Già ne avevamo avvertito gli olezzi, liberati nell’etere tranquillo dai ligustri di maggio. Ed eccola, poi, accanto a noi, insieme al canto delle cicale melanconiche, che non sapevano di vivere una stagione sola.
Del castello diroccato poco o nulla più restava.
Avevano dipinto le case del paese a colori vivaci, forse, per non farlo sembrare troppo triste. Tutto inutile, però, perché continuava ad innalzarsi dal mare come un fantasma, perduto tra le nebbie del mattino.
Oh, amica mia, dov’eri allora?
Invano, invano ti andavo cercando lungo i sentieri profumati di primavera, invano chiedevo di te alle sabbie fredde, per poi accorgermi che tu non c’eri più.
E’ già arrivato l’inverno.
Con le sue nevi fredde ricopre la spiaggia, baciata dal gelo, dove giacciono addormentate le fate dell’immenso, forse, per sempre.
Fu lui, lui, a trasformarti in stilla di ghiaccio, fatta per sciogliersi un giorno al sole e regalare così la vita ai suoi germogli, per sempre!
Buongiorno. Ottimo inizio del tuo racconto. Aspetto di leggere il tuo prossimo racconto in qui tu e il tuo amico…
Ciao purtroppo non sono brava nello scritto, Se vuoi scrivermi in privato . delo.susanna@gmail.com
Per un bohemienne come me, che ama l’abbandono completo al piacere e alle trasgressioni senza limiti, questa è forse la…
Ho temuto che non continuassi… sarebbe stato un vero peccato, il racconto è davvero interessante
Grazie, ne sono lusingato. E' da poco che lo faccio, ma lo trovo divertente. Tu scrivi, ho provato a cercare…