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Il divorzio e ritorno a casa

By 26 Dicembre 2025No Comments

Prima d’iniziare questo racconto vorrei precisare ai lettori che mi chiedono se ciò che scrivo è realmente accaduto, che nella mia prima storia (vedi L’inizio – Perdita della verginità) ho detto che avevo deciso di raccontare alcune delle mie avventure che, credo, siano le più coinvolgenti ed eccitanti della mia vita, quindi, a parte nomi ed a volte luoghi, tutto è accaduto realmente.

Dopo un paio di giorni, Diana venne a casa per prendere alcuni vestiti, scarpe ed effetti personali, ma non tentò neanche di giustificarsi per l’accaduto, ne tentò un riavvicinamento.
Mi disse solo che si sarebbe trasferita in un appartamento di proprietà del Cavalier C. che era libero e che, quindi, potevo godermi da solo il nostro.
Dopo aver sistemato le carte del divorzio col mio avvocato ed aver lasciato la parte commerciale dello studio in mano ad un giovane commercialista che avevamo preso come stagista e che si era rivelato molto in gamba e capace, caricai sull’auto un paio di valige con le mie cose e partii per tornare alla mia città.
Non avendo più un alloggio e non volendo tornare a casa dei miei, Giada si offrì di ospitarmi da lei finché non avessi trovato una dimora.
La cosa più difficile fu presentarmi allo studio del padre di Diana, il quale era infuriato con me non solo per aver lasciato sua figlia, ma anche per aver abbandonato lo studio di Milano.
Cercai di calmarlo e rabbonirlo dicendogli che i clienti dello studio, per la parte commerciale erano nelle buone mani del giovane stagista al quale lo avevo lasciato e, anzi, sarebbe stata una buona cosa assumerlo in pianta stabile.
Per ciò che riguardava la parte legale, ormai Diana lavorava a tempo pieno nell’azienda del Cavalier C. e aveva lasciato gli altri clienti del nostro studio, a parte alcuni che erano strettamente legati agli affari dell’azienda.
Non cercai neanche di raccontare cosa aveva portato alla rottura del matrimonio con Diana, non avevo voglia e, forse il coraggio, di dire a suo padre quanto era troia la figlia.
In ogni caso gli dissi che non volevo più lavorare nel suo studio e, quindi, di provvedere a liquidarmi quanto mi spettava della mia quota di socio.
A sera rientrai a casa di Giada stanco e depresso, ma lei mi accolse col suo solito brio e con una cena superba.
-“Dai,” – mi dice mentre mangiamo – “”non essere triste, affronta le cose con serenità, è stato un periodo della tua vita, pensa al futuro”.
-“Dici bene tu, ma io amavo Diana con tutto me stesso e, forse, la amo ancora”.
-“Ok, ma lei ha fatto una scelta e tu non devi rovinarti il resto della vita pensando a ciò che è accaduto”.
Finito di mangiare andammo a sederci nella sala per continuare a parlare.
-“Manuel, devo dirti una cosa.” – dice sedendosi accanto a me – “Sai che da tempo ho voglia di farmi operare e divenire, finalmente, donna a tutti gli effetti, completamente. Bene ora ho da parte la somma necessaria all’intervento ed ho preso contatti con una clinica in Brasile. Ieri mi hanno telefonato e sono pronti a ricevermi; parto la settimana prossima”.
La guardai stupito; da tempo parlava di questo suo desiderio, ma non mi sarei mai aspettato che arrivasse veramente a farlo!!!
-“Non mi guardare così. sai che l’ho sempre desiderato ed ora è arrivato il momento. Mi farebbe piacere che tu rimanessi qui da me, anche per sorvegliare l’appartamento. Starò via solo tre settimane”.
-Certo… Certamente.” – rispondo quasi balbettando – Non ti preoccupare, resterò io, anche perché per il momento non ho trovato niente dove sistemarmi”.
-“Allora che vogliamo fare?” – dice avvicinandosi ed accarezzandomi i capelli – “Questa è l’ultima sera che, se vuoi, puoi avermi, come donna a metà”.
Mi giro verso di lei, guardandola, lei avvicina il viso al mio e posa le sue labbra sulle mie.
Il bacio che ci scambiamo è profondo e passionale ed io mi lascio andare a quel piacere che da molto tempo non provo.
Le mie mani scivolano sul suo corpo, coperto solo da una leggera vestaglia, accarezzando le sue cosce seriche scoperte, per poi risalire e prendere nei palmi i seni sodi con i capezzoli già duri.
Lei si lascia andare all’indietro sul divano trascinandomi con se, sopra al suo corpo che percepisco caldo ed arrendevole.
Continuiamo a baciarci ed accarezzarci con passione, poi lei mi prende il viso con le mani e mi stacca dalla sua bocca.
-“Andiamo di la. staremo più comodi” – mi sussurra sulle labbra.
A malincuore ci solleviamo e ci dirigiamo verso la sua camera da letto.
Appena entrati Giada fa scivolare a terra la vestaglia restando nuda a parte un minuscolo slip che a malapena copre il suo sesso in semierezione.
-“Avvicinati” – m’invita con un cenno del dito sedendosi sul letto.
Mi avvicino a lei che scioglie la cinta, apre la zip dei pantaloni e li abbassa con le mutande fino alle caviglie, lasciando a nudo il mio sesso già duro che punta verso il suo viso.
-“Uuaaoo è da molto che non lo vedo, ma è sempre bello come lo ricordo, bello e duro!!!” – esclama sorridendo.
Poi lo impugna con la mano e l’avvicina alle labbra socchiuse avvolgendolo in un abbraccio caldo ed umido.
Prende a leccarlo dalla punta alla radice ed a succhiarlo con voracità, portandomi in poco tempo al limite dell’orgasmo.
-“Basta Giada, non resisto, sto per venireee…” – quando sento le gambe divenire molli e la sborra salire prorompente dai coglioni.
Ma lei non mi ascolta e continua ad aspirarmi fino a quando le riverso in gola una bordata di sperma, della quale non perde neanche una goccia ingoiandolo tutto.
Quando il godimento scema, lei mi lascia libero, ma non senza prima avermi ripulito per bene con la lingua.
Si alza e mi bacia con la bocca che ha il sapore del mio sperma e comincia spogliarmi.
-“Vieni, ora, voglio godere anch’io” – mi dice dopo avermi denudato e sdraiandosi sul letto, mentre si accarezza il membro rigido.
La seguo, stendendomi accanto a lei e prendendo i suoi capezzoli tra le labbra.
-“Stasera voglio qualcosa di più da te, qualcosa che non hai mai fatto prima” – dice sollevandomi la testa dal seno e prendendosi il sesso con una mano.
-“Dai non aver paura, non morde mica” – mi dice agitandolo.
È vero, anche durante i nostri incontri a tre con Diana, non ho mai dovuto, ne voluto occuparmi del suo sesso personalmente, a parte qualche leggera carezza.
Con dolcezza ma fermamente, spinge il mio capo verso il basso fino a quando il mio viso è a pochi centimetri dal suo membro duro.
Resto qualche secondo esitante sul da fare, poi sospinto dalla sua mano mi avvicino di più ed estratta la lingua do una lunga leccata alla cappella che lei mi sta offrendo.
È profumata e sa di buono, do un’altra leccata e poi, vincendo ogni reticenza me la metto tutta in bocca iniziando a succhiarla.
-“Bravo, così, vedi che non è tanto difficile” – mi dice accarezzandomi i capelli.
La lussuria del momento mi prende e senza più esitazioni me ne affondo una buona metà in bocca.
Per la prima volta nella mia vita sto facendo un pompino al cazzo di un uomo, non di un uomo ma di una donna con l’attributo maschile.
Dopo un po’ lei mi ferma sollevandomi la testa dal membro e guardandomi negli occhi.
-“Stasera non voglio godere così. voglio godere mentre tu mi prendi, mi possiedi. Vieni, fammi tua” – dice e solleva le gambe, si allarga le natiche con le mani e mi offre il suo pertugio posteriore.
-“Vieni ti voglio dentro di me, sentirti che mi apri tutta” – sussurra carezzandosi il buchetto con un dito.
Mi piazzo tra le sue gambe e punto il cazzo verso quell’apertura stretta che lei mi sta offrendo.
Do una spinta e la punta penetra senza incontrare resistenza, un’altra spinta e sprofondo completamente dentro.
-“Oohh sììì… Cosììì… Come sei duro… Come ti sentooo… Scopami, scopami di brutto”.
Eccitato dalle sue parole prendo ad incularla con forza, quasi con violenza e lei ne gode appieno.
-“Sììì… Cosììì… Continua cosììì… Sto per godereee…” – quasi urla.
-“Oraaa… Oraaa… Sto godendooo… Mi stai facendo godereee…” – e vedo uno schizzo di sperma uscire dalla sua cappella, seguito subito da un altro.
Anch’io sono al punto di non ritorno e grugnendo e respirando a fatica, affondando completamente nelle sue viscere vengo con un fiume di sborra allagandole l’intestino.
Esausto ma soddisfatto mi lascio andare tra le sue braccia accoglienti.
-“Sei stato fantastico, ho goduto tantissimo” – mi sussurra dolcemente nell’orecchio, mentre mi tiene stretto tra le braccia.
-“Anche per me è stato bellissimo”. – le rispondo.
Ci addormentiamo così, abbracciati come due amanti.

L’indomani pomeriggio l’accompagnai all’aeroporto dove prese il volo per il Brasile.
Mentre Giada era via mi detti da fare per cambiare vita e ricominciare; con la liquidazione della mia parte di socio dello studio avevo abbastanza soldi per intraprendere una nuova attività.
Ne avevo abbastanza di occuparmi dei conti degli altri, dei sotterfugi che i clienti mi chiedevano per evadere il fisco, dei numeri e delle cartelle esattoriali.
Attraverso internet mi misi in contatto con una ditta olandese che produceva apparati medicali e che voleva avviare un proprio mercato in Italia.
Dopo un breve viaggio in Olanda per un colloquio, riuscii a farmi dare l’esclusiva per la vendita dei loro prodotti in Italia.
Non potendo certo percorrere da solo la penisola in cerca di clienti, mi detti da fare per trovare degli agenti disposti a commercializzare i miei prodotti.
In poco tempo cominciammo a vendere in tre regioni ed i proventi iniziarono ad arrivare.
Intanto le tre settimane di permanenza di Giada in Brasile per l’intervento erano passate e lei fece ritorno.
Andai a prenderla in aeroporto per accompagnarla a casa; io ancora abitavo da lei, non avendo avuto il tempo di trovare un’abitazione, ma solo un piccolo ufficio per le mie attività.
Quando la vidi aveva il viso stanco e segnato.

-“Com’è andata? Mi sembri molto provata” – le chiedo.
-“Abbastanza bene, ma non è stata una passeggiata. Ora devo solo riposarmi”.
Arrivati a casa, non volendo che lei si affaticasse, vado a comprare qualcosa di pronto da mangiare per cena.
La sera seduti sul divano parliamo un po’ della sua esperienza.
-“Sai, credevo fosse meno invasivo” – mi dice sospirando.
-“Hai sofferto molto?”
-“No, non è stato molto doloroso, la cosa mi ha segnato più psicologicamente. Dopo l’intervento mi sono sentita strana, come se mi mancasse qualcosa, come se mi avessero tolto qualcosa dal mio corpo, come in effetti è stato, ma non credevo che mi avrebbe dato quella sensazione di privazione che ho avuto”.
-“I medici,” – continua – “dicono che è normale e che col tempo mi abituerò e quella sensazione sparirà. Vedremo”.
-“Sei delusa?”
-“No, assolutamente, ne ero convinta e l’ho voluto, ora si tratta solo di lasciar fare al tempo. La sola cosa che mi hanno ordinato, è stata di non fare sesso prima di due mesi, fino a quando i punti interni si saranno riassorbiti, e questa è una grande privazione” – conclude ridendo.
-“E poi?” – chiedo.
-“Poi, tra due mesi, dovrò fare un altro viaggio in Brasile per una visita di controllo e se tutto è a posto potrò riprendere una vita sessuale normale”.
-“Ma ora dimmi un po’ di te.” – mi chiede – “Cosa hai fatto in questo periodo? Come vanno i tuoi affari?”
Le racconto del mio accordo con la ditta olandese, dei miei agenti e dell’inizio della vendita dei prodotti che sembra andare bene e così via fino al momento di andare a dormire.
-“Sono abbastanza stanca.” – mi dice ad un certo punto – Il viaggio in aereo mi ha provato e non sono ancora in buona forma, meglio che vada a coricarmi”.
-“Come vuoi, vado a dormire anch’io”.
Ci ritiriamo nelle nostre stanze, ma dopo un po’, spinto dalla curiosità, vado alla sua porta e busso leggermente.
-“Che c’è” – domanda.
-“Posso entrare?”
-“Vieni”.
Lei è già nel letto ed indossa una leggera camicia trasparente.
-“Che succede?” – chiede ancora.
-“Niente, solo volevo chiederti una cosa”.
-“Cosa?”
-“Me la fai… Vedere?” – chiedo titubante – “Ma solo se non ti disturba” – aggiungo.
-“E perché dovrebbe disturbarmi? – risponde ridendo – “Vieni avvicinati”.
Così dicendo scosta le lenzuola e sollevata la camicia apre le gambe.
Mi avvicino per vedere meglio.
Al posto di dov’era il suo membro ora c’è un’apertura delimitata da due labbra sottili. di colore bruno, ma ben pronunciate e quando lei le allarga con due dita, l’interno ha due labbra più piccole di un colore rosa acceso, Quello che manca, per essere una vagina reale, è il clitoride.
-“È… È bellissima!!!” – esclamo convinto.
-“Grazie.” – fa lei ridendo – Ora sono sicura che hanno fatto un buon lavoro”.
-“E potrai avere le stesse sensazioni di prima?”
-“Anche meglio, così dicono i medici, quando sarà il momento si vedrà”.
-“Grazie di avermi reso partecipe.” – le dico convinto – “Ora sei davvero una delle più belle donne che abbia mai visto”.
-“Oh, adulatore, ora vai a dormire che sono stanca” – conclude riadaggiandosi sul letto e ricoprendosi.
-“Buonanotte”.
-“Buonanotte anche a te” – mi augura.

Cari lettori, m’interessano i vostri pareri, commenti e suggerimenti, scrivetemi pure a manuelferrero751@gmail.com

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