Estate del 2006, avevo appena compiuto 16 anni e come tutti gli anni andavamo in vacanza un mese da mio zio he aveva una casa in Liguria vista Montecarlo.
Immaginate ora la mia gioia quando avevo saputo che durante l’inverno avevano relizzato una piscina, profonda abbastanza per farci i tuffi e grande abbastanza per nuotarci.
Grande divertimento con mei due cugini, i loro amici e i nostri, ma la mia eccitazione saliva quando la mia adorata zietta Claudia si mostrava in costume: 30 anni ben portati, magra ma non magrissima, culetto da teenager e piedini sempre curati.
Da sempre aveva un debole per me, mi riempiva di abbracci e regalini, aveva sempre una buona parola per me anche quando combinavo le mie marachelle.
Ogni giorno arrivava e si piegava a libro per togliersi la gonnellina leggera o i suoi pantaloncini in jeans alla Daisy Duke, si accarezzava lasciva per spalmarsi la crema, prendeva il sole con le gambe un poco divaricate.
Ogni volta poi si tuffava e infilava vasche e vasche a rana, aprendo e chiudendo quelle gambe magre ad ogni bracciata. Con i miei occhialetti ero diventato campione di apnea per guardarla da sott’acqua e lei forse se n’era accorta, perchè le nuotavo talmente vicino da dietro da vedere le sue grandi labbra distendersi, l’inguine contrarsi e una lieve peluria affacciarsi dal costumino bianco. Sognavo di sentire il sapore della sua patata nell’acqua. Ma volevo di più!
Un giorno eravamo soli nel tardo pomerggio e mi invento che sapevo solo nuotare a stile e dorso ma non a rana, mentre lei era così brava, io ero scoordinato, forse non riuscivo a galleggiare e cazzate così. Lei si offre di provare ad insegnarmi…e vai!
Così un po’ di teoria su come fare bracciata e gambata, come coordinarsi e inizia la prova in acqua. Io sdraiato a pancia in giù e mia zia in piedi di fianco.
La prego “Tienimi a galla sennò bevo” e lei prova dapprima con una mano dalla cintura del pantaloncino, poi prende coraggio e mette una mano sulla pancia e chiede “Meglio così?”. “Adesso mi sento più sicuro” faccio io.
Furbamente faccio andare giù le gambe e le dico “Tienimi più sotto, zia”.
Lei quasi scocciata mi fa “Chiamami Claudia” ma poi la sposta fino all’ombelico.
Io ero già eccitato ma così sentivo il pollice quasi nel costume, e solo l’idea che il mio uccello fosse a due centimetri da quella manina timida mi faceva girare la testa. Ormai non sentivo più i suggerimenti ma cercavo solo un modo per superare quello scoglio mentre scimmiottavo una rana improbabile.
Idea! Faccio una bracciata più poderosa e taac le appoggio il pacco ormai gonfio tra il pollice e il resto della mano. Lei prontamente la rimette sull’ombelico. Altre due bracciate tranquille e tac altra spinta. Stavolta prendo meglio la mira e arrivo con la cappella sulle dita. Di nuovo torna sull’ombelico.
“Sto andando meglio, Claudia?” “Beh si, adesso si sente che riesci a spingere meglio”.
Questo gioco mi sta piacendo, e il massimo della goduria, in quel momento, pensavo fosse riuscire a sentire ogni tanto il pollice entrare nel costume ed appoggiarsi alla punta della cappella.
Quasi sottovoce esclamo “Non farmi andare a fondo, tienimi forte” e Claudia “Non ti preoccupare, non ti lascio”. Allora infilo una serie di bracciate poderose in modo che non possa rimettere la mano a posto e neanche lasciarmi scappare avanti.
Ormai ce l’ha in mano, sento che lo stringe.
Sarà la nuotata, sarà la sua voglia che stava salendo ma la zietta inizia a muoverla avanti e indietro di quel poco che basta.
Con il suo abile gioco di pollice e indice la mia cappella diventa un fungo atomico che pulsa e quasi neanche nuoto più per godermi quella che ormai è diventata una “sega vestita”.
Prendo coraggio e apro la chiusura a strappo del costume, mia zia afferra l’uccello e inizia a segarlo dolcemente. In acqua era una sensazione nuova e aspettavo quel momento da un po’ così dopo qualche minuto mi lascio andare ad un orgasmo che mi scuote tutto.
Lei continua un po’ visto che mi era rimasto barzotto, poi mi spinge via e mi fa sorridendo “Adesso andiamo, principe ranocchio, io pulisco tutto questo ben di dio”.
In effetti in acqua avevo lasciato una nuvola di sborra densa e cremosa…
“Claudia, tu sei la mia insegnante preferita e la mia zietta preferita! A domani”.
Storia molto intrigante. Per favore, continua! :)
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grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.