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Simona – parte 4

By 26 Agosto 2024No Comments

Simona ha acconsentito alla pubblicazione della sua e-mail nel caso qualcuno volesse porle domande: orchideadelnord@gmail.com

La mia mail è: wikyzu@gmail.com

Fin dai primi incontri ho considerato Simona una schiava, naturale. Ossia una schiava che era tale di natura. Ma ho sempre voluto che questa sua natura acquisisse una consepevolezza profonda, meglio che fosse fosse consapevole che questa sua natura comportasse molte cose che tra cui non avere alcuna forma di dignità, essere una proprietà come potrebbe esserlo un animale domestico e cose simili. Inoltre ho sempre voluto che, quando si relazionasse con altri che conoscevano questa sua natura e condizione, esplicitasse e facesse ben comprendere che lei non ha dignità. Per tal motivo le ho da subito imposto delle regole di comportamento e un linguaggio da adottare.
Nonostante questo lei, probabilmente per un senso di vergogna che non riesce ad eliminare, relazionandosi con gli altri non riesce ad esporre a pieno la sua natura. Certo s’impegna ma non ottiene il risultato che voglio. Ad esempio se in una mail le chiedono di descriversi fisicamente o descrivere una situazione umiliante lei lo fa ma in modo superficiale, non dettagliato o approfondito. Oppure se riceve delle mail insistenti lei pur rispondendo si dimostra a volte stizzita.
Ebbene questo non mi va, quindi le dissi che al ritorno dalle vacanze estive l’avrei punita e tutto questo suonava ed era un ultimatum. Benchè l’aprezzi come schiava non sono disposto a tenerla se non fa miglioramenti, se non fa quello scatto in più.
Quindi al suo rientro le ho fatto trovare una mail nella quale le annunciavo che era in punizione per due settimane e in cosa comportasse questa punizione.
Tra le varie prescrizioni c’era quella che prevedeva venisse a casa mia alle 14,00. le indicavo inoltre che l’avrei sculacciata con la cintura e che quindi alle 15,00 doveva essere in posizione per riceverle, eventualmente interrompendo qualsiasi cosa stesse facendo.
Come previsto all’ora concordata aprendo la porta di casa vedo la mia schiava. “Come previsto” perché so che è ubbidiente e s’impegna, ma ora questo lo do per scontato, ora sto cercando altro.
E’ abbronzata, i capelli raccolti in due code di cavallo.. Me la immagino pochi giorni addietro, al mare con sua figlia e la sua amica. Me la immagino mentre finge di non essere una schiava, mentre indossa una maschera che nasconde la sua natura. Un pensiero piacevole e divertente che mi strappa un sorriso, che tanto lei non vede poiché tiene lo sguardo basso.
La faccio entrare e poiché devo finire di lavorare le assegno alcune incombenze come pulire cucina e bagno.
Dal mio studio la sento muoversi, ma silenziosamente, con passi quasi felpati. Sento ogni tanto lo strofinaccio che stride sulla ceramica del bagno, ma nulla di fastidioso che interrompa il mio lavoro.
Continuo il mio lavoro e dopo un po’ mi accorgo che i lievi movimenti, fruscii di panni et similia sono finiti. Guardo l’ora: sono le 15,00. Brava schiavetta, penso, si sarà preparata alla sculacciata. Ma il mio lavoro langue e quindi dovrà attendere ancora un po’.
Circa mezz’ora dopo, mezz’ora di completo silenzio, decido di andare da lei.
La trovo esattamente come le ho sempre detto che deve mettersi in questa situazione. Nuda a carponi sul tavolo della cucina, gomiti e fronte che toccano il piano e schiena incurvata in modo da tenere il culo ben alzato. Le gambe sono divaricate al massimo e la sua cintura piegata a metà e riposta di fianco a lei. Mi presi qualche secondo per vedere bene, ma dentro di me mi congratulai con lei, si vedeva che si era impegnata per mettersi esattamente nella posizione che le avevo più volte ripetuto.
Ma la perfezione non è di tutti, infatti guardando più attentamente vidi i suoi vestiti ben piegati e riposti sul tavolo, questo non andava bene. Mi avvicino al suo volto e con voce bassa le dico “Cara, quando sei in presenza di qualcuno che sa che sei solo una schiavetta, di cosa non devi aver cura?”. stessa e delle mie cose, padrone”. “Brava, e cosa ci fanno questi vestiti ben piegati qui? Pensi forse di essere ad una visita medica? Buttali a terra.” rincaro. Lei ubbidiente allunga una mano senza alzare la testa, e li spinge a terra dicendo “Scusa, padrone”.
Ora però è tempo di sculacciarla, quindi afferro la cinta e mi pongo dietro di lei. Attendo qualche secondo mentre guardo il contrasto del segno bianchissimo del costume sulle natiche e la pelle brunita dal sole, un’immagine che la rende ancora più indifesa, se possibile. Comunque sferro il primo colpo che la fa sobbalzare emettendo un flebile gemito. Apprezzo questo suo sforzo sapendo quanto male le fanno i colpi di cinghia. Prima di sferrare il secondo colpo noto che la cinghia ha lasciato un segno rosso largo qualche centimetro sulla pelle bianca. Continuo a colpirla e dopo circa una quindicina di colpi il suo sedere e rosso e il suo respiro affannato. Rimiro la scena e mi godo il suo respirare faticoso misto a mugolii trattenuti.
Ma non basta, ci vuole ancora qualche colpo. E infatti proseguo assestandole ancora qualche cinghiata ma curandomi che colpiscano le parti ancora bianche. Lei riesce a trattenersi, salvo i soliti lamenti ed un “Aih!” verso la fine.
Alla fine sono proprio soddisfatto del risultato, due chiappe belle rosse e leggermente gonfie.
La faccio scendere dal tavolo e la porto vicino ad uno specchio a figura intera dicendole “Guarda, sembri proprio una di quelle scimmiette con il culo rosso, sei proprio ridicola, non trovi?”. “Si padrone”, replica lei. Ma rosso non è solo il suo sedere, anche la faccia è rossa, una faccia rossa con due occhi lucidi, forse più per la vergogna che per il dolore.
La mando poi con la faccia al muro, stando in piedi sui suoi vestiti gettati per terra. vestiti che dovra indossare anche il giorno dopo.

DomLorenzo

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