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i giorni dell’IRA di Carmen

By 8 Febbraio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

-Preludio

Sono passate diverse settimane da quanto successo a Carmen nel negozio d’armi, diverse cose sono cambiate in così poco tempo.

Innanzitutto dopo la festa di compleanno, dove è stato regalato il fucile al ragazzino sotto gli occhi incerti dei genitori, Carmen e il suo ‘compagno’ hanno avuto una discussione che ha portato alla luce la loro divergenza di idee, non un litigio ma una discussione civile che però ha irrimediabilmente spento la fiamma che teneva vivo il loro rapporto.

E poi c’è la Nostra, che vive la sua vita ora con un punto interrogativo disegnato sulla fronte, molto si può dire su quel che le è successo, si potrebbe sottilizzare facendo della facile ironia ma la realtà è ben più seria e profonda.
A volte accadono cose che permettono di osservare la vita da un punto di vista diverso, non necessariamente migliore, ma che fornisce una diversa chiave di lettura più sincera possibile.
Ebbene direte, Carmen ha scoperto piaceri che le erano ignoti, la dominazione il controllo…. no.

Carmen ricorda quasi con sdegno quel che le è successo, l’umiliazione inaspettata che ha dovuto subire per mano di quell’uomo. Umiliazione che nella sua testa occupa uno spazio comunque meno importante di quello che lei, di sua iniziativa ha fatto.
E cioè assecondarlo.
Non passa giorno in cui Carmen non si trovi a riflettere sulla sua scelta, sulle conseguenze e sul perchè.
Lei sa benissimo cosa è scattato nella sua testa e perchè ha agito in quel modo, non se ne vergogna, deve solo riuscire ad accettare questo controsenso.
Eppure non è pentita di averlo fatto, li in quella stanza ha vissuto un esperienza che pochi potrebbero vantarsi di aver vissuto.
Ricorda ogni attimo e in ogni attimo ricorda, come quell’uomo l’abbia fatta sentire nulla e poi tutto, vento e poi tempesta. Ripercorre la scena minuto per minuto e non c’è un secondo nel quale Lui le fa veramente del male, non c’è un istante in cui lei si sente spacciata.
Ha subìto il suo volere impotente, sotto minaccia, una minaccia che adesso ha tutta l’aria di essere stata uno strumento mediante il quale coinvolgerla.

A lungo Carmen pensa, ma arriva infine alla conclusione che quell’uomo non aveva niente da perdere ed ha tentato il tutto per tutto con lei forse rapito dai suoi occhi, forse invece i suoi occhi glielo hanno solo permesso senza che Carmen se ne accorgesse.
Comunque sia è successo quel che è successo, e può essere considerato quasi un miracolo; trovare uno sconosciuto che completa il tuo puzzle senza neanche sapere come ti chiami.
Trovare Mauro, che annichilisce il volere altrui e poi sorride.. trovare Carmen, che desiste ma alla fine chiede il fucile.

Sia chiaro non c’è amore in questo, per l’amore vi rimando ai romanzi Harmony, qui ci sono solo i cervelli di due persone che senza conoscersi funzionano come se fossero una cosa soltanto.
L’intera vicenda vista con gli occhi di Carmen è permeata da un senso di peccato che bussa alla porta della ragione e le chiede il conto.
Ma Carmen sa nel profondo che quell’uomo è l’uomo giusto, sa e non ha bisogno di provarlo, che non esistono altri uomini capaci di metterle sottosopra il cervello come ha fatto lui.
Non c’è spazio per quei banali discorsi secondo cui c’è sempre qualcuno di migliore, lei vive nel presente e nel suo presente lui è della sua misura in tutto e per tutto. Nessun altro. Carmen è solita condurre la sua vita affiancandole della musica, una sorta di colonna sonora inconscia che permanentemente scandisce il ritmo dei suoi giorni.
E’ un’abitudine che non si è mai più levata dai giorni bui della sua giovinezza quando non c’era nessuno a consigliarla e quattro fratelli sconvolti a cui infondere un coraggio che non sapeva dove trovare.
Così si rifugiava nella musica, ossessivamente, senza pretese né preconcetti, ascoltava qualunque cosa trovasse e cercava risposte in ogni testo senza saperlo.
Un gesto ammirevole, qualcuno al suo posto avrebbe ceduto a ben più gravi debolezze.
In questi giorni ascolta a ripetizione una canzone presa da un vecchio album dei Diaframma, i giorni dell’Ira si intitola, ed è la colonna sonora della sua vita in questo momento. Con questa canzone vede, con questa canzone sente, con questa canzone agisce e interagisce.

è lunedì sera e la settimana è appena cominciata, un’altra stancante settimana che Carmen non si rifiuta mai di affrontare con determinazione e intelligenza, due doti che ha sempre pensato, possono salvare dall’annegare nella consuetudine della vita.
Tralasciando le sue vicende private ha condotto la sua vita lavorativa al meglio come sempre.
Ma ogni sera tornando a casa conta i giorni che la separano sempre più da quell’uomo in quel negozio, li conta come si contano i passi che scandiscono una camminata in un corridoio vuoto.
Appena tornata a casa, per altro prima del solito, si guarda intorno e mentre accende la televisione decide che stasera non cenerà. Sono le 18 e 40.
Apre il rubinetto della vasca da bagno con l’idea di lasciarsi accarezzare dall’acqua bollente per tutto il tempo che ci vuole e mentre prepara le sue cose accende una sigaretta anche se non ha mai fumato assiduamente.
Fuma, passeggia sul balcone aspettando che il bagno sia pronto, osserva il cielo, le macchine che in lontananza si incanalano nelle strade.
Spenta la sigaretta ed entrata in bagno chiude il rubinetto e libera lo scarico, va in camera da letto e si leva quella simpatica tutona che usa per stare in casa e da un occhiata ai vestiti che l’hanno portata in giro per tutto il giorno, li boccia e sceglie dei comodi Jeans accompagnati da delle scarpette da corsa una felpa e una giacca sportiva.
Non posso essere sempre la donna tirata a lucido che devo essere quando lavoro, ogni tanto dovrò pur premiarmi con qualcosa di caldamente più accogliente pensa.
Prese le chiavi esce dalla sua villa e una volta in macchina inizia a vagare indecisa per le strade della città.
C’è un motivo ben preciso per cui ha chiuso il rubinetto della vasca da bagno si è rivestita in fretta e furia ed è uscita di casa, vuole solo indugiare ancora un po per capire se sta facendo la cosa giusta.
Terminate altre due vie, senza pensarci prende la strada per la tangenziale.
La tangenziale la porterà in quel quartiere, su quella strada, in quel negozio, da lui.
Sono le 19 e 25 e Mauro serve l’ultimo cliente, a dire il vero solo il quarto della giornata, sa che uscito quel ragazzo dal suo negozio lui chiuderà e tornerà a casa dove dopo una rapida doccia si preparerà per andare ad allenare i suoi ‘bambini’ come li chiama lui con fare canzonatorio, gli allievi della scuola di arti marziali dove è maestro e assiduo frequentatore.
Pagato e uscito, Mauro sistema due cose nel retrobottega e torna ingiacchettato pronto direttamente per chiudere ma si ferma di colpo sulla porta che dal retro si affaccia sul negozio perchè così come è apparsa quella volta, in mezzo alla stanza c’è Carmen che si guarda intorno aspettando che lui compaia.
Benchè sia vestita in maniera completamente diversa la riconosce subito ed è come un fulmine a ciel sereno per lui che ormai, non ci sperava più.
Lei si volta e i due si vedono, si osservano per alcuni secondi e nessuno di loro rompe il silenzio che pervade l’ambiente, anche perchè l’espressione neutra di Carmen non permette a Mauro di sbilanciarsi.
Si avvicina a lui con passi lenti ed estrae dalla tasca del giubbotto un foglietto ripiegato su se stesso, arrivatagli davanti senza mai smettere di guardarlo negli occhi abbassa ora lo sguardo sul biglietto di modo da spostare l’attenzione su quest’ultimo mentre la mano che lo regge lo porta a metà altezza.
Mauro la fissa inerte e mentre lei indugia ulteriormente con lo sguardo sul biglietto, indicandolo anche con il mento lui lo prende.
Le dita si toccano e gli sguardi tornano ad intrecciarsi.

‘Quando me ne sono andata leggilo.’
Mauro immobile fissa la porta del suo negozio che si chiude tirandosi dietro il profumo di donna, il profumo di Carmen che lo ha lasciato lì impalato come uno spaventapasseri con quel biglietto in mano. Fa qualche passo arrivando ad affacciarsi lentamente alla vetrina e vede un’auto che si allontana e si perde tra gli alberi le case la nebbia e la sera.
Ripresosi dal sovrappensiero guarda il biglietto, lo gira su se stesso e lo apre senza fare troppi complimenti.
Non esistono parole adatte a descrivere la reazione di Mauro ma è come assistere allo sbocciare di un fiore da un pilastro di cemento armato.

Il messaggio è vergato sulla carta con calligrafia decisa ma da l’idea di essere stato scritto di fretta.

‘Ti aspetto quando tutti dormono’

‘Sai dove abito’

‘La porta è aperta’

‘Vieni solo’

‘Sii te stesso’ Uno strattone risveglia Carmen che addormentatasi a pancia sotto nel suo letto aveva lasciato la televisione accesa a fare da sottofondo di niente al suo sonno pesante.

Una mano la afferra violentemente per i capelli e lei urla dallo spavento e dal dolore.
è a cavalcioni su di lei che immobilizzata non riesce a fare altro che lamentarsi.
La presa ai capelli non si attenua, viene tirata su e sbattuta con la faccia che affonda nel cuscino varie volte finchè non le viene detto di tacere.
Con la faccia premuta contro alla spalliera del letto Carmen ha tutta l’aria di essere in difficoltà: gli occhi sbarrati che cercano nel nulla della notte, la bocca spalancata che però non proferisce verso, le gambe e le braccia che si agitano inutilmente.

-Ho una cosa ch’è tua, devi darmi una cosa che è mia.

L’uomo che la tiene imprigionata in quella presa di sottomissione le sussurra nell’orecchio queste parole, e lei le percepisce come tuoni nel cielo mentre lui implacabile si premura di levare di mezzo le lenzuola senza mai perdere la presa su di lei.

Carmen indossa un pigiama azzurro composto da pantaloni e maglia a maniche lunghe, dei calzini di spugna e del normalissimo intimo bianco, niente reggiseno, non lo sopporta e ogni volta che è in casa lo cancella dal suo petto. è una donna che dorme. Una donna sola che dorme senza nessuna pretesa se non quella di dormire.

Capisce dal tono di voce di lui che la situazione è seria ed evita di urlare o ribellarsi mentre le vengono abbassati i pantaloni del pigiama con tutte le mutande, si limita a un timidissimo ‘Che cosa vuoi’ sibilato sottovoce con le corde vocali che tremano più delle sue stesse ginocchia. Viene zittita con uno sculaccione che le lascia un cinque dita di bruciore nello stesso secondo in cui si azzarda a parlare.

-Il tuo corpo voglio. La tua mente me la sono già scopata.

Non ci sono pause o secondi di silenzio, non ci sono occhi che si parlano. C’è solo oscurità e terrore, e Carmen che sollevata da sotto il bacino è costretta a reggersi sulle sue ginocchia incerte in una posizione indegna, con il volto tra i cuscini e il culo per aria.

Lo sente dietro di lei che armeggia, la sistema meglio e poggia le mani sulle sue chiappe nude, ‘no’ sussurra disperata e arriva puntuale la seconda sculacciata, questa volta dall’altra parte, giusto per equilibrare.

Lui è pronto a infilzarla come un indigeno infilza una preda, e senza girarci troppo intorno guida il suo cazzo marmoreo nella figa di lei.
Bollente, umida.
A lei scappa un urlo incontrollabile, urlo che lui non le rimprovererà, urlo che precede di un nulla lo scossone nervoso da cui è investito il corpo di Carmen, scossone con cui viene penetrata di colpo per tutta la lunghezza dell’asta.
Le sue braccia sono libere ora, e le mani stringono i cuscini mentre comincia il ballo e lei ansima quando Mauro dopo i primi colpi di assestamento, inizia a scoparla con vigore.
Venti lunghi minuti nei quali Mauro se la scopa tenendola per i fianchi e alternando la velocità del bacino, con la precisione e la forza della spinta.
Se la scopa lentamente e a fondo e poi velocemente spezzandole il fiato, la lascia per aggrapparsi al suo seno, la riprende tenendole le mani sulle chiappe; la lascia ancora e la riprende sbizzarrendosi.

Quando l’occhio si è abituato al buio si iniziano a scorgere forme e figure impossibili da vedere prima, così lui la vede ora mentre la cavalca, la maglia che all’altezza delle braccia lascia scoperta la schiena nuda e da un lato vede indistintamente un seno che sballotta intrappolato tra il letto e il petto di lei. Vede la sua nuca che da questa angolazione è scoperta dalla chioma di capelli che balzano ad ogni colpo ed è una nuca così innocente. Vede il culo di Carmen su cui affonda le mani e le sue gambe, fino ai piedi spogliati anche dei calzini e lasciati nudi ad assistere alla profanazione del resto del corpo.
Mentre si perde ad osservare senza però mai fermarsi la vede girarsi di lato con la testa ed ansimare mordendosi mille labbra, a Mauro basta un millesimo di secondo per collegare questo alla sciacquata che si prende il suo cazzo la sotto, Carmen infatti ha un orgasmo violento e viene copiosamente stringendo ancora i cuscini fra le mani, stropicciandoseli in testa, mordendo il materasso.
Lui continua a martellarla, non è di certo li per fare il compitino, non esiste nella sua concezione delle cose il compitino. Le cose vanno fatte bene o è inutile farle e continua a ritmo costante mentre lei si placa e dopo l’apice del piacere si fa via via sempre più passiva ritornando a subire come prima.

Mauro si fa un replay mentale dell’orgasmo di Carmen, lo ha preso alla sprovvista, era convinto di essere in grado di sentire la donna così bene da prevederlo con largo anticipo ma evidentemente l’estrema eccitazione gli ha annebbiato i sensi, così se lo riguarda al rallentatore, e mentre lo fa la riprende per i capelli mentre il ritmo rallenta, e la trae a se avvicinando le sue fauci all’orecchio di lei.

-Adesso ti sodomizzo.
-Adesso ti sodomizzo.

Tre parole sussurrate con affanno direttamente nell’orecchio di Carmen che colta alla sprovvista istintivamente si irrigidisce.
Lui sente la sua esitazione mentre esce dalla sua vagina e se la immagina a piena vista davanti a lui, illuminata dalla luce del sole gonfia, rossa e sgocciolante.

-No aspetta.. oh.. no.. non l’ho mai fa..

‘Non m’interessa.’ tuona Mauro, ‘è mio e questa volta non te lo salvi, vorrà dire che quando me ne andrò da qui avrai il culo rotto.’
‘Hai capito?’ le dice ancora avvicinandosi all’orecchio e alzando il tono di voce.
Carmen per tutta risposta fissa il vuoto e annuisce mentre lui la prepara con la saliva.

-Questo lo faccio più per me che per te, l’altra volta ho sentito che avevi il culo stretto, non vorrei farmi male io.

E due dita entrano prepotentemente nel culo di Carmen che sussulta, Mauro prepara il terreno, lubrifica e allarga quanto basta per non rendere la penetrazione impossibile.

-Non combatterlo o ti farà molto più male.

Dicendo questo lo punta contro l’ano e spinge mentre Carmen è immobile e si lamenta più per la paura che per il dolore.
Dopo una debole resistenza la cappella si fa strada fino ad entrare tutta e Mauro spinge ancora due centimetri, ritraendosi subito dopo della stessa misura.

-Lo voglio fare centimetro per centimetro. Perchè sia il più doloroso e umiliante possibile.

Carmen in silenzio prova un bruciore che la umilia, e l’allargamento causato dall’intruso le provoca dolore, ma lui tiene fede alle sue parole e continua a torturarla spingendo sempre qualche centimetro in più e ritraendosi. La punizione dura almeno due minuti, e lo fa finchè all’ultima fatidica spinta, le palle toccano contro la sua vagina.
è tutto dentro adesso, e inizia a pompare lentamente. Le mette le mani sui fianchi e da il ritmo, aumentando gradualmente mentre lei soffre, e non soffre in silenzio.
Non lo ha ostacolato ma il dolore e il bruciore che prova sono forti e lei si lamenta senza contenersi.
Quando lui comincia a spingere lei urla, ad ogni spinta sempre lo stesso urlo acuto che lo eccita nella sua ripetitività.
Carmen, una donna strabiliante, una vita di sacrifici e successi, messa li come una bestia, tenuta per i fianchi e un cazzo nel culo che la fa piangere come una ragazzina.
Smette di urlare e singhiozza mentre lui la incula, piagnucola liberandosi di tutta la tensione, l’apprensione, l’indecisione che l’ha attanagliata in questo periodo in cui la sua vita è cambiata.
Non si sente più neanche essere umano, donna, mentre cade sotto i colpi di Mauro si sente animale, poi neanche quello, poi si sente ancora donna e piange, e gode.
E mentre gode urla piangendo e si sente libera, più leggera dell’aria intanto che Mauro la colpisce sempre più forte.
Anche lui grugnisce come una bestia ogni volta che va a fondo, nella casa si sentono solo i loro versi primitivi e lo sbattimento di chiappe di Carmen.
Mauro la prende dai seni e la alza, mentre continua ad affondarle il cazzo nel culo, appoggiando la schiena di lei al suo petto.
Vuole sentirla, vuole vederla, quando le viene dentro. E così succede: abbandonandosi a versi gutturali e mettendole le mani al collo senza toglierle gli occhi di dosso le sborra nel culo affannandosi con il cuore che sbatte contro la sua schiena.
Carmen ha gli occhi chiusi e la faccia tirata, impregnata di lacrime mentre subisce quest’ultima umiliazione.

Venutole dentro Mauro lo estrae e si riversa sul letto di fianco a lei che rimane immobile esattamente nella posizione in cui viene lasciata, appoggiandosi soltanto coi gomiti al letto.
I due riprendono fiato, restano in silenzio, Carmen lentamente si distende e sembra esanime. Poi si gira verso di lui e tenta di metterlo a fuoco.
Gli da un pugno mirando male, lo prende sul collo. Lui si gira leggermente di fianco e risponde con uno schiaffo che la colpisce in pieno volto.
Non servono parole. Si avvinghiano ed iniziano a baciarsi, lingue, labbra, sbavano uno nell’altra.
Sono sfiniti, negli occhi la consapevolezza.
Carmen, che nel frattempo ha appoggiato la sua testa sul petto di lui scatta:

-……devo…andare in bagno.

Si alza e scappa in bagno mentre lui seduto sul letto cerca i pantaloni, estrae una sigaretta e l’accende camminando per la casa. Passando di fianco al bagno dove si è rinchiusa Carmen.
La sente anche, e sente lo scarico del water.
Lei esce e se lo trova davanti, arrossisce, lui sorride.
Spostatisi in cucina, Carmen offre da bere a mauro che senza problemi chiede qualcosa di forte, lei mette un bicchiere e una bottiglia di Tequila sul tavolo e va alla macchinetta del caffè.
Non si sono ancora parlati.
Mauro la osserva da dietro, i capelli scompigliati, una magliettina insignificante che le ricopre interamente il torso e la metà di due chiappe che spuntano da sotto, a piedi nudi.
Le fa tenerezza e sorride mentre lei è di spalle e sente i suoi occhi addosso.

‘Scusa per… il clistere’ le dice con tono amichevole, lei non risponde, non fa una piega, non si gira. Si sente nuda, più nuda di quanto può essere un corpo nudo, scorticata di pelle muscoli e sistema nervoso, solo anima e cervello.
Si gira e sorride imbarazzata, la tazzina di caffè in mano e i peli del bassoventre in bella mostra alla luce gialla della cucina.
Osserva lui, seduto completamente nudo che beve dal suo bicchiere e la guarda divertito.
‘Non so di preciso cosa dire..’ dice Carmen mentre si avvicina al tavolo, Mauro fa un sorriso mentre guarda il bicchiere e dice: ‘Non devi dire niente, vieni qui e succhiami il cazzo’ e completa la frase ridendo.
Carmen ride a sua volta e ridono insieme quando lui all’improvviso cambia espressione e la fissa con sguardo severo.

-No davvero, posa la tazzina e vieni a succhiarmi il cazzo.

Carmen riprende a ridere mentre sorseggia il caffè ma lui non ricambia e la guarda stranito.

-Questa risata era fuori luogo, sono serio. Inginocchiati e succhiami il cazzo.

Carmen impallidisce e posa la tazzina sul tavolo mentre lui annuisce con la testa per confermare le sue parole.
Senza sapere neanche perchè lo fa, si alza e fa il giro del tavolo andando da lui che seduto allarga le gambe soddisfatto e le dice: ‘C’è un momento per ridere e un momento per essere seri’
Lei mentre si inginocchia abbassa anche lo sguardo e sommessamente dice: ‘scusami..’
Mentre chiede scusa, lui le avvicina il cazzo a mezz’asta alla bocca e mette l’altra mano dietro alla sua testa.
Carmen apre la bocca e lo prende, alzando lo sguardo verso quello di Mauro, che da sopra la osserva severo.
Non si aspettava questa ubbidienza e per questo si fa subito duro, con la mano la spinge a fondo e Carmen tossisce senza fiato.

E tutto finisce come è cominciato quella volta al negozio, con Carmen in ginocchio e la sua bellissima testa di capelli biondi che fa su e giù.

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