Capitolo 2 – Il paese è piccola, la gente mormora
Maria se ne era andata da una mezz’ora abbondante e io ero con solo i boxer sulla sedia in terrazza a fumarmi una sigaretta ripensando a quello che mi era accaduto. Naturalmente la erezione ripartì, ero anche tentato di farmi una bella sega in terrazzo ma, ero incuriosito dal gioco a cui accennava Maria e desistetti. La vidi uscire vestita con un abito leggero estivo e sneakers bianche, i capelli erano sciolti e cadevano sulle spalle. Sicura che la stessi osservando alzò una mano e mi salutò senza di fatto guardarmi. La vidi uscire dal vialetto e sparire.
Finii la sigaretta e mi vestii per andare a fare un po di spesa, visto il frigo e la dispensa vuoti. Mi diressi verso la camera dove avevo alloggiato il trolley e il borsone, lo aprii con l’intenzione di sistemare le robe nell’armadio. Lo aprii e vidi che c’era un biglietto sul fondo. Lo presi, c’era scritto “se stai al gioco, indossa jeans e t-shirt senza mutande, Arianna”. Arianna? E chi cazzo era Arianna? E come era entrata nel mio appartamento? Troppe domande senza risposta. Non mi resta che stare al gioco.
Indossai i jeans la t-shirt, niente mutande come mi era stato chiesto. Onestamente non era la prima volta che uscivo senza intimo, con Giulia, la mia ex ogni tanto lo facevamo, era un modo per caricarsi di eccitazione prima di una bella scopata. Uscii dal vialetto e scesi verso il centro del paese alla ricerca di un negozio dove fare un po di spesa. A quell’ora non c’era nessuno in giro e non sapevo da che parte andare. Vidi un signore di mezza età che se ne stava seduto all’ombra a leggere un libro, mi avvicinai e gli chiesi se poteva indicarmi un negozio di generi alimentari. “L’unico rimasto è quello di Arianna, lo trovi avanti su questa strada, 20 metri sulla destra”, Arianna, che sia lei l’autrice del biglietto?, lo scopriremo presto. Salutai il signore e lo lasciai alla sua lettura. Arrivai al negozio, tipico dei paesi con le tende anti mosche all’ingresso, Appena entrato però mi ritrovai in uno spazio ampio molto ben tenuto e in ordine, con tutto quello che può servire, dai generi alimentari ali prodotti per la casa. Arianna si palesò ben presto. Una donna tra i 50 e 60 capelli biondi lunghi, bel viso anche se un po segnato dall’età, alta pressappoco 1,80 indossava una salopette e dei sandali che le davano un aspetto da contadina. Da giovane deve essere stata una gran bella donna. “Buongiorno sono Arianna, lei deve essere il nuovo arrivato in paese, sa come è, il paese è piccolo e la gente mormora”, “già me ne sono accorto” sorrisi, “piacere Carlo e feci per stringerle la mano, lei ricambiò, la guardai negli occhi e rimasi incantato, aveva un occhio verde e uno marrone, “ha degli occhi bellissimi”, “ grazie”. “Prenda pure quello che le serve e se ha bisogno di aiuto sono qui”. “Grazie”, avrei voluto chiederle se era lei l’Arianna del biglietto ma ero restio. Sparì nel retro bottega. Feci la mia spesa e mi avvicinai alla cassa. Arianna tornò dal retrobottega, aveva cambiato abbigliamento, ora indossava un vestito leggero, estivo e a quanto vedevo, senza reggiseno, i capezzoli premevano sul vestito. Posai la merce sul banco e iniziò a passare la spesa e io imbustai. “Sono 32 euro” mi disse. “Posso pagare con il bancomat?”. “Si, certo, ma….” Lasciò per qualche attimo tutto in sospeso, “ma per i pagamenti con carte c’è un piccolo debito da pagare”, non ero sicuro di avere capito bene, debito o addebito? E chiesi “cioè?”. “Calati i jeans, devo fare una verifica”, “scusi?”, “devo vedere se sei senza mutande”, ok, era lei l’Arianna del biglietto. “Immagino che tu abbia deciso di stare al gioco, o no?”. “Ma che avete in questo paese?” dissi quasi scocciato. “Vedi Carlo, da molti anni in questo paese si gioca, è una tradizione che si tramanda, noi siamo solo degli attori, ora tocca a te”, “ma in cosa consiste il gioco?”, “intanto, non fare domande e vedi di fare quello che ti viene chiesto, senza discutere, se non ci stai, basta dirlo e tutto finisce”. Ero tentato di stopparmi, ma quando mai mi ricapita di fare un gioco così? E pensando a Maria nel mio appartamento, chissà cosa mi aspettava. “Ok d’accordo” stavo per calarmi i jeans ma lei mi fermò, “calati i jeans con calma e chiudi gli occhi e non aprirli finché non te lo dirò io”, “sennò che succede?”, “succede che visto che hai accettato di giocare hai anche accettato le conseguenze e quindi le punizioni”, o cazzo, pensai tra me e me. Chiusi gli occhi e abbassai i jeans. Arianna si avvicinò, sentivo che mi stava legando una cordicella nell’attaccatura delle palle e strinse passando poi la corda in mezzo alle palle di fatto separandole. Sentivo le palle turgide. “Bene disse, fin qui tutto ok, non aprire ancora gli occhi”, sentii qualcosa di metallico avvolgere il cazzo, armeggiò ancora un po, poi mi disse “ok, apri gli occhi”, guardai in basso e vidi che aveva legato le palle con una cordicella e infilato il mio cazzo in una gabbietta che di fatto mi impediva di avere una erezione. “Puoi rimetterti i jeans. Tirai su i pantaloni. La gabbietta era chiusa da un lucchetto. “La chiave la tengo io” disse Arianna. “La tengo appesa a questo gancio sopra la cassa, sotto c’è una scatola chiusa con una fessura per infilare dei biglietti. Praticamente la chiave per aprire il lucchetto è messa all’asta, alla fine della settimana, Sabato mattina, aprirò la scatola e chi avrà offerto di più vincerà la chiave e avrà tempo 8 ore per aprire il lucchetto” ero letteralmente basito ma al tempo stesso incuriosito, mancavano 2 giorni al Sabato e quindi non c’era molto da attendere, giochiamocela, ma avevo una curiosità, “se le palle mi facessero male, posso togliere la cordicella?”, “vieni da me che controllerò”, chiesi nuovamente “cosa succede con chi vincerà la chiave?” lei mi disse “non lo so, dipende da chi la vince e cosa vuole fare con la tua eccitazione repressa ah ah”, “anzi, diamo un po di pepe” fa il giro del bancone, appoggi le mani sul bancone e ci si siede sopra, tira su il vestito e allarga le gambe belle sode e muscolose e mi spalanca la sua fighetta rasata e bella carnosa e un po bagnata anche. “Avvicinati”, sto per indirizzarmi con la testa tra le sue gambe ma mi ferma “e no caro, avvicinati ma senza toccare nulla”, si mette due dita nella figa e ci gioca dentro e fuori davanti a me, poi estrae le dita e le mette nella mia bocca “ti piace il mio succo?”, mi parte una erezione che non può avere sfogo, contenute dalla gabbietta, le palle si induriscono e mi fanno un po male, “vedo che ti piace” poi allunga un mano oltre il bancone e prende un perizoma, lo infila tutto nella figa e lo bagna per bene poi me lo fa annusare “tienilo, è tuo se vuoi”, mi allontana, scende dal bancone. “Puoi andare, buona giornata”. Resto li imbambolato per qualche istante, poi come un automa metto in tasca il perizoma ed esco dal negozio. Ripasso davanti al signore anziano che abbassa il libro, mi guarda e mi dice “vedrai che ti divertirai e non vorrai più andartene da qui ah ah” mise la mano in tasca ed estrasse un perizoma, “Arianna ah ah, deliziosa”.
Avrei voluto chiedergli mille cose ma lui mi zittì “non fare domande se non vuoi essere punito, stai al gioco e divertiti, quello che hai alle palle e sul cazzo è niente, credimi ah ah”.
Lo lasciai e mi incamminai verso casa.
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?