava con quel tono canzonatorio e un po’ prepotente. Sentì un rumore, forse aveva aperto l’armadio o magari era un cassetto. Lo sentiva muoversi nella stanza ed era disorientata.
‘Dunque’ vediamo un po” ‘la notte sogno di succhiartelo” ‘m’immagino d’inginocchiarmi di fronte a te ad annusarti” ‘vorrei potertelo leccare tutto” ‘sogno di sentirmelo sbattere fino in gola” ‘quanto vorrei che tu mi trattassi come una puttana”’ il ragazzo aveva cominciato a decantare tutte le sue licenziose confidenze continuando a girellare, variando la sua posizione, confondendola sempre di più. Nonostante fossero soli era imbarazzatissima ma al contempo tutta un brivido ”’pagherei per ingoiare ogni goccia del tuo seme” hehe! Interessante!’ commentò ”’vorrei vivere con la lingua incollata alle tue palle” ‘mi masturbo sognando di essere umiliata da te” beh, contenta tu” la lista andava avanti e il tono della sua voce continuava ad essere divertito e sempre più denigratorio ”e per concludere’ ‘vorrei che la mia bocca diventasse la tua fogna personale” ti suonano familiari queste frasi?’ gongolò mentre lei si mordeva il labbro, adesso eccitata più che mai.
‘Perché me le ha scritte, Susan?’ la sua voce fluttuante non aveva sosta. La ragazza non seppe cosa rispondere.
‘N’non’ non lo so’ io’ non lo so perché le ho scritte” il ragazzo rise piano.
‘Non hai capito. Il perché le hai scritte lo so io.’ le disse ‘E’ perché hai tanta, tanta fame di cazzo” era sempre più aggressivo e la ragazza cominciò ad avvertire un formicolio in mezzo alle gambe ‘Anzi, voglio che tu lo dica! Forza!’ la incitò. Lei esitò:
”ho fame’ di cazzo” mormorò.
‘Più forte Susan, devi essere convinta!’ lei ingoiò e cercò di non far tremare la voce.
‘Ho tanta fame di cazzo” lo accontentò.
‘Brava! Il primo passo è sempre ammetterlo!’ la indottrinò divertito il secchione, poi riprese:
‘Quello che intendevo è perché le hai scritte a ME?’ chiarificò le sue parole. Di nuovo la ragazza non l’aveva una risposta. Tentennò, poi:
‘Beh, non’ non c’è una ragione vera e propria” cominciò ”voglio dire tu sei molto carino e mi piaci un sacco” aggiunse poi, per non offenderlo. Figuriamoci! Era l’ultima cosa che voleva fare! ”però è da qualche tempo che ho queste’ pulsioni e’ beh la verità è che’ anche nella mia vecchia scuola, a New York, l’avevo già fatto con un paio di ragazzi’ ma nessuno mi ha mai beccata” si affrettò a precisare ”era più un gioco che altro” Damian non diceva niente e lei continuò a vuotare il sacco ”poi qualche settimana fa c’è stata la storia dello spogliatoio e allora” smise di parlare e per qualche secondo ci fu un imbarazzante silenzio, poi:
‘Quindi mi stai dicendo che un cazzo vale l’altro per te, basta che tu possa baciarlo, leccarlo e tutte le altre porcherie che hai scritto, dico bene?’ il suo cuore batteva forte e la figa le si stava bagnando. Era proprio questo che voleva:
‘No Damian’ io non’ sei tu’ io’ io voglio te” balbettò ma la sua voce non era troppo convinta.
‘Sei sicura? Secondo me sei disposta a tutto pur di succhiare un uccello’ qualsiasi uccello!’ sottolineò impietoso il ragazzo. Probabilmente aveva ragione. Non gli rispose e lui tornò a ridacchiare.
‘Beh, vediamo se riesci a convincermi del contrario!’ disse poi ‘Per cominciare, direi che è il caso che tu ti faccia una bella sniffata come si deve, che ne dici?!’ la ragazza si mise sull’attenti. Finalmente, finalmente! Sentì la sua mano sulla testa che la guidò fino a che la faccia non sfiorò la patta. Cominciò ad annusare ma quel tessuto impediva a gran parte del suo odore di filtrare.
‘Vorresti togliermi i pantaloni?’ lei annuì mordendosi il labbro.
‘Allora fallo, coraggio!’ lei accolse il permesso concessole e con le mani andò a tastarlo, dai fianchi alla vita magra, fino a trovare il bottone e la cerniera. Impaziente lo liberò dagli shorts che caddero a terra e lei tuffò il naso su un altro tessuto, ben più gradito, un tessuto umido ed imbevuto, stavolta, di un violento e sozzo elisir, un odore inebriante di cui aveva, qualche giorno prima, avuto un fugace assaggio e a cui non aveva fatto altro che pensare ossessivamente da allora. Dio che meraviglia.
‘Allora? Lo riconosci?’ la punzecchiò.
‘mmmm’. si’ si’ è proprio come me lo ricordavo’ intenso e pungente e penetrante”
‘Beh, abbiamo sudato parecchio stamani” le rispose, probabilmente riferendosi alle gare studentesche obbligatorie, poi ”ma come fai a dire che è il mio odore? Cos’ha di speciale?’ le chiese divertito.
‘E” inconfondibile” gli rispose con la faccia sul suo pacco che era sempre più gonfio. La spiccata sensazione tattile del suo viso le permetteva di visualizzare la forma di quel pene contro cui si stava oscenamente strofinando.
‘Quindi vorresti farmi credere che se annusassi tutti i ragazzi della mia classe’ magari nello spogliatoio, dopo l’ora di ginnastica, ad occhi chiusi” la torturò mentalmente ” tu mi riconosceresti?’ lei non esitò.
‘Si’ sono sicura, quest’odore’ mmmmm’. non me lo posso dimenticare” lui ridacchiò.
‘Dimmi la verità, l’altro giorno, sull’autobus, ti sarebbe piaciuto se ti avessi afferrato la testa e ti avessi sbattuto la faccia in mezzo alle gambe, invece di annusare solo la mia mano?’ la sua voce proveniva da qualche parte in alto ma era troppo presa per farci caso.
‘Si’ mmmm’ l’ho immaginato centomila volte dopo il nostro incontro” gli rispose.
‘Hehe! beh, se ti piace così tanto ti meriti di baciarlo Susan” senza avvertimento, il cotone scivolò via e la pelle le venne a contatto con la sua carne calda, sudaticcia e per lei dannatamente afrodisiaca. L’odore era sempre più forte e Susy cominciò a baciare alla cieca.
‘Hehe! Piano, piano, con calma!’ intervenne la sua voce baritonale ‘Cominciamo con le palle” la sua bocca venne guidata sul sacchetto peloso ‘Voglio che tu le baci a lungo Susan’ prima una’ poi l’altra” la ragazza eseguì non riuscendo più a contenersi, il formicolio in mezzo alle sue gambe, era diventato un fuoco. Il giovane aveva capito perfettamente il tipo di gioco che il suo oscuro io voleva fare ed era un piacere assecondarlo.
”dimmi che effetto ti fa” aggiunse.
”.è bello’ mi piace molto baciarle’ sono’ sono grosse e’ gonfie” aveva la sensazione che stesse sorridendo. Non sapeva perché ma ne era sicura. Passarono forse un paio di minuti prima che le accompagnasse la faccia in alto a baciare lentamente ogni centimetro dell’asta che svettava come una roccia.
‘E che mi dici di questo?’ lei sorrise e si morse il labbro.
”è’ è duro e’ lungo e” la bocca gli aveva raggiunto la cappella. Si accorse che era bagnata di un liquido leggermente vischioso. Non resistette. Allungò la lingua e lo assaggiò, godendo di quel gesto. Se lo passò in bocca assaporandolo bene.
‘hehehe! Quello non è ancora il mio seme, Susan. Si chiama liquido pre eiaculatorio. Ti piace?’
‘mmm’ si che è buono!’ gli disse passando la lingua sulla cappella, nuovamente.
‘Ti piacerebbe assaggiare quello vero?’ la ragazza annuì, quasi ansimando e lui dopo una breve risata le disse:
‘Apri la bocca” e col cuore a mille per l’eccitazione si sentì sfamare. Quante volte l’aveva fatto con le banane, forzandosele giù, sempre più giù, facendo lavorare la fantasia. Ma ora c’era un cazzo davanti a lei, un cazzo vero, di carne, pulsante, sporco e ciò che provava era di un altro livello. Indescrivibile. Troppo forte, troppo porco, troppo inebriante, troppo eccitante, troppo lurido, era un sogno divenuto realtà, un bel sogno, un bellissimo sogno. Il pene le entrava e le usciva dalla bocca impaziente e lei faceva quello che poteva per gustarselo al meglio in quella mitragliante pletora di nuove sensazioni.
‘Avanti Susan! Tutta qui la tua fame di cazzo!?’ quel commento le arrivò come una scudisciata ammonitoria ‘Vuoi deciderti a succhiarlo come si deve!?’ lei mugolò qualcosa di incomprensibile e rinnovò gli sforzi per tentare di compiacerlo, ingoiandone il più possibile, leccando, succhiando, tutto in maniera confusa e disordinata. Era la sua prima volta dopotutto. Lo sentiva gemere ed aveva una voce strana, sembrava diversa da quando parlava ma non poteva soffermarsi su questi dettagli, non quando stava vivendo quella fantasia proibita, così a lungo desiderata. Dopo qualche decina di pompate se ne staccò un attimo, per prendere fiato.
‘Allora? Che sapore ha?’ le chiese allegro.
‘mmmm’ lo adoro’. lo adoro’ è buonissimo Damian’.’ rispose.
‘Beh, dovrai imparare a fare dei pompini decenti se vuoi che la tua bocca diventi la mia fogna, succhiacazzi!’ la offese in maniera ostentata per la prima vola e lei infilò la mano sotto la gonna per toccarsi.
‘mmm.. si’ imparerò, te lo giuro’ sarai tu ad insegnarmi come si fa’ io non ho maimngpfm” venne riempita di nuovo.
‘Chiacchiera meno e succhia meglio!’ le disse volgare, portandola talmente vicina all’orgasmo, stavolta, da sfiorarlo. Adesso le spinte erano più violente, quasi brutali. Ad ogni affondo le palle le sbattevano sul mento e lei non riusciva a smettere di stuzzicarsi la figa.
‘Ancora non ci siamo! Le troie succhiano meglio Susan! Impegnati di più!’ le ripeté continuando l’umiliazione e, col passare dei minuti, i sordi gemiti di lei avevano assunto una strana connotazione che poco aveva di intelligibile. Emetteva strani suoni gutturali, quasi animaleschi che non si era mai sentita addosso.
‘Brava, ingozzati fino a soffocare, puttana!! E vedi di farmi godere, forza!’ che tono altezzoso e degradante ‘E’ così che vuoi essere trattata, no? Non è per questo che sei venuta?’ e quella voce scura, beffarda e impudente che contrastava buffamente col suo ansimare tenorile fu troppo per lei. Raggiunse l’orgasmo tra le offese che tanto la eccitavano.
Era in estasi ma il suo lavoro non era finito. La cappella continuava a sbattergli sul fondo della gola, martellante, irrequieta, prepotente. Cominciava davvero a mancare ossigeno, non capiva più niente, poi un ultimo affondo, più impetuoso degli altri, le schizzò in gola il tanto anelato seme caldo, premio ambito, finalmente conquistato.
Era diverso dal liquido di poco prima, stuzzicante antipasto a quella vischiosa sbobba quasi acidula e molto, molto più saporita. L’aveva ingoiato e in bocca ne aveva il sapore. L’asta era scivolata fuori ed entrambi avevano il fiatone.
‘Dimmi come ci si sente Susan.’ le disse poi, lui ‘Come ci si sente ad inginocchiarsi a succhiare un cazzo, a farsi scopare la faccia, a farsi offendere e maltrattare da uno che appena conosci mentre usa la tua bocca come un buco per svuotarsi le palle?!’ nonostante fosse appena venuta le sue parole continuavano ad eccitarla.
‘E’ bello’ è bellissimo’ è bellissimo” gli disse con una specie di risatina euforica, adesso sicura, dei suoi sentimenti.
‘E sei contenta di essere stata scoperta? Valeva davvero la pena farsi umiliare in questo modo pur di assaggiare un uccello?’ lei sorrise ed annuì entusiasta a quelle domande probanti, con cui continuava ad eccitarla.
‘Vorresti avere la possibilità di rifarlo?’ lei fece un’altra risatina, come a sottolineare che la sua risposta era ovviamente affermativa.
‘Bene” sembrava soddisfatto. Pochi secondi dopo la benda le fu tolta e le sue pupille impiegarono qualche secondo per mettere a fuoco il pene che aveva davanti. La pelle era molto chiara e dal prepuzio gocciolava una mistura di seme e saliva. La corolla di peli fulvi che lo circondava era un po’ inumidita. ‘Fulvi? E’ strano, avrei giurato che” mentre questo fugace pensiero le accarezzava la mente rilassata e, finalmente, appagata, alzò lo sguardo ma il volto che vide non fu quello di Damian. Un ragazzo dai capelli rossi, vagamente familiare, le sorrideva contento. Aveva gli occhi verdi e qualche lentiggine sul naso:
‘Ciao! Io sono Danny, quello che hai appena spompinato! Piacere! Hehe!’ le disse furbetto e lei si scostò, cadendo a sedere all’indietro ed arrancò per allontanarsi da lui quanto poteva, in quella posizione, con l’orrore negli occhi, finché la schiena non le sbatté contro il bordo del letto.
‘Ma che’ tu, quando’ chi sei’ cosa” disse in pieno panico.
‘Calmati Susan!’ la voce di Damian le arrivò dal lato destro e lei si voltò per trovarlo seduto su una sedia al contrario, con le braccia incrociate sul bordo dello schienale e il mento appuntato sull’avambraccio.
‘Damian, perché?’ gli disse lacrimevole. Si sentiva tradita ed umiliata ma non un’umiliazione che gradiva, stavolta. Si era fatto gioco di lei sfruttando le sue debolezze, che razza di mostro aveva di fronte?
‘Ti ho solo dimostrato quello che ti dicevo poco fa, Susan” si alzò dalla sedia e le si avvicinò ”tu non vuoi succhiare il mio di cazzo te ne basta uno qualunque” le spiegò semplicemente e gli occhi le si inumidirono mentre scuoteva la testa. Le si avvicinò ancora e si rese conto troppo tardi del suo piede nudo che le si infilava sotto la gonna.
‘No, che fai” non riuscì nemmeno a stringere le cosce. La sua pianta le premeva contro le mutandine e lei non poté fare a meno di eccitarsi, aggrappandosi d’istinto alla sua coscia.
‘Wow! Sei venuta al tuo primo pompino, dev’esserti piaciuto proprio tanto, eh?’ era spaventosamente sensibile dopo l’orgasmo. Il rosso intanto le sorrideva tronfio mentre si sedeva sul letto, accanto a lei, il suo bel cazzo che ballonzolava in qua e là, ipnotico. La ragazza si morse di nuovo il labbro.
‘Damian’ ti prego, smettila’ ti prego” il giovane si divertì a pestarle la figa per qualche altro secondo, poi allontanò il piede e le permise di ricomporsi. Tornò vicino alla sedia, stavolta appoggiando le terga al retro dello schienale.
‘Senti, te lo dico molto francamente” attaccò a spiegarle ”io non ho tempo per te” era incredibile come quel viso d’angelo riuscisse ad essere tanto tagliente nella sua brutale sincerità ”però mi dispiaceva lasciarti’ a bocca asciutta” sorrise al giochetto di parole ‘Danny qui è più che felice di fartelo succhiare e di sbattertelo in gola ogni volta che gli diventa duro. Ti farà ingoiare tutta la sborra che vuoi, dico bene, amico?’
‘Puoi scommetterci!’ commentò l’altro.
‘Visto? Generoso da parte sua non trovi?’ le chiese. Lei non rispose. Come poteva una proposta palesemente indecente essere allo stesso tempo così dannatamente allettante?
‘Naturalmente nessuno ti obbliga, questo è chiaro” puntualizzò Damian ‘Insomma, sai quanti ne trovi di tizi disposti a farsi spompinare?!’ proseguì ‘E del resto te l’ho appena dimostrato. Per te un cazzo vale l’altro’ però io starei attento, Susan’.’ arrivò il monito ‘Vedi i ragazzi tendono a voler condividere le loro conquiste. Se beccassi quello sbagliato magari lo racconterebbe ai suoi amici che sicuramente vorrebbero provare e tu, probabilmente, ti sentiresti obbligata ad accontentarli e in men che non si dica ti ritroveresti ad essere la troia della scuola che passa le giornate nel bagno dei maschi a fare pompini a mezzo liceo. Non credo che tu lo voglia, no?’ il cuore adesso le batteva più forte alla menzione di quell’orribile prospettiva.
‘D’altro canto potresti ignorare completamente le tue pulsioni e il tuo corpo, fare finta che oggi non sia successo niente e continuare a vivere come hai fatto finora.’ se le parole di poco prima le erano sembrate orribili queste le erano insopportabili.
‘No!’ esclamò e i ragazzi sorrisero entrambi.
‘Beh, allora mi pare che ci sia un’unica soluzione, no?’ un silenzio riflessivo riempì la stanza. Danny non era carino quanto Damian. I tratti del suo viso erano un po’ spigolosi, specialmente il naso, leggermente adunco. Però non era brutto e quel sorrisetto furbastro con sui la guardava dall’alto era davvero promettente.
‘Come faccio a sapere che lui non mi ‘presterà ai suoi amici’?’ disse alla fine Susy con paura e un po’ di durezza nella voce. I due ragazzi si guardarono, poi Damian:
‘Non ti dispiace, amico, vero?’
‘Nah! Fa’ pure’ è la verità!’ gli rispose tranquillo.
‘Vedi, Danny non ha molta esperienza, proprio come te.’ cominciò il bel brunetto ‘Non ce l’ha mai avuta una ragazza, quindi ha una voglia brutale di’ sperimentare e di rifarsi di tutto il tempo perduto” Susan si voltò di lato a guardarlo di nuovo, il rosso, soppesando tutti i se e i ma di quella decisione. Continuava a sorriderle ma stavolta prese la parola:
‘Non ti farei mai toccare da nessuno, se sei la mia ragazza sei’ solo mia” le disse in un grottesco ma stranamente ben riuscito tentativo di tranquillizzarla ”e poi ce l’ho sempre duro Susan, non avresti il tempo di succhiarlo a nessun altro, te l’assicuro! Hehe!’ aggiunse tronfio, strizzandole l’occhio.
A lei scappò da ridere e si calmò. Poi prese un gran respiro e disse piano.
‘Ok”
‘Ok?’ le sorrise Danny come se avesse vinto alla lotteria ‘Evvai!!’ esclamò in maniera un po’ infantile. Damian rise, poi:
‘Bene! Il mio lavoro qui è finito!’ disse scimmiottando scene viste in qualche vecchio film ‘Vi lascio soli per un’oretta, devo passare a prendere delle cose da Alec.’ era più amichevole adesso e meno prepotente ‘Divertitevi!’ disse loro chiudendo la porta.

Susy ingoiò in imbarazzo. Era assurdo: aveva accettato di stare con uno mai visto prima solo perché gli aveva assaggiato il cazzo e gli era piaciuto da impazzire. Non sapeva niente di lui. L’aveva visto a scuola un paio di volte chiacchierare con Damian e in giro si diceva che fosse bravo con i computer ma era tutto. Poteva essere anche il figlio di un assassino per quanto ne sapeva. Si guardarono per diversi secondi senza dire niente, poi:
‘Perché per rompere il ghiaccio non me lo lecchi per bene?’ propose poi il ragazzo ‘Sono tutto appiccicoso!’ le disse con quel sorrisetto. Non aveva esperienza ma era ovviamente molto più intraprendente di lei e più informato su cosa fare e cosa dire. Lei aveva le gote rosse e mormorò un assenso, ruotò e si ritrovò in ginocchio davanti a lui. Gli appoggiò le mani sulle cosce e si sporse in avanti a leccare. Che odore e che sapore! Ma perché non l’aveva mai fatto prima? Perché?!
‘Aaahhhhh, non mi sembra vero” le disse e lei accolse il complimento, continuando a leccare il pene barzotto, i peli, le palle, persino l’interno delle sue cosce.
‘Hehe! La mia ragazza mi sta ripulendo l’uccello dopo un bel pompino, questa è vita!’ esclamò quasi a convincersi che stava accadendo realmente. Ragazza? Le sembrava un concetto strano in quella situazione surreale. Lei alzò la testa:
‘Davvero ci tieni che io sia la tua ragazza? Credevo che mi avresti considerata solo come la tua” esitò ”succhiacazzi” aggiunse con la voce piccola piccola. Lui sorrise piano, forse con un’ombra impercettibile di imbarazzato rossore in viso:
‘Lo preferiresti?’ le chiese. Lei ci pensò un istante.
‘Beh, mi fa piacere essere la tua ragazza. Sei carino e mi sembri anche molto simpatico, quindi per me va bene” attaccò a spiegargli ”anche se’ beh, quando siamo soli’ se per te non è un problema’ vorrei” era dura dirlo ma quell’odore era intossicante. Mentre lottava con sé stessa il ragazzo le sorrideva già, furbo e un po’ perfido.
‘Afferrato il concetto! E succhiacazzi sia! Hehe!’ le disse e lei gli sorrise mentre stava ancora leccando.
‘Grazie, sei gentile! Vedrai che non te ne pentirai’ ‘ gli disse di nuovo euforica. Lui scosse la testa e rise, quasi incredulo delle sue strane perversioni sessuali eppure incuriosito ed attratto da esse:
‘Però io non so se ti è andata tanto bene’ io non’ non so fare niente’ dovrai insegnarmi tutto” gli disse poi. Lui sorrise.
‘Beh, non te la cavi tanto male, vedi?’ il giovane s’indicò l’asta che era di nuovo turgida e lucida di bava. La ragazza la osservò e si sentì di colpo fiera di averla resa tale.
‘Pronta per ingoiare la tua seconda dose?’ le disse mentre le posizionava le mani ai lati della testa, impugnandola, stavolta in maniera ferma e possessiva. Lei sorrise tutta contenta ai suoi modi e al suo ghigno furbetto e, quando Danny le spezzò il fiato ficcandoglielo in gola con prepotenza e schiacciandole la faccia sui peli fulvi del suo pube sporco, lei tornò a godere di un masochistico piacere, ebbra di cazzo, cominciando a convincersi che, tra i due, era probabilmente lei ad aver vinto alla lotteria.

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