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La rosa bianca

By 2 Giugno 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

LA ROSA BIANCA.

Quello che maggiormente mi colpiva di Elizabeth erano le sue certezze.
La conobbi circa dieci anni fa, a quel tempo la direzione dove lavoravo s’era ingrandita e richiedeva pertanto di una nuova segretaria. Tutto l’ufficio sperava in una persona dinamica e sveglia per migliorare l’andamento del lavoro giacché Clara, l’allora segretaria, era oramai in procinto d’andare in pensione e pertanto senza quell’interesse e quella voglia che anima spesso i nuovi arrivati.

Quella mattina ero impegnato in una trattativa con un importante cliente, dovevo elaborare dei dati che avrei dovuto presentare alla riunione di mezzogiorno, ma come capita in questi casi non riuscivo a far eseguire al computer quello che volevo. Sentii bussare, ‘Avanti’ risposi disattento, la porta si aprì ed entrò il mio capo con una giovane donna, ‘Walter ti presento Elizabeth, da oggi affiancherà Clara in segreteria’ ‘L’attendevamo con impazienza’ dissi allungando una mano per salutarla, la stretta fu energica, ma niente affatto attraente. Elizabeth non mi colpì né per le sue fattezze, né tanto meno, per il suo vestire, pertanto un attimo dopo ero di nuovo preso dal mio problema al computer. ‘Capo scusa sai per caso una volta selezionati i dati in relazione alle due tabelle del data base come posso estrapolare i risultati per dei grafici a torta?’ Incrocia lo sguardo di Elizabeth, lo stesso sguardo glaciale di ha deciso di eliminarti con un colpo di una 44 Magnum con proiettili blindati, ‘digiti F5 selezioni la terza funzione a partire dall’alto e dia di seguito due Enter!’
BANG, colpito al cuore.
Da quel giorno, mi avvicinai sempre più ad Elizabeth fino a diventare un buon amico, conobbi il suo fidanzato ed alcuni suoi conoscenti con i quali legai piacevolmente, questo comportamento avrebbe dovuto allontanare da me ogni idea sessuale anche solo per rispetto verso la sua relazione, purtroppo però ciò non avvenne ed incominciai a sognarla sempre di più spesso, desiderandola con sempre maggiore intensità. Elizabeth non si poteva definire una Pin-up, era una ragazza normalissima, ma giorno dopo giorno trasformai la realtà oggettiva in un desiderio degno dei migliori racconti erotici. Ele, era sempre sobria nel vestire, ma anche a lei specialmente in estate, ogni tanto la camicetta formava una piega più ampia che permetteva di scorgere il piccolo seno; anche lei talvolta per cercare delle vecchie pratiche finite nei cassetti più bassi, si piegava sul tronco, mostrando a chi era dietro il suo sensuale e più che mai abbondante culo, non perché era grassa, ma per il semplice fatto che aveva i fianchi larghi. Ecco, la parte del corpo che più d’ogni altra mi eccitava era proprio il suo sedere, attaccato a quella vita sottile veniva fuori tutto quel ‘popò’ di roba che rendeva le mie notti agitate.

Un giovedì mi chiamò il capo ‘Walter, lunedì pomeriggio dovrò portare la relazione semestrale al Consiglio d’Amministrazione, pertanto mi serviranno i lucidi da proiettare e una ventina di copie della rapporto stessa che però deve essere ancora corretta e stampata in bella copia, ti chiedo un favore da amico più che da collaboratore, io non ce la faccio a fare tutto e sabato devo portare a pranzo fuori un cliente, potresti lavorare nel fine settimana per favore? Naturalmente chiederò ad Elizabeth di rimanere per darti una mano’ Io non amo molto lavorare, anche se sono un buon lavoratore e lavorare nel fine settimana per me non è neanche pensabile, ma se Ele diceva di sì sarebbe stata la prima volta che potevo rimanere solo con lei per parecchio tempo. ‘Capo tu lo sai come la penso, se lo faccio è esclusivamente per farti un favore’.

Sabato mattina, come d’accordo, arrivai alle 9,30, Ele era già lì seduta alla scrivania che raggruppava ed ordinava le pagine della relazione. ‘Ciao Ele, hai già preso il caffè?’ Le dissi sedendomi su una scrivania di lato alla sua ‘Si’ rispose ‘Ma ne bevo volentieri un altro’. Notai subito la splendida camicetta di seta bianca che indossava che se anche abbottonata fino all’ultimo bottone era veramente sensuale ‘Complimenti Ele’ le dissi con tono di vera ammirazione ‘Hai una camicetta veramente elegante’ Ele rispose, come sempre, senza alzare gli occhi da quello che faceva, ed usando un tono distaccato ‘Ti piace davvero? Sono contenta’, ma la sorpresa che doveva rivelarsi ancora più grande. Mentre aspettavo che s’alzasse per andare al bar, senza accorgermene, mi fissai a guardare il seno che si muoveva dietro quell’interessante camicetta, le pieghe che si creavano formavano una danza sensuale che osservavo sempre con maggior interesse; la lucida stoffa si tendeva e s’allentava si piegava fasciando ed esaltando il seno di Ele per poi nasconderlo di nuovo, non riuscivo a capire se indossava il reggiseno o no, poi di colpo la sconvolgente sorpresa, Ele mi guardò, mi disse ‘Andiamo ?’ e si alzò.
Per un attimo rimasi senza fiato, Elizabeth, alzandosi, mi mostrò un paio di gambe che sormontavano un paio di Chanel bianche di almeno dieci centimetri, una gonna anch’essa bianca, che partendo da un palmo sopra il ginocchio, fasciava nella giusta misura il suo mitico e da me sempre più desiderato posteriore, il mio cazzo incominciò ad ingrossarsi con una rapidità sorprendente, data l’ora mattutina. Ero imbarazzato per il rigonfiamento che avevo tra le gambe, Ele mi passò davanti dicendo ‘Su, veloce che abbiamo molto da fare’. Riuscii a riprendermi ed incamminarmi dietro di lei seguendola come un bimbo va dietro il dolce profumo di una pasticceria. Il caffè fu veloce e silenzioso, vedevo Elizabeth più distaccata del solito e non capivo se attribuire questo al fatto che si lavorava di sabato o che era rimasta seccata dal mio precedente rigonfiamento che peraltro non accennava a diminuire. Decisi di far finta di niente e, rientrati in ufficio, mi buttai sulla correzione dei lucidi richiesti dal mio capo. Ogni tanto davo un’occhiata alle tette di Elizabeth la quale continuava il suo lavoro senza degnarmi di uno sguardo.
Ad un tratto ad Elizabeth caddero dei fogli ‘Walter, vieni qua e dammi una mano’ disse con tono stentoreo, mi avvicinai alla sua scrivania ne raccolsi alcuni, ‘Prendi anche quello sotto la scrivania’, guardai con attenzione senza vederne nessuno ‘Non lo vedo Ele’ ‘E’ sotto la scrivania, dai prendilo’ per quanto dubbioso mi accucciai sotto il tavolo per cercare meglio ‘Ele non trov…’ Non finii la frase, mi trovai le gambe di Elizabeth davanti al mio viso che si allargavano mostrandomi la sua fica, ‘Va bene lo cerchi dopo il foglio, adesso vieni qua e leccami la fica’ disse con tono autoritario mentre si alzava la gonna mostrando ancora di più la depilata vagina. Buttai la testa tra le sue gambe ed incominciai a leccare, l’eccitamento era in continua ascesa la mia lingua correva veloce tra le labbra calde della vagina mischiando la saliva e le dolci gocce del suo piacere ‘Mi raccomando, non ti fermare finche non lo dico io’ ordinò Elizabeth quasi minacciosa, le sue mani presero la mia testa, sentivo la pressione delle dita tra i miei capelli, ondeggiavo la lingua sul clitoride provocando in lei continui spasmi di piacere, godevo nel sentire le contrazioni del suo ventre e delle sue gambe, Ele spingeva il mio capo sempre più verso la fica, quasi a volerlo fare entrare tutto dentro, inserivo la mia lingua nella vagina muovendola in ogni direzione, la mia saliva e il suo nettare colavano giù bagnando la poltrona dove era seduta, il suo orgasmo stava per giungere, quando un rumore ci bloccò entrambi per alcuni attimi, giusto il tempo di capire che si trattava di qualcuno dietro la porta che stava bussando.

Ero spacciato, accucciato sotto una scrivania con la testa tra le cosce a leccare la fica che da sempre sognavo, il modo migliore di perdere il lavoro; ma fu lì che ‘provai’ l’incredibile sangue freddo di Elizabeth la quale non fece altro che inserirsi più dentro con la sedia, incastrandomi si maggiormente, ma non facendo vedere nulla all’esterno. ‘Avanti’ disse Elizabeth con la normalità più assoluta ‘Salve Elizabeth, sono venuto a vedere se tutto andava bene’, era il Capo, passato senza preavviso ‘Tutto bene Dottore, e lei?’ rispose Elizabeth come se nulla fosse, come se non avesse affatto una lingua che continuava a correre sulla sua vagina più che mai bollente, come se non ci fosse un pazzo scatenato che continuava a titillarla sulla clitoride provocandole continue contrazioni delle gambe, del resto io non facevo altro che ubbidire ai suoi ordini. ‘Walter dov’è?’ chiese il mio capo con fare interessato ‘E’ andato a prendere qualcosa da mangiare, per fare prima mangiamo qualcosa qui’ ‘Bene, bene vi ringrazio ancora per la vostra disponibilità, io devo andare adesso, salutalo tu Walter, ciao e buon lavoro’ ‘Grazie e buon pranzo’ rispose Ele, la porta si richiuse ed i passi del capo che si allontanavano.
Elizabeth per tutto il tempo della visita non aveva battuto ciglio, ma non appena cessarono i rumori, esplose in un lungo grido e con un ‘Siiiiiiiiiiiiiiiiii’ di piacere per l’orgasmo giunto sia per la mia attività, sia per l’intrigante momento vissuto. Uscii da sotto la scrivania e mi ci appoggiai, Ele era completamente abbandonata sulla sedia, quasi sdraiata con la gonna alzata sopra i suoi larghi fianchi e la testa all’indietro; stava ancora godendosi quell’orgasmo così intenso e così inusuale, era la prima volta che vedevo Elizabeth completamente senza difese, ma tutto questo durò pochi secondi si alzò e disse ‘Brutto stronzo, perché non ti sei fermato?’ ‘Non mi avevi detto di fermarmi’ ‘Hai ragione!’ disse quasi arrabbiata, e dandomi una forte spinta con entrambe la mani facendomi cadere sdraiato sulla sua scrivania, ‘Adesso sarai punito’. Avrei voluto dire o fare qualcosa, ma tanto sapevo che era inutile, non si discute con Elizabeth, e poi perché mai visto che con un gesto veloce abbassò la lampo dei pantaloni tirando fuori il mio pisello duro e pulsante, talmente pulsante che per un momento vidi Ele quasi sorpresa. Non chiedetemi come, perché o che altro, ma la bocca di Elizabeth fu la cosa più eccitante che il mio cazzo ed io avevamo mai sentito; una fica, ma ancora più morbida, ancora più calda, ancora più umida e, soprattutto, ancora più eccitante, le sue labbra si serrarono teneramente sotto il glande mentre la lingua cominciò ad accarezzarlo, lentamente, poi scese giù fino alla base del pene, inghiottendolo e bagnandolo tutto e tutto questo mentre gli occhi di Elizabeth mi osservavano, come sempre, decisi ed eccitanti come non mai.
Ero eccitatissimo, e già pregustavo l’orgasmo che stava per arrivare, quando Ele si fermò un istante, si tolse dolcemente la mia verga dalla sua bocca e disse ‘L’orgasmo che prima mi hai dato va premiato con qualcosa di più, voglio darti quello che hai sempre desiderato da quando mi conosci’ e senza aggiungere altro si inginocchiò sulla sedia, si tirò su la gonna fin sopra i fianchi e disse ‘Forza, mettimelo nel culo’.

Non potevo crederci, ma era lì, il sogno di sempre, l’oggetto delle mie masturbazioni era pronto e disponibile davanti a me, il grosso culo di Elizabeth era a mia completa disposizione; allungai una mano e delicatamente lo accarezzai, un brivido mi pervase la schiena, la pelle morbida mi eccitava come non mai, mi piegai sulle ginocchia per averlo proprio davanti a me, incominciai a baciare e a leccare con voluttà le rotonde natiche che rispondevano ad ogni mia carezza con altrettanti sussulti; con la mia lingua, sempre molto lentamente, incominciai ad avvicinarmi verso il centro di quel fantastico mondo, e quando lo trovai lo baciai con passione ed eccitazione; le mie mani continuavano a disegnare cerchi di piacere sui possenti glutei mentre la mia lingua umettava abbondantemente il suo buchetto. Quando decisi che era arrivato il momento, mi alzai, feci alzare di qualche centimetro i fianchi ad Elizabeth fino a portarli all’altezza del mio pene che appoggiai all’entrata del piccolo tunnel, Ele fece un cenno come a fermarmi e disse ‘Un colpo secco’ e con un colpo di notevole forza, finalmente la inculai. L’urlo strozzato di Ele mi fece capire che il dolore si era fatto sentire per questo attesi un po’ prima di iniziare a pomparla. Altre volte avevo avuto rapporti anali, ma niente era paragonabile al culo che mi stavo facendo, sembrava quasi che il mio cazzo, quel giorno particolarmente duro per la continua eccitazione, emanasse vibrazioni che si disperdevano nel burroso culo di Elizabeth la quale ansimante ad ogni tremito le assorbiva e le rimandava a sua volta. Quando le scariche si fecero più fitte e l’orgasmo che era alle porte sussurrai ‘Ele sto per venire’ Ele senza preoccuparsi più di nulla gridò ‘Si, si, si, anch’io, dai sborami, sborami nel dentro… dai, dai, ora!!!’ Fu l’eiaculazione più copiosa che ebbi mai avuto, non so quanto sperma schizzai nel culo di Elizabeth, ma quell’orgasmo sembrava non finire mai, e la stessa sensazione fu per Ele. Rimanemmo avvinghiati per alcuni secondi, poi lentamente estrassi il mio pene dal suo culo, Ele non si mosse, io mi abbassai lo carezzai con dolcezza, lo baciai e dissi ‘Ti amo’
riferendomi al culo.

Quando Ele tornò dal bagno, sembrava che fosse arrivata in quel momento in ufficio, perfetta sia nel vestire che nel modo di fare, aveva ripreso il suo solito tono di sufficienza, io completamente stravolto avevo si e no rimesso il mio pene, oramai completamente inerte, nei pantaloni; guardai Elizabeth cercando un cenno di dolcezza e di complicità, ma fu un tentativo inutile, mi aggiustai i capelli ed avvicinandomi a lei dissi ‘Senti Ele io..’ ‘Che cosa c’è Walter?’ mi interruppe bruscamente ‘No, Volevo dire che…’ ‘COSA ?’ mi interruppe di nuovo alzando il tono della voce; capii che per Ele non era successo niente, che mentre per me la terra aveva tremato, i cieli si erano aperti, e l’universo aveva pianto, per Ele pardon per Elizabeth non era successo niente, niente che valesse la pena ricordare. Quando uscimmo la sera ci salutammo come tutti i giorni ‘Ciao Ele ci vediamo Lunedì’ ‘Ciao Walter, buona Domenica’. Niente di più.

Il Lunedì mattina arrivai con un po’ di ritardo in ufficio, carico di tristezza e di malinconia, vidi in lontananza vicino al bar Ele che entrava con una collega per il caffè del mattino, era la Ele di tutti i giorni, non quella splendida femmina che avevo scorto solo per un attimo, in un altro momento avrei superato il portone del mio ufficio per raggiungerla, ma quella mattina no, non me la sentii, anzi mi diressi più spedito che mai al mio posto di lavoro. La tristezza che mi aveva tormentato per tutta la domenica stava aumentando, stavo già pensando di prendermi un giorno di ferie mentre aprivo la porta della mia stanza. Entrai richiudendo la porta alle mie spalle, guardai sulla mia scrivania, una rosa bianca si stagliava sulla scura tavola di mogano, mi avvicinai ad essa, la presi tra la mie mani, ne senti l’odore, l’accarezzai delicatamente, quella rosa diceva molto di più di mille parole.

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