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Racconti Erotici Etero

Spy Story

By 9 Agosto 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

1.

Ero serena in quella tranquilla mattina di giugno.
Il cielo bello e l’aria calda, ma non insopportabile, mi faceva stare proprio bene.
Era trascorso circa un anno dal mio viaggio in Ungheria e la mia vita sembrava tornata quella di sempre.
Quella mattina, senza impegni di lavoro in un anonimo giovedì, l’unico mio interesse, mentre ero a spasso a fare compere, era quello di godermi quei momenti di libertà.
Il primo caldo estivo, mitigato da una piacevole brezza, rendeva ogni cosa più bella.
Certo nulla lasciava presagire ciò che stava per accadermi; non avrei mai potuto immaginare quale ciclone si stava per abbattere sulla mia esistenza.
Eppure accadde tutto in attimo: quel signore che mi ferma per un’informazione, che poi si avvicina alla sua auto per controllare se l’informazione che mi ha chiesto era quella giusta, l’improvvisa spinta verso l’interno della macchina, quel fazzoletto umido sul viso e poi nulla, più nulla, il buio totale.
Quando riprendo i sensi mi trovo legata ad una sedia, con il viso coperto da un cappuccio; via via i ricordi cominciano a colorarsi nella mia mente e rivivo ciò che mi è accaduto: un rapimento, ecco, sono stata rapita!
Ma perché, che vogliono?
Chissà se qualcuno se ne è accorto, se hanno già avvertito la polizia?
Quello che non riesco a spiegarmi, è il perché di quel rapimento: certamente hanno sbagliato persona, certo sono benestante, ma non ricca al punto da poter pagare un riscatto.
E allora cosa vorranno da me?
Mi vengono in mente le cose peggiori, da una vendetta per qualcosa di cui non riesco neanche a rendermi conto (forse uno studente bocciato ad un esame), alla tratta delle bianche di cui si è sempre sentito parlare quasi come una leggenda metropolitana.
Mentre sono alle prese con i miei pensieri e le mie angosce, sento che una porta alle mie spalle si apre.
Poi il rumore di passi che si avvicinano.
‘Bene, vedo che si è svegliata’
Una voce maschile.
Mi chiedo se è solo o se ci sono altre persona con lui.
‘Chi siete, cosa volete da me?’
‘Signora, noi siamo dei servizi segreti e lei si è cacciata in brutto pasticcio’.
‘Servizi segreti? Allora avete sbagliato persona, io non ho mai avuto a che fare con queste cose: sono una tranquilla docente universitaria, sono sposata e”
‘Signora Giuliana non ci faccia la lista, sappiamo tutto di lei, dal numero delle scarpe al tipo di biancheria che le piace indossare’.
L’essermi sentita chiamare per nome mi ha fatto crollare il mondo addosso come un macigno troppo grande: non è stato un errore, dunque, era proprio me che volevano.
‘Ma perché questa pagliacciata, cosa volete da me? Questo è sequestro di persona, lo sa?’
‘Adesso basta, mi sono stancato, le domande le facciamo noi, tu limitati a rispondere e, soprattutto a rispondere la verità; hai capito bene?’.
‘..”
‘Ripeto, hai capito bene?’
‘Sì’
‘Conosci un certo Alì Reza?’
‘No’
‘Non ci siamo, partiamo proprio male! Proviamo di nuovo: conosci un tale chiamato Ali Reza’
‘Ma non mi pare, ma perché dovrei conoscerlo?’
‘Stai attenta, non fare la furba con noi: sto aspettando una risposta chiara e definitiva!’
‘No, non lo conosco, non credo proprio di conoscerlo!’
‘Giuliana, tu stai peggiorando le cose e stai complicando la tua posizione’
‘Ma perché non mi crede: se le dico che non lo conosco, vuol dire che non lo conosco!’.
Mentre sono lì che assaporo il gusto salato delle lacrime che sgorgano ormai copiose, sento che qualcuno si avvicina alla a me, il calore vicino al viso coperto, poi all’improvviso una luce violenta mi colpisce le pupille: mi hanno tolto il cappuccio e la luce del faretto contro il viso mi sorprende con violenza.
Quando riesco a mettere a fuoco le cose, vedo davanti a me la sagoma di una figura slanciata, coperta da una maschera come quelle che si usano a carnevale: prima di togliermi il cappuccio deve essersi coperto il viso; sa bene il bastardo che se dovessi riconoscerlo, lo denuncerei subito.
La luce mi acceca, ma, per quanto riesco non mi sembra di vedere nessun’altro intorno.
Dopo un po’, quando riesco a vedere un po’ meglio, noto che tutt’intorno a me le pareti sono ricoperte da vetrate.
Ora basta, è durato troppo questo scherzo, mi agito nel vano tentativo di liberare le mani.
L’uomo si avvicina: ‘Sei così carina, mi dispiacerebbe proprio dover rovinare questo bel faccino per convincerti a collaborare con noi: dimmi per chi lavori così ti lasceremo andare presto’.
‘Ma siete scemi? Lavoro per l’Universi”
Un manrovescio mi fa traballare sulla sedia e non cado solo perché vi sono legata sopra.
Mi guardo intorno sempre più incredula: non può essere che tutto questo stia accadendo davvero a me, sembro coinvolta in una vera spy story.
I miei movimenti e lo spostamento dato dallo schiaffo, mi hanno fatto risalire la gonna in modo scomposto, per cui le gambe ora sono quasi completamente nude.
Lì per lì non me ne accorgo, ma se ne accorge lui che senza alcun pudore me le fissa voglioso; solo allora, seguendo il suo sguardo me ne rendo conto, ma non posso farci proprio nulla.
L’uomo mi si avvicina di nuovo senza smettere di fissarmi le cosce; ha qualcosa in mano che mi mostra: sono delle foto, mi pare.
La luce mi infastidisce e mi impedisce di vedere bene, così lui la scosta un po’.
Sì certo, sono delle foto e anche molto forti: ci sono delle persone che scopano.
Non ho nessuna intenzione di vedere queste porcherie, così provo a girare la testa infastidita, ma lui mi costringe a guardare.
Inizia a far scorrere le foto davanti a me e all’improvviso mi si paralizza il cuore, la mente e quant’altro.
Sono io quella che sta scopando, non c’è dubbio, sono io quella che ha in bocca un uccello, mentre ce ne sono altri intorno reclamano la loro parte..
Dio che vergogna, sono io che sembro godere come una cagna con uccelli dentro la bocca e un altro che adesso è nel mio culo.
Non è possibile!
In tutte le posizioni, ci sono decine e decine di foto che mi ritraggono in tutte le posizioni e la mia faccia è quasi sempre molto ben visibile.
Via via inizio a ricordare la circostanza, ero in Ungheria, successe quasi un anno fa.
Ma chi aveva fatto le foto?
Forse dietro gli specchi in quel salone bellissimo a Budapest, c’erano delle persone che fotografavano o addirittura riprendevano.
‘Allora riconosci queste persone?’
Certo che le riconosco e mi viene in mente anche il padrone di casa, quell’arabo certo si chiamava proprio Alì Reza, che stupida a non pensarci subito.
Mi aveva vinta al gioco e mi aveva offerta a quattro industriali ungheresi, per poi scoparmi lui stesso.
‘Sì mi era proprio passato di mente, ho capito chi è Alì Reza. Ma come le avete avute queste foto?’
‘Ti ho detto niente domande. Certo che quando scopi ci dai proprio dentro, non risparmi niente di te, eh?’
‘Potrebbe essere anche meno volgare’.
‘Ah si? Così sarei io il volgare? Tu ti fai fotografare mentre un mucchio di persone ti scopano in tutti i buchi disponibili e poi il volgare sono io? Strano concetto di volgarità che hai’
‘Certamente io in quelle foto faccio sesso, ma il sesso, se non è fatto contro la volontà, non è mai volgare, mentre lei la volgarità ce l’ha in tutti i suoi pensieri. Comunque ho conosciuto Alì Reza, che volete da me?’
L’uomo resta un po’ colpito dalla mia risposta secca.
‘D’accordo; queste foto sono state trovate nell’appartamento di Alì Reza quando è stato fatto fuori”
‘Oh mio Dio!!!’
‘Non lo sapevi? Il tuo amichetto deve aver fatto qualche errore. Comunque le foto sono state l’unica traccia che abbiamo trovato a casa sua, per il resto quel bastardo aveva fatto sparire tutto: evidentemente non riusciva a vivere senza queste foto al punto da commettere la leggerezza di farcele trovare. Siamo risaliti a te e adesso tu ci devi dire il resto”
‘Il resto cosa? Sono andato a letto con questo tipo durante un viaggio in Ungheria per salvare un mio caro amico da un debito di gioco che lui aveva con Alì, il quale poi mi ha ceduta a degli industriali. Tutto qui non l’ho più rivisto da quella volta’.
‘Hai un concetto molto generoso dell’amicizia: tu per amicizia saresti disposta a farti scopare da una caserma intera. Mi spiace non esserti così tanto amico. Va bene, è inutile girarci intorno, Alì Reza, come tu ben sai era una spia araba: carpiva segreti industriali e politici e li rivendeva agli arabi. E’ evidente che in quella circostanza si sia servito di te per qualche operazione. Stavamo seguendo Alì Reza da molto tempo, da quando è arrivato qui a Roma, non lo abbiamo arrestato prima perché volevamo incastrare il capo del controspionaggio arabo in Italia, un certo Assadi, a cui lui passava le informazioni; in un momento come questo è fondamentale bloccare il controspionaggio arabo, ma purtroppo sinora non abbiamo raccolto uno straccio di prova per poterlo inchiodare, è furbo quello, l’unico contatto era questo Alì Reza, almeno finché non lo hanno fatto fuori. Ora ti ho detto tutto, sai che noi sappiamo ogni cosa, compreso il fatto che da studentessa hai dato una tesi sul mondo arabo e che conosci la lingua, quindi, se vuoi collaborare è meglio per te’.
Capisco in un momento che sono davvero in un brutto pasticcio, come fare per convincere questo stupido qui che in questa storia non c’entro niente; però in fondo non ha proprio tutti i torti, le circostanze apparentemente sembrano tutte contro di me.
2.

Devo trovare qualcosa a mio favore e che sia convincente.
‘Guardi ‘ dico in tono quasi supplichevole ‘ lei potrà pensare quello che vuole, ma io ho visto quell’uomo sono in quella circostanza e per il motivo che le ho detto, la prego di credermi. D’altra parte se lo avete fatto seguire da tempo come ha detto, avrà constatato che io non ho mai avuto a che fare con lui, non avevo assolutamente neanche la più pallida idea del fatto che fosse in Italia’.
‘Se è per quello è da quasi un mese, da quando ti abbiamo individuato, che seguiamo costantemente anche te: speravamo ci portassi da Assadi, il capo, ma purtroppo non abbiamo avuto fortuna, per quello ti abbiamo preso e se tu ti decidi a parlare è meglio per tutti’.
‘Gliel’ho detto, io di questa storia non ne so proprio nulla’, supplico quasi piangente.
Si abbassa davanti a me, gli occhi fissi sulle cosce, mi mette una mano sulla gamba facendola risalire lentamente fino a scoprire le mutandine: ‘Guarda che io faccio ancora in tempo a salvarti il culo, però tu devi collaborare, ti assicuro che se dirai tutto e se farai la brava con me, ti faccio uscire fuori alla svelta senza alcuna complicazione. Considera poi che all’Università dove lavori queste foto farebbero scalpore’.
‘Oh no, vi ci mettete pure voi adesso”
‘Che vuoi dire?’
‘Niente, niente’
‘Se non vuoi farmi incazzare come prima e correre il rischio di veder sciupato il tuo visino, dimmi come stavi dicendo’
‘Tempo fa, dei ragazzetti mi fecero delle foto compromettenti e minacciarono di mandarle all’Università se non avessi fatto”
‘Se non avessi fatto?’
”se non avessi fatto sesso con loro’.
‘Ehilà, ma vogliono tutti quello da te. E tu che hai fatto?’
‘Cosa avrei dovuto fare, secondo lei’.
‘Un cuore da crocerossina eh?’
Improvvisamente sento una voce metallica, lui scatta in piedi e si dirige verso la porta alle mie spalle.
Ho visto molti film per non immaginare che dietro quelle pareti a specchio, ci sono altre persone che stanno osservandomi.
Non riesco a rendermi conto di quanto tempo trascorra e quando risento il rumore della porta che si apre, ho un tuffo al cuore come chi viene colto di sorpresa.
Mi si piazza nuovamente davanti in tutta la sua altezza.
‘Bene oggi è il tuo giorno fortunato, hai vinto al superenalotto. Il capo in un eccesso di generosità, ha deciso di essere disponibile a crederti’
Un pianto liberatorio mi allenta la tensione accumulata in queste ore.
Vorrei smetterla, ma non riesco a frenare le lacrime che vengono giù da sole.
‘Il capo, però, fa conto sul tuo senso patriottico: se è vero che non c’entri nulla con Ali Reza, devi aiutarci ad incastrare Assadi!’
‘Ma cosa stai dicendo? Adesso basta, lasciatemi andare, voglio tornare a casa’.
‘Assadi, è assai sensibile alla bellezza femminile, è il suo unico punto debole, per cui tu lo agganci, ti fai portare a letto e lì speriamo che lui diventi loquace: sei la persona ideale, sei bella, conosci l’arabo, sei spregiudicata quanto basta”
‘Ma siete pazzi, qui siete tutti pazzi, per chi mi hai preso, per una puttana che si mette a scopare a comando?’
‘A parte che mi pare che tu l’abbia già fatto, se decidessi di non collaborare, mi sembrerebbe una scelta alquanto inopportuna la tua’
‘Che vuoi dire?’
‘Tuo marito Gabriele si vuol candidare alle elezioni o mi sbaglio?’
‘E allora?’
‘Sarebbe disdicevole se i giornali riportassero che sua moglie, oltre ad essere una gran troia che si lascia scopare in grandi orge appena può, è stata arrestata perché è anche una spia al servizio degli arabi, per non parlare poi della tua fama nell’ambiente universitario’ Forse alla fine potresti anche farla franca, ma la tua vita sarebbe comunque irrimediabilmente rovinata’.
‘Ma questo è un ricatto: siete davvero bastardi, allora’
‘Non siamo un’associazione di Orsoline, siamo agenti segreti: cosa credi facesse l’agente segreto Mata Hari? Si faceva scopare da quanti più cazzi possibili e in mezzo a queste scopate a volte aveva anche notizie buone. Tutto qua. Prendilo come un ricatto, ma se non accetti dovremo rendere pubblico il tuo arresto e le prove a tuo carico, foto comprese. Decidi tu cosa fare, però ricordati che se accetti rendi un servizio alla tua Nazione. Per farlo, però, devi dimenticarti che hai un corpo: le tue mani, la figa, la bocca, il culo saranno solo uno strumento al servizio di un agente segreto, sarai la nostra Mata Hari; quindi qualsiasi cosa ti dovesse chiedere Assadi, nessun pudore, nessun falso moralismo. Allora?’.
Oddio è la fine; tengo la testa bassa, gli occhi chiusi, vorrei svegliarmi nel mio bel letto e ridere del brutto sogno che ho appena fatto, ma non riesco a svegliarmi, non posso, non sto dormendo.
‘Piccola devi dirci cosa decidi di fare’
‘Non mi pare che abbia molta scelta o mi sbaglio’.
‘Brava sei più intelligenti di quanto pensassi. Aspetta qui’.
‘Dove vuoi che vada, legata come sono’.
Altri minuti di solitudine, poi sento che torna.
‘Bene il capo si complimenta per la decisione. Lui ha dovuto lasciarci soli e mi ha incaricato di farti le ultime raccomandazioni. Innanzi tutto, non provare a fare la furba: sarai tenuta d’occhio 24 ore al giorno, poi ricordati che le foto le abbiamo sempre noi. Allora tu aspetta nostre notizie: al telefono ti dirò solamente il mio nome, Skorpio, poi ti darò indicazioni su dove puoi agganciare Assadi. Ti fai rimorchiare con una scusa, poi aspetta le sue mosse. E’ importante che tu non dica che conosci l’arabo, quindi fai sempre finta di non capire nulla. Noi saremo sempre con te, non preoccuparti, ci faremo vivi per sapere come sta andando l’operazione. E’ tutto chiaro?’.
‘Sì’
‘Un’ultima cosa, è superfluo avvisarti di non fare parola con nessuno dell’incontro di oggi, neanche con tuo marito. Intesi?’
‘Sì’
‘Hai capito bene che tu dovrai anche usare il tuo corpo senza ritegno?’
‘Sì’
‘Bene, adesso non mi resta che controllare che tu abbia veramente capito ogni cosa’, ciò dicendo si slaccia la cintura, si abbassa i pantaloni e gli slip davanti mentre io lo guardo esterrefatta.
‘Ma sei impazzito?’ riesco a balbettare.
‘Succhiami l’uccello, subito’.
‘Ma ti ha dato di volta il cervello?’.
‘Allora hai detto di aver seguito, ma non hai capito nulla: qualsiasi richiesta ti verrà fatta, tu dovrai essere pronta a farla, sei fai storie adesso, figurati quando ti troverai dinanzi a chissà quale richiesta. Su avanti fai vedere che hai capito, fammi questo benedetto pompino’.
Così dicendo, avvicina il suo uccello alla mia faccia che io volto immediatamente dall’altra parte, lui me gira strusciandoci l’uccello sopra e,sia pure assai controvoglia, sono quasi costretta ad aprire la bocca e accolgo quel cazzo.
Con le mani legate non posso fare molto, ma lui mi prende la testa tra le mani ed inizia a scoparmi la bocca con movimenti del bacino.
Mi fa male, cerco di aiutarmi con la lingua, vorrei che venisse subito, ma lui sembra non avere fretta, anzi ha insinuato una mano nella scollatura della camicetta abbrancandomi una tetta e stringendola fino a farmi proprio male.
D’improvviso finalmente sento che i suoi muscoli si contraggono, i movimenti diventano scomposti, vorreI dirgli di non venirmi in bocca e di non sporcarmi i vestiti, ma non posso, così dopo qualche istante, un getto forte, caldo, seguito da altri, mi raggiunge fin dentro la gola; non vorrei, ma anche per evitare di sporcarmi sei costretta ad ingoiare tutto, senza che lui si decida ad uscire dalla mia bocca.
Piano piano lo sento smosciare, mentre con la lingua impastata di sperma cerco di spingerlo fuori.
Finalmente si decide a spostarsi, poi lo vedo sparire dietro le mie spalle, infine mi sento stringere qualcosa sulla bocca, un fazzoletto umido ed un forte odore è l’ultima cosa che ricordo.
Quando mi sveglio, sono stesa per terra, sui gradini di casa mia, con tanta gente intorno che mi chiede cosa sia successo.
3.

E’ passata una settimana da quell’episodio e ho ancora dentro il dubbio che si sia trattato solo di un brutto incubo.
Potrei essere caduta sbattendo la testa ed aver sognato tutto.
Vero che i segni ai polsi che ho avuto per qualche giorno, mi dicono il contrario, però tutto appare così irreale da non poter essere veramente accaduto.
Cosa c’entro io in una storia come quella?
Ogni giorno che passa, sono sempre più tentata di credere che si sia trattato solo di un incubo, però intanto ogni volta che squilla il telefono, faccio sempre un salto sulla sedia nel timore che sia lui che mi chiama.
Sento il bisogno di doverne parlare con qualcuno, già ma con chi?
Con mio marito sempre più preso nel vortice dell’imminente campagna elettorale? Neanche a parlarne.
Con le mie amiche? Figurati te le raccomando quelle: dovrei raccontare anche ciò che è successo in Ungheria e, vista la loro discrezione, dopo qualche ora sarei nota in tutto l’ambiente come Giuliana-la-puttana.
Fortuna che sta per arrivare l’estate piena e con essa arriveranno le vacanze.
Ho già detto a mio marito che quest’anno voglio andare in qualche isola tropicale lontana da tutto e da tutti, ma lui, figurati, mi ha risposto che non se ne parla nemmeno, visto che a settembre si vota.
Abbiamo litigato (ultimamente succede più spesso) e alla fine ho deciso che in ogni, caso, appena finita la sessione di esami, partirò ugualmente, a costo di andare da sola.
Comunque i giorni continuano a passare e la vita continua, anche in questo venerdì in cui sono bloccata in casa a fare inutili programmi sul weekend, mentre Gabriele sta preparando discorsi elettorali; vorrei tornare ai miei ritmi di sempre, ma, per quanto sia trascorsa più di una settimana, la paura è sempre in agguato alle mie spalle; e, purtroppo, faccio bene ad aver paura perché proprio ora, quando rispondendo al telefono, alzo la cornetta chiedendo come sempre ‘Pronto chi parla?’, dall’altra parte del telefono una voce remota, lontana, mi dice semplicemente ‘Skorpio’.
Lunghi secondi di gelo e di silenzio.
Lui dall’altra parte del filo non parla, sono io che devo fare la prima mossa dimostrando di aver capito.
‘Dimmi’ riesco a dire con la voce che mi si strozza in gola.
‘Domani mattina alla dieci’
‘Ma domani non posso, domani ho lezione, sono gli ultimi giorni ”.
‘Domattina alle dieci in punto al bar del circolo del tennis in via Salaria. Nella buca delle lettere troverai le istruzioni per raggiungere il circolo e una foto di Assadi. Vestiti bene, un casual elegante e aggancialo come d’accordo. Appena hai memorizzato tutto distruggi ogni cosa, non devi portare con te la foto e le istruzioni’.
‘Ma io”.
Troppo tardi, lui ha già riagganciato.
Ho una gran voglia di piangere, ma c’è in casa mio marito e non voglio allarmarlo.
Riesco a resistere fino ad arrivare in bagno dove mi chiudo e, buttandomi di peso sul water, inizio un lungo e sommesso pianto.
Di solito mi fa bene piangere, dopo mi sento meglio, ma non è un pianto liberatorio questo.
Poi, mi riprendo, scendo giù, apro la cassetta della posta, prendo la busta e torno in bagno, dove riprendo a piangere.
L’indomani alle dieci meno un quarto, tutta tremante e nervosa sono già davanti al circolo di tennis, indecisa sul da farsi.
So che devo agganciare uno sconosciuto con cui dovrò sicuramente scopare e, in più, dovrò essere anche così brava da spomparlo, facendolo rilassare al punto di farmi raccontare cose interessanti.
Sarò capace di fare questo?
Come farò per agganciarlo?
E se quello mi scopre?
Meglio non pensarci.
Ho una bellissima gonna azzurra sul ginocchio, con una camicetta assai elegante dello stesso colore ed una giacca bianca con le scarpe bianche anch’esse.
Accurata, nonché lunga e laboriosa, è stata anche la scelta della biancheria intima.
Un reggiseno bianco, tutto ornato di pizzi e merletti che si intravede da sotto la camicetta, tenuta aperta al punto giusto ed un paio di slip azzurri, quasi in pendant con la gonna, anch’esso merlettato con pizzi.
Alle dieci meno cinque, non ce la faccio più e decido di entrare nel circolo, dirigendomi subito al bar.
Ci sono già delle persone che sono in attesa di giocare o che hanno appena finito.
Per fortuna il circolo è frequentato anche da donne, per cui la mia presenza passa quasi inosservata.
Si fa per dire, visto che tutti gli uomini si voltano al mio passaggio, attratti irresistibilmente dall’abbondanza delle mie tette e dalla generosità della scollatura che le lascia intravedere.
Il mio uomo ancora non c’è, almeno così mi sembra: spero solo di averlo memorizzato come si deve.
Alle dieci e un minuto, appena appena sudato per la partita conclusa da poco, appare Assadi, non posso sbagliarmi, è proprio lui: è assai meglio che in fotografia, è un bell’uomo, alto con fisico asciutto, capelli neri, scuro di carnagione, occhi blu intenso, elegante nel suo abbigliamento sportivo e curato nell’aspetto.
La mia missione comincia a sembrarmi meno un sacrificio di quanto pensassi, forse avrà anche risvolti assai interessanti.
Si avvicina al banco dove mi hanno appena servito un caffè e discorre amabilmente con il suo compagno di giochi.
Improvvisamente decido di agire, così lo urto con la tazzina in mano, macchiando irrimediabilmente il mio vestito ed il suo completo.
Si gira di scatto con lo sguardo assai accigliato, poi vede che l’autrice del misfatto sono io, mi guarda a lungo occhi e con uno smagliante sorriso mi dice ‘Signora, la prego di volermi scusare, sono un irrimediabile pasticcione’.
‘Ma veramente sono stata io ad urtare lei’.
‘La colpa è solamente mia, non sarebbe successo se io, come era mio dovere, l’avessi notata appena entrato nel bar. Spero mi consenta di rimediare a questa mia gaffe’.
I modi decisamente signorili mi confondono, ero preparata a dover fronteggiare una specie di delinquente, mentre invece mi trovi di fronte un vero gentiluomo.
‘Se mi permette, sono il principe Mohammed Assadi, e, anche se spiacente per il suo vestito, sono felice della sfortunata circostanza che mi ha permesso di conoscerla’.
Balbetto qualcosa, arrossisco anche, non so più come proseguire questa operazione di aggancio, il suo comportamento mi sta mettendo decisamente in difficoltà.
Per darmi un contegno, cerco di provvedere all’orribile macchia sulla mia camicia e sulla giacca.
‘Se mi è permesso, vorrei avere la possibilità di rimediare a questo terribile danno che ho provocato: la umile casa è qui vicino e, se lei volesse, la mia cameriera provvederà a smacchiare in modo perfetto il suo vestito; ci vorranno solo pochi minuti: è davvero bravissima in queste cose’.
‘No, non si preoccupi, non è proprio il caso, vorrà dire che tornerò a casa a cambiarmi di abito’.
‘In questo caso è mio dovere non permettere che una così bella signora vada in giro per Roma con un vestito così rovinato: se non vuol farmi l’onore di venire a casa mia, non vorrà impedirmi di farla accompagnare a casa dal mio autista; mi dica dove abita’.
Quando gli dico l’indirizzo, lui torna alla carica: ‘La zona dove abita non è vicinissima, perderà molto più tempo a tornare a casa sua che a farsi smacchiare l’abito qui da me: la prego mi sento così in colpa’.
‘Ed io mi sento a disagio di fronte a queste sue insistenze, in fondo la colpa è stata mia”.
‘Metterla a disagio è l’ultimo dei miei pensieri: le chiedo scusa anche per questo. Comunque va bene, come vuole lei, la farò accompagnare al suo indirizzo. La prego ancora di scusarmi per quanto è successo. Se mi usa la cortesia di attendermi un attimo, vado a chiamare l’autista’.
Quando mi riprendo dallo stato confusionale, mi rendo conto che il caos mentale in cui sono precipitata mi sta facendo sfumare l’aggancio; avevo l’occasione di andare a casa sua e me la sto lasciando sfuggire: devo essere diventata scema, cosa fare adesso per rimediare?
Mentre penso al da farsi, lui rientra con un signore che si inchina davanti a me.
‘Signora, nel rinnovarle le mie scuse, mi auguro solo che Allah mi voglia concedere la fortuna di poterla rincontrare un giorno’.
Ciò detto, mi prende la mano e con un perfetto baciamano, mi affida al suo autista.
A questo punto non posso fare altro che seguirlo, pensando alla scusa che dovrò raccontare a Skorpio, quando si farà risentire.
Tornata a casa, vestita come sono, mi siedo su un angolo del letto, pensando che mai come questa volta mi sarebbe piaciuto portare a termine la mia missione di ‘agente segreto’.
Poi mi do ancora una volta della stupida: avrei dovuto dirigere io il gioco, mentre invece sono riuscita solo a balbettare qualcosa come una sciocca liceale: sì una stupida, ecco quello che sono.
Mi spoglio pigramente, buttando per terra il vestito (chissà se in tintoria riusciranno a smacchiarlo?) e la biancheria, poi, nuda come sono, mi stendo sul letto e riprendo a pensare a ciò che è successo: sono stata proprio una sciocca, penso ad a alta voce, a quest’ora potevo essere tra le sue braccia, lasciarmi andare alle sue carezze: con quei modi, sarà stato certamente anche un grande amatore.
Senza rendermene conto, le mie mani stanno accarezzando il seno, poi via via, i tocchi diventano sempre più mirati ed i capezzoli si induriscono subito, immagino le sue braccia forti e intanto le mie dita esplorano il mio piacere.
So bene come toccarmi, l’ho fatto mille volte e ogni volta il mio immaginario amante si rivela il più abile Casanova in circolazione.
I miei sapienti tocchi mi portano rapidamente all’orgasmo.
Mentre mi dirigo verso la doccia, uno squillo di telefono mi riporta alla brusca realtà.
Sicuramente è Skorpio, tutti sanno che io oggi dovrei essere all’Università, per cui nessuno tranne lui mi cercherebbe a casa.
Decido di non rispondere: dammi almeno tempo di elaborare una scusa decente.
Mi concedo una rapida doccia, mentre il telefono continua ininterrottamente a squillare: chi mi cerca non si arrende così facilmente.
Non posso fare altro che rispondere: ‘Chi parla?’
Ovviamente, avevo facilmente indovinato: ‘Skorpio’.
‘Senti Skorpio, l’avevo agganciato, ma qualcosa è andato storto. Comunque non preoccuparti, riuscirò a rimediare, vedrai”
‘Me lo auguro per te. Attendi notizie’.
Si fa presto a dire rimediare: dopo la figura di oggi, agganciarlo sarà ancora più difficile: come fare per trovarmi nuovamente davanti a lui senza insospettirlo?
4.

Finisco di rimettermi in ordine, poi penso di andare all’università, ma è ormai tardi, è quasi ora di pranzo.
Senza alcuna voglia mi preparo un toast (mio marito, ovviamente è a un pranzo elettorale), lo mangio pigramente, poi il suono del campanello mi sorprende.
Vado ad aprire e vedo tre ragazzini pieni di pacchetti e con un fascio di tre dozzine di rose stupende.
Non faccio in tempo a capire, che quelli sono già entrati chiedendo dove posare la roba.
‘Che roba? Cosa sono questi pacchi? E le rose?’
‘Signora, noi abbiamo avuto solo ordine di fare queste consegne, di darle questi pacchi e queste rose: noi non sappiamo niente’.
‘Ma ci sarà un bigliettino da qualche parte”
Cerco bene in mezzo a quella foresta di rose e vedo un biglietto.
Lo apro avidamente, e lo leggo:
– Spero di poter contare sul Suo perdono. Avrei piacere di poterLa avere a cena stasera. La prego non mi dica ancora di no. Un mio autista La aspetterà alle otto davanti a casa Sua. Assadi. –
Non so se essere più lusingata perché il mio principe si è fatto subito vivo e in un modo così eclatante, oppure più contenta per aver recuperato l’aggancio alla mia missione.
Do una buona mancia ai ragazzini e corro ad aprire i pacchi: è incredibile, dei vestiti identici nei colori a quelli che indossavo oggi, ma le marche di altissima sartoria che li firmano, rendono abissale la differenza.
Rileggo più volte il biglietto ad alta voce e dentro di me ho una sensazione di benessere.
Una telefonata interrompe i miei pensieri.
‘Skorpio’.
‘Di nuovo tu: cosa c’è?’
‘Devo dire che se l’hai fatto apposta sei stata proprio brava. Resistendo ai suoi inviti, Assadi non sospetterà mai che tu voglia incastrarlo. Però adesso niente scherzi, non tirare più la corda e accetta ogni suo invito’.
Senza che io possa replicare, come al solito Skorpio ha chiuso il telefono.
Non diceva per dire, quando mi ha detto che sarei stata controllata 24 ore al giorno.
Certo non ho più tanta voglia di incastrare un uomo come Assadi: uno dai modi così signorili, non può essere una spia che trama nel buio contro l’occidente; devono essersi sicuramente sbagliati.
Studio una scusa appropriata per mio marito, anche se sono certa che pure stasera lui sarà impegnato.
Però probabilmente dovrò dormire fuori, per cui ci vuole qualcosa che lo rassicuri.
Ma a questo ci penserò poi.
Cerco il vestito più elegante che ho (grazie al cielo la mia professione e quella di mio marito, mi consentono un guardaroba di tutto rispetto) e scelgo un abito da sera lungo nero, senza spalline e con uno spacco di lato che all’occasione si può rivelare assai intrigante.
La sera completo la mia toilette con un completo intimo di pizzo nero con reggiseno a balconcino e finalmente sono pronta.
Lascio un biglietto a mio marito nel quale gli dico che dormirò da una mia amica che lui conosce appena e della quale non ha neanche il numero di telefono: se mi vuole, mi cercherà sul cellulare.
Alle otto e un quarto esco fuori di casa e una limousine nera, con autista in livrea, mi attende.
Durante il tragitto sono agitata da mille pensieri: sono certamente eccitata all’idea di incontrare Assadi, ma non dimentico che ho anche una missione da compiere e ho anche una maledetta paura che il mio gioco possa essere scoperto.
L’auto si ferma davanti ad un cancello come altri lì intorno, però quando questo si apre di scatto, entriamo in un giardino meraviglioso.
Sullo sfondo la villa sembra una piccola reggia, mi viene da sorridere pensando che lui al bar l’aveva definita ‘la mia umile casa’.
Quando l’auto si ferma davanti alla porta, un altro signore, rapido mi apre la porta con un deferente inchino, facendomi sentire davvero come una regina.
Sulla soglia della casa, bello, altero, elegante come immaginavo, c’è Assadi che mi accoglie con un baciamano ed un complimento sulla mia toilette.
‘Allah ha voluto ascoltare la mia preghiera e concedermi il privilegio di poterla rivedere. Lei, poi, è riuscita nel miracolo di essere ancora più bella di stamane, quando mi è apparsa splendida come una dea. Spero che gli abiti che ho avuto il torto di rovinarle, siano stati sostituiti degnamente. Avrei voluto concedermi il piacere di andare io stesso a sceglierli, ma purtroppo noiosissimi impegni di lavoro mi hanno tenuto occupato, così ho dovuto incaricare dei miei collaboratori: mi auguro siano stati all’altezza’.
‘Ecco signor Assadi, proprio di questo volevo parlarle, lei è stato gentilissimo e la ringrazio anche per le splendide rose, ma non doveva assolutamente disturbarsi, anche perché, come sto inutilmente provando a spiegarle, la colpa dell’incidente è stata solamente mia ”
‘Una bella donna come lei non può mai essere in colpa, il torto, quindi è solo mio. Ma vogliamo accomodarci nel salone?’
La conversazione prosegue in modo brillante e assai piacevole e io continuo ad essere sempre più conquistata dai modi di questo gentiluomo senza tempo.
Sembra un personaggio uscito da qualche romanzo d’appendice di fine ottocento.
Si interessa moltissimo a me quando parlo e resta quasi sorpreso quando gli spiego che sono una docente universitaria, così la conversazione, pur mantenendosi leggera, sale di tono e lui dimostra una cultura fuori dal comune.
La cena viene servita in una bellissima sala da pranzo, dove il personale alle nostre spalle ci assiste impalpabile: sembrano completamente assenti, ma quando Assadi fa anche solo un cenno, scattano come delle molle.
Assadi si rivolge a loro parlando in arabo, io, come da istruzioni, faccio sempre finta di non capire.
Il fascino che lui esercita su di me è palese, lui conduce il gioco e mi guida dove vuole, ma lo fa, facendo in modo che sembra che lui stia solamente eseguendo i miei desideri.
D’altra parte questo è il segreto che ogni casanova conosce: mai lasciare che in amore decidano le donne, ma mai far capire alle donne che decidi tu.
Quando a fine pranzo, lui mi prende la mano per aiutarmi ad alzarti e non me la molla più fino a quando non mi accomodo sul divano: resto con la mano nella sua, ma mi pare la cosa più normale del mondo.
C’è solo una cosa che a questo punto stona, ed è che lui insiste a parlarmi con il lei: come mi piacerebbe che mio chiamasse Giuliana, anche perché a questo punto, malgrado la presenza sia pure discreta e per nulla ingombrante dei camerieri, io desidero solo che mi prenda lì sul divano stesso e la distanza formale imposta dal lei, certo non aiuta.
Improvvisamente diventa audace e persino sfacciato, ma lo fa in modo così elegante che le cose che dice non mi offendono affatto: ‘La natura è stata giustamente assai generosa con lei: lei ha dato due gemme brillanti affinché lei veda e che tutti possiamo ammirare e due gemme altrettanto belle ‘ continua lui guardando la mia scollatura ‘ che lei tiene gelosamente nascoste perché gli occhi impuri non possano guardarle’.
‘Non mi metta in imbarazzo davanti al personale”
‘Loro non vedono nulla, sono stati addestrati a non vedere e mai i loro sguardi impuri si poserebbero sulle sue grazie’.
Ciò detto con una rapido cenno fa avvicinare uno e gli ordina di portare da bere.
‘Non è il nettare degli dei che lei meriterebbe di bere, ma è un elisir che mi auguro sia degno di lei’.
Finito di parlare, con una mossa che non mi aspettavo, mette una mano sua mia spalle e fa scorrere la zip del mio vestito.
Sono colta dalla sorpresa, non faccio in tempo a reagire che mi trovo in reggiseno con le tette che cercano prepotentemente di uscire fuori.
Devo proprio leggere dentro i miei pensieri (speriamo di no, ovviamente) quasi sapesse che io, per quanto sorpresa dal gesto, non aspettavo altro.
Il mio stupore dura solo pochi istanti, perché proprio in quel momento arriva il cameriere con i bicchieri e io, piena di vergogna provo a coprirmi con le mani.
Solo allora lui decide di togliermi dall’imbarazzo e con un cenno fa uscire dalla stanza tutti, così restiamo finalmente soli.
Lui sembra non avere fretta, mi versa da bere e brinda con me che sei nuovamente rimasta in reggiseno.
Si avventura in un paio di simpatiche amenità sul bere, quindi, finalmente mi prende la mano facendomi alzare di fronte a lui che rimane seduto.
Lo lascio fare.
Afferra i bordi del mio vestito raccolto intorno alla vita e lo tira giù lentamente.
Si ferma ad osservarmi a lungo mezza nuda come sei in reggiseno e mutandine, mi imbarazza, ma mi piace anche come mi guarda.
Lui continua a guardare il mio corpo ed io continuo a lasciarlo fare, eccitata già dall’idea di essere nelle sue mani, a sua completa disposizione, come tra l’altro mi è stato ordinato di fare.
Mai ordine è stato eseguito con più entusiasmo.
Poi finalmente mi fa un cenno e capisco che vuole che mi slacci il reggiseno.
Lo faccio e le mie tette, troppo a lungo costrette, si lasciano andare dolcemente e, sfidando la legge di gravità, stanno su che è una bellezza.
‘Le tue gemme sono davvero molto preziose, di una bellezza che non ha pari!’ dice con sincero trasporto, passando finalmente al tu, ma non smettendo dire cose galanti.
Quindi mi fa capire di continuare lo spettacolo: ma mi vergogno, non sono mica una spogliarellista.
Comunque vado avanti e, non senza un po’ di imbarazzo, mi sfilo le mutandine, che poi allontano con un abituale gesto del piede.
5.

Ecco, adesso sono lì completamente nuda davanti a lui che non smette di ammirarmi, aumentando la mia sensazione di disagio.
Poi, dopo un po’, mi prende le mani e mi fa sedere a cavalcioni sulle sue ginocchia, lo faccio allargando per forza le gambe per sedermi e gli offro, così, la visione della mia figa aperta, cosa che lui apprezza continuando a fissarmela.
Poi mi si avvicina e delicatamente mi sfiora il seno con dei piccoli baci leggeri, ma eccitanti.
Con la bocca prima e con la lingua poi, gira tutto intorno ai capezzoli, senza, però, toccarli.
Le mani si poggiano sul mio culo e palpano a lungo le tonde sfere.
Una sensazione di piacevole benessere mi assale e la mia mente segue quelle sensazione, ampliandole.
Quindi prende il capezzolo tra le labbra succhiandolo e facendolo erigere dritto e duro.
Poi, forte e deciso si alza sulle gambe, tenendomi tra le braccia, mi solleva, poi mi adagia sul divano.
Adesso è su di me e continua a baciarmi le tette, dosando il piacere in modo equanime, prima a una, poi all’altra.
Quando la mia eccitazione diventa visibile, scende con la lingua verso il basso.
Disegna un percorso perfetto che, scavalcati i colli delle tette, si dirige verso l’ombelico tracciando una scia di piacere.
Quando arriva nei pressi del paradiso, si ferma, gioca con i peletti e mi bacia tutt’intorno all’inguine, senza, però arrivare direttamente alle labbra che già fremono nell’attesa.
Indugia volutamente a lungo in questa posizione, contribuendo a far crescere il mio desiderio.
Io gli metti le mani sulla testa, spingendolo dolcemente, ma inequivocabilmente verso la mia figa ormai fremente, ma lui non sembra volermi assecondare.
Continua a giocare con la lingua tutt’intorno, scendendo anche verso l’interno coscia.
Quando l’attesa diventa per me ormai insopportabile, risale con la lingua puntando questa volta deciso verso la fonte del mio e del suo piacere.
Passa più volte la lingua sulle grandi labbra senza aver fretta di entrare e io ormai ho perso ogni ritegno agitandomi scompostamente.
Finalmente con un gesto secco infila prima una, poi due dita dentro, mentre la lingua va alla ricerca del clitoride per aumentare la mia sensazione di piacere.
Poi mi penetra con la lingua, spostando un dito dietro e infilandomelo nel culo.
E’ incredibile, un calore crescente mi assale, mi agito sempre di più, poi una scarica che parte dal mio ventre e si ripercuote su tutto il corpo.
L’orgasmo mi sconquassa di piacere, lasciandomi quasi senza forze.
Adesso la sua lingua sul clitoride, mi provoca quasi una sensazione di fastidio, vorrei che smettesse, ma lui non sembra assolutamente intenzionato a farlo e continua a leccarmi e a toccarmi lì intorno, trasformando in breve quella sensazione di fastidio in un rinnovato piacere.
Vorrei ricambiare in qualche modo i baci e quei favori che mi concede, ma lui è ancora completamente vestito, elegantemente vestito, inutilmente vestito.
Vorrei spogliarlo, se me ne desse la possibilità, ma ancora non si stacca da me.
Quando alza per un istante la testa, io pronta gliela prendo tra le mani e la tiro a me, baciandolo appassionatamente e sentendo sulla sua lingua i miei umori, il mio sapore.
Poi, senza lasciare la sua bocca, con le lingue che si intrecciano, con gesti rapidi e nervosi gli tolgo la giacca, sciolgo il nodo alla cravatta e sbottono sommariamente la camicia.
Lui sembra sorpreso da questa mia furia.
Vado avanti, gli slaccio la cintura dei pantaloni e glieli sfilo.
Quindi mi stacco dalle sue labbra, lo faccio alzare e completo l’opera togliendogli per bene la camicia tutta arrotolata ed i pantaloni.
Resta con quelle buffe mutande che provvedo con gesti adesso più lenti, a sfilare.
Finalmente anche io lo vedo nudo.
Ha un uccello di dimensioni interessanti, ancorché non sia ancora al massimo dello splendore.
Lo prendo delicatamente tra le dita e vi avvicino le labbra.
Al contatto con la mia bocca l’uccello ha un sussulto e, quando lo infilo completamente in bocca, l’erezione è quasi completata.
L’azione della mia lingua, delle labbra e delle mani con cui mi aiuto, fanno il resto, per cui in breve mi ritrovo in bocca un cazzo grosso e duro come il marmo.
Vorrei, duro com’è, infilarmelo da un’altra parte, ma lui, tenendomi adesso la testa mi fa capire che gradisce quel tipo di attenzioni, per cui continuo nel pompino.
La lingua, partendo dal prepuzio, scorre lungo tutta l’asta e ogni volta lui ha un gemito di piacere, poi scendo a leccargli i testicoli, tenendo l’uccello dritto tra le mani come un importante trofeo.
Un trofeo che la mia figa inutilmente reclama, bagnandosi ulteriormente, ma capisco che lui vuole solo che continui così.
Quindi gli succhio le palle facendole entrare nella mia bocca, per poi tornare a far scorrere la lingua sul cazzo eretto e, infine, farlo sparire nuovamente nella bocca che stenta a contenerlo tutto.
All’improvviso sento che lui contrae tutti i muscoli, una smorfia gli si disegna sul viso e un urlo liberatorio gli si strozza in gola.
Nella mia di gola, invece, sento gli schizzi caldi che mi riempiono rapidamente la bocca.
Poi ha un ultimo paio di contrazioni, infine il viso si rilassa tornando ai bei lineamenti naturali.
Si siede e io mi sdraio su di lui lasciva più che mai continuando per qualche istante a giocare con la lingua sul suo uccello.
Poi lui fa un battito di mani e rapido, come emerso dal nulla, entra un suo uomo.
No, cazzo, che sono questi scherzi!
Rimango lì sorpresa, nuda, con le gambe oscenamente aperte e la bocca ancora languidamente appoggiata al suo uccello.
Cerco, inutilmente di ricoprirmi con le mani, mentre lui impartisce ordini in arabo al suo assistente.
Ovviamente faccio finta di non capire che lui ha chiesto di preparare la stanza del bagno.
‘Potevi avvertirmi che volevi far entrare qualcuno, non mi sarai fatta sorprendere in quegli atteggiamenti: dio che vergogna’ dico un po’ piccata.
‘Non è del proprio corpo o del sesso che bisogna avere vergogna, ma delle cose malvagie. Vieni, andiamo di là’.
E’ quello che ho sempre pensato (anche se non sempre attuato), ma detto da lui assume un valore di originalità che in realtà non ha.
Mi chino per raccattare i vestiti, ma lui mi ferma: ‘Non ne avrai bisogno dove stiamo andando’.
La stanza da bagno, in perfetta sintonia con il resto della casa, è enorme e c’è una vasca così grande che sembra una specie di piccola piscina.
Entrati nella stanza vedo due uomini che stanno provvedendo a dosare la temperatura dell’acqua e a predisporre i sali per il bagno.
Ancora una volta ho subito l’istinto di coprirmi con le mani, poi incrocio il suo sguardo tranquillo, per cui, capendo che sarebbe un gesto inutile, decido di mostrare sfrontatamente la mia nudità.
Lui mi aiuta ad entrare nella vasca e poi entra a sua volta.
I suoi camerieri provvedono a versare del sapone su delle spugne, quindi uno insapona la schiena di Assadi mentre l’altro si avvicina a me con le stesse intenzioni.
Ehi, non esageriamo adesso!
Sto per reagire, poi però ancora una volta vedo la tranquillità e la naturalezza nell’espressione di Assadi, mi ricordo che ho avuto ordine di assecondarlo su tutto e lo lascio fare.
La spugna è inverosimilmente morbida, delicatissima e il cameriere ha un’esperienza indubbia, così gli effetti benefici e rilassanti del massaggio sulla mia schiena non tardano a vedersi.
Un’espressione beata mi si disegna sul viso, mentre Assadi continua a fissarmi per cogliermi negli occhi la soddisfazione del trattamento che mi sta riservando.
Il massaggio continua estendendosi ad altre parti del corpo e a questo punto non faccio quasi più caso al fatto che le mani del massaggiatore si spostano davanti, insaponandomi il seno con dei tocchi davvero rilassanti e rigeneranti.
Chiudo gli occhi e mi godi quei momenti irripetibili.
Appena chiusi gli occhi, Assadi mi si avvicina e allunga una mano verso il mio basso ventre.
Al contatto apro gli occhi di scatto pensando che il massaggiatore stesse esagerando, ma mi trovo il viso di Assadi vicino al mio, lui mi guarda e mi bacia, senza smettere di toccarmi, infilandomi due dita nella figa.
Ma non lo capisce che mi imbarazzo da morire?
Ma non lo capisce che mi terribilmente a disagio: già è difficile mostrarmi nuda davanti a degli estranei, essere toccata in modo così intimo e diretto in loro presenza poi è quasi inaccettabile.
Dio mio, la prova comincia ad essere più difficile di quanto immaginassi: lui ci sarà pure abituato, ma io ho enormi difficoltà, a meno che non voglia mettermi alla prova, ha detto che della nudità e del corpo non ci si deve vergognare ed ora vuole vedere come reagisco: va bene se così vuole, così sia, allora decido di lasciarlo fare.
Nel frattempo il massaggio non cessa.
Assadi, poi, prende la mia mano e la porta sul suo uccello, invitandomi a toccarglielo.
Oddio, sta davvero esagerando, provo a scostarmi, ma lui mi guarda con un sorriso disarmante: ‘Non smettere e non preoccuparti di loro, sono abituati’.
Loro sì, ma io no.
Vorrei alzarmi e fuggire, ma invece, non so neanche io perché, continuo a fargli la sega, mentre continua a tenere le sue dita infilate dentro di me.
Sento il suo uccello riprendere vigore.
Poi, con uno scatto repentino che non immaginavo, lui mi fa girare dentro la vasca, scosta i due uomini e, prima che io possa abbozzare una qualche reazione, mi infila l’uccello duro dentro la figa.
Eh no, ma è proprio pazzo!
Stavolta protesto vivamente, mi sposto, scalpito, mentre lui già inizia a spingere e solo allora si decide a fare un cenno e a far uscire i due uomini dalla stanza.
Sono davvero furibonda, ma per chi mi ha preso?
La vergogna mi sta mangiando, perché ha fatto questo, perché ha iniziato a scoparmi davanti a quei due?
Non trovo risposte, anche perché lui continua a scoparmi e, mio malgrado, la sua azione sta facendo effetto, per cui adesso sono occupata a sentirmi il suo uccello dentro e a muovermi assecondando le sue spinte.
Maledizione, ci sa fare, anche se sono ancora troppo arrabbiata per provare piacere.
Sono appoggiata al bordo della vasca, mentre lui da dietro dà dei colpi potenti e ritmici.
Le sue mani sono aggrappate alle mie tette e con le dita mi stimola i capezzoli, strappandomi adesso più di un sospiro di piacere.
Va avanti con colpi potenti che ben presto mi fanno dimenticare tutto facendomi godere come non capitava da tempo.
Non smette di stantuffare fino a quando un orgasmo liberatorio, finalmente mi regala indicibili attimi di piacere puro.
Quindi rallenta i colpi senza uscire, però, dalla mia tana.
Poi si decide ad uscire fuori, sia alza tutto gocciolante, si siede sul bordo della vasca là dove ci sono tutta ansimante e, lasciandomi a quattro zampe, mi infila di nuovo l’uccello in bocca.
Riprendo il pompino con tutta la maestria di cui sono capace, fin quando lui, sul punto di venire, si stacca contenendo l’orgasmo.
‘Non ancora”
Poi, superato il momento critico, senza farmi spostare, torna dietro di me, mi accarezza il culo in tutta la sua ampiezza, avvicina il suo attrezzo al buchetto e lentamente, con grande tatto comincia a spingere.
Cerco di assecondare l’operazione rilassando i muscoli ad ogni sua spinta e ogni volta il suo cazzo entra sempre di più nel mio culo, fino a che, alla fine, me lo sento completamente dentro.
E’ grosso e mi fa un po’ male, ma mi piace essere usata da lui.
Lui fa una pausa per farmi riprendere e abituare a quell’intruso dentro di me, poi comincia lentamente a spingere.
Il ritmo va via via aumentando, fino a che, superato il dolore, anche io entro in sintonia con i suoi movimenti.
I colpi mi sconquassano e sembrano spaccarmi il culo, ma il piacere misto a un filo di dolore che ancora permane, mi eccita da morire.
La sua resistenza sembra non avere mai fine ed il mio culo adesso è adesso più dolorante, ma non un lamento esce dalla mia bocca, se non per il piacere.
Infine sento che lui accelera i colpi in modo quasi animalesco e mi inonda il culo di sperma, fin dentro le viscere.
Quando dopo aver finito il bagno, ritorniamo nel salone, raccolgo i vestiti e faccio per indossarli, ma lui mi ferma: ‘Sei una donna straordinaria, sei una dea anche nella difficile arte di fare l’amore. Ti prego non te ne andare, questa notte resta con me: respirerò il tuo respiro, berrò dai tuoi occhi e mi nutrirò guardando il tuo viso riposare’.
L’avevo già messo in preventivo.
‘Sei molto dolce e anch’io ho voglia di restare con te. Resterò, se tu lo vuoi, anche se poi domattina non so come potrò spiegare a mio marito il rientro in abito da sera. Ma non fa nulla, qualcosa inventerò’.
Già a questo non avevo pensato.
Il gioco continua per tutta la notte intervallato da brevi pause durante le quali Assadi fa e riceve delle telefonate, anche in piena notte, senza alcun limite di orario.
Sono però, esclusivamente telefonate di affari, almeno così mi sembra di capire.
Cerco di farlo parlare dei suoi affari e lui, sempre gentile, me ne parla in modo troppo generico perché possa avere informazioni interessanti.
Tuttavia, sono sempre più convinta che lui non possa essere invischiato in giochi sporchi come mi hanno detto.
Riesco dormire solo poche ore, ma al risveglio la mattina sono felice come non mi accadeva da tempo.
Nel bellissimo letto ora sono da sola, lui non è vicino a me.
Mi alzo, nuda come sono, lo chiamo, non risponde.
Giro per le stanze cercando il mio carnefice, mio liberatore, il mio nemico, mio salvatore.
Non lo vedo, in compenso incontro due camerieri, mi ricordo di essere nuda e torno in stanza: va bene essere disinvolta, ma non esageriamo, anche perché lui sembra sparito.
Poi noto su un divanetto un pacco con un biglietto.
– Mia signora, questa notte con Te è stata la più belle delle notti che un mortale possa avere il privilegio di vivere. Impegni importanti fuori dalla nostra città, non mi consentono di potermi godere il Tuo risveglio. In questa scatola ci sono dei vestiti che Ti permetteranno di rientrare a casa senza destare alcun sospetto presso Tuo marito. L’abito che indossavi ieri Te lo farò recapitare quando lui non sarà in casa. Grazie per le ore dolci che mi hai regalato. Domani sarò di ritorno a Roma, spero che Tu mi conceda il privilegio di rivederTi. Manderò il mio autista domani sera alle otto. Mi auguro che Tu mi conceda l’onore di godere ancora della Tua insostituibile compagnia e questa volta per nessuna ragione al mondo mi perderò il piacere di vedere i Tuoi occhi aprirsi sui miei al Tuo risveglio.
Il Tuo umile schiavo M. A. –
Resto senza parole: quante volte gli uomini sono gentili mentre mi fanno la corte, mentre dopo, quando mi hanno scopata, mostrano tutta la loro grettezza e la poesia finisce subito?
Quante volte mi sono lamentata di questo con le mie amiche?
Assadi, invece, sembra non aver esaurito affatto la sua vena di gentilezze.
Apro la scatola ed un meraviglioso abito appare in tutta la sua bellezza.
Se mio marito continuerà a comportarsi così per tutta questa stupida campagna elettorale, quasi quasi proporrò ad Assadi di andare a fare un viaggio insieme: sarà un’esperienza indimenticabile.
6.

Mio marito a casa non c’è nemmeno, è stata una precauzione inutile quella del vestito, trovo, invece, un suo biglietto con il quale mi comunica che è dovuto uscire presto per riunioni importanti: anche di domenica mattina? Comincia ad essere troppo.
Entro infuriata nella stanza da letto, mi spoglio e mi butto sul letto.
Dopo pochi istanti, quasi mi viene un colpo vedendo materializzarsi davanti a me Skorpio.
Lancio un piccolo urlo, poi lo riconosco e mi ricompongo coprendomi alla meglio.
Lui resta in piedi proprio davanti a me che cerco di coprirmi tirandomi su una vestaglia..
‘E tu che ci fai qui?’
‘Ti aspettavo, naturalmente’.
‘Come hai fatto ad entrare?’
‘Non pensi sia una domanda sciocca, sapendo per chi lavoro? Allora com’è andata stanotte, ti sei divertita, glielo hai fatto scoppiare l’uccello?’
‘Conosco poche persone più volgari di te’.
‘Lo considero un complimento: Raccontami tutto’.
‘Non c’è niente da raccontare: secondo me vi siete sbagliati, non credo proprio che sia un agente segreto. Non solo non sono riuscita a fargli dire nulla, quant’anche ha fatto e ricevuto solo telefonate di affari’.
‘Maledizione, è più furbo di una volpe, quello. Devi insistere, si deve fidare di te ciecamente, deve sapere che sei a sua completa disposizione e che può anche usarti per missioni minori. Chiamalo, devi rivederlo!’
‘E’ inutile è partito, torna domani pomeriggio, credo. Comunque mi ha già dato appuntamento per domani sera’
‘Cazzo! Devi avergli fatto bei lavoretti, di solito si stanca presto delle puttanelle che gli capitano a tiro. Va bene, marcalo stretto e vedi di farlo sbilanciare. Adesso vieni qui, questa storia mi sta facendo esaurire: fammi rilassare un po”.
Ciò dicendo si slaccia i pantaloni e tira fuori l’uccello avvicinandomelo alla bocca.
‘Ma per chi mi hai preso, fattelo fare da quelle puttanelle che frequenti o da tua sorella il pompino!’ .
‘Ma perché fai tante storie ogni volta? Ti sei fatta riempire tutti i buchi da quell’arabo di merda e poi fai la ritrosa con me. Mi sa che per errore ci finiscono lo stesso le tue foto all’università’.
Ma tutti a me capitano!
Mi rendo conto che ho a che fare con uno psicopatico e mi viene paura: capace che lo fa per davvero, mi sembra davvero senza scrupoli.
‘Non ho mai conosciuto un bastardo come te’.
‘Va beh, risparmiati il fiato e apri la bocca, anzi togliti quella biancheria che hai addosso: ti voglio vedere nuda’.
Meccanicamente eseguo i suoi ordini e mi spoglio completamente.
‘Cazzo che tette che hai!’
Poi gli prendo l’uccello in mano e inizio una lenta sega.
‘Piccola, le mani ce le ho anch’io: usa la bocca che è meglio’.
Andando per le spicce, mi prende per i capelli e mi tira verso il suo cazzo ancora moscio.
Apro la bocca e lo faccio entrare dentro.
Lentamente lo sento crescere, aumentare di volume, diventare grosso, ingombrante.
Poi sento la sua mano sulla figa.
‘NON TOCCARMI!! – gli urlo decisa ‘ tu non puoi e non devi toccarmi!’
‘Giuliana, adesso mi hai rotto proprio i coglioni. Stammi bene a sentire, finché questa storia non sarà chiusa e non avremo chiarito definitivamente la tua posizione, tu non sei in grado di dare ordini a nessuno, anzi dovrai solo fare tutto quello che dico io, è chiaro? Se ti dico di entrare in una caserma e farti fottere il culo da tutti i militari, tu lo dovrai fare, SONO STATO CHIARO?’
”””’
‘Ripeto, sono stato chiaro?’
‘Sì’ riesco a dire con un filo di voce, con le lacrime che già fanno capolino.
‘Vediamo se è vero che hai capito; girati che te lo spacco io adesso il culo!’
Ormai senza volontà, mi giro lentamente, sento che il suo uccello spinge verso il buchetto e, senza tante attenzioni inizia a spingerlo dentro.
E’ stato brutale, così grido per il dolore, provo a sistemarmi meglio e allargare il buchetto.
Lui spinge come una furia quasi a farmi pagare la colpa di essermi ribellata.
Mi fa male, però è indubbio che mi piaccia, per cui ogni tanto ti sfugge un gridolino: dio sono diventata proprio una troia!
‘Ti piace farti inculare, troia, ti piace vero farti spaccare il culo, vero!’
Sì, mi piace, non glielo direi mai, ma mi piace questa situazione di schiava obbediente.
Continua a sbattermi ancora per un po’, poi quando sente che sta per venire, si sfila dal culo, si piazza davanti a me e me lo ficca in bocca, quindi mi schizza tutta.
Dopo essersi fatto ripulire l’uccello ben bene dalla mia lingua, si riveste.
‘Non voglio trattarti male piccola, ma tu non farmi incazzare, non voglio diventare cattivo con te, capito? Ci sentiamo dopodomani, così mi racconti tutto. Comportati bene’.
Il giorno dopo, Assadi fa riavere il vestito, quindi avverto Gabriele che starò fuori città per tre giorni e che andrò a trovare una mia amica in campagna: da una parte sono veramente molto irritata con lui, dall’altra voglio avere le mani libere con Assadi senza dovermi preoccupare anche di dover trovare una scusa con mio marito.
Se Assadi sarà d’accordo potrò stare da lui, altrimenti andrò veramente da questa mia amica in campagna.
Vado a lavoro e nel pomeriggio, prima di lasciare l’Università, avverto la segreteria della mia assenza, poi preparo una borsa e curi la mia toilette; mio marito anche stasera è fuori e quindi non mi vedrà uscire di casa alle otto di sera così agghindata: farebbe fatica a credere che a quell’ora e vestita in quel modo sto andando in campagna da una amica.
7.

Alle otto meno dieci vedo che fuori casa c’è già la limousine, per cui, essendo anche io pronta, esco di casa e mi infilo in macchina.
Qui l’autista mi consegna un biglietto: è di Assadi.
– Mia Signora Ti prego di scusarmi. Imprevisti problemi di lavoro, abbastanza gravi, anche se non importanti come Te, mi costringono a ritardare in nostro incontro. Se potrai mai perdonarmi, ordina all’autista di accompagnarTi a casa. Io Ti raggiungerò appena riuscirò a liberarmi da questi noiosissimi fastidi. Nel frattempo Tu sarai la Regina della mia umile dimora e tutto il personale sarà a Tua disposizione. Se vorrai rilassarTi come l’altra sera nella nostra vasca, ho già dato disposizione ai miei camerieri di prepararTi il bagno e di assisterTi nel lavaggio. Purtroppo non sono in grado di assicurarTi a che ora potrò finalmente essere in Tua compagnia, ma, credimi, bramo dal desiderio di stare vicino a Te e di addormentarmi con il Tuo sorriso. Indegnamente Tuo M. A. –
Sono davvero irritata, tutti quei progetti, le mie solite fantasticherie e poi non si presenta all’appuntamento.
Mi butto di peso sul sedile dell’auto, la gonna che ho indossato, lascia subito scoperte le gambe.
Per quanto il biglietto dimostri l’attenzione che lui ha per me, mi secca molto dover passare delle ore forse, in una casa estranea e con gente estranea: e se in sua assenza fossero meno rispettosi della mia persona?
No, non è possibile, non credo proprio, Assadi non mi avrebbe consigliato di farmi preparare il bagno con i massaggi se non fosse stato più che certo della fedeltà del suo personale.
Intanto, però questo autista, mentre aspetta le mie decisioni, non sta smettendo di fissarmi le cosce.
Allora, per togliermi da quell’imbarazzo, prendo rapida la decisione: ‘Mi accompagni a casa del signore’.
Durante il tragitto, l’autista armeggia spesso con lo specchietto, probabilmente nella speranza di poter continuare ad ammirarmi le gambe.
La cosa mi diverte, per cui decido di giocare con lui e, con mosse studiate accavallo le gambe, avendo cura che lo spacco si apra ancora di più.
Lui, oramai ha un occhio sulla strada e uno sullo specchietto: purché non mi faccia fare un incidente, penso dentro di me.
Però intanto, scavallo le gambe e buttandomi sullo schienale, lascio che lui arrivi a vedere quasi il nero degli slip.
Arrivati a casa, l’accoglienza è analoga a quella del giorno precedente: manca solo lui, purtroppo.
Chiedo di poter andare nella camera di Assadi, così sistemo le robe che ho nella borsa in un armadio, poi resto in attesa guardando un po’ di televisione.
Bussano alla porta chiedendomi se voglio mangiare qualcosa, ma rispondo che aspetto il signore, allora, come da ordini ricevuti, mi dicono che, caso mai volessi fare il bagno, l’acqua è pronta.
Rimango da sola per un bel po’, poi vinta dalla noia, decido di fare il bagno.
Ho ancora scolpite nella mente le sensazioni di benessere che mi provocavano le attenzioni dei camerieri prima che Assadi mi saltasse addosso davanti a loro.
Esco dalla stanza e comunico al cameriere le mie intenzioni.
Subito lui mi precede verso la stanza da bagno, dove troviamo l’altro cameriere, sono gli stessi dell’altro giorno.
Deferenti aspettano le mie mosse.
Adesso che sono lì mi torna l’imbarazzo: è vero che mi hanno già vista nuda e persino anche per un po’ all’opera con Assadi, però adesso sono da sola e mi vergogno a spogliarmi davanti a loro.
Soprattutto provo vergogna per il fatto che mi hanno vista fare quelle cose sconce con Assadi davanti a loro.
Solo a pensarci divento rossa.
Poi mi decido e faccio scivolare le spalline del vestito.
Pronto uno dei due lo afferra al volo prima ancora che tocchi terra.
Rimango con la biancheria, mi guardo un po’ allo specchio prendendo tempo, poi mi decido, così mi libero del reggiseno e degli slip, anche questi raccolti immediatamente, quindi sempre più rossa dalla vergogna, mi infilo quasi di corsa nella vasca.
Anche stavolta il massaggio con quelle spugne speciali è davvero fantastico, mi rilassa e mi riconcilia con il mondo: sono felice di non essermi fatta bloccare da falsi moralismi.
Come l’altra sera, il massaggio, partito dalla schiena si sposta davanti e, senza alcuna malizia apparente, con la spugna mi massaggiano i seni, aggiungendo ai piaceri di prima anche una sorta di benessere fisico: non sono proprio eccitata, però se adesso ci fosse chi dico io’
L’imbarazzo diventa enorme, allorquando le mani scendono giù verso le parti più intime.
Vorrei fermarli, però sinora si sono comportati in modo impeccabile, non vorrei si offendessero e che la considerassero una mancanza di fiducia.
D’altra parte poi, tutto ciò mi piace da morire, quindi li lascio fare.
Non c’è morbosità negli sguardi, non c’è malizia nei tocchi e io mi sento davvero in paradiso.
Il bagno prosegue a lungo, io mi godo ogni momento di quella sensazione di benessere.
Poi quando decido di uscire, pronti mi offrono l’accappatoio e provvedono ad asciugarmi.
Non ci sarà morbosità, ma i loro tocchi, delicati anche nell’asciugarmi, mi stanno proprio eccitando.
Mi riaccompagnano in stanza e, vista l’ora, mi faccio portare qualcosa da mangiare.
Quando ho finito, tolgo l’accappatoio e solo allora mi viene in mente che non ho portato un pigiama (pensavo che non ne avrei avuto bisogno).
Non mi va assolutamente di rivestirmi, quindi, visto che fa caldo, rimango senza nulla addosso.
E’ così che, alle tre di mattina, quando rientra senza fare alcun rumore, mi trova Assadi che resta a lungo a guardarmi dormire, ammirando ogni particolare del mio corpo: il seno generoso e bello che si alza ritmicamente seguendo il respiro, le cosce lunghe e invitanti ed il sesso, quasi virgineo al quale è davvero impossibile resistere.
Prende le rose che mi aveva portato per farsi perdonare, toglie i petali e ad uno ad uno li lascia cadere sul mio corpo, fino, quasi a ricoprirmi tutta.
Con l’ultima rosa, anziché sfogliarla, mi sfiora delicatamente in mezzo alle gambe.
La reazione istintiva me le fa muovere quasi come a scacciare una mosca fastidiosa.
Lui insiste e ogni volta io provo a scacciare la mosca inesistente.
Alla fine apro gli occhi, non lo vedo subito dietro a me, ma vedo prima la rosa che prova ad insinuarsi dentro di me, poi i petali che mi ricoprono, quindi volto lo sguardo ed incontro i suoi occhi.
Gli butto le braccia la collo in un bacio appassionato e focoso.
Poi incontro i nuovo i suoi occhi e mi accorgi che hanno una venatura di tristezza.
‘Cosa c’è, amore mio, cos’hai?’
‘Nulla, ora che sono nuovamente insieme a te, nulla, ora sto bene’.
‘Non voglio vederti triste, dimmi che hai, faccio qualsiasi cosa per te, tu chiedi ed io la faccio, ma non voglio vederti triste’.
‘Non c’è nulla che possa fare, se non starmi vicino’.
‘Prova a raccontarmi, se vuoi; se non posso aiutarti, forse ti farà bene parlare: è un problema di soldi?’
Assadi sorride in modo amaro.
‘L’unico problema che non ho sono i soldi. Ne ho così tanti che potrei riempire questa casa di soldi, ma questo non mi renderebbe felice. I soldi sono la cosa più volgare che esista, eppure la gente pensa solo a quelli”.
“Oddio, un po’ li capisco…”
“Non mi dire che anche tu vorresti essere ricca, sfacciatamente ricca?’
‘A chi non piacerebbe”.
‘Ma cosa ne faresti tu dei soldi?’
‘Tu lascia stare, l’importante è averli, ché poi a cosa farci e a come spenderli ci penserei io’.
Resta come sorpreso dalla mia risposta.
‘Sono davvero così importanti per te. Ma tu sei un’intellettuale, una docente universitaria, non pensavo ti interessassero i soldi’.
‘Certo non vivo per i soldi, ma mi piacerebbe avere una casa come questa, tanto personale tutto a disposizione, non essere costretta a lavorare, poter viaggiare senza preoccuparmi di altro. Ogni donna sogna una vita come questa e molte donne sarebbero davvero disposte a tutto per vivere così’.
‘Vuoi dire che ogni donna farebbe di tutto per essere assai ricca’.
‘Eh beh, probabilmente sì’ rispondo io sinceramente.
“Quindi per te, tutte le donne sarebbero disposte a prostituirsi per vere tanti soldi…” conclude Assadi quasi parlando a se stesso, poi mi guarda a lungo, si toglie i pantaloni e con un gesto deciso, mi avvicina l’uccello moscio alla bocca.
E’ un gesto rapido, forte, che non mi aspettavo, il suo sguardo sembra duro, forse è rimasto deluso da questa mia risposta.
Certo che adesso, ed è la prima volta da quando lo conosco, mi sta trattando senza dolcezza.
Gli prendo l’uccello tra le labbra e cerco di risvegliarlo, operazione non facile, perché lui sembra non voler collaborare per niente.
Ho paura di aver rovinato tutto, per cui metto il massimo impegno nel risvegliare quell’uccello poco voglioso, infatti lentamente, sotto i sapienti colpi della lingua e delle mie labbra, finalmente comincia ad acquistare vita e a reagire; si ingrossa sempre di più fino a tornare alle dimensioni ragguardevoli che ben conosco.
Senza mollar quel cazzo ritrovato, provo ad alzare gli occhi verso di lui con la paura di cogliere nuovamente quell’espressione dura che non gli avevo mai visto; ha, invece, un’espressione di sofferenza mista a piacere.
Poi si stacca, mi fa girare e m infila il cazzo nella figa ancora non perfettamente lubrificata.
Inizia a stantuffare sbattendomi ogni colpo più forte, mentre io mi aggrappo alla spalliera del letto per non sbattere.
Quindi con piccolo urlo viene e mi sento riempire il ventre.
Dà ancora qualche colpo, quindi si accascia su di me.
Restiamo così, io faccia sotto, vorrei girarmi, mi pesa anche, ma ho paura di rincontrare quello sguardo, per cui non mi muovo.
Dopo un po’ è lui che si muove, si alza, si finisce di svestire e, rimasto completamente nudo, va al telefono, cosi come fatto già l’altra sera,.
Lo sento parlare in arabo, ma parla piano ed è anche distante da me perché possa capire qualcosa.
Ogni tanto guarda dalla mia parte, ma nessuno di quegli sguardi ricorda quelli con cui lui mi ha guardato solo fino a pochi minuti fa.
Finita la telefonata si avvicina a me.
‘Vorresti davvero diventare così ricca da poterti permettere una vita come questa?’
‘Non lo so, non lo so più. So solo che voglio stare con te’.
‘Lo hai detto tu ogni donna lo desidera e molte sono disposte a tutto. Non hai che da dirmelo’.
Dopo una lunga pausa nella quale ho cercato di pensare alla risposta giusta, gli chiedo: ‘Che vuoi che ti risponda, dimmelo tu’.
‘Non posso rispondere per te’.
‘Cosa dovrei fare?’.
‘Prima volevi sapere perché ero nervoso, bene te lo dico: grossi problemi per una importantissima questione di affari; ora se vuoi fare qualcosa per me e diventare ricchissima, ne hai la possibilità’.
‘Ma non mi hai detto cosa devo fare?’.
‘Una cosa che tutte le donne fanno a volte e che, in fondo, hai fatto anche tu con me: andare con uno sconosciuto, anzi due’.
Lo guardi smarrita, non può avermi detto questo, inizio a tremare, la rabbia monta dentro di me, poi finalmente riesco a parlare e gli dice gridando: ‘Ma mi hai preso per una puttana, come ti permetti, ma lo sai con chi stai parlando?’
‘Sei una docente universitaria, sei belle, intelligente e ti piacciono anche i soldi, per quello te lo propongo, sei insospettabile, quindi la persona giusta per fare quello che devi fare’.
‘Ma fare cosa?’ rispondo quasi gridando.
‘Prima dammi la risposta. A proposto, per te ci sarebbe 3 milioni di euro’.
‘Quanto?’
‘Hai capito bene, quindi pensaci prima di darmi una risposta. Ti lascio per qualche minuto, io vado di là’.
Rimasta sola, scoppio a piangere: come mi è venuto in mente di parlare in quel modo dei soldi, quando mai mi hanno interessato i soldi? Lui ora mi disprezza, è palese, e ho la consapevolezza che non potrò mai riconquistare la sua stima e considerazione: avrei potuto trascorre tre giorni da sogno in sua compagnia ed invece ora mi ha trattata da puttana e mi ha proposto di continuare a farlo.
Che devo fare ora?
L’istinto è quello di raccogliere le mie cose e di andarmene.
Poi mi viene in mente che c’è quell’altro problema e che ho ancora un compito da portare a termine, per cui non posso mollarlo adesso e non rivederlo mai più: allora dovrà accettare quella cosa orribile che mi ha proposto? D’altra parte Skorpio mi aveva detto che avrei dovuto essere pronta ad accettare tutte le sue richieste: chissà se intendeva anche questo?
Sarò dunque costretta ad accettare la sua proposta: chissà che dovrò fare per 3 milioni di euro?
Quando dopo una decina di minuti rientra, rassegnata ho già deciso cosa rispondergli.
Lo guardo, è ancora nudo, vorrei che mi saltasse addosso e mi scopasse come aveva fatto l’altra sera.
‘Allora?’
Non parlo.
‘Cos’hai deciso?’
‘Se tu vuoi che io faccia questo, lo farò. Ma lo farò per te non per i soldi’.
Un sorriso ironico si disegna sul suo viso: quant’è diverso ora dall’Assadi che ho conosciuto.
Versa da bere in due bicchieri, me ne offre uno, poi mi dice: ‘E’ una questione di affari. Si tratta di due fratelli, due imprenditori, sono estremamente diffidenti e pochissime persone sono riuscite ad entrare dentro casa loro, tra l’altro molto ben sorvegliata. Non riusciamo a concludere un affare molto importante con loro; temiamo ci sia qualche ditta concorrente in mezzo, per cui vorremmo inserire una microspia in casa loro, così da poter ascoltare le loro reali intenzioni e fargli un’offerta adeguata’.
‘Ma è illegale!’
‘Non usare parole improprie. Gli affari sono affari e negli affari non ci sono cose illegali, è tutto permesso e poi sono loro che stanno giocando sporco tirando il prezzo a dismisura solo perché hanno il coltello dalla parte del manico. Diciamo che così facendo, proviamo a riequilibrare le cose’.
‘E io che dovrei fare?’ chiedo timorosa, conoscendo già la risposta.
‘Dovresti farti invitare a casa loro’
‘Perché non lo chiedi a qualche puttanella? Ne troveresti a migliaia di ragazzette strafighe disposte a fare lavori come questo per molto, ma molto meno’.
‘Non è un linguaggio che ti si addice, questo. Comunque loro, i gemelli, sono molto diffidenti, come ti dicevo e non permetterebbero mai a gente sconosciuta di entrare a casa loro. Per cui domani tu vieni con me ed io ti presento a loro. Quando sapranno che sei docente universitaria, abbasseranno un po’ la guardia: sono dei frustrati, ossessionati dalla loro mancanza di cultura, per cui sono molto sensibile alle belle donne di alto livello sociale. Sta a te poi far nascere in loro il desiderio. Non ti mancano i mezzi né le possibilità: sei bella, hai uno splendido corpo, hai una classe naturale, tutte cose che agli uomini piacciono molto’.
‘Fino a ieri piacevano anche a te, mi pare’.
‘Già, ma ora siamo in affari e come si sa, gli affari sono affari e vengono prima di ogni altra cosa. Dunque se li avrai colpiti, loro assumeranno informazioni su di te e, quando si accerteranno che tu sei davvero una persona insospettabile, ti inviteranno a casa loro. A questo punto tu, dopo averli fatti addormentare, dovrai attaccare sotto il tavolo della cucina, una microspia che io ti darò’.
‘Devono essere affari grossi per essere disposti ad investire 3 milioni di euro’
‘Sì, molto, molto grossi, 3 milioni di euro sono pulviscolo, qui parliamo nell’ordine di miliardi di euro. Adesso basta, però è quasi l’alba e devo dormire almeno un paio d’ore. Ne parliamo domani. Buonanotte’.
Così dicendo, si sdraia sul letto, si mette di fianco dandomi le spalle e si addormenta, mandando definitivamente a dormire anche le mie illusioni sul principe azzurro trovato.
8.

La mattina dopo, ci sveglia la cameriera portandoci la colazione a letto.
E’ una ragazza minuta, assai carina e, con una punta di gelosia, penso che sicuramente lui se la sarà scopata, anche perché rimane lui completamente nudo davanti a lei che non sembra scomporsi affatto.
Mi alzo e noto che, a differenza degli altri camerieri maschi, proprio lei che è una donna sembra notare la mia nudità e avverto un filo di imbarazzo.
Poi Assadi mi invita a sedermi al tavolino che c’è nella stanza, così faccio colazione completamente nuda, assistita da una cameriera che, di tanto in tanto, continua a fissare il mio corpo.
Lui, sempre senza nulla addosso, armeggia al telefono dando ordini secchi e comandi che spesso non capisco.
Poi, chiama uno dei suoi fedeli domestici e sento che gli ordina di andare a comprare dei vestiti per me, vorrei dirgli che non è necessario, ma poi mi toccherebbe spiegargli che conosco l’arabo.
Assadi sembra tornato gentile verso di me, però è una gentilezza fredda, formale, professionale, diversa da quella che mi aveva conquistato.
Nel corso della colazione fa un paio di telefonate dove dice, sempre in arabo, di ‘aver trovato il sistema e di avere sotto mano la donna giusta’.
Poi, mentre continuo la colazione, batte le mani e lesto entra un cameriere mai visto prima.
Dovrei esserci ormai abituata, ma non riesco ad evitare di sobbalzare pensando che sono completamente nuda.
Mi rendo conto, però, che alzandomi per mettermi qualcosa addosso, mostrerei ancora di più la mia nudità, per cui decido di restare seduta coprendomi sommariamente portando il tovagliolo al petto.
Poi mi annuncia che stanno per arrivare dei vestiti per me, così posso, finalmente dirgli che non ne avevo bisogno, poiché avevo portato con me una borsa con abiti di ricambio.
‘Hai lasciato tuo marito?’.
‘No, semplicemente pensavo che noi due stessimo bene insieme, così volevo trascorrere qualche giorno con te, ma evidentemente mi ero illusa. Succede a noi donne, sai?’.
Lui sembra colpito da questo fatto, non parla più per tutta la durata della mia colazione, poi, quando abbiamo finito, mi dice: ‘Se non te la senti, non preoccuparti, forse sono stato uno sciocco a farti quella proposta, non voglio che tu faccia qualcosa di cui poi un giorno potresti pentirti, pensando al fatto di essere stata pagata per andare con qualcuno’.
Non so cosa rispondere, so per certo, però, che qualunque cosa accada, lui non potrebbe mai più guardarmi come mi guardava l’altra sera.
‘Ho promesso di fare qualsiasi cosa tu mi avessi chiesto. Ho visto stanotte il tuo sguardo preoccupato, per cui se comportandomi come una donnaccia, io potrò esserti di aiuto, lo farò ben volentieri’.
Ancora una volta lui sembra sul punto di mandare tutto all’aria, ma in quel momento squilla il telefono.
Lui si alza, risponde agitato, poi chiude, viene da me, mi prende la mano e mi fa alzare: ‘Vieni, è tardi dobbiamo andare, tra un’ora abbiamo appuntamento con i due fratelli’.
I vestiti sono già pronti, ne ho da scegliere tra cinque, uno più bello dell’altro.
Devo decidere in fretta, poi mi preparo con la morte nel cuore, so che mi sto allontanando per sempre da lui, so che questa è l’ultima volta che metterò piede in questa casa e la cosa mi strazia il cuore.
Salgo sulla macchina e per tutto il viaggio, né io, né lui diciamo una sola parola.
E’ un silenzio che mi uccide.
Arrivati in club privato, scopro che i due fratelli gemelli, sono in realtà uno la copia dell’altro: assolutamente identici, fatti in fotocopia.
Questi due fratelli sono decisamente due tipi che non mi piacciono affatto, né fisicamente, né dal punta di vista comportamentale.
Sono due omaccioni, corpulenti, alti, con grasso in eccesso, sopracciglia folte e mani viscide (che brutta senza sensazione quando le ho strette per salutarli).
Mi squadrano come se fossi della merce esposta in vetrina.
Assadi parla con loro, poi mi presenta.
Aveva ragione lui, quando gli dice che sono una docente e che ho una cattedra universitaria, il loro atteggiamento cambia un po’.
Sembrano più rispettosi della mia persona, anche se non smettono di avere uno sguardo laido che francamente mi infastidisce.
Come da ordini ricevuti, cerco di colpire la loro fantasia, con atteggiamenti un po’ provocanti, ma provo un senso di ribrezzo all’idea di dover avere contatti con due porci come loro, non c’è nulla in loro che mi attragga almeno un po’.
Per darmi forza penso che almeno potrò guadagnarci una cifra che mi sistemerà per il resto della mia vita: lascerò l’università, così smetterò di essere soggetta a biechi ricatti per il mio piacere del sesso che altri, a mia insaputa, fotografano per loschi motivi: le mandassero pure all’Università le foto, cosa me ne frega a me. Forse lascerò anche mio marito; forse mi trasferirò in un’isola tropicale.
Certo che, però, mi sento proprio una prostituta, disposta ad andare con persone come quelle per soldi.
Oddio una puttana molto ben pagata, a dire il vero, però sempre da puttana mi sto comportando.
Per contro, se non lo facessi, ci sono quelli dei servizi segreti capaci di rompermi le scatole per non aver assecondo i loro piani.
I tre, intanto stanno parlando di affari, non trascurando di lanciarmi occhiate che sono tutto un programma ma, malgrado io cerchi di capire qualcosa, il centro della discussione sono sempre i soldi, non parlano quasi di altro.
Poi scusandosi con me, Assadi e uno dei fratelli si allontano continuando la discussione lontano dalle mie orecchie.
Il fratello rimasto cerca di attaccare bottone con me e mi tocca fare la gentile verso di lui provocandolo anche con battute che non sono certo da me.
Dopo una mezzora, finita la discussione, Assadi viene a prendermi e , dopo esserci congedati dai due che mi hanno salutato con un ammiccante sorrisetto che mi fa venire il voltastomaco, io e Assadi usciamo dal locale..
Appena fuori, resto sola con Assadi per pochi minuti, perché lui dice di avere da fare e mi saluta.
‘Mia dolce Giuliana, è stato davvero bello conoscerti, impegni mi costringono a lasciarti. Mi pare che tu li abbia colpiti, come dubitarne d’altra parte. Sono certo che entro un paio di giorni i due si faranno vivi con te. Non sembrare smaniosa di accettare il loro invito, fatti pregare un po’.
Appena succede chiama il mio segretario, questo è il numero; manderò un mio uomo da te con la scusa di restituirti la borsa con i vestiti che hai lasciato a casa mia e ti darà istruzioni su come installare la microspia. Assieme alla borsa ed alla microspia, avrai anche un assegno intestato a tuo nome che potrai incassare a operazione conclusa.Probabilmente la nostra “amicizia” poteva avere sviluppi diversi e sono terribilemnte rammaricato che ciò non sia avvenuto e che le cose siano andate diversamente da come avevi immaginato
Mi auguro, comunque, di avere il piacere di poterti rivedere presto. Ti faccio accompagnare a casa dal mio autista’.
So perfettamente che non ci rivedremo mai più, per questo ho un magone dentro.
‘Grazie, non ti preoccupare, preferisco prima fare due passi a piedi, poi tornerò a casa in taxi. Grazie di tutto, a presto’.
Quando si allontana, le lacrime iniziano a scorrere copiose ed una tristezza infinita mi assale.

9.

A casa, inaspettatamente trovo mio marito, anche se è sul punto di uscire; vede il mio volto segnato e si preoccupa per me.
Mi chiede come sto, come mai sono tornata prima del previsto, cosa mi è successo per avere quella faccia.
E’ pieno di premure e di attenzioni, mi commuove, quasi.
Provo a rassicurarlo che è tutto a posto, ma lui non vuole lasciarmi, anzi mi dice che annullerà tutti gli impegni per stare vicino a me.
L’ultima cosa che voglio adesso è avere qualcuno tra i piedi: voglio restare sola, per cui sfoderando un sorriso lontanissimo dal mio stato d’animo, cerco di convincerlo a uscire, che sto bene e che ho solo un leggero mal di testa.
Lui non sembra molto convinto, però cede alle mie insistenze ed esce.
Rimasta da sola mi metto in libertà, indosso la vestaglia e cerco qualcosa da fare per non dover pensare.
Ma la mia solitudine dura ben poco, come un fantasma avverto una presenza alle mie spalle, mi volto ed ho un sussulto: è Skorpio.
‘Ma non puoi provare ad entrare in casa mia come tutte le persone normali bussando alla porta?’ gli dico tirandomi un po’ la vestaglia aperta.
‘ Ciao piccola, come va? Ehi che faccia scura, che ti è successo?’.
‘Nulla, non mi è successo nulla, non incominciare anche tu adesso. E non chiamarmi piccola!’.
‘D’accordo. Allora come è andata?’
‘Sono sempre più convinta che abbiate preso una cantonata: è un uomo d’affari e ad alto livello anche’.
‘Abbiamo visto che sei uscita con lui e che siete entrati in un appartamento dove c’è un locale, credo un club privato, probabilmente per incontrarvi con qualcuno. Purtroppoil locale è blindato e non abbiamo potuto piazzare nessuna microspia, poi lui è sempre seguito da un sacco di suoi uomini, per cui siamo dovuti restare lontani. Chi c’era? Noi non abbiamo visto uscire nessuno, forse c’era qualche uscita secondaria. Allora, chi avete incontrato?’.
‘Non so bene chi siano, erano 2 gemelli, mi pare abbiano detto gemelli Andretti’.
‘COSA? CAZZO, BINGO! Abbiamo fatto centro piccola, lo sai chi sono questi fratelli?’
‘No’
‘Sono due pezzi grossi del centro che fornisce le apparecchiature elettroniche ai nostri servizi segreti: evidentemente hanno deciso di vendere i nostri codici di accesso: sarebbe un disastro per noi e per la nostra sicurezza. Di che hanno parlato e lui cosa che ti ha chiesto di fare?’.
‘Ma, ‘ ma allora è davvero invischiato in storie di spionaggio!’
‘E ad altissimo livello, anche’.
‘Non ci posso credere”
‘Faresti bene a farlo: allora?
‘Hanno parlato quasi esclusivamente di soldi, poi lui si è allontanato con uno dei due, infine mi ha detto che devo aspettare di essere contattata da loro per essere invitata nella loro casa per ‘. insomma, hai capito e lì dovrà piazzare una microspia che lui mi farà avere’.
‘Non mi dire che ti ha detto di scopare pure con loro; a quanto pare chiunque ti incontra non può fare a meno di chiederti di scopare con altri: deve essere la faccia che ispira’
‘La vuoi smettere?’
‘Comunque non credo la cosa sia fattibile anzi è estremamente difficile, visto che loro hanno una vera e propria fobia, per cui non fanno entrare quasi mai nessuno in casa loro: sono diffidenti all’ennesima potenza’.
‘Infatti. Però lui gli ha detto che io sono una docente universitaria, così loro non sospetteranno di me e secondo Assadi mi faranno entrare’.
‘E’ furbo l’amico: può anche darsi che funzioni’.
Mi sento tramortita, confusa, è davvero una spia, dunque, mi sento crollare il mondo addosso una seconda volta, anche se ora per altri motivi.
Skorpio è invece incontenibile.
‘Bene bellissime notizie, questa è la volta buona che incastriamo non solo lui, ma anche gli insospettabili fratelli. Da quei bastardi non me lo sarei mai aspettato. Piccola, mi dispiace, mi piacerebbe avere il mio pompino quotidiano, ma le notizie che mi hai dato sono troppo importanti, devo correre. Ma non preoccuparti, recupereremo con gli interessi un’altra volta’.
‘Prova a fartelo mettere in culo!’
‘No, mi piace di più metterlo a te nel culo e anche a te non dispiace, vero?’
‘Fatti fottere’.
‘Mi faccio sentire io, piccola, ciao’.
Rimasta sola, mi scorre un film davanti: dunque allora era vero il fatto che lui è una spia.
Per questo sono disposti a pagarmi milioni di euro (a Skorpio non ne ho fatto cenno, non era il caso), con i codici di accesso sarebbero in grado di controllare i servizi segreti italiani e forse europei.
Dopo mezzora durante la quale sono rimasta come tramortita, sento armeggiare alla porta: non sarà mica di nuovo Skorpio venuto a reclamare la scopata mancata.
Sono pronta ad accoglierlo male, quando con mia grande sorpresa, vedo comparire dalla porta tuo marito.
‘Cosa ci fai tu qui?’.
‘Come potevo andare in giro e lasciarti da sola, dopo aver visto la tua faccia. Ho disdetto tutti gli impegni. Allora me lo vuoi dire cosa è successo?’.
‘Te l’ho detto non c’è nulla sono solo un po’ stanca ed ho questo brutto mal di testa’.
‘Sdraiati sul letto che ti faccio un massaggio come ai vecchi tempi: da quant’è che non te ne faccio uno?’
E’ una vita ormai, da quando abbiamo avuto quella digressione con Lucas e Marie, non è successo più nulla di strano che ci vedesse coinvolti assieme.
Io ho avuto le mie scopate occasionali senza farlo sapere a lui e, probabilmente anche lui, dopo aver ‘assaggiato’ Marie, avrà cercato di ripetere l’esperienza con qualcun’altra.
Ma tra di noi non si è più ricreata quella complicità che ci ha portato a avere un rapporto così libero com’era successo in quei giorni.
Ho voglia di stare da sola, però non posso cacciare di casa Gabriele senza una scusa, allora mi tolgo la vestaglia e mi stendo sul letto pancia in giù.
Lui mi sgancia il reggiseno, poi mi spalma una crema e mi fa un massaggio rilassante partendo dalle spalle.
Mi lascio andare, e, finalmente, dopo ciò che ho scoperto su Assadi, comincio a rilassarmi e a provare piacere per il fatto che in questo momento Gabriele si preoccupi per me.
Come spesso succedeva nel passato, Gabriele dal massaggio distensivo, passa direttamente al massaggio eccitante.
Allunga le mani sempre più vicino alle tette e io lo lascio fare.
Sento che poi abbassa i miei slip e alzo i fianchi per favorire la manovra, e mi sfiora con delicatezza il culo.
Poi mi fa girare e il massaggio si trasferisce direttamente alla tette.
Da quanto tempo non facciamo l’amore: troppo, davvero.
Gli allento frenetica la cravatta, poi gli tolgo la camicia ed i pantaloni.
Tiro fuori l’uccello e lo accarezzo.
Non dà, almeno immediatamente, le reazioni che mi aspettavo, allora mi chino verso di lui e lo prendo in bocca.
Ecco che finalmente si rianima.
Lo faccio sdraiare e mi stendo su di lui senza mollare il suo cazzo che nella mia bocca continua a crescere.
Mi sistemo nel classico sessantanove e offro alla sua bocca la figa.
Lo conosco bene e, quando mi rendo conto che è pronto, mi sposto e mi calo su di lui, sedendomi sul suo uccello, nella posizione che entrambi preferiamo.
Mi muovo sopra di lui e Gabriele, con l’esperienza che deriva dai tanti anni di tante scopate insieme, sa come muoversi per aumentare il mio piacere.
Quando si accorge che sto per venire, accelera ancora di più i colpi per venire assieme a me, cosa che riesce a fare e, quasi all’unisono, rantoliamo per il piacere.
Distesi uno a fianco dell’altra, rimaniamo in quello stato a lungo, mentre lui mi liscia i capelli in un gesto che mi fa tanta tenerezza e mi riporta indietro con gli anni.
Il resto della giornata scorre tranquillo con Gabriele che ha sempre cura di me e io che per un giorno dimentico la mia spy-story.
10.

La parvenza di serenità dura anche per i due giorni successivi, durante i quali posso dedicarmi all’università, in questo periodo che dovrebbe essere di intensa attività prima dell’ultima sessione estiva.
Ovviamente dentro di me so perfettamente che da un momento all’altro arriverà presto qualche chiamata a catapultarmi dentro la storia, o da Skorpio, o dai fratelli, o da Assadi (magari! non mi sono innamorata di lui, però è indubbiamente rimasto nel mio cuore, soprattutto non mi do pace per il brusco e repentino suo cambio di atteggiamento).
Infatti, non mi sorprendo, quando ricevo una telefonata.
‘Buon giorno, professoressa, sono Gino Andretti, si ricorda ci siamo conosciuti l’altro giorno, lei era in compagnia di quel signore arabo’.
Mi ricordo, certo che mi ricordo, come posso dimenticare quei due esseri viscidi, anche la voce è melliflua.
‘Sì, mi pare, se non sbaglio ha un gemello’.
‘Esatto. Senta mi scusi se la disturbo a casa, ma io e mio fratello volevamo parlarle. Ci farebbe piacere se riuscisse a venire qui da noi stasera’.
E’ fatta!
So, però che non devo insospettirli, perciò mi comporto come farei di solito in questi casi.
‘Prego, mi può dire per telefono, o domattina in facoltà, se vuole’.
‘E’ una faccenda assai delicata, preferiremmo parlarne di persona e in ambiente tranquillo. La prego, tra l’altro davanti ad una buona cena si parla anche meglio di argomenti difficili come quello che dobbiamo trattare’.
‘Beh, mi anticipi qualcosa, non può lasciarmi sulle spine’
‘Riguarda il suo amico Assadi. Comunque ne riparliamo stasera’.
Cerco di apparire poco interessata.
‘Guardi non so cosa abbia da dirmi sul signor Assadi, ma non ho una grande curiosità a riguardo; in ogni caso stasera sono impegnata non posso proprio’.
‘Mi lasci insistere, io e mio fratello Franco avremmo davvero piacere di poterla incontrare. E importante. Se stasera è impegnata possiamo fare domani’.
‘Non so se domani sarò libera. Facciamo una cosa, mi richiami domani all’ora di pranzo, così le saprò dire’.
‘A domani allora. Arrivederci’.
Bene l’aggancio è avvenuto.
Ora non mi resta che contattare Assadi.
Telefono al suo segretario e gli dico ciò che lui aspettava di sapere.
Dopo dieci minuti ricevo una telefonata.
La voce la conosco ormai bene è di Skorpio.
‘Allora, piccola, ci siamo, l’appuntamento è per domani”.
Era ovvio che io avessi il telefono sotto controllo.
‘Non ti si può nascondere niente”.
‘Bene, mi farò sentire per darti le istruzioni’.
Quando la sera torno a casa, il tempo di chiudere la porta, sento subito suonare.
Apro e vedo un uomo di Assadi (l’avevo già incontrato alla villa) mi consegna la borsa con i miei vestiti assieme agli altri quattro che aveva fatto acquistare quella mattina e che avevo lasciato lì, e in più c’è un pacchettino che apre, mostrandomi la microspia che c’è contenuta e spiegandomi come si applica sotto il tavolo in cucina, dove ho avuto istruzioni di piazzarla.
Nel pacchetto, c’è anche una busta indirizzata a me.
Quando rimango da sola la apro e trovo un assegno a mio nome di tremilionidieuro!
La data sull’assegno è spostata di una settimana: ovviamente vorranno che la missione vada prima a buon fine; poco male.
C’è un bigliettino lo accompagna.
– Perdonami se ho scelto te per un compito così ripugnante. Mi auguro che quanto contenuto su quell’assegno possa ricompensare, almeno in parte, l’aspetto sgradevole di questo lavoro. Tuo servo M. A. –
Nervosamente nel corso della serata, faccio le prove col tavolo della mia cucina, per imparare il meccanismo per fissare la microspia, fino a che non rientra mio marito.
A letto non riesco a prendere sonno, sono nervosa, sia per la missione del giorno dopo, sia per il fatto che da questa missione dipende il mio futuro: se tutto va come mi auguro, domani sarò scagionata dai servizi segreti, riavrò le mie foto e, fatto non secondario, tra una settimana sarò ricchissima.
Il giorno dopo torno a casa dall’università per pranzo aspettando la telefonata dei gemelli che puntualmente arriva.
Mi faccio pregare ancora un po’, poi alla fine accetto di vederli per questa stessa sera.
‘Professoressa la ringrazio anche a nome di mio fratello. La aspettiamo alle sette a casa nostra’ e mi dà l’indirizzo.
Solo l’idea dei soldi, mi fa vincere la ripugnanza di ciò che sto per fare.
Chissà, se sarò fortunata potrei riuscire a piazzare la microspia e andarmene prima che la situazione diventi brutta per me: in fondo mi pagano per fare quel lavoro senza destare sospetti, mica ho l’obbligo di dovermeli scopare per forza.
Nel tardo pomeriggio, sollevata un po’ da questi pensieri, mentre sono assorta a preparare il bagno e predispongo gli oli profumati che uso in queste occasioni, avverto una presenza alle mie spalle; questa volta non mi meraviglio più di tanto quando voltandomi vedo il sorrisetto ironico di Skorpio.
‘Allora piccola, sei pronta per la missione?’
‘E tu sei pronto a restituirmi le foto?’
‘Quanta fretta. Appena avremo messo le mani su Assadi e sui gemelli, sistemeremo quella faccenda’.
‘Che vuol dire, se qualcosa dovesse andare storto non per colpa mia, le foto le voglio lo stesso!’.
‘Poi ne riparliamo. Adesso stammi bene a sentire: questa è una nostra microspia, dovrai piazzare anche questa in casa loro. Stai attenta, però, non devi metterla vicino alla loro, altrimenti creerà delle interferenze. Dovrai trovare un posto ad almeno 5 metri dall’altra microspia. Con questa li sentiremo anche respirare i due fratelli e, se saremo fortunati, sentiremo e registreremo anche gli accordi con Assadi. Capito tutto? Sai che mi mancherai quando sarà finito tutto? Mi sa che verrò a trovarti lo stesso: a te non dispiace, vero?’.
‘Tu provati e ti farò trovare i Carabinieri’
‘Non ti dimenticare che sono io dalla parte della legge. Ma perché fai tutte queste storie con me. Io quando ti vedo mi sento sempre ribollire tutto: guarda me lo fai venire duro solo a parlarti’ così dicendo tira fuori l’uccello mostrandomelo.
‘Ma tu sei malato, metti via quel coso se non vuoi che mi metta a gridare’.
‘Piccola, non abbiamo molto tempo, ti devi preparare e farti bella per quei porci dei fratellini: devi ammettere che se hai il fegato di scopare con loro, dovresti essere ben felice di fare un pompino a me. Su sbrigati, non voglio ripeterti le cose che ti ho detto l’altro giorno’.
Così dicendo, con un gesto deciso, Skorpio mi fa inginocchiare. Devo ammettere che ha ragione dovrò farlo con quei viscidi gemelli, almeno lui è davvero un bel ragazzo, volgare certo, ma niente male, per cui, un po’ rassegnata, non resta altro da fare che prenderglielo per l’ennesima volta in bocca.
Lui sembra godere particolarmente nel vedermi in ginocchio ai suoi piedi in forzata adorazione del suo cazzo.
Ad un certo mi fermo: ‘Aspetta che mi tolgo il vestito, non voglio che me lo rovini con le tue schifezze’.
Rimango in slip e reggiseno e mi riabbasso per riprendere da dove avevo interrotto.
‘Aspetta, ferma non farmi venire, voglio scoparti il culo ricordi l’altro giorni te l’ho promesso e non sia mai detto che io non mantengo le mie promesse!’.
‘Lasciami stare, ti prego, per favore”
Implacabile, lui mi fa girare, mi fa appoggiare al bordo della vasca del bagno, mi sfila gli slip, mi allarga le gambe e appoggia il suo uccello direttamente sul buchetto.
Poi, visto che la penetrazione è un po’ difficoltosa, stavolta prende la bottiglietta dell’olio che stavo preparando, lo cosparge sul dito, quindi me lo infila dentro per lubrificare ben bene il buchetto.
Poi ne cosparge un po’ sul suo uccello, quindi con rabbia, quasi con forza, mi sodomizza.
L’inculata sembra non avere mai termine, si muove avanti e indietro con foga, sussurrandomi all’orecchio oscenità di ogni tipo, per cui alla fine l’eccitazione prende il sopravvento: mi sta letteralmente rompendo il culo e mi piace.
Alla fine scarica il suo sperma dentro di me, quindi, senza dire più neanche una parola, mi dà un bacio dolce sui capelli, poi mi lascia a terra con il culo ancora slabbrato e se ne va.
Ci vuole un po’ prima che mi riprenda.
Che strana che sono, Storpio mi sta praticamente violentando da diversi giorni, ma adesso sapere che la storia sta per finire e che non lo rivedrò mai più, mi dispiace quasi: sono diventata davvero una troia.
Poi finisco di preparare il bagno e mi abbandono alle carezze dell’acqua.
11.

La sera prendo un taxi (non tutti sono come Assadi che mi ha mandato la limousine sotto casa) e vado all’indirizzo che ho ricevuto.
I due fratelli mi accolgono bene.
Alcune frasi di circostanza, poi gli chiedo il perché di quell’incontro.
‘Ci scusi se l’abbiamo fatta venie qui, ma fuori anche le mura hanno orecchie. Se non siamo indiscreti, che rapporti ha con il principe Assadi?’
‘A parte che ritengo che questi non siano fatti che vi possano o vi debbano interessare. Tuttavia, voglio rispondervi lo stesso: nessun rapporto. L’altro giorno al bar ci siamo urtati ed io mi sono sporcata tutta. Lui è stato gentilissimo, mi ha invitato a cena e poi ci siamo rivisti anche il giorno dopo quando abbiamo incontrato voi. Perché questa domanda?’.
‘Sa noi dobbiamo concludere degli affari con lui, ma non lo conosciamo bene, per cui speravamo che lei potesse darci qualche indicazione sulla sua affidabilità’.
‘Mi dispiace, ma come vi ho detto lo conosco appena, quindi non credo di potervi essere utile. Che tipo di affari tratta il principe?’.
‘Niente è un industriale, si interessa di import-export’.
‘ Se aveste avuto la cortesia di venirmi a trovare in facoltà, queste informazioni ve le avrei date già da qualche giorno senza dover venire qui stasera’ rispondo in modo abbastanza freddo
‘Sì forse ha ragione, ma sa com’è la discrezione non è mai troppa in questo campo. Comunque lasciamo stare questi discorsi, visto che purtroppo lei non ci potrà essere di aiuto; dal momento che è qui, pensiamo a goderci la cena che abbiamo fatto preparare per lei’.
La serata scorre tranquilla, ogni tanto i due si lasciano andare a qualche volgarità, ma sino a questo momento nulla di più: sono una professoressa, per cui temono le mie reazioni.
Hanno un chiara soggezione e un senso di inferiorità nei miei confronti e a la cosa mi piace da morire.
Tutto va per il verso giusto, visto che, in un momento di assenza dei due, sono riuscita a piazzare la microspia di Skorpio sotto il tavolinetto in salotto.
Adesso non mi resta che trovare una scusa per andare in cucina e piazzare l’altra, poi i tre milioni di euro saranno miei senza che debba andare con questi maiali.
Cerco più volte nel corso della cena di andare in cucina con la scusa di prendere qualcosa o offrendomi di portare i piatti sporchi, ma i due, pur essendo maiali, si comportano da perfetti padroni di casa non facendomi mai alzare da tavola.
Mi trattano bene, anche perché vogliono portarmi a letto, si vede lontano un miglio.
Ci trasferiamo sul divano, uno si siede vicino a me, l’altro sulla poltrona di fronte.
Cominciano con delle barzellette sconce (alcune in verità abbastanza carine).
Poi continuano con ammiccamenti, i loro discorsi sono adesso più audaci.
Io non li assecondo, ma decido comunque di non mostrarmi scandalizzata o altro.
Il mio atteggiamento li spinge ad essere sempre più espliciti, fino a farmi capire che andare con due gemelli, essendo praticamente identici, è come fare l’amore raddoppiando le possibilità.
Un discorso del tipo paghi uno, prendi due.
In altri momenti discorsi di questo tipo mi avrebbero fatto andare in bestia, mi sarei indignata come donna e arrabbiata molto, adesso, invece, devo abbozzare, facendo finta che mi divertano e che mi interessino anche.
Altri due tentativi di intrufolarmi in cucina sono vani.
I due gemelli prendono sempre più confidenza, al punto che Franco, il gemello seduto vicino a me, a commento di una barzelletta, poggia, con noncuranza una mano sulla mia spalla.
Mi rendo conto che, purtroppo, per andare da sola in cucina dovrò aspettare che i due fratelli dormano e questo significa che dovrò purtroppo passare la notte con loro.
Ho una dignità, però da difendere, quindi decido, prima di cedere, di non sembrare un donna facile.
Quando Franco fa scendere la sua mano accarezzandomi il braccio, mi scosto, dicendo: ‘Per favore, ragazzi, vi prego di smetterla, siete una piacevolissima compagnia, ma vi prego non andiamo oltre, soprattutto devo smetterla di bere, mi conosco, se bevo ancora un po’ poi non capisco più nulla’.
Bene l’esca è lanciata, ora sono più che certa che i due faranno di tutto per farmi bere, solo che devo stare attenta, non posso ubriacarmi, ho una missione da compiere e devo restare più che mai lucida.
‘Come vuole, cara professoressa, anzi, che ne dice di passare al tu?’.
‘Per me va bene, odio il lei’.
‘Bene allora brindiamo a questa amicizia, cara Giuliana’.
Lo sapevo che mi avrebbero fatto bere ancora, devo fingere di essere ubriaca quasi subito per evitare di diventarlo davvero.
Mi riempiono i bicchieri un altro paio di volte, io comincio a ridere quasi senza motivo alla minima scusa, così loro due credono che sia ubriaca e cominciano a fare delle avances.
Adesso Gino si è seduto anche lui vicino a me e i due cominciano a toccarmi: ho inizialmente una sensazione di schifo, ma, in fondo, ero qui per questo.
Loro toccano cautamente e io continuo a ridere per ogni cosa, allora i due fratelli vanno un po’ più al sodo provando a mettere le loro manacce sulla mia coscia, mentre un’altra mi sfiora la tetta.
Visto che non c’è reazione da parte mia, allora capiscono che la via è libera e cominciano a toccarmi con decisione, la mano risale sulla coscia fino ad arrivare ad un punto assai pericoloso, mentre l’altro mi ha afferrato la tetta stringendola con voglia.
Adesso decido di stare al gioco, la reputazione è salva, per cui smetto di ridere e fingo di godere a quei contatti.
I due gemelli credono che io abbia superato il punto di non ritorno e cominciano a spogliarmi.
Franco si abbassa a baciarmi una tetta, mentre Gino mi tocca l’inguine.
Chiudo gli occhi, vinco la repulsione e mi lascio andare immaginando che altre mani mi tocchino e che altre bocche mi bacino.
In pochi minuti sono nuda completamente e le loro mani sono dappertutto, e violano ogni mia intimità.
Poi prima uno, poi l’altro si spogliano.
Apro gli occhi, li guardo e lo trovo buffi, sembra di guardare uno specchio sono uguali, perfettamente identici anche nell’uccello.
Continuano a toccarmi, poi uno si alza mettendo l’uccello all’altezza della mia faccia.
Ancora una volta ho un senso di schifo, ma lo assecondo aprendo la bocca.
Mi prendono a turno una prima volta lì sul divano, poi ancora altre volte devo soddisfare le loro voglie nel letto.
Quando sono esausti, li vedo con gli occhi pesanti, allora mi alzo dal letto senza neanche coprirmi.
‘Dove vai?’ mi fa Gino con un filo di voce.
‘Vado in cucina a pendere dell’acqua. Ne vuoi anche tu?’
‘No, no”.
Con il cuore in gola, recupero la borsa, prendo la microspia e freneticamente mi dirigo verso il tavolo della cucina.
Le mani mi tremano, so che se non mi beccano adesso è fatta, posso considerare incassati i 3 milioni di euro.
Mentre armeggio sotto il tavolo, mi volto in continuazione verso la porta temendo di vedere apparire la sagoma di uno dei fratelli.
Per fortuna riesco a completare l’operazione senza intoppo.
Riprendendo fiato, mi concedo veramente un bicchiere d’acqua, poi rientro nella stanza e mi accorgo che le mie preoccupazioni erano del tutto inutili: i due fratelli dormono alla grande.
E’ andata, ho fatto la puttana, ma incasserò così tanti soldi che già mi luccicano gli occhi: peccato solo per Assadi, se non fosse finita in modo brusco, avrei volentieri mantenuto i contatti con lui, magari concedendomi una rilassante vacanza ogni tanto.
Se solo non fosse stato una spia’
Il mattino dopo, al risveglio, completo la mia prova di grande attrice, stupendomi di trovarmi lì in quel letto.
‘Ma che è successo? Che ci faccio io qui su questo letto? Oddio ma siamo tutti nudi, ma che abbiamo fatto stanotte? Non avrete mica approfittato di me?’.
I due gemelli mi guardano in stereo con l’identico sorrisetto, faccio finta di vergognarmi e coprendomi con il lenzuolo scivolo via dalla stanza.
Recupero i vestiti sparsi nel salotto, mi chiudo in bagno e mi rimetto a nuovo.
Quando esco, dopo un bel po’, apostrofo i due: ‘Non so come sia potuto capitare quello che è successo, sicuramente avrò bevuto troppo, ma voi non dovevate approfittare di me’.
‘Non mi pare che tu ti sia fatta pregare”
‘Vi prego di dimenticare quanto è accaduto e di non cercarmi più: sono una donna sposata, io’.
Così dicendo, trattenendo a stento una risata liberatoria, esco per strada e mi lascio inghiottire dal caos del traffico e delle persone.
L’unica cosa a cui penso è che è finito l’incubo, che tornerò la persona normale di prima e che ora che sono ricca nulla e nessuno mi fa più paura.
Lo so, mi sono comportata come una vera puttana, forse ha ragione Assadi, ma adesso che è tutto finito, non sono pentita neanche un po’ di averlo fatto.
E’ una Giuliana leggera quella che si dirige verso l’università, direttamente in abito da sera, ma chi se ne frega, sono diventata una donna ricca!
12.

Nei giorni successivi la calma e tranquillità totale mi fanno ritornare mentalmente alla mia vita di sempre: università, casa, televisione quanto basta.
Peccato che Gabriele continui ad essere sempre più preso da queste stramaledette elezioni.
Il primo giorno mi sono meravigliata un po’ per il fatto che né Skorpio, né tanto meno gli uomini di Assadi si siano fatti sentire per chiedermi com’era andata, ma evidentemente le loro rispettive apparecchiature funzionano perfettamente, per cui non c’è stato bisogno di conferme.
La normalità mi prende al punto che riesco quasi a dimentica la brutta avventura vissuta in quei giorni.
La settimana passa veloce, tranquilla e la domenica sera ho solo un pensiero in testa, quello che domattina andrò nella mia banca e, all’esterrefatto direttore, mostrerò l’assegno che intendo versare sul mio conto.
Cerco di immaginare la faccia che farà, probabilmente penserà che avrò vinto qualche lotteria.
Di sicuro finirò la mia sessione di esami all’università, poi una lunga e meritata vacanza, con o senza Gabriele.
A proposito di Gabriele, come farò a spiegargli questa mia improvvisa ricchezza?
Boh, inventerò qualcosa, probabilmente dirò anche a lui che ho avuto una vincita.
Sono assorta da tutti questi pensieri, quando ricevo una telefonata inattesa.
E’ Assadi.
‘Buonasera Giuliana, come stai? Spero di non disturbarti’.
‘No assolutamente’ balbetto sorpresa da questa inattesa chiamata.
‘L’ultima volta che ci siamo visti non mi sono comportato come tu meriti e come io avrei voluto e dovuto fare. Vorrei, se faccio in tempo a rimediare, chiederti se posso rivederti’.
‘Quando?’.
‘Subito, se puoi. Se ti affacci, vedrai la mia auto parcheggiata qui fuori ed io sono dentro che ti aspetto’.
Ho un tuffo al cuore, non immaginavo questo epilogo: sì, probabilmente sarà una spia come dice Skorpio, ma come faccio a non desiderare di incontrarlo.
‘Ma non sono affatto pronta, dovrei prepararmi, ci vuole tempo”
‘Vieni come sei, dove andiamo troverai tutto ciò di cui hai necessità: poi la tua bellezza non ha affatto bisogno di attenzioni, sei già splendida; anzi, mi piacerebbe vederti come sei nella tua bellezza quotidiana’.
Quanta fretta di vedermi, penso un po’ orgogliosa di questo suo ritorno.
Ci rifletto solo un attimo.
‘Dammi giusto cinque minuti e sarò fuori da te’:
‘Ti aspetterò impaziente’.
Mi preparo in fretta e in furia, lascio due righe a mio marito ed esco fuori casa.
Entro in macchina e lo vedo, più bello e desiderabile che mai.
Gli salto al collo, ma lui, dopo avermi baciata, mi scosta un attimo per fare un cenno all’autista che aspettava.
‘Come mai questa telefonata?’ gli faccio.
‘Avevo voglia di vederti’.
‘Però sappi, che, anche se adesso l’ho fatto, io non sono una che scatta ogni volta che il suo signore e padrone la chiama’.
‘Tu sei una donna eccezionale, non mi permetterei mai di considerarti così’.
Il viaggio è un po’ più lungo del previsto e, anche se il cuore mi batte all’impazzata per la felicità, me ne accorgo e glielo dico.
‘Ma non è la strada per casa tua questa’.
‘Non stiamo andando lì, infatti,andiamo in un’altra mia casa, in campagna, così staremo meglio io e te’.
‘Veramente io stavo bene anche in quella di prima’.
Nel viaggio Assadi è assai gentile e cortese, come sempre, però mi aspettavo un po’ più di passione.
Arrivati in campagna, l’auto svolta per una stradina che porta, dopo un bel po’ ad una villetta isolata.
Si apre il cancello ed entriamo.
Anche questa villetta è bella (chissà, forse ne comprerò una anche io), ma non ha niente a che vedere con l’altra casa: chissà perché mi ha voluto portare qui.
Appena entrata Assadi mi fa sedere su di un divano, poi, senza mezzi termini, cambiando decisamente tono e atteggiamento, mi dice: ‘Ho ricevuto poco fa una visita da parte dei gemelli Andretti. Avevano in mano una microspia che hanno trovato sotto il tavolinetto del loro salotto e mi hanno chiesto spiegazioni. Prima di rispondere e di giustificarmi, l’ho guardata ed ho capito che non era la mia, ma quella che usano i servizi segreti italiani, le conosco bene. Gliel’ho detto, tacendo sul fatto che ne avevo fatta installare una anche io. Loro per fortuna l’hanno riconosciuta e mi hanno creduto. Solo una persona poteva installare la microspia nel loro appartamento, ed è la stessa che ha installato quell’altra ancora funzionante. Mi spieghi perché mi hai fatto questo? Credevo di essere stato generoso con te. Temo che alcune persone abbiano ascoltato certe cose che non dovevano sapere, per questo io dovrò sparire per un po’. Visto che debbo ringraziare te per questo scherzetto, devo, ovviamente fare qualcosa con te per ricambiare il pensiero. Ci penserò su. Adesso vado a sistemare alcune cose prima di partire domattina, ma non preoccuparti, ti lascio in compagnia dei miei uomini: hanno espresso qualche desiderio nei tuoi riguardi ed io non ho avuto il coraggio di dire loro di no’.
‘Ma aspetta, non sono stata io, credimi, non c’entro niente. Non lasciarmi qui, portami con te, per favore, vengo anch’io dove vai tu’.
Assadi non mi ascolta neanche più, si avvicina al suo autista e gli sussurra sottovoce nell’orecchio ‘Fatele quello che volete, poi, però, mi raccomando, bisogna farla sparire per sempre: occupatene tu e, mi raccomando, fai un buon lavoretto come al solito’.
Per fortuna non sento quella sentenza definitiva, preoccupata come sono a cercare di discolparmi.
Assadi sparisce e, come apparsi dal nulla, entrano nella sala una decina di persone.
Riconosco i camerieri del bagno, l’autista, quelli che hanno servito la cena, la cameriera della colazione e altri ancora.
Sono in dieci, forse anche più, mi circondano, non capisco bene ancora cosa vogliano da me, ma la cosa appare fin troppo chiara, quando ad uno ad uno si tolgono i vestiti restando completamente nudi davanti a me.
‘Che volete fare, fermi’ cerco di urlare, ma è tutto inutile, la casa è anche troppo isolata perché qualcuno possa sentire.
Braccia robuste mi afferrano e mi strappano letteralmente i vestiti da dosso.
Rimango in pochi secondi completamente nuda con i resti dei vestiti buttati dappertutto.
Mi preoccupo dei vestiti ridotti a brandelli (ignara di ciò che è stato deciso per me), pensando a come farò per tornare a casa da Gabriele.
Ora le braccia che mi cingevano hanno allentato la presa, mi rendo conto di essere nuda e cerco di coprirmi con le mani in un estremo quanto ingenuo tentativo di difesa.
‘Ma siete impazziti, che volete fare, io sono una professoressa! Badate a ciò che fate, questa è una violenza in piena regola, non peggiorate la vostra situazione’.
Le mie parole e le mie minacce cadono nel vuoto.
‘Ti piaceva girare nuda per casa, mostrare la figa in primo piano, professoressa; farti sbattere dal padrone davanti a noi: tanto noi siamo bestie, non proviamo emozioni. Bene, cara professoressa, ora le bestie si comportano da animali e si accoppieranno con te. In fondo mi sa che ti stiamo facendo un favore, quando mai li troverai tutti questi cazzi a tua completa disposizione?’.
Inutilmente grido e mi dibatto con tutto il fiato e la forza che ho.
Diverse braccia robuste mi tengono ferma, mentre l’autista, che sembra aver preso in mano la situazione mi costringo ad inginocchiarmi e mi struscia l’uccello sulla faccia.
La rabbia diventa disperazione, quindi tutto si trasforma in pianto.
Ed è con gli occhi pieni di lacrime che, ormai senza forze, apro la bocca e lo faccio entrare.
Altre mani, nel frattempo, mi stanno toccando dappertutto: mani vogliose, mani rabbiose, mi esplorano la figa, mi strizzano le tette, mi allargano il buco del culo.
Sono entrata come in trance, per cui non mi rendo più conto di ciò che subisco, di quante sono le mani che ho addosso.
Così come meccanicamente, stringo tra le labbra quell’uccello che l’autista inizia a far andare su e giù come se volesse scoparmi la bocca.
Penso che non posso essere io quella che è stata data in pasto alle belve feroci che non stanno esitando a divorarsela.
Dev’essere un’altra persona quella che viene violata in ogni buco, in ogni angolo del suo corpo.
Quando l’autista mi riempie la bocca di sperma, ritorno in me e mi rendo conto che non mi sono nemmeno accorta che qualcuno da dietro mi ha infilato un uccello (e bello grosso anche) nella figa.
L’autista intanto, anche dopo essere venuto, continua a tenermi l’uccello in bocca, incitandomi a leccarglielo nella speranza, forse, di riaverlo subito duro; ma, malgrado la mia buona volontà e le sue intenzioni, quello rimane sempre moscio.
Allora un altro lo scosta mettendosi al suo posto così mi ritrovo nuovamente la bocca piena di carne, questa volta bella dura.
In tutto questo, l’unica che rimane vestita e un po’ in disparte è la cameriera che, pur non partecipando, non si perde una sola mossa.
13 e ultimo copitolo.

Continuo ad essere completamente in balia di questi disgraziati che sembra non abbiamo mai visto una donna in vita loro.
Quello con l’uccello nella ma figa, ad un certo punto si scosta, mi viene davanti, prende la mira e mi schizza in bocca, sporcandomi però anche tutta la faccia.
Adesso un altro si sdraia sotto di me e mi fa sedere sul suo cazzo, mentre qualcuno, approfittando del buchetto libero ed in primo piano, decide di scoparmi anche il culo.
Non ha avuto molta attenzione, per cui mi sento spaccare dietro, soprattutto quando con veemenza inizia a spingere.
Ho tutti i buchi pieni, perché c’è sempre qualcuno (o più di uno) che mi riempie sempre la bocca, incitandomi a succhiarglielo ben bene.
Ad un certo punto, malgrado le mie tensioni e le mie paure, il piacere comincia ad avere la meglio, non è un vero e proprio piacere, è paura, senso di impotenza, però la mia figa si riempie di umori.
Mentre dentro di me i due cazzi si muovono quasi con violenza, mentre la mia bocca e la mia lingua succhiano un uccello che si alterna con un altro, mentre intorno a me altre persone si smanettano l’uccello per tenerlo bene in tiro quando verrà il loro turno, la donna è sempre fissa davanti a me che gode quasi nel vedere quell’orgia violenta senza partecipare.
Mi viene da domandarmi il perché della sua presenza e anche perché in quel marasma nessuno la tocchi, ma inevitabile, quanto liberatorio, sento, mio malgrado, montare un orgasmo che mi scuote tutta.
Mi maledico perché, ancora una volta, in una situazione di violenza pura mi trovo a godere come una sgualdrina qualsiasi.
Non so ovviamente, e come potrei?, che, secondo le direttive date da Assadi, questi dovrebbero essere i miei ultimi momenti di piacere.
Sento anche il mio culo riempirsi di liquido caldo che mi sale fino dentro le viscere.
Dopo essere venuto quello si sfila dal culo, ma non faccio neanche in tempo a riprendermi che pronto un altro lo sostituisce e io ho sempre più la sensazione che il mio culo debba spaccarsi da un momento all’altro.
Ad un certo punto, quando l’ennesimo uccello mi viene in bocca, la donna di fronte a me si avvicina e mi pulisce la faccia con la lingua, provando, più volte, ad unire la sua lingua alla mia, ma io ogni volta mi scosto.
Dopo avermi ripulito per bene, si siede davanti, a me si solleva la gonna mostrandosi senza mutande, allarga le gambe e mi invita a baciarla proprio lì in mezzo.
Non ci penso nemmeno, in vita mia l’ho fatto solo con Marie, perché con lei si era creato un rapporto assai particolare; però due braccia forti, mi fanno abbassare forzatamente su quella figa.
Le mani con violenza mi fanno strusciare più volte il viso in mezzo alle gambe della donna, finché io, vinta, non apro la bocca iniziando a baciarla.
La donna inizia a dimenarsi tutta sconvolta dal piacere e mi tiene ben stretta sulla sul suo sesso, cingendomi la testa con le mani.
Tiro fuori la lingua e inizio a leccarle la figa con più partecipazione, adesso mi quasi fa piacere vederla e sentirla gemere grazie a me.
Non so più neanche da quanto tempo sono qui preda dei loro istinti e dei loro desideri, so solo che il culo mi fa un male cane, la figa mi brucia e che sto baciando il sesso di una donna.
Alla fine lei viene e la mia faccia è completamente bagnata dai suoi umori.
Lei me la prende tra le mani ed inizia a baciarmela e a leccarmela tutta, cercando con insistenza anche la mia bocca e la mia lingua che, però, le nego.
Dopo alcuni minuti, dopo che lei ha continuato insistentemente a cercare di farmi entrare la sua lingua in bocca, riuscendovi sia pure in parte, delle mani con delicatezza la scostano da me.
Quando poi alzando gli occhi mi trovo davanti l’uccello dell’autista nuovamente bello in tiro, con lui che mi invita a leccarglielo, preannunciandomi che dopo mi inculerà, capisco che la nottata sarà davvero lunga.
Quello che non capisco, o meglio quello che non so, è che alla fine di questa tortura, per me ci sarà un epilogo a cui io ingenuamente non sto nemmeno lontanamente pensando.
Facendo seguire i fatti alle parole, l’autista si stacca dalla mia bocca e si porta dietro me, infilandomi il suo cazzo nel culo con un colpo secco e prendendo a stantuffare con forza e violenza..
Il tempo trascorre lento ma inesorabile e io sono assolutamente distrutta, mentre i miei torturatori, alternandosi, mi hanno letteralmente massacrata, spaccandomi il culo e lasciandomi la figa in fiamme.
Le prime luci dell’alba mi fanno capire che è mattino e che sono passate diverse ore e sono sporca, stanca, anzi letteralmente esausta e piena di dolori da tutte le parti a cominciare dal culo, quando sento dei forti rumori provenire dall’ingresso.
I rumori colgono di sorpresa anche i miei aguzzini che sulle prime non capiscono e solo quando vedono entrare degli uomini armati realizzano di essere stati scoperti.
Sono carabinieri dei reparti speciali che fanno irruzione nella villetta facendo mettere tutti, me compresa, faccia al muro e gambe divaricate.
Ci mancava solo l’umiliazione di stare nuda e a gambe aperte davanti ad un battaglione di carabinieri, penso tra di me.
Oddio, adesso finirò alla stazione dei carabinieri e prima di essere creduta passeranno chissà quante ore, ci saranno verbali, magari articoli sui giornali e addio onorabilità all’università: sorpresa nel bel mezzo di un’orgia!
Mi toccherà anche dover raccontare tutto a Gabriele
Non so, ovviamente che a loro devo la vita.
Dopo diversi minuti, mentre tutti noi rimaniamo lì in bella vista, sento alle mie spalle una voce familiare: Skorpio!
Non pensavo che un giorno sarei stata felice di ascoltare quella voce, ma adesso è la voce più amica che ho.
Provo a girarmi, ma un carabiniere solerte, che staziona, chissà perché, proprio alle mie spalle dove può godersi tutto il panorama della mia completa nudità, mi blocca.
Passano solo pochi istanti perché Skorpio intervenga facendomi uscire da quella fila e da quella posizione scomoda e sconcia.
‘Dove ci sono cazzi da succhiare e da smosciare, lì ci sei tu vero? Sei bravissima a trovarti sempre in mezzo’.
Malgrado la solita battuta volgare, stavolta lo abbraccio di slancio ringraziandolo di cuore.
‘E’ stato Assadi ‘ gli dico frenetica ‘ ha scoperto tutto e vuole scappare. Poi mi ha lasciato in balia di questi bruti che hanno approfittato di me in ogni modo’.
‘Se è per questo il tuo amico ti aveva riservato un seguito ancora più increscioso” e mi spiega che fine avrei fatto se non fosse intervenuto lui con i carabinieri.
Rabbrividisco, mentre lui mi allunga una giacca per coprirmi almeno un po’, solo allora mi rendo conto del terribile pericolo che ho corso e che non immaginavo.
Mi racconta che sapevano che Assadi era venuto a prendermi e, visto che lui è sempre seguito da un sacco di uomini, hanno deciso di aspettarmi con i carabinieri a casa sua per coglierlo in flagrante.
Hanno aspettato a lungo senza vederci arrivare, allora hanno capito che mi aveva portato da qualche altra parte e ci hanno impiegato un bel po’ prima di capire che ero in questa villetta.
‘Fortuna che siamo arrivati in tempo’.
‘Oddio, se arrivavate qualche ora fa era meglio – dico toccandomi il culo assai indolenzito ‘ probabilmente non riuscirò a sedermi per diversi giorni”.
‘Beh, ci devono essere andati giù pesanti Mi piacerebbe potermene occupare io di quel tuo meraviglioso culo’.
Le rilevazioni dei carabinieri sono lunghe e Skorpio mi accompagna al comando per farmi sbrigare le formalità.
Poi lui riceve una telefonata e gli si illumina il viso
‘Non preoccuparti, cercheremo di tenere il tuo nome fuori da questa storia. Quanto ad Assadi mi hanno appena detto che lo abbiamo perso. E’ finita.’
‘Meno male, se scappava all’estero, con i soldi che ha avrebbe fatto sparire facilmente le sue tracce’.
‘Oramai lo avremmo preso comunque, abbiamo fatto bloccare tutti i suoi conti per cui non aveva comunque più scampo era questione di ore’.
‘Come bloccare i conti?’
‘Certo, a questi uomini se gli blocchi i conti, sono finiti, non sanno più cosa fare e come muoversi, così stamattina su ordine del magistrato, i suoi conti in banca sono stati tutti bloccati’.
‘Oh no! E il mio assegno?’
‘Quale assegno?’
‘Assadi per fare il lavoro per conto suo a casa dei gemelli, mi ha dato un assegno’.
‘Eh mi dispiace, di quanto era?’
‘tremilionidieuro”
‘COSA?!? Te le fai pagare care le scopate. Perché non me lo hai detto, prima di far bloccare il conto ti avrei fatto riscuotere’.
‘E adesso non possiamo fare nulla?’
‘Temo proprio di no, piccola, è intervenuta la magistratura, per cui è impossibile tornare indietro’.
Ci metto un bel po’ prima di riprendermi dalla delusione,
‘Come faccio a tornare a casa adesso? I miei vestiti me li hanno strappati tutti’.
‘Troveremo qualcosa per te. Comunque ho anche buone notizie. La tua posizione è stata definita: non sei più sotto inchiesta e le foto sono state archiviate per sempre’.
‘Almeno una buona notizia. Che me ne faccio di quell’assegno?’
‘Puoi incorniciarlo e tenerlo come ricordo: quando sarai vecchia racconterai alle tue nipotine che le tue scopate valevano oro puro. Scherzi a parte, mi dispiace piccola, ma credo che servirà come ulteriore prova contro Assadi’.
‘Preferivo che la prova finisse nella mia banca. Quando mi fate togliere il controllo sul mio telefono e sulla mia vita?’.
‘Già fatto, da stamattina non sei più controllata, sei nuovamente una persona come tutte le altre. Beh ora ti faccio venire una agente con dei vestiti, poi ti farò accompagnare a casa da un tassì. Grazie piccola, senza di te non avremmo risolto nulla: hai reso un grande servizio alla tua Nazione, puoi esserne fiera. Mi mancherai, sai piccola, e a dire il vero mi mancheranno anche le tue attenzioni: comunque se ti dovessi mancare puoi chiamarmi, ti darò una ripassata’.
‘Vai a farti fottere!’
‘Ciao, piccola, ti auguro una buona fortuna e grazie davvero di tutto, mi mancherai, davvero’.
‘Non ci crederai, ma un po’ mi mancherai anche tu’.
A casa trovo Gabriele che mi aspettava.
‘Dove sei stata? Nelle ultime due settimane hai dormito fuori casa troppe volte: che sta succedendo? Questi abiti che hai addosso, poi non mi sembra di riconoscerli e di là nell’armadio ne ho trovati altri: una volta quando compravi qualcosa me la facevi vedere sempre, com’è che adesso hai abiti nuovi senza che io ne sappia nulla?’
‘Se ti dicessi che non è successo nulla e che, comunque adesso va tutto bene, tu cosa dici?’
‘Che non è vero. Comunque ci ho pensato a lungo, in questi ultimi tempi ti ho trascurata troppo, sono stato preso da queste maledettissime elezioni e non ti sono stato vicino: forse avevi bisogno di me, ma io non c’ero. Allora ho preso la mia decisione: ti comunico che stamattina, ho chiamato il partito ed ho detto ufficialmente che ritiro la mia candidatura alle elezioni’.
Con le lacrime agli occhi, gli butto le braccia al collo e gli bacio il viso.
Questa terribile storia sarà presto dimenticata, non ne voglio più sentire parlare.
Forse mi verrà in mente qualche volte, giusto quando indosserò un paio di vestiti’

** FINE **

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