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Racconti di DominazioneRacconti Gay

Sottomissione ad un Padrone maturo: parte 4 – Usato

By 21 Maggio 2024No Comments

Per commenti o proposte da maschi alfa: dick-89@hotmail.it

Si risiede sul divano con il cazzo duro.
– Bene bene, ora è il momento di iniziare a fare sul serio. Ti sei guadagnata il privilegio di succhiarmi il cazzo, brava.
Comincia pure dalle palle. Leccamele bene.
Devo dire che, seppur intimorito, l’idea mi eccitava. Comincio da quelle e le lecco come si deve, insalivandole.
– Mmm. Brava, brava… sei una brava cagnolina. – mi incita il Padrone.
Continuo per qualche minuto finché praticamente non mi infila quasi le palle in bocca.
– Ciuccia troia, dai.
Continuo finché il Padrone non mi afferra per i capelli.
– Ora il cazzo. Comincia a leccarlo bene.
Eseguo senza farmi pregare. Non l’ho mai fatto prima, ma cerco di fare quello che piacerebbe a me. Lecco tutta l’asta, aiutandomi con le mani, per poi passare alla cappella.
– L’avevo detto che hai la faccia da succhiacazzi, sei portata.
Incoraggiato da queste parole, provo ad imboccarlo, ma faccio fatica. Sto attento ai denti e provo ad andare su e giù. Comincio a prendere il ritmo, il sapore mi piace e ci prendo davvero gusto, l’odore è buonissimo.
Il Padrone mugola: – Mmm… si continua troia. Questo sei.
Dopo qualche minuto il Padrone si alza, tenendo il cazzo sotto il mio naso.
– Allora, questo è il primo pompino che fai?
– Si, Padrone.
– Brava quindi ora oltre che succhiacazzi sei diventata una pompinara.
– Si Padrone. – dico abbassando lo sguardo.
– Dillo bene e guardami negli occhi.
– Sono una pompinara.
– Brava. E dimmi: ti è piaciuto il cazzo?
– Si, Padrone.
Non faccio tempo a finire che mi arriva una sberla: – Dillo bene troia. Voglio che mi guardi negli occhi e mi dici cosa sei e cosa ti piace. Non me ne frega un cazzo se ti vergogni.
– Mi-mi piace il cazzo p-perchè sono una pompinara.- scandisco a fatica, viola in viso per la vergogna e completamente umiliato.
– Ben detto troia.
E così dicendo il Padrone comincia a sbattermi il cazzo duro sul viso, poi mi prende per i capelli e me lo mette in bocca senza complimenti.
Con foga comincia ad andare avanti e indietro, scopandomi la bocca. Non sono abituato e non riesco a gestirlo. Va sempre più a fondo. Mentre lo fa mi insulta, mi dice che sono una troia, una succhiacazzi. Provo ad allontanarlo, metto le mani sulle sue cosce. In tutta risposta il Padrone mi afferra i polsi e continua a pomparmi la gola. Mi scendono le lacrime e sento dei conati, cerco di resistere finché non lo sento irrigidirsi: mi viene in bocca senza preavviso.
– Non provare a sputare, ma non buttare giù troia. Tienila in bocca.
Non avevo mai assaggiato il sapore della sborra prima, non mi dispiace.
– Fa vedere bene, apri la bocca.
Gli mostro la bocca piena.
– Bene, ora ingoia puttana.
Degluttisco e faccio vedere la bocca vuota al Padrone.
-Brava troia, ora puliscimi il cazzo come si deve.
Mi avvicino e lo lecco, ingoiando le ultime gocce di sborra.
– Allora ti è piaciuta la sborra del tuo Padrone, cagna?
– Si Padrone.
Mi arriva un altro schiaffo: – Dillo bene.
– Mi è piaciuta la sborra del mio Padrone.
– Così, brava. Tranquilla che ne berrai molta e non solo mia. – dice con un ghigno.
Il Padrone si alza, mi toglie il guinzaglio, si siede sul divano e mi ordina: – Ora alza quel culo da troia e vai a prendermi una birra in cucina. Voglio vederti sculettare come si deve.
– Si Padrone. – eseguo e cerco di sculettare più che posso. La apro e torno indietro sempre sculettando e la porgo al mio Padrone.
– Ora portami sigari e posacenere che sono sul tavolo. Sculetta bene zoccola, da brava cagnolina.
Porto tutto al mio Padrone che mi rimette subito il guinzaglio e mi tira in basso: – In ginocchio e reggimo il posacenere, finocchietta.
Mi mette in ginocchio di fianco a lui, mentre fuma e beve birra, con il solo compito di tenergli il posacenere.
Ogni tanto finge di sbagliarsi e scrolla la cenere fredda sulla mia testa, ghignando visibilmente. Va avanti così per una decina di minuti fin quando comincio a faticare a reggere il posacenere, iniziando così a tremare. Il Padrone se ne accorge: -Sei già stanca frocetta? Stai attenta a non farti cadere qualcosa te lo consiglio. Quello che ti cade lo lecchi e lo butti giù, sia chiaro.
Non voglio certo ingoiare la cenere, per cui tengo duro sperando che il Padrone finisca a breve. Fortunatamente dopo un paio di minuti finisce di fumare e con un cenno mi manda a prendere un’altra birra. Senza bisogno che mi dica nulla, prendo quella vuota e sculetto fino alla cucina come prima, portando al Padrone un’altra birra.
– Ho voglia di un massaggio ai piedi, in ginocchio e datti da fare.
Li prendo in grembo e comincio a massagiarli, mentre il Padrone guarda la TV e sorseggia la sua birra.
Il Padrone sembra soddisfatto e si va avanti così per mezz’ora buona, fino a quando non ne ha abbastanza e si alza.
– Leccami le palle.- mi ordina. – Vedi troia, questo è il tuo posto: sotto i miei coglioni. Sei fortunata ad aver incontrato me, che ti tratto come meriti e questo è solo l’inizio, vedrai. Il tuo unico scopo è quello di servire e soddisfare i veri maschi alfa, tu frocetto con quel cosino ridicolo in mezzo alle gambe. Ho ragione o no?
– S-si Padrone.- dico umiliato ed eccitato dalle sue parole.
– Si, so che stai iniziando a prendere coscienza, ma ancora non ci siamo. Ma ti educherò io. Ora, dopo due birre ho una bella pisciata in canna, sai? Non vorrai mica che vada sprecata, vero?
– No no, Padrone.
– Bene troia. Allora ora supplicami di farlo, fammi vedere quanto sei onorata.
– P-Padrone per favore, mi vergogno – dico balbettando e pieno di vergogna.
Mi arrivano due ceffoni forti in viso.
– Allora troia. Forse non ci siamo capiti. Tu sei una finocchietta che stasera mi ha pulito, succhiato il cazzo e si è fatta pisciare e sborrare in bocca Ora sei in ginocchio, con collare e guinzaglio. Tu non hai dignità e servi solo a soddisfare i maschi. Se ti dico di fare qualcosa tu la fai. Se la cosa non ti sta bene ora ti alzi, ti metti a 90 e, dopo che ti ho rotto il culo, te ne vai. Perché comunque da questa casa tu stasera te ne vai con il culo rotto, sia chiaro. Se invece hai capito il tuo ruolo e cosa sei, mi supplichi di perdonarti e di pisciarti in bocca.
Resto attonito, ma ormai sono completamente sottomesso a lui: – Per favore Padrone, mi scusi. Mi può fare il grande onore di pisciarmi in bocca?
Lui ride: – Non avevo dubbi. Certo, ti farò il favore di pisciarti in bocca, ma vedi di non perderti neanche una goccia. Ah troia, prova a disobbedirmi ancora e ti butto per strada in perizoma e gabbietta.
Dicendo così mi prende per i capelli e mi dice: – Spalanca la bocca puttana.
Eseguo e il getto comincia ad entrarmi in bocca piano.
Il Padrone commenta: – Brava vacca. Vedrai che la timidezza che ti è rimasta la facciamo passare a colpi di cazzo in culo.
Finisce di pisciare, riesco a bere tutto.
– Grazie Padrone. – gli dico. So già cosa mi avrebbe chiesto e gli pulisco il cazzo con la lingua. Sento che gli sta diventando duro di nuovo.
– Brava, stai imparando. – commenta.
Senza neanche che me lo chieda comincio a spompinarlo, ma, una volta completamente duro, me lo toglie di bocca e mi porta verso le palle. Capisco di doverle leccare e non mi faccio pregare. Il Padrone mi dice ghignando: – Brava, hai capito il tuo posto. Ora è il momento di scoparti come la troia che sei.
Dicendo così mi prende per il guinzaglio e mi porta in camera, facendomi mettere a quattro zampe sul letto.
– Bene, a pecorina è proprio la tua posizione. Vedrai che da oggi in poi ci passerai molto tempo. Ora resta alza bene il culo.
Sento il click delle foto del telefono, non provo neanche a protestare e tutto sommato non si vede la faccia per cui non mi preoccupo.
– Bene, dovevo immortalare il momento. Ora girati da brava, faccia verso lo specchio. – mi dice.
Eseguo e lui si mette dietro di me.
– Voglio che vedi ogni secondo della scopata. Sto per renderti definitivamente un frocetto. – dice, ridendo.
Lo vedo armeggiare con il lubrificante, mi sento un dito in culo e la sensazione del freddo del lubrificante, mi gira il dito dentro. Dopo poco le dita diventano due, mi dá un po’ fastidio e il Padrone comincia a sditalinarmi il buchetto e commenta: – È proprio stretto, sei davvero vergine.
Va avanti così per un po’, fin quando lo sento togliere le dita e sento qualcosa di più grosso appoggiato al mio buchino.
– Fai un respiro profondo. È l’ultimo da maschietta, stai per diventare una vera finocchietta, troia e rotta nel culo. Adesso ti faccio vedere come si scopa una troia come te. – mi dice.
Con un colpo lo sento entrare, mi fa male e strillo.
– No, no. La prego Padrone, mi fa male.
Per tutta risposta mi arriva uno sberlone sul culo e il Padrone mi prende per i capelli e mi infila la lingua in un orecchio: – Guardami negli occhi mentre ti rompo il culo. – mi dice.
Comincia a muoversi lentamente avanti e indietro, senza risparmiarmi sculacciate forti che mi fanno strillare.
– Brava, grida troia. Più gridi più ti scopo. Voglio che ti sentano tutti i vicini puttana.
Dopo qualche minuto il dolore diminuisce e il Padrone capisce e aumenta il ritmo.
– Sei una troia rotta nel culo.- mi dice. – Dillo.
In trance non rispondo, ma mi arriva un’altra sberla sul culo e contemporaneamente il Padrone affonda più forte. Ho il culo in fiamme, dentro e fuori.
– Sono una troia rotta in culo. – dico.
– Gridalo. – mi dice.
– Sono una troia rotta in culooo. – strillo.
– Brava. Ora te lo infilo sino ai coglioni.
Il Padrone sale con un piede sul letto e lo sento veramente tutto dentro. Mi sta aprendo, strillo, ma lui aumenta il ritmo alternando colpi di cazzo sempre più forti a sculacciate.
Strillo, ormai non mi vergogno neanche più.
– Guarda allo specchio quanto sei troia. Te lo slabbro puttana, vedrai che galleria ti faccio al posto di questo buchetto puttana.
Continua a martellarmi per almeno 20 minuti che mi sembrano infiniti.
– Ti monto per un’ora troia. – mi dice. E mantiene la promessa, finché non lo sento irrigidirsi e togliermi il cazzo dal culo.
Mi mette in ginocchio e mi sborra in faccia, mi spalma tutta la sborra in faccia con il cazzo, per poi infilarmelo bocca e farmelo pulire.
– Come si dice al tuo Padrone?- mi incalza.
– Grazie per avermi rotto il culo, Padrone.- rispondo. In realtà mi sta letteralmente andando a fuoco.
– Ora mettiti a pecora e allargati le chiappe con le mani.- lo faccio e vedo il Padrone armeggiare con qualcosa: è un rossetto. Me lo passa sul culo, mi sta scrivendo qualcosa. Poi si allontana e mi scatta una foto.
– Bene troia. Per oggi abbiamo finito.- mi toglie collare e gabbietta e mi lancia il, perizoma.
– Ah lì c’è ancora un po’ di sborra.- Mi indica una macchia sul pavimento. – Puliscila con questi. – Indicando i miei pantaloncini.
Lo guardo attonito, ma non voglio contraddirlo ed eseguo.
– Bene, mettiti tutto e vammi a prendere una birra.
Eseguo e quando mi avvicino per porgergliela mi prende di peso, mi cala i pantaloni e dice: – Ora è troppo sfondato per il plug di prima. – e ne prende uno più grande, infilandomelo in un colpo solo.
– Ora vattene. Ci vediamo settimana prossima.
– Ma posso andare in bagno Padrone?
– E per fare cosa? – mi chiede
– Vorrei pulirmi. – dico quasi sottovoce.
– E da cosa vorresti pulirti? Sei una troia e sai di cazzo e sborra, come deve essere. Sei fortunata che hai da fare solo dieci minuti a piedi. Ora esci che ho da fare. Ah, mentre torni a casa ti fermi una piazzola e ti fai una passeggiata tra i camion, vediamo se qualcuno sente l’odore e ti scopa. E voglio un selfie mentre lo fai. Ora esci troia.
– Si, Padrone.
– Mi arriva uno schiaffo sul culo e mi incammino verso la macchina.

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Di9

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