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David

By 12 Marzo 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Non è da me guardare i ragazzini.
Decisamente no.
Ne ricevo spesso, un paio per volta, ripassi vari, recuperi in alcune materie, materie tecniche, giuridiche.
Spesso bravi ragazzi, un po’ incuriositi di me’ sembrano più grandi loro eppure l’insegnante sono io’ quando si studia con me si fa come dico io’ ci si massacra anche ma i risultati arrivano’ eccome se arrivano.
Quello di ieri? David.
Diciottenne appena, bel ragazzo’ lo direste mai che è un ragazzino? Voi tutte, sfido ad esservene sempre accorte quando lo sono!
Sono uguali a uomini, giovani uomini se non fosse per quello sguardo strano’ intimidito’ ma al contempo spavaldo’ di quelli che alle superiori hanno capito tutto della vita’ facce da piccoli uomini, uomini arroganti, che non sanno ancora cosa c’è fuori… non lo so ancora io, figurarsi loro’.
Si siede, mi chiede cosa mi ha riferito sua madre, di evitare di prendere di nuovo debiti, come tutte.
Mi passa il libro, lo sfoglio, neanche una sottolineatura’ una nuova faticaccia in arrivo.
Iniziamo dalle basi.
Legge ad alta voce più volte, io spiego e rispiego con tutte le parole che conosco, con tutti i paragoni che posso immaginare.
Fortunatamente non è stupido, capisce, è solo svogliato.
Passano 2 ore anzi’ parlo da due ore! Soldi strameritati! Anche David è stanco ma ci conta’ l’interrogazione del giorno dopo sarà da otto! Me lo ripete più volte, sorride’ è carino’ molto.
E’ alto più di me, bel fisico asciutto, mediterraneo, mi osserva quasi ammirato tanto che incontrare il suo sguardo’ mi intimidisce! Ah’ cavolo di ragazzino! Studiamo, và! Oggi non esci di qui finché il mio lavoro non è finito!
Passa un’altra ora’ vado a prendere una bottiglia di acqua e mi segue, parla di continuo’ amici, scuola’ mi parla anche di ragazze, si, di quelle nella sua classe.
Si chiede come siamo, come siamo fatte’ nella mente specifica!
Nella mente’ un sedicenne’ voi ci credereste?
Io non ci ho creduto’ gli do corda, per vedere dove vuole arrivare, dove va a parare.
Si siede sul divano, gli verso un bicchiere d’acqua e glielo porgo.
Lui lo beve, poi allunga un braccio per ridarmelo, gli dico di riprendere lo studio dove eravamo rimasti.
Mi tira da un braccio sul divano e mi chiede pietà’ sarò mica una despota io? Sono solo una persona che fa le cose seriamente! Lui non si arrende e mi abbraccia stretta e con forza e mica molla! Vuole vedere se riesco a liberarmi’ se io non posso muovermi non si studia di certo! Capito il furbetto?
Ha un buon odore’ inizia ad accarezzarmi, a dirmi che sono una bella ragazza e mi tocca’ palpa un po’ ovunque’ mi volta verso lui e mi bacia a forza!
Ragazzino vigliacco! Vuoi davvero tentarmi? Vuoi svegliare il can che dorme?
Ride, dice ‘Quale cane?’.
Allungo una mano sui suoi jeans e gli tocco il sesso, lo sento grosso ma non duro’ lui d’improvviso arrossisce’ quale cane chiedevi?
Sbottono la patta dei pantaloni e infilo dentro la mano, al caldo, strofino piano’ beata gioventù, pochi secondi ed è durissimo!
Lui? E’ eccitato, visibilmente.
‘E ora?’ gli chiedo ‘E ora che hai svegliato il cane che dorme sai cosa ti farà?’ scuote la testa, dice no.
Abbasso il pantalone e glielo tiro fuori’ è chiaro, con una bella cappella lucida, quasi rossa.
‘Vuoi che te lo lecco?’ chiedo, per non intimorirlo, ma ora’ lo farei anche se dicesse no’ in effetti non aspetto una sua risposta, inizio ad insalivarlo con la punta della lingua lungo tutta l’asta fino a risalire sul glande e poi lo metto in bocca lentamente. Sento le sue mani sui capelli che mi spingono la testa al suo ritmo e vedo i brividi sulle gambe. Spinge più forte ed è sempre più eccitato ma no’ non lo farò venire, no’ lo voglio per me, per il mio piacere.
Ragazzino’ cosa credeva? Lo vedo fissarmi perplesso quando mi stacco da lui.
Diventa ancora più perplesso quando sono io a spogliarmi’ via i jeans’ mi avvicino con le gambe larghe, lui fissa’ non sa dove mettere le mani.
La spavalderia? Morta di colpo.
Gli prendo le mani e me le poggio sulla figa… ‘Dai ragazzino, scansami gli slip, dai”.
Lo fa, infila le dita dentro e sente l’umido’ ‘Più dentro’ gli intimo’ ‘Dai, avrai mica paura?’ poche parole e il suo sguardo si fa più audace’ inizia a massaggiare.
‘Così?’ mi chiede.
‘Si dai, fammi sentire le tue dita, dai” e inevitabilmente mi sfugge un gemito.
‘E’ la prima volta che masturbi una ragazza?’
‘Si” lo guardo in faccia mentre parla’ è concentrato, quasi’ emozionato?
Gli tolgo le mani e abbasso gli slip, li sfilo, li butto a terra.
Poggio le ginocchia sul divano, gli salgo addosso a cavalcioni ‘Puntalo, dai’ lui lo prende dalla base con la mano, è un po’ impacciato, cerco di non agitarlo, non vorrei mi si smonti di colpo.
Lo aiuto, infilo solo la punta, poi gli prendo le mani e me le metto sui fianchi’ lui le sposta un po’ più giù, sul culo’ mi fissa ‘Vuoi sfidarmi, ragazzino? Io ti faccio morire’ e rinascere anche!’ mi sorride ma d’improvviso cambia espressione. Mi sono impalata di colpo, tutto dentro in uno scatto.
Resto ferma, poi, piano, inizio a roteare sul suo bacino e lo guardo fisso negli occhi’osservo la sua eccitazione, il suo piacere, quelle piccole smorfie e le espressioni degli occhi’ sei bello, ragazzino’.
La sua eccitazione sale, lo sento fremere’ quei movimenti lenti’ lo agitano sempre più!
‘Spingi, dai” gli sussurro all’orecchio.
‘ Come? Spingo? Spingo quanto?’.
‘Cavolo, spingi no? Tutta’ tutta la forza che hai!’.
E parte.
Lo sento martellare sotto, spinge forte e a fondo, è bello grosso e lo sento strisciare dentro.
Inclino la testa in dietro, chiudo gli occhi e dimentico il mondo’ questo istante è tutto per me.
Sento il piacere che sale e scende e le vampate di calore che mi arrossano il viso’ il ragazzino, David’ lui gode’ si, gode, sento i suoi versi di piacere, i suoi respiri concitati.
Di colpo ecco la vampata più forte, sento le scosse nel ventre e un tremolio alle gambe’ è il piacere che si spande, mi prende più volte, un orgasmo multiplo’ come sulle montagne russe, salgo e discendo, quante volte? Non lo so’ poi, sento schizzi caldi dentro’ apro gli occhi e lo guardo: è venuto anche lui.
Mi alzo, vado in bagno e mi ripulisco. Invito lui a fare altrettanto.
Gli do da bere di nuovo, è felice ma al contempo imbarazzato.
Mi parla di nuovo fingendo di nulla, gli chiedo di riprendere a studiare.
Lui concorda con me e riprendiamo, ma i suoi occhi’ non incrociano più i miei, fissano il libro, il soffitto della stanza, le pareti’ su di me non si soffermano più’ la presunzione è sparita, mangiata da una strano imbarazzo. Suo, mio no di certo.
Arriva suo padre.
Fuori piove, prende la giacca e l’ombrello, mi da un bacio sulla guancia e corre fuori di filato.
‘Ci vediamo presto!’ mi dice.
‘Non mi dispiacerebbe’ penso ‘ non mi dispiacerebbe, ragazzino’.

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