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Racconti di DominazioneRacconti Gay

L’odore… 5

By 4 Gennaio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Eravamo rientrati davvero tardi dalla partita. Tommy non la smetteva più di rompermi, voleva che gli prestassi dei vecchi numeri di un fumetto che collezionavo da anni e cui tenevo in maniera particolare. La mia risposta era stata ‘no!’ ed improrogabilmente ‘no!’. Ma lui non la smetteva più e così rientrammo a casa di David giusto in tempo per la cena.
‘Andy, ho già avvertito tua madre, rimani qui con noi…’ tanto per cambiare pensai ‘…tanto lo sapevo che sareste arrivati all’ultimo minuto!’ la signora Whyte passò una mano sui capelli fradici di suo figlio ‘Mamma mia Dave! Stasera ti fai una doccia prima di andare a letto non sento scuse!’ gli disse amorevolmente autoritaria.
‘Si, si, lo so!’ si voltò verso di me e rivoltò gli occhi all’indietro in segno di esasperazione, come aveva fatto un milione di volte prima, e per un attimo mi sembrò che le ultime tre settimane non ci fossero mai state.
‘Almeno lavatevi le mani ragazzi c’è il pollo fritto per cena, altrimenti vi ingoiate chissà cosa, guarda come sono luride!’
‘Ok, andiamo subito Mrs Whyte!’ le risposi sorridendole. Ci avviammo in bagno e io stavo per aprire la cannella ma il mio biondo amico mi disse:
‘Aspetta!’ mi sorrise furbetto ‘tu non te le lavi amico, con quello che lecchi tutto il giorno a che cazzo serve? haha!!’ io rimasi un po’ imbambolato.
‘Anzi, fa’ vedere le mani!’ gliele porsi. Erano effettivamente sporche, sia sul palmo che sulle dita. ‘mmm, non male! Ma vediamo se si può fare di meglio! Mettiti giù!’ mi inginocchiai di fronte a lui ‘appoggiale sul pavimento… con i palmi all’insù…’ ubbidii e lui cominciò ad usarle come uno zerbino, strusciando la suola delle sue scarpe su di esse.
‘Aaaahhhh, ecco, così hahaha!!!’ Dopo forse una trentina di secondi:
‘Fa’ vedere!’ mi alzai adesso erano veramente luride. Lui sfoderò un sorriso satanico ‘…perfette, hahaha!!!’ e si lavò le mani due volte ridacchiando per sbattermi in faccia il fatto che lui poteva ed io no. Si asciugò che ancora ridacchiava, poi mi disse in tono confidenziale:
‘Dai muoviti, devo pisciarti nel bicchiere prima che mia madre te lo riempia di tè freddo!’

Era un rischio. Se la signora Whyte avesse sfiorato il mio bicchiere si sarebbe accorta che il liquido dorato al suo interno era caldo. Ma cosa potevo fare? Era Dave a condurre il gioco. Sperai di cuore che sapesse quello che faceva. Il mio padrone emerse da chissà dove col bicchiere pieno:
‘Mamma, ad Andy gli ho dato quello senza ghiaccio che gli piace di più’ la donna annuì distratta mentre finiva di imbandire la tavola con una tonnellata di ali e cosce di pollo fritte il cui odore mi fece brontolare lo stomaco di brutto. Dave strizzò l’occhio a suo fratello che era appena sceso dopo la doccia. Jake gli restituì un sorriso, poi mi guardò divertito, scuotendo la testa in disgusto.
‘Ma non lo sai che i veri uomini il tè lo bevono freddo figliolo?!’ scherzò in maniera innocente il signor Whyte. I suoi figli sghignazzarono ma non fecero battute.
‘George! Piantala! Lascialo stare!’ mi accarezzò la testa sua moglie rimproverandolo bonariamente. L’uomo mi strizzò l’occhio per farmi capire che scherzava.

Ci sedemmo a tavola e cominciammo a mangiare. Adoravo la cucina della signora Whyte era veramente deliziosa.
‘Mmmm! Mamma! E’ da paura!!’ le disse Dave mentre si riempiva lo stomaco a quattro ganasce ‘la parte migliore è leccarsi le dita, vero Andy?’ mi guardò con un sorriso seduto di fronte a me. Poi cominciò a leccarsele, una per una enfatizzando quanto fosse buono l’unto che la coscia dorata gli aveva lasciato sulle mani. Rimasi imbambolato ma sapevo dove voleva andare a parare.
‘Dai fallo anche tu, non farti problemi!’ Jake mi disse sorridendo. Non credo sapesse delle mie mani ma doveva aver intuito che Dave aveva in mente qualcosa.
‘Si, altrimenti mamma dice che siamo maleducati! Ma se lo fai anche tu non può dirti niente, giusto ma’?’ disse Dave angelico a sua madre. Alla donna scappò da ridere:
‘Ma sei tremendo!’ gli rispose ‘sapete che vi dico, per stasera lo faccio anch’io, contenti?’ e cominciò a fare quello che i suoi figli già stavano facendo.
‘Evvai!!!’ urlarono i ragazzi mentre il signor Whyte cercava di ascoltare il notiziario sopra il rumore. La signora Whyte mi sorrise e mi strizzò l’occhio e io cominciai a leccare lo schifo oleoso che avevo sulle mani. Dave si teneva la pancia dal ridere. Anche Jake rideva. Aveva in mano un’ala di posso completamente bagnata nel ketchup e gli cadde di mano:
‘Cavolo!!’ esclamò Jake seccato. Anche suo padre si voltò.
‘Mi è cascata la salsa sulle scarpe!’ il padre perse interesse e tornò al suo telegiornale.
‘Che vuoi che sia! Le pulirai dopo, prima di uscire!’ Gli disse sua madre e si distrasse anche lei per una notizia particolarmente importante. Poi lo sguardo infastidito di Jake si trasformò in un sorriso. Aveva avuto un lampo di genio e mi guardò fisso. Capì esattamente cosa dovevo fare, non era difficile ormai. Jake ridacchiò e fece deliberatamente cadere la forchetta:
‘Se non la smettono di alzare le tasse questi repubblicani!’ sbraitò George Whyte alla fine di un servizio.
‘Ooopss…’ continuò a ridacchiare Jake ‘non ci arrivo Andy, è dalla tua parte, ti spiace raccogliermela?’ si guardava con suo fratello ed era difficile stare seri.
‘Non cominciare con i repubblicani che poi ti fai venire un attacco!’ continuarono gli adulti.
‘Si Jake!’ dovevo sbrigarmi. Mi infilai sotto la tovaglia, e mi gettai a leccare la macchia sulla sua scarpa. Era buffo stare accucciato sotto il tavolino mentre gli altri mangiavano come persone civili. Stranamente mi sentivo più a mio agio in quella posizione che seduto comodamente sulle sedie imbottite della signora Whyte. Jake mi guardò leccare la scarpa per una manciata di secondi, poi raccolsi la forchetta e gliela porsi da in mezzo alle sue gambe. Lui mi sorrise.
‘Tieni…’
‘Grazie Andy, hahaha…’ conteneva male le risate ‘…sei proprio gentile!!’ tornai a sedere.

Dopo circa mezz’ora Jake si alzò da tavola salutò tutti ed uscì per il suo appuntamento. Mrs Whyte portò un vassoio di muffins al cioccolato che aveva fatto.
‘Grande mamma!!!!’ esclamò Dave. Poi squillò il telefono ed allungò una mano per rispondere sul cordless.
‘Ciao Tommy! Aspetta un attimo…’ lo mise in attesa ‘…mamma possiamo portarceli in camera… perfavoreeeeee’ usando quella vocina infantile che veniva fuori ogni volta che voleva qualcosa dai suoi genitori. La madre sorrise:
‘Ok, va bene, tieni’ gli porse un piatto dove mise quattro muffins ‘due per uno mi raccomando!’
‘sisisisisi!! Grazie mamma, sei la migliore!’ e le dette un bacetto sulla guancia.
‘Smettila!’ gli disse lei con il sorriso ‘e non stare un’ora al telefono altrimenti Andy cosa fa?’ gli disse piano per non farsi sentire da Tommy. Dave sorrise e stava per risponderle ma:
‘Non si preoccupi Mrs Whyte, ho un sacco da fare di sopra’ le sorrisi e non credo si pose il problema di cosa stessi parlando. Dave sghignazzò e ci allontanammo dalla tavola.
‘Non male checca! Hehe!!’ mi disse prima di rimettersi il telefono all’orecchio.
‘Hey Tommy! Si, si, ci sono!’ Cominciammo a salire le scale, poi entrammo in camera di Dave ed io chiusi la porta. Lui si sdraiò sul letto mettendosi il piatto con il SUO dessert sulla pancia. Ne addentò uno godendo del gusto mentre ascoltava Tommy inframezzando con qualche ‘huh huh… ok…. ci puoi scommettere…’
Io mi inginocchiai ai piedi del letto per cominciare la mia routine. Prima la punta, poi il lato, poi il retro per finire con le suole. Avevo leccato quelle Converse bordeaux talmente tante volte che non ricordavo un tempo in cui non l’avessi fatto. Dave mi guardava ficcandosi in bocca quanto più poteva del secondo muffin e facendo tutte le smorfie possibili per farmi capire quanto fosse buono. Ci mettevo circa un quarto d’ora a leccare tutto lo sporco da ogni parte, ormai ero diventato bravo ma le telefonate tra Dave e Tommy duravano ben più a lungo quindi, quando le suole furono completamente bagnate dalla mia saliva gli tolsi le scarpe. Tutto il mio lavoro del pomeriggio sembrava completamente dissolto mentre il puzzo mi rapiva nuovamente. Mi leccai le labbra e sorrisi. I suoi piedi sudati mi eccitarono all’istante: stavo per gustarmi finalmente il MIO dessert quando ritrasse il piede un attimo. Lo guardai e mentre chiacchierava con Tommy mi fece cenno di tirare fuori la lingua. Lo feci e lui fece un espressione disgustata arricciando il naso perfetto mentre ridacchiava. Io non sapevo cosa fare e lui si alzò dal letto schioccando le dita per farmi cenno di seguirlo. Andammo in bagno, io rigorosamente muovendomi a quattro zampe. Ci avvicinammo al water e lui prese lo scopetto.
‘Adesso, amico? Beh, non ci crederai ma mi sono pulito le scarpe con uno straccio umido, solo che ora è talmente sporco che ha bisogno di una bella lavata!’ Tommy doveva averlo sentito muoversi. Mi mise un piede in testa e mi bloccò da ogni movimento, premendomi il mento sulla seduta del cesso, bagnata in più punti di piscio, com’è prevedibile in un bagno condiviso da due ragazzi. Con un sorriso da un orecchio all’altro mi fece di nuovo cenno di tirare fuori la lingua. Inzuppò lo scopetto nel water e in men che non si dica mi stava ‘pulendo’ la lingua. Zuppò lo scopetto due o tre volte nel cesso e riprese a pulire il suo straccio lurido. Doveva essere uno spasso perché il mio padrone non la smetteva di ridere tanto che Tommy dovette chiedergli cosa ci fosse di tanto divertente.
Lui si inventò qualche scusa… non la ricordo neanche, mi aveva appena raschiato la lingua con lo scopetto del cesso. Quando ne ebbe avuto abbastanza gettò in terra lo scopetto e si diresse in camera. Io rimisi apposto la mefitica spazzola e mi voltai per seguirlo.

Tornò in camera, si buttò sul letto e io potei finalmente gustarmi il mio premio. Con un braccio dietro la testa chiacchierava allegro con Tommy mentre mi guardava. I piedi gli puzzavano terribilmente ed ogni leccata era un assaggio di nirvana.
‘Cero amico! Chiedi pure!’ gli disse, poi aggrottò la fronte mentre ascoltava la risposta:
‘Andy?’ smisi di leccare e lo guardai. Parlavano di me. Dave sorrise e premette il pulsante del vivavoce sul telefono e fu come se Tommy fosse nella stanza:
‘….quei cazzo di fumetti e lui continua a dirmi di no! Non so più che fare, in fondo voglio solo leggerli, non gli ho mica chiesto di regalarmeli! Certe volte è proprio uno stronzo!’ Dave mi premette il piede destro sulla faccia e capì che dovevo riprendere il mio lavoro. Ridacchiò:
‘Hehehe!! Hai ragione amico!’ mi ficcò le dita del piede in bocca ed io cominciai a succhiarle con gran gusto. C’era dello sporco nerastro tra un dito e l’altro e lo inghiottì al settimo cielo.
‘Non è che potresti chiederglielo tu amico?’
‘Io?’ gli rispose Dave un po’ sorpreso ‘Perché io?’
‘E dai amico lo sanno tutti che è il tuo leccapiedi!’ scherzò Tommy. Io mi fermai di nuovo avevo tre dita del suo piede in bocca:
‘Hehehe!!! Esagerato!!’ rise David.
‘Si insomma! Ti segue dappertutto come un cagnolino fedele e fa tutto quello che dici!’ Dave mi mise l’altro piede in testa e mi forzò il resto delle dita prima in bocca e poi all’entrata della gola con un sorriso perfido stampato in volto.
‘Davvero?! Non l’avevo notato!’ chiese Dave facendo il finto tonto mentre mi stava scopando la gola con il piede. Tommy non colse il sarcasmo nella sua voce.
‘Mi prendi in giro amico? Ascolta tutto quello che dici e non ti contraddice mai, MAI! E’ praticamente il tuo servetto!!’ tentava di convincerlo Tommy. Dave intanto mi forzava le dita sempre più in fondo e i miei conati di vomito cominciavano a farsi sentire. Non era mai stato così duro e io avevo cominciato a lacrimare e a tossire.
‘Ma chi c’è lì con te?’ chiese Tommy.
‘Nessuno amico, tranquillo, è la TV! Cos’è che dicevi di Andy? Secondo te è il mio leccapiedi? Mi piace questa! Hahaha!!!’ smise di premere con quell’altro piede e lo abbandonò sul letto ridendo.
‘Scherzaci amico, secondo me se glielo chiedi te li lecca davvero, hahaha!’ presi fiato.
‘Hahaha!! Beh magari lo faccio davvero amico, potrebbe essere divertente!! Hahaha!!!’ Il suo piede era ricoperto dalla mia bava che gli colava in ogni direzione. Cominciai a raccoglierla ingoiandone il più possibile.
‘Hahahaha!!! E sai che spettacolo!! Magari dopo una partita, pensa che schifo!! Hahaha!!!’
‘Hahahaha!!! Te l’immagini? Chi è che farebbe mai una cosa del genere?! Hahaha!!!’ rise di nuovo Dave mentre mi guardava.
‘La sai una cosa, gli ci vorrebbe proprio cazzo, così abbassa la cresta quello stronzetto! hahaha!!’ continuò Tommy. Risero di me per un altro paio di minuti poi:
‘Comunque tranquillo amico, vedo di fare il possibile con quei fumetti!’ gli disse Dave.
‘Grazie Dave, a buon rendere!’
‘Fugurati! Ci vediamo domani!’
‘Ok, a domani!’ e riattaccarono. Dave lasciò cadere il telefono sul letto e ridacchiò. Guardò il piattino dove c’erano rimasti due muffins. Io li guardavo speranzoso, avrei voluto assaggiarli e lui se ne accorse. Mi sorrise:
‘Cos’è, li vorresti?’ mise il piatto in bella vista, io annuì e lui rise:
‘Hahahaha! E perché dovrei sprecare una cosa così buona? Haha!!!’ e prima di infilarselo in bocca mi disse:
‘Farlo mangiare a te sarebbe come buttarlo nel cesso, hehe!!’ ne prese un gran morso ‘mmmmm!! Mai assaggiato niente di più buono amico!!’ che sorriso da bastardo aveva su quel visetto angelico.
‘Allora? Hai sentito Tommy? Hehe!! Jake non era l’unico ad aver capito chi sei frocetto, huh?!!’
‘Avresti potuto difendermi…’ gli dissi timidamente risentito.
‘Difenderti?! E perché?! E’ stato troppo divertente amico… e lo scopino del cesso?!?!?! hahahaha!!!!’ mentre rideva mi mise davanti l’altro piede e io ricominciai. Poi mi guardò con un sorrisetto di scherno per un paio di minuti:
‘E così la gang pensa che fai tutto quello che dico, huh!! Beh, non possiamo certo deluderli, giusto? Quindi per prima cosa domattina vai da Tommy e gli regali tutti i volumi che vuole…’ lo guardai sconsolato e lui ridacchiò:
‘Hehehehe!!! Non solo: voglio che ti scusi per essere stato un grandissimo stronzo e digli che se vuole qualunque altra cosa di tuo gliela darai all’istante! Hahahaha!!’ concluse maligno. Mi venne quasi voglia di piangere ma non lo feci. Tenevo un botto a quei fumetti.
‘Si padrone…’ dissi mentre leccavo il suo tallone. Scoppiò a ridere con la bocca piena, tanto che si teneva la pancia:
‘Hahahaha!!!! Cristo amico! Lo so quanto tieni a quei fumetti! Ti venderesti tua mamma prima di separartene cazzo!! Pensare che domani gli dici addio per sempre solo perché te lo dico io, hahahaha!’ incrociò contemporaneamente le mani dietro la nuca e i piedi alle caviglie tirando un sospiro di sollievo ‘cazzo che potere! Hahaha!! Posso fare quello che voglio con te…’ il ghigno gli si allargò ulteriormente ‘…è una sensazione che non ha prezzo checca! hahaha!!!’ continuò a ridacchiare per qualche altro minuto guardandomi servirlo:
‘hahaha!! ma poi proprio Tommy! Hai presente il casino della sua stanza? Come minimo metà li perderà prima ancora di averli letti hahaha!!!’ insistette ‘tu quant’è che li collezioni?’
‘Da quando avevo sette anni…’
‘hahahaha!!! Bravo! Sapevi che un giorno avrebbero fatto comodo a qualcuno! Hahaha!!! Ma in fondo è più giusto che li abbia lui, no? E’ un ragazzo…’ pensò al termine più adatto ‘…normale, hahaha!! Tu cosa sei frocetto? Huh?!’ ingoiai prima di rispondergli:
‘Sono uno schiavo, un cesso, un acchiappapeti, un leccapiedi, un giocattolo signore…’ gli risposi:
‘Hehehe!! Appunto! Ti rendi conto? Non sei un uomo, sei al pari di un animale cazzo! Hahaha!! Anzi sei molto più in basso del più lurido maiale sulla faccia della terra, hahaha!!! Anzi, anzi, ne ho una migliore! Sei la merda di quel maiale, hahahahaha!!!’ rise della sua geniale trovata. ‘Cosa te ne fai dei fumetti, huh?!’
‘Niente padrone…’ gli dissi con un velo di tristezza. Lui ridacchiò scuotendo la testa
‘Esatto, hehe!!’
Dopo qualche minuto di silenzio:
‘Sai ho trovato un modo in cui puoi essermi utile checca!’ aveva un luccichio negli occhi.
‘Voglio che cominci a guadagnare un po’ di grana per me!’ aggrottai le ciglia.
‘Grana? E come?’ sorrise.
‘Facendo quello per cui sei nato, amico?!’ ancora non mi era del tutto chiaro.
‘Cioè?’ fece una smorfia come se fossi stupito:
‘Venderò i tuoi servizietti, haha!!!’ lo guardai: ‘Preparati perché da domani diventi il succhiacazzi della gang, mi sono rotto di fare tutto in segreto, usarti insieme agli altri sarà MOLTO più divertente!’ panico.
‘No, Dave, ti prego!’
‘Hahaha!!! Puoi pregarmi fino a morire amico, non me ne frega un cazzo! E poi scusa, per te è meglio avrai quattro corpi sudati in più da leccare, pensa che onore! Hahaha!!! Pensa solo a tutti quei piedi!!!’ il mio sguardo supplichevole non lo impietosì minimamente ed andò avanti nel suo lucidissimo ragionamento.
‘Ovviamente sei di mia proprietà, quindi ognuno di loro dovrà versare un piccolo contributo ogni volta che vorrà usarti, hahaha!!!’ il David Whyte che conoscevo da anni era sparito… o forse no, era sempre stato così a livelli MOLTO più bassi ovviamente, però l’arroganza che aveva era parte del suo carattere.
‘Hahaha!!! Mi ringrazierai frocetto, vedrai!! Hahaha!!!’
‘Ma… io non…’ mi dette una pedata col piede destro ‘…sta’ zitto!’ me lo disse con cattiveria e io lo guardai un po’ spaventato. Poi sorrise perfido e con lo stesso piede con cui mi aveva colpito mi fece una sorta di grottesca carezza. Io cedetti senza ritegno e ricominciai a lavare amorevolmente i piedi di chi mi possedeva. Lui ridacchio.
‘Hahaha!!! Brava cagnetta, hahaha!!!! Appena torna ne parlo con Jake, tu pensa a fare una bella dormita, domani è un gran giorno!’ pensò qualche secondo:
‘Cominceremo con Tommy! Hehe! L’hai sentito, no? Dice che ti farebbe bene abbassare la cresta! Beh, domattina lo accontentiamo, haha!!!’

L’indomani mattina Tommy Senders suonò a casa mia. L’avevo chiamato la sera prima da casa di David facendo come mi era stato ordinato. Mia madre gli aprì e un ragazzo con una maglietta nera senza maniche gli sorrise. Lo feci salire in camera mia:
‘Tommy mi dispiace davvero per come mi sono comportato ieri, sono stato proprio uno stronzo!’ mi sorrise.
‘Si beh… in effetti…’ borbottò ‘…allora me li presti?’ mi chiese.
‘No amico…’ stava per mandarmi a cagare poi aggiunsi ‘te li regalo… tutti quelli che vuoi!’ mi guardò interdetto:
‘Si certo! Come no?! Mi vuoi regalare i fumetti a cui tieni di più al mondo? Ma va’…’
‘Te lo giuro amico! Mi sono reso conto che la tua amicizia vale molto di più dei fumetti, quindi voglio regalarteli tutti, prendi tutto quello che vuoi, dico sul serio!’ era basito, con la bocca leggermente aperta, non si aspettava niente del genere.
‘Mi stai prendendo per il culo?’ mi chiese ancora leggermente sospettoso:
‘No amico, te lo giuro! Ti prego, prendi tutto quello che vuoi!’ insistetti io mentre dentro piangevo lacrime amare. Sorrise. Aveva dei bellissimi occhi verdi e i capelli biondi mossi lunghi quasi fino alle spalle e due ciuffi davanti che gli rendevano il viso regolare ancora più grazioso:
‘Perché hai cambiato idea?’ ingoiai e abbassai lo sguardo.
‘Beh… ho capito di aver sbagliato…’
‘hehehe! Si certo!’ disse dubbioso immaginandosi un intervento del suo migliore amico ‘Beh, se proprio insisti…’ mi passò accanto, era molto più alto di me, magro e slanciato. La maglietta metteva in risalto le braccia muscolose. Si avvicinò agli scaffali dove raccoglievo gelosamente i miei possedimenti più preziosi e cominciò a scegliere.
Dopo qualche minuto Dave entrò nella stanza, come passasse di lì per caso. Salutò Tommy con il pugno e i due si sorrisero.
‘Come butta amico?’
‘Mai stato meglio, sai che Andy ha deciso di regalarmi un po’ dei suoi fumetti?’ strizzò l’occhio all’amico.
‘Haha! Ma dai? Beh, era il minimo visto come si è comportato ieri, non trovi?’ gli rispose Dave e Tommy ridacchiò. Io cercai di sorridere.
‘E’ vero ha fatto proprio lo stronzo stavolta!’ si voltò di nuovo a scegliere i fumetti. Dopo un paio di minuti:
‘Che caldo che fa fuori, muoio di sete!’ disse Dave:
‘Anch’io cazzo, ho la gola tutta secca!’ disse Tommy senza distogliere lo sguardo:
‘Andy portaci da bere!’ mi disse Dave e Tommy si voltò per vedere la mia reazione. Era un ordine diretto e se fossi stato in me probabilmente gli avrei risposto male.
‘Si, subito…’ e mi avviai fuori dalla camera. Li sentì ridacchiare ma sapevo che Dave non gli avrebbe raccontato quasi niente, voleva giocare ancora parecchio con me.
Tornai di sopra con delle bibite fresche che presero senza neanche ringraziare. Era scontato con Dave ma Tommy…
Dopo una mezz’ora Tommy aveva selezionato qualcosa come 50 o 60 numeri della mia collezione, quelli necessari a completare la sua. Era stato uno stillicidio, ero morto ogni volta che ne aveva preso in mano uno. Si voltò verso di me:
‘Sei sicuro amico, ti rendi conto di cosa mi stai regalando?’ mi disse ancora vagamente incredulo. Avevo quasi il nodo alla gola. Guardai Dave che mi sorrise. Tommy lo notò e sorrise a sua volta mentre gli rispondevo prevedibilmente:
‘Si Tommy, sono tuoi, te li regalo volentieri, anzi…’ continuai ‘…se c’è qualcos’altro che vuoi prendilo pure, qualunque cosa…’
‘Hahaha!’ gli scappò da ridere ‘Beh, per il momento mi accontento di questi…’ indicò la pila di giornaletti che mi stava portando via ‘…magari un’altra volta!’ sorrise a Dave e fece finta di tossire nascondendo malamente la parola LECCAPIEDI scambiata con il mio padrone. Dave rise e io dovetti far finta di niente.
‘Porto questi a casa!’ disse tutto contento mentre si piegava a tirare su i giornaletti.
‘Aspetta! Te li porta Andy, deve ancora farsi perdonare per ieri, non trovi?’ Tommy sorrise un po’ sorpreso, mentre si tirava indietro i capelli, poi scrollò le spalle:
‘Ok, è giusto! Scusa amico, ma avresti dovuto dirmi di si subito, hehe!!’ mi chinai per prenderli e li sentì scambiarsi un cinque e una risata.

Uscimmo nel sole di agosto io con due buste di plastica colme di fumetti, dopo aver ricevuto uno sguardo interrogativo da mia madre a cui non li facevo neanche spolverare da quanto ci tenevo.
Montarono in bicicletta, stavo per farlo anch’io ma:
‘Non puoi portarli in bici amico, se le buste ti prendono i raggi della ruota si spaccano e tutti I FUMETTI DI TOMMY si rovinano!’ enfatizzò quelle parole per farmi più male possibile. Lo guardai interrogativo:
‘Fatti una corsetta, così butti giù un po’ di quel lardo, haha!’ continuò Dave e Tommy rise. Questa era una cosa piuttosto normale, nel gruppo io ero quello un po’ in carne, non che fossi grasso pallato, ma non avevo i loro fisici da sportivi. Si avviarono e io gli corsi dietro mentre ridacchiavano:
‘E dai grassone, datti una mossa!’ gli insulti di Tommy rientravano ancora in quel modus pensandi che ci legava come amici, forse ero l’anello più debole della catena, d’accordo, ma per lui ero sempre un essere umano. Quanto sarebbe durato? Me lo domandavo mentre sudavo copiosamente per stargli dietro. Arrivati a casa sua io avevo un fiatone pazzesco ed ero rosso come un peperone. Loro scesero dalle loro bici ed io li seguì sul selciato che conduceva all’ingresso della villetta dove abitava. Tommy aprì la porta di casa e si tolse subito le scarpe lasciandole fuori dalla porta, così facemmo io e Dave. Sua madre era un tantino nevrotica e non sopportava le impronte sul parquet. La casa era uno specchio ma appena entrati in camera del nostro amico sembrava di essersi trasportati in un’altra dimensione. C’era un caos tale che faceva sembrare la stanza di Jake una sala da tè. Vestiti e biancheria sporca, giornaletti, videogiochi, musicassette, ciabatte, scarpe sparse ovunque. L’odore di quel posto poi prendeva alla gola.
‘Cazzo amico, si soffoca qua dentro!’ gli disse Dave aprendo la finestra. Tommy alzò gli occhi al cielo:
‘Sembri mia madre!’ la signora Senders aveva rinunciato a tenere pulita la stanza del figlio dicendogli ‘se vuoi vivere come un maiale sei libero di farlo!’ cosa che l’aveva reso il teenager più felice del mondo.
‘Dove vuoi che li metta?’ gli chiesi guardandomi intorno.
‘Appoggiali nell’angolo’ mi disse indicando vagamente in una direzione. Lasciai i miei preziosi fumetti in quel casino spaventoso. Mi voltai verso di loro. Dave si era seduto sulla sedia di Tommy che invece era in piedi di fronte a me.
‘Tommy, mi dispiace davvero per ieri, spero che potrai perdonarmi…’ gli dissi nuovamente. Lui mi sorrise dall’altro in basso mentre si grattava un’ascella:
‘Ok amico, ho capito che ti dispiace, basta che non fai più lo stronzo e siamo apposto, d’accordo?’
‘Aspetta!’ insistette Dave ‘e queste le chiami scuse amico?’ mi disse ‘avanti scusati come si deve!’ continuò. Lo guardai e il suo sorriso mi trafisse. Mi inginocchiai di fronte a Tommy con le mani appoggiate al pavimento e lo guardai. Ridacchiò:
‘Wow! Hahaha!!!’
‘Perdonami Tommy, sono stato il più lurido degli stronzi ad averti detto di no! Non so se potrai mai perdonarmi ma ti supplico, dammi un’altra chance! Da ora in poi tutto quello che ho consideralo tuo…’ scoppiarono entrambi a ridere.
‘Hahaha!!! Cristo amico, ma che cazzo gli hai detto dopo che ci siamo parlati? Hahaha!!! Adesso è davvero il tuo cagnolino, hahaha!!’ anche Dave rideva e dalla sedia incrociò le gambe sopra la mia schiena come si fa con un poggiapiedi:
‘Aspetta amico, la parte migliore deve ancora venire, haha!!’ a quelle parole mi chinai ulteriormente e baciai i piedi a Tommy:
‘Hahahaha!!! Ma che schifo amico, hahaha!!!’
‘Aspetta, aspetta, com’è che l’hai chiamato ieri?’ Dave chiese furbescamente. Tommy sorrise da un orecchio all’altro prima a Dave e poi spostò lo sguardo su di me con le mani sui fianchi:
‘Leccapiedi!’ disse ridacchiando.
‘Andy come sono i piedi di Tommy?’ inghiottì:
‘Sudati… puzzano…’ Tommy ridacchiò.
‘Bene!!! Hahaha! Allora per scusarti di ieri adesso glieli lecchi, che dici Tommy, ti sembra una punizione adeguata?’
‘Hahahaha!!! Si amico, direi di si, hahaha!!’ Tommy sorrideva come non mai. Io presi fiato, tirai fuori la lingua e assaggiai il dorso del suo piede. Come lo toccai Tommy fece finta di vomitare:
‘Ma lo fa davvero!?! Hahaha!!! Che schifo!! Haha!!’ risero insieme i due amici.
‘Ma perché lo fa?’ si rivolse curioso a Dave.
‘Hahaha!! Chiediglielo amico!’ Tommy ridacchiò, poi rivolse a me la stessa domanda con tono imperioso:
‘Perché mi stai leccando i piedi Andy? Haha!!’
‘Per farmi perdonare… lick, lick… Dave dice che è la cosa che so fare meglio, dice che è per questo che ho la lingua, signore!’ Tommy scoppiò a ridere come mai prima:
‘Hahaha!! Mi ha chiamato signore! Hai sentito?’ chiese incredulo a Dave che annuì ridacchiando:
‘Beh, in effetti non te la cavi male come leccapiedi, hahahaha!!!’ mi disse tirandosi indietro i lunghi capelli biondi. Poi si rivolse di nuovo a Dave con aria interrogativa:
‘No davvero amico, perché cazzo lo sta facendo?!’
‘Hahaha!!! Per un motivo molto semplice amico!’ gli rispose Dave toccandosi volgarmente il pacco ‘…vive solo per questo!’
‘Nooo!! E’ una checca del cazzo?!’
‘E’ molto peggio di una checca, ormai non è più nemmeno umano, guardalo! hahaha!! Ha voluto farsi schiavizzare a tutti i costi, sono tre settimane che fa LETTERALMENTE tutto quello che gli dico! Hahaha!!!’
‘Non ci credo!’ continuò ‘allora avevo ragione!! Aspetta che lo dica agli altri! Hahaha!!!’
‘Tu non hai idea della pacchia amico, io e Jake non ci siamo mai divertiti tanto! Hahaha! Ti lecca i piedi, le ascelle, il sudore dal corpo dopo ogni partita, il culo dopo che hai cagato, gli pisci in bocca, gli sputi in faccia, gli scurreggi nel naso, lo prendi a manate nel muso e a pedate nelle palle e la parte migliore è che quest’idiota non fa che ringraziarti dalla mattina alla sera con un sorriso ebete, hahahaha!!’ Tommy era allibito ma aveva un sorriso che la diceva lunga. ‘Senza contare che fa tutte le cose che io non ho voglia di fare, tipo riordinare la stanza, pulire il bagno e queste stronzate qua!’ continuò ad enumerare i vantaggi di possedermi ‘aaaahhhhh’ sospirò ‘…fargli leccare il pavimento del cesso dopo una settimana che io e Jake l’abbiamo usato è…’ non finì neanche la frase, il sorriso che aveva sul viso diceva tutto. L’altro era disgustato ma allo stesso tempo rideva della mia sorte ed avermi ai suoi piedi cominciava a piacergli sempre di più.
‘E poi non devo più farmi le seghe!’ concluse con aria soddisfatta il mio padrone.
‘Cioè te lo scopi?!?’ chiese con voce scioccata Tommy.
‘Eeeeewwwwww!!! Che schifo amico, ma come ti viene in mente!?!?!’ Tommy si rilassò mentre Dave si riprendeva dall’immagine rivoltante che l’amico gli aveva suggerito.
‘Semplicemente uso la sua bocca come sborratoio. Ogni volta che mi va glielo ficco in gola e gli scopo la faccia guardando qualche bella fighetta sui giornaletti!!’ risero insieme:
‘Hahaha!! Non hai idea di quanto è comodo, si infila sotto la scrivania, è come se non ci fosse, e poi non mi sporco nemmeno la mano, ingoia tutto la troietta, hahaha!!!’
‘Hahaha!!! Ci scommetto, è una figata pazzesca!!!’
‘Già! Sai che la prima volta che mi ha spompinato era triste perché non riusciva a ingoiarselo tutto e aveva paura che io non godessi abbastanza e allora, hahahaha….’ dovette interrompersi per l’eccesso di risa ‘…e allora mi ha supplicato con gli occhi pieni di lacrime di prendergli la testa e spingerglielo fino in fondo alla gola, hahahahaha!!!!’ mimò il movimento della mia testa sul suo inguine mentre rideva col suo amico.
‘hahaha!! Devi sentire che figata quando lo impali fino alle tonsille e lui comincia a fare…’ imitò i miei conati di vomito tra le risa isteriche di Tommy ‘hahaha!! Sembra che crepi da un momento all’altro! E’ uno spettacolo amico, te lo giuro!!’ Tommy continuò a ridere, poi mi mise un piede sulla testa spiaccicandomi la faccia sull’altro. Io continuai a leccare:
‘Hehehe!!! E così ti piace fare lo schiavo, huh?! Se penso a tutte le volte che hai fatto l’arrogante con me o che mi hai trattato con quella cazzo di aria di superiorità!! Hahaha!!! E adesso guarda dove sei! Huh?! Questo si che è il tuo posto! Hahaha!! Tieni, lecca anche sotto…’ Si mise a sedere sul letto e alzò il piede per farselo pulire ‘…non vorrai perderti il meglio! Haha!!!’ Avevano un odore diverso da quelli di Dave e Jake, più forte, più penetrante. Dopo un paio di minuti:
‘Come funziona da qui in avanti?’ chiese a Dave.
‘Beh, per cominciare oggi pomeriggio alla partita lo sputtaniamo davanti agli altri. E’ giusto che tutti sappiano con chi hanno a che fare, no? hahaha!’ pensò un attimo:
‘Sai, all’inizio ha anche provato a negare tutto, a fare finta di niente, poi è sceso a patti e mi ha fatto promettere che in cambio della sua schiavitù non l’avrei mai detto a nessuno!’ sorrise a Tommy che intanto ridacchiava ‘ma questo era prima che capisse che quello che vuole lui non conta un cazzo, vero checca?’
‘Si padrone’ gli risposi tra una leccata e l’altra. Risero entrambi.
‘Come sono i piedi di Tommy’ mi chiese di nuovo.
‘Buonissimi padrone!’ Tommy rise e Dave mi dette una tallonata in mazzo alla schiena levandomi quasi il respiro:
‘E allora ringrazialo frocetto! Dove sono le tue buone maniere?!?’
‘Grazie Tommy per avermi permesso di leccarti i piedi, sono buonissimi!’ gli dissi con il dolore che piano piano mi lasciava tregua. I due risero di nuovo e si dettero il cinque. Doveva essere una situazione davvero comica dal loro punto di vista.
‘Amico, questo è davvero uno spasso senza precedenti, hahaha!!!’
‘Te l’ho detto, haha!! E dato che tu sei il mio migliore amico puoi usarlo gratis quando vuoi!’
‘Hahaha!!! Grazie amico sarà un piacere torturare questo stronzetto! Hahaha!!!’
‘Il resto del gruppo però dovrà pagarmi!’
‘Beh, mi sembra giusto, è una COSA tua dopo tutto, hahaha!!!’ Tommy enfatizzò la parola.
‘Ma non voglio venderlo solo ai nostri amici, appena ricomincia la scuola butterò giù tipo un listino prezzi e farò in modo che tutti i ragazzi lo usino, farò una fortuna, haha!!’
‘Beato te amico! Anche se io mi accontento di usarlo gratis! Hahaha!! Anzi…’ si toccò il pacco ‘…cos’è che hai detto prima sul pisciargli in bocca? Hahaha!!’ rise anche Dave:
‘Secondo me ha una gran sete poverino!!! Hahaha!!!’

‘E dai Jason vuoi passarla, sono smarcato!!’
Erano passate altre due settimane e la mia vita aveva preso senso in maniera completa. Adesso sapevo di essere finalmente utile al mio padrone. Aveva avuto una bella pensata. I ragazzi del gruppo che un tempo erano stati miei pari avevano di buon grado dimenticato gli anni di amicizia per lasciare spazio a questa nuova e molto più confortevole realtà. Mi trattavano come un oggetto e non perdevano occasione di umiliarmi a 360 gradi. Tutto questo era gratis. Solo le mie prestazioni sessuali si pagavano. Cinque dollari a sborrata e questo era un ottimo compromesso. I ragazzi spendevano le loro paghette per soddisfare la loro libidine e il mio padrone era più contento che mai. Li osservavo giocare dalla gradinate del campetto. A me non era più concesso giocare ovviamente.
‘Evvai! Abbiamo vinto!!’ esclamò Doug, il ragazzo lentigginoso che era insieme a me e Dave quel pomeriggio di una vita fa. Stavano facendo un tre contro tre come facevamo sempre ma io ero stato sostituito da Chase Devenport, un ragazzo che fino a poco tempo prima nessuno di noi sopportava e la cui aggiunta al gruppo la diceva lunga sul disprezzo e il disgusto che provavano verso di me. Mi si avvicinarono finita la partita. Erano senza maglietta tutti lucidi dalla traspirazione abbondante. Ridacchiavano e mi guardavano. Poi Dave disse:
‘All’opera checca’ allargando le braccia. Mi alzai all’istante e mi precipitai a leccare tutto il sudore che gli grondava dal busto completamente glabro. Gli addominali scolpiti, l’ombelico, il petto, i peli biondi delle ascelle, poi la schiena. Tutti ridevano. Dopo un minuto o poco più Dave si allontanò e mi lasciò circondato dagli altri quattro. Tommy, Steve, Doug e Chase. Senza neanche voltarsi disse loro:
‘E’ vostro ragazzi!’ mentre andava a sedersi sulle gradinate a godersi la scena. Qualcuno mi afferrò per i capelli.
‘Vieni qui frocetto, lecca!!’ e cominciai a leccare un’ascella, poi un’altra mano mi strattonò verso degli addominali sudati, poi ancora la faccia mi venne premuta su di un pacco, poi su di un culo e andai avanti a leccare, odorare e a godere come l’animale che sono. Dopo qualche minuto tra le risate mi lasciarono lì in ginocchio.
‘Ok, ragazzi, chi vince oggi può usare la bocca della checca gratis per il resto della giornata!’
‘Yeah!! Sei grande Dave!!’ tutti osannarono il capobanda.
‘Dai frocetto apri!’ mi disse il mio padrone e io aprì la bocca. Si misero in cerchio a circa due metri da me mentre Dave si gustava la scena seduto.
‘Ok Steve, sei il primo!’ il ragazzo mulatto con il naso leggermente storto raccolse in bocca il proiettile, mirò e mi scracchiò su una guancia.
‘Wow! Non male! Cinque punti amico!’ Un altro macabro gioco che divertiva loro almeno quanto divertiva me. Dieci punti la bocca, otto gli occhi, cinque il resto della faccia e due il resto del corpo. Dave era l’arbitro e dava premi che consistevano nelle mie prestazioni o direttamente in cose che io una volta avevo posseduto e che ora erano a sua disposizione.
‘La spalla sono due punti Chase, non cominciare a barare!’ disse Jason.
Dopo due giri la distanza veniva ridotta ad un metro e chiaramente i ‘centri’ erano molto più frequenti tanto che dopo una mezzora avevo la bocca piena di sputo e moccicume vario. Dave decretò il vincitore. Era Jason il biondino slavato che aveva sempre i vestiti firmati. Alzò le braccia al cielo.
‘Evvai! Posso usarlo gratis per il resto della giornata!!’
‘Dai ragazzi andiamo, è quasi l’una!’ disse Tommy la cui mamma non tollerava ritardi. Io non mi ero mosso dalla mia posizione, avevo imparato duramente che prendere l’iniziativa non era mai una buona idea. Dave mi sorrise in piedi di fronte a me. Anche lui si liberò della saliva in eccesso, poi mi disse:
‘Chiudi’ ubbidì ‘adesso sciacquati la bocca’ ubbidì come fosse un collutorio ‘hehe!! Bravo! Ora continua finché non arriviamo a casa, poi te lo puoi ingoiare, hahaha!!!’ rise tutto il gruppo. Io mi alzai ed ubbidì al mio padrone. Il sole picchiava fortissimo e gli altri montarono in bicicletta. Io cominciai a corrergli dietro e li guardavo spensierati mentre scherzavano fra se. Cinque adolescenti senza problemi a cui la natura aveva donato molte cose tra cui il diritto di nascita di usarmi, un diritto genetico che sprizzava da ogni poro dei loro corpi atletici, dei loro bei visi, della loro arroganza, della loro superiorità. Io? Nessun diritto, solo doveri. La natura non commette mai errori se abbiamo il buon senso di piegarci alle sue regole ed abbandonarci al nostro istinto. Siamo fatti per servire o per essere serviti. La fortuna sta nell’essere in grado di scoprire prima possibile da che parte stare. E’ quello l’unico modo per trovare la felicità. Ed anche adesso con tutto il tempo che è passato, ora che il destino ha voluto accordarmi l’onore di essere usato non più solo da Dave e i suoi amici ma dai loro bellissimi e viziatissimi figli, sento di poter dire sinceramente di averla raggiunta molto presto, in un lontano pomeriggio afoso di metà luglio.

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