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Alle donne piace grosso

By 14 Gennaio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Alle donne (mia moglie) piace grosso

Dopo l’iniziazione al rapporto a tre, ed anche a rapporti plurimi, mia moglie sembrava aver trovato una serenità che prima non scorgevo. Talvolta aveva accolto anche uomini molto dotati e, mi sembrava, in tali occasioni, traesse maggiore soddisfazione. Quando eravamo soli le chiedevo quindi se mai gradisse ritrovarsi a contatto con questo o quel ragazzo dai carnosi e pesanti attributi. Lei si schermiva: ‘per me non &egrave poi così importante. E’ l’uomo che deve piacermi complessivamente e che ci sappia fare’. Mi chiedeva quindi di insistere con i preliminari, anche di ricordarle quegli uomini, ma solo per godere di me che, mi diceva, non ero affatto dotato, a provarmi come non fosse il pisello a sollecitarla ma la situazione, il desiderio che il suo partner sapeva muoverle dentro. Era trascorso un anno dalla prima esperienza con un altro uomo e, con l’estate, anche per curiosare sulla eventualtà di nuovi incontri, decidemmo di recarci in Croazia, verso le famose spiagge naturiste. Eravamo in auto, senza prenotazioni. Dopo la tappa di Trieste ci dirigemmo lungo la meravigliosa costa istriana. A Parenzo ci fermammo per la colazione, non senza aver dato prima uno sguardo agli arenili. C’erano molte famiglie ma nessuno era nudo. Dopo il pranzo riprendemmo la strada. Di tanto in tanto ci fermavamo, inoltrandoci verso il mare e, finalmente, i primi gruppi di nudisti. Intorno Rovigno le spiagge naturiste sembravano più diffuse. Volevamo proseguire per Abbazia, ma, un po’ l’eccitazione, un po’ la stanchezza, ci fermammo a cercare un giaciglio. Scoprimmo che vi erano alcuni camping naturisti e maledimmo il fatto di non essere attrezzati. Dopo un po’ di girovagare trovammo posto in un villaggio che si apriva verso un’ampia spiaggia. Alle camere si accedeva dall’esterno, così come molti servizi erano all’aperto. I blocchi delle suites erano carini, alla maniera mediterranea, bianchi e puliti nel verde e la città sembrava gradevole. Una lunga doccia ed un bel sonno ci ristorarono, pronti per andare a cena. Cercammo un ristorante e dopo brodetti e pesce prendemmo la strada delle lenzuola. Il giorno dopo, freschi, ci preparammo per il mare. Io con il costume infilato sotto i pantaloni, Gabry con il suo due pezzi avvolta nel pareo. La spiaggia era a circa cento metri, nascosta da un pò di vegetazione. Giunti al bar all’aperto per fare colazione scoprimmo di essere gli unici vestiti. Fummo sorpresi. Era anche un po’ ridicola quella nudità di persone che, con seni, natiche e pendoli traballanti, apparivano occupate nel rito del caffelatte. Vi erano diversi italiani, ma la gran parte erano tedeschi, olandesi e slavi. Questi ultimi, sebbene chiari, si mostravano molto abbronzati. Alti, sia gli uomini che le donne. Spesso belli. Gli uomini si distinguevano per le loro maestose dotazioni. Non avevo mai visto tanti uccelli così grossi insieme. Avevo un po’ di vergogna a scoprire il mio fringuellino e, mentre riflettevo sul da farsi mia moglie, allegramente incuriosita, lasciava cadere lo slip, ultimo baluardo al suo corpo già scoperto. Rimasi il solo vestito. Scappai quindi in spiaggia verso le rocce che la chiudevano su un lato. Mi trovai in un luogo quasi isolato, a dieci metri dal mare, con la spiaggia alle spalle, per scoprire che la roccia terminava prima del mare lasciando il bagnasciuga libero all’accesso ad un’altra spiaggia, con un viavai di corpi nudi di ogni tipo. Solo quando passava all’altezza dei miei occhi, essendomi seduto sul telo da bagno, un coso grosso, capivo che si trattava di un ragazzo slavo. Anche io ero nudo, ed il primato di averlo più piccolo di ogni altro uomo in vista, mi eccitava. Raggiunto da mia moglie, stranamente per niente contrariata dalla mia fuga improvvisa, ci scambiammo commenti sui lunghi ciondoli che ci circondavano. Lei quindi si distese sul telo, supina, la testa appoggiata al sacco dei vestiti, il seno bello largo con i capezzoli turgidi. Ne intuii l’eccitazione. Le sue gambe infatti erano leggermente aperte con le ginocchia appena sollevate in modo da offrire il solco tra fica e culo agli sguardi. Soffermandomi anche io a guardare la vedo quasi tutta depilata e noto che espone, svergognata, a chiunque si trovi a passare, le piccole labbra arrossate, esteriorizzate e protese all’accoglienza, con la clitoride gonfia. La mia contemplazione &egrave interrotta dall’arrivo di un uomo. E’ anziano, dall’età di 65-70 anni. Alto, magro, abbronzato, vestito con pantaloni e camicia di lino bianchi. Penso che anche lui, per avere scelto quel posto un po’ appartato deve avere problemi di dimensioni e mi rallegro. Tolti i sandali e la camicia il corpo appare scarno, con il petto cadente ma senza pancetta. Si volta e mostrando le spalle si sfila in piedi i pantaloni. Malgrado l’età però, tenendosi bene ritto, una gamba &egrave presto andata. Ora, lasciato cadere l’indumento anche il culo, con i due miseri caciocavalli delle chiappe &egrave scoperto. Si abbassa quindi per sfilare dal piede l’altra gamba ed ecco che mi si presenta uno spettacolo mostruoso. Allargate le gambe e chinatosi, l’uomo infatti lascia scorgere due gonfie e pendule palle prolungate in un lungo sacco scrotale dalla linea del sedere con un cazzo grosso e venoso, dalla pelle moscia, esteso, anche a causa del piegarsi del dorso, sino al ginocchio. Sono esterrefatto. Lui invece tranquillo si stende sul telo offrendo in bella vista il suo arnese il quale, nella posizione distesa del corpo, appare più umano, arrivandogli a mezza coscia. E’ a pochi metri da noi. Mia moglie &egrave tra me e lui. Si solleva sul busto. Io tento di distrarla, ma lei lo ha visto e non finge neppure di non guardare. Lui non &egrave affatto imbarazzato. Va a mare. Mia moglie, fingendosi distratta, pure. Io non mi azzardo a mettere in passerella la mia scarsità. Vedo molti uomini, di ogni età guardare mia moglie, qualcuno tenta una maggiore prossimità, ma lei &egrave indifferente. Lui, il vecchio, viene su con il batacchio che oscilla. Lei sembra seguirlo. La eccito mostrandole i ragazzi che appaiono interessati a lei. Mi offro di fare da mezzano. Lei, pur mostrando chiari segni di interesse per tutti quei cazzi pieni, gonfi, sodi e lunghi in bella vista, mi dice che non ci pensa proprio. Tra un bagno e l’altro, mentre io grondo di sudore, si fa l’ora del pranzo. Non vedo l’ora di infilare il costume e fare una doccia. Mia moglie aspetta. Il vecchio va via e, finalmente, dopo buoni dieci minuti mia moglie decide di indossare il pareo per andare a pranzo. La seguo in costume e mi allontano per l’agognata doccia. Quando la raggiungo al ristorante scopro che tutti sono ancora nudi. Lei &egrave seduta con il pareo ad un tavolo poco distante da quello del vecchio che, nudo, sembra seduto su una sedia a cinque gambe. Mi siedo e lei mi annuncia che non le va di stare vestita tra tanti ignudi. La assecondo, tanto non sono in vista. Dopo pranzo decidiamo di ritirarci in camera e, ancora nudi, ci avviamo. Lungo la strada non riusciamo ad individuare subito il viale che porta alla nostra camera. Ci ritrovamo soli tra diverse stradine con le indicazioni dei numeri messe male. Mentre analizziamo la numerazione delle camere il vecchio ci compare nudo davanti. Ci chiede gentile in un italiano, con un accento chiuso, se abbiamo bisogno di aiuto. Mia moglie gli mostra il numero della stanza e lui si offre di accompagnarci, ‘tanto ‘ dice, mostrando il numero della sua chiave ‘ siamo vicini’. Capisco la piega che può prendere quella breve passeggiata dal ciarlare di mia moglie a voce troppo alta. Gli chiede di dove &egrave. E’ slavo, ingegnere, solo, in vacanza, Io sono eccitato della mia previsione, ma il confronto tra il mio baccello e quel grosso frutto mi inibisce. Siamo arrivati. Mia moglie apre la porta della nostra camera e, senza saper resistere lo invita ad entrare, così, per parlare un po’, dice, prima del sonnellino. Lui capisce l’antifona e s’imbuca. Io vado dietro. Quando mia moglie che ci precede si volta verso di noi noto, dalle spalle di lui, che guarda compiaciuta ed un po’ agitata verso il suo tralegambe. Avanzo e guardo anche io. Gabor, questo il suo nome, ha un principio di erezione, con la cappella tutta ancora coperta, sebbene il suo cazzo sia enorme, una proboscide sollevata a metà, innaturalmente grosso, appiccicato sul davanti di quel corpo macilento. E’ il via per mia moglie. Lo trae a sé. Si inginocchia davanti a lui e comincia il più lungo e complicato pompino che abbia mai visto. Lo lecca dappertutto, ma la cappella le entra a stento in bocca. Ora tra le gambe del vecchio vi &egrave una specie di obelisco. Mia moglie lo vuole dentro. Si mette a pecora sul letto invitandolo a penetrarla nella fica in quella posizione. Lui accenna alla possibilità di andare nella sua camera per prendere non so quali attrezzi che impediscano l’ingresso totale. Ma mia moglie già ansima: lo vuole tutto. E lui esegue. Ma non le entra intero. Io sono seduto dietro di loro, ed avendo Gabor sollevato un piede sul bordo del letto mi posso godere a scena. La fica di mia moglie &egrave dilatata come non mai intorno a quel tronco che sembra il mio avambraccio. La pelle delle piccole labbra &egrave tesa e quando lui spinge rientra dentro, mentre quando arretra si apre all’esterno mostrando un rosa acceso. Il cazzo non &egrave tutto dentro ed entrambi si danno da fare perch&egrave entri. Io nudo comincio a masturbarmi eccitato. Smanettando veloce tengo il ritmo dei seni che oscillano penzoloni come in un terremoto. Lui ha una abbronzatura dorata, con il cazzo molto scuro, i peli imbiancati ed affannato, con le mani sul sedere indurito che mostra le mille pieghe della pelle scura avvizzita, sembra aiutarsi a spingerlo dentro. Mia moglie prende slancio dal letto per premere con forza le natiche verso di lui. Le entra tutto. Lei lo sente sebbene non lo veda. In un rantolo d’estasi mi chiama e con una voracità mai vista me lo prende in bocca. Io le scoppio la sborra in gola. Loro rallentano entrambi. Ansimano.In fine lei si affloscia sul letto con un sospiro mentre lui fa scivolare lentamente fuori l’enorme cazzo molle, quasi una cosa viva, un animale che viene fuori dalla tana lasciando sulla bianca pelle del culo di Gabry un liquido quasi trasparente, molto acquoso. Quando Gabor va in bagno osservo mia moglie. Sorride, gli occhi chiusi, mollemente distesa sul letto a pancia in giù. La fessura del sedere si apre per lasciar vedere la fica. Non so se perché depilata o per lo stress subito sembra più grande. Rossa, paonazza, tra le natiche chiare, una gonfia pesca con un taglio profondo. E’ ancora un po’ aperta e, si direbbe, pronta ad accogliere un cazzo persino più grosso. Lui rientra. Senza parlare neppure mi guarda. Si china a baciare la schiena di Gabry e va via. Mi riassetto. Chiedo a mia moglie che cosa vuole fare. Trasognata mi risponde che intende riposare. Le dico che vado al bar. Indosso il costume incurante delle atrui nudità. Al tramonto torno in camera. Mia moglie &egrave nella stessa identica posizone di quando l’ho lasciata. Le dico che l’indomani voglio partire di lì, che tutti qui cosi grossi mi mortificano e le chiedo se vuole andare a cena. Mi dice di andare da solo. Mi preparo e vado via pensando che, chissà, vuole andarsene sola da lui. Resto fuori fin oltre la mezzanotte ed al ritorno lei &egrave ancora a letto. Mi corico e mi addormento. Mi risveglio con lei canterina dalla doccia. Ha pure preparato bagagli. Ci vestiamo. Io vado a pagare il conto. Andando verso l’auto passiamo davanti alle camere, ma di lui non si vede l’ombra. Finalmente partiamo. Lei &egrave allegra. Mi dice che ho dormito sodo senza neppure accorgermi che lei ha trascorso la notte da Gabor. Sono contrariato. E’ la prima volta che mi asconde qualcosa. Glielo dico. Mi risponde di non prendermela. La notte &egrave trascorsa nell’inutile tentativo di farsi penetrare dal retro. Gli era infatti caduta spesso l’erezione e, a furia di spompinarlo per farlo rizzare, alla fine le aveva sborrato in bocca, un liquido senza foga e senza sapore. ‘Tu almeno sei saporito’ mi dice quindi per tirami su. Io tengo il muso e per indispettirla replico: ‘e tu saresti quella che non bada alle dimensioni? Ma se tra tanti cosi grossi giovani hai preferito un vecchio solo perché l’aveva enorme!’ Lei non perde l’allegria e canzonandomi: ‘al solito, non capisci niente delle donne’. Mentre non capivo cosa bisognasse capire mi grida di fermarmi. Mi blocco preoccupato e lei sempre più allegra e ridendo mi mostra il bar per la colazione. Mentre andiamo so che l’allegria di mia moglie &egrave dovuta all’aspettativa di nuovi incontri e so anche che, malgrado lo neghi, come credo sia per tutte le donne, sono i cazzi grossi che sogna e che amerà.

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