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Racconti erotici sull'Incesto

La mia famiglia, la mia avventura (Selvaggia&Tolomeo)

By 16 Dicembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Alessio, muoviti, o faremo tardi! Non mi pare il caso di far aspettare gli altri al funerale di tua nonna!’
La deliziosa (si fa per dire) voce stridula di mia zia Carlotta mi perforò il timpano; come sempre, alzai gli occhi al cielo nel sentirla gridare. Non la sopportavo e di questo non ne facevo mistero alcuno.
Mia nonna materna era morta da due giorni; un aneurisma cerebrale se l’era portata via in pochissime ore.
‘Zia, scendo tra un attimo! Sto cercando di indossare questa stramaledetta cravatta!!’
‘Alessio, non bestemmiare! Almeno il giorno del funerale di tua nonna! Per carità! Vuoi che venga su a darti una mano?’
‘Piuttosto mi taglio le vene’ dissi tra me e me ‘la tua faccia da culo spero di non rivederla per altri due mesi”
Scesi in fretta e vidi mia madre in piedi di fianco al camino, che parlottava con la sorella, con la sua immancabile sigaretta tra le labbra, in attesa degli altri.
Tanto mia zia è sciatta, dura e intransigente, tanto mia madre è elegante, volubile ed egocentrica.
Non vidi mio padre e mia sorella e cominciai a guardarmi attorno.
‘Dove sono papà e Giulia?’
In risposta alla mia domanda, li sentii. O meglio, li sentii litigare, come sempre.
‘Giulia, per l’amor di Dio, cos’è quella cosa che hai indosso?? Stiamo andando ad un funerale, non in discoteca!!’
‘Papà, se vuoi che io venga con voi al funerale, io rimango vestita così. Altrimenti puoi anche”
Il resto non lo riuscii a sentire, per via della porta sbattuta da mio zio Angelo, il fratello di mio padre e marito della sorella di mia madre, ma avrei giurato che gli avesse detto di andare a farsi fottere.
Mia sorella Giulia e mio padre sono come cane e gatto; non possono circolare nelle stesse stanza senza cominciare a scannarsi come belve’ soprattutto da quando mia sorella ha cominciato a frequentare l’università, seguita a ruota da me un anno dopo.
Giulia scese in quel momento e capii perché mio padre non voleva che andasse al funerale conciata così: sembrava uno strano incrocio tra una dark punk e la lolita di Nabokov.
Il mio uccello, noncurante della situazione, cominciò a gonfiarsi’
Mio dio, ogni volta che guardavo mia sorella, dovevo stare attento a dove mettevo mani, occhi e piedi. E soprattutto, a non sbavare come un pitbull.
Avrei voluto scattarle una foto, ma mi avrebbero internato immediatamente.
Sapete com’è, l’incesto non va esattamente di moda.
Mia sorella sapeva benissimo a cosa pensavo’ la nostra ultima sessione di scopate, mi aveva lasciato lividi e morsi dappertutto, oltre a litri di sperma sul mio letto e una settimana di sue camminate non proprio sensuali.
Mi sorrise’ e il mio uccello, sconsolato, mi chiese quando e dove.
‘Non è il momento! E’ morta la nonna, perdio!’
Il mio compagno d’armi, che vive di vita propria’
So cosa starete pensando, cari lettori; ma come, te la intendi con tua sorella? Vergogna!
Ebbene sì, abbiamo iniziato a scopare appena dopo il mio ingresso nel mondo degli adulti e non ci siamo più fermati.
Che posso farci se la sua passera sembra combaciare perfettamente col mio uccello?
Il suo profumo, le sue cosce, il suo seno così bello’
Con un pizzicotto riportai il mio cervello (e il mio uccello) alla ragione e vidi scendere mio padre.
Il mio caro, austero, severo genitore’
Intercettai il suo sguardo su mia sorella e capii subito il perché del suo nervosismo: stava quasi per sbavare anche lui!
Il mio integerrimo paparino, attraversato da pensieri non proprio puri sul culo e la figa di sua figlia’
Mi domandai se avessero già fatto qualcosa, o se mia sorella gliel’avesse solo passata sotto il naso, senza dargliela.
Glielo avrei chiesto più tardi.
‘Gente, siamo pronti? L’autista ci aspetta’
Uscimmo tutti da casa, e io mi affiancai subito a Giulia.
‘Siamo proprio sexy oggi’ come mai questa scelta?’
Gli occhi verdi di mia sorella si allungarono in un sorriso.
‘Volevo far andare fuori di testa papà’ e penso di esserci ben riuscita”
‘Mi sa proprio di sì’ ma perché devi torturarlo così? Lui ti vuole, è palese’ e tu? Tu cosa vuoi da lui?’
Il suo sorriso si spense.
‘Voglio che ammetta con se stesso che è umano’ che anche lui ha debolezze, voglie, pensieri non proprio da uomo integerrimo’ non sopporto il suo essere intransigente su tutto”
Mia sorella, più ancora di me, soffriva per il distacco di mio padre nei nostri confronti, a differenza mia, che avevo trovato una mia dimensione nei miei passatempi e quando ero particolarmente triste, affidavo i miei pensieri su pagine bianche, che riempivo con appunti, sensazioni, emozioni.
Per capire meglio quell’uomo e il suo carattere duro, però, dobbiamo fare un passo indietro.
Mio padre, alla fine degli anni ’70, divenne uno dei tanti giovani emigranti in cerca di fortuna in Germania.
I primi tempi furono difficilissimi; spesso non mangiava per giorni, ma pian piano, grazie alla sua testardaggine, alla sua ferrea ambizione e alla sua determinazione feroce, riuscì a ‘far fortuna’.
Si sposò con mia madre e dopo tre anni di matrimonio, nacque prima mia sorella e dopo neanche undici mesi, arrivai io.
Mi ricordo, ancora bambino, il giorno in cui mio padre ci portò al castello’ la vista dell’enorme parco che lo circondava, delle gigantesche finestre, del salone immenso, mi fecero capire la grandezza della nostra fortuna.
Ma proprio queste sue vicissitudini lo portarono ad inaridirsi; per mantenere l’alto tenore di vita a cui ci aveva abituati, iniziò a stare sempre più spesso fuori, fino ad estraniarsi completamente dalla sua famiglia.
Il rumore dei freni mi riportò alla realtà; eravamo arrivati in chiesa.
Il funerale fu lungo, noioso e ipocrita; molte lacrime di coccodrillo scesero su guance liftate e cascanti.
Mia nonna non era mai stata molto amata in vita da nessuno dei suoi familiari, a causa del suo carattere autoritario e schietto; si era un po’ ammorbidita solo con l’arrivo dei nipoti.
Tutti, tranne me e mia sorella, aspettavano di calare l’arpia nella fossa, prima di iniziare a darsi battaglia sul testamento.
Finita la commovente funzione, ci recammo al cimitero, dove, posata la terra per coprire la bara, iniziarono a battibeccare su chi l’avesse amata di più in vita.
‘Alessio, che ne pensi di levarci dalle palle?’
La voce di mia sorella, la sua bocca così vicina al mio orecchio, mi procurarono un’altra erezione.
‘Vuoi che ti dia una ripassata alla figa?’
La lingua di Giulia sulle sue labbra fu molto esplicita, anche se discreta.
‘Andiamo allora.’
Ci accomiatammo dai nostri genitori, chiedendo se potevamo usare la macchina per tornare a casa. Loro sarebbero andati via con gli zii.
‘Pietro, presto, a casa’ non sto molto bene”
Tornati a casa, salimmo le scale correndo e ci chiudemmo in camera.
‘Cazzo Giulia, ti voglio da matti’ ho l’uccello che scoppia nei pantaloni”
Per tutta risposta, mia sorella si inginocchiò davanti al mio uccello e, sbottonandomi i pantaloni, me lo prese in bocca al volo.
‘Mio dio, cazzo Giulia’ sei troppo brava coi pompini’ ogni volta devo trattenermi per non sborrarti immediatamente in bocca”
La sua lingua percorreva la mia asta con voglia; cappella e palle colavano della sua saliva.
Intanto si era spogliata e finii di spogliarmi anche io.
La buttai sul letto; volevo la sua passera in bocca.
‘Apri le cosce, troietta’ sì brava, così’ cazzo, sei bagnata eh’ adesso ti infilo due dita’ ecco, così”
Le dita facevano avanti e indietro, mentre arrivava il suo primo orgasmo.
Gridò come una matta, mentre si arcuava all’indietro, venendomi sulle dita e poi in bocca.
‘Vuoi la mia nerchia? Eh? Dimmelo troia, dimmi dove la vuoi’
‘La voglio in bocca, in figa, dappertutto’ ti prego, entra dentro di me”
Mi posizionai in mezzo alle sue cosce e con un colpo la penetrai.
Cominciai a cavalcarla con foga, mentre lei gridava parole sconnesse’ vederla così mi faceva andare fuori di testa.
La prima volta in cui avevamo fatto sesso, eravamo tornati da una festa di matricole universitarie. Lei si era spogliata davanti a me e mi aveva messo le mani sulle sue tette, mentre con le sue, di mani, giocava col mio uccello.
Come siano scivolati via i boxer e mi sia trovato dentro di lei, non lo so; fatto sta che per due giorni non ci eravamo guardati in faccia, pieni di vergogna.
Dopo di che, era stata lei a rompere il muro di silenzio.
‘Senti Alessio, so che quello che abbiamo fatto è sbagliato per la società, però sappi che non mi sono mai divertita tanto a scopare come con te. Ora, possiamo far finta che non sia mai successo nulla, oppure andare avanti e divertirci, senza pensare al fatto di essere imparentati. Scegli tu.’
Ovviamente scelsi di continuare a scoparmela, stando sempre attenti a non farci scoprire.
Ritornai al presente; la presi e la rigirai a pecorina, lei si mise il mio cazzo nella figa, mugolando di piacere.
‘Dai Alessio, adoro il tuo bel cazzone duro’ ti prego, cavalcami ancora’ sto per venire’ eccomi!!’
Volevo che continuasse in eterno, ma i nostri genitori stavano per tornare e le mie palle volevano svuotarsi nella sua fica.
‘Giulia, dai, voglio venire anche io, non c’è più tempo”
‘Sì dai, Ale, riempimi della tua sborra, ti prego”
Cominciai a sbatterla sempre più forte; sborrai come un matto.
‘Cazzo G, sto venendo! Ti sto riempendo la fica! Cazzo cazzo cazzo!!!’
Dopo essermi svuotato completamente, tirai fuori il mio uccello, mentre madido di sudore, mi accasciavo sul letto.
Quella porca di mia sorella si mise due dita in figa e prese lo sperma che colava; si portò le due dita in bocca e lo ingoiò.
‘Mmm’ Ale, adoro la tua sborra”
Le sorrisi; anche il mio uccello sorrise, sperando in un’altra sessione.
Era ora di rivestirci; mia sorella andò a lavarsi e io rimasi sul letto, a pensare.
Il rumore della chiave nella toppa mi disse che era tornata la cavalleria; il mio uccello smise di sorridere, consapevole che avrebbe dovuto aspettare.
Mi misi sotto le coperte e piano piano scivolai nel sonno, con in mente le tette di mia sorella che si confondevano con quelle di mia madre’

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