Manola alla spa – parte prima
Manola stava per iniziare il 10 anno ed in settembre avrebbe anche compiuto gli anni, fu così che nelle riunioni preliminari l’apertura dell’anno scolastico, il preside Ernesto si presentò con una busta ed un sorriso sotto i baffi.
“Tieni Manola, qui ti vogliamo tutti bene ed abbiamo fatto una colletta per festeggiare queste due importanti date, apri la busta”.
Manola non esitò un attimo, aprì la busta e trovò un “box” per un weekend presso un rinomato albergo lontano un centinaio di chilometri famoso per la sua spa. Il buono era valido per due persone. Gli occhi le si illuminarono, le piaceva andare di tanto in tanto per spa solo che il marito non gradiva particolarmente. Lei invece, con l’animo esibizionista, quando poteva non perdeva occasione di mostrarsi e se capitava la preda giusta di farsi dare una ripassata. Nella sua mente aveva già cominciato a fantasticare se andarci con suo marito o con una amica che era come lei molto “aperta”.
Ringraziò i presenti con un bacio sulla guancia, il preside mentre la abbracciava non perse l’occasione di tirarla a se mettendole una mano sul culo e facendole sentire l’erezione. Mentre la teneva inchiodata contro il suo corpo le sussurrò nell’orecchio “vedrai che ci divertiremo”.
Manola capì l’antifona, era comunque indecisa se portarsi l’amica o se portarsi il cornuto, ci pensò e disse: “vi farò sapere quando andrò ma non farò passare molto tempo perché l’hotel che conosco di fama, ha un fantastico parco ed una piscina all’aperto fruibile solo fino alla fine di settembre”.
Tornata a casa informò Alberto del regalo e che da lì a due venerdì sarebbero partiti. Il marito aveva ancora qualche giorno di ferie da usare entro la fine dell’anno altrimenti sarebbe andato perso per cui non fu nemmeno troppo dispiaciuto.
Fu così che telefonò all’albergo per farsi indicare le disponibilità e c’era proprio una stanza libera per l’ultimo weekend di settembre, la fissò contenta di poter usufruire della splendida piscina che una amica le aveva descritto alcuni anni prima.
Comunicò ai colleghi ed al preside la data in cui sarebbe andata a godersi il regalo e tutti furono contenti che non avesse perso tempo. Si organizzò scambiando il suo giorno libero con quello di un collega che lo aveva il venerdì in modo che avrebbe poi potuto recuperare le lezioni. L’incrocio non fu semplicissimo ma con un po’ di buona volontà ed una spintarella da parte del preside la segretaria riuscì ad organizzare il tutto.
Alberto era appassionato di golf e sapeva che nelle immediate vicinanze dell’albergo c’era un golf club che consentiva, previo preavviso, di entrare anche ai soci di quello di cui lui faceva parte.
Dopo aver caricato la macchina venerdì mattina Manola ed il marito partirono verso le 11, il check in era previsto dalle 14 così si fermarono lungo la strada in un ristorante in una villa particolarmente rinomato per un paio di piatti ed in cui avevano voluto andare ma non erano mai riusciti essendo spesso, il weekend in particolare, prenotato per matrimoni. Mangiarono veramente bene, Manola per l’occasione si era comprata un paio di vestiti nuovi e relativi accessori. Il primo lo indossò già per il viaggio. Era un tubino leggero rosso con sandaletti alti dello stesso colore. Pur essendo morbido e non fasciandola, il decolté era generosamente esposto ed anche il suo sedere seppur non magrissimo, faceva la sua figura. Il cameriere ogni volta che passava lasciava gli occhi nella scollatura di Manola infischiandosene del fatto che il marito lo scrutasse.
“Ma è possibile che ti vesti sempre in modo così sfacciato? Anche questo cameriere che non ti conosce ti fa la radiografia ogni volta che passa?” le disse Alberto.
“Tesoro sei un cornuto nato, si capisce subito al primo sguardo che gli uomini possono prendersi delle libertà con me. In fondo mi ha solo guardato, ed è anche un bel manzo, una ripassatina non mi dispiacerebbe”.
“Sei la solita troia e sai che così mi eccito, quando vorresti fartelo?”
“Alla fine del pranzo gli chiederò di accompagnarmi a vedere il sicomoro secolare che sta nel giardino e per il quale la villa è famosa. Tu fai finta di essere al telefono e quando ti chiedono se vuoi venire fai segno che ne avrai per una buona mezz’ora e che quindi non puoi venire e che mi aspetterai qui nella sala d’ingresso dell’albergo”.
Così fecero. Erano gli ultimi avventori così il cameriere chiese il permesso al maître di accompagnare Manola facendogli l’occhiolino. Il direttore di sala diede il suo benestare.
Aggrappandosi a causa dei tacchi alti che non le permettevano una camminata agevole sul prato, Manola si strusciava addosso al cameriere. Alberto intanto finita la finta telefonata li seguiva a distanza cercando di non farsi vedere.
Dopo circa 5 minuti il cameriere e Manola arrivarono al sicomoro e l’uomo le raccontò alcuni aneddoti piccanti avvenuti nei pressi della grande pianta. Manola lo lasciava parlare e si strusciava sempre dipiù. La villa era molto lontana e non c’era nessuno in vista (Alberto si era nascosto dentro un boschetto di nocciolo lì vicino). Il cameriere, con la scusa di sorreggerla mise una mano sul sedere a Manola e la tirò a sé facendole percepire la sua erezione.
“E’ un bel po’ che ne avevo voglia di scoperti di nuovo”, disse l’uomo. Manola se lo era fatto ad una festa di addio al nubilato di una collega in cui l’uomo si era esibito come spogliarellista. Gli aveva fatto un pompino a due bocche insieme alla novella sposa la quale poi, per il troppo vino aveva vomitato l’anima lasciandola da sola a completare l’opera. Manola e l’uomo, un fusto di 1,90 di altezza per 100kg di muscoli, si chiamava Michele e le aveva confessato che lei era una scopata che si sarebbe fatto anche senza essere pagato. Di solito le donne che gli capitavano non erano il massimo ma che lei, se avesse pagato delle donne, sarebbe stata la prima. Questo aveva scatenato la vanità di Manola che si era concessa i tutti i buchi terminando la scopata con una abbondante sborrata in volto e sulle tette.
Manola tirò Michele dietro l’albero che con il suo grande tronco li nascondeva alla vista dalla villa. Gli mise una mano sul cazzo e cominciò a massaggiarlo prima di slacciargli i pantaloni e prendergli l’uccello in bocca. Lui invece sembrava una piovra e le calò il vestito in un batter d’occhio. Manola non indossava reggiseno e le sue belle tettone schizzarono fuori appena liberate, per quel che riguarda le mutande chiamarle slip era esaltarne la dimensione, un filo interdentale sorreggeva un triangolino di raso rosso che le copriva a fatica le grandi labbra. Sebbene fosse stata in settimana dall’estetista a farsi sistemare la passera un ciuffetto spuntava fuori dal microscopico indumento. Manola si accovacciò e fece scorrere il bel cazzone dell’uomo fra le sue tette bagnandosi per l’eccitazione. Mentre faceva avanti ed indietro fra le due montagnole, Manola non perdeva occasione per leccarlo quando spuntava di lì. Lui di contro teneva le due tettone vicine con le mani per far maggior contatto con quel paradiso. Dopo un paio di minuti di questo trattamento Michele si scostò e fece mettere Manola piegata con le mani contro l’albero e cominciò a strofinare la cappella sulle sue grandi labbra. L’uccello scivolò dentro in un attimo e Michele cominciò a pomparla strappandole quasi da subito una serie di gemiti.
Alberto intanto si era avvicinato il più possibile rimanendo però nascosto nel boschetto. Distratto dalla scena in cui la moglie si faceva pistonare da Michele e con l’uccello in mano per farsi una sega, non si accorse che alle sue spalle era sopraggiunto il maître con il cuoco. Alberto fu preso per un orecchio e trascinato fuori dal boschetto.
“Guardate cosa ho trovato? Un cornuto guardone, che ne facciamo?” disse Giovanni il maître.
“Lasciatelo guardare, è innocuo” gli rispose Manola. “Piuttosto venite qui anche voi due.
Giovanni e Moustafà il cuoco non se lo fecero dire due volte, si portarono, sempre trascinandosi dietro il cornuto, vicino a Manola. Si abbassarono i pantaloni mentre Michele continuava a pomparla con foga prossimo all’orgasmo. Anche Manola stava per godere e Giovanni ed Mustafà le porsero i loro cazzi già barzotti da succhiare. Manola non ci mise molto a farli diventare duri. Vedendo il doppio pompino da vicino in una posizione di favore, Michele raggiunse l’orgasmo, estrasse il cazzo e spruzzò 5 getti di sborra sulla schiena di Manola. A quel munto anche la donna aveva goduto ma non era ancora sazia. Giovani fece sdraiare sull’erba Moustafà e calare sopra il suo grande membro la donna. Il cazzo dell’uomo scivolò dentro in un attimo e Giovanni si portò dietro di lei. Sputò ed infilò due dita bagnate nel culo di Manola quindi appoggiò la cappella e la spinse dentro. Dopo un attimo di assestamento con tre colpi fu dentro completamente anche lui. Il suo cazzo non era grosso come gli altri due ma abbastanza lungo. Presero un bel ritmo nella scopata alternando i colpi in figa ed in culo. Manola godette di nuovo proprio mentre anche Moustafà era prossimo all’orgasmo. Giovanni capì la storia ed estrasse il suo cazzo dal culo di Manola, la fece metter in ginocchio e Moustafà, prontamente rialzatosi, diede tre colpi di una sega inondando viso e tette di Manola. Giovanni intanto si segava ed Alberto guardava come ipnotizzato. Non era la prima volta che vedeva sua moglie farsi scopare da più uomini ma l’esser stato pizzicato nascosto nel cespuglio aveva dato alla faccenda una luce diversa. Un paio di minuti ed anche Giovanni, che era sulla sessantina e con una pancia pronunciata, schizzò con meno veemenza il volto di Manola.
“Alberto ringrazia questi amici per lo spettacolo che hanno fatto per te gratis”.
Alberto ringraziò i tre uomini che si stavano ricomponendo, parlò solo Michele che avendo sborrato prima era il più lucido dei tre.
“Prego, sei proprio un gran cornuto, Manola me lo aveva detto ma non credevo che ti piacesse così tanto verla scopata da altri uomini”.
Alberto era venuto senza nemmeno finire di segarsi; dopo che era stato scoperto infatti Giovanni gli aveva legato le mani dietro la schiena con un tovagliolo che si era portato.
Alberto con i pantaloni calati e l’uccello ormai moscio era quasi penoso.
“Quando vuoi tornare per pranzo e dopo pranzo di alla persona che è alle prenotazioni che sei amica di Giovanni ed un tavolo salterà furori, portati pure il cornutello, da più soddisfazione sbatterti davanti a lui” aggiunse Giovanni.
Lasciarono loro un pacchetto di fazzoletti umidificati per pulirsi.
Quando ritornarono alla villa ad Alberto sembrava che tutti lo guardassero ridacchiando, pagò il conto per l’ottimo pranzo e per il dopo pranzo ottenne pure uno sconto ed una bottiglia di amaro “il cervo”.
Manola alla spa – parte prima
One Comment
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I tuoi racconti sono sempre molto piacevoli da leggere anche quando non sono perfettamente allineati ai miei gusti!
Grazie mille!
Mi piacerebbe molto fare due chiedo con te
80fanta29@gmail.com