Skip to main content

Il pappa

By 31 Dicembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Il pappa
E pensare che ero così educato da chiedere permesso anche quando dovevo aprire una parentesi.
Di buona famiglia, istruito nel miglior college svizzero. Curato nel corpo e nei costumi mi sono trovato ad ereditare uno strano lavoro.
Sono il protettore di cinque ragazze.
La vita &egrave pazza, a volte dolorosa quando a vent’anni ti trovi a dover vivere con uno zio perché sull’autostrada del Sole un camionista ubriaco con il suo TIR ti ha distrutto la tua famiglia. I corpi dei miei erano talmente mal ridotti da renderne difficile il riconoscimento.
Mio zio Alberto era venuto a vivere con me, nella magione avita. La pecora nera della famiglia era l’unico parente disponibile per amministrare con un certo criterio le attività economiche di mio padre. Non che fosse un manager, però inspiegabilmente viveva da ricco senza aver mai lavorato. Diceva che giocava in borsa, trattava l’import export con i paesi del Nord Europa. Ma nessuno ne sapeva di più. Uomo dissoluto, libertino lo definivano i miei quand’erano vivi. Meglio lasciarlo nel suo albergo ad Ostia. Non lo invitavano alle feste, ai party, alle celebrazioni del Natale ai matrimoni, cresime e battezzi. Lo zio Alberto era scomodo perché vero, sincero, schietto a volte offensivo nella sua cruda realtà.
Noi no! Sempre composti, falsi per educazione, meschini con i potenti e arroganti con i deboli. Tesi a esteriorizzare il nostro benessere
I miei poi vivevano nella loro bolla di conformismo circondati di cicisbei, leccaculo e parassiti; intanto tiravano su un figlio, annoiato perdigiorno, con tanto di erre moscia, incapace di svolgere qualsiasi tipo di attività se non quella di blandire cortigiane prostrate, improduttive e con disturbi nell’inflessione verbale, tipo esse sdrucciola, farfugliano shiiiazzo invece di cazzo, shiiiopami invece di scopami. La contessina Aurora li aveva tutti i difetti nella pronuncia dei suoni consonantici ‘s, r, sc, l’ e le sue amiche la invidiavano’

Dopo un breve periodo di tirocinio anche lo zio Alberto salì al cielo e restai solo, nella mia villa romana, con i soldi dei miei e la sua eredità.

– Samantha, con l’acca ‘ precisò presentandosi un mattino. Poi Veronica, Luciana detta Lulù, Claudia e Simona.
Lo zio Alberto prima di morire mi aveva raccontato del suo ‘giro’ di squillo d’alto borgo.

Ricordo la prima volta che sentii la frase “d’alto bordo” pensai essere un’espressione usata un tempo per le navi: le più grandi e belle e meglio armate avevano il “bordo” più alto sull’acqua rispetto a quelle normali. Ma come poi sia passata alle prostitute… mah! Sarà perché i marinai le frequentano parecchio…non so: però mi piaceva immaginarmi due marinai che guardano una bella prostituta e uno dice all’altro: ‘belìn, quella &egrave proprio d’alto bordo!!’

Quindi ero completamente digiuno su cosa fossero venute a fare quelle ragazze a casa mia.
– Penso che tu non abbia bisogno dei nostri servizi ‘ disse la morettina con i capelli a caschetto ‘ uno che vive in una casa come questa non credo abbia bisogno di soldi’
– No! ‘ risposi seccato.
– Vorrà dire che la gestione diventerà auto conduzione ‘ fece la rossa con i capelli lunghi.
– Per rispetto ad Alberto, ti abbiamo fatto una visita..di cortesia.
– Vi sembrerò inopportuno ‘ dissi dirigendole in salotto ‘ ma vorrei capire.
Le ragazze si sedettero, gli offrii un breakfast.
– Ostriche a colazione? ‘ fa Samantha ‘ devi essere matto.
– I miei cuochi alla mattina preparano tre colazioni ‘ dico ridendo ‘ Una italiana composta da: latte, caff&egrave, fette biscottate, marmellata, yogurt e spremuta d’arancia. Una americana: caff&egrave, ovviamente all’americana, molto lungo. Oppure, t&egrave. Niente latte. L’orange juice. Pane e burro, con dolci e torte. A volte prediligo gusti salati: prosciutto cotto, formaggio e uova accompagnati con del pane. Una inglese o tedesca: ‘egg and bacon’: cio&egrave, uova e pancetta, uova fritte in padella con brioche salate, cucinate insieme ai wurstel. Oggi hanno fatto un’eccezione per voi.
– Cazzo, e mangi tutta questa roba ‘ dice Veronica succhiando un’ostrica cruda.
– No! ‘ spizzico qualcosa.
– E butti tutto il resto?
– Non mi sono mai chiesto dove vada a finire quello che avanzo.
Dico alle ragazze che se mi seguono potremmo parlare in palestra.
– Noi con Alberto eravamo tranquille ‘ dice Samantha ‘ ci diceva cosa fare, dove andare, con chi andare e a noi rimaneva il resto del lavoro.
– Parlatemi del vostro lavoro, sono curioso ‘ mentre iniziavo con il taperulan.
Il racconto fu interessante e mi intrigò alquanto. Mi dicevano che lo zio Alberto si era fatto crescere le cosiddette palle e loro lo stress causato dalle troppe feste, dal presenziare agli obblighi mondani dei loro clienti, dalle telecamere sempre puntate addosso dovute alla popolarità degli uomini di successo che accompagnavano. E a volte anche donne, divenute loro habitué.
– Quindi frequentate quella parte del jet set a me poco nota ‘ feci passando alla cyclette.
– E quale sarebbe la parte che conosci? ‘ disse Carla.
– Mi interessa quella che frequentate voi! Industriali, finanzieri, magnati, politici. Io ho sempre frequentato famiglie ricche da generazioni, nobili, eredi di patrimoni, insomma tutto l’opposto di chi si &egrave fatto da solo.
– Non &egrave detto che chi &egrave fornaio sappia fare il pane e chi &egrave miliardario sappia fare i soldi, magari qualcuno dei nostri frequentatori i soldi li aveva già, però non ne usufruisce restando in panciolle ma li investe in qualcosa che rende più sostanzioso il suo patrimonio’lavora!
– Spigatemi come fa’- dico salendo sul vogatore.
– Se hai 100.000 euro puoi anche provare’
– Con gli immobili, ad esempio ‘ la interrompe Simona ‘ ma forse sono pochi centomila’ce ne vorrebbero almeno cinquecentomila per iniziare ad investire in mini appartamenti in località turistiche in via di sviluppo. Se con una di queste operazioni riesci ad avere un 4% o 5% annuo, potrebbe già essere un buon obiettivo.
Parlavano come esperte di finanza, probabilmente i loro guadagni erano ben amministrati.
– Io ad esempio – fa un’altra ‘ ho investito i miei soldi in obbligazioni del governo brasiliano sicure e redditizie, 12% all’anno, mi sono buttata ma non ti consiglio di aprire un’attività potresti peggiorare la tua qualità di vita. La tua esistenza &egrave bella così com’&egrave.
Il tempo passa e le ragazze parlano, parlano e si raccontano. Neanche sotto la doccia mi lasciano stare. Quando cerco di chiudere la porta del bagno, entrano chiacchierando tra loro. Penso che quando mi toglierò la tuta usciranno. Neanche per idea.
– Pensi che un uomo nudo ci turbi? Povero angioletto ‘ dice Samantha ‘ dai fatti vedere come sei maschio.
Impacciato, confuso e un po’ sorpreso per questa intrusione nella mia privacy, mi metto nudo e vado sotto la doccia.
– Ha un bel culo ‘ fa una delle cinque ragazze.
– Ho una stanza da bagno grande ‘ dico io ‘ se volete invitare qualcun altro fatelo pure.
– Spiritoso il nostro nuovo datore di lavoro ‘ sento una vocina che dice.
– Non avevate detto che vi arrangiavate da sole? ‘ continuo a parlare fregandomi i capelli con lo shampoo.
Mi seguono come angeli custodi, dal massaggiatore al footing nel parco continuano a parlarmi di loro e del fatto che potrei adottarle.
– Sei un uomo ricco, non hai il bisogno di spremerci, per gli altri sei intoccabile, noi abbiamo bisogno di chi ci copra la schiena ‘ dice Samantha. La più senior delle cinque.
– Ma non riesco nemmeno ad amministrare il mio portafoglio figuriamoci trovare il lavoro per voi.
– In altri termini noi chiediamo di avere alto rendimento e sicurezza. &egrave un binomio simile alla moglie ubriaca e la botte piena. Ma noi vorremmo continuare a mungere i nostri clienti con la sicurezza di non avere grane, e questo sarebbe il tuo compito.
– Non so come fare a cavarvi dagli impicci! ‘ dico, pensando che la mattinata era quasi trascorsa, un po’ diversa, movimentata, gradevole. Mi sentivo bene con loro, tutte finanza e business. Io, curioso per natura, incompetente per scelta. Ero euforico come non mi succedeva da tempo.
– Cosa pensi ‘ fece sempre Samantha – che noi siamo delle ochette, delle puttanelle, insomma quelle che non se la sentono di impegnarsi in un cammino indipendente dall’uomo, e pendono dalle sue labbra e sopratutto dalle sue carte di credito? Noi siamo delle lavoratrici del sesso, accontentiamo e rendiamo felici i nostri clienti.
– Vedi, ad esempio ‘ continuò un’altra ‘ Veronica &egrave laureata in Scienze Informatiche e aveva un bel lavoro alla IBM, ha lasciato tutto per unirsi a noi. Chi te lo da un lavoro da 10.000 euro a settimana esentasse?
– Io ‘ fa Samantha ‘ avevo una boutique in centro, ho conosciuto tuo zio e ringrazio il cielo se tra qualche anno potrò vivere di rendita a Montecarlo. Senza contare che ho conosciuto quasi tutti i vip della capitale, mi sono divertita indossando abiti firmati, gioielli di lusso, ambienti raffinati. Nelle serate buone prendo 250 euro all’ora, per bere, ballare, conversare, intrattenere, e magari alla fine non mi viene richiesto nemmeno di far sesso.
Mi lascio convincere e nella mia indolenza dico:
– Va bene, ma dovete spiegarmi’
Si mettono a parlare tutte insieme e io non le ascolto, non capisco, dico:
– Ne parliamo a pranzo’vi và.

Passarono i giorni e dalle cinque mie compagne di sventure ricevetti solo delle telefonate. ‘Un buon avvocato’.
E quando seppero che il rampollo dei De Francisci cercava un buon avvocato, non ebbi che l’imbarazzo di rifiutarne almeno una trentina. Scelsi un noto politico che non aveva smesso di esercitare.
‘dei gorilla fidati’. Lo stesso trattamento per la ridda di bodyguard che le agenzie mi volevano fornire.
‘prenotare camere in alberghi prestigiosi a mio nome’.
Molti alberghi romani mi offrirono la suite al prezzo di una singola.
‘una limousine sempre a mio nome’.
I servizi di autonoleggio furono assillanti nell’offrirmi l’autista gratis purché mi servissi da loro.
Non vi dico i tassisti, ogni giorno facevano 100 km di taxi.
‘una residenza con piscina, idromassaggio e giardino’ e così via la giornata volava. Al resto pensarono tutto loro.
Una vita frenetica che contagiava anche me.

Una sera, incuriosito, uscii con la contessina Aurora e Stefany discendente di casa Federici e mi diressi verso le Terme di Caracalla.
– Perché ci hai portato in questo postaccio ‘ fa Stefany indicando i fuochi che le prostitute usano accendere in attesa dei loro clienti.
– Ragioni di lavoro ‘ rispondo io, mentre le due ragazze ridono.
– Lavoro’tu’tu non hai mai lavorato ‘ e sogghignano.
– Ne voglio conoscere una ‘ dice seria Aurora.
– Hai bevuto! ‘ faccio io di rimando.
– Non ti guardo più in faccia se non ti fermi subito ‘ continua lei stizzita.
– Dai ferma la macchina ‘ fa Stefany ‘ che ci divertiamo.
Le accontento, freno e parcheggio poco distante. Serata fiacca dico io, non ci sono molti clienti. Forse &egrave troppo presto.
– Ma che cosa terribile che stiano qui attorno ai loro fuochi ‘ fa la contessina.
– Ma come si può andare con una così? ‘ si chiede l’altra
– E, infatti, non ci va nessuno ‘ rispondo sorridendo.
Le due mie amiche si avvicinano a una loro coetanea, leggermente più vicino a noi rispetto al resto delle peripatetiche addossate al muro.
Sfilando, ingenuamente, una banconota da 50 euro dalla borsetta di Louis Vuitton, iniziano a parlarle facendole una sfilza di domande su come si svolgeva il suo lavoro, sui clienti, sulle tariffe. La ragazza fu molto gentile e spiegò dettagliatamente tutto, comprese le difficoltà di quella vita sulla strada, il pericolo di incappare in certi ceffi che la notte vagano da quelle parti.
– Quelli che vengono con te e poi ti rubano i soldi, ti minacciano e rischi di tornare a casa senza un euro.
Avrei voluto approfondire, ma ero sulle spine, non mi sentivo tranquillo con due ragazze della Roma bene in un luogo così sinistro e malsano. Passata una ventina di minuti da quando le ragazze avevano cominciato a fare domande, mi voltai con l’intento di riportarle a casa. Nel frattempo la strada era bloccata da cinque o sei macchine di ceffi veramente brutti, quell’umanità orrenda che vedi solo di notte. Uomini con le facce patibolari che non erano affatto interessati alle prostitute, ma ovviamente alle due mie amiche. Uno con una voce devasta dal fumo mi chiese:
– Che le gestisci tu queste due cavalle?
– No! No sono due mie amiche che volevano fare un giro per Roma di notte ‘ rispondo terrorizzato.
Da un’altra auto un quintale e mezzo d’uomo gracchiò:
– Perché non le fai battere e facciamo a metà.
Piano, piano tutti escono dalle loro auto e iniziano a fare offerte alle due povere sciagurate che non si erano assolutamente rese conto di quel che avessero provocato con la loro curiosità. Anch’io mi sentivo colpevole. In breve si era aperta un’asta: chi offriva 30, 40, fino a 50 euro. E chi mi faceva capire, senza mezzi termini, che sarebbero state legnate se non gli davo le ragazze.
A quel punto, veloci come gazzelle ci siamo fiondati in macchina e siamo scappati via. In tempo per sentire uno che gridava:
– Ma dove andate, trattiamo, che vogliamo carne fresca’ (quest’ultima frase era detta in inglese che noi capimmo benissimo).

Una mattina, stiracchiandomi nel mio lettone chiedo la colazione, dopo poco sento bussare alla porta e dico:
– Avanti ‘ pensando che Giuseppe, il mio cameriere, sarebbe entrato come ogni mattina.
Invece, sorpresa, c’era Samantha vestita con un kimono in seta color oro e due sandali con tacco a spillo.
– Buon giorno – mi fa porgendomi il vassoio con la colazione.
– Buon giorno ‘ rispondo colto alla sprovvista ‘ che ci fai qui?
– Sono venuta a portarti il caff&egrave, tuo zio Alfredo, pace al’anima sua, una volta alla settimana voleva una di noi, era il suo compenso.
– Ma lo zio aveva già la sua età e una alla settimana era sufficiente, io sono molto più giovane dovrete venire più spesso a trovarmi.
Lei ride e si siede sul letto, non posso fare a meno di rimanere stordito dal suo profumo.
– Vedo che non ho urtato la tua moralità ‘ dice la ragazza sfilandosi il chimono – non mi &egrave sembrato che tu avessi remore religiose, mi sbaglio? Non &egrave che stai soffrendo una crisi mistica? Se vuoi che me ne vada non hai che da dirlo, davvero. Me lo dice ridendo e anch’io non posso fare a meno di sorridere. Sotto &egrave nuda.
– Ma vedi, Samantha, io non sono mai andato con professioniste, ‘sapendolo prima’, trovo che sia umiliante per un uomo pagare l’amore. Una cosa &egrave fare regali a chi ti ha fatto felice, un’altra &egrave pagare una donna per farci l’amore. La differenza mi sembra consistente e importante ‘ dico mentre guardo quel corpo candido, curato come lo strumento che rende il lavoro soddisfacente sotto il profilo economico.
Samantha si infila sotto le coperte.
– Non devi essere così integralista, non vedermi come una professionista, ricordati che tra noi ci sono signore e signorine di classe che vogliono arrotondare di tanto in tanto le loro entrate, la vita &egrave cara lo sai no? Non siamo mica al bordo di una strada con i camionisti. E poi non credere che nel ‘giro’ entri chi vuole, se tu non fossi stato il nipote di Alfredo io non sarei qui di certo.
– Finisco il succo d’arancia poi voglio una dimostrazione pratica ‘ dico prendendo il bicchiere.
– Preferiresti corteggiare una donna che te la fa penare per giorni e giorni per poi scoprire che non e’ nemmeno brava a letto? Oppure sentirti sottoposto ad un terzo grado e dovergli dire per forza che la ami? Vedo che ti &egrave già venuto duro, capisci che ho ragione? Lasciati andare e gustati il TUO piacere, ne vale la pena, credimi.
Lei si volse subito verso di me, la sua espressione era languida, sognante. La baciai, lei si ritrasse.
– Regola numero uno: le professioniste non baciano i loro clienti se non espressamente richiesto e profumatamente pagato.
– Concedimi questo riguardo ‘ le dico sfiorandogli le labbra.
Con calma di chi non ha fretta e vuole assaporare pienamente il piacere che può dare un’incontro amoroso, Samantha si adagia contro lo schienale e ad occhi chiusi si lascia esplorare la bocca tutta accarezzando la mia lingua con la sua, muovendola languidamente, spingendola nella mia bocca a modo che la potessi succhiare. Sospirò alle mani che vagavano sul suo petto, alle dita che facevano il giro delle aureole larghe, fremette sentendosi sfiorare i capezzoli che lentamente si tesero. La sua mano scese lungo il mio ventre, trovò il pene già teso, lo strinse.
– Sì, mi piace! ‘ commentò soddisfatta.
Con movimenti esperti frizionò il suo corpo sul mio, percorse il mio petto e il mio ventre, l’inguine e poi su con la bocca sul collo, mi lambiva con passione, il succhiotto lascivo, i miei capezzoli serrati tra i suoi denti, con le sue mani brandiva il mio pene, abili movimenti iniziarono una lenta masturbazione. Scostai il viso seguendo con gli occhi il movimento della mano. . . Era talmente piacevole…la lasciavo fare. Scese con la bocca verso l’inguine lasciando una scia di saliva. Sentii i seni caldi sfiorare la mia verga, mi abbandonai all’indietro lasciandomi cullare da mille sensazioni, gli occhi fissi sul suo corpo bellissimo.
Aprii le gambe, Samantha scuotendo il mio cazzo tamburellava la cappella sui capezzoli emettendo gridolini deliziati.
– Ecco. . . cosi, si, così ‘ dissi beatamente.
Immerse la lingua nei miei peli premendo la verga contro la guancia poi voltando il viso aprì la bocca alla sua base…ora lambiva il colletto sotto la cappella sforzandosi di avvilupparlo con la lingua poi quando la bocca incappucciò il cazzo per poco non venni come un ragazzino. Lei lo capì e rallentò la pompa.
Sospiravo per le labbra che scivolavano lungo il mio pene in un bocchino reso ancora più sconvolgente ad ogni passata di lingua.
Come già detto non era la prima donna con cui facevo l’amore, però il confronto era certamente a suo favore, certo é che mai bocchino mi era parso più soave, la ragazza mi faceva sentire il rumore umido della bocca che andava sul mio membro il ‘mhhhpf. . . mhhhpf. . . mhhhpf’. Quel tocco, ebbe l’effetto di far scendere le mie mani lungo il suo ventre poi fra le sue cosce, le mie dita lisciarono i peli ben curati, rasati a forma di cuore, Samantha mi agevolò facendomi vedere il bagliore rosso vivo delle carni contornate da labbra rosate. Non avevo mai visto una fica così offerta, le ragazze che avevo frequentato fin’ora erano pudiche anche quando scopavano e spesso lo volevano fare al buio.
Anche il clitoride era gonfio e sporgente.
Lei gentilmente allontanò la mia mano e prese subito a passare la sua su quel bottoncino di carne sensibile, si umettava le dita tra le sue labbra e il mio membro per poi passarsele sul clito scapucciandolo un poco. Aveva il mio cazzo ancora conficcato in gola, con la punta della lingua mi stuzzicava il frenulo, poi ingoiandolo tutto riusciva a tirare fuori la lingua per lambirmi i testicoli. Rimasi stupito, ammirato e sconvolto’le inondai la bocca con il mio seme bollente.
Avevo già visto donne masturbarsi ma nessuna lo faceva come Samantha. Solo le sue narici fremevano dicendo l’emozione che doveva provare, a poco a poco scivolò in avanti aprendosi maggiormente, ora vedevo le natiche tonde, lisce fino all’interno del solco dove nessun pelo celava la rosellina scura straordinariamente eccitante.
Samantha volle che guardassi la mia opera d’arte e aprì la bocca piena del mio liquido denso. Poi con un gesto che mi elettrizzò ingoiò il tutto passandosi la lingua sulle labbra.
Aveva portato una mano ai suoi seni malmenando i bei monticelli, sospirava, le dita si muovevano sulla fica mandavano i bagliori violacei delle sue unghie, le labbra sottili e il clitoride luccicavano degli umori.
Mi cullavo in quella visione rantolando per il piacere che mi dava quella fica così ben esposta ai miei occhi. Con una mano masturbava il clitoride e con l’altra, passandosela dietro la gamba, si infilava due dita dentro muovendole avanti e indietro come per invocare il cazzo.
– Amore’sapessi come mi &egrave piaciuto averti in bocca! Vorrei rifarlo, fino a farti venire un’altra volta’ma ora voglio sentirlo nella pancia il tuo cazzo!
– Lo sai che é eccitante vedere come ti masturbi, sono sicuro che sarei venuto solo a guardarti ‘ dissi squadrando il mio cazzo riprendere quota.
Normalmente dopo essere venuto mi giro da un lato del letto e in posizione fetale mi addormento come un ghiro. Stavolta sembrava mi fossi fatto di ‘bamba’ ero sveglio come un furetto, e il mio pene lo dimostrava ampiamente.
Samantha mi voltava la schiena diritta, notai che faceva una morbida curva nella vita ancora sottile e quando si allargava nelle anche forti come le cosce piene e ben formate ispirava in me una lussuria che si trasmetteva all’inguine facendo pulsare tutto di desiderio. Lo sguardo scivolò sulle sue gambe, soffermarsi sul culo sodo, seguire la curva delle natiche che la posizione delle gambe divaricate lasciavano vedere sino alla giunzione con le cosce i peli rasati, il taglio della fica dalla quale emergevano delle labbra rosee, sottili…
Trasalì, le mie mani stavano risalendo l’interno delle sue gambe, alla loro pressione le divaricò maggiormente, sospirò sentendosi premere sui fianchi.
Vedendomi eccitato, mi spinse supino sul letto, mi salì sopra a cavalcioni e si diresse il mio attributo la dove voleva andare. Appena sentì il glande sull’ingresso della vagina lasciò il pene per portare le dita ai lati della vulva aprendola. Con le cosce oscenamente spalancate guardò il membro lentamente scomparire mentre contorcendosi voluttuosamente si impalava facendomi sentire la carezza della vagina calda, e umida. . .

Samantha sapeva cosa volevano gli uomini, non ne avevo dubbi. Si era fermata col membro interamente conficcato nel ventre, il suo sedere gravava maggiormente mentre sollevando le ginocchia aperte posava i piedi sul letto poi sollevando il bacino, sfilandosi in parte dall’asta di carne si girava di spalle, rimanendo inarcata con l’alto della schiena premuta sul mio petto solleticando il mio collo coi suoi capelli.
– Oh fottimi amore. . . fottimi.
Portai le mani a sostenere le sue natiche, adagio spinsi sulle reni premendo il ventre contro il suo culo, le abbassai, le sollevai ancora.
– Sì, dammelo cosi. . . cosi. . . ah cosi. . . cosi. . .
Cominciò ad accarezzarsi i seni premendoli uno contro l’altro, sollevandoli. Cielo com’erano belli, l’indice e il pollice che comprimevano, tiravano, tormentavano i capezzoli. Li aveva fatti maggiormente emergere e ora sospirava ad ogni spizzico.
Era completamente, impudicamente aperta.
Il piacere che provavo nel pene mi faceva scattare contro le rotondità della mia amica, ben presto sarei venuto di nuovo.
– Ho bisogno del tuo cazzo! Mhhh ‘ mi sussurrava Samantha ‘ Si sfondami, fammi godere. . . quant’&egrave lungo. . . duro e. . . quando mi piace. . . ohhh mi fa. . . godere. . . godereeee. . . ahhh. . . sì. . . che bello!

Non avevo abbastanza esperienza da sapere quando una donna é sul punto di venire. Però Samantha, se lo aveva simulato l’orgasmo, l’aveva fatto veramente bene, sentendo le sue contrazioni intorno al mio cazzo me ne venni urlando di piacere.
S’era immobilizzata stringendo i muscoli vaginali, quando li rilassò feci scattare le reni sbattendo il ventre contro il culo sodo, la scuotevo tutta tanto i miei colpi erano violenti, la ragazza gridò,
Temetti di essere il solo a rimanere appagato, ma lei strisciandomi a fianco mollemente.
– Oh basta, basta . . . sono venuta. . . sono venuta. . .
– Se il buon giorno si vede dal mattino, oggi per me dovrebbe essere una giornata splendida ‘ dissi stringendola forte a me.
– Regola numero due ‘ disse seria Samantha ‘ non andare mai con partner di cui non conosci la condizione fisica, senza preservativo. La maggior parte delle infezioni del virus dell’HIV avvengono, attraverso rapporti sessuali non protetti. Pirla. Io posso avere anche 200 rapporti sessuali in un mese e chi ti dice che non abbia l’AIDS.
– Cazzo, cazzo hai ragione ‘ dissi ritornando nel mondo dei senzienti ‘ ma tu non sei malata’vero?
– Cretinetti, nel nostro lavoro il controllo sanitario &egrave essenziale. In caso di possibile esposizione al virus o subito dopo un evento a rischio ci sottoponiamo ad un particolare trattamento farmacologico noto come profilassi post-esposizione, in grado di ridurre notevolmente le probabilità di contagio.
– Allora sono tranquillo ‘ dissi con lo sguardo preoccupato per una sua risposta negativa.
– Per ora non sei ancora il benvenuto nel mondo dei sieropositivi.
– Però ‘ ragionai ‘ il malato potrei essere io’
– Tu’tu non di certo, ci siamo informate prima di venirti a trovare e sappiamo persino quanti peli hai nel culo.
Si rivestì e uscendo disse:
– Fra due giorni ti mando la rossa.

Leave a Reply