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Racconti Gay

LA SCOPERTA DEL SESSO – RELOADED

By 22 Febbraio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Originariamente, questa storia faceva idealmente parte di una trilogia di racconti a se stanti, ciascuno dei quali aveva un inizio ed una fine. Tuttavia, visto e considerato che per completezza, sarebbe stato già all’epoca della loro prima pubblicazione il caso che venissero letti come un tutt’uno, ho deciso di riproporli’ chiaramente reinterpretandoli e arricchendoli di nuovi, nonché più piccanti, particolari.

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La prima esperienza la ebbi a diciotto anni.
Ero sempre stato un ragazzino molto grazioso ma il mio sviluppo era iniziato tardi. Nonostante non fossi piccolo di statura, dimostravo un po’ meno della mia età, tanto che le amiche di mie mamma, incontrandomi mi trattavano come un bambino, dandomi dei pizzicotti e accarezzando i miei lunghi capelli biondi. Del resto, il viso efebico senza traccia di peli, le labbra carnose e gli occhi grandi dallo sguardo languido, cui si aggiungeva un culetto tondo e sodo, potevano trarre in inganno. Con la pettinatura giusta probabilmente tutti avrebbero pensato a me come a un’adolescente dal seno quasi inesistente.
Diverse ragazze mi dimostravano il loro interesse, ma in fatto di sesso ero a digiuno di tutto o quasi.
I miei erano molto rigidi su questo argomento: non mi dicevano nulla. Così me ne ero fatto una idea vaga e confusa e avevo cominciato a scoprire il mio corpo solo grazie ai racconti di alcuni compagni di classe: confidenza dopo confidenza cominciavo ad accarezzarmi, anche se sinceramente non sapevo ancora bene come fare per raggiungere un orgasmo. Già allora le mie pulsioni sessuali cominciavano a farsi sentire prorompenti, ma non avevo dato loro una etichetta ben precisa.

Successe tutto quella estate…

Non avrei mai pensato che in un mesetto avrei scoperto cosi tante cose sui piaceri della carne. Come negli anni precedenti, siccome i miei lavoravano e non volevano che rimanessi in città, mi mandarono a passare un mese da alcuni parenti in campagna. All’inizio non mi divertivo molto. L’unica compagnia plausibile era quella di mio cugino 30enne. Non era particolarmente bello; tuttavia risultava piacente, in quanto atletico e slanciato. In ogni caso, essendo più grande di me, lo trattavo con rispetto. Lui mi considerava un ragazzino. Spesso mi prendeva in giro, chiamandomi ‘bella’ o ‘femminuccia’ e si rivolgeva a me sempre al femminile. Più di una volta, quando era solo con me, mi passava una mano tra i capelli resi umidi dal caldo soffocante, per scendere poi ad accarezzarmi scherzosamente il sedere. In realtà, mi lasciava stare quasi subito, come se quelle palpatine fossero una di quelle goliardate da caserma che si fanno tra ragazzi, ma io rimanevo a disagio, anche se il timore revenziale che nutrivo per lui mi impediva di dirgli alcunché.
Non avevamo molto in comune, per cui spesso stavo da solo. Dopo una settimana, però, iniziò a dimostrarsi molto più disponibile. Allora non lo capii ma probabilmente, fin dalla prima occhiata che mi diede, aveva intuito i possibili sviluppi che poteva avere il nostro rapporto: sottomettermi psicologicamente e soggiogarmi alle sue voglie per portare in piena luce la mia natura passiva e femminile. Ma sapeva che doveva farlo con tatto, senza che me ne accorgessi consapevolmente. Tutto doveva essere apparentemente generato dal caso, senza forzature da parte sua…

E così, in un pomeriggio noioso e caldissimo in cui eravamo rimasti da soli, mio cugino mi chiese cosa mi andasse di fare per tentare di sfuggire alla calura opprimente che aleggiava come una cappa in tutta la casa.
– “Boh’ non lo sò…’ – gli risposi assente.
A quel punto, mio cugino suggerì di andare a fare una gita. Dopo aver fatto scorta di birra, mi portò in una piccola baracca immersa in un boschetto che era diventata la sua tana, in una zona appartata tra erbe alte e cespugli informi che offrivano una discrezione quasi assoluta. Parlava liberamente di sesso e pornografia. All’improvviso estrasse da un cassetto una valanga di giornali hard di tutti i tipi. In quell’atmosfera libertina ci sedemmo tranquillamente su un vecchio divano sgangherato a sfogliare le riviste.
Mi offrì una birra: in un attimo, me la scolai, per fargli credere di essere più adulto’ Un fuoco d’alcool si sprigionò nel mio stomaco. Poi mi diede un’altra lattina: la seconda in meno di cinque minuti. Pensare che fino ad allora non ne avevo mai assaggiata nemmeno una.
Non ero abituato a bere, così mi ritrovai quasi subito brillo. E questa situazione fece di me una perfetta preda sessuale nelle sue mani!!!

Ero intontito dall’alcool, così quando mi raccontò che in quella baracca lui e i suoi amici si masturbavano a vicenda rimasi quasi paralizzato dall’imbarazzo, perché capivo a cosa alludeva.
Disse che non dovevo essere turbato, perché era molto più divertente che farlo da soli e che non c’era nulla di male. Anzi: – ‘Più lo fai e più impari a conoscere il tuo corpo” – disse in tono serioso.
Lo fissavo con una strana espressione sul volto. Aveva messo in moto una reazione emotiva che stentavo a comprendere. Non riuscivo a darle una precisa connotazione, a classificarla in maniera adeguata, poiché era una sensazione che non avevo mai provato prima.
Sembravo pendere dalle sue labbra e lui prese l’iniziativa. Cominciò ad accarezzarmi i capelli e il viso, facendo passare la mano prima dietro l’orecchio e poi sul mento. Quindi, mi diede un bacio sulla guancia: – ‘Guarda che bella boccuccia che hai, sembra fatta apposta per i pompini’ – disse ridendo. Mi chiese se avessi mai baciato ‘alla francese’, fissandomi poi intensamente per osservare la mia reazione. Mi guardava in un modo strano, quasi mi stesse spogliando. Era il tipo di sguardo lascivo che in genere gli uomini regalano alle donne che li eccitano.
Scossi la testa chinando lo sguardo. Ero diventato rosso dalla vergogna di non sapere una cosa che a lui sembrava tanto familiare.
Gli chiesi, ignaro, a cosa alludesse, cullato dalla ingenuità tipica di chi non aveva la quantità sconfinata di informazioni sul sesso che invece, davo per scontato, potesse possedere un ‘ragazzo grande’. In tutta risposta lui aggiunse: – “Adesso ti faccio vedere come si fa'”. Vedendomi accondiscendente inizia a sfiorarmi le labbra con la punta della lingua. Inizialmente non oso fare nessun movimento. Sono come paralizzato; sento il battito del mio cuore accelerare sempre di più dall’emozione. Quindi la curiosità prende il sopravvento e mi decido a rispondere: l’accolgo timidamente socchiudendo la bocca. Dopo la prima conoscenza, la sua lingua comincia a scivolare ritmicamente nella mia bocca: – ‘Visto? &egrave facile imparare”.
A quel punto mi fa sedere sulle sue ginocchia e passa a baciarmi sul collo, mordicchiandomi nei punti più sensibili dietro la nuca, muovendo contemporaneamente il bacino per strusciarsi a contatto del mio sedere’ sento che sotto al mio culo qualcosa di grosso si ‘ gonfiato.
Passa qualche minuto tra un bacio e l’altro. Quindi, lo sento armeggiare con la zip: si slaccia i pantaloni con noncuranza e prendendomi una mano la guida in mezzo alle sue cosce.
Per un attimo non so che fare. E’ la prima volta che tocco un cazzo!!!

– ‘Guarda che io’ insomma’ non ho mai fatto niente” – inizio a balbettare, tentando di fare resistenza ma la sua voce autoritaria mi blocca, mentre mi stringe la mano in modo che non possa ritrarmi: – ‘C’&egrave sempre una prima volta sai’?’ – e poi aggiunge: – “Dai, cosa aspetti’ muovi la mano” – invitandomi a masturbarlo. Con la sua mano sulla mia mi indica il movimento che devo compiere.
Scorrevo ad accarezzarlo per tutta la sua lunghezza in un lento sù e giù; intanto lui mi incitava ansimando dicendomi che avevo una mano da fata… una mano da vera donna’

– “Mio dio’ continua… sei proprio bravo…’ – disse facendo trasparire una vera e propria ammirazione per il mio operato. Aveva gli occhi chiusi e il capo reclinato all’indietro. Continuai per un certo tempo: ormai avevo appreso il lavoro che dovevo fare e mi ritrovai con una certa naturalezza a governare il suo piacere. Quando fu in prossimità dell’orgasmo, mi ordinò di alzare il ritmo della sega. All’improvviso sentii il suo corpo fremere fino a che il cazzo vibrò più forte nella mia mano e dopo pochissimo eruttò un fiotto denso di liquido biancastro che ricadde sul suo ventre. La grande quantità di sperma, gocciolando lungo l’asta, mi aveva sporcato anche tutta la mano.

Lui si accasciò all’indietro, preso dagli ultimi tremori di appagamento mentre io rimasi un momento immobile a sondare la sensazione di compiacimento che mi pervadeva.
Qualche istante dopo afferrò la mano con cui lo avevo masturbato e la spinse verso la mia bocca. Non ero preparato ad un gesto simile e, prima che potessi reagire, mi ritrovai con la bocca bagnata del suo sperma: – ‘Assaggialo’ scommetto che ti piace”.
Come stregato da quell’odore acre e dalla consistenza appiccicosa, passai la lingua sulle mie labbra e lui ne approfittò per infilarmi dentro le dita imbrattate: – ‘Coraggio’ leccalo bene”.

Decisi di ubbidire’
Passai una notte estremamente agitata. Solo adesso che l’eccitazione se n’era andata, dopo aver dato libero sfogo alla mia libidine, iniziavo a rendermi veramente conto di quello che avevo fatto.
‘Cazzo’ e ora???’, pensai terrorizzato, al pensiero di essere scoperto. E se mio cugino l’avesse detto a qualcuno’ E poi Lui come si sarebbe comportato con me????.

Mi sentivo confuso ed eccitato’ pieno di vergogna ma anche di curiosità. Aprì la porta della stanza e feci per scendere le scale. Sentì delle voci provenire dal piano di sotto. Mi fermai un attimo a origliare. Mio cugino parlava con sua madre; stava dicendo che dopo colazione mi avrebbe portato a fare una scampagnata al mare. Quindi saremmo tornati solo per cena.
‘Bravo’ fallo divertire un po’, che se ne stà sempre per conto suo’ &egrave un ragazzino così dolce e carino. E poi ho promesso ai suoi che mi sarei presa cura di Lui”.
‘Tranquilla, mamma’ ci penso io!!!’.
A quel punto, li raggiunsi in cucina. Prima di profferire parola, deglutì nervosamente. Guardavo verso il basso, incapace di sostenere lo sguardo dei presenti, inverosimilmente timoroso che potessero leggere nei miei occhi l’imbarazzo per quanto accaduto il giorno prima. Con uno sforzo quasi sovraumano, mi accomodai, in attesa della colazione. Mia zia, nel frattempo, salutò per andare al lavoro. Lasciandomi solo con mio cugino. Dopo qualche istante di silenzio, affrontai l’argomento. Con gli occhi basi, per evitare di incrociarne lo sguardo inquisitore, provai a forzare l’argomento.
‘Senti’ riguardo quello che &egrave successo ieri pomeriggio” – esordì, in preda a un nervosismo crescente.
‘Che cosa?’, si mantenne sul vago, come se volesse fare finta di niente.
‘Insomma, hai capito”, continuai quasi esasperato.
‘Guarda che siamo tra uomini, non c’&egrave niente di male in quello che abbiamo fatto assieme. Non devi avere timore. Questo &egrave il nostro segreto e non dirò nulla a nessuno’.
‘Perché?’, chiesi stupidamente.
‘Perché in famiglia tutti ti considerano ancora un ragazzino e non vogliono vederti crescere. Ma tu hai voglie da adulto, ormai, non sei mica più un bambino?’.
Feci cenno di no con la testa.
‘Ma davvero ne sai così poco sul sesso’ alla tua età?’.
Abbassai gli occhi e sussurrai un ‘Si’ davvero”, vergognoso e dimesso.
Credo che al quel punto la mia ingenuità l’avesse fatto infoiare senza ritegno, perché cominciò a incalzarmi con i suoi ragionamenti. Insisteva su quanto il sesso fosse bello; sul fatto che non c’era niente di sporco nel praticarlo; che quelle erano idee che mettevano in testa ai ragazzini i preti dell’Oratorio. Insomma, che tutto fosse lecito, anche vivere esperienze tra persone dello stesso sesso, se voluto consensualmente.
‘E poi’ hai un corpo che renderebbe invidiose un mucchio di ragazze, con quei fianchi stretti e tondi e quel culetto sodo senza un’ombra di smagliature!!!’.
A quelle parole, diventai paonazzo in viso per la vergogna e l’imbarazzo.
‘Adesso, però, non fare il timido’ – quindi aggiunse ‘Senti, visto che ci siamo chiariti, perché non andiamo farci un giro, che in casa fa troppo caldo?’.
Chiaramente, con il suo motorino, ci dirigemmo al capanno.

Appena entrati mi prese per un braccio portandomi verso il divano. Mi spinse e ci caddi sopra. Poi si mise a cavalcioni su di me. Pochi secondi dopo le nostre lingue si intrecciavano; andammo avanti così per un po”

Cominciò a toccarmi sopra la maglietta: me la sollevò in alto sulla testa, sfilandomela.
Quindi sentii una mano che mi accarezzava il sedere attraverso la stoffa sottile del pantalaccio di lino. All’improvviso cominciò a slacciarmelo.
In men che non si dica, mi ritrovai nudo davanti a lui, con le sole mutandine bianche di cotone che portavo sotto. Anche lui si spogliò’

‘Guarda che bel culetto’ davvero’ – e cosi dicendo, con entrambe le mani mi tirò verso l’alto le fettuccine laterali dello slip, con il risultato che la parte posteriore venisse risucchiata nel solco fra le natiche, lasciandole in gran parte scoperte. I fianchi molto stretti inoltre evidenziavano la rotondità delle mie forme, permettendomi di mostrare una silouette assolutamente femminile.

Mi strinse da dietro e sentii il suo membro pulsarmi sul fondo schiena: ‘Oggi vorrei farti provare un’altra cosetta’ non &egrave brutta’ sei disposto a farla per me?’.
Ero come ipnotizzato; mi lasciavo fare tutto. Ormai ero completamente nelle sue mani e annuii’
Mi chiese se avessi mai visto un pompino. Scossi la testa, e lui di rimando: ‘Allora cominci adesso”.
‘Ma’ non so come devo comportarmi” – balbettai, con un filo di voce.
‘Tranquillo’ ti guido io”.
Mi guardava fisso, un sorriso furbo che non gli avevo mai visto prima, aleggiava sul suo viso.
Esitavo, allo stesso tempo incuriosito e spaventato.
‘Dai’ intanto mettiti in ginocchio davanti a me, che ti spiego cosa devi fare” – mi scosse la sua voce.
Nel frattempo, aveva già tirato fuori il cazzo, menandoselo fino a farlo diventare duro.
Mi ritrovai di fronte il suo membro: era lungo almeno 22 cm, con le venature gonfie, un tronco larghissimo e la cappella ancora coperta.
Fece scorrere la pelle per scoprire il gigantesco glande color amaranto e sussurrò con lascivia: “Adesso prendimelo in bocca’ Dai lasciati andare, non avere vergogna. Vedrai che non &egrave difficile'”.
Ancora una volta gli obbedii come un automa: mi misi tra le sue gambe e chiusi gli occhi.
Lui mi appoggiò il cazzo sulle labbra socchiuse.
In quella situazione di tacita sottomissione lo feci scivolare dentro con molta titubanza.
‘Ahh che delizia’ finalmente’ &egrave da un sacco di tempo che sognavo di vedere il tuo visino innocente ed effeminato con la bocca piena!!!’.
Sentii le sua mani appoggiarsi sulla mia nuca e spingere con decisione verso il basso per dettarmi il ritmo giusto. Mi lasciai guidare docilmente. Passato il primo momento di insicurezza, cominciai a darmi da fare succhiandolo in punta con maggiore decisione come fosse un biberon.
‘Ti piace???’ – mi chiese, pienamente consapevole della mia arrendevolezza.
Non potei fare altro che annuire, con il cazzo in bocca. C’era qualcosa dentro di me che si crogiolava nella sensazione di sentirsi trattato in quel modo.
‘Visto l’impegno che ci metti’ direi proprio di sì!!!’ ‘ aggiunse con perfidia.
Andavo avanti e indietro a tempo; succhiando, mordendo e insalivando come una bocchinara esordiente, ricca di entusiasmo ma tecnicamente scadente. Eppure il mio impegno era innegabile, tant’&egrave vero che orami non aveva certamente più bisogno di costringermi per la testa.

‘Continua – mi disse – Muovi la lingua sulla cappella ‘ dai, così che vai bene’ impari in fretta’.
Eseguii prontamente e leccai tutto il glande.
Intanto sentivo le sue istruzioni e mi comportavo di conseguenza: ‘Ora tiralo fuori e poi riprendilo’ ingoiane un pò di più’ devi fartelo arrivare fino in gola!!!’.
Nuovamente le sue parole agirono sulla mia indole remissiva e sottomessa come una sorta di maligno incantesimo. Abbassai la testa inghiottendo un parte maggiore di cazzo e continuai a pompare, provando a fare quello che mi aveva detto. Aprì la bocca e me lo feci affondare per intero, provocandomi un conato di vomito.
‘Avanti puledrino, impegnati di più’ voglio vedere il tuo bel visino affondare fino alla radice’ devi rilassare la gola e non opporre resistenza’. Ci riprovai’ una’ due’ tre volte. Dopo qualche altro tentativo però, non riuscendo a inghiottirlo tutto, dovetti desistere. Avevo letteralmente le lacrime agli occhi e dovevo tossire per lo sforzo. Tuttavia, cercai di giustificarmi: ‘Scusami’ non ce la faccio proprio’ &egrave davvero troppo grosso’ mi dispiace”.
‘Ok, non importa’ però, potremo fare diversamente, se ti và…’. Lo disse con un tono innocente, come se avesse buttato là quel suggerimento, in attesa che qualcuno, dall’alto della sua ingenuità, acconsentisse senza remore.
Candidamente, gli risposi affermativamente.
‘Chiudi le labbra intorno al cazzo e stai fermo che penso a tutto io’.
Mi afferrò la testa con le mani e cominciò ad avvicinarmela e allontanarmela dal suo uccello, facendomi arrivare la sua asta sempre più in profondità. Ad ogni colpo me la sentivo sbattere contro il palato. Il ritmo cominciava a diventare più forte. Credevo di morire; gli occhi mi uscivano dalle orbite, ma non mi opponevo alla sua volontà. Dopo una quindicina di secondi, forse preoccupato per i miei rantoli, mio cugino estrasse l’uccello dalla mia bocca. Del resto, era pronto per venire e quell’inconveniente non avrebbe impedito il raggiungimento del tanto agognato orgasmo. Mi ordinò di tenere la bocca ben aperta e tirare fuori la lingua.
“Adesso ti do da bere come ad una troia”.
Con una mano si smanettava il cazzo davanti alla mia faccia, contemporaneamente con l’altra mi afferrò per i capelli per farmi mettere in posizione e continuo a menarselo:
– ‘Siiii’ sto godendo siii’ahhh’mmm’si si sborooo!!!’.
Fui inondato in pieno viso da un primo schizzo di sperma; una quantità talmente elevata che non riuscii a scansarmi abbastanza velocemente. I seguenti, dunque, mi riempirono la bocca; sentivo che mi si appiccicavano sul palato e sulla lingua, sbrodolando fuori dalle mie labbra.
Mio cugino mugolava: ‘Cazzo.. questo sì che &egrave un pompino”, mentre io me ne stavo lì impalato, a bocca aperta. Un rivolo di sperma mi colava all’angolo della bocca; di tutto il resto di quel liquido caldo e viscido, il cui sapore mandava scosse elettriche ai miei neuro-recettori sessuali, non avevo ancora ben chiaro cosa farne.
‘Beh’ che aspetti’ ingoia!!!’ – disse solamente, dopo aver gettato fugacemente lo sguardo sul mio viso impiastricciato.
Ubbidì all’istante.
‘Non ci credo, hai buttato giù tutto… Sei stato bravissimo’ Ti &egrave piaciuto, vero?’.
“Si!!!’ – risposi. Ed era vero, inutile cercare di negare l’evidenza.
‘Allora finisci quello che hai iniziato’ puliscilo!!!’.
Non esitai, tirai fuori la lingua’ mi ributtai sul suo cazzo e cominciai a leccare quasi automaticamente i resti di sborra e saliva. L’eccitazione era tale che non riuscivo a calmarmi.
‘Bravo piccolino’ ho l’impressione che questa estate ci divertiremo io e te’ ti trasformerò nella mia puttanella personale’.
Dopo il pompino, ebbi modo di dimostrato quanto potessi essere ricettivo per quel che riguardava il sesso.
Nei giorni successivi, infatti, non potei fare a meno di notare con una certa dose di orgoglio che mio cugino cercava sempre il contatto fisico: mi si strusciava contro ad ogni occasione, guardandomi poi con insistenza, e sorridendo maliziosamente, consapevole della sudditanza psicologica che riusciva ad esercitare su di me. Io arrossivo e in quel modo gli davo la conferma che lui s’aspettava: la cosa non mi dispiaceva affatto. Anzi, cercavo di farglielo capire non sottraendomi mai quando ci toccavamo, anche se si trattava di contatti di pochi secondi, quando eravamo in casa e c’erano anche gli altri.
Di tutt’altro spessore si palesava il nostro rapporto quando, quotidianamente, con una scusa andavamo al vecchio capanno abbandonato.

Dopo il primo ingoio, mio cugino era fermamente deciso a farmi scoprire tutti i segreti di quel mondo fino allora a me sconosciuto. Ormai non c’erano più dubbi sulle sue reali intenzioni: voleva completare l’opera di iniziazione cominciata con la sega. Davanti a lui c’era soltanto una fantasia erotica quasi obbligatoria da realizzare: il mio corpicino esile, fino a quel momento fonte inesauribile di piacere orale, tale da trasformarmi nell’arco di una decina di giorni da inesperta esordiente nell’arte del bukkake a bocchinara provetta, doveva superare la prova regina’ la SODOMIA.

La sua richiesta era stata esplicita e diretta.
Chiaramente ero incerto sul da farsi. Nel senso che non volevo incoraggiarlo, ma nello stesso tempo sentivo il desiderio dell’esplorazione, costantemente eccitato per le sensazioni provate nello spompinare e nell’ingoiare!!!

E stesso durante la notte che precedette il mio ritorno in città tutto precipitò’

Ero in camera mia, a sera ormai inoltrata, ma non mi ero ancora addormentato. Sentii dei passi fuori del corridoio, poi qualcuno bussò e aprì la porta. Era lui’
– : ‘Che ci fai in giro per casa a quest’ora’ come mai non dormi?’ – lo interrogo, curioso.
– : ‘Piano, non urlare o sveglierai tutti!’ – risponde, bisbigliando.
Chiuse la porta della camera a chiave. Si sedette sul bordo del letto e mi confessò i suoi turbamenti. ‘Da quando abbiamo iniziato le nostre lezioni sul sesso faccio fatica ad addormentarmi” – dice con un’occhiata maliziosa. Non compresi subito il significato di quella frase’
– : ‘Mi spiace’ – ribatto, sorpreso. La mia premura nei suoi riguardi deve avere fatto centro perché subito mi ha proposto con aria di sfida – : ‘Vorresti aiutarmi? ‘.
– : ‘Certo, se posso ‘ – ho cercato di argomentare e lui, approfittando anche della mia indecisione, mi suggerisce con presunzione – : ‘Si che puoi’ ma devi promettermi che questa volta non ti tirerai indietro!!!’.
Avevo capito a cosa alludesse.
Decisi di NON ignorare la sua richiesta. Quella sera avrei perso anche la verginità anale.
– : ‘Va bene’ Farò quello che vorrai’ – rispondo, abbassando la voce timidamente e lasciando intendere di essere a sua completa disposizione.

Ho notato in lui una nuova luce, di malizia ed eccitazione. Si &egrave abbassato gli slip, invitandomi a prendere in mano il suo membro per masturbarlo – : ‘Dammi la mano, accarezzalo’ cosa aspetti”.
Ascolto la sua voce calma che propone di spogliarmi completamente per stare più comodo – : ‘Dai, levati il pigiama’ non perdiamo tempo’ ho una voglia che neppure te lo immagini’.
A quel punto mi invita a darmi da fare. Non so bene neanche come successe, ma cominciò a rivolgersi a me parlandomi al femminile: – “Adesso’ da brava’ su’ mettiti in ginocchio e prendilo in bocca come ti ho insegnato” – e il suo tono da pacato si &egrave fatto più severo.
Il pompino durò pochi minuti, giusto il tempo di farlo eccitare a dovere. Poi lui si scansò, mi fece sdraiare a pancia in giù, salì sopra di me e cominciò a baciarmi il collo e darmi piccoli morsi dietro l’orecchio.
Involontariamente cominciai a spingere il bacino indietro, cercando qualcosa contro cui placare il calore che mi stava accendendo il solco tra le natiche.
Mi cugino si fermò solo un momento. Quindi tirò fuori da sotto al letto un barattolo di crema idratante per il corpo di sua madre. Testimonianza diretta e concreta di quanto proditoriamente avesse programmato quella seratina.
Io non dissi niente, ma quando mi furono chiare le sue intenzioni ormai stava già giocando attorno al mio buchino inviolato. Finalmente era arrivato al centro del calore: cominciò ad accarezzarmi con la crema il solco tra le natiche, spalmandone con movimenti circolari quella sostanza oleosa su tutta la zona del forellino, cercando di volta in volta di allargarmi un po’ di più.
Poi proseguì oltre: con le dita impregnate di unguento prese a esplorare con movimenti decisi la mia intimità, sondandone la disponibilità e preparandomi alla monta inevitabile. Avevo le sue mani tra le cosce e le sue labbra di nuovo sul collo, mentre mi penetrava con il medio. Infine anche l’indice scivolò dentro senza troppa opposizione.
Non posso dire con precisione quanto tempo durò il ditalino. So solamente che dopo un poco le tolse di nuovo, e decise che era arrivato il momento: si distese su di me, mi baciò sul collo, appoggiando il cazzo proprio in mezzo alle mie natiche, ovviamente senza entrare. Era durissimo. Praticamente mi stava scopando senza penetrazione’
Sentii il rumore di una bustina strappata, poi che spalmava la crema sul profilattico e pure intorno alle pareti del mio buchetto. Dunque, appoggiò la punta all’ingresso del mio corpo e cominciò a strusciarsi sopra di me. Sembrava non riuscire ad entrare, così mi sussurrò all’orecchio di facilitargli il compito – : ‘Da brava, verginella’ allarga un pochino le gambe. Vedrai, quello che ti farò tra poco ti piacerà tantissimo!!!’. Assecondai la sua richiesta: spinse un po’ con il glande, in un modo che a me parve lentissimo, ma probabilmente questa sensazione era dovuta all’ansia che provavo. Nonostante fosse entrata solo la cappella, un dolore insopportabile mi prese al ventre. Non era come un dito e neppure come due’
Provò a scivolare ancora in avanti, ma continuava a trovare difficoltà a causa dell’attrito. – : ‘Non ti preoccupare, bambolina’ ci penso io”. Detto questo, si ritrasse. Poi mi tirò su per i fianchi, e mi ritrovai in ginocchio sul letto, alla pecorina . Scopri che quella posizione favoriva l’accesso alla mia intimità.
– ‘Adesso appoggia la testa sul materasso e solleva bene il culetto’ ti faccio sentire che cosa si prova ad essere svezzata come una puledrina!!!” – sono le parole che disse, prima di spingere nuovamente il pene dentro di me, facendomi sobbalzare.

Rimase immobile per qualche secondo. Quindi cominciò a muoversi lentamente, come se avesse paura di forzare. Lo sentivo come una lastra di fuoco dentro di me. Il dolore arrivava al cervello, ma non avevo voglia di fermarlo. Anzi, assecondavo i suoi movimenti ruotando le anche. Con poche spinte, arrivò a metà asta. Nel frattempo, senza quasi accorgermene, avevo cominciato a gemere per il godimento: erano ‘ahhh’ ahhh’ ahhh” in cui si mischiavano dolore e desiderio di completare il rituale. Quel supplizio sembrava interminabile, così presi coraggio e spinsi indietro i fianchi. Fu solo un attimo: come un fulmine a ciel sereno lo sentii entrare tutto insieme, fino in fondo. Così grosso e duro da riempirmi completamente. La sensazione di un muro frantumato che non sarebbe più tornato su. Lentamente il dolore diventò fastidio; il fastidio qualcosa di neutro… Non mi faceva impazzire, ma neppure più così tanto male. Allora lui cominciò ad andare su e giù e in breve la sensazione di pienezza divenne talmente invadente da non lasciare spazio ad altro. Intanto il ritmo aumentava progressivamente: sentivo la sua pelle cozzare contro la mia, stantuffava come un treno in corsa, niente sembrava in grado di fermarlo. Sentivo il suo respiro sempre più roco. Ormai non si conteneva più, i suoi colpi acceleravano ogni volta senza limitarsi. Improvvisamente quasi si fermò. Quindi spinse fino in fondo, tenendomi saldamente per i fianchi e sentii una strana sensazione: qualcosa invadermi dentro. Anche se con il preservativo, compresi benissimo la sua eiaculazione. Senti nettamente un’ondata di calore dentro di me e la vibrazione cha dal suo cazzo si propagavano alle pareti del mio sfintere ormai deflorato.
Poi si lasciò andare sopra di me e rimanemmo così per alcuni minuti. Quindi si alzò, si rivestì e disse, uscendo dalla stanza – : ‘Sei meglio di una ragazza’ calda e accogliente più della fica” – con l’intenzione non di mortificare la mia indole maschile, bensì di complimentarsi con la mia parte femminile.

Lì per lì mi piacque molto, ma ne pagai le conseguenze il giorno dopo, sotto forma di atroci bruciori. Tuttavia decisi che il piacere che avevo provato valeva bene questa piccola scocciatura. Da quel momento in poi anche il sesso anale non fu più un tabù, e lo continuai a praticare anche al ritorno dalle vacanze.

(P.S. : Poiché ogni volta che si supera un limite, ce n’&egrave sempre un altro pronto ad aspettare, non perdetevi il resto delle mie avventure’ che continuano idealmente con il racconto DALLA PADELLA ALLA BRACE).

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