Quella mattina, il pensiero di zia Francesca mi attanagliava, ogni dettaglio del suo corpo nudo tornava alla mente come una visione irresistibile. Immaginavo le mie labbra scivolare su ogni centimetro della sua pelle, baciandola con una dolcezza che contrastava con il fuoco che bruciava dentro di me. La tensione mi stava consumando, un misto di ansia e desiderio che sembrava non dare tregua.
Decisi di andare a farmi una doccia fredda, sperando di calmare quella frenesia che mi opprimeva. Ma appena entrai nel bagno, notai le sue mutandine ancora lì, sul bordo del cesto, sporche di piacere e di ricordi della notte precedente. La visione fu troppo. Ogni pensiero di distrazione svanì in un istante, e il desiderio prese il sopravvento. Non potei fare a meno di afferrare quel tessuto e lasciarmi andare, dandomi piacere con un’intensità che solo il pensiero di lei poteva scatenare.
Il sollievo fu immediato, ma l’attesa del suo verdetto continuava a pesare come un macigno.
Dopo quell’intenso momento di piacere, mi sentii momentaneamente sollevato. Mi feci una doccia, cercando di lavare via quella tensione che mi opprimeva, ma il pensiero di zia Francesca rimaneva fisso nella mente. Mi vestii in fretta, pronto per uscire a pranzo con degli amici, anche se ogni fibra del mio essere avrebbe preferito restare a casa, in attesa di una sua risposta.
Il pranzo fu una lunga e noiosa parentesi, una sequenza di parole e discorsi che non riuscivano a penetrare la cortina dei miei pensieri. Sinceramente, non ricordo nulla di quello che abbiamo detto. Se qualcuno me lo chiedesse, la mia mente potrebbe solo restituire una vivida immagine di me, perso nel piacere, mentre leccavo i capezzoli di zia, godendo della loro morbidezza. Era come se fossi fisicamente lì con i miei amici, ma il mio spirito e il mio desiderio erano rimasti in quella casa, intrappolati tra le lenzuola e i ricordi della notte precedente.
Lo strazio di quella lunga attesa finalmente finì, e mi ritrovai di nuovo sulla strada verso casa della nonna, col cuore che batteva più veloce man mano che mi avvicinavo. Non appena aprii la porta, i miei occhi si posarono su zia Francesca, distesa sul divano del salone, intenta a guardare la televisione. Il suo corpo sembrava rilassato, ma il suo sguardo, appena mi notò, si fece più attento, quasi intrigato.
“Com’è andato il pranzo?” mi chiese con un sorriso che sembrava più un’ombra di malizia.
“Tutto bene, zia, anche se un po’ noioso… e qui invece? La nonna dorme?” risposi, cercando di mantenere la calma nonostante l’agitazione che montava dentro di me.
Lei annuì con grazia, accennando un lieve movimento del capo, e io mi sedetti accanto a lei, abbastanza vicino da sentire il suo calore. Il divano scricchiolò appena sotto il mio peso, e l’atmosfera tra di noi divenne improvvisamente più densa. I miei occhi non potevano distogliersi da lei.
“Zia…” le dissi a bassa voce, cercando il suo sguardo, “hai pensato alla mia proposta?”
C’era un fremito di desiderio nella mia voce, e lei, quasi leggendo quella mia tensione, mi accarezzò lentamente il volto con le sue dita, come se volesse calmarmi e allo stesso tempo accendere quel fuoco che sapeva già bruciare tra noi.
“Sinceramente, non lo so,” sussurrò con un tono così soffice che mi fece rabbrividire, “amo come mi sento durante i nostri momenti di passione…” le sue parole sembravano fluttuare nell’aria, come una promessa sospesa. “Ma… è sbagliato.” Le sue labbra si piegarono in un sorriso tentatore, quasi come se il “sbagliato” le desse ancora più piacere. “Ed è un grande rischio…”
La sua mano si mosse delicata lungo il mio collo, scendendo verso il petto, e i suoi occhi brillavano di un’emozione che non poteva più nascondere. Io la guardai con foga, incapace di trattenere il mio desiderio. Volevo assaporare ogni parola, ogni esitazione, ogni gemito soffocato che sembrava pronto a uscire dalle sue labbra.
“Zia… non possiamo lasciar perdere tutto questo…” risposi, la mia voce calda e insistente, “Non possiamo fermarci proprio ora, dopo tutto quello che abbiamo vissuto… mi fai impazzire.” Le afferrai dolcemente la mano, portandola alle labbra e baciandola con una lentezza studiata, assaporando ogni secondo.
Lei chiuse gli occhi per un attimo, trattenendo il respiro, e capii che anche in lei la lotta era ancora accesa.
Ci baciammo con una passione travolgente, le nostre lingue si cercavano, si inseguivano in un gioco febbrile. Le mie mani afferravano il suo seno con decisione, sentendo il calore del suo corpo attraverso il tessuto sottile del pigiama. Ogni suo respiro si faceva più corto, più intenso, mentre il suo petto si alzava e si abbassava sotto il mio tocco, come se fosse incapace di controllare quel desiderio che sembrava consumarla.
Mi staccai per un momento dalle sue labbra, guardandola negli occhi, col cuore che batteva forte. La tensione era palpabile, l’eccitazione quasi insostenibile. “Zia…” sussurrai con un tono soffocato dalla passione, “se vuoi… posso aiutarti a prendere una decisione.”
Lei non rispose con parole, ma il lieve cenno della sua testa era tutto ciò che mi serviva. Mi inginocchiai lentamente davanti a lei, sentendo il suo respiro farsi più irregolare. Le mie mani scivolarono con calma lungo le sue cosce, accarezzandole con una lentezza volutamente seducente. Con delicatezza, iniziai a sfilare i suoi pantaloncini, scoprendo prima le sue gambe, poi, con un gesto fluido, anche la sua intimità.
Era lì, liscia e perfetta, esposta davanti a me, emanando un calore irresistibile. Ogni parte del suo corpo sembrava chiamarmi, implorarmi di andare avanti. I suoi occhi mi fissavano con un misto di desiderio e ansia, ma non c’era più alcuna esitazione nel suo sguardo. Sapevamo entrambi cosa stava per succedere, ed entrambi lo desideravamo con ogni fibra del nostro essere.
Le mie labbra scivolarono con dolcezza lungo l’interno delle sue cosce, lasciando una scia di baci lenti e appassionati, mentre sentivo il calore del suo corpo aumentare sotto il mio tocco. Ogni bacio sembrava accendere una nuova scintilla di desiderio, fino a quando le mie labbra raggiunsero la sua intimità. Con delicatezza iniziai a leccarla, esplorando ogni angolo di quel piacere nascosto, provocandole dei gemiti soffocati che cercava di trattenere, ma che si facevano sempre più insistenti.
La mia lingua si muoveva con precisione, alternando movimenti lenti e circolari a piccoli colpi rapidi, mentre il sapore della sua pelle mi inebriava. Il suo corpo reagiva istintivamente, i suoi fianchi si muovevano appena, seguendo il ritmo della mia bocca, come se cercasse di intensificare quel piacere che cresceva dentro di lei.
Poi le mie dita vennero in aiuto, accarezzando con delicatezza l’ingresso della sua intimità prima di affondare dentro di lei, lentamente, accompagnando ogni movimento della mia lingua. Il suo corpo tremava sotto di me, mentre i suoi gemiti si facevano più intensi, sempre meno trattenuti. Ogni vibrazione del suo corpo era una conferma del piacere che stava provando, un piacere che sembrava crescere ad ogni secondo, portandola sempre più vicino al culmine.
Le sue gambe si strinsero attorno a me, e i suoi gemiti, ormai impossibili da soffocare, riempirono la stanza in un crescendo di passione che sembrava non voler finire.
Quando raggiunse l’orgasmo, il suo corpo si irrigidì per un attimo, prima di esplodere in una serie di gemiti forti e profondi, così intensi che rimbombarono nella stanza, riempiendo l’aria di eccitazione. Il suo respiro si fece corto, affannoso, mentre il suo corpo crollava sul divano, completamente estasiata dal piacere.
Con un sorriso soddisfatto, le accarezzai dolcemente il viso, il suo sguardo era ancora perso nel vortice delle sensazioni appena provate. “Zia, non dovevi urlare così,” le dissi in tono provocatorio, con un sussurro malizioso. “Sei proprio una maiala…” aggiunsi, mentre il mio pollice tracciava un sentiero sensuale sulle sue labbra, soffermandomi sul loro morbido contorno.
Lei mi guardava ancora con gli occhi socchiusi, il petto che si alzava e abbassava velocemente per il respiro affannato. “C’è bisogno di qualcosa che ti tappi la bocca,” continuai, il tono della mia voce basso, pieno di eccitazione, mentre premevo delicatamente il mio pollice sulle sue labbra semiaperte, suggerendo un piacere ancora più profondo e provocante.
Tirai fuori la mia virilità, e senza dire una parola la strusciai dolcemente sulle sue labbra carnose, provocandole un lieve sussulto di eccitazione. Lei, senza esitare, la afferrò con una mano decisa, iniziando a muoversi lentamente, facendo salire in me una sensazione di piacere che cresceva a ogni suo tocco. Il suo sguardo era fisso su di me, pieno di desiderio, mentre i suoi movimenti si facevano sempre più sicuri e provocanti.
Non ci volle molto prima che l’eccitazione la sopraffacesse completamente. Con un gesto fluido, portò la mia virilità alla bocca, iniziando a succhiarla e leccarla con una maestria tale da farmi impazzire. Ogni sua mossa era lenta e intensa, ma si faceva sempre più rapida, sempre più affamata. La sentivo prendere sempre più profondamente, i suoi gemiti soffocati dalla mia carne, il suo respiro che si faceva affannoso mentre affondava sempre di più.
Più la sua saliva ricopriva ogni centimetro della mia virilità, più l’intensità del piacere cresceva, inondandomi di una sensazione incredibile che mi attraversava come una scarica elettrica. Ogni movimento della sua lingua, ogni affondo profondo, sembrava portarmi più vicino al limite, e il suo sguardo, pieno di lussuria, rendeva tutto ancora più eccitante.
travolto da quell’onda di passione, finì per venire nella sua dolce bocca e
Dopo quel momento di intenso piacere, rimasi lì, ancora avvolto dall’eccitazione, mentre la guardavo ingoiare ogni goccia con una naturalezza che non mi aspettavo. Lei si passò la lingua sulle labbra, guardandomi con un sorriso malizioso, e notò il mio sogghigno.
“Ti faccio ridere?” chiese, con una voce bassa e divertita.
“No, è solo che… non pensavo fossi così sexy mentre ingoi la mia passione,” le risposi, con un mezzo sorriso.
Lei rise piano, scuotendo leggermente la testa. “Ah sì? E tu cosa pensavi di me, eh? La tua zia tutta casa e chiesa?” disse, prendendomi in giro con tono scherzoso, mentre si sdraiava sul divano.
Mi misi sopra di lei, lasciando che le sue cosce mi avvolgessero, e poggiai la testa sui suoi seni, sentendo il loro calore contro la mia pelle. “Beh, diciamo che non immaginavo di vederti in vesti così… eccitanti,” le dissi, accarezzandole dolcemente il fianco con le dita.
Lei mi guardò, con un sorrisetto seducente e gli occhi pieni di complicità. “Oh, tesoro, c’è molto che non sai ancora di me,” disse, facendomi l’occhiolino.
“Mi stai dicendo che ci sono altre sorprese?” le chiesi, sollevando un sopracciglio con curiosità.
“Sorpresa o meno, dipende da quanto sarai bravo a meritartelo,” rispose, mordendosi il labbro e stringendo leggermente le sue cosce intorno a me, come a voler amplificare il contatto tra noi.
“Sono pronto a dimostrartelo, zia. Sono pronto a tutto,” le sussurrai all’orecchio, facendo scorrere le mani lungo il suo corpo, assaporando ogni centimetro della sua pelle calda.
Lei mi accarezzò i capelli, sospirando. “Sai una cosa? In tutta questa follia… mi diverto anch’io. Forse più di quanto dovrei.”
“È proprio questo il bello,” le risposi, sollevando leggermente la testa per guardarla negli occhi, “vivere il momento, senza pensare troppo.”
Lei rise, ma il suo sguardo era pieno di desiderio e sfida. “Sì… ma ricordati, tesoro, io sono sempre quella che comanda qui.”
Le sorrisi, mentre lei stringeva ancora di più le sue cosce attorno a me, il calore della sua pelle contro la mia, e in quel momento capii che non c’era posto in cui volessi essere se non lì, avvolto da lei, pronto a scoprire ogni lato nascosto della sua sensualità.
Le sue parole avevano acceso una nuova consapevolezza in me: ciò che stava nascendo tra noi non era un fuoco che si spegneva, ma una fiamma appena accesa, pronta a divampare. Mentre stuzzicavo il suo capezzolo con i denti, lasciando che i nostri corpi si fondessero sempre più vicini, le sussurrai, con tono provocante: “Ah sì, dici che comandi tu? Che ne dici se ti faccio vedere chi comanda davvero?”
Lei scoppiò in una risata calda e sensuale, uno di quei suoni che ti fanno venire i brividi lungo la schiena. Poi, senza dire altro, mi afferrò e ci tuffammo in un altro bacio travolgente, le nostre lingue che si cercavano, mentre le nostre intimità si strusciavano con una passione incontrollabile. Ogni contatto, ogni movimento, era un’esplosione di piacere, come se il mondo attorno a noi fosse scomparso, lasciandoci soli a condividere quel momento perfetto.
Le mani esploravano il suo corpo, mentre il calore cresceva e i respiri si facevano sempre più profondi e affannati. Tutto sembrava andare per il meglio, così incredibilmente intenso e sublime… fino a quando il campanello suonò, spezzando all’improvviso quell’incantesimo.
Restammo immobili per un istante, con i nostri corpi ancora incollati, incapaci di credere che quel momento magico fosse stato interrotto.
Zia Francesca si alzò di scatto, affrettandosi a rivestirsi in tutta fretta mentre io, preso dal panico, cercavo di coprirmi alla meglio. Scivolai giù dal divano e, cercando di fare meno rumore possibile, corsi verso la mia stanza. Il cuore mi batteva all’impazzata, e il pensiero di essere sorpresi in quel momento mi fece sentire una scarica di adrenalina.
Una volta al sicuro nella mia stanza, mi fermai un istante, il respiro ancora affannato. Mi vestii in fretta, cercando di ascoltare attraverso la porta chi potesse essere alla porta. Le voci erano ovattate, ma a mia grande sorpresa, riconobbi una voce familiare. Era Adriana, la figlia di zia Francesca. Il cuore mi balzò in gola.
Scoprii poco dopo, parlando con zia Francesca, che nessuno, eccetto la nonna, era a conoscenza dell’arrivo di Adriana. Doveva essere una sorpresa, una visita inaspettata e di certo non programmata. Ma in quel momento, quella sorpresa era tutt’altro che gradita.
La sua presenza rischiava di rovinare tutto, di spezzare l’intimità e la complicità che stavamo costruendo io e zia. Sentivo già l’amaro della situazione prendere forma dentro di me. Adriana avrebbe sicuramente messo i bastoni tra le ruote, e con lei intorno, sarebbe stato impossibile continuare quel gioco proibito che ci stava consumando.
E mentre cercavo di pensare a come aggirare quella nuova, scomoda dinamica, la frustrazione cresceva.
Misi da parte per un attimo tutta la frustrazione che mi attanagliava e, dopo essermi sistemato per bene, andai in salone per salutarla. Appena varcai la soglia, i miei occhi non poterono fare a meno di brillare. Adriana era cresciuta in modo sorprendente, ereditando tutta la bellezza della madre, ma con un fascino unico che la rendeva ancora più attraente.
Era stupenda, e non riuscivo a credere a quanto fosse cambiata. Non la vedevo da così tanti anni, eppure, vedendola lì, mi resi conto che quel leggero batticuore che avevo sempre provato per lei non era mai del tutto scomparso. Da bambini, era solo una cotta innocente, una di quelle infatuazioni che si pensa di dimenticare col tempo. Ma ora, davanti a me, Adriana non era più la ragazzina che ricordavo, ma una donna seducente e affascinante, capace di far riaffiorare vecchie sensazioni con una sola occhiata.
I suoi occhi incontrarono i miei, e per un attimo mi sentii come ipnotizzato. Ogni pensiero su zia Francesca e su quello che era successo si dissolveva, lasciando spazio a un nuovo desiderio che cresceva dentro di me.
Adriana era una visione di bellezza
seducente e delicata, un’eleganza che si rivelava in ogni suo movimento. Il suo fisico atletico, scolpito dalla danza, era snodato e slanciato, con curve appena accennate ma irresistibili. Le sue gambe lunghe e affusolate erano un vero spettacolo, ma era il suo fondoschiena sodo e perfettamente definito che catturava ogni sguardo. Ondeggiava leggermente ad ogni passo, accentuando una sensualità naturale che sembrava quasi inconsapevole, ma assolutamente magnetica.
La pelle di Adriana era chiara, quasi luminosa, punteggiata da guance sempre rosee che esaltavano il dolce contrasto tra la sua innocenza apparente e la sensualità del suo corpo. I capelli castano chiaro, lunghi e lisci, scivolavano sulle sue spalle con grazia, incorniciando un viso che era un incanto di dolcezza. I suoi occhi castano chiaro brillavano sotto la luce, pieni di calore e innocenza, con uno sguardo tenero che sembrava voler penetrare l’anima di chiunque incontrasse.
Le sue labbra lunghe e leggermente carnose invitavano a baci, mentre un piccolo sorriso spesso rivelava la macchinetta ai denti che indossava, un dettaglio che rendeva il suo aspetto ancora più affascinante e malizioso. Il suo seno, piccolo ma sodo, aggiungeva un tocco di eccitante perfezione al suo corpo. Ogni volta che si muoveva, il suo petto si sollevava leggermente, creando un contrasto seducente tra la sua dolcezza innocente e l’irresistibile carica erotica del suo corpo. Adriana era la perfetta fusione di innocenza e provocazione, capace di stregare chiunque con la sua semplice presenza.
Scambiammo qualche chiacchiera in cucina: io, la nonna, zia Francesca e Adriana. L’atmosfera era leggera, ma quando la nonna fece presente che avremmo dovuto dividere la camera, il mio cuore affondò. Non solo la presenza di Adriana complicava tutto, ma dover dormire nella stessa stanza significava che le mie possibilità di stare con zia Francesca si riducevano a zero.
La mia mente si affollò di pensieri. Immaginavo come sarebbe stato stare lì, a pochi passi da Adriana, mentre la mia mente tornava ai momenti passati con zia Francesca. La frustrazione cresceva, mescolata a un’eccitazione mal celata. Non riuscivo a scrollarmi di dosso l’idea che avrei dovuto mantenere la calma, mentre le mie emozioni si scontravano l’una con l’altra, in un groviglio di desideri e rimpianti.
Mi ritirai nella mia stanza, seguito da Adriana, che doveva disfare la valigia. Provai a rompere il ghiaccio con qualche domanda, chiedendole come stesse andando e cosa stesse facendo in quel periodo. Non ci sentivamo da una vita, e tra noi non c’era mai stata una grande affinità.
La conversazione scorreva piuttosto normalmente, finché, senza preavviso, Adriana fece una domanda che mi colpì come un fulmine a ciel sereno: “E tu, invece, dimmi un po’, com’è stato scoparti mia madre?”
Il mio cuore si fermò per un attimo, colto di sorpresa e confusione. Un misto di imbarazzo e adrenalina mi attraversò. Cosa avrei potuto dire? La tensione nell’aria era palpabile, e in quel momento, sapevo che le cose tra noi erano destinate a cambiare.
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