Dunque andiamo con ordine. Mia madre ha tre sorelle, due più grandi ed una più piccola.
Le due più grandi si chiamano Renata e Lucia.
Zia Lucia ha appena compiuto sessantanni ed è ancora una bella donna. Biondiccia, formosa con due belle zuccone… una quarta.
Zia Lucia invece ne ha solo 55 ma è un fenomeno. Bruna, anche lei formosa e con un balcone da NONA.
Due cosone immense che ballonzolano sotto alla maglietta…
A queste condizioni, parentela a parte è chiaro che a guardarle mi venisse duro.
Ora non faccio per vantarmi ma ho un bel manico da ventitre centimetri e come se non bastasse ho sempre voglia di usarlo.
Se a ciò aggiunguamo che le due zie sembravano far di tutto per provocare le mie reazioni… Ma andiamo con ordine,
Le due sorelonne vivevano insieme ed io ero parcheggiato a casa loro visto che studiavo ancora li vicino.
Vivevamo tutti e tre in armonia e serenità.
La prima scossa avvenne quando entrai in bagno nel momento sbagliato. Zia Lucia tava facendo il bagno.
Le zuccone erano li sode, belllissime enormi. Le chiesi scusa, uscii tutto rosso di vergogna ma col cazzo duro come il marmo.
Mi tirai sei seghe quasi una dietro l’altra e ancora avevo voglia di farmela.
Avevo saltato il fosso.
Che fosse incestuoso non mi importava più, Per me la ziona era solo un gran tettona da chiavare in tutti i modi conosciuti.
Tempo dopo anche zia Renata ci mise del suo.
Uscì dal bagno, aveva appena pisciato, le mutandine al ginocchio e un pezzo di carta igienica in mano,
Molto probabilmente pensava di esser sola ma io ero lì a guardare. La sua ficona ancora bella pelosa e lei che la asciugava con perizia come se si stesse sgrillettando.
Ogni sera dedicavo una sega alle zie immaginandole nei modi sempre più sconci.
Ogni giorno mi arrapavo aguardarle specie quando coi loro enormi culoni si sedevano e la gonna si tirava su rivelando il reggicalze.
Poi un giorno accadde l’inimmaginabile.
Ero sdraiato sul divano. Di fronte a me c’era zia Lucia seduta su una sedia. Da sotto il tavolo sbirciavo le gambe larghe, la giarrettiera delle calze velatissime e le mutandine, anchesse nere.
Era una posizione strategica che adottavo quasi tutte le sere così un po guardavo la tv un po sotto alle gonne delle zie.
Quando arrivò zia Renata le sedette accanto. Volevo vedere che colore aveva le mutandine. Fissai… Non le aveva.
Non avevo mai visto la sua fica così vicina e in primo piano. Gliela consumai a forza di guardarla. Quel triangolo di pelo fra le coscione fasciate da un paio di alze di nylon sembrava dire fottimi fottimi. Ce l’avevo duro e meno male che avevo i jeans.
Poi di scatto lei chiuse le cosce.
I nostri sguardi si incrociarono, aveva capito cosa stavo guardando.
Mi vergognai a morte e mi si smollò il cazzo dall’imbarazzo.
Lei restò seduta a gambe chiuse senza fare commenti.
Quella sera però ripresi coraggio e immaginai di infilarmi sotto a quel dannato tavolo e slinguarle la fica mentre mi facevo una sega….
Passarono i gioni…
Un pomeriggio zia Lucia andò via, dalla parrucchiera.
Pensavo di essere solo, tanto più che a quell’ora zia Renata faceva il suo sonnellino pomeridiano.
Spinto da un impulso incontenibile andai a letto con un giornalazzo porno di “nicchia” dove si ritraevano solo donne mature e formose.
Un segone della madonna immaginando di avere la fica di zia Renata appoggiata alla bocca mentre con l’uccello trapanavo zia Lucia che mi saltava allegra sul cazzo facendo ballonzolare le tettone.
Sparai una bordata di sborra che mi arrivò sul collo e riaprii gli occhi soddisfatto.
IL GELO.
Zia Renata era li e mi fissava. Aveva visto tutto.
Ci fissammo. Con lo stesso sguardo di quando mi aveva beccato a fissarle la fica.
Non sapevo cosa dirle. Speravo che sparisse e facesse di nuovo finta di niente.
Ma non accadde.
Una sola parola rieccheggiò nel vuoto.
“Non pensavo avessi un uccellone così grosso”
Colpì nel segno.
Incentivato dalla sua ammirazione il mio attrezzo tornò duro.
“Zia io…”.
“Io cosa, sorrise lei, non ti preoccupare è normale che quando un uomo non chiava si faccia una sega”.
“Ed è anche normale che pensia sua zia?” le domandai.
“Quale zia” sbottò lei “Io o Lucia?”.
“Veramente tutte e due”.
“Ci fottevi tutte e due?”.
“Fottevo zia Lucia e la leccavo a te”.
“E’ questo che vorresti leccarmela mentre te lo meni”.
“No”;
“Che vorresti davvero…?”
“Leggatela, mettertelo dentro e venirti in bocca…”:
Ormai tanto valeva confessare.
Accettò.
Si tolse quasi tutto restando solo con le calze e ci sparammo un sessantanove coi fiocchi prima che la penetrassi a pecorina pompando come un pazzo. Spari un altra bordata. Lei avida me lo succhiò e tornò duro fra le sue labbra e chiavammo ancora, ancora, ancora.
Quando zia Lucia era sulla soglia di casa ci eravamo appena rivestiti….
Da quel giorno comiciaia a chiavare regolarmente zia Renata. Ogni pomeriggio quando si chiude in camera per fare il “pisolino” zitti zitti ci facciamo la nostra trombata silenziosa stando attentia non svegliare zia Lucia. E così chiavavo quella gran porcona della zia quasi ogni giorno.
Andavao nella sua stanza dove lei in teoria faceva il sonnellino pomeridiano e la sbattevo per una mezz’ora.
In sottofondo c’era il russare di zia Lucia nella camera a fianco.
Una russata, una pompata e via così finchè non venivo in fica di zia Renata con tutto il mio fiotto caldo di sperma.
Un giorno mentre la prendevo a pecora sul letto le infilai il mignolo nel culo.
Non era la prima volta che lo facevo e lei quasi pareva non badarci.
Ma quel giorno fece obiezioni.
“Porcone d’un porcone tu vuoi infilarmi quella trave che hai tra le gambe nel culo vero?”
“Si zia, in effetti non ho mai inculato e…”;
“Ma nipotino mio adorato con quel coso che hai non puoi inculare così. Me lo sfondi”.
“Eppure il dito entra bene zia”.
“Per forza, se ci passa uno zucchino ci passa anche il dito”.
“Ti sei messa uno zucchino in”,
“Si, davanti e didietro. Cosa vuoi sono vedova da tanti di quegli anni che.., Ma adesso ci sei tu”. Sorride:
“Senti facciamo così perchè a farlo nel culo mica ci metti un secondo, mercoledì quando la lucia va dalla pettinatrice ci prendiamo le nostre tre ore e me lo infili dietro con calma”.
“Ma mancano tre giorni…” pareva un eternità.
“Si ma io intanto in sti giorni me lo allargo un pochettino con lo zucchino e mi ci spalmo la crema”.
All’idea della zia Renata che si faceva il culo con lo zucchino non resistetti e siccome la stavo ancora chiavando le venni in fica riempiendola di sborra.
Ma non era finita.
Assicuratomi di sentir ancora russare zia lucia andai veloce in cucina e presi lo zucchino. Lo lavai e tornai in camera.
Zia Renata si era già rivestita ma io sapevo che sotto non aveva poi molto. La feci sedere in poltrona, la porcona aprì le gambe e la sua fregnona era li pronta ad attendermi.
Le diedi lo zucchino e lasciaia che si impalasse la fica calda mentre io me lo menavo a tutto spiano.
Quando fu il momento scivolò in avanti, tolse lo zucchino e fece spazio al mio cazzo.
Io, in ginocchio iniziai a trombarla a tutto spiano mentre lo zucchino ben lubrificato dalla sbroda della sua fregna cominciò a entrarle in culo.
Pompavo e fottevo mentre la sua mano faceva su e giù dilatandole il culone flaccido. Godeva la porcona, godeva davanti e didietro.
Alla fine non ce la feci più. Tirai fuori il cazzo e spruz… In faccia alla zia mignottona e vacca.
Non vedevo l’ora che passassero questi due giorni per infilarle il mio manganello nel culo. E finalmente era giunto il gran giorno.
Avevamo mangiato tutti e tre insieme, il tempo pareva non passare mai.
Tra poco zia Lucia se ne sarebbe uscita per almeno tre ore come faceva ogni quindici giorni per andare dalla pettinatrice lasciando me e zia Renata soli soletti.
Mentre gli altri giorni facevamo solo una veloce sveltina il mercoledì quando eravamo liberi ci ficcavamo nel letto e ci davamo come matti in tutti i modi conosciuti. Un orgia di sesso in cui potevo sfogare per bene la mia canna d’acciaio fuori misura.
Questo mercoledì però era davvero speciale.
Renata si sarebbe lasciata inculare.
Non vedevo l’ora. L’uccello era già durissimo.
Aspettavo in salotto che zia Lucia uscisse vestita dal bagno e si togliesse dalle palle.
Sembrava che ci mettesse una vita.
In quel momento arrivò zia Renata. Sedette propio di fronte a me. Mi guardava e sorrideva. Poi come dal nulla apparve uno zucchino. La porcone se lo era sfilato dal culo.
Esaltato mi alzai piano piano, lo tirai fuori e glielo poggiai sulle labbra.
Lei lo ingoiò e iniziò a succhiarmelo.
Pochi preziosi minuti fino a che non si spense la luce del bagno.
Arrivò Lucia. Era tutta in tiro come al solito quando usciva. Tacchi alti, calze nere, gonna sopra al ginocchio e una camicetta che faceva sbordare le sue tettone.
In altri momenti l’avrei anche degnata di più attenzione ma in quell’istante volevo solo che si levasse di torno.
Ci salutò e inforcò la porta.
Ma si fermò.
Era bastato un secondo di distrazione e le calze, velatissime si erano smagliate.
“Cazzo”. borbottò Lucia e mi mandò lesto aprendergliene un altro paio.
Obbedii velocissimo.
Lei le prese. Alzò una gamba poggiandola sulla sedia e si cambiò la calza smagliata
Fu in quell’istante che la sua gonna si sollevò più del dovuto.
E… Non potevo crederci.
I baffi.
Lucia usciva senza mutande…..
Feci finta di nulla finchè non la vidi allontanarsi poi sfogai tutta la mia rabbia su Renata.
In, bocca, a pecorina e poi sdraiati sul pavimento a sfondarle la fica mentre strizzavo le sue tettone.
Sborrai. In bocca.
Lei bevve senza problemi.
I cazzo era ancora duro.
Si mise a pecora sul divano. “Fai piano… Piano piano” si racomandò,
Obbedii ma le sfondai comunque il culo.
Mugulò tra piacere e dolore finchè non sentii i coglioni sbatterle sulle chiappe.
Fatta la strada chiavammo senza sosta per un eternità.
Ogni tanto lo tiravo fuori, le sborravo addosso e poi la inculavo ancora, e ancora e ancora.
Contai sei sborrate in circa tre ore.
Esausti ci gettammo nudi sul divano.
“Zia voglio incularti ancora”.
“Ma si, inculami pure tanto ormai la strada è fatta. E poi non te l’ho detto ma godo un casino anche io sai…”.
“Allora tanto meglio”.
“Mi guardò ero nudo coll’uccello a penzoloni”.
“Tra poco torna. E’ meglio se ti vai a vestire. Se ti vede così le piglia un colpo”.
“O magari le vien voglia di saltarci sopra”. dico io.
Mi guarda storto “Sarebbe a dire che vorresti farti anche Lucia, tua zia, mia sorella”.
“Si. Perchè no”.
“Perchè a lei caro mio piace la fregna”.
“?”.
“Lesbica. Gran leccatrice di fica. Per questo, come hai visto va via senza mutande”:
“Quindi non va dalla parrucchiera”.
“Si che ci va caro mio. E’ propio da Ornella la parrucchiera che se la fa leccare”.
“Che zozza -magicamente m’era tornato duro -ma tu come lo sai”.
“Che la lecca? Lo so perchè me l’ha leccata. Ogni tanto. Prima di scoprire che avevo un nipote così ben messo. Sai un sessantanove tra sorelle”.
“Allorabisognerà che di questa cosa parliamo ancora cara zietta”.
“Sarebbe?” sbotta lei preoccupata.
“Voglio che mi dai una mano a fottermi Lucia”.
“Io… veraente” tentenna. Io con un gesto deciso le afferro la testa e la porto al cazzo. “Succhia intanto che m’è tornato duro”.
“Guarda che lucia stà per arrivare” obietta lei divincolandosi.
“Allora è meglio che succhi in fretta….”. Era passata un altra quindicina. Eravamo di nuovo soli per tutto il pomeriggio io e la maia cara zietta Renata.
Neanche il tempo che zia Lucia uscisse di casa che già mi ero denudato dalla vita in giù.
Zia Renata in bustino nero e calze di nylon era tutto un fregolo di voglia.
Salimmo in camera da letto e lei si sbragò sul letto spalancando la ficona.
La vaccona aveva voglia di cazzo.
Restò stupita quando mi sbaiai al contrario porgendole il cazzo.
“Facciamoci un sessantanove zietta, Come quelli che ti fai con tua sorella”.
Lei obbedisce. Si sdaia e io le sono sopra.
Slinguo e succhio il suo ficone marcio facendola venire di brutto mentre lei ci da sotto a succhiarmi il cazzo a tutto spiano.
Dopo un pò è quasi istintivo e inizio a pompare facendo forza sulle ginocchia.
Non più una semplice pompa ma una vera chiavata in bocca con le sue labbra a far da utero.
Sborro
Tossisce la ingoia la troiona.
Sa che dopo la prima sborrata mi resta sempre abbastanza duro per il bis ed è già pronta ad essere impalata.
La accontanto.
Sdaiata sotto di me. Mi attacco alle sue tettone strizzandole avido di piacere mentre il mio cazzone si infila fino ai coglioni nella sua ficona.
La sfondo dominandola fino al reciproco piacere.
Le inondo la fica.
Poi faccio una piccola pausa per riprendere fiato.
Stiamo sdraiati sul letto a guardarci. “Allora quando glielo dici a zia Lucia?”.
“Dirle cosa?” nicchia lei.
“Dirle che voglio farmela. Te l ho già detto”.
“E tu pensi davvero che possa andare da mia sorella e dirle che il nipotino vule scoparla. Cosa le dico… Fai uno sforzo perchè io ho la fica sfondata a forza di farlo scopare”.
“Non so magari potresti accennarglielo quando lesbicate tra di voi. A proposito quando è stata l’ultima volta?”.
Zia Renata arrossisce.
“Dai…” insisto.
“Ieri. Ieri sera. Passata la mezzanotte”.
“Che vacca” sbotto io.
“Aveva voglia e mi si è infilata nel letto”.
“E vi siete fatte un 69?”.
“No. Mi ha inculata. Mi ha inculata di brutto finchè non è venuta”.
Sorpreso la fisso. Oltretutto eccitato dalla storia mi è già tornato duro e così me lo trastullo distattamente con la mano.
“Vieni ti mostro una cosa” dice Renata e trascinandomi letteralmente per la punta del cazzo andiamo in camera di Luisa.
Lì saltano fuori una serie di attrezzi di gran calibro.
Un fallo di gomma con due punte per metterselo in fica e culo allo stesso tempo, cinture con un fallo in punta e, quello che a detta di Renata sarebbe il preferito di zia Lucia: un cazzo con la punta da entrambe le estremita. Con questo aggeggio zia Lucia si infila una punta in fica e guidando la parte esterna si incula allegramente la sorella. In questo modo fotte e si fa fottere contemporaneamnte.
Eccitato obbligo zia Renata a ficcarselo dentro e la lascia lì a masturbarsi mentre avido mi sparo una sega.
Intanto lei continua araccontare… Perchè è ovvio che se a zia Lucia piacciono così tanto i cazzi di plastica propio tanto lesbica non è.
Così senza smettere di fottersi Renata mi racconta di quanto sia lei che la sorella fossero maiale da giovani… Da perdere il conto dei cazzi che hanno preso finchè un giorno il disarstro.
Qualcuno non era stato lesto ad uscire e zia Lucia s è trovata un regalino.
Ovviamente ha abortito anche perchè non aveva idea di chi fosse ma da allora non ha più voluto cazzi veri in fica.
Un piccolo trauma. Per questo è passata ai surrogati di lattice e al leccar fiche.
“Vedì che sarà difficile farle cambiare idea” conclude Renata.
“Potei sempre incularla -propongo, li dietroi in cinta non resta di sicuro” ed eccitato dall’idea finisco per mettermi a pecorina dietro a zia Renata. Con la fica ancora occupata dal dildo si fa inculare che è un piacere.
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........