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la sorella del mio migliore amico

By 8 Aprile 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

 

 

La sorella del mio migliore amico.

 

“Chissà come sarebbe andare a letto con la persona che incarna il proprio sogno erotico!” questa domanda mi fu posta non molto tempo fa da uno dei miei più cari amici.

 

Non risposi subito ma riflettei osservando quello che ormai da anni era l’oggetto del mio desiderio: sua sorella Fabiola che stava passando davanti la porta della camera da letto in cui eravamo a studiare. In quel giorno aveva indosso una tuta e non era truccata ma mi eccitavo al solo guardarla. Negli anni precedenti avevo avuto modo di osservarla per bene visto che veniva al mare nello stesso lido in cui facevo io stesso l’assistente bagnanti ma nonostante i miei ripetuti attacchi non ero mai riuscito a conquistare il “premio”.

 

Passò davanti la stanza senza darci troppo peso, poi tornò indietro e si sporse solo con la testa, i suoi capelli chiari, quasi biondi le scendevano sulla guancia sinistra e stava appoggiata al muro a fissarci. Dopo qualche secondo il fratello le urlò: “si può sapere che cazzo ti fissi??” la risposta di Fabiola mi lasciò stupito perché con estrema calma disse: “stavate a parlare di figa come sempre vero?” nessuna risposta al volo sono stupore tra me e il fratello. Fabiola fece un passo nella stanza, era a piedi nudi; un piedino sottile il suo con le unghie molto curate. Inutile dire che di lei mi arrapava anche quel piccolo particolare come tutto il resto.

 

Si sedette ai piedi del letto e ci fissò. Passarono diversi secondi prima che uno di noi riprendesse a parlare. “Sapete” cominciò “a me potete dirlo, non mi scandalizzo mica!” io e suo fratello ci scambiammo un’occhiata interrogativa senza capire il senso di quel discorso. Lei continuò “tanto vi conosco e so che quando vi fate le seghe pensate a qualche bella ragazzetta del vostro gruppo” ridendo si voltò verso di me e aggiunse “questo cretinetto di mio fratello l’altre sera ho visto che si segava guardando la foto profilo di Martina, una foto in bikini. E tu, a chi pensi quando vieni?” inghiottii ma non risposi, mi sentivo preso nettamente alla sprovvista. In quell’attimo si rassegnò e alzandosi disse che ci saremmo visti più tardi, mentre usciva fece cadere qualcosa che non ricordo bene e si chinò a raccoglierla. Mi mostrò così in tutto il suo splendore quel culetto tondo che tanto mi aveva fatto fantasticare al mare. Il fratello non notò il gesto ma rialzandosi mi guardò e sorrise. Uscì senza dire una parola.

 

Erano passate almeno un paio d’ore quando mi alzai per tornare a casa; il mio amico uscì prima di me e dovetti rientrare per prendere il casco. Giovanni, questo è il suo nome, mi disse di suonare a casa e che mi avrebbe aspettato in cortile. Così feci. Mi aprì la stessa dea di prima solo che ora indossava shorts e magliettina perché stava uscendo anche lei. Un colpo negli slip; era diventato in un secondo durissimo e balbettavo. “Scommetto che cercavi questo!” mi disse sorridendo mentre aveva in mano il casco. “e-e-e-esatto” solo questo riuscii a dire. Lo presi dalle sue mani e mi diede un bacio sulla guancia dicendo: “io mi masturbo pensando a te e tu a me ci pensi?”. In quell’attimo non capii nulla ma presi la sua manina con le unghie lunghe e smaltate e la misi sul rialzo dei miei pantaloni e dissi: “E’ questo che mi fai!” sorrise e scendemmo insieme le scale.

 

Ci incontrammo il giorno dopo nell’hotel dove lavorava. Non c’era un’anima viva e mi disse di avere pazienza che avrebbe staccato a breve. Mi accomodai nel salottino della reception e attesi li; tornò poco dopo con una chiave in mano e il suo classico sorrisetto. Si avvicinò e mi disse: “Cosa facciamo oggi?” la mia risposta fu brutale: “Oggi scopiamo!” mi diede la chiave e mi disse di andare. Salii in camera, solita comera d’albergo a quattro stelle. Passò pochissimo tempo e Fabiola arrivò in camera.

 

Era a dir poco arrapante: indossava un vestitino verde cortissimo e sandali abbinati con un tacco in legno altissimo. La guardavo ammirato ed eccitatissimo. Mi alzai. Senza dire nulla la baciai e poi la feci distendere sul letto. Mi tolse la t-shirt. Sentivo le sue mani intorno a me mentre sollevano la gonna bramando il suo corpo. La feci alzare e le tolsi il vestito; aveva un completino intimo bianco quasi trasparente; le tolsi il reggiseno. Non era così dotata in quella zona ma a me poco importava. Succhiai i capezzoli e scesi fino all’ombelico. Sfilai lo slip fradicio e baciai il clitoride. Mi alzai. Le scarpe le avevo lasciate perché sentivo una certa eccitazione in quel momento se le avesse tenute. Poggiai le mie mani sulle spalle e la spinsi giù in ginocchio. Aprì la zip. Mi sfilò gli slip e osservò il mio membro duro davanti al suo naso. Sembrava non sapesse cosa fare. Misi la mano tra i suoi capelli e spinsi la sua testa verso me. Aprì la bocca e cominciò a succhiarlo lentamente. Stavo godendo come un maiale. Le tolsi il cazzo dalla bocca la rimisi in piedi. Questa volta scesi io. Baciai i suoi piedini e poi leccai tutta la gamba fino alla figa. Era bagnata a più non posso, quasi goccialava ed era completamente depilata. La feci distendere e cominciai a leccarla. Si agitava aveva gli occhi chiusi e ansimava. Dopo poco smisi e mi allungai sopra di lei. Presi il cazzo e cominciai a penetrarla. Ero delicato. Lei godeva e ansimava. Cominciò ad alzare il volume dopo qualche colpo ben assestato. Stringeva le mani intorno a me e mi spingeva dentro di se sempre più veloce fin quando un urlo di piacere non pervase tutto lo stabile. Quella condizione mi ricordò che stavamo facendo tutto senza preservativo e sentendo vicino l’orgasmo uscii di scatto. Lei aprì gli occhi e mi guardò. Si inginocchiò velocemente e prese di nuovo a succhiarlo. C’ero quasi. Lo tirai fuori dalla sua bocca e le schizzai su tutta la faccia. Anzi il primo schizzo le finì tra i capelli. Andò a sciacquarsi e pulirsi mentre io la osservavo camminare nuda per la stanza con solo indosso le sue scarpe.

 

Fui enormemente soddisfatto, lei ugualmente. Mi confidò che era diverso tempo che voleva farlo e aggiunse che la volta successiva avremmo dovuto parlarne prima di scopare in silenzio.

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