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L’addio al nubilato

By 5 Giugno 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Domani sarà il grande giorno, finalmente ci sposeremo, ma non &egrave questo pensiero che occupa la mia mente, sto ripensando a quella sera della scorsa settimana, quando con alcune amiche sono uscita per festeggiare, e sono ancora sconvolta da quei ricordi.

Non avrei mai pensato che delle giovani donne, alcune delle quali sposate e già madri, di buona famiglia e d’eccellente reputazione, cosa non facile in quest’angolo della marca trevigiana, dove tutti si conoscono e sanno tutto di tutti, potessero abbandonarsi a follie trasgressive di quel genere. Le abbondanti libagioni ci avevano fatto perdere il senso della misura, ci sentivamo totalmente prive d’inibizioni e ci siamo comportate, tutte quante, io compreso, da vere sgualdrine.

Mio fratello, che &egrave un maschilista convinto, dice sempre ‘Ad eccezione di mia madre, mia moglie e le mie sorelle, tutte le donne sono delle puttane.’ Io mi scandalizzavo e ribattevo ‘Sei un maledetto maschilista, esistono un sacco di donne perbene.’ Ora so con certezza che egli ha torto, &egrave troppo ottimista quando esclude dal numero delle puttane, sia la moglie, sia le sorelle.

Avevo invitato mia sorella, mia cognata, e le mie amiche più intime, per passare assieme una serata divertente e diversa dai soliti incontri al tennis, al maneggio od in piscina, ma le cose ci sono sfuggite di mano. Le donne non sono come i maschi, i quali riescono benissimo a divertirsi fra di loro, senza sentire la necessità di una compagnia femminile, e se la cercano, non &egrave per dividere il divertimento, ma &egrave solo per divertirsi essi stessi. Da sempre celebrano quella specie di rito chiamato l’addio al celibato, invece le ragazze hanno iniziato a scimmiottarli solo dopo l’avvento del femminismo.

Per farla breve, eravamo in sei, stipate nella mia Fiat Ulysse, siamo andate in campagna, una trattoria isolata, fra Treviso e Mestre, abbiamo mangiato benissimo, vuotate diverse bottiglie di prosecco e, per finire, bevuto l’immancabile sgroppino, tutto bene! ma alle undici di sera, era già finito e nessuna di noi aveva voglia di tornarsene a casa. Eravamo tutte quante alticce, ridevamo sguaiatamente, ci raccontavamo delle storielle spinte, alcune addirittura oscene, le quali ovviamente avevano per argomento la prima notte di nozze, e ci confidavamo le nostre fantasie erotiche. A quel punto cì&egrave chi ha proposto di andare a ballare.

Sin dall’adolescenza, all’epoca dei primi turbamenti giovanili, quando iniziavamo ad esplorare timidamente gli aspetti più intimi dei nostri corpi, mio fidanzato non perdeva mai totalmente il controllo delle proprie azioni, nonostante i baci e le carezze sempre più audaci, egli non ha mai tentato di scoparmi. Mi aspettavo sempre che egli si sarebbe finalmente deciso a prendersi la mia verginità, ma egli resisteva alle tentazioni, lasciandomi con le mutandine inzuppate, ed io non osavo incoraggiarlo a decidersi, perché temevo d’essere considerata troppo sfacciata.

Egli mi lasciava delusa ed in preda al desiderio, tanto che, di solito, mi abbandonavo a fantasie erotiche, spinte al punto da essere inconfessabili, m’immaginavo al centro di scene di sesso di gruppo, facendo l’amore indifferentemente con uomini e donne, oppure di essere denudata e stuprata da uno sconosciuto in mezzo ad una folla di spettatori plaudenti, od anche di essere chiusa in un bordello a prostituirmi ed altre cose del genere, e pensavo ‘sei una troia, più troia di una qualsiasi puttana’se lo sapesse lui non mi lascerebbe con le mie voglie’ chissà come &egrave fare la puttana’farsi scopare da tanti uomini’mi piacerebbe provare almeno una volta.’, non provavo né vergogna né rimorso per quei pensieri peccaminosi e finivo col masturbarmi prima di addormentarmi.

Ma torniamo alla nostra notte brava, la proposta &egrave stata subito accolta con entusiasmo e ci siamo recate in una balera di periferia, frequentata soprattutto da extracommunitari, dove suonano musica latinoamericana.

L’ingresso del nostro gruppo ha immediatamente succitato l’interesse degli uomini presenti, per un po’, si sono limitati ad osservarci mentre brindavamo alle mie nozze e ci divertivamo fra di noi, ma quando mia sorella mi ha sbottonato la camicetta, mettendo cosi ben in vista il mio seno, appena coperto dal reggiseno di pizzo, e mi ha appeso al collo un cartello con scritto un mucchio d’amenità riguardanti il mio stato di futura sposa, si sono fatti avanti.

Quel cartello attirava gli uomini come un vasetto di miele attira le mosche, in meno di un paio d’ore avevo cambiato cavaliere una dozzina di volte. Ero stata stretta fra le braccia di giganteschi negri, che non si facevano scrupoli di stringermi forte e di strusciare il loro enorme membro su di me, mi palpeggiavano il fondoschiena e il seno, mi sussurravano all’orecchio le loro proposte oscene, ed i più audaci mi avevano spinto la lingua in bocca per baciarmi.

Dopo alcuni balli, fatti in quelle condizioni, la burrasca si era scatenata nelle mie mutandine, la mia fighetta si scioglieva ed ero inzuppate, tanto che non potendo più resistere, sono corsa in toilette per masturbarmi. Veramente, neanche le mie compagne rimanevano con le mani in mano, le ho viste ballare in modo cosi sensuale che, si sarebbe potuto credere che da un momento all’altro si sarebbero messe a fare l’amore in pubblico.

Ne ho visto, avvinghiate ad uomini, che palpavano il seno ed il sedere mentre ballavano, sono sicura che morivano dalla voglia di scopare. Ho visto un paio delle mie compagne, delle quali non voglio rivelare i nomi, uscire in compagnia d’uomini, e tornare dopo un quarto d’ora, scapigliate, rosse in viso e con i vestiti in disordine. Le porche erano andate a fare una sveltina in un angolo buio del parcheggio.

Non che abbia visto tutto quello che facevano, ero troppo occupata a tenere a bada i più scalmanati fra i ballerini, e sicuramente anche le altre sono uscite senza che me ne accorgessi. Insomma, nessuna ha resistito alle tentazioni, tutti i mariti ed i fidanzati sono stati traditi tranquillamente e senza rimorso.

Quando abbiamo lasciato quel locale era quasi l’una di notte, eravamo accaldate e decisamente ubriache, avevamo perso ogni ritegno ed eravamo pronte a qualsiasi trasgressione, tanto avevamo già oltrepassato il segno, e sospetto di essere stata l’unica a non aver ceduto alle proposte degli uomini.

Non mi ricordo chi &egrave stata a proporre di andare a vedere uno spogliarello maschile, ma non ha importanza, era un’idea allettante, non avevamo mai visto niente di simile e tutte quante hanno accettato la proposta con gran curiosità. Siamo partite alla volta di un paese, al limite tra le province di Venezia e di Padova dove c’&egrave un locale che propone questo tipo di spettacolo. Strada facendo cantavamo, in coro, quelle canzoni goliardiche, piene d’oscenità e di doppi sensi, udite quando frequentavamo l’università.

Il locale era semi buio, c’era una pedana, sopra la quale si alternavano alcuni giovanotti che si muovevano al suono di una musica da discoteca, spogliandosi fino a rimanere con addosso soltanto un tanga che lasciava scoperto i glutei muscolosi e non riusciva a mascherare le virilità. Era affollato di donne, di tutte le età, dalle ragazzine in cerca d’emozioni, alle donne mature alla ricerca di ricordi. Il rumore era assordante, urli e gridolini, sembravano tutte in fregola. I camerieri che giravano in fretta fra i tavoli, con addosso soltanto i jeans e dei giubbini senza maniche, mettevano in mostra i petti villosi e le braccia muscolose, mentre i minuscoli grembiuli non riuscivano a nascondere i gonfiori all’inguine.

Ci hanno trovato un tavolo vicino alla pedana ed abbiamo ordinato un paio di bottiglie di vino bianco fresco. Il fumo delle sigarette ed il caldo rendevano l’atmosfera irrespirabile, ed in meno di cinque minute eravamo già sudate, dopo un po’ non resistevamo più. L’una dopo l’altra, ci toglievamo le giacche, i golfini ed aprivamo le camicette, mettendo in mostra le nostre grazie, ma nessuno ci faceva caso, solo i maschi sulla pedana erano oggetti d’attenzione.

Eravamo lì da mezz’ora, a ridere, a gridare ed a fare i nostri commenti, piuttosto salaci, sugli spogliarellisti, quando mia sorella ha bisbigliato qualche parola all’orecchio di un cameriere, il quale ha annuito sorridendo.

&egrave cessata la musica, il ballerino ha lasciato la pedana e vi &egrave salito un uomo col microfono in mano, immediatamente si &egrave fatto il silenzio.

‘Gentili Signore e Signorine, questa notte, abbiamo fra di noi una Signorina che fra qualche giorno si sposerà, e festeggia l’avvenimento con le sue amiche, la vorrei invitare a salire sulla pedana, di modo che tutte voi possiate vederla ed applaudirla.’

Applausi, urli e gridi d’incoraggiamento, mentre le mie compagne mi spingevano ad alzarmi ed a raggiungere l’uomo sulla pedana. Di buon grado mi sono alzata e con passi, resi incerti dall’ebbrezza, mi sono avviata e sono salita sulla pedana. L’uomo ha ripreso a parlare.

‘Gentile Signorina, un avvenimento cosi importante, va celebrato in modo adeguato, ritengo che ci dovrebbe fare vedere come si spoglierà per il futuro sposo.’

Sono rimasta sbigottita dalla richiesta ed ho mormorato ‘Dovrei spogliarmi in pubblico? &egrave questo che intende?’

‘Signorina non faccia la vergognosa, ci faccia vedere un bello spogliarello, meglio se integrale, vedrà che non &egrave poi tanto difficile, e poi ci sono le sue amiche lì ad incoraggiarla, forza! un po’ di coraggio.’

Ho lanciato uno sguardo verso il nostro tavolo, ed ho ricevuto soltanto segni d’incoraggiamento. Dunque volevano vedermi nuda! Un pensiero malizioso si &egrave fatto strada nella mia mente, &egrave troppo comodo cosi! se mi spoglio io, si devono spogliare tutte!

‘Va bene, mi spoglierò, ma non voglio farlo da sola, che vengono anche le mie amiche.’

‘Signorina, &egrave lei la futura sposa, ci faccia vedere di che cosa &egrave capace, se poi le sue amiche vogliono raggiungerla, sono libere di farlo.’

L’orchestra ha iniziato a suonare la celebre musica di nove settimane e mezzo, ed io ho incominciato a muovermi seguendo il ritmo. Ho chiuso gli occhi, l’ebbrezza mi faceva sentire leggera, euforica, assolutamente priva d’inibizioni e pronta a fare qualsiasi cosa senza provare vergogna, improvvisamente tutto questo mi sembrava molto divertente ed eccitante.

Con mosse sensuali mi sono levata la camicetta ed il reggiseno, poi lentamente ho sganciato la gonna, facendola scivolare piano verso il basso, con un calcio mi sono liberata dalle scarpe e piano mi sono sfilate le autoreggente, infine molto lentamente ho abbassato le mutandine e sono rimasta nuda, ho alzato le braccia e, ballando al ritmo della musica, ho fatto alcuni giri su me stessa, dando così a tutti l’opportunità di ammirare il mio corpo per bene, poi con finto pudore, mi sono coperta la fighetta con le mani. Ero in preda all’euforia, era la cosa più eccitante e divertente che avessi mai fatto.

L’esempio &egrave contagioso, perché non mi ero neanche levato il reggiseno che mia sorella saliva sulla pedana, subito seguita da mia cognata e poi una ad una da tutte le altre, ed anche loro iniziavano a spogliarsi.

Stavamo ancora ballando, che l’uomo si faceva strada fra noi ed urlava nel microfono ‘Un bell’applauso a queste graziose Signorine che ci hanno allietato col loro bellissimo spogliarello integrale, non &egrave uno spettacolo che si vede spesso.’

Ma egli aveva perso il controllo della situazione, alcune ragazze erano salite sui tavoli ed improvvisavano il loro spogliarello personale. L’uomo era preoccupato, era sudato, e chiamato i camerieri, li mandava in giro per la sala per ristabilire una parvenza d’ordine, ci si &egrave rivolto, quasi supplichevole ‘Raccogliete le vostre cose ed andate a rivestirvi in fretta, se dovesse arrivare la polizia, sarebbero guai per tutti.’

Ci siamo affrettate a raccogliere i nostri indumenti sparsi sulla pedana, e seguendo le indicazioni del presentatore, ci siamo infiliate dietro una tenda.

Abbiamo trovato una sorpresa, dietro la tenda c’era un locale che serviva da camerino agli spogliarellisti, erano tutti lì, una dozzina circa, ci hanno accolte con applausi e grida d’entusiasmo, in un attimo siamo state circondate ed afferrate da maschi vogliosi, che sembravano bene decisi ad approfittare dell’occasione, e noi, anziché respingerli, ridevamo e protestavamo senza grande convinzione, consegnandoci cosi alle brame degli uomini.

Ero la preda più ambita ed in un attimo mi sono ritrovata in balia di cinque, o forse sei, ragazzotti ben decisi a scoparmi. Questi ridevano, mi palpeggiavano, strusciavano i loro membri su di me e mi dicevano ‘Forza bellezza, apri le gambe che ti facciamo divertire.’

La voglia era tanta, ma mi sono spaventata, un conto sono le fantasie ma la realtà &egrave tutto un’altra cosa, e poi mio futuro marito si sarebbe accorto che non ero più vergine; ho pianto e supplicato ‘Vi prego non fattelo, sono ancora vergine.’

Essi mi sbeffegiavano e ridendo rispondevano ‘Ci credi proprio scemi? Vuoi farci credere che una putanella come te, che si spoglia come una professionista dello striptease sia ancora vergine? non ce l’ha il cazzo il tuo fidanzato? Ma ora lo controlleremo subito e sapremo se sei vergine come dici.’

Mi hanno aperto le gambe tenendomi ferma, sentiva la punta di un cazzo spingere, io scalciavo e mi dimenavo così tanto che hanno desistito, mi hanno lasciata guardandomi con un misto di delusione e di disprezzo.

Intanto, le mie compagne si davano da fare, tutt’attorno si svolgeva un’orgia indescrivibile, con delle scene degne degli affreschi di Pompei, tutte sembravano impazzite e si abbandonavano al sesso più sfrenato. Gli uomini erano scatenati, sembrava che il loro unico pensiero fosse di scopare il maggior numero di donne possibile.

L’ammucchiata ha avuto fine soltanto quando, dopo aver soddisfatto tutte le loro voglie, i maschi avevano esaurito le loro forze e non ce la facevano più a risvegliare le loro virilità.

La notte volgeva al termine quando abbiamo lasciato quel posto e ci siamo avviate verso casa, eravamo silenziose, ancora frastornate dalle nostre avventure erotiche, quasi malinconiche; passata la sbornia, incominciavamo a renderci conto della gravità delle nostre azioni ed anche delle possibili conseguenze.

Eravamo sporche, ci portavamo addosso l’odore del sesso, gli abiti erano sgualciti e macchiati, senza più biancheria intima, che era stata trattenuta come trofei dagli uomini, il trucco era sfatto ed i capelli erano arruffati ed invischiato d’umori e di sperma.

Al momento della separazione, tutte quante mi hanno baciato, ringraziandomi, con aria complice, per la bella serata, senza fare altri commenti.

Quest’avventura &egrave un segreto fra di noi e tale deve rimanere per sempre. &egrave strano, non avrei mai pensato d’essere capace di fare quelle cose, sapevo già di non essere una santa, ma ho scoperto che mi e difficile resistere alle tentazioni ed anche d’essere davvero una porca, ma sono in buona compagnia, perché mia sorella, mia cognata e le mie care amiche sono tutte delle gran puttane.

Sarà stata colpa del vino o dell’ambiente, ma &egrave inutile cercare scuse, &egrave stata una notte di follia. Tutti questi ricordi, mischiati al pensiero della prossima notte, mi eccitano, ho voglia di sentire un bel cazzo, lungo, grosso e duro, colmare la mia fighetta.

Lentamente, ma inesorabilmente, le mie mani scendono, si fermano ad accarezzare le tette, a vezzeggiare i capezzoli che ho turgidi, poi proseguono sul ventre soffice e raggiungono il morbido monte del sesso. Non resisto, il dito cerca il clitoride, lo trova, sussulto di piacere e sprofondo nell’estasi del godimento. Spingo due dita dentro la figa, sento l’orgasmo giungere prepotentemente e dopo un ultimo spasmo, m’addormento sfinita ed appagata

per commenti brubu@yahoo.it

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