Skip to main content
famigliaRacconti GayRacconti Trans

La notte di Vanessa

By 16 Giugno 2025One Comment

Ero molto giovane quando cominciai a vestirmi da ragazza. Marco dalla nascita ma Vanessa da sempre.
Iniziai rubando di nascosto i vestiti di mia sorella: reggiseni, collant, slippini ma anche gonne e camicette. Mi piaceva sentirmi donna e così, non mi fermai più, ma sempre di nascosto.
Poco alla volta mi ero fatta un bel guardaroba andando ad acquistare vestiti, scarpe (spesso con il tacco) e biancheria di mio gusto. Poi ero diventata brava a truccarmi, avevo preso una bella parrucca (un bellissimo caschetto corvino) e mi depilavo accuratamente quasi ogni giorno.
Insomma, nel segreto della mia cameretta quando diventavo Vanessa ero davvero bellissima, o almeno io avevo imparato a vedermi bella, una ragazza magnetica.

Il mio segreto rimase solo mio fino al mio diciottesimo compleanno. Quella notte, come molte altre, mi trasformai in Vanessa; trucco appariscente, vestitino con una gonnellina corta, reggiseno terza misura, calze a rete che fasciavano le gambe lunghe e snelle e la mia bellissima parrucca.
E mentre mi ammiravo allo specchio la vidi, quella la fessura della porta. Era poco più di un millimetro probabilmente, ma capii immediatamente. Qualcuno stava spiando. Mi si gelò il sangue e rimasi paralizzata e fissare quella fessura per un tempo indefinibile, paralizzata dal terrore di quello che sarebbe potuto accadere.
E poi successe. La porta lentamente cominciò a muoversi. Poco alla volta vidi apparire Giulio, un mio cugino coetaneo che era venuto a passare la giornata a casa per festeggiare il mio compleanno e che si era fermato a dormire a casa mia.

Aprì la porta molto lentamente, entrò e richiuse senza fare il minimo rumore. Mi fissò in silenzio per un po’ ed io rimasi sempre lì, ferma, rigida come una statua di sale e travolta dalla paura. Poi cominciò a parlare, anche se era più un bisbiglio per cercare di fare il minor rumore possibile.
“Marco, avevo intuito che potessi avere gusti sessuali verso il tuo stesso genere ma non sospettavo questo”.
Io non riuscii a dire nulla. Si doveva vedere perfettamente che la paura mi aveva ormai completamente travolto. E lo vide bene anche Giulio: “non ti preoccupare – disse – con me il tuo segreto è assolutamente al sicuro. Sono non immaginavo, guardavo dalla fessura della porta, davvero non potevo credere… che fossi tanto bella. Bella da levare il fiato… ma tu chi sei?”.
Le sue parole, finalmente perché stavo letteralmente per svenire, mi fecero un poco rilassare e quindi, semplicemente, risposi: “Ciao Giulio. Io sono Vanessa”

Sempre a bassa voce cominciammo a chiacchierare. Lui era molto curioso e io cominciai a sentirmi sollevata, sia perché capivo di avere vicino una persona di cui potermi fidare, sia perché condividere un segreto rende il tutto più leggero. Avere una persona con la quale dividere un peso è una sensazione davvero bella.
Ci sedemmo sul letto e, Giulio e Vanessa, due ragazzi coetanei con tante cose da dirsi. Finimmo a parlare di tutto: delle nostre vite, delle esperienze, delle paure e delle speranze.
Giulio, per esempio, aveva avuto un paio di ragazze, ma raccontò anche di aver trascorso una sorta di avventura con un suo amico d’infanzia.
Da parte mia invece io dovetti ammettere di non aver mai avuto contatti reali né con ragazzi né tantomeno con ragazze. Non ero nemmeno così sicura di chi mi attraesse. Mi ero limitata a delle frequentazioni virtuali, sempre nelle vesti di Vanessa, poco interessanti e, di conseguenza, ma durature e soprattutto, mai arrivate a degli incontri reali.
Le ore passavano e il clima tra noi era sempre più rilassato, fatto di complicità e sempre maggiore fiducia. Insomma, a un certo punto, ho avuto la sensazione che stessimo cominciando a flirtare. Eravamo seduti sempre più vicini. C’erano sempre più sorrisi e anche i discorsi si stavano facendo un po’ più maliziosi, finché Giulio mi posò una mano sulla coscia coperta solo dalle mie sensuali calze a rete. E poi il suo viso si fece vicino al mio, tanto che cominciai a percepire sulle mie labbra umide il suo respiro caldo. Si avvicinò ancora mentre io restavo immobile, attendendo l’istante in cui le sue labbra avrebbero toccato le mie, velate da un leggero rossetto perlato.
Fu una sensazione bellissima, non avrei potuto desiderare un primo bacio più bello. Ma quella non si limitò ad essere la notte del mio primo bacio, quella notte aveva in serbo ancora parecchie sorprese e soprattutto, parecchie prime volte.

Non passò troppo tempo che i primi baci, dati solo con le labbra e senza quasi che i nostri corpi si sfiorassero, si trasformarono in qualcosa di molto più caldo e travolgente.
Le nostre lingue presero ad aggrovigliarsi senza sosta e lui aveva un modo bellissimo di mordicchiare le mie labbra.
E anche le sue mani non rimasero ferme. Le sentivo prima stringermi per poi passare dolcemente sulla schiena, sul collo fino a percorrere quasi tutta la lunghezza delle mie gambe, per poi affondare nel mio culetto.
Ero talmente sorpresa da tutto questo da non sapere esattamente cosa fare. Mi limitavo a continuare a baciarlo e mi piaceva stringerlo ed abbracciarlo, e adoravo il suo continuare a ripetermi, quasi ossessivamente “sei bellissima”. Mi faceva letteralmente sciogliere tra le sue braccia.
Finché non prese la mia mano e, senza dire nulla, la portò ad appoggiarsi sopra ai suoi jeans, esattamente all’altezza del suo sesso che, capii subito, era completamente in erezione.
La lasci lì per un po’, anche quando lui spostò la sua per portarla dietro la mia nuca e cominciare a baciarmi e leccarmi un orecchio, facendomi impazzire tanto era bella quella sensazione.
Doveva piacere anche a lui perché all’interno dei suoi jeans i movimenti erano costanti e il suo pene premeva come non mai contro la tela rigida dei pantaloni. Tanto che quasi istintivamente mossi indice e pollice per slacciare il primo bottone. Mi fermai lì ma lui non ci mise molto ad incoraggiarmi nello slacciare anche tutti gli altri. Presto la mia manina, che quella sera avevo decorato un con meraviglioso smalto color sangue di piccione, si ritrovò appoggiata sulla sua asta rigida, con solo la leggera stoffa dei boxer a separarci.

La sensazione, del tutto nuova, di toccare il pene di Giulio, mi piacque fin dal primo istante. Rimasi sorpresa dal senso di appagamento che mi dava l’essere stata capace di farlo diventare tanto duro e desideroso.
Non passò molto che Giulio decise di abbassare i suoi boxer liberando completamente il suo cazzo. Quando lo fece, eravamo intenti in un bacio lungo, caldo e umido, da lasciare senza fiato. Poi però, a un certo punto, le nostre bocche si separarono e mi misi istintivamente a guardare quel sesso svettante. Lo trovai davvero grande, di sicuro molto più del mio. Era durissimo e le vene che lo percorrevano pulsavano. Sapevo quello che voleva, e così lo afferrai con la mia mano sinistra e, mentre ricominciavo a baciare la sua bocca, iniziai a muovere la mano su e giù, a ritmo regolare, stringendo bene le dita tutto attorno, così da avvolgerlo in tutta la sua circonferenza.
La cosa mi piaceva e me ne accorsi quando mi resi conto che stavo spingendo la mia lingua nella sua bocca con una forza e trasporto davvero incedibili.
Il suo sesso nella mia mano mi dava una sensazione di incredibile piacere e appagamento e dissi tra me e me: “Vanessa, adesso non c’è più dubbio, a te piace il cazzo”!

Mentre sorridevo di sottecchi per questa mia personale scoperta, grazie a quell’inaspettata esperienza, Giulio si alzo in piedi per venirsi a posizionare proprio di fronte a me, che stavo sempre seduta sul letto.
Si era mosso velocemente, tanto che avevo dovuto interrompere il lavoro che avevo cominciato poco prima, e in men che non si dica, mi ritrovai il suo sesso a non più di 30 centimetri dal mio viso. Il tutto accadde tanto in fretta che restai spiazzata. Capii, ovviamente, benissimo cosa volesse da me, ma non seppi reagire. Fu dopo un lungo istante, o per lo meno a me sembrò lungo, che disse: “sei tanto bella che mi fai impazzire e forse sei anche più brava. Come baci e come sai toccarmi. Voglio la tua bocca. In questo momento sento di non poterne fare a meno”!
Probabilmente del suo discorsetto mi bastarono le prime tre parole. Per di più pronunciate con quella sua voce calda a cui non avevo nessuna possibilità di resistere.
Lentamente avvicinai il viso e lo vidi veramente da vicino. Grosso, rigidissimo e, si capiva benissimo, pronto ad esplodere di lì a poco. Ero pronta anche io. Volevo che godesse come non mai. Volevo che anche per lui quella notte potesse essere indimenticabile.
Iniziai leccando il glande, prima un po’ timidamente ma presto con più passione. E bastò poco perché lui posasse la sua mano sulla mia nuca e, finalmente, me lo spinse in bocca.
Cominciai a succhiare e leccare in modo naturale, facendo avanti e indietro con la testa e con le labbra ben serrate attorno a tutta la sua circonferenza. Intanto con la mano destra gli carezzavo i testicoli mentre con la sinistra mi reggevo attaccata alla sua natica.
Lui man mano che passava il tempo cercava di aumentare il ritmo, proprio come se mi stesse scopando la bocca. Aveva un sapore meraviglioso e un odore che trovavo inebriante. Sentire le piccole gocce che fuoriuscivano dal suo cazzo mi faceva sembrare di non aver mai assaggiato nulla di più buono in vita mia. E dio le leccavo avidamente.
Poi ci fu un colpo più forte, che quasi mi mandò il glande tra le tonsille, e poi un altro. Dopo il terzo si fermò per un istante quasi impercettibile nel mio palato, appoggiato sulla mia lingua, e prima che potessi realizzare cosa stesse per accadere, letteralmente il suo orgasmo esplose nella mia bocca con una serie infinita di fiotti di sperma rovente. Lui emise dei suoni sordi. Si capiva come cercasse di fare il tutto più in silenzio che poteva. Io invece restai li, ferma, a prendere tutto quello che scaricava dentro di me.
I primi getti mi finirono direttamente in gola, tanto che non riuscii quasi a percepirne il sapore. Poi gli schizzi continuarono con minore forza, facendo si che la sua sborra si depositasse all’interno della mia bocca e soprattutto sulla mia lingua.
La tenni li per un po’, volevo sentire il suo sapore, percepire il calore del suo seme, sentire il suo cazzo che, adesso, un po’ alla volta, perdeva vigore, sempre stretto tra le mie labbra. Poi, mentre dopo un lungo momento cominciò a muoversi per ritrarlo, disse: “non ingoiare subito, aspetta ancora un attimo”. Ubbidii.
Sfilò il pene dalla mia bocca e si accovacciò, avvicinando il suo viso al mio. Capii.
Avevo ancora abbondate sperma all’interno del palato e ce n’era parecchio anche che impiastricciava le mie labbra.
Mi baciò con una passione e un’intensità uniche. Le nostre lingue rotearono cercandosi avidamente, immerse nel liquido che poco prima aveva riversato con il suo cazzo nella mia bocca.
Il baciò, interminabile, a un certo punto finì, e provai uno strano piacere nel fissarlo negli occhi, sorridendo, mentre deglutivo l’ultimo residuo di sperma che ancora non avevo mandato giù.
Fu uno strano brivido quello. Per la prima volta mi sentii “una porca”, e mi piacque da morire.
Giulio si rivestì lentamente. Ci baciammo ancora e ancora, finché uscì dalla mia stanza con una promessa: “Vanessa, questa è stata la prima di tante notti che trascorreremo insieme”.

One Comment

Leave a Reply