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Vita da cornuto

By 8 Ottobre 2014Ottobre 3rd, 2021No Comments

– Stefano, vieni qui.
Il sorriso furbesco di mia moglie non lasciava presagire nulla di buono, mentre dava leggeri colpetti con la mano sul sedile del divano, invitandomi a sedere accanto a lei.
– Che c’è? – Chiesi preoccupato.
– Ti devo parlare. Questa decisione che ho preso è davvero molto difficile per me e ho bisogno del tuo appoggio incondizionato e della tua entusiastica collaborazione. Me lo prometti?
– Quale decisione? Come posso prometterti una cosa simile se neanche so di che cosa si tratta?
– Lascia che ti spieghi. Ermanno e io ne abbiamo parlato a lungo e siamo arrivati alla conclusione che sarà la cosa migliore per tutti. Tu devi solo sforzarti di sostenere la nostra decisione. Ecco tutto.
– Non stai chiedendomi il permesso?
– Ma no, sciocco! Non sto neanche chiedendo la tua opinione! Lo so che sembra duro e crudele, ma la sola cosa che desidero da te è che tu sia dalla mia parte, volontariamente e senza esitazioni.
– Beh, allora non c’è molto da dire, no? Se non mi vuoi spiegare di cosa si tratta? – e feci per alzarmi.
– Rimetti il tuo culo su questo divano! – sibilò Adele, mia moglie. – Non ho ancora finito con te. Stai tranquillo, alla fine ti dirò tutto, ma prima voglio la tua assicurazione che affronterai questa mia iniziativa con la necessaria apertura mentale. Fallo per me, almeno. Chiaro?

Rimasi a guardarla senza parlare. Volevo sinceramente cooperare, ma non sapevo cosa pensare.
Adele stava frequentando questo Ermanno da almeno quattro mesi, ormai. Dapprima c’erano stati aperitivi dopo il lavoro, poi pranzi, quindi cene e infine nottate passate a casa sua, mentre io stavo a casa a guardare il Milan in Tv.
Cosa mi aspettava ora non riuscivo proprio a immaginarlo.

Anche lei scrutò il mio volto con fare interrogativo per un mezzo minuto buono, prima di alzarsi con aria offesa.
– Niente, lascia stare. Ne parliamo un’altra volta, quando ti saranno passati tutti questi scrupoli. – E fece per alzarsi e andarsene.

Io non potevo lasciar cadere la cosa in questo modo e quindi mi affrettai a cercare di rimediare.
– No, scusa, io sono ansioso di cooperare, ma se non mi dici…
– Ermanno aveva ragione. Tu stai cercando di mettere i bastoni tra le ruote. Meglio che ne parliamo quando avrai un atteggiamento meno conflittivo.
– Ma no, Adele! Non puoi lasciarmi nell’incertezza così, senza una spiegazione! Dimmi cos’hai in mente, una buona volta!
– Ricordi cosa ci siamo detti quando abbiamo cominciato insieme questo percorso nello stile di vita cuckold?
– Sì certo!
– Che saresti stato completamente sottomesso e avresti lasciato a me tutte le decisioni? – Così dicendo cominciò a strofinarmi l’uccello da sopra i jeans con la mano.
– Ricordo, sì.
– Quindi che bisogno avrei di dirti cos’ho in mente? Tu devi accettarlo e basta. Giusto? Tanto, dovrai sottometterti, con le buone o con le cattive. – Il suo tono arrogante mi offese.
– Ma allora perché chiedermelo, Adele? – Reagii con rabbia.
– Perché voglio che tu possa manifestare la tua accettazione spontaneamente, in modo da diventare un partner attivo e collaborativo in questa nostra fantasia. – La sua mano continuava a massaggiarmi il pene.

Il suo ragionamento, in effetti, filava. Non potevo dimenticare che in fondo ero stato proprio io il primo a voler sperimentare il brivido della sottomissione e dell’umiliazione e la gelosia di sapere che mia moglie intrattenesse rapporti con altri uomini.

Adele si era convinta poco a poco ed ora però aveva preso in mano la situazione con grande autorità.

– Ok. Ti prometto il mio appoggio incondizionato. – dissi rassegnato.
– Sicuro?
– Sicuro. Di qualsiasi cosa si tratti io ti supporterò totalmente e senza condizioni.
– Bene. – mi rivolse un debole sorriso. – Ermanno viene a vivere con noi. – Disse con voce ferma e decisa.

La rabbia fu tale che sentii il cervello andare in fumo.
– Cosa? Quando? E dove lo mettiamo? Questa cosa non può funzionare, Adele!
– Calma, Stefano. Non c’è da allarmarsi. Non credere che non ci abbia pensato a lungo, cercando di immaginarmi cosa avrebbe potuto succedere. Ermanno mi diceva che ci vorrà tempo e che ci dovranno essere molti accomodamenti nel corso dei prossimi mesi. In particolare per te, Ermanno prevedeva che ti saresti sentito all’inizio indispettito, oltre che rifiutato. Ma che poco a poco avresti cominciato a capire e ad accettare la nuova situazione, al punto che alla fine ti saresti convinto che questa è la cosa migliore per tutti, anche per te, e l’avresti affrontata con gioia. Io sto preoccupandomi per il benessere di entrambi a lungo termine, non nell’immediato. Cerca di capire, tesoro, e cerca di fidarti di me!

Girai la testa, incapace di reggere il suo sguardo. Capivo che aveva ragionato a lungo su questa cosa e che aveva una risposta per tutte le mie possibili obiezioni.
– Adele, cosa ne può sapere Ermanno! Non è uno psicologo né un esperto di infedeltà matrimoniali. E non è certo la sua esistenza che sta subendo un trauma devastante come questo!
– Ermanno sa quello che dice, non è certo uno sprovveduto! Intanto togliti i pantaloni e le mutande.
Ubbidii. Il mio uccello saettò nell’aria, parzialmente eretto.
– Ah, guarda guarda! Il tuo pisellino è tutto emozionato! Non vede l’ora di sottomettersi a me e di godere delle gioie delle corna! La tua testa è ancora in dubbio, ma lui ha già deciso con entusiasmo, non è vero? È duro come il ferro, non vedi? Prendi esempio da lui e accetta il tuo destino con allegria! – Prese in mano il mio membro e lo saggiò, come si fa con le zucchine al supermercato.
– E poi, sarebbe solo dal giovedì alla domenica. Solo tre notti alla settimana. Una specie di week end lungo.
– Ma l’avete pensato bene? Si tratterà di uno sconvolgimento delle nostre abitudini!
– È proprio quello che spero! – E così dicendo le scappò una risatina beffarda.
– Molto divertente! Ma che ne sarà delle nostre gite nelle città d’arte, del nostro gironzolare per cantine, dei nostri percorsi enogastronomici, delle mostre e dei musei?
– Saranno sostituiti da sesso sfrenato. Certo, non per te… – E quel suo sorriso beffardo riapparve.
– Scusa, Adele, ma questa cosa sta davvero accelerando troppo per i miei gusti. Ammetto che le corna mi provocano eccitazione, ma il fatto di dover ospitare il tuo amante, che manco conosco, in casa mia è l’ultima cosa che mi sarei immaginato quando abbiamo comprato questo appartamento con una camera in più per gli ospiti. Posso almeno avere qualche giorno per pensarci?
– Stefano, capisco che tu possa essere confuso. Ma non c’è niente da pensare, il tuo pisellino ha manifestato molto chiaramente il suo entusiasmo. Quindi è deciso: questo giovedì Ermanno traslocherà da noi. D’altra parte dovrai abituarti a essere tagliato fuori da molte decisioni. E non solo da quelle…
– In che senso, scusa?
– Beh, ti chiuderemo fuori dalla porta quando avremo bisogno della nostra privacy.
– Fuori dalla camera degli ospiti?
– Ma no, sciocco! Sarai tu a doverti trasferire nella cameretta! Ermanno prenderà il tuo posto nella matrimoniale accanto a me. Anzi, devi sbrigarti a trasferire le tue cose prima di giovedì.
A quelle parole cominciai veramente a sentirmi male. L’idea che un altro prendesse il MIO posto, nel MIO letto, accanto a MIA moglie mi risultava insopportabile. Lei si alzò in piedi e si chinò su di me, i suoi capelli caddero dolcemente a incorniciarle il viso. Era bellissima.
– Adele, non posso credere che mi stiate facendo questo. Che vi stiate spingendo così avanti, che abbiate pianificato tutto senza neanche consultarmi. Basta, non voglio sentire più niente!
– Già, e c’è dell’altro, che per il momento non starò a dirti. Ciò che ora voglio da te è il totale supporto alle mie decisioni. Un appoggio entusiastico però, non voglio sentirti mugugnare.

Io invece mi sentivo devastato.

– Stefano, ascoltami. Lo sai anche tu che è questo quello che vuoi, nel profondo della tua anima.
La sua mano continuava a tenermi l’uccello. Cominciò a masturbarmi. La mia erezione era quasi dolorosa, ora.
– Stefano, abbiamo affrontato questo argomento altre volte. Sai bene che ho bisogno di un vero maschio in questa casa che mi faccia provare la gioia di essere donna. Tu sei pieno di buona volontà, ma proprio non ce la fai, non sei quel tipo d’uomo. – Il mio cazzo ebbe un sussulto. – E tu devi trovare il modo di incanalare la tua gelosia in qualcosa di produttivo, mentre Ermanno mi sbatte nel nostro letto.

Cercai di contrarre i muscoli pelvici nel tentativo di evitare l’orgasmo.
– Pensa a tutto il sesso che si farà in questa casa d’ora in avanti! Naturalmente il tuo contributo sarà minimo… – E sorrise, la vipera.
– Adele, non sono d’accordo, mi oppongo!
– Non nascondere i tuoi veri desideri, non raccontarmi bugie. Se continuerai a negare il piacere che ti provoca tutto questo, dovrò essere severa con te e usare ancora le punizioni corporali. È questo che vuoi? – Il suo tono era serio e il suo sguardo fermo e vagamente minaccioso.
Scossi la testa a significare che no, non era questo che volevo.
– Perché se continui con questo atteggiamento non avrò esitazioni. Ti legherò al letto, nudo, e non ci penserò due volte a propinarti una sonora sculacciata e a farti le chiappe viola, per il tuo stesso bene, e non smetterò finché non ammetterai la verità.

In quel momento venni. Adele l’aveva previsto e mi aveva piegato il cazzo contro il ventre, in modo che mi sporcassi la camicia.
– Visto? Il tuo pisellino ha già capito.

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Più tardi Adele mi rivelò un’altra delle sue decisioni:
– Stasera andrò dal parrucchiere a farmi tagliare i capelli. Corti. E me li farò tingere di un colore più scuro, quasi nero.
– Te l’ha chiesto Ermanno?
– Sì. Lo so che a te piacciono lunghi e del mio colore rosso naturale. Non ti preoccupare, ricresceranno e la tinta se ne andrà. Ma per il momento voglio fargli piacere e farmi trovare come lui mi desidera. Sei pronto per uscire?
– Uscire? Dove andiamo?
– Qui al centro commerciale. Quando Ermanno sarà con noi, dovremo enfatizzare la tua femminilizzazione e avrai bisogno di gonne, babydoll, biancheria intima, reggiseni, autoreggenti, camicette scollate eccetera.
– Non sia mai che rimanga a corto di mutandine di pizzo! – dissi sarcastico.
– Già. Visto che stiamo percorrendo questa strada, tanto vale andare fino in fondo. – E poi, prima che potessi ribattere: – E niente più preservativi quando chiavo con Ermanno.
– Cosa? – Esclamai. – Perché?
– Tranquillo. Ormai stiamo insieme da qualche mese. Cominciamo a conoscerci. È tempo di cercare di costruire una relazione più stabile. Certe precauzioni non sono più necessarie.

– Ma perché, diamine?! Perché non potete continuare ad avere sesso protetto come avete sempre fatto!?
– Stefano, non sei più nella posizione di dirmi ciò che devo fare, ormai.
– Voglio solo sapere perché, cerco solo di capire. Chiedo troppo?
– Non sono sicura che tu sarai contento della risposta. Ma è semplice: è che voglio sentire il suo grosso cazzo che scava dentro di me, pelle contro pelle e che pompa duro e instancabile fino in fondo, toccando punti che con te non ho mai neanche saputo di avere. Voglio sentirlo schizzare il suo seme in fondo alla mia fica e poi sentirlo colare per ore, goccia a goccia nei miei slip. Voglio l’esperienza completa, totale. L’orgasmo supremo. Contento adesso?
– Santo cielo, Adele! Non sei mai stata così esplicita nell’esprimere i tuoi desideri con me! Dove trovi tutta questa energia?
– Grazie a Ermanno e a te, naturalmente. A Ermanno perché la sua mascolinità travolgente mi fa perdere la testa e mi eccita come mai prima d’ora. E a te perché ti occupi di tutto il resto, lasciandomi il tempo per dedicarmi completamente a lui. A proposito: ora che viene a vivere con noi dovrai farti carico, anche economicamente, di tutto in casa: la cucina, le pulizie, il bucato, la spesa… Non solo per noi, ma anche per lui. Attenzione a stirare: è molto esigente e le sue camicie dovranno essere impeccabili.
– Cavolo! Adesso però si esagera! Vuol dire che tu non hai intenzione di muovere un dito, d’ora in poi? – Stavolta stavo perdendo le staffe.
– Senti un po’, scimmiotto, abbassa la cresta quando parli con me e mostra rispetto: io ti sono superiore!
– T’ho fatto solo una semplice domanda! – gridai esasperato. Lei mi guardò severamente per un momento, senza parlare. I suoi occhi glaciali mi fecero capire che questa volta l’avevo fatta grossa.
– Congratulazioni. Ti sei appena guadagnato una doppia punizione. Le prime cinquanta scudisciate per la tua irrispettosa domanda e le seconde cinquanta per l’atteggiamento aggressivo che hai dimostrato in questa occasione.
– Beh, scusa. Mi dispiace…
– Ti dispiacerà ancora di più giovedì sera dopo la prima passata con lo scudiscio, per non parlare di quanto di dispiacerà venerdì dopo la seconda passata, questa volta con il paddle.

L’avevo davvero fatta grossa. Ma più che il dolore ero preoccupato per l’umiliazione.

– Scusa, davvero, ho sbagliato, mi dispiace. Non lo farò più. Però ti prego: puniscimi domani e dopo, prima che Ermanno venga da noi. Non vorrei davvero che mi vedesse mentre mi frusti il culo.
– Niente affatto. Subirai le tue punizioni giovedì e venerdì. Voglio che tu abbia il tempo di meditare a lungo sulla necessità di queste sculacciate e voglio che si crei l’aspettativa necessaria per la loro efficacia. Per quanto riguarda Ermanno, non ti preoccupare: ho già avuto modo di raccontargli che qualche volta sono costretta a punirti e quindi non si stupirà di certo. Anzi, ora che mi ci fai pensare, cosa ne dici se gli chiedessi di farsi carico della sculacciata del venerdì?
– No, no, Adele, ti prego! Risparmiami questa umiliazione! Il mio culo sarà già in fiamme per le scudisciate del giorno prima! – Ero terrorizzato.
– Allora è deciso. Ermanno è un uomo e picchia ben più forte di me. So che non avrà pietà e non gli importerà che tu sia già dolorante. Una buona idea, che sancirà fin dal principio le gerarchie tra lui e te, più di tante parole. Non riuscirai a sederti per giorni, mio caro! – E rise, divertita.
– Adele, perché mi vuoi umiliare così, proprio di fronte a lui!? – Mi veniva quasi da implorare perdono e volevo piangere.
– Stefano tu sarai punito come ti meriti, su questo non si discute. Per quanto riguarda l’umiliazione dipende da te. Da come saprai accettare e subire la punizione. Se da uomo… – e mi guardò come a dubitarne. – o da femminuccia.
– Vedrai che saprò comportarmi da uomo.
– Sei sicuro? Non vorrei che lui cominciasse a prenderti in giro se ti mettessi a piagnucolare.
– Non mi metterò a piangere! – Quasi gridai.
– E anche se fosse, poverino? Se vorrai piangere e non riuscirai a resistere, non fa nulla, io ti asciugherò le lacrime, le tue lacrimucce da ragazzina spaventata, povera piccolina cucci cucci…! E ti farò un massaggino sul sederino, ché ti passa la bua! – Stava girando il coltello nella piaga della mia umiliazione ancora prima che mi toccasse.
– Basta! Ti garantisco che non piangerò!
– Va bene, Ti voglio credere. Cambiando argomento, ti ho detto che dovrai occuparti di tutti i lavori di casa, d’ora in poi?. È che devo trovare il tempo di stare con Ermanno. Soprattutto per il sesso. Staremo insieme diverse volte al giorno (e la notte, poi…) per diverse ore. Sarà un divertimento straordinario, per i nostri standard. E quando non saremo impegnati nel sesso dovrò riposarmi e riprendermi. Ecco perché le faccende di casa saranno tutte compito tuo.
– Capisco. D’accordo. Ma quando avrai tempo per noi e per la nostra vita sessuale?
– Ah, questa è una domanda interessante. La domenica sera è fuori discussione perché sarò distrutta dalle chiavate del fine settimana. Poi vorrò farmi trovare fresca e disponibile per le scopate del giovedì e quindi starò in astinenza le quarantotto ore precedenti, e cioè il martedì e il mercoledì. Questo ti lascia a disposizione il lunedì come unica finestra di opportunità, sempre che tu riesca a fartelo venire duro…
– Solo una volta alla settimana!?
– No, non ti illudere. Qualche volta avrò il mio ciclo, altre volte non ne avrò voglia, quindi può capitare molto meno spesso di una volta alla settimana. Ma non ti basta sapere di avere almeno una opportunità? Dimenticavo: credo che Ermanno non sempre di darà il suo permesso.
– Permesso? Quale permesso?
– Certo. È ovvio che essendo lui un maschio dominante e possessivo non veda di buon occhio che la sua donna scopi con un altro. Dovrai comportarti in modo eccezionalmente sottomesso e collaborativo durante il week end e la domenica dovrai chiedergli umilmente il permesso. Lui valuterà e entro lunedì sera ti farà sapere.
– E se il permesso non me lo dovesse concedere mai?
– Non credo. È un uomo buono tutto sommato. Comunque se dovesse rifiutarsi dovrai fartene una ragione, come tutti gli altri cornuti. Ma vedrai che se sarai stato perfetto durante il fine settimana alla fine cederà. E anch’io a quel punto mi farò venire la voglia. Sei mio marito in fondo. La gente si aspetta che ti voglia bene…
Speravo ancora che mi volesse bene, in fondo, contro tutte le evidenze. Le nuove regole in casa però mi avevano davvero depresso e mi sentivo perso.

Adele si alzò dal divano e si avviò verso la cucina, ma a metà strada si bloccò e si rigirò verso di me, con un’espressione intensa, come se improvvisamente si fosse ricordata di qualcosa.
– No, no, aspetta! Cancella tutto quanto t’ho detto circa l’opportunità del lunedì! – Mi guardò dritto negli occhi, con sicurezza. – Questo avverrà in seguito, ma per il momento dimenticavo di dirti che io e Ermanno, per cementare la nostra relazione, abbiamo deciso che non faremo sesso con altre persone per un certo tempo. Niente sesso per te, quindi.
– Niente sesso!? Oh santo cielo! Cos’altro ti sei dimenticata di dirmi!? Che devo dormire sullo zerbino?
– Non scherzo, Stefano. Niente sesso. Zero. Nisba. Nada. E quando dico “niente sesso”, intendo niente scopate, niente pompini, niente seghe, nemmeno quelle che ti fai da solo… Niente di niente.
– Nemmeno quando lui non c’è?
– Allora non mi stai a sentire! Ho detto zero orgasmi. Ti metterò una gabbia di castità al pisellino, così non correremo rischi. Giusto? In questo modo potrai concentrarti nel compito di compiacere noi e chissà che tu non riesca a fare una cosa bene, per una volta!
– No, Adele, ti prego! Per quanto tempo proponi di tenermi ingabbiato?
– Ciccio, non te lo sto “proponendo”! Te lo sto “comunicando”! Per quanto riguarda il tempo, io pensavo a un mese, ma Ermanno propendeva invece per un periodo più lungo, tre mesi, perché il provvedimento sia efficace. Tieni conto che avremo bisogno di tempo perché tra me e Ermanno si instauri una relazione sana e completa.
“Una relazione sana?” pensai tra me e me. “C’è qualcosa di più malato e insano di una relazione come la nostra?” Ma non dissi niente, la mia testa stava dando i numeri e mi sentivo strano.
– Sì, Stefano, è per il tuo bene. Sono sicura che alla fine sarai un cornuto migliore. E stai tranquillo: tutte le settimane ti toglieremo la gabbia per la tua igiene personale e ogni due settimane ti permetteremo di spurgare i tuoi liquami con un massaggio prostatico, per alleggerire la pressione nei testicoli.
– Ti prego Adele, non umiliarmi ulteriormente infilandomi un dito nel culo! Posso svuotarmi con la masturbazione, quando mi toglierai la gabbia per la pulizia.
– No, no, non si può! Non ti sarà permesso nessun orgasmo! Nemmeno ti sarà permesso di toccarti il pisellino, Guai! Lo scopo del massaggio prostatico è proprio quello di dare sollievo ai tuoi testicoli, in modo che non ti provochino dolore, senza però nessun orgasmo. Ti somministrerò il massaggio subito prima della doccia, prima di insaponare il tuo affarino, in modo che tu non venga accidentalmente durante il lavaggio. Sarebbe grave, perché dovrei aggiungere una settimana in più alla tua castità.
– Ma, Adele! Non ce la posso fare! È una tortura! Come puoi pensare che possa rimanere senza neanche toccarmi per tre mesi!
– Una tortura, sì, ma dolce… Ti piacerà, vedrai. Raccoglieremo il tuo sperma in una piccola tazzina…
– Perché?
– Ti sembrerà volgare, ma dovrai bere il tuo stesso seme dopo la mungitura.
– Stai scherzando. Per favore dimmi che stai scherzando e ci facciamo una bella risata.
– No, non scherzo. Ermanno pensa che tu debba abituarti gradualmente al sapore e alla consistenza dello sperma. E io sono d’accordo di cominciare il tuo addestramento al più presto.

La fissai, mi restituì l’occhiata senza abbassare lo sguardo. Mi venne il sospetto che le cattive notizie non sarebbero finite lì, ma per il momento Adele non disse più nulla.
Io trovai una scusa per uscire di casa e dimenticare un momento l’inferno che stavo vivendo.
Portai la macchina all’autolavaggio, uno di quelli “fai da te” e mi ci dedicai per più di un’ora, spazzolando con cura anche gli interni.

Capivo che Adele fosse preoccupata di essersi spinta un po’ troppo oltre con me. Infatti quando tornai la vidi intenta a preparare la cena, un compito che di solito sarebbe toccato a me. Me ne andai dritto in bagno a docciarmi e lei fece come se non mi avesse visto.

Cenammo in silenzio. Mi sentivo abbastanza incerto su come comportarmi e lei quasi non toccò cibo, rivoltando la fetta d’arrosto nel piatto con la forchetta senza decidersi a portarsela alla bocca.
Alla fine ruppe il silenzio e cominciò a parlare di questioni senza importanza relative alla vita di tutti i giorni: l’estratto conto della banca, la coda alle Poste, il tram 31 che quella mattina non passava… L’atmosfera si rasserenò e alla fine ci stavamo baciando, sorridendoci con complicità a vicenda.
– Lo sai che ti amerò sempre, no? Che sono felice di averti come marito. Che Ermanno per me è un’esplorazione, una ricerca sessuale che però non intacca minimamente l’amore che provo per te.
– Lo so. E lo accetto completamente. La tua “esperienza” con Ermanno non diminuisce affatto i sentimenti di adorazione e di totale dedizione che provo nei tuoi confronti.
– Bene. La storia con Ermanno ti rende morbosamente geloso, lo vedo e lo capisco. Ma non perderai la fiducia nella nostra coppia, no?
– Mai! Mai! Farò tutto il possibile per renderti felice, Adele! Sempre di più! – Ci baciammo ancora. Io ero al settimo cielo.

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Quella sera Ermanno chiamò al telefono e i due chiacchierarono qualche minuto. Sentii Adele spiegargli di avermi convinto, seppure con qualche difficoltà, e raccontare del mio atteggiamento ribelle e di come avesse dovuto prevedere non una, ma ben due punizioni per cercare di raddrizzarmi.
Mentre parlava camminava per la stanza col cordless all’orecchio e a un certo punto si allontanò al punto che non riuscii più ad ascoltare. Quando si riavvicinò aveva un gran sorriso stampato in faccia e la sentii rispondere.
– Veramente?! Faresti questo per me?! Me lo prometti?! Oh, grazie, sei il massimo! Già solo a sentirti parlare così, di come prenderai in mano la situazione venerdì, mi sento avvampare di ammirazione e desiderio! Sono tutta bagnata! Sì Aspetta, te lo passo.

Mi allungò la cornetta dicendomi:
– Ermanno vuole scambiare due parole con te. – e mi allungò il cordless.
Esitai. Non avevo mai parlato con lui.
Adele mi rivolse uno sguardo severo e mi lanciò la cornetta.
La presi al volo e, con sufficienza, dissi:
– Pronto?
– Stefano, ascolta, vedrai che alla fine questo nostro accordo ti piacerà un mondo. Vi conosco, a voi cornuti, so come lavora la vostra mente e la vostra psiche. Un giorno mi ringrazierai.
– Ballerò di gioia, ci puoi scommettere. – Risposi con sarcasmo.
– Vedo che non ne sei convinto. Non preoccuparti, questo è normale, all’inizio. Ci vorranno almeno sei mesi per imparare a essere completamente dominato da Adele e da me e diventare un vero cornuto. Ma scommetto che alla fine ne sarai contento.

Sei mesi? Avevo sentito bene? Rimasi molti secondi senza riuscire a profferir parola. Alla fine mi uscì un:
– Va bene, grazie.
– Stefano, ho sentito che Adele si lamentava per il tuo comportamento, oggi. – E si fermò, aspettando una mia risposta. Che non arrivava.
– Stefano, mi hai sentito?
– Sì, ho sentito. – risposi debolmente.
– Non va bene come mi rispondi. Quando ti parlo devi farmi intendere che hai capito. Non dico che mi debba rispondere “Signorsì”, ma insomma… Qui dobbiamo cominciare il nostro triangolo con il piede giusto: Adele è la tua mistress e comanda, io sono il suo bull e tu il cornuto. Lei prende tutte le decisioni, il mio compito è di essere il suo uomo e di soddisfarla sessualmente e il tuo è di essere nostro servo e di ricevere ordini da noi due.
– Sì, capisco.
– Bene. So che Adele ti ha spiegato che dovrai ricevere la tua prima punizione da me venerdì, giusto?
Notai con orrore che Ermanno menzionava quella di venerdì come la “prima” punizione, come se ce ne dovessero essere altre.
– Giusto, sì.
– Mi spiace che ci si debba conoscere in questo modo, ma da un lato è meglio, perché così avrò l’opportunità di affermare la mia autorità fin dall’inizio. Ti è chiaro il ruolo che avranno le punizioni corporali che ti infliggerò d’ora in poi?
– Veramente no, Adele non ha mai parlato di instaurare una consuetudine con le sculacciate. Pensavo si trattasse di un episodio.
– No, no, Stefano. Per stabilire la mia superiorità su di te e rinforzare il mio ruolo di maschio alfa dominante, dovrò disciplinarti con regolarità. È assolutamente necessario che tu capisca le ragioni per le quali tua moglie preferisca stare con me, anche se non mi stupisce che ti possa non piacere.
– Te l’ha detto lei?
– Non in modo esplicito, ma, sai, i veri uomini non hanno bisogno di chiedere. Le ho solo detto che ti avrei fatto a strisce quel tuo culo da finocchietto per tenerti in riga e sai che cosa mi ha risposto? Che le si bagnava la passera al solo pensiero.
– Ah… In ogni modo posso chiederti una cosa?
– Cosa?
– Mia moglie mi punirà con lo scudiscio giovedì e per venerdì il dolore non solo non sarà ancora passato, ma potrebbe essere addirittura più forte. La carne sarà rossa e sensibile. Potresti andarci piano, la prima volta?
Scoppiò a ridere. Io ero paonazzo.
– Chiedimelo di nuovo, ma questa volta dammi del lei e chiamami “signor Ermanno”.
– Signor Ermanno, potrebbe per favore andarci piano, la prima volta? – Dissi dopo una pausa per inghiottire il rospo.
– Vediamo… Adele mi spiegava che la tua punizione consiste in cinquanta colpi con il paddle, lo conosci, no? Quella piccola asse di legno con un manico ricoperta di cuoio? Ce l’hai presente, no? Bene. Tu mi chiedi di andarci piano. Però sai benissimo che se la punizione non provoca dolore non è efficace e noi non vogliamo, vero? Potrei però permetterti di indossare gli slip di tua moglie durante la sculacciata. Lei si toglierebbe gli slip e li darebbe a te, che riceveresti così i colpi non sul culo nudo, ma con la loro protezione. Potrei spingermi ancora più oltre. Se dimostrerai un atteggiamento collaborativo quando ti legherò al letto potrei scontarti cinque colpi. E altri cinque se ad ogni colpo dovessi pronunciare una frase del tipo: “Grazie signor Ermanno! Sono stato un cornuto irrispettoso, per favore colpisca di nuovo il mio culo effemminato!” a voce alta e con convinzione. Adele giudicherà la sincerità e la correttezza della frase e se non dovesse approvarla dovrò ripetere il colpo. Così avrai la possibilità di ricevere solo quaranta colpi invece dei cinquanta stabiliti. Senza dimenticare la protezione delle mutandine di Adele. Contento?
– Grazie, signor Ermanno. – Dissi, ma in realtà stavo pensando a come sarei dovuto dipendere ancora di più dalla volontà di mia moglie.
– Bene, spero che ti senta meglio, ora. Ricorda però che dopo la sculacciata dovrai stare in piedi in un angolo, con la faccia rivolta contro il muro, indossando un reggiseno, un paio di mutandine di pizzo molto femminili, calate alle ginocchia, e un gonnellino che dovrai tenere sollevato in modo che noi si possa ammirare il tuo culo graziosamente segnato dai colpi ricevuti. Adele ti porterà alcune delle sue mutandine sporche da mettere in testa a coprirti la faccia, così potrai piangere e lamentarti con un po’ di privacy.
– Grazie ancora, signor Ermanno.
– Ah, dimenticavo… Voglio che tu tolga tutte le tue cosa dalla camera matrimoniale, senza dimenticare nulla, mi raccomando. Non voglio trovare né un calzino, né un fazzoletto, né una pastiglia per dormire. Nulla! Guai a te! Non voglio sentire puzza di cornuto mentre trombo tua moglie, chiaro!?
– Sì, signor Ermanno.
– E comprati qualcosa di appropriato per stare in casa questo fine settimana, Adele sa cosa intendo.
E chiuse la comunicazione.

Consegnai il cordless a Adele che mi chiese se avessi raggiunto un accordo con Ermanno.
– Sì. – Non avevo voglia di dilungarmi in spiegazioni dolorose, volevo solo cercare di dimenticare per un momento le sculacciate che mi aspettavano. Tanto più che cominciavo anche a preoccuparmi per l’incubo della gabbia di castità.
– Dai, raccontami. Cosa t’ha detto?
Non volevo, ma alla fine, sapendo che in un modo o nell’altro l’avrebbe saputo, mi rassegnai a raccontare.
– Dice che potrei ricevere dieci colpi in meno se collaborerò con lui nel farmi legare e se ad ogni colpo lo ringrazierò e gliene chiederò un altro. Lascerà anche che indossi qualcosa per proteggere le chiappe.
– Davvero? Niente culo nudo come faccio io?
– Potrò mettermi le tue mutandine. – Le scappò una risatina.
– Ermanno è davvero generoso! Come se le mie mutandine trasparenti facessero chissà quale differenza! Cominci già a fartela sotto, eh, signorina?

– Poi mi ha detto che dovrei avere un abbigliamento “adeguato”…
– Sicuro si riferisce agli abiti femminili che dovrai indossare in casa. Il punto è che mentre io e lui approfondiamo la conoscenza e costruiamo una relazione, lui non dovrà sentirsi minimamente minacciato dalla presenza di un altro uomo in casa. Per cui tu dovrai smettere di essere maschio. Indosserai mutandine e reggiseni e dovrai essere demascolinizzato con una gabbia di castità. Chiaro no?

Volevo disperatamente cambiare argomento.
– Adele, tesoro, possiamo fare l’amore stasera?
– Va bene, perché no? Però che sia qualcosa di indimenticabile, almeno per un po’. – Mi sussurrò dolcemente all’orecchio.

Ce ne andammo a letto, ci spogliammo e mi stesi sopra di lei, con tutti i miei tredici centimetri di uccello duri come il ferro. Sentivo i suoi seni contro il petto e chiusi gli occhi, beandomi del profumo dei suoi capelli.
La penetrai e cominciai a muovermi piano avanti e indietro. Adele cominciò a mugolare dolcemente.
Il calore della sua vagina attorno al mio cazzo era inebriante. Così morbida, così accogliente!
– Pensa a cosa ti perderai nei prossimi mesi! – Mi disse con quella sua voce da sesso, bassa e roca. – Meglio che cerchi di godertela al massimo perché questa è l’ultima scopata e la mia passera ti sarà proibita, d’ora in poi.
– Basta, Adele, abbi pietà!
– Basta, dici? Non vuoi più scopare con me? – Mi provocava, la mia aguzzina.
– Certo che voglio, sai cosa voglio dire!
A quel punto lei cominciò a muoversi velocemente incontro alle mie spinte, contraendo i muscoli della vagina a stringermi il cazzo. Mi faceva impazzire. Pareva volesse mungerlo.
– Stefano, spero che almeno questa volta riesca a resistere abbastanza a lungo da aspettare il mio orgasmo. Non deludermi anche oggi.
– Faccio meglio che posso…
– Oh, scusa. È che con Ermanno non devo preoccuparmi, il suo è grosso il doppio ed è lungo ventidue centimetri! Mi fa godere in un attimo.
– Ti prego, Adele, non parlarmi di Ermanno, almeno in questo momento.
– Uff, quante storie! Almeno sei cosciente di quanto piccolo sia il tuo uccellino? Come quello di un bambino di dodici anni. Senza offesa, naturalmente. – Perversamente le sue parole mi eccitavano da pazzi e lei lo sapeva bene.
– Stefano, sembra che il tuo pipino stia diventando ancora più duro, possibile? Ce la fai a scoparmi come un uomo, stavolta? Forte e duro, scopami, cazzo! Più veloce, più in fondo! Forza!
Sentivo l’orgasmo montarmi.
Cercai di resistere, di fermarmi, ma lei mi incitava, mi spingeva contro di sé con le gambe strette attorno ai miei fianchi.
– È questo che volevi, no? È questo che aspettavi, cornuto? – Mi baciò con la lingua, oscenamente. – Perché da domani il tuo passerotto dovrà rimanere chiuso in gabbia per tanto, tanto tempo. Sei stato molto, molto irrispettoso e maleducato e i cornuti effeminati come te devono subire dure punizioni, grandi sculacciate e lunghe astinenze. Pensa quanto tempo passerà prima di poter venire di nuovo! E non ti fare illusioni: Ermanno non ti permetterà nessuna “visita coniugale” come si fa con i carcerati. Io però mi consolerò con lui, che sarà nel mio letto tutte le sere a prendersi cura delle mie esigenze. Meno male!

In quel momenti venni, sussultando in molti successivi schizzi. Subito dopo, però, foschi pensieri circa cosa mi sarebbe successo e a cosa avrei dovuto rinunciare nelle prossime settimane e mesi mi impedirono di godermela fino in fondo.

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La mattina seguente mi svegliai con una orribile sensazione di gelo tra le gambe. Mi sollevai sui gomiti e vidi Adele che teneva una confezione di piselli surgelati, appena tolta dal congelatore, sul mio pisello.
– Ma che fai? Sono solo le sei del mattino!
– Forza, sveglia. Oggi si lavora. E inoltre è il tuo primo giorno di prigionia.
Mi fece sdraiare a gambe larghe sul letto e con una pezzuola bagnata mi deterse i genitali con cura. Poi prese una lozione cremosa e me la applicò con generosità. Manifestai un principio di erezione.
– Non ti eccitare troppo, che non è il caso.
Tornò ad applicarmi i piselli surgelati e il cazzo si restrinse ai minimi termini.
Adele laboriosamente applicò la cintura di castità, chiudendo l’anello intorno alle palle. Sentii lo scatto del lucchetto e la vidi far dondolare la piccola chiave davanti ai miei occhi, con un sorriso soddisfatto.
– Congratulazioni, tesoro. È ufficialmente cominciato il giorno uno della tua condanna di sessanta giorni (alla fine abbiamo deciso per questo compromesso). Potresti perfino essere liberato prima, se ti comporterai in modo eccezionalmente servizievole e sottomesso, ma se fossi in te non ci conterei. Tieni conto poi che ogni tua infrazione, anche la più piccola, potrà significare invece un prolungamento della tua prigionia a nostro insindacabile giudizio.
– Giudizio di chi? Tuo o di Ermanno? – Pregai che lui non avesse voce in capitolo. Invano.
– Entrambi avremo diritto di veto. Se io vorrò rilasciarti e lui no, resterai imprigionato. E viceversa.

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Non so cosa ne sarà di me. Mai avrei pensato di finire così quando avevamo, con grande curiosità ed eccitazione, incominciato a esplorare questo mondo.
Immaginavo che la nostra vita sarebbe continuata come prima, solo con qualche occasionale episodio cuckold, tanto per rendere piccante la relazione e dare libero sfogo alle nostre fantasie.

Sono innamorato di Adele? Assolutamente sì, in modo totale. Sono felice? Era questo che volevo? Assolutamente no.

E allora perché non ho la forza di reagire, di ribellarmi, di mandare tutti a quel paese, soprattutto quel bastardo di Ermanno? Dio, come lo odio!

È vero. Provo una qualche eccitazione nelle corna e nell’umiliazione, ma questo è troppo. Vi prego, salvatemi, aiuto!

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