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fabiana

By 4 Settembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

spero di ricevere tanti commenti, mi raccomando ci tengo davvero tanto a sapere cosa ne pensate.

Salve a tutti sono Fabiana, ho 20 anni capelli biondi occhi marroni, visino dolce, curve non troppo hot ma molto apprezzabili e adesso vi racconterò una cosa incredibile.

Era il luglio scorso, quando per la prima volta venni sculacciata, si avete capito bene la mia prima sculacciata e avvenuta quando avevo 19 anni.

Mio padre aveva deciso di portarci alla fattoria in campagna di mio nonno per passare un’estate diversa dal solito, io ero stata contraria fin dall’inizio, come poteva una ragazza di 19 anni stare in fattoria sotto il caldo di luglio ma siamo matti? Purtroppo però le mie proteste non erano servite a niente infatti come deciso il mese prima si partì verso la campagna di mattina presto,il viaggio sulla peugeout di mio padre l’avevo passato in silenzio, guardavo fuori dal finestrino dell’auto e le persone che, con tutta probabilità stavano andando dove sarei voluta andare anch’io cioè al mare, mia madre aveva dipinto sul visito il sorriso da ebete di sempre, e mio padre canticchiava felice, non so se lo faceva per farmi arrabbiare o no, sapevo solo che ero una iena e avrei voluto strozzarli tutti e due.

Si arrivò all’incirca verso mezzogiorno, il tanfo dei cavalli e di tutte le altre bestie della fattoria mi arrivò subito al naso non appena aprii lo sportello, mi guardai con schifo in torno, cavolo era peggio di quello che pensassi, bestie dappertutto, le galline che mi camminavano vicino, erba secca piena di escrementi di gallina e altre bestie, l’aria puzzava come non mai, mentre guardavo intorno vidi mio nonno, che per l’appunto stava pulendo il davanti del fienile, appena ci vide posò il rastrello in terra avvicinandosi a noi, una volta vicino si tolse i guanti e fece per abbracciarmi, io schifata dall’odore di fieno e sudore mi scostai accennando un sorriso forzato, mio padre mi diede un’occhiataccia e cosi mia madre, ma lui ridendo ‘ abbiamo una snob qua e? Vedrai che in questo mese imparerai che la vita in campagna e i suoi odori non sono cosi male- alla parola mese mi raggelai, e subito con voce piena di rabbia ‘ ma papa avevi detto 15 giorni che storia è questa del mese?- mio padre fece per rispondere ma io sbuffando mi diressi verso la casa senza girarmi, solo sulla porta mi girai e vidi mio padre parlare col nonno con fare arrabbiato.

Entrai dentro questa grande casa di mattoni arancioni, il pavimento era fatto con piastrelle grigie con dei fiori disegnati sopra, l’aria era finalmente respirabile, e stranamente molto fresca, nel salone c’era un grande tavolino con al centro un cestello con il pane con sotto un centrino ricamato a mano molto carino. Accanto al pane un mazzo di girasoli, sulla destra del tavolo una cucina, in realtà era una stufa a legna con il vano per mettere le ciocche di legno sotto, sopra leggermente sulla desta i mobiletti con accanto appese al muro delle pentole in rame e un mestolo grande, mi ricordai che serviva per il formaggio o qualcosa di simile, mentre sulla sinistra c’era una credenza dove probabilmente c’era la pasta, mancava il frigorifero ma solo perché mio nonno usava rinfrescare le bevande nel fiumiciattolo accanto a casa, davanti a me una porta in legno pesante portava ad un’altra stanza, mentre un arco sulla sinistra portava al salone. Mentre osservavo tutto ciò una dolce anziana si avvicinò a me sorridendomi, era mia nonna, io l’amavo era come una seconda madre per me, si avvicinò e mi strinse a se, questa volta non mi scansai anche perché non odorava di tutto e di più come mio nonno, ma bensì aveva un buon odore di sapone di Marsiglia, pensai che probabilmente fosse a lavare i panni, loro infatti non usavano la lavastoviglie ma bensì il tinello e poi appendevano i vestiti fuori ai fili sopra il prato.

Guardandomi con un bellissimo sorriso ‘ ciao coniglietta come sei cresciuta- mi scostò tendo le sue mani sulle mie braccia per osservarmi meglio, poi strizzandomi l’occhio ‘ chissà quanti damerini avrai intorno- io arrossii un po’ poi sorridendo ‘ non troppi, sono contenta di vederti nonna stai benissimo ma come fai- sorrise alla mia frase poi andando verso la cesta del pane e prendendone una fetta ‘ insomma come faccio diciamo che sto da vecchietta, ma oggi sapendo che veniva la mia adorata nipotina mi sono fatta trovare tutta pimpante- spalancò le braccia come fanno le ballerine dopo una danza.

Nel mentre entrò mio nonno ‘ allora pronta per lavorare?- io lo guardai ‘ per fare cosa?- sbraitai cercando lo sguardo di mio padre come aiuto, ma lui da dietro mio nonno si limitò ad alzare le spalle e sorridermi, mio nonno si avvicinò e dandomi una patta sulla spalla ‘ certo che credevi di stare qui a sbafo? Lo sai che in campagna tutti i membri della famiglia danno una mano?- io infuriata ‘ ma nonno sono in vacanza non puoi costringermi a lavorare anche d’estate- lui mi guardò con aria seria ‘ signorina chi è che ti ha viziata cosi?- sbuffando ‘ ma che viziata io non vivo nel tuo mondo da contadino, io sono di città e mi divertivo molto di più al mare che qua fra il puzzo delle bestie e tutto il resto- lui si girò verso mio padre ‘ figlio voi andate alle terme qua vicino lasciatemi lei una settimana che ha bisogno di un pò di vita campagnola per migliorare il carattere- a quel punto incazzata me ne andai dalla stanza urlando ‘ spero ci affoghiate nelle terme vaffanculo ‘
Sentii una discussione da su in camera, potevo sentire poche parole, all’inizio non capii ero riuscita solo a sentire ‘ sua madre con lei di più, io cerco’ poi era intervenuto mio nonno ‘ signora che è indulgente punizione’ dopo poco sentii lamentarsi mia madre per qualcosa ma non capii parlavano molto più piano adesso, dopo poco sentii silenzio e solo dei colpi di qualcosa, pensai che i colpi sentiti fossero solo i rumori di mia nonna che preparava il pranzo.
Dopo un venti minuti vidi dalla finestra mio padre che si dirigeva verso la macchina con mia madre sotto braccio che piangeva, mio nonno la guardava severo dal portone, alzando gli occhi pensai ma guarda te che scenata deve fare per farmi passare male che stronza. Dopo un’oretta salì mio nonno, si sedette sul letto accanto a me, dandomi una carezza sul viso ‘ piccola so che secondo te era meglio stare al mare, ma credo che se tu mi darai almeno una possibilità ti farò ricredere- io scostandogli bruscamente la mano ‘ ma che cazzo mi vuoi dare? Non starò mai bene a pulire le bestie e a lavorare come un mulo tutta l’estate- i suoi occhi si strinsero ‘ signorina mio figlio ti ha portata qui per provare la vita di campagna che lui ha vissuto felicemente prima di trovare tua madre, quindi adesso se ti va bene scendi senno te lo faccio andare bene io- io ridendogli sul muso ‘ ooo che paura senno che fai?- lui senza darmi il tempo di rendermene conto mi prese per un braccio trascinandomi sopra le sue ginocchia, cercai di liberarmi ma nonostante l’età era bello forte, prese un mio braccio immobilizzandolo contro la mia schiena, mentre con l’altra mano iniziò a sculacciarmi con forza, io cominciai a urlare per il male e per la rabbia ‘ ma che fai smettila mi fai male- lui con voce severa ‘ mi dispiace non volevo arrivare a questo ma mi hai costretto, devi capire com’è la vita, a 19 anni non puoi fare ancora le bizze come le bimbe, altrimenti verrai punita come tale ‘ cominciai a piangere, diventai rossa come un peperone non appena sentii la mano di mio nonno alzare la mia gonna e far calare le mutandine fino alle caviglie, con l’ultima briciola d’orgoglio ‘ non puoi sei matto- la sua risposta furono una decina di sculacciate belle forti che mi fecero piangere ancora di più, adesso mi sentivo umiliata, la mia micina era esposta al suo sguardo, e mi sentivo una bambina punita come lui aveva detto poco prima, le sculacciate andarono avanti per 5 minuti buoni, non le dava velocissime ma cadenzate e molto forti, non riuscivo ancora a crederci. Appena smise mi fece alzare e mettere davanti a lui, io strinsi le mani e guardai a terra, non avevo il coraggio di guardarlo, mi passò la mano sotto gli occhi per asciugare le mie lacrime affettuosamente, prima mi massacra di colpi e dopo mi accarezza? Questa cosa mi fece andare su tutte le furie ‘ smettila prima mi fai il culo viola e ora mi vorresti far credere che ti dispiace ma vaffanculo- lui sospirando stupito ‘ certo che mi dispiace averti punita ma vedo che ancora non hai capito vieni con me- mi trascinò io inciampai per le mutande incastrate , lui fermandosi -lasciale lì non ti serviranno per un po’ vedrai- spaventata eseguii l’ordine lasciandole a terra , mi portò giù dove mia nonna mi guardò preoccupata, mio nonno mi spinse verso il tavolo ‘ piegati e con le mani afferra l’altra estremità forza- lo feci, vidi mia nonna andare da lui mentre prendeva il mestolo grande, o mio dio me ne vuole dare con quello, iniziai a piangere per la paura, mia nonna gli mise una mano sulla spalla ma lui le lanciò un’occhiata che la fece scostare, quindi si limitò ad andare di la, mentre lui si mise dietro di me.
Con voce severa ‘ signorina qua imparerai il rispetto e il giusto modo di comportarsi, se lo capirai sono sicuro che sarai riconoscente di questa punizione senno finirai molto spesso piegata sul tavolo- io non dissi nulla uno schiocco risuonò nell’aria e subito dopo il mio urlo, piansi stringendo con le mani il tavolo, dopo poco ciaff il secondo, la larga superficie del mestolo prendeva una bella parte del mio sedere quando mi colpiva, piansi e cercai di scusarmi urlando ‘ mi dispiace avrò più rispetto giuro, non succederà più farò tutto ciò che mi dici- per convincerlo dissi ‘ me la meritavo ho capito- ma niente ciaff ciaff i colpi andavano avanti severi, un nuovo segno compariva sui miei glutei ogni volta, mio nonno si fermò solo dopo avermi dato 50 colpi severi, il mio culetto adesso era per davvero viola, mi lasciai andare sul tavolo esausta per il dolore e il pianto, mio nonno prese una busta di ceci e li rovesciò nell’angolo poi girandosi verso di me ‘ signorina in ginocchio qui con la gonna alzata forza! Se ti muovi o ti lamenti non voglio nemmeno dirti nulla, ti metterai da sola piegata al tavolo, e da oggi lo farai tutte le volte che credi di meritarle intesi? E non far si che sia io a mettertici perché sarà peggio- annuii e mi misi sopra i ceci nell’angolo, li sentii pigiarmi sulle ginocchia e sotto di esse, iniziai a singhiozzare silenziosamente, dopo 5 minuti mio nonno mi tirò su, mi levai con un dolore immenso i ceci attaccati, nel frattempo lui mi abbracciò stringandomi a lui, io pensai a come mi ero comportata e capii che la meritavo, mi lasciai andare ad un pianto questa volta liberatorio scusandomi con lui, nel mentre realizzai anche che i colpi che avevo sentito era mio nonno che puniva mia madre con il mestolo ecco perché piangeva, mi lasciai scappare un sorriso. Dopo quel giorno capitò tre volte in quel mese che mi dovessi piegare da sola sul tavolo ma adesso devo dire di aver imparato molto da quel mese in campagna, infatti quest’estate mi sa che tornerò dal nonno

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