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Racconti erotici sull'Incesto

Quel porco del papà di Stefano.

By 23 Agosto 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

I genitori di Stefano sono divorziati a causa delle continue avventure extraconiugali di mio suocero, che alla lunga avevano stancato la mamma di Stefano, la quale aveva preteso il divorzio. Adesso lei si era felicemente risposata con un altro uomo, e lui invece non aveva smesso di fare ciò che gli piaceva di più, ovvero scopare a destra e a manca (nonostante l’età). Purtroppo non era del tutto autonomo, e così avevamo provato ad affiancargli numerose badanti, le quali dopo qualche giorno se ne andavano, e quando chiedevamo loro delle spiegazioni ci rispondevano tutte allo stesso modo, e cio&egrave che mio suocero era un gran porco. Allora io e Stefano eravamo giunti alla conclusione che rimaneva soltanto una cosa da fare, cio&egrave portarlo in una casa di riposo.
Detto fatto; avevamo trovato una casa di riposo gestita dalle suore in modo ferreo. In principio il problema pareva risolto, come se le donne di chiesa fossero riuscite a mettere in riga mio suocero. E invece ci sbagliavamo. Nemmeno un mese che ricevemmo una telefonata dalla madre superiora, la quale ci chiese di andarci a riprendere Pietro, perché il suo comportamento non era consono al decoro dell’istituto. Era stato beccato a fare sesso anale con un’infermiera. L’avevano sorpreso proprio mentre le inondava di sborra il condotto anale. Non c’erano scusanti. L’aveva fatta davvero grossa. Insomma, era fuori dall’istituto per sempre, e avremmo dovuto trovargli un’altra sistemazione. L’unica cosa che potevamo fare era quella di ospitarlo da noi, almeno fino a quando non avremmo trovato una collocazione migliore.
&egrave stato un periodo davvero faticoso perché ho dovuto fare un po’ da crocerossina e allo stesso tempo mandare avanti il negozio di lingerie. Per fortuna ho potuto contare sull’aiuto di nostra figlia Moana. Senza di lei non sono sicura che ce l’avrei fatta. Stefano in quel periodo in casa non c’era mai, perché il suo lavoro si era enormemente intensificato.
La prima notte &egrave stata davvero ricca di sorprese. Ero sola in casa, e mio suocero dormiva nella camera degli ospiti, ma prima di andare a dormire anche io ebbi la brillante idea di aiutarlo a lavarsi. Così con una bacinella d’acqua e una spugna andai da lui, ma di svegliarsi non ne voleva sapere. Cominciai a spogliarlo e a lavarlo, e quando gli levai i pantaloni spalancai gli occhi dallo stupore: non aveva le mutande, e il suo cazzo era gigantesco ed era in erezione. Mai visto niente di così maestoso. Con la spugna cercai di lavargli le palle e l’asta, ma facendo attenzione a non svegliarlo. Arrapato com’era non volevo che gli venissero strane idee. Dopo un po’ lo afferrai con decisione. Sentii il calore e la sua potenza contro il palmo della mia mano. Non potevo credere che mio suocero avesse un arsenale di quella portata. Pietro non era mai stato un adone; chi l’avrebbe mai detto che nascondeva un attrezzo di quelle dimensioni?
Notai che sulla punta del glande era comparsa una gocciolina trasparente che poi iniziò a scivolare giù lungo l’asta fino a raggiungere la mia mano. Senza rendermene conto avevo cominciato a segarlo, non so perché lo stavo facendo, forse perché era il mio istinto da zoccola che mi chiedeva di farlo. Forse perché non riuscivo a resistere di fronte ad un palo come quello, perché quando un uomo diventava così duro sentivo il dovere di accontentarlo, semplicemente perché ero fatta così, non per niente tutti mi chiamavano Sabrina Bocca e Culo.
Ma forse il motivo era un altro; il fatto &egrave che mio suocero aveva sempre avuto una cotta per me, fin dal giorno che Stefano mi aveva portata a conoscere i suoi. Ricordo, quando eravamo fidanzati, tutte le volte che andavo la domenica a pranzo dai suoi, mio suocero mi salutava sempre allo stesso modo, e cio&egrave regalandomi una bella pacca sul sedere, e sussurrandomi cose porche all’orecchio, del tipo: ‘beato chi te lo rompe questo culo’. Adorava il mio culo. Però non avevo mai detto nulla a Stefano, e lasciavo mio suocero libero di fare ciò che voleva con me, per il semplice fatto che mi piacevano le sue attenzioni.
Ricordo che ogni volta che andavo a pranzo dai genitori di Stefano indossavo sempre dei vestiti porchissimi, perché mi piaceva stuzzicare mio suocero. Le mie tette lo facevano impazzire, così mettevo sempre delle magliette scollate in modo osceno; i suoi commenti piccanti erano musica per le mie orecchie. Una volta mi sussurrò all’orecchio: ‘chissà come sei brava a fare le spagnole!’.
Certo, ovviamente ogni volta che mi palpava il sedere o che faceva qualche apprezzamento spinto, si accertava accuratamente che fossimo soli. Questo &egrave chiaro. Non lo sapeva nessuno. Ma io sapevo che era così, e cio&egrave che lui mi desiderava ardentemente, e lui sapeva che a me piaceva farmi desiderare, e allora ne approfittava allungando le mani e sussurrandomi cose porche e oscene. Una volta, ricordo che era natale, Stefano e sua madre erano in cucina a preparare la cena, mentre io e mio suocero eravamo nel salotto a sorseggiare del vino, lui mi disse una frase che mi fece bagnare in un istante. Mi sussurrò: ‘mi fai venire voglia di sborrarti dentro’. Era una cosa che mi fece emozionare tantissimo, perché era come se mi stesse dicendo che mi desiderava più di ogni altra cosa. Ma nonostante questo, non gli avevo mai permesso di entrarmi dentro. Era pur sempre il padre del mio fidanzato, nonché mio futuro suocero.
E chi l’avrebbe mai detto che mi sarei trovata a dover badare alle sue necessità come una badante?
Intanto, senza accorgermene, la mia sega era arrivata al culmine. Pietro proruppe in una sborrata copiosa e gli schizzi saltarono dappertutto. Per fortuna dormiva ancora. Con la spugna tolsi via la sborra e me ne andai a letto, consapevole che l’indomani mi aspettava un’altra giornata di duro lavoro in negozio, e poi di corsa a casa a badare a quel porco di mio suocero.

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2016/08/quel-porco-del-papa-di-stefano.html Stefano in quel periodo lavorava come cuoco in un centro termale fuori regione, e quindi rientrava a casa soltanto nei week end. E quando rientrava avevamo entrambi molta voglia di fare l’amore. Così, quel sabato, dopo essermi accertata che suo padre dormiva, andai in camera da letto dove lui già mi aspettava nudo e in piedi al centro della stanza, con il cazzo durissimo. Io indossavo una vestaglia di satin rosa, e me ne restai lì sulla porta a guardare la splendida erezione di mio marito. Poi mi slacciai la cintola della vestaglia e la lasciai scivolare a terra. Adesso ero nuda anche io, prontissima per farlo godere. I miei buchi erano suoi e poteva farne ciò che voleva.
– E allora tesoro ‘ dissi. ‘ Cosa aspetti a montarmi?
Stefano si impossessò letteralmente del mio corpo; venne dietro di me e mi circondò con le braccia, e con le mani iniziò a palparmi le tette, strizzandomele e premendole una contro l’altra, e nel frattempo mi baciava sul collo. Sentivo la sua grossa erezione piantata in mezzo alle mie natiche, me la spingeva contro il buco del culo; era chiaro che avrebbe preteso anche quello. C’aveva proprio tanta voglia di incularmi, e io lo capii benissimo. E dal momento che ero anche io a volerlo, glielo avrei dato molto volentieri.
– Fai piano amore ‘ dissi ridendo della sua fretta di avermi. ‘ Abbiamo tutta la notte.
– Non ci posso fare niente, ti voglio troppo ‘ con una spinta fece entrare il cazzo nella mia vagina, e intanto mi aveva immobilizzata tenendomi le braccia dietro la schiena. Cominciò a fottermi senza ritegno, in piedi, al centro della stanza. Era proprio ingrifato di brutto. Dovevo essergli mancata proprio tanto. Certo, anche lui mi era mancato, ma mi credete se vi dico che non avevo avuto neanche un momento per pensare al sesso? Era stata una settimana davvero pesante. La mattina ero al negozio, e poi il pomeriggio ritornavo a casa a fare la crocerossina di mio suocero. Per fortuna c’era Moana che mi aiutava; quando io ero a casa al negozio ci andava lei. Stava cercando di imparare il mestiere. Ero certa che un giorno sarebbe diventata molto abile ad amministrare il negozio di lingerie. E poi, quando io ero al negozio, a casa col nonno c’era lei. Mi domandavo se anche Moana avesse scoperto che suo nonno aveva un cazzo gigantesco. Era molto probabile di sì. Le era capitato sicuramente di aiutarlo a farsi la doccia o cose del genere, e volete che non abbia notato quell’enorme attrezzo che aveva tra le cosce?
Ma ritorniamo a noi; Stefano, come mi &egrave già capitato di dire in passato, non &egrave mai stato uno stallone a letto, e così iniziò a sborrarmi dentro quasi subito.
– Tesoro, sei già venuto? Io credevo che volessi farmi anche il culo.
– Infatti non ho mica finito ‘ mi rispose e mi diede una gran sculacciata sul sedere. – Sali sul letto.
Non me lo feci ripetere due volte. Mi misi a quattro zampe sul letto, col culo rivolto verso l’alto, le natiche oscenamente aperte e lui venne a prendermi. Si mise dietro di me, con le gambe aperte, mi afferrò per i fianchi e indirizzò il suo cazzo ancora bello duro contro il mio buco del culo. Iniziò a spingere fino a quando il suo membro non fu completamente dentro il mio condotto anale. A quel punto iniziò a pomparmi di brutto. Ma c’era qualcosa di strano. C’era qualcuno che ci guardava. Guardai verso la porta finestra del balcone; di solito il nostro dirimpettaio amava guardarci quando facevamo l’amore. E noi non avevamo mai avuto niente da ridire, e avevamo sempre tenuto le tende aperte affinch&egrave potesse guardare bene le porcate che facevamo. Ma quella sera lui non c’era. La finestra del nostro dirimpettaio era chiusa. Però sentivo comunque la presenza di due occhi che ci spiavano. Stefano non si era accorto di niente, era troppo preso a incularmi e a sculacciarmi per accorgersene. Io invece ero troppo nervosa perché sapevo che c’era qualcuno, ma non sapevo dov’era. E per colpa di questa cosa non riuscii a concentrarmi, e quindi non riuscii a godermi quell’inculata. Cominciai a guardare da tutte le parti, mentre il cazzo di Stefano faceva su e giù nel mio ano. Poi mi accorsi che la porta della camera da letto non era del tutto chiusa. Chiunque ci stesse guardando era lì fuori. Era forse Moana? Oppure Rocco? Avevo sempre avuto il sospetto che ai nostri figli piacesse spiarci mentre facevamo l’amore, anche se non ne avevo le prove. Ma Rocco non era a casa, e Moana molto probabilmente stava dormendo. No, non erano i nostri figli. Era lui. Era mio suocero. Riuscivo a vederlo tramite lo spiraglio della porta. Lo guardai in cagnesco, come a dirgli di lasciarci in pace. Ma poi pensai: ma chissenefrega! Che guardi pure! Non avevo voglia di farmi rovinare quella fantastica inculata. Allora mi lasciai andare e cominciai a gridare di piacere e a dire un sacco di porcate.
– Ti &egrave mancata la tua mogliettina zoccola, vero? ‘ gridai. ‘ Dimmelo, dimmelo che sono la tua zoccola!
– Sì tesoro, lo sei ‘ mi rispose Stefano sculacciandomi per l’ennesima volta.
– Sì! Hai una moglie zoccola, e lo sanno tutti. C’ho il culo sfondato. Completamente rotto.
Insomma, ne dicevo di tutti i colori. Sapere che lui era lì fuori a spiarci mi fece eccitare in modo incontrollato. Poi Stefano mi venne in culo e a quel punto ci afflosciammo sul letto. Eravamo esausti, soprattutto lui che era la seconda volta che godeva. Guardai verso la porta; mio suocero non c’era più. Certo che era proprio un gran porco; mettersi a spiare suo figlio e sua moglie che fanno l’amore &egrave una cosa davvero da pervertiti di alto livello.

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2016/08/qualcuno-ci-spiava.html
Ogni volta che Stefano doveva ritornare a lavoro ero sempre un po’ triste, perché sapevo che non l’avrei rivisto fino al successivo fine settimana. Certo, avrei potuto farmi soddisfare da un altro uomo, e Stefano sarebbe stato felice se lo avessi fatto. L’idea di sapermi a letto con un altro lo aveva sempre eccitato e lo eccitava ancora. Ma io preferivo aspettarlo e godere con lui (anche se non era quello che in gergo tecnico si definisce uno stallone da monta).
Quel fine settimana che fummo spiati da mio suocero mentre lo facevamo, ricordo che Stefano doveva partire il lunedì alle sei del mattino, per essere alle nove sul posto di lavoro. Ebbene sì, ci volevano ben tre ore per arrivare al centro termale dove lavorava. Era per questo motivo che ritornava a casa solo nei fine settimana (e purtroppo certe volte neppure nei week end, e io rimanevo a bocca asciutta, nel vero senso della parola). Mi svegliai prima di lui per preparargli la colazione. Ero nuda e presi la prima cosa che trovai per coprirmi; si trattava di una vestaglia da notte rosa trasparente, che praticamente mi si vedeva tutto, avercela o non avercela era la stessa cosa, ma non avevo molta voglia di mettermi a cercare qualcosa di più sobrio. Qualcuno potrebbe chiedersi del perché avrei dovuto indossare qualcosa di più sobrio; ebbene, perché da quando avevamo mio suocero in casa non &egrave che potevo fare come prima, e cio&egrave girare per casa nuda o lasciare giocattoli erotici in giro. Le mie abitudini, con lui nei paraggi, erano notevolmente cambiate. Prima del suo arrivo mi si poteva vedere spesso percorrere il corridoio che portava alla cucina vestita magari solo di un perizoma (e certe volte neanche quello). Non avevo segreti io, neanche con i miei figli, i quali mi avevano vista molte volte nuda, ed era naturale per loro vedermi girare in casa senza veli. Con mio suocero era diverso. Con lui provavo un po’ di imbarazzo a farlo, anche per via di quella storia che vi ho raccontato, e cio&egrave che lui mi aveva sempre vista come un buco da riempire, e non come la donna di suo figlio.
In ogni modo quella mattina feci un eccezione, e indossai quella vestaglia porchissima, perché non mi andava di mettermi a cercare qualcosa di più casto. Anche perché pensai che a quell’ora il padre di Stefano era ancora a letto a dormire, quindi non correvo pericoli.
Entrai in cucina e preparai la colazione per mio marito; toast con prosciutto e formaggio e cappuccino caldo. Dopo un po’ mi raggiunse, venne dietro di me e mi mise le mani sui fianchi e avvicinò la bocca al collo per baciarmi. Sentii il suo cazzo premuto in mezzo alle mie natiche. Indossava solo le mutande, e quando mi girai a guardarlo non potetti fare a meno di notare la sua sensazionale erezione.
– Accidenti, ce l’hai di marmo! ‘ dissi.
– Sei tu a farmelo diventare così.
– Ohhh, tesoro mio! ‘ lo adoravo quando mi diceva così, e allora lo baciai e con la mano gli accarezzai il pacco. Non potevo farlo andare via in quello stato, dovevo prima farlo godere. Era crudele lasciarlo andare via senza prima avergli dato quello che voleva.
Così mi abbassai e tirai giù le sue mutande, e il suo cazzo duro schizzò fuori pronto per essere sbocchinato. Con la lingua percorsi l’asta dalle palle al glande, poi lo presi in bocca e iniziai a lavorarmelo di brutto. Intanto fuori iniziava ad albeggiare. Non avevamo molto tempo, quindi decisi di accelerare l’operazione, e con una mano ne afferrai la base e lo masturbai mentre nel frattempo con la bocca procedevo con risucchi osceni. A quel punto Stefano iniziò a schizzarmi in bocca, e io bevvi tutto il suo seme, senza perderne neanche una goccia. Già sapevo che avrei sofferto molto la mancanza di mio marito. Sapere che quella sera la sua parte del letto sarebbe stata vuota mi faceva stare molto male.
Dopo aver fatto colazione Stefano prese la sua roba e se ne andò. Io rimasi in cucina a lavare le stoviglia che erano rimaste lì dal giorno prima, e non mi accorsi che mio suocero si era appena svegliato. Era lì sulla porta che mi spiava. Era la prima volta che mi vedeva nuda, perché indossavo ancora quella vestaglia che praticamente non riusciva a nascondere neanche un centimetro del mio corpo.
Terminai di lavare i piatti e mi asciugai le mani con uno straccio, e quando mi voltai lo vidi, e con le braccia cercai di nascondermi goffamente le tette.
– Papà, che ci fai in piedi a quest’ora? ‘ gli chiesi. Lo chiamavo papà da quando io e Stefano ci eravamo sposati.
Indossava solo delle mutande bianche, e notai che ce l’aveva dritto. Nel giro di qualche ora era la seconda erezione che vedevo. Ma questa era davvero notevole. Come già vi ho detto, mio suocero aveva un cazzo enorme, uno dei più grossi che avessi mai visto. E io ne avevo visti davvero tanti! E quello di mio suocero riusciva a stare a stento dentro quelle mutande, tanto &egrave vero che il suo glande faceva capolino da sopra, duro, rosso, lucido come una palla da bowling.
– Non riesco più a dormire.
– Ma papà, dovresti riposare! ‘ cercai di invitarlo a tornare a letto per evitare che con quell’erezione gli venissero strane idee. ‘ Un uomo come te, che ha sempre lavorato, ha tutto il diritto di rimanere a letto tutto il giorno. Non credi?
– Sì, hai ragione. Che ne dici di venirmi a fare un po’ di compagnia?
Le sue intenzioni erano chiare, ma di farmi montare da lui era fuori discussione. Era pur sempre il padre di mio marito. E comunque era venuto il momento di farglielo capire, perché se doveva rimanere con noi era meglio che si metteva in testa una volta per tutte che il mio corpo era off limits (almeno per lui).
– E va bene ‘ dissi, – però niente idee strane, d’accordo?
E così lo accompagnai a letto. Ma quali erano le sue intenzioni? Era soltanto un guardone, oppure nei miei confronti provava un forte desiderio di possedermi? A breve avrei scoperto ogni cosa e mi sarei comportata di conseguenza. Se il suo obiettivo erano i miei buchi si sbagliava di grosso. Non glieli avrei dati.

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2016/08/rosa-trasparente.html E così accompagnai mio suocero di nuovo a letto. Non avevo molto tempo, perché tra meno di un’ora avrei dovuto raggiungere il negozio. Di solito la mattina era Moana ad occuparsi di suo nonno, poi io tornavo nel pomeriggio e le davo il cambio.
Il padre di Stefano si mise sul letto, ma senza coprirsi con le coperte. Voleva che vedessi bene la sua erezione, e d’altronde come potevo non vederla? Gli slip riuscivano a stento a contenerla. La mia attenzione fu presto catturata da una serie di fotografie che stavano sulla scrivania. Le presi e le guardai ad una ad una, accorgendomi con grande stupore che erano fotografie di Moana tutta nuda in pose porchissime. Erano fotografie scattate con una vecchia polaroid; mio suocero ne aveva una, per cui era facilmente ipotizzabile che gliele avesse scattate lui. In una di quelle foto c’era Moana seduta sul divano del salotto, con le cosce oscenamente aperte e con un sorriso di complicità rivolto a chi aveva scattato la foto, e cio&egrave mio suocero. In un’altra c’era Moana a novanta, col culo spalancato, e il suo orifizio anale offerto all’obiettivo.
– Cosa sono queste porcherie? ‘ domandai al padre di Stefano in tono severo. ‘ Voglio farti presente che Moana &egrave tua nipote. Lo capisci questo?
– E allora? Cosa c’&egrave di male se le ho scattato qualche foto? Le ho dato dei soldi per farlo.
– L’hai pagata?
– Sì, le servivano per comprare delle scarpe, e in cambio le ho chiesto di farsi fotografare nuda. E lei ha accettato senza fare obiezioni.
Mio suocero era un gran porco, ma mia figlia era proprio una gran puttana. Misi via le fotografie senza sapere cos’altro dire. Avrei fatto i conti con Moana in un secondo momento. Intanto era venuto il momento di chiedere a mio suocero quali erano le sue intenzioni. Allora mi misi coi pugni contro i fianchi, proprio lì davanti alla testiera del letto, ben consapevole di indossare una vestaglia trasparente che mi copriva poco e niente, e lui mi guardava con occhi accesi di desiderio. Mi fissava le tette, che a lungo aveva desiderato senza mai nascondermelo, come già vi ho detto in precedenza. Stavo per dirgliene quattro, perché c’era davvero bisogno che qualcuno lo mettesse in riga.
– Ti ho visto mentre ci spiavi la scorsa notte, sai? ‘ dissi. ‘ Ti sembra giusto spiare tuo figlio mentre fa l’amore con sua moglie?
– Sì, però ho notato che la cosa ti ha eccitato molto. Non negare. Quando hai scoperto che vi stavo spiando ti sei accesa come un camino.
Cazzo, era vero. Infatti non ci provai neppure a difendermi. Non so dirvi con certezza il motivo, ma sapere che lui era lì a guardarci, mentre Stefano mi montava, mi aveva fatto perdere la brocca. Sono sempre stata un po’ esibizionista, e questo penso che ormai lo sapete, probabilmente era stato questo il motivo di quella folle eccitazione. In più c’era anche che a guardarci non era una persona qualsiasi, ma il padre di Stefano, il quale aveva avuto sempre un debole per me. Quindi lasciare che ci spiasse in un momento così privato era un modo per farmi desiderare ancora di più. Perché parliamoci chiaro, in fin dei conti il fatto che mio suocero mi desiderava era un fatto che mi eccitava da impazzire.
– Beh, spero che ti sia piaciuto guardarci mentre lo facevamo ‘ dissi facendo finta di essere un po’ risentita per l’accaduto.
– Non era mica la prima volta che lo facevo.
Cadevo davvero dalle nuvole, e così lui mi ricordò di quando io e Stefano eravamo fidanzati da poco, avevamo diciotto anni e vivevamo ancora a casa dei nostri genitori. E spesso andavo a dormire a casa sua, e quindi facevamo l’amore nella sua stanzetta. Mio suocero mi confessò che molte volte ci aveva spiati dal buco della serratura.
– Come potevo non spiarvi? Mio figlio era fidanzato con la leggendaria Sabrina Bocca e Culo, di cui tutti parlavano, e non potevo non godermi lo spettacolo di vederti montata.
– Cosa?! Tu sapevi che io ero Sabrina Bocca e Culo?
– Io l’ho sempre saputo, fin dal primo giorno che sei entrata in casa nostra. Sabri, non so se te ne rendi conto, ma tu eri il sogno erotico di tutti gli uomini della città. E quando Stefano ti ha portata a casa non potevo crederci. Mio figlio &egrave davvero un uomo fortunato. Certo, molti hanno avuto la fortuna di averti, soprattutto nel buco di dietro, da quello che si dice in giro, ma &egrave a mio figlio che hai permesso per la prima volta di entrarti in figa.
– Sì, questo &egrave vero. La mia bocca e il mio culo hanno fatto godere centinaia di uomini, ma solo a Stefano ho dato questa ‘ dissi sfiorandomi l’inguine con il palmo della mano.
– Ogni volta che venivi a pranzo da noi la domenica per me era un vero tormento, e tu lo sapevi. Mi facevano impazzire le tue grosse tette, e tu facevi di tutto per sbattermele in faccia con le tue scollature ai limiti dell’osceno.
Sì, infatti lo sapevo che mi aveva sempre desiderato. Per questo andavo a casa dei genitori di Stefano sempre vestita come una zoccola. Perché sentirmi gli occhi di mio suocero addosso mi faceva perdere la testa.
– Spesso mi facevo le seghe pensando a te che mi facevi una spagnola ‘ disse, – in città lo sapevano tutti che le spagnole erano una delle tue specialità.
– Infatti. E lo sono tutt’ora ‘ risposi.
– Sai, il fatto che tu abbia scelto mio figlio mi rende davvero molto orgoglioso.
Quella frase mi fece sciogliere come un ghiacciolo al sole. Così mi avvicinai e gli diedi una carezza sul viso, e lo ringraziai di cuore. Vidi che il suo cazzo era ancora oscenamente dritto sotto le sue mutande. Pensai a quel punto che se gli avessi dato quello che aveva sempre sognato non ci sarebbe stato nulla di male. D’altronde non &egrave che dovevo dargli uno dei miei buchi, ma soltanto una spagnola. Cosa mi costava, in fin dei conti? Ne avevo fatte così tante che avevo perso il conto. E poi era stato molto dolce ad aprirsi con me. Così, senza pensarci troppo, con le dita gli tirai giù gli slip e il suo enorme cazzo schizzò fuori come un missile pronto al decollo. Poi mi allentai la cintola della vestaglia e feci uscire fuori le mie tette. Ci misi il suo attrezzo in mezzo e iniziai a segarlo premendogli i seni intorno alla sua erezione. Continuai fino a farlo sborrare copiosamente. Gli schizzi saltarono da tutte le parti, principalmente sul mio viso.
– Sei stata fantastica ‘ sussurrò. ‘ Proprio come nei miei sogni.
– Ora cerca di riposare ‘ gli dissi. ‘ Io devo andare a sistemarmi, altrimenti faccio tardi al negozio.
Non avrei mai pensato che un giorno avrei fatto una spagnola al padre di Stefano. Ma dal momento che era una delle cose che più desiderava, perché avrei dovuto negargliela?

Link al racconto:
http://paradisodisteesabri.blogspot.it/2016/08/un-desiderio-chiamato-spagnola.html

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