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Racconti Erotici Etero

Vita di paese – inferno

By 14 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Da quel momento la vita divenne un inferno.

Due giorni dopo a scuola, durante l’ora di ginnastica,ci stavamo cambiando per entrare in palestra.

Insieme a una decina di compagni, ci spogliammo velocemente, cominciando, di fatto, la partita di palla a volo a parole, sfottendoci.

Non ero in forma, continuavo a pensare a quello che era successo’ forse Beppe si era divertito abbastanza, forse ci lascia stare’

Alla fine della partita rientrammo negli spogliatoi.

Tutti caldi, eccitati, alcuni incazzati a morte continuavano la partita urlando come indemoniati.

Mi stavo rivestendo.

Notai Massimo e Sauro che stavano entrando.

‘Merda! Proprio l’ora dopo la mia dovevano venire in palestra!’ pensai agitato.

Accelerai le operazioni, volevo andar via il più presto possibile.

Tardi!

Pietrificato, notai Sauro, in mutande dirigersi verso me.

Con la mano destra si massaggiava i coglioni, leccandosi oscenamente le labbra.

Finsi di non vederlo e cercai di infilarmi in fretta i pantaloni.

L’agitazione mi fece quasi inciampare.

Bestemmiai in silenzio.

Sauro mi prese per la spalla, facendomi alzare.

Eravamo di fronte, occhi negli occhi.

Mi diede una busta, scolorita, che mi accorsi teneva in mano.

‘Aprila!’ disse.

Strappai la busta, quasi tremando. Tutti, in palestra, ci stavano guardando.

Sauro si lisciava il cazzo, strofinandoselo sulla coscia.

Dentro la busta c’era una foto, riprendeva la sborrata di Beppe sulla faccia mia e di Simonetta.

Quei bastardi! Non avevo visto nulla. Neanche sospettato.

Ripercorrevo l’accaduto con la mente, alla ricerca di un particolare passato inosservato’

‘Leggi anche dietro’. Sauro parlò ad alta voce, strafottente.

Con un grosso pennarello rosso avevano scritto ‘Fammi un pompino!’.

Lo guardai, incredulo.

‘Ti aspetto nei bagni’ fa veloce che ti devo parlare.’

Si voltò e uscì lentamente dalla palestra, seguito dallo sguardo di tutti.

Riposi in fretta la foto nella busta, sbirciando, fiducioso che nessuno avesse visto.

‘Eh, eh! Ti piace ” con un gesto inequivocabile mimava una pompa’

Il vicino, bastardo, sorrise di gusto. Mi guardava ammiccandomi’

Un lampo’ la scritta dietro alla foto.

Mentre la guardavo, potevano aver letto’ Bastardo!

Incazzato, impacciato, sull’orlo di una crisi di pianto, raccolsi la mia roba e uscii senza guardare nessuno.

Percorrendo il lungo corridoio le forze a poco a poco mi mancarono.

Che dovevo fare.

La foto.

Sauro che mi aspettava nei cessi.

Mi doveva parlare, almeno così mi aveva detto.

La scritta.

Simonetta con la lingua coperta di sperma.

Io vicino a lei.

Non decisi razionalmente.

Non feci a tempo.

Ma i passi mi portarono di fronte ai bagni.

Entrai’

Sauro stava fumando una sigaretta.

Appoggiato ai lavabo, indossava ancora i pantaloncini sportivi.

‘Mi hai fatto aspettare’ ne terremo conto.’

‘Che cazzo vuoi da me! E cos’&egrave quella foto!’

‘Mi sembri un po’ agitato. Quella foto &egrave ciò che siete tu e quella lurida troia di tua cugina. Cosa voglio’ l’hai appena letto dietro alla foto.’

‘Vaff’anculo! Vi ammazzo tutti se non ci lasciate in pace!’

‘Buono’Sta buono!’

La sua forzata pacatezza mi stava facendo saltare i nervi.

‘Ne abbiamo tante altre, alcune davvero eccezionali. Si vede bene che godevi davvero! Forse non lo sapevi neanche tu ma ti piace il cazzo in culo, eccome!’

Tanti i pensieri nella mia mente, che non potevo dir nulla.

Sauro fece spuntare la cappella dall’orlo delle mutande, lateralmente.

‘E’ semplice. Tu e la tua cuginetta dovrete fare quello che vogliamo. Sempre.

Oppure vi sputtaniamo!

La prossima volta le distribuisco in palestra! Che dici, piaceranno ai nostri amichetti?

E a tua madre? Eh? Ci pensi?’

Non poteva essere.

Doveva esserci una via d’uscita!

Sauro si avvicinò porgendomi oscenamente il cazzo scappellato, le palle che tendevano la stoffa delle mutande.

‘Andiamo almeno via di qua! Qualcuno sospetta e forse ci scopre!’

‘Succhia! &egrave l’ultima volta che te lo dico’ poi meno!’

Strofinò la cappella umida sulle guance, accarezzò le labbra, ritornò sulle palpebre, mi offrì le palle da leccare.

‘Prima finisci e meno rischi!’ le parole di Sauro mi ferirono come una coltellata.

Con il pianto nell’animo incominciai a leccare le palle pelose.

‘Prendile in bocca. Bravo”

Sauro se le strizzava, me le porgeva eccitato, incitandomi a succhiare.

A turno leccai e ingoiai i testicoli gonfi, ascoltando i suoi grugniti di piacere.

Poi si staccò, mi prese per il mento fissandomi negli occhi.

In ginocchio, ai suoi piedi, ero ormai completamente abbandonato al mio destino.

‘Sai la foto che mi &egrave piaciuta di più? E’ quella dove Beppe te lo infila in bocca sino alle palle! Si vedono i coglioni che ti sbattono sul mento’ Sei molto sexy, sai? Quel palo di carne in bocca ti dona molto!’

Nel frattempo mi infilava 3 dita in bocca, roteandole, cercando di afferrarmi la lingua.

‘Voglio proprio provare!’ .

Sauro si alzò e strizzando il cazzo alla base, spinse sulle labbra la cappella congestionata.

Quel cazzo era durissimo.

D’istinto lo afferrai portandolo in bocca. Ciucciai la cappella.

Cazzo, mi stava piacendo!

Ad ogni spinta, lentamente, Sauro guadagnava un po’ di spazio nella mia gola, sempre più giù, senza cambiare ritmo.

Non riuscii a resistere molto.

Passati i colpi di tosse, con voce soffocata, riuscii a dire’ ‘Lascia fare a me… Sta fermo”

Fu comprensivo’

Lo presi saldamente in mano, poi iniziai a succhiargli la cappella cercando di aumentare la produzione di saliva.

Quindi, deciso, spinsi su quell’inguine, con le labbra spalancate, cercando di ingoiarlo più che potevo.

Facilitato dal fatto che Sauro stava immobile, raggiunsi il fondo dopo un eterno minuto, sfiorando con le labbra i peli del pube.

Un attimo, per riprendere fiato e poi di nuovo giù, la cappella che forzava il fondo della gola, il senso di soffocamento.

‘Respira col naso’ ricordati, respira col naso’ rilassa la gola.. non &egrave vero che ti stimola conati, senti che bello il cazzo che ti struscia le tonsille!’ i miei pensieri impazziti frullavano vorticosamente nella mente.

‘Ora quando sei in fondo, col cazzo ben piantato in gola, cerca di leccarmi le palle” disse Sauro con voce suadente.

In effetti, la lingua poteva concedersi lo spazio sufficiente.

Sauro aiutava le lappate, porgendo ora un coglione, ora l’altro.

Iniziò a fremere. Non poteva più resistere.

Anch’io ero stremato.

Mi prese per le orecchie, con violenza.

Iniziò a chiavarmi la bocca.

Cercai di respingerlo, disperatamente.

Non respiravo più.

Attimi che mi sembrarono infiniti.

Mi sentivo morire.

Per fortuna dopo una decina di colpi Sauro sborrò urlando.

Mentre fiotti di sperma mi centravano il fondo della gola, pensai che qualcuno doveva per forza aver sentito.

Deglutii in fretta quella crema salata che sembrava non aver mai più fine.

L’uccello ancora fremeva, scosso dai brividi dell’orgasmo.

Sauro, piegato in 2, rantolava sulla mia testa.

Lo lasciai, cercando di riprendere fiato.

‘Che cazzo fai! Riprendilo in bocca!’

Strattonandomi per i capelli rioccupò la mia bocca.

‘Mi piace che mi lecchino ancora, sai? Anche dopo venuto!’

Dopo pochi attimi, in cui il silenzio fu violentato solo dai risucchi della mia bocca, ‘Che ne dici Mirko?’ disse Sauro.

La voce mi fece tornare bruscamente alla realtà.

Voltandomi, vidi l’amico di scuola che si masturbava a pochi metri da noi.

Doveva essere lì da parecchio, perché era tutto congestionato, gli occhi fuori dalla testa, stava per venire.

Lo guardavo, continuando a masturbare l’uccello di Sauro che stava riducendosi.

Con un balzo Mirko mi fu davanti.

Sauro, mi aprì la bocca con le dita, di forza.

‘Sborragli dentro, dai.. sai come gli piace! E’ un gran ingoiatore lui!’

Ero troppo indolenzito per poter reagire efficacemente.

Mirko appoggiò la cappella sulle mie labbra, e dopo alcuni colpi più veloci, esplose nella mia bocca un fiume di sborra.

Quando finì, Sauro iniziò a giocare con lo sperma nella mia bocca, usando le dita come un cucchiaino, raccoglieva il seme per farlo ricadere in bocca, sogghignando.

‘Incredibile!’ Fu l’unica parola di Mirko, che rapidamente si dileguò.

Ci riaggiustammo, in silenzio.

Poi, prima di sparire, Sauro mi disse: ‘Con il biglietto Beppe ti manda a dire che aspetta te e tua cugina stasera alle 10 al Bar di Mario. Inutile ricordarti cosa potrebbe succedere se non ci sarete!’

Ne parlai con mia cugina, ma come al solito, non servì a niente.

Anzi, fu peggio, perché terrorizzata dell’eventualità che fossero diffuse quelle foto, mi fece sentire in colpa anche per quanto poteva succederle.

Giungemmo da Mario alle 10 in punto.

Beppe era al bancone e beveva chiacchierando con un amico.

Mi avvicinai, insieme a Simonetta.

Lui non mi degnò di uno sguardo, prese Simo per un braccio e la strinse a se baciandola.

Si avvicinò Massimo, ‘Ciao bel culo’ disse palpandomi le chiappe sfacciatamente. ‘Stasera te lo voglio proprio spaccare, sai?’

Beppe aveva alzato la gonna di Simo e la stava masturbando davanti a tutti.

Il bar era di solito frequentato solo dalla compagnia, durante la settimana, ma non mancava chiaramente qualche sconosciuto, che stava avvicinandosi.

‘Mi &egrave piaciuto come sapete succhiare insieme voi 2. Vieni qui tu, stronzo!’

Sospinto da Massimo caddi in ginocchio ai piedi di Beppe.

Da vicino, notai che Simonetta stava masturbandolo coperta dalla lunga camicia di Beppe.

Alzai lo sguardo, vidi chiaramente la cappella congestionata di Beppe.

‘Dai, cosa aspetti’ intimò Beppe.

Simonetta mi porse l’uccello duro, lo strofinò sulle mie labbra, poi quando le dischiusi, lo guidò dentro la bocca.

‘Vai giù anche tu, leccami le palle’ Beppe si sistemò meglio, appoggiato al bancone, allargò le gambe per permettere un miglior accesso al suo sesso.

Non fu l’unico cazzo a cui dovemmo abbeverarci quella sera!

Succhiammo uccelli duri e pieni di crema sino a mezza notte, senza un attimo di tregua.

Cazzi, culi, palle, tutto ciò che ci veniva porto, dovevamo leccarlo, succhiarlo, accarezzarlo con le labbra, sputarci sopra, coprirlo di saliva, per poi riprendere tutto in bocca, tra i rigurgiti, gli schiacquettii, i gemiti degli infoiati’

Mi fu persino chiesto di infilare un dito nel culo a Massimo, che stavo leccando, e lo masturbai senza smettere.

Poi ci fecero appoggiare al bancone, in piedi, i culi belli esposti.

A fianco di Simonetta, che ogni tanto mi guardava, eccitata, mielosa, sentivo diverse dita farsi largo nel retto.

Lo sfintere dilatato al massimo.

Ricordo gli echi delle urla di vittoria di chi ci sodomizzava.

Il culo non si opponeva più. Qualcosa aveva cessato di resistere. Non capii se era una questione fisica o cerebrale.

Ma dopo un po’ il dolore ed il piacere si fusero insieme.

‘Patrizia! Patrizia! Vieni qui.’

Trovai la forza di alzare il viso e guardare in quella direzione.

Avanzava, bellissima, come sempre, dall’angolo della stanza.

Quando fu vicina scorsi i segni di un livido, che stava guarendo sullo zigomo.

Bastardi. Avevano una perla e la trattavano come una pattumiera.

Beppe ci sorprese tutti.

‘Inginocchiati, vai sotto quel frocio del tuo amico e fallo godere con la bocca. Dai!’

Con l’aria rassegnata, sottomessa, Patrizia si inginocchiò, e dopo avermi fissato con gli occhi tristi, per un momento, si infilò tra i corpi sudati.

Sborrai nella sua bocca con un cazzo infilato in fondo al culo.

Lei non mollò la presa.

Dopo il primo schizzo, arretrò sino a stringere la cappella con le labbra, attenta a ricevere il resto della spruzzata’

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