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Come mai?

By 24 Luglio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Come tutti i giorni arrivai di corsa in stazione. Mi fiondai sulla carrozza che da sette anni, mi riportava a casa.
Abitavo con Carla, mia moglie, in un paesino vicino a Piacenza. Lavoravo a Milano e il mezzo meno stressante e più economico era sicuramente il treno. Io sono un informatico. Preparo, aggiorno e riparo software per la gestione dei locali pubblici.
Un lavoro semplice, privo di qualsiasi novità. Ogni giorno uguale al precedente. Tutto sempre uguale. I colleghi anonimi come me, con una vita anonima come la mia.
Ma io avevo Carla. La mia splendida moglie di cui ero innamoratissimo.
Ci eravamo sposati 7 anni prima ed avevamo deciso di andare ad abitare lontano dal caos della città. Avevamo comprato così un vecchio casale ristrutturato. La casa era bellissima. L’edera avvolgeva la facciata principale. Un bel cortile e un sacco di terra intorno che avevamo deciso di tenere a prato inglese con qualche vecchio albero sparso qua e la. Un vero paradiso. Era costato non molto e a noi piaceva moltissimo trascorrere le sere d’estate sotto il porticato a goderci la brezza della notte che stava per arrivare. D’inverno invece accendevamo il grosso camino che stava nel soggiorno e leggevamo un libro.
In città avevamo qualche amico ma avevamo perso quasi completamente i contatti con loro da quando ci eravamo trasferiti.
La nostra vita sessuale &egrave sempre stata molto tranquilla. Ci piaceva fare l’amore ma lo facevamo con una frequenza settimanale e sempre con lo stesso rito. Una bella doccia, ognuno per conto suo, poi in camicia da notte mi raggiungeva. Qualche bacio sul collo, lei si toccava per inumidirsi. Dopo di ciò si faceva penetrare e io incominciavo ad entrare ed uscire dalla sua vagina fino a che non sentivo l’orgasmo arrivare. Con un balzo lo tiravo fuori e le venivo sul ventre che abilmente lei aveva scoperto dalla camicia da notte un attimo prima.
Ci piaceva. Lei era soddisfatta. Dopo il sesso passava una buona mezz’ora in bagno e poi mi raggiungeva. Sempre con un’espressione appagata sul viso.
Arrivato alla stazione salii sulla mia utilitaria, vecchia di quasi vent’anni, e presi la strada verso casa.
Parcheggiai l’auto a lato del cortile, presi la mia valigetta ed entrai in casa.
‘Carla’ chiamai ad alta voce. ‘Carla sono a casa’. Nessuna risposta. La casa era totalmente silenziosa. Percepivo i ronzii del frigorifero ma nient’altro.
Feci il giro delle stanze senza esito. Di mia moglie non c’era nessuna traccia.
Andai in garage per vedere se ci fosse la sua auto.
La sua Juke rossa fiammante era parcheggiata al solito posto.
Iniziai a preoccuparmi. La chiamai al cellulare ma mi giunse il messaggio dell’operatore che mi avvertiva che il telefono non era raggiungibile.
Feci un fischio e subito mi raggiunse il nostro cane Custer. Un meraviglioso Leonberger di 75 kg che era il mio orgoglio.
Insieme passeggiammo nei campi dietro casa per vedere se trovavamo qualche traccia di Carla e per far calare la tensione che nel frattempo avevo accumulato.
Cominciava ad imbrunire e tornammo verso casa. Mi sedetti sotto il porticato con una birra e rimasi in attesa di qualche novità.
Lo so, molti si sarebbero messi freneticamente alla ricerca della moglie, ma non &egrave nel mio carattere. Tendo a razionalizzare tutto quindi pensai ad un normale evento verificatosi durante la giornata che l’aveva portata fuori casa.
Verso le 11 decisi di rientrare in casa. Mi sedetti davanti al televisore e cominciai a cambiare i canali. Mi accorsi che il lettore DVD era acceso. Selezionai con il telecomando l’apparecchio e feci partire il filmato.
Il viso bellissimo di Carla apparve in tutta la sua bellezza sullo schermo da 48 pollici.
‘Ciao Lelio’
‘Ciao Carla. Dove sei finita’ risposi stupidamente. Lei riprese a parlare come se si aspettasse la mia risposta.
‘Sono giorni che cercavo il momento giusto per dirtelo. Ma non ci sono riuscita. Allora ho deciso di lasciarti questo videomessaggio.’ Feci per rispondere ma lei proseguì
‘Ti prego non interrompermi. Lascia che ti spieghi tutto e poi dirai e farai quello che ritieni più giusto. Sono a Parma, nell’Hotel che c’&egrave vicino al bar dove siamo insieme siamo andati prendere un cappuccino. Te lo dovresti ricordare bene perché &egrave l’unica volta che siamo usciti da quando siamo venuti ad abitare qui.’
Feci cenno di sì con la testa.
‘Hai capito? Bene. Mi sono stancata della nostra vita insieme. Non ne posso più di passare le mie giornate a casa insieme al cane ai gatti ad aspettare te. Mi rendo conto che ho buttato la mia vita. Mi sono annullata e la Carla che tu hai sposato non esiste più. &egrave sparita nel nulla della nostra vita sempre uguale di tutti i giorni.
Non posso rimproverarti nulla. Abbiamo una casa bellissima. Mi hai regalato un fuoristrada comodo e sicuro. Abbiamo un cane meraviglioso che amiamo come fosse un essere umano. Quello che manca alla vita di tutti e due siamo proprio noi due.
Sessualmente siamo pessimi. Una scopatina alla settimana senza mai cambiare nulla. Lo so, mi dirai che ci &egrave sempre andata bene così e che il nostro amore &egrave grande,’
Era proprio quello che stavo pensando.
‘ma a me non basta più. Mi hai regalato un computer e con il collegamento ad internet ho aperto gli occhi. Ho letto moltissimo di situazioni simili alle nostre, ho letto racconti erotici, ho esplorato un sacco di siti porno. Così ho scoperto quante cose possono fare insieme due persone che si amano. Mi sono masturbata tantissimo anche durante la giornata. Di solito lo facevo in bagno dopo che avevamo avuto il nostro rapporto sessuale settimanale. Ho capito che se voglio che il nostro amore continui ad esistere devo assolutamente condividere con te i miei desideri e le mie passioni.
Non mi interessa se penserai male di me. Se crederai di avere sposato una puttana ma io non posso assistere impassibile allo sgretolamento del nostro amore. Quindi voglio provare insieme a te delle emozioni nuove, intense, carnali. Voglio essere scopata con forza e passione, voglio essere leccata, voglio leccare un cazzo. E se non vorrai essere tu il protagonista sono certa che qualcun altro sarà felice di prendere il tuo posto nel mio letto.
Stanotte dormirò dove ti ho detto. Domattina prenderò il treno delle 7,48 da Parma ed andrò a Lerici. Se sul treno qualcuno farà delle avances nei miei confronti non sono sicura di rifiutarle.
Ogni giorno ti invierò una mail con la cronaca della giornata e dove sarò il giorno dopo. Potrai raggiungermi quando vorrai e prendere il posto della persona che ha preso il tuo posto. Buona notte amore.’
Lo schermo diventò nero e io rimasi senza parole. Non riuscii nemmeno ad augurarle la buona notte.
Non sapevo cosa fare. Il mattino dopo dovevo andare a fare una consulenza importante in un azienda di Milano e non potevo certo rimandare. Ero certo che Carla non diceva sul serio così andai a dormire.
Passai la notte agitata. Al mattino mandai un sms a Carla
Amore, amore mio. Devo andare a fare una consulenza a Milano. Ci vediamo a casa stasera quando torno.’
Arrivato dal cliente risolsi il problema in un paio d’ore e poi tornai in ufficio. Passai la giornata a studiare un nuovo software per una macchina automatica da cocktail di mia invenzione. Quando rientrai a casa notai subito che era esattamente come l’avevo lasciata la mattina. Di Carla nessuna traccia. Custer mi venne incontro facendomi le feste e facendomi capire che era affamato. Gli preparai la ciotola con la sua cena e telefonai a mia moglie. Il telefono era spento.
Alle 20.00 sentii la suoneria che annunciava una mail. Era di Carla.
Ciao Lelio. Stamattina, come ti avevo preannunciato, sono venuta a Lerici. Ieri sera ho fatto shopping per le vie di Parma e mi sono comprata qualche abitino adatto alla mia età. Come ben sai ho 34 anni. Stamattina ho indossato un vestitino fiorato con la gonna larga che arrivava appena sopra il ginocchio. Un po’ di scollatura che mette appena in evidenza il solco tra le tette. Ti voglio ricordare che sono una terza abbondante. Nello scompartimento c’era una mamma con un paio di ragazzini che andavano anche loro alle Cinque Terre. Il treno &egrave un locale quindi dopo un po’ sono andata nel corridoio ed ho abbassato il finestrino. Il vento mi muoveva i capelli e mi faceva lacrimare gli occhi. Ad un tratto ho sentito una voce maschile
‘Perché piange signora?’
‘Non sto piangendo &egrave l’aria’ mentre dicevo queste parole mi sono voltata e ho visto un uomo sui quaranta. Capelli neri, barba di un paio di giorni. Portava una Lacoste nera e dei jeans. Alto circa un metro e ottanta. Decisamente affascinante.
‘Io le leggo dentro al cuore. E il suo cuore sta piangendo’
‘Forse’ risposi.
Abbiamo iniziato una conversazione dapprima su argomenti frivoli poi siamo finiti a parlare delle nostre situazioni sentimentali. Lui &egrave separato da un anno e non riesce a trovare la forza per costruirsi una nuova relazione. Poi io ho raccontato di noi e lui mi ha ascoltato. Mi sono resa conto in quel momento che tu, amore mio, non mi ascolti mai, non ti interessa niente di me, di cosa desidero, delle cose che amo.
Sandro, così si chiama, invece si &egrave dimostrato attentissimo. Anche lui doveva andare a Lerici per fare una visita a suo fratello. Mi ha detto che però non ne aveva voglia di passare una giornata in una famiglia felice perché glia avrebbe ribadito continuamente la sua infelicità.
Arrivammo in stazione di Arcola poco dopo le 12.00. Mi chiese dove avrei pranzato e quando gli dissi che non avevo programmi mi invitò in un ristorantino nella piazzetta principale del paesino di mare.
Prendemmo la corriera che ci portò nel centro del paese. Era ormai l’una passata e decidemmo di pranzare subito.
Il cibo &egrave stato fantastico, pesce fresco preparato con semplicità e maestria.
Dopo pranzo siamo andati a fare una passeggiata sul lungo mare e poi siamo scesi in spiaggia. Abbiamo continuato a parlare per tutto il tempo senza mai interrompere un discorso che &egrave partito da lontano per arrivare fino ad oggi. Abbiamo affittato un ombrellone e io ho chiesto una cabina per indossare un costume da bagno che ho comprato ieri a Parma.
Un semplice bikini nero. Forse un po’ più essenziale di quelli che sono abituata a portare.
Sono uscita per lasciare entrare anche lui a cambiarsi. Appena ho aperto la porta della cabina lui era li che aspettava per entrare. Ho capito subito che, il vedermi così poco vestita con i miei lunghi capelli neri che mi incorniciavano il viso, il constatare che avevo un fisico asciutto e procace allo stesso tempo, lo aveva lasciato senza parole. Ho visto che ha deglutito e mi ha detto con una voce roca:
‘Carla, sei bellissima.’ Si &egrave avvicinato e mi ha riportato all’interno della cabina. La sua bocca ha cominciato a cercare la mia e le nostre lingue si sono incontrate in un vortice.
Le sue mani mi accarezzavano i fianchi e le mie hanno iniziato a levargli la maglietta. Il gancio del reggiseno &egrave stato sganciato con una gesto rapido nascosto in una lunga e sensuale carezza. Il mio seno si &egrave trovato libero contro il suo petto e i capezzoli mi facevano quasi male dalla durezza che avevano raggiunto.
Sentivo premere contro il mio inguine il suo pene ormai rigido. Gli ho infilato una mano nei pantaloni e ho raggiunto quel meraviglioso palo di carne che stava tra le sue gambe.
Ho sbottonato il jeans e l’ho fatto scendere, mi sono inginocchiata ai suoi piedi, gli ho sfilato i boxer e ho portato alla luce un cazzo ben fatto e ben proporzionato.
Non ho resistito oltre e ho iniziato a baciarlo. Con la lingua l’ho accarezzato per tutta la sua lunghezza e finalmente l’ho fatto entrare nella mia bocca.
Come sai non ho mai fatto niente del genere con te. Mi era capitato di fare dei pompini al liceo ma sempre in modo molto rapido a causa della paura di essere sorpresa da qualche adulto e comunque sempre con l’unico scopo di dare un rapido piacere al mio partner.
Ora invece era tutto diverso. Assaporavo ogni centimetro che mi entrava in bocca. Sentivo il suo frenulo vibrare sotto i colpetti della lingua. Era il preludio ad una rapporto sessuale che avremmo consumato da li a poco.
Sandro mi ha preso delicatamente per le braccia e mi ha fatto alzare in piedi. Mi ha fatto appoggiare sulla panca, mi ha levato gli slip ed ha cominciato a baciarmi il ventre. E poi sceso fino al monte di Venere ed ha proseguito il suo viaggio verso il mio piacere. Ha raggiunto il clitoride e con la lingua ha iniziato a titillarlo prima lentamente e poi sempre più velocemente. Ha iniziato a leccarmi le labbra della mia vagina per poi infilarvi dentro la lingua.
Ah, scusa, mi sono dimenticata di dirti che ieri sono andata dall’estetista per una depilazione quasi completa. Ho lasciato solo una strisciolina di peli quasi ad indicare la strada. Come se ce ne fosse bisogno.
Il ritmo aumentava sempre di più ed ho sentito un calore che mi stava pervadendo. Le forze sono improvvisamente sparite dal mio corpo e ho sentito la mia figa contrarsi in spasimi come a sottolineare il grande orgasmo che stavo avendo.
Senza darmi quasi il tempo di riprendermi Sandro ha infilato il cazzo dentro di me ed ha cominciato a muoversi con un ritmo quasi ipnotico. Ogni fendente che portava mi squassava e mi avvicinava ad un altro orgasmo. Dopo qualche minuto ha aumentato il ritmo. Sentivo il suo pene colpire un luogo all’interno della mia figa che mi provocava un piacere quasi esoterico. Il suo ventre stimolava il mio clitoride ed ho sentito nuovamente la stupenda sensazione dell’orgasmo che arriva e si concretizza. Nello stesso momento ho percepito anche la tensione dei suoi muscoli ed un fiotto caldo mi ha riempito.
Non avere paura Lelio. Come ben sai prendo la pillola e non c’&egrave nessun bisogno di venire fuori.
Ho goduto. Mamma mia quanto ho goduto.
Abbiamo fatto la doccia e ci siamo rivestiti. Un lungo bacio e poi siamo usciti sotto il sole. Un ultimo sguardo e poi abbiamo preso strade diverse.
Sono andata in hotel ed ho passato il pomeriggio a ripensare alla prima volta che ti ho tradito. Profondi sensi di colpa mi hanno tenuto compagnia per un paio d’ore. Poi lentamente il ricordo di quella meravigliosa avventura mi ha riportato il sorriso sulle labbra e mi ha dato la forza di continuare nel mio progetto.
Domattina affitto una macchina e vado a Castiglione della Pescaia.
Buona notte amore mio.
Ero senza parole. Mia moglie mi aveva tradito ed aveva fatto con uno sconosciuto cose che con me non si era mai sognata di fare. Mi sentivo ferito ma mi rendevo conto che, secondo Carla io sono una persona noiosa, metodica, abitudinaria e forse non troppo interessata al sesso.
Mi alzai per andare a dormire e solo allora mi accorsi di avere un’erezione in corso.
L’indomani dovevo assolutamente studiare il fenomeno e capirne i motivi.

Passai una notte un po’ agitata. Mi svegliai un paio di volte con la gola arsa e la testa piena di immagini erotiche. Ero convinto che Carla fosse nascosta da qualche parte e che tentasse di provocarmi con quella mail e con le sue fantasie di tradimento.
Al mattino mi alzai ed andai in ufficio. Per un attimo mi passò per la mente l’idea di andare in Toscana a vedere se mia moglie era realmente in viaggio ma mi venne in mente il software sul quale stavo lavorando. Una volta concluso sarebbe stato un elemento innovativo nel settore per il quale lavoravo. Avrebbe reso l’azienda ricchissima ed a me avrebbe portato un sacco di soldi come premio di produzione ed una serie di royalties cospique.
Carla ed io eravamo benestanti. Bella casa, belle macchine, conti in banca belli pieni. Pensandoci però non ci capitava mai di goderne di quel denaro che avevo guadagnato con così grande abnegazione.
Mai vacanze. In estate mi piaceva starmene sotto il porticato con il mio portatile ad ideare nuovi programmi. In inverno il nostro caminetto creava una meravigliosa atmosfera e amavo lavorare con il computer sulle ginocchia e il fido Custer accovacciato ai miei piedi.
Carla sembrava gioirne insieme a me e mai avrei pensato ad un’insoddisfazione latente che la costringesse alla fuga.
In ufficio fui assorbito dal lavoro e non pensai quasi mai alla situazione che mia moglie aveva creato.
Sul treno ricevetti un messaggio.
‘Oggi &egrave stato meglio di ieri. Stasera sarà meglio di oggi. Alle tre ti manderò una mail interessante. Spero.’
Insomma, Carla continuava a provocarmi con i suoi racconti. Più passavano le ore più cresceva in me la certezza che fossero frutto della sua fantasia. Ero quindi arrivato alla conclusione che la sua fosse un viaggio solitario per ritrovare se stessa. Certamente non era il tipo da intraprendere un viaggio alla ricerca del sesso. Non la mia Carla.
Arrivato a casa diedi da mangiare a Custer. Aprendo il frigorifero non vidi niente di mio gradimento e quindi decisi di andare a mangiare una pizza.
Nel paese dove abitiamo non i sono locali. Decisi di andare a Piacenza. La città &egrave bellissima ed offre ristoranti e pizzerie per tutte le tasche.
Scelsi una trattoria tipica. Il cibo era ottimo ma il servizio era lentissimo.
Aprii il cancello di casa alle 23,45. Feci un rapido giro per la casa per vedere se Carla fosse tornata, mi feci una rapida doccia ed andai a letto.
Ero stanchissimo e mi addormentai di botto.
Mi sveglia alle 7 e mezza. Mi stiracchiai e pensai alla colazione. Solo dopo il caffé mi resi conto che Il telefono lampeggiava per segnalarmi di avere ricevuto messaggi nella notte.
Aprii il messaggio che era arrivato alle 2,57.
‘Ciao Lelio. L’ho rifatto. Anzi, per essere precisa, ho appena finito di farlo e rifarlo. Ti ho inviato una mail che potrai leggerti tranquillamente in ufficio. Domani sono a Roma. Buonanotte.’
Andai al computer per vedere il contenuto della mail ma, stranamente non riuscivo ad aprirla. Era protetta da una password.
Andai alla stazione e presi il treno. L’ansia mi stava assalendo e consumando.
Non avevo mai provato un’agitazione simile. Se lo scopo di mia moglie era di farmi ingelosire allora ci stava lentamente riuscendo.
Arrivai in un ufficio e mentre entravo in ascensore sentii la suoneria che mi annunciava l’arrivo di un messaggio.
Lessi subito e vidi che Carla mi aveva spedito la password: cazzo.
Salutai i colleghi e mi diressi subito alla mia postazione. Siccome ero l’informatico più prezioso della mia azienda avevo un ufficio tutto mio con tanto di porta con chiusura elettrica per non essere disturbato durante i miei viaggi creativi.
Tirai giù le tapparelle. Aprii outlook, individuai la mail di Carla ed inserii la password.
C’era del testo e delle immagini da scaricare.
Cominciai a leggere.
‘Ciao Amore. Ti racconto la giornata di oggi. Ti prego di aprire le foto o i filmati che ti ho allegato solo quando troverai l’indicazione nel testo.
Stamattina mi sono alzata presto. Ho telefonato all’hertz per l’auto. Dopo colazione, verso le otto e trenta l’addetto all’autonoleggio mi ha consegnato le chiavi di una Mercedes Classe E Cabrio. Lo so che costa una cifra ma tanto i soldi ci sono, perché non spenderli?
Mi ero vestita con una gonna nera, una camicetta annodata in vita a fiori. I capelli li ho lasciati sciolti, solo una fascia fucsia me li teneva lontani dal viso.
Sono partita alla volta di Castiglione della Pescaia così come ti avevo detto.
Ho preso la statale, volevo godermi il mare sulla destra e il sole sul viso.
Ho viaggiato ad una velocità media 70 km. Volevo abbronzarmi il più possibile quindi ho tirato su la gonna all’altezza degli slippini che per la cronaca sono bianchi. Ai semafori che ho incontrato attraversando i vari paesi del litorale ho riscosso un gran successo dai motociclisti, ciclisti, camionisti che come me erano fermi ad attendere il verde (vedi foto 1)’
La foto indicata mostrava un selfie di Carla sorridente, con degli enormi occhiali da sole e con un motociclista che si era tolto il casco per farsi fotografare insieme a lei. In effetti si intravedevano le cosce scoperte. La camicetta era morbida sul petto e mostrava parte del seno di Carla. Solo in quel momento mi sono accorto di quanto fosse bella e desiderabile mia moglie.
‘Quando sono arrivata nei pressi di Livorno ho pensato di prendere il primo traghetto per la Sardegna, ma non ti nascondo che ho sperato di trovarti a Castiglione della Pescaia e quindi non ho voluto deviare dal programma.
Sono arrivata all’Hotel verso l’una. Una volta entrata il concierge mi ha dato la chiave della stanza e mi ha fatto portare su le valige da un ragazzo.
In ascensore l’ho osservato per bene, aveva un’aria timida e non levava lo sguardo dalle mie tette. Sono stata tentata di fargli un pompino come mancia. Ma avevo fame ed ho optato per una banconota da venti euro.
Mi sono cambiata rapidamente. Ho infilato un costume ed un copricostume, cappello di paglia e occhialoni e sono scesa. L’hotel mi aveva messo a disposizione un ombrellone, una cabina ed un paio di sedie a sdraio.
Raggiunta la spiaggia ho notato che il bar svolgeva anche funzioni da ristorante. Mi sono accomodata e ho ordinato una bella frittura di pesce e del vinello fresco.
Non sono passati 5 minuti che si &egrave avvicinato al tavolo un uomo sulla quarantina che mi ha chiesto se poteva pranzare al mio tavolo visto che gli altri erano già prenotati. In effetti il ristorantino si era riempito senza che me ne accorgessi.
Lo squadrato dalla testa ai piedi. Mi ha dato la sensazione di uno a posto e gli ho fatto segno di accomodarsi.
Io ho continuato a leggere il libro che mi sono comprata a Lerici lui ha ordinato al cameriere ed ha atteso in totale silenzio.
Dopo una decina di minuti &egrave arrivata la mia frittura e contemporaneamente la sua orata. Mi ha augurato buon appetito con molta educazione ed io gli ho risposto nello stesso modo.
Mi ha versato del vino che &egrave sceso in gola dissetandomi ed inebriandomi. Mi ha chiesto se ero sola e gli ho risposto di si. La conversazione &egrave andata avanti a monosillabi fino a quando il pranzo &egrave terminato. Ho pagato ed ho raggiunto il mio ombrellone con indifferenza. Non ti nascondo che dentro di me già immaginavo il suo cazzo che mi penetrava e pompava fino a farmi venire, ma nella realtà ero stata una perfetta stronza e quindi possibilità di avere una storia con lui erano pressoché nulle.
Ho visto che si dirigeva ad un ombrellone a una cinquantina di metri dal mio. Arrivato si &egrave tolto la camicia Hawaiana che portava ed un’espolosione di muscoli ha riempito i miei occhi e la mia fantasia.
Ha guardato verso di me, che nel frattempo avevo preso posto sul lettino, e si &egrave diretto verso il bagnasciuga.
Mentre me ne stavo li distesa al sole mi il sudore mi colava addosso. Dalle cosce scendeva verso il costume mischiandosi con gli umori della mia figa stimolata dai pensieri sul mio compagno di tavolo.
Verso le quattro &egrave tornato al bar passando accanto al mio posto. Ho potuto guardare da vicino il suo corpo ed il suo pacco bello, pieno &egrave passato a mezzo metro da me.
Ho deciso di andare in camera, farmi una doccia e darmi un po’ di piacere da sola.
Quindi mi sono rimessa il copricostume ed iniziato il ritorno verso l’Hotel che distava una centinaio di metri.
Entrata nella hall l’escursione termica tra il caldo esterno e l’aria condizionata interna ha provocato l’immediato ergersi dei mie capezzoli che per fortuna erano coperti dagli indumenti.
Ho ritirato la chiave e sono andata all’ascensore. Ho schiacciato il pulsante del piano e la porta si &egrave chiusa. Ad un tratto una mano si &egrave infilata ed ha bloccato la chiusura. Era lui che voleva salire nella sua camera.
Mi ha chiesto scusa, ed ha schiacciato il pulsante del piano. L’ascensore lentamente ha iniziato a muoversi. Senza dire una parola si &egrave voltato verso di me, mi ha messo delicatamente una mano sul collo e mi ha attirata verso di lui. Al contatto con il suo corpo ho alzato la testa per fingere una leggera protesta ma ho trovato la sua bocca che cercava la mia. Ha iniziato a baciarmi con foga . Le nostre lingue si rincorrevano impedendoci quasi di respirare. Il suo ventre era premuto contro il mio e sentivo una straordinaria erezione che spingeva sul mio addome.
Siamo Finalmente arrivati al piano, senza staccare le labbra siamo andati verso la mia camera. Ho aperto la porta e ci siamo scaraventati sul letto.
Le sue mani mi hanno sfilato il copricostume, sganciato il reggiseno e tolto le mutandine in un attimo. Le mie hanno afferrato il suo cazzo dentro il costume. Eravamo nudi sul letto. Ha cominciato a baciarmi le tette ed a leccarmi i capezzoli mentre con la mano mi accarezzava il monte di venere con vigore. Un suo dito si &egrave insinuato tra le labbra della vagina ed ha cominciato a massaggiarmi intensamente. Mi sono sentita venire quasi subito. Sono certa di avere urlato.
Mi sono buttata sul suo cazzo ed ho cominciato a leccarlo, baciarlo, succhiarlo fino a che ho sentito che era pronto per entrare dentro di me. Mi sono messa in posizione e lui ha appoggiato il glande sulla figa ha fatto una leggera pressione ed &egrave stato inghiottito immediatamente. Abbiamo cominciato a muoverci dapprima in modo scomposto poi sempre più sincronizzati fino a dare vita ad una macchina perfetta messa in moto per darci uno straordinario piacere reciproco. Sono venuta di nuovo ma lui imperterrito continuava nel suo movimento ritmato sfibrante ed appagante.
Dopo un tempo indefinito ho sentito i suoi muscoli irrigidirsi ed ho capito che anche lui stava per raggiungere l’orgasmo. Si &egrave ritirato e con un balzo ha portato il suo pene all’altezza del mio viso, lo ha appoggiato su una guancia ed ha lasciato che il suo sperma mi innondasse il viso e mi colasse tra le labbra.
Mi ci sono voluti alcuni minuti per riprendermi e poi sono andata in bagno per lavarmi. Ma prima amore (vedi foto 2).’
Il viso di Carla era grondante di un liquido biancastro e con la punta della lingua lei se lo stava leccando dalle labbra. Mi venne da piangere ma contemporaneamente sentii il cazzo che spingeva nelle mie mutande.
‘Sono tornata in camera. Lui era ancora steso sul letto. Il suo cazzo era ancora dritto come la prima volta che lo avevo visto (vedi foto 3)’
Un uomo steso sul letto con un uccello veramente grosso in completa erezione . Quell’uomo era sicuramente più dotato di me. Il suo fisico era tipico di chi faceva palestra quotidianamente. Aveva la tipica barba dei tre giorni nera ed i suoi lineamenti regolari mi fecero capire che era decisamente un bell’uomo e che Carla non aveva esagerato nel descriverlo. Il pensiero di quel cazzo eretto all’interno di mia moglie. Oltre la sua soglia più intima mi faceva soffrire immensamente. Mi sistemai l’uccello la cui rigidità mi dava fastidio e ricominciai a leggere la mail di Carla.
‘Visto che bel cazzo? Me lo sono proprio gustato. Dopo la scopata che ti ho descritto, abbiamo fatto portare su la cena ed abbiamo mangiato sul terrazzino completamente nudi. Dopo cena mi sono inginocchiata sotto il tavolo e gli ho leccato l’uccello fino a farlo venire nella mia bocca. Ha un sapore strano. Saranno i gamberoni che abbiamo mangiato. Si &egrave rivestito e se n’&egrave andato dopo avermi fatto venire un paio di volte con la sua lingua.
Ora che ci penso abbiamo passato la giornata insieme e non abbiamo mai parlato. Solo gesti e sesso.
Meraviglioso.
Domani sono a Perugia. Alloggerò nell’Hotel del Grifo. Perugia &egrave una città Universitaria, piena di ragazzi giovani e forti. Magari proverò l’ebrezza del sesso di gruppo. Buona giornata.’
Guardai l’orologio, erano le 11. Andai sul sito di Trenitalia. Il primo treno per Perugia partiva alle 14,15 e sarebbe arrivato poco prima delle 19.
Andai dal capo gli dissi che sarei rimasto via per qualche giorno. Con il mio portatile sottobraccio uscii di corsa.
Andai in centro e comprai tutto quello che mi sarebbe servito per qualche giorno fuori casa. Comprai anche uno zaino nel quale inserii tutti gli acquisti e andai alla stazione.
Ero proprio curioso di vedere cosa stava combinando mia moglie.

Raggiunsi Perugia nel pomeriggio. Con un taxi raggiunsi l’Hotel del Grifo e presi una stanza. Volli la più bella e la più grande che avevano a disposizione. Volevo riconquistare mia moglie con tutte le armi che mi venivano in mente.
Dopo essermi sistemato e dopo aver passato mezz’ora nella Jacuzzi, iniziai a girare per la città. Non avevo una metà precisa. Camminavo e basta. Cercavo Carla e speravo di trovarla mentre faceva shopping ma temevo di sorprenderla con qualche giovanotto pieno di voglie. Mi fermai in un locale dove suonavano musica dal vivo. Anche se era appena iniziata, la serata si prospettava interessante, infatti, in un angolo, un duo jazz si esibiva con una discreta bravura.
Arrivò una stupenda cameriera a prendere l’ordinazione. Mi accontentai di un tagliere e di un piatto di tagliolini col cinghiale.
Cominciai a guardarmi intorno. Gli altri tavoli erano quasi tutti occupati da persone da sole. Ragazzi e ragazze che cenavano in compagnia di se stessi.
Quando la ragazza mi portò il tagliere le chiesi il motivo. Rispose che era un locale, come moltissimi altri nella città, con prezzi convenzionati per gli studenti. Quindi a quell’ora si trovavano solo persone che erano li per mangiare per poi trascorrere la notte da qualche altra parte.
Osservai le ragazze ma nessuna di loro mi sembrava interessata a cercare compagnia.
Terminata la cena con tre birre in corpo pagai e me ne andai. Il posto si era praticamente svuotato, i musicisti erano in pausa e le cameriere stavano allestendo il locale per la serata. Pagai e ricominciai a girare. La notte era fresca e la brezza proveniente della collina circostante la città, oltre a rendere la temperatura ottimale, portava un profumo di piante e fiori.
I locali erano tutti strapieni. Fuori c’erano gruppetti di persone che fumavano e da dentro si sentiva arrivare la musica.
In mezzo a quel caos sarebbe stato impossibile trovare Carla quindi decisi di tornare in hotel ed aspettare nella hall che rientrasse.
Mi sistemai su un divanetto dal quale potevo vedere l’ingresso e il banco della reception, iniziai a leggere i giornali che erano impilati sul tavolino. Ogni persona che entrava mi faceva sobbalzare nel dubbio che fosse mia moglie.
Ma niente da fare.
Decisi di andare fino al bar per prendermi un caffé ben deciso ad affrontare la notte sveglio e attento.
Il barista era un ragazzo simpatico e chiacchierone come di norma devono essere i baristi degli hotel. Mi chiese il motivo per il quale ero a Perugia, se ero sposato, se ero arrivato in macchina, se conoscevo qualcuno in città.
Decisi di inventarmi una storia e vedere se riuscivo a farmi dare delle indicazioni da Ugo, questo era il suo nome.
‘Sono arrivato in città per chiudere un affare con una società di software e mi sono fermato qui per la notte. Non avevo nessuna voglia di ripartire per Milano’
‘Ha fatto bene. Perugia &egrave una bellissima città. Piena di Storia e di storie.’ E mi strizzò l’occhio. Finsi di raccogliere quel suo ammiccamento e gli dissi.
‘Ho notato che qui in hotel girano un sacco di belle donne’
‘Vero. In questi giorni sono arrivate due o tre signore single da far perdere la testa’
‘Mi sembra di averne vista una’ dissi ‘sui trent’anni capelli lunghi neri, belle gambe’
‘Ah si, l’ho notata. Bella donna. &egrave qui da sola. &egrave arrivata stamattina presto ed &egrave subito uscita. &egrave passata di qui per un caffé. Aveva una scollatura da paura che lasciava veramente poco spazio all’immaginazione. Credo sia di Milano anche lei.’
Sentire parlare in quel modo di mia moglie mi provocò una strana emozione. Una quasi simultanea erezione mi colse, mettendomi in forte imbarazzo.
‘Guardi’ disse il barista, ‘Eccola la. Ma come vede non &egrave da sola.’
Carla era entrata nel grande salone del bar e si era andata a sedere ad un tavolino. Era accompagnata da un ragazzo di colore sui venticinque anni. Ero coperto dalla penombra della sala. Ero certo che non mi potesse vedere, comunque mi spostai ancora di più verso la parte più buia del bancone, e mi coprii il viso con il grosso bicchierone da cocktail che stavo bevendo.
Il barista aveva raggiunto subito il tavolino per prendere l’ordinazione.
Quando tornò per preparare quello che gli era stato ordinato mi disse.
‘&egrave veramente una topa con i fiocchi. Quel cioccolatino stasera avrà da divertirsi.’
‘Perché secondo lei dopo andranno a letto insieme?’ chiesi con ingenua speranza.
‘Certamente. Hanno preso due mojito e mi hanno detto di fare portare su, tra mezz’ora in camera, una bottiglia di Cristal con fragole e panna. Le assicuro che ordinazioni del genere hanno solo uno scopo: passare una notte di sesso’
Mi venne un’idea:
‘Senta Ugo. Quella donna mi piace un sacco. Le do 100 euro se mi permette di portare su in camera loro lo champagne e tutto il resto’
‘Lei &egrave matto. Potrei perdere il posto in un attimo.’
‘Le giuro che non rischierà niente. Raddoppio l’offerta: 200 euro’ e tirai fuori dal portafoglio quattro biglietti da 50.
‘No. Non posso proprio. Facciamo 400 euro e accetto il rischio.’
Tirai fuori altre 4 banconote e le poggiai sul bancone. Con una mossa felina prese i soldi e si mise a preparare i cocktail e li portò al tavolo.
Carla e il suo amico bevvero le bibite lentamente continuando a parlare a bassa voce. Ogni tanto lui avvicinava e le sussurrava qualcosa nell’orecchio e poi furtivamente le baciava il collo. Avevo il cazzo durissimo. Quella vista mi stava eccitando da morire. Gelosia e desiderio si stavano mischiando in me in una pozione ad altissima gradazione erotica.
I due si alzarono e fecero un cenno d’intesa al barista.
‘Ecco fra una ventina di minuti le darò il vassoio e lo porterà alla camera 412. Busserà e lo consegnerà. Poi verrà giù. Se le daranno la mancia la dovrà dare a me. D’accordo?’
‘E se mi chiedessero di fermarmi con loro?’
‘Non credo sarà possibile. Comunque se dovesse succedere buona nottata’.
Guardavo spasmodicamente l’orologio. Allo scoccare del ventesimo minuto chiamai Ugo per farmi dare il vassoio con le fragole, la panna e lo champagne dentro al frappose pieno di ghiaccio.
Andai all’ascensore con passo incerto. Schiacciai il pulsante del quarto piano e attesi di arrivare.
Ogni passo che facevo verso la camera 412. Mille dubbi mi assalivano ma proprio quando stavo per rinunciare mi accorsi di essere arrivato.
Mi feci forza e bussai.
‘Servizio in camera’
‘Adesso apro’ disse mia moglie dall’altra parte della porta.
Passarono un paio di secondi e la porta si aprì. Carla con l’accappatoio dell’hotel addosso aprì la porta.
‘Venga lo appoggi pure la sul tavolo’ disse con una freddezza che non conoscevo.
‘Subito signora’ dissi con voce tremante. ‘Vuole che gliela aprà?’
‘No grazie. Ci penserà il mio amico Benoit.’ Mentre diceva queste parole dal bagno uscì il ragazzo dal bagno con i soli boxer addosso.
‘Vuole la mancia signore?’ mi chiese gentilmente.
‘Si signora, grazie’
‘Bene. Si sieda sulla poltroncina e avrà la sua mancia. Ma mi raccomando. Guardare e non toccare’ poi rivolto al ragazzo
‘Benoit ne se soucient pas si le monsieur nous regarde pendant que nous baisons?’
‘Pas de Carla, est excitant “.
Mi sedetti come un cane bastonato sulla poltroncina mentre i due si sistemarono sul bordo del letto. Abbassarono la luce ed iniziarono a baciarsi.
Ero combattuto tra il desiderio perverso di guardare mia moglie mentre faceva sesso con un altro uomo e la gelosia di vederla concedere ad un’altra persona quello che fino a pochi giorni prima credevo indiscutibilmente mio. Decisi di guardare e soffrire contemporaneamente.
Benoit sciolse il nodo della cintura dell’accappatoio di Carla. Così potei apprezzare forse per la prima volta quanto fosse bello il suo seno, quanto fossero tornite le sue gambe, quanto il suo ventre fosse piatto, quanto il suo sedere fosse tondo e sodo, quanto la sua bocca fosse invitante.
Mia moglie era una donna bellissima ed io forse l’avevo persa perché non me ne ero accorto. Ora tutto questo era a disposizione di uno sconosciuto che la palpava e la leccava dappertutto.
Carla infilò la mano sotto i boxer del ragazzo ed estrasse un cazzo di dimensioni decisamente molto superiori alle mie. Lo accarezzò delicatamente. E poi vi si chinò sopra per baciarlo. La sua lingua lo accarezzava ovunque, dalle palle alla punta tentando quasi di insinuarsi nel forellino.
Ero pietrificato sulla poltroncina davanti al letto guardavo i due amanti che si leccavano, si baciavano, si succhiavano ovunque.
Carla si mise a sedere sul letto, mi guardò negli occhi e disse al suo amico:
‘Maintenant, mettez votre bite au fond de moi’
Il ragazzo la fece sdraiare spingendola delicatamente e poi si inginocchiò tra le sue gambe ed inizio a penetrarla. Il primo affondo durò un’eternità. Poi prese ad aumentare il ritmo sempre più velocemente e i suoi colpi provocavano facevano emettere dei gemiti a Carla. Si gustava quel cazzo come non pensavo potesse essere possibile. Benoit spingeva sempre di più e sembrava non avesse nessuna intenzione di smettere. Vidi la mano destra di mia moglie impegnata ad accarezzarsi il monte di Venere fregandosi il clitoride allo stesso ritmo delle pompate di Benoit.
Ad un tratto si lasciò andare ad un gemito interminabile che saliva di volume fino a raggiungere una frequenza altissima.
Capii che era venuta. Il ragazzo non accennava a smettere. Il corpo di carta ormai si era rilassato sembrava svenuta e ad ogni colpo dell’amante le sue braccia e le sue gambe si muovevano scompostamente come se fossero scollegati dal corpo. Dopo un paio di minuti venne di nuovo. Questa volta senza urli ma solo spasmi che le attraversavano tutto il corpo. Benoit continuava a scoparla senza accennare minimamente a rallentare il ritmo. Dopo qualche minuto Carla iniziò a singhiozzare e a incitare il ragazzo a continuare sempre più forte.
Venne per la terza volta. Il ragazzo estrasse il pene dalla figa di mia moglie e glielo appoggiò sulle labbra di Carla e venne copiosamente innondandole il viso. Un rivolo di sperma scese lungo il collo e si incanalò tra i due seni fino a raggiungere l’ombelico per creare un minuscolo laghetto.
Era una visione terribile ma allo stesso tempo bellissima.
I due erano stremati e ci misero una decina di minuti per riprendersi.
Sentii la voce flebile di Carla sussurrare:
‘Merci pour ce merveilleux sexe Benoit. Mais maintenant s’en aller’
‘Dame Bonne nuit. Vous ‘tes le meilleur baisée de ma vie’
Si alzò rapidamente dal letto, si vestì ed usci dalla stanza.
Carla attese ancora qualche minuto. Si alzò senza guardarmi ed andò in bagno.
Sentii l’acqua della doccia scorrere. Dopo un quarto d’ora il getto dell’acqua terminò ed iniziò il ronzio dell’asciugacapelli. Dopo un altro quarto d’ora uscì. Indossava una lunga canottiera che le arrivava a metà coscia. Andò verso il letto, cercando di sistemarlo. Continuava a non guardarmi.
Allora mi alzai dalla poltrona. Aprii l’armadio e buttai il contenuto dentro il trolley che stava li a fianco. Andai in bagno, presi tutti i prodotti appoggiati sotto lo specchio li misi in una borsa e li gettai insieme ai vestiti. Vi aggiunsi le scarpe e chiusi il trolley.
Andai da Carla la presi per mano e uscii con lei dalla stanza.
Prendemmo l’ascensore.
C’erano altre tre persone. Due uomini di mezz’età ed una donna che doveva essere la moglie di uno di loro.
Carla era praticamente svestita. L’ampia canottiera non riusciva a nascondere completamente i seni e da un lato fuoriusciva un capezzolo.
Ci fermammo al secondo piano. Salutammo i compagni di viaggio e ci dirigemmo verso la mia camera. Aprii la porta. Misi il trolley a fianco dell’armadio e mi sedetti sulla poltroncina. Carla finalmente alzò lo sguardo e mi guardò.
‘Adesso, cara la mia bellissima moglie puttana vieni qua e mi fai il miglior pompino della tua vita’
Lei sorrise. Fece uscire il cazzo dai pantaloni e cominciò a baciarlo.
Devo dire che si impegnò moltissimo e quando venni inghiottì il mio seme fino all’ultima goccia, poi continuò a passare la lingua facendo un’operazione di straordinaria pulizia.
‘Bene Carla. Stasera ci siamo proprio divertiti. Dobbiamo rifarlo presto.’
‘Ti amo Lelio. Ma non troppo presto. Benoit stasera mi ha veramente sfinita’
‘D’accordo. Domani ci metteremo in caccia insieme del prossimo stallone. E magari la prossima volta partecipo anche io’

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