Skip to main content
Racconti Erotici

Bisogno d’amare

By 20 Settembre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Spiove, finalmente.
La fine di un temporale provoca in me sempre la stessa sensazione: gioia improvvisa, inevitabile. Come se si fosse finalmente dissolto un peso invisibile sul cuore. Il cielo grigio mi intristisce, mi sdraio sul letto ed aspetto che passi. Come adesso che osservo l’ultima corsa delle gocce di pioggia rimaste sui vetri. Seguo la loro fine scivolare sul vetro, lentamente, atto finale della commedia. Un timido raggio di sole, l’ultimo della giornata, filtra dalle nuvole, rischiarando appena la strada che torna a ripopolarsi.
E’ come se si tornasse lentamente in vita.
Mi alzo. Apro le finestra assaporando il profumo dell’erba bagnata e sorridendo ai bambini che sguazzano nelle pozzanghere che via via si asciugano al sole.
Ormai sono abituata alla pioggia. Triste costante della mia città, insieme al grigiore ed alla nebbia. Io che amo il sole, io che lo cerco come linfa vitale. Io che mi nutro del suo calore, fino a sentire la pelle bruciare. Io che gioisco per il solo fatto che la giornata sia rischiarata dal sole abito in una delle città che il sole non lo vede quasi mai.
Ho dovuto abituarmi. Ho dovuto ricorrere a tutta la mia volontà per vincere questo bisogno, ho cercato di dimenticarlo, ma riesplode violento in me al primo raggio che filtra dal grigio cappello.
Affacciata alla finestra annuso l’aria che sa di zucchero, pensando che in fondo questa giornata sembra la fotocopia della mia vita, almeno di una parte. Per sopravvivere, per resistere a tutto ciò che non ho. Per convincermi che tutto vada per il meglio. Ho un’alibi inattaccabile: lo faccio per il mio bene, mentre forse mi faccio solo del male.
La mente scivola tra i ricordi, lascio che li spolveri, rovisti tra gli archivi del cuore. Sono tutti perfettamente incasellati, ordinati, catalogati. Correttamente riposti pronti ad essere riesumati come vecchi compagni di sventura.
Se ripenso ai momenti più recenti, a ciò che viene prima di ieri non trovo nulla. Silenzio, solitudine, buio’.eppure mi vedo sorridente, spensierata, felice. A qualcuno sembravo persino innamorata.
Ma sono brava a recitare. Talmente brava da convincere persino me stessa.
Mi vedo concentrata sul lavoro, sorridente e intenta a scrivere, felice di una corsa in moto, spensierata passeggiare tra le vie sconosciute di una città per turisti. Ma l’aria che respiravo non sapeva di fresco, non era leggera e pulita. Eppure non me ne sono mai accorta. Non fino ad oggi.
E’ il bisogno di amare.
Un bisogno così forte e pressante che mi ha portato ad accogliere nella mia vita chi mai avrebbe dovuto entrarci. Ad amare chi non sapeva darmi nulla, nemmeno un briciolo di felicità. Mi sono semplicemente convinta che ciò che avevo fosse ciò che realmente cercavo. Ho creduto fermamente che il mio modo di vivere fosse quello che avevo sempre desiderato e, soprattutto, ho creduto in qualcuno, un’altra volta.
Ma la colpa &egrave stata solo mia. Ho voluto amare. L’ho deciso e l’ho fatto. Lo sentivo, non potevo farne a meno. Ho amato solo con la mente, non con il cuore. Ho zittito il mio corpo, che gridava contro un desiderio che non era reale. Non giungevano segnali, nessuno batteva dentro di me, ma io amavo lo stesso. Volevo amare. C’era lui. E l’ho fatto.
Così ho giustificato le assenze, i silenzi, le dimenticanze. Ho motivato la mancanza di desiderio di sentire la mia voce, di correre ad incontrarmi. Ho scritto per lui ed ho accettato che non avesse abbastanza tempo per leggere le mie parole, quelle scritte solo per lui.
Ho aspettato, ho tentato di non chiedere, ho accettato di essere io ad aver bisogno di lui e mai il contrario. Gli ho teso la mano quando pensavo ne avesse necessità, reprimendo le lacrime quando mi sono vista escludere dalla sua vita. Sono caduta ai suoi piedi, ho accettato ogni sua giustificazione alle mie richieste di capire cosa fossi per lui, ho ceduto ad ogni richiesta, anche le più perverse pur di entrare a far parte della sua vita. Avevo deciso razionalmente che così avrebbe dovuto essere. Avevo solo bisogno di amare, di desiderare. Volevo essere amata, ascoltata, cercata.
Ed un giorno mi sono trovata a leggere le sue parole, che senza nemmeno avere la gentilezza di parlarmi mi chiedeva di amarlo di meno. Ed &egrave sparito. Eppure so che tornerà. Lo fa sempre. Lo ha fatto fino ad oggi. Ma questa volta non servirà a nulla.
Il mio bisogno di amare &egrave sempre forte, fortissimo, ma questa sono io. Non &egrave una novità. Non &egrave cambiato nulla in me, ma ora ha smesso di piovere.
Ora sono come alla finestra ad osservare le ultime gocce che evaporano al mio sole. Le ultime tracce della mia dolcezza buttava al vento, della mia passione derisa ed umiliata.
Ora sono combattuta tra il desiderio di lasciarmi andare e la paura di sbagliare di nuovo. Chiudere una porta &egrave sempre difficile, anche quando &egrave l’unica scelta che hai, anche quando non c’&egrave altra via d’uscita, persino quando la storia &egrave già scritta e devi solo accostare l’uscio, girare le spalle e camminare verso la luce. E’ difficile abbandonare qualcuno, qualcosa. Ma ancora più difficile &egrave tornare a credere che sia giunto il momento di percorrere una nuova strada, convincendosi di non essere arrivata alla fine, bensì solo di aver svoltato un angolo e di dover continuare per la via.
Il sole spunta sempre dopo la pioggia, ma purtroppo ogni volta &egrave sempre più doloroso tornare a camminare. A volte, poi, accade che il sole spunti accecante ed abbagliante, anziché timido e timoroso. Così colpisce gli occhi ancora prima che la mente ne avverta il tepore. Investe violento i sensi, i pensieri, la ragione. Invade d’improvviso la vita, colorandola ed infiltrandosi in ogni suo anfratto. Tramortisce. Quando ancora sei dolorante per la sconfitta che hai dovuto patire, ti aiuta a sollevarti con le sue mani forti e poderose.
Ma non ti fa camminare.
Voli.
Svaniscono nuvole, gocce, pozzanghere. Riesplode il tuo bisogno di mille attenzioni, di parole, di dolcezza, di conferme. Ti chiedi come hai potuto vivere fino ad oggi senza le piccole cose di cui ti nutre ogni giorno. Come hai potuto stare senza il suo buongiorno, senza il bacio della buonanotte. Come hai potuto accontentarti di aprire la posta e leggere solo pubblicità e notiziari? Come hai vissuto senza batticuore, senza quel dolce malessere al miele che senti quando ti squilla il cellulare e la sua voce sommessa ti saluta con dolcezza.
Ti chiedi come sia possibile parlarsi e comprendersi come se fosse la cosa più normale. Come sia possibile sentirsi invadere da un desiderio fortissimo, da un bisogno sconvolgente di essere baciata mentre dal cellulare i suoi sospiri si confondono con la tua voce.
Osservo alla finestra la mia nuova giornata che veloce trascorre tra mille impegni mentre la mente cerca di seguirne il ritmo frenetico, inutilmente. Sorrido al mio bisogno di rallentare la corsa per fermarmi a pensare, rivolgendomi mille domande, cercando spiegazioni razionali alla cosa più irrazionale che esista. Fai parte della mia vita, posso chiamarti ancora, sei incredibilmente dolce, mi hai rapito i sensi, grazie per come sei’.leggo e rileggo incredula.
Sta capitando proprio a me?

Leave a Reply