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La perversione non ha limiti.

By 11 Settembre 2023No Comments

In un mix di fantasia e situazioni reali, ho composto un racconto abbastanza particolare. Immagino non piacerà a tutti, ma spero che ad altri, possa stimolare la fantasia e il divertimento.

Buona lettura.

——————————————-

Sono in Via Giacomo Matteotti, di fronte la banca. Per fortuna il caldo non si sente troppo perché sono in una zona in ombra.
Compongo il numero di telefono guardandomi attorno.

Squilla.

Una persona a pochi passi da me, con la mano raggiunge la tasca dei pantaloni e ne estrae il telefono squillante.

Sorrido, chiudo la chiamata e mi avvicino. Il suo telefono ha smesso di suonare appena ho premuto la cornetta rossa.

– Ciao! Ma allora eri tu! Sai che ne ero quasi certo?
Marco si avvicina sorridente e mi stringe subito la mano.

In realtà di lui, conosco solo il nome.
Dopo esserci conosciuti sul web, abbiamo condiviso molte fantasie e desideri, ci siamo sentiti a lungo e poi, dopo esserci scambiati i numeri di telefono, gli ho chiesto di vederci.

– Ciao. Come stai?
Domando con un sorriso abbastanza imbarazzato.
Mi sento molto timido e il cuore batte forte mentre non riesco a guardarlo negli occhi.

– Bene……e… comunque, inizia ad apprezzarti di più. Da come ti sei sempre descritto, hai veramente poca autostima di te stesso.
Finisce la frase raggiungendo il mio volto per darmi qualche leggero schiaffetto sulla guancia.

– Dai, qui fa un caldo terribile. Andiamo a casa mia che ho l’aria condizionata.
Afferma invitandomi a camminare nella sua direzione.

Il passo è rapido, le falcate sono ampie ma dopo meno di un minuto, l’uomo si ferma e voltandosi arresta anche il mio passo.
Intorno a noi, non c’è nessuno in questo momento e credo sia per questo che ci siamo fermati.
– Ma saresti deciso a stare fino a domani sera con me? Io per cosa vedo, non ho alcuna intenzione di farti tornare a casa prima del tempo.
Mentre fa questa affermazione, con gli occhi mi analizza ripetutamente da testa a piedi.

Mi guardo attorno più volte e non vedendo gente nelle vicinanze, prendo un grosso respiro prima di rispondere.
– Io sinceramente è la prima volta che ti vedo. Anche le foto, me ne hai mandate ben poche.

Marco mi interrompe.
– Le foto del mio cazzo. Si, ti ho mandato solo quelle perché così era più divertente.

Arrossisco leggermente mentre il cazzo mi inizia a gonfiare nei boxer.
– Si vero, però tu sei avvantaggiato perché mi hai visto nudo, e mi hai fatto fare diverse porcate.

Respiro e sorrido mentre la saliva mi viene a mancare.
– Va bene, ti do tempo per pensarci fino alla porta di casa, ma poi basta.
Marco sorride e poi senza dire altro, riprende a camminare.

Respiro forte prima di tornare a seguirlo, ma dopo veramente poche decine di metri, ci fermiamo di fronte un grosso portone.
Estrae dalla tasca un piccolo mazzo di chiavi e sorridendomi, fa scattare la serratura.
L’uomo mi accompagna fino all’ascensore. Appena le porte si chiudono, la sua mano si posa decisa sul culo che stringe con forza.

– Dai che ci divertiamo. Sei ancora indeciso?
Il cuore batte a mille, mi manca il respiro e non riesco a rispondere.

– Va bene, ti do ancora del tempo per decidere, ma poi mi dovrai dare una risposta seria.

– Ok, grazie.
Riesco a rispondere sottovoce e con la sua mano sempre stretta sulla mia chiappa.

Infine le porte si aprono e usciamo sul pianerottolo.

Estrae nuovamente le chiavi e sempre con il sorriso apre la porta di casa.

Con gentilezza mi invita a entrare.
– Qui siamo nell’attico, quindi non ci sono vicini che possono sentire cosa facciamo.

– Ok ti ringrazio.

– Vuoi qualcosa da bere ?
Domanda invitandomi a seguirlo.

– Si grazie, ma prima potrei andare in bagno? È da un po che la tengo.
Domando con la vera esigenza di svuotare la vescica.

– Hmmm. No. Per adesso non mi va. La devi tenere.
Afferma guardandomi qualche istante negli occhi.

Istintivamente abbasso subito lo sguardo e rispondo affermativamente con il capo.

Pochi passi ed entriamo in cucina.
È gentile, mi invita a sedere e poi prende dal frigo una bottiglia di thé fresco.

– Ti va bene alla pesca?
Domanda posando il bicchiere e la bottiglia sul tavolo.

– Si certo, grazie.
Rispondo sorridendo.

Alla mia risposta, lo vedo armeggiare con i pantaloni della tuta. Basta pochi istanti e li cala assieme ai boxer fino alle ginocchia.
A poche spanne dal mio viso, il suo cazzo è già in piena erezione.

– Non sarà facile, ma ci provo.
Esclama divertito.

Porta con decisione il cazzo verso il bicchiere posto sul tavolo, ci struscia ripetutamente la cappella lungo tutto il bordo e poi, spinto con difficoltà all’interno, prende la bottiglia di thé.
Dopo averla aperta, lo versa nel bicchiere facendo ben attenzione che il liquido venga versato sul suo cazzo scappellato. Quando è ormai quasi pieno, posa la bottiglia per poi muovere lentamente la pelle della cappella mentre è immersa nel liquido.

Soddisfatto estrae il cazzo e senza ricomporsi mi porge il bicchiere.
– Prego, spero ti piaccia.

Sorrido e ringrazio mentre anche il mio cazzo diventa duro ancora costretto nei boxer.

Avvicino lentamente il bicchiere alle labbra mentre sento distintamente l’odore di cazzo sovrastare quello dolce del thé.
Poso le labbra sul vetro ed estratta leggermente la lingua ne assaggio il bordo.

Il suo gusto si sente immediatamente.

Mentre il cuore continua a battere all’impazzata bevo e non smetto fino a quando il bicchiere è vuoto.

– Grazie
Sorrido mentre poso il bicchiere.

– Sono contento ti sia piaciuto.
Sorride anche lui mentre recupera il bicchiere.

– Però, aspetta. Voglio farti assaggiare qualcosa di più buono ancora.
Esclama divertito e tenendo con una mano i pantaloni che non cadano, si dirige fuori dalla stanza con il mio bicchiere.

Dal corridoio non sento provenire rumori.
Passa diverso tempo in cui mi trovo sempre più agitato.
Mi guardo attorno, estraggo il telefono dalla tasca e vedo l’ora.
10 minuti prima non avevo mai visto quest’uomo, ora invece, ho già assaggiato il gusto del suo cazzo.

Improvvisamente sento i suoi passi, scalzi, che si avvicinano.
Quando entra dalla porta, rimango qualche istante senza fiato.

Marco rientra totalmente nudo con una prepotente erezione tra le gambe. In mano il mio bicchiere, è stracolmo e lo porta con molta attenzione al tavolo.

– Eccoci. Ora penso tu abbia avuto abbastanza tempo per decidere.
Dopo aver posato il bicchiere, mi invita a sedermi meglio ed una volta posizionato di fronte a me, si avvicina con il cazzo al mio viso.

Respiro forte e deglutisco a fatica mentre mi posa una mano dietro il capo.

Il suo cazzo è lucido e una goccia di eccitazione esce dalla punta colandomi sui pantaloni.

– Bacialo e assaggialo.
Ordina sottovoce mentre mi spinge la testa verso di lui.

Appena arrivo a contatto, apro le labbra e come ordinato, bacio la cappella più volte.
Già dopo il primo bacio il sapore invade il palato.
Dopo il terzo bacio, diverse gocce di eccitazione mi finiscono direttamente in bocca.

Infine mi allontana mentre deglutisco il suo sapore.

– Se vuoi te ne puoi andare adesso.
Mentre parla recupera il bicchiere lasciato sul tavolo.

– Se vuoi rimanere invece, voglio che bevi, con calma, gustandolo e a piccoli sorsi.
Conclude porgendomi il bicchiere.

Non sono in realtà molto combattuto, sapevo che sarei rimasto, ma il timore della novità, del non sapere chi ho di fronte, mi hanno bloccato fino adesso.
Silenziosamente prendo il bicchiere dalle sue mani.
È caldo e lentamente lo porto verso la mia bocca.

– Devi bere tutto.
Ordina con il fiato corto dall’eccitazione, mentre il suo cazzo continua a rimanere duro a poche spanne da me.

Appena il bicchiere si avvicina al mio naso, l’odore mi raggiunge immediatamente, intenso e inconfondibile.

Appoggio le labbra al bicchiere e poi, lentamente inizio a bere.

Il gusto è intenso, il liquido è caldo ma non cattivo.
Come ordinato, a piccoli sorsi continuo a svuotare il bicchiere, fino a quando, raggiunta quasi la fine, mi ferma.

– Questo ora lo metti tutto in bocca e voglio che ti fai dei bellissimi risciacqui prima di mandarlo giu.
Sorride divertito.

Come ordinato eseguo e una volta svuotato il contenuto, chiudo le labbra e inizio come se avessi in bocca il collutorio. Mi costringe a fare diversi gargarismi e poi, alla fine, mi concede di mandare giù.

– Ti è piaciuto? Dimmi un po che cos’era?
Domanda prendendo il bicchiere dalle mie mani.
– Non era cattivo. Era il tuo piscio.
Rispondo a bassa voce con il suo gusto forte in bocca.

– Molto bene, sono sempre più contento che hai deciso di rimanere.
Afferma sorridente toccandosi il cazzo mentre posa il bicchiere sul tavolo.

Quando però si riavvicina, è deciso. Con le mani raggiunge i miei pantaloni, li allarga e con la mano si infila nei boxer fino a raggiungere il cazzo in piena erezione.

– Direi che anche tu sei contento.
Afferma mentre stringe il mio cazzo con forza.

– Ti scappa tanto?
Domanda iniziando a salire e scendere molto lentamente.

– Si abbastanza.
Rispondo con la vescica che in effetti duole sempre di piu.

– Come sei divertente. Ma adesso, voglio divertirmi io.
Afferma senza smettere di segarmi lentamente.

– Voglio che vai in camera mia a quattro zampe. Li troverai tutto ciò che ti serve.
Con la mano libera mi schiaffeggia ripetutamente la guancia.
– Io…
Si sofferma a guardarmi il corpo con la sua mano dentro i pantaloni.
– Io… voglio una puttana tutta mia… una puttana che ha tanta voglia di cazzo… e voglio che me lo dimostri..
Lo dice fermando la mano sul mio cazzo per poi stritolarlo tra le sue dita.
– Prima di venire qui ti sei lavato dentro il culo, vero?
Domanda aumentando ancora la stretta.

– Si. Certo, con il cilindro di acciaio che mi hai fatto comprare.
Rispondo con il fiato corto riferendomi a un cilindro in acciaio della circonferenza del mio pollice e lungo una decina di centimetri. È uno di quegli aggeggi da attaccare direttamente al tubo della doccia e poi dopo averlo infilato, basta che apri lentamente il rubinetto. Ovviamente come lubrificante mi ha consentito di usare solamente la mia saliva.

– Bravo. Allora muoviti.
Conclusa la frase, la mano esce rapida dai miei boxer e altrettanto rapida la usa per sganciarmi un sonoro schiaffo, sulla guancia e che mi fa quasi perdere l’equilibrio.

Con un rapido scatto, mi butto in terra nella direzione in cui mi ha spinto lo schiaffo e subito dopo, rimanendo a quattro zampe, vado in cerca della camera da letto.

Marco non mi segue, rimane in cucina e mentre gattono in corridoio, lo sento aprire il frigo.

Quando arrivo finalmente nella sua camera da letto, i brividi mi attraversano tutta la schiena.
Le mani tremano quando raggiungo il tessuto di ciò che devo indossare.
L’eccitazione sale in modo esponenziale, il cazzo sembra dover esplodere nei pantaloni e faccio davvero fatica a deglutire.

Di fronte il letto, un grande specchio posto sull’anta dell’armadio, riflette la mia figura.
Mi guardo mentre mi spoglio. Quando sono nudo, fisso qualche istante la prepotente erezione che ho tra le gambe. Ma quando decido di indossare quello che Marco mi ha preparato, non oso rivolgere lo sguardo allo specchio, fino a quando non ho finito.

Le calze a rete larga con rifiniture in pizzo, sono di colore rosso, come il micro perizoma che non riesce minimamente a coprire la mia erezione.
La minigonna anch’essa rossa, in stile scolaretta, è minimale e sul davanti viene tenuta su in modo osceno dal cazzo che non accenna ad ammosciarsi minimamente.
Un vestitino di colore nero a rete fine, copre ciò che di uomo si nota maggiormente sul mio busto e sopra di esso, un piccolo top bianco legato sul davanti completa l’abbigliamento.

Mi sarei aspettato una parrucca, dei guanti o qualcosa che rifinisse anche le mani, ma niente di più.
Non trovo nemmeno alcun paio di calzature con il tacco e quindi mi decido a tornare da Marco che mi aspetta.

Mentre mi avvicino alla cucina, le sue parole rimbombano nella mia testa : – Io… voglio una puttana tutta mia… una puttana che ha tanta voglia di cazzo… e voglio che me lo dimostri..

Come un automa, con i crampi alla vescica ormai stracolma, inizio a sculettare vistosamente, fletto il busto leggermente avanti per accentuare maggiormente la curvatura del mio culo e poi, entro in cucina.

Seduto, sulla sedia dove mi trovavo io, con le cosce spalancate si sta massaggiando lentamente il cazzo ancora duro.

Non parlo mentre mi avvicino a lui con decisione.
Non parlo nemmeno quando mi posiziono a quattro zampe tra le sue cosce e poi dopo essere arrivato a pochi centimetri dal suo cazzo, mi fermo.

Con il naso posso sentire nitidamente il suo odore, odore di eccitazione mista a un leggero sudore dovuto probabilmente all’uscita di casa di poco prima.

In quella posizione, decido di inarcare la schiena e sporgere maggiormente il culo in modo che la corta gonna, risalga fino a scoprire in parte il micro perizoma.

Marco non parla. Mi fissa soltanto.

– Posso succhiarti il cazzo?
Domando sottovoce cercando di mantenere lo sguardo nel suo.

– No puttana.
Risponde secco mentre continua a segarsi lentamente.

– Vuoi scoparmi ?
Domando ancora sottovoce.

– No puttana.
Risponde ancora mentre fissa il mio corpo.

– Te lo posso almeno leccare?
Domando ancora iniziando a non saper più come comportarmi.

– No puttana.
Risponde come un disco rotto per l’ennesima volta.

Respiro forte, mi volto, poso in terra il volto.
Con le mani raggiungo il culo, sposto il perizoma su una chiappa e poi allargandomi le chiappe, prendo coraggio.

– Ti prego! Sono la tua puttana, ho fatto tutto ciò che vuoi, mi sto per pisciare addosso dal male che provo per doverla trattenere, ma ti prego, rompimi il culo… Sono la tua troia! si o no?!

L’ho detto… Tutto di un fiato… Non riesco a crederci…

L’uomo esce improvvisamente dalla stanza.
– Non ti muovere.
Ordina quando è ormai in corridoio.

Pochi attimi e quando rientra, tiene in mano un tubetto di crema, forse.
Dopo averlo posato sul tavolo però, viene di fronte a me, si inginocchia e poi si mette a quattro zampe esattamente di fronte il volto.
Con le dita unte di crema si tocca ripetutamente il buco del culo e diverse volte ci entra all’interno.

– Ora ti avvicini con la bocca aperta. Voglio che con la lingua spingi nel mio culo. Ti voglio fare un regalo.
Ordina con naturalezza, mentre io sbianco..

Sono colpito da tale richiesta, non mi immaginavo si spingesse a tanto e non riesco assolutamente ad avvicinarmi. Il cuore batte a mille, ma ora il terrore di essere nel posto sbagliato, prende il sopravvento.
La nausea inizia a crescere proprio quando lui, si volta verso di me e mi fissa.

– Ma sei cretino o cosa? Non starai pensando che devo cagare?!
Domanda stupito.

– In realta… Si…
Rispondo sottovoce.

– Coglione. No! Anche io mi sono lavato il culo ed è quasi un ora che ho dentro una cosa per la tua bocca.
Finita la frase con una mano raggiunge i miei capelli e dopo averli stretti, mentre indietreggia con il culo, mi attira violentemente a se.
In pochi attimi la bocca è sprofondata tra le sue chiappe e altro non posso fare, se non tirare fuori la lingua per eseguire i suoi ordini.

Sento subito i muscoli del culo aprirsi, si vede come sta spingendo e poi, piano piano, la mia lingua sente una superficie liscia sbucare da dentro di lui.

– Ahhh!
È il lamento dell’uomo quando quell’oggetto raggiunge una misura considerevole.

Infine, dopo un ennesima spinta, quell’oggetto viene espulso come un proiettile, finendo diretto nella mia bocca.
Una palla, liscia e di grosse dimensioni occupa per intero tutta la bocca, costringendomi a tenerla aperta in modo quasi osceno.
Il suo culo è palesemente dilatato e da questa posizione posso vedere il suo interno. L’odore che mi arriva alle narici è abbastanza intenso, ma non sento puzza di feci.
Altrettanto forte è il gusto che ho in bocca, un gusto mai provato prima.
Infine l’uomo si allontana e dopo essersi rialzato, prende una lunga fascia.

– Ma poi, che problemi mi faccio. Sei una puttana. Se è sporco di merda, vedi di pulirlo perché quando lo riprendo, lo voglio lucido.
Dato questo ennesimo ordine, con la fascia mi benda la bocca in modo che non possa sputare più la pallina.
Nel medesimo momento, le prime bave iniziano a scendere dalle labbra.

– Almeno impari a tenere la bocca aperta per quando ti scopo la gola.
Afferma ridacchiando.

Una volta completato il nodo, stando con il volto vicino al mio, con la mano raggiunge il mio cazzo e stringendolo sorride.
– Ti scappa tanta piscia vero?

Con il capo faccio cenno di si.

– Mi fai eccitare come un porco.
Afferma per poi alzarsi e dirigersi al tavolo.

Il rumore del tubetto è inconfondibile.
Passa pochi istanti prima che Marco si sposti alle mie spalle.

Con dei calcetti allarga le mie gambe e poi lo sento su di me.

Non è possibile fraintendere le sue intenzioni.
Il cazzo struscia subito tra le mie chiappe e trovata l’entrata, inizia a spingere senza tanti riguardi.

Gemo.

Per fortuna il giorno prima ha voluto che usassi un dildo grosso come una bottiglia di birra da 33cl.

Gemo ancora mentre si aggrappa alle mie spalle.

Ma quando poi arriva il colpo di reni, se non fosse per il bavaglio, avrei sputato la pallina per poter urlare.
I muscoli del culo cedono violentemente mentre il cazzo risale nel mio intestino fino a quando il suo bacino non mi colpisce con furia.

– Puttana. Il tuo culo è una figa perfetta. Si dilata in un modo che non ti immagini nemmeno.

Detto questo esce totalmente e con violenza inaudita si ripianta dentro fino alle palle.

– Se ieri non ti facevo allenare con quel cazzo finto, adesso ti avrei sfondato il culo e poi non mi sarei potuto più divertire per almeno due settimane.
Afferma iniziando a scoparmi con forza.

– Ma prima o poi ti farò anche quello, te lo voglio rompere sul serio, se vorrai continuare a essere la mia puttana. Così tutti i giorni quando ti siedi e ti brucia il culo, pensi al mio cazzo e non smetti più di farti le seghe sognando che te lo rompo ancora di più.
Questa frase la dice con il fiato corto mentre non smette un secondo di affondare in me.

La vescica ormai è al limite, sento nitidamente alcune gocce colare dal cazzo e se continua in questo modo, credo che tra poco non riuscirò più a resistere.

– AAAhhhh cazzo! Ahhhh!!
Geme costantemente mentre i suoi affondi sono piu decisi e violenti.

– Non ce la faccio più a resistere!! Ahhhh!
Esclama uscendo da me come se stappassero una bottiglia.

Di corsa si inginocchia di fronte il mio volto.
Con una mano mi prende per i capelli e con l’altra inizia a segarsi come un indemoniato.

Bastano davvero pochi colpi e come un vulcano, erutta diretto sulla mia faccia.

Viene spruzzando con forza, dimostrando un eccitazione quasi esagerata.
Ansimando continua a eruttare con sempre meno intensità fino a quando, una volta finito, struscia la cappella nei miei capelli.

– Ci voleva proprio..
Afferma prima di guardare tra le mie gambe.

– Ma… guarda che vacca… ti stai pisciando addosso…
Con il volto pieno di sborra, mi guardo tra le gambe, notando una grossa chiazza di piscio sulle piastrelle.

In effetti, vista la violenta scopata, non sono riuscito a trattenere a dovere.

– Adesso mi tocca torturarti. Lo sai vero? Non si fa così! Se ti do un ordine, devi rispettarlo!
Esclama prendendomi per i capelli fino a farmi alzare in piedi.

– Guarda che roba !
Esclama guardando la gonna tenuta alzata dall’erezione ma ora completamente bagnata.

Con la mano si infila sotto e raggiunto il cazzo, lo impugna con decisione.

– Vieni con me.
Ordina trascinandomi fuori dalla cucina, tirandomi per il cazzo.

Raggiunto il bagno, mi porta in una grande doccia in cui possiamo stare tranquillamente entrambi.

– Ormai questo bel completino da puttana l’hai sporcato. Dopo dovrai lavare tutto. Chiaro?
Domanda scuotendomi il cazzo e facendo così dolere nuovamente la vescica.

Con il capo affermo ripetutamente di si mentre vedo come anche la sborra coli dal mio viso, fino a macchiare il top bianco.

– Brava puttana, adesso tieni le mani dietro la schiena e puoi iniziare a pisciare.
L’ordine è deciso, ma la pressione psicologica del dover pisciare con il cazzo tenuto stretto tra le mani dell’uomo, mi rende l’operazione praticamente impossibile.

Passa svariato tempo prima che Marco inizi a stufarsi.

– Dai troia. Ti distraggo io.
Così dicendo, con la mano libera raggiunge le chiappe ancora cariche di lubrificante.
Non deve nemmeno spingere e senza sforzo, due dita mi entrano nel culo fino alle nocche.

– Dai su. Piscia, Troia.
Mi incita muovendo freneticamente le dita nel culo.

Ad un certo punto, non so come, ma questa manovra fa il suo effetto.
Finalmente inizio a pisciare.

Marco finalmente si ferma ma senza uscire con le dita dal culo, aspetta che il getto inizi ad essere forte, segno che la vescica si sta rilassando.

Finalmente respiro, inizio a sciogliermi e i crampi finalmente stanno cessando.
Sono quasi in estasi sentendo come la vescica finalmente inizi a svuotarsi.

Proprio sul più bello però, improvvisamente la mano si sposta sulla cappella e con due dita la stringe a tal punto da bloccare il getto.

– Ora basta pisciare.
Ordina mentre gemo rumorosamente.

Mentre tiene la cappella stretta tra le dita, con l’altra mano esce dal culo pochi istanti necessari a riaffondare questa volta con tre dita.

Lo guardo con sofferenza e poi fisso la sua erezione.

– Che puttana. Soffri e continui però a fissarmi il cazzo!
Afferma ridendo.

A questo punto l’uomo si sposta alle mie spalle.

– Dai puttana. Ti faccio contenta.

Detto questo, toglie le sue dita per poi sentire il cazzo farsi nuovamente strada tra le mie chiappe e senza alcuna delicatezza affonda nuovamente in me.

Stranamente però, una volta in profondità, non si muove e anzi, smette di strizzarmi la cappella e torna a impugnare il cazzo alla base.

– Piscia dai.
Ordina nuovamente mentre però inizia a segarmi molto lentamente.

È davvero assurdo.
Mai avrei pensato una situazione del genere.

Faccio davvero fatica a concentrarmi, ma il dolore ancora presente alla vescica fa si che dopo poco, torni nuovamente a pisciare.

– Brava la mia puttana.
Afferma quasi con gioia iniziando però a muovere più velocemente la mano.

Ad un certo punto, mi trovo addirittura a spingere per pisciare più rapidamente possibile. Però alla mia azione, l’uomo probabilmente se ne rende conto e inizia di colpo a segarmi freneticamente.
Inizialmente il piscio va ovunque, fino a quando, ancora una volta, vengo interrotto trovandomi a godere in modo smisurato.
Il cazzo nel culo, inizia anche lui a fare un lento su e giù.

Godo, dolorosamente, ma godo.

Improvvisamente, ancora una volta tutto si ferma.

– Piscia.
Ordina ancora.

Questa volta mi impegno e pochi secondi dopo, sto già pisciando.

Finalmente mi scarico come si deve nonostante il cazzo si muova lentamente in me, finalmente sono quasi alla fine, quando il getto è ormai sempre più debole.

– Basta. Ora questa la tieni e non pisci più.
L’ordine viene nuovamente accompagnato dalla mano di Marco che mi stringe la cappella.
Nel medesimo momento, si sfila con il cazzo dal mio culo e mi porta fuori dalla doccia trascinandomi per il cazzo stretto con forza sulla cappella.

– Avevo proprio bisogno di una puttana come te. Mi stai facendo godere come un maiale.
Afferma togliendo improvvisamente la mano dal mio cazzo per asciugarsi sulla faccia piena di sperma ormai secco.

Un debole e inesorabile spruzzo, nel mentre finisce ancora in terra, dovuto allo sforzo per trattenere il piscio rimasto.

– Parlo troppo presto.
Afferma sbuffando mentre fissa la chiazza sul pavimento.

– Ho lavato il pavimento questa mattina stessa.
Sbuffa ancora costringendomi in ginocchio.

Marco a questo punto si prende il cazzo in mano e puntato sulla mia faccia si ferma.

– Togliti il bavaglio e la pallina dalla bocca.
Ordina rimanendo fermo.

Eseguo l’ordine per poi posarli sulla tavolozza del cesso al mio fianco.

– Tieni la bocca aperta.
Ordina avvicinandosi con il cazzo.

Anche questa volta eseguo e quando il cazzo mi entra in bocca, non si ferma fino a quando, con decisione, sprofonda in gola.

Tossisco, mi manca il respiro e quando ormai il suo pube è schiacciato contro il mio naso, con entrambe le mani mi trattiene.

Cerco di stare calmo, lo sforzo è tanto, i conati cerco di calmarli e infine cerco in qualche modo di respirare dal naso.

L’uomo vede che sto cercando di resistere e ne approfitta per uscire quasi del tutto per poi riaffondare con ancora più forza.

I rumori che emetto dalla gola sono molto forti e quando poi, mi stringe a se, anche dal naso non passa più aria.
Secondi che sembrano interminabili, mi lacrimano gli occhi e probabilmente il mio volto diventa paonazzo.

Finalmente Marco mi spinge via.
Respiro a fatica, della saliva mi va di traverso.
Tossisco.

– Domani mattina ti lego al letto e dopo averti rotto il culo, ti scopo la gola.
Detto questo si allontana dal bagno.

– Metti tutto in lavatrice e falla partire. Poi lava la doccia e infine lecca da terra quel piscio. Poi puoi venire in cucina e vedrò cosa fare di te.
L’ordine arriva mentre lui è già in corridoio.

Eseguo tutti gli ordini e quando sono nudo, dopo aver fatto partire la lavatrice e aver lavato la doccia, mi metto carponi e raggiunto il pavimento, inizio a leccare tutto.

Sono impegnato a non lasciare alcuna goccia, il rumore della lavatrice è abbastanza forte da non sentire altri rumori.
Ad un certo punto però, lo sento dietro di me.
Ci vuole pochi attimi prima che mi sia sopra, sento che è ancora nudo quando punta il cazzo tra le mie chiappe.
Ma quando entra, questa volta fa decisamente più male.
Sembra quasi che il mio culo si sia improvvisamente ristretto mentre mi sbatte facendomi nuovamente gemere.

Ma quando poi mi volto leggermente, mi rendo conto che non si tratta più di Marco.
Quest’uomo è decisamente più grosso di corporatura.

Improvvisamente mi spavento e cercando di voltarmi il più possibile, lo guardo in volto.
Un uomo maturo, con la barba e delle grosse mani mi sta sbattendo con una forza inaudita, mentre Marco è alle sue spalle, sorridente che si gode la scena.

Gemo con forza mentre quel cazzo mi sta letteralmente alesando il culo.

L’uomo, nonostante il rumore della lavatrice inizio a sentirlo sbuffare sempre più forte fino a quando, quasi urlando si sfila per poi venirmi abbondantemente sul culo.

Quando finalmente ha smesso di spruzzare, si pulisce il cazzo sulla mia coscia.

Prendo fiato, cerco di riprendere lucidità.

L’uomo fa per alzarsi ma poi si ferma.
Con la mano prende la rincorsa e con uno sculaccione terribilmente violento mi sbatte letteralmente in terra.
A quel punto si alza, si avvicina al mio volto e dopo avermi sorriso, mi sputa colpendo guancia e naso.

– Ti aspettiamo in cucina. Finisci di pulire.
Ordina ancora Marco.

Per qualche momento rimango fermo in terra, mi sento mancare e quando poi realizzo cosa stia effettivamente succedendo, mi devo andare a stringere il cazzo duro perché l’eccitazione sta salendo in maniera davvero esagerata da non riuscire quasi a contenerla.

Quando finalmente completo l’ordine, mi rialzo in piedi e senza pulirmi la sborra ormai secca anche sul culo, torno verso la cucina. Li sento parlare, e quando mi presento, un altro colpo al cuore mi blocca facendomi spalancare gli occhi.

Al tavolo, non trovo due persone, bensì tre.

– Ciao puttana.
È l’esclamazione dell’uomo che mi ha appena scopato.

– Ti presento Massimo e Alfredo. Sono dei miei amici con cui ci dividiamo le puttanelle come te.
Questo che parla è Marco.
Si alza per posizionare una sedia un po distante dal tavolo.

– Prego siediti.
Mi invita stando fermo al fianco della sedia.

Eseguo l’ordine e sorridendo, mi invita ad allargare le cosce.

La mia erezione si mostra prepotente agli uomini che ho di fronte mentre Marco torna a sedersi al tavolo.

– Dovevate vederlo vestito da puttana. Farebbe rizzare il cazzo anche a un morto.
Afferma divertito quando ormai è seduto.

– Vedo che apprezza.
Afferma Alfredo, l’unico che ancora non mi ha toccato, mentre non smette di fissare il cazzo.

– Ho appena iniziato a torturare quel cazzo. Domani quando torna a casa, non avrà nemmeno più la forza di segarsi, secondo me.
Afferma ridacchiando.

– Oltre farsi montare beve anche?
Domanda ancora Alfredo.

– Per ora non ho ancora provato, ma direi che lo deve fare. Per forza.
Risponde Marco.

– Ti spiace? Posso?
Domanda alzandosi per venire verso di me.

– No. Prego, fai pure.
Risponde Marco divertito.

Quando però si avvicina, sente il forte odore che ho addosso.

– Senti che odore!
Esclama tappandosi il naso qualche istante.

– Dopo voglio lavarlo io.
Risponde Massimo divertito.

– Appena finisco, lo butto in bagno a calci.
Esclama per poi impugnare saldamente il mio cazzo.

I presenti ridacchiano allegramente mentre la mano inizia un veloce su e giù.

– Puttana.
Esclama Alfredo senza smettere di segarmi.
Guardandomi negli occhi, con la mano libera si infila tra la sedia e il culo e raggiunto l’ano con le dita, mi penetra senza alcun riguardo.

Gemo ripetutamente.
Con le mani mi aggrappo ai lati della sedia e stringendo i denti, inizio a sbuffare dal godimento.

– Ti muovi a sborrare?
Alfredo lo dice aumentando ancora di più la sega.

Come una miccia appena accesa, quelle parole mi provocano una eccitazione mai provata, tanto che bastano pochi istanti prima che inizi ad inarcare la schiena spingendomi verso la mano che mi masturba.

– Vengo.
Esclamo con voce rotta dall’eccitazione.

In pochi attimi inizio a spruzzarmi addosso tutto il godimento.

La mano non si ferma, continua senza sosta fino a quando non smetto di spruzzare.

– Brava puttana.
Esclama Alfredo andando con la mano a raccogliere la sborra.

– Ora bevi.
Ordina portandomi alla bocca le dita piene del mio stesso seme.

Eseguo l’ordine, più volte, fino a quando non mi ripulisce totalmente.

Una volta concluso, il mio cazzo è ancora di marmo.

L’uomo si allontana e torna a sedere al tavolo mentre la mia bocca è ormai invasa dal mio sapore.

Basta poco, davvero poco per poter iniziare a sentire gli effetti.
Come già successo più volte in passato, il sapore della sborra mi crea uno strano effetto. Un effetto tale da triplicare la voglia che ho in corpo.
In pochi altri istanti, non solo mi sento pronto, ma addirittura ho il desiderio sfrenato di soddisfare tutti i presenti, anche a costo di soddisfarli tutti assieme.

Però la ragione e un briciolo di lucidità, mi portano a non esporre questo mio desiderio. La lucidità mi porta a rendermi conto dell’altissimo tasso di eccitazione che c’è tra i presenti. Tanto da esser certo, che se esponessi il mio desiderio, in poco meno di mezzora avrei il culo sfondato.

– Ma sta notte rimanete qui. Vero?
Domanda Marco ai presenti.

Tutti rispondono affermativamente quasi all’unisono.
Sono tutti visivamente eccitati da questa opportunità e uno di loro, alzandosi, propone ancora di meglio.

– Se a voi piace l’idea, ce lo passiamo tutta la notte a turno. Ma dobbiamo anche chiamare Luca e Matteo, altrimenti non riusciamo a dormire abbastanza.

– Ma lui quindi non dorme?
Domanda Marco.

– No. È ovvio. Così domani sarà distrutto e sarà ancora più bello da torturare.
Risponde divertito.

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volete che continuo?
suggerimenti?

potete scrivermi a
sognolucaluca@mail.com

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