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l’attrazione proibita per zia francesca – capitolo 7

By 27 Dicembre 2024No Comments

La passione che riempiva la stanza sembrava quasi elettrica, ogni respiro, ogni sussurro, ogni piccolo movimento sembrava amplificato nel silenzio della notte. Guardai Adriana, i suoi occhi ancora lucidi dall’eccitazione, il suo corpo rilassato ma pronto, e un pensiero audace mi attraversò la mente.
Mi avvicinai a lei, il mio viso a pochi centimetri dal suo, e le sussurrai con voce calma e seducente: “Ho un’idea… ma devi fidarti di me e, soprattutto, devi essere molto silenziosa.”
Adriana mi guardò, confusa ma intrigata, il sorriso malizioso che tornava a increspare le sue labbra. “Che idea, Ale? Cosa hai in mente?”
Le presi la mano, stringendola leggermente. “La zia è nell’altra stanza, nuda, profondamente addormentata. Questo potrebbe essere il momento perfetto per fare qualcosa di diverso… qualcosa che ti farà impazzire.”
I suoi occhi si spalancarono leggermente, un misto di sorpresa ed eccitazione. “Stai dicendo che vuoi…?”
Le posi un dito sulle labbra, interrompendola. “Shh, niente parole. Solo segui il mio piano. Ma ricordati: dobbiamo essere discreti. Se ci scoprono, sarà un disastro.”
Lei annuì, mordendosi il labbro, e si alzò lentamente dal letto, le coperte che scivolavano via dal suo corpo. “Va bene, Ale. Ti seguo. Ma spero che ne valga la pena…”
Mi chinai verso di lei, sfiorandole le labbra con le mie. “Fidati, Adri. Non te ne pentirai.”
Con i cuori che battevano forte, ci preparammo a muoverci nell’oscurità, consapevoli che stavamo per spingerci ancora oltre i confini di ciò che era giusto o sbagliato.

La stanza era immersa in un silenzio irreale, rotto solo dal respiro lento e profondo di zia Francesca, distesa sul letto in un sonno profondo. Il suo corpo perfetto si mostrava senza alcuna difesa, la sua pelle liscia illuminata dalla tenue luce che filtrava dalla finestra. Il seno sodo e invitante si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro, mentre le lenzuola accarezzavano appena le sue curve, lasciandola quasi completamente esposta.
Adriana la fissava, con gli occhi spalancati e la bocca leggermente aperta, come se fosse ipnotizzata da quella visione. Si leccò nervosamente il labbro inferiore e sussurrò a malapena: “È… così perfetta. È meglio di quanto avessi immaginato…”
Le sue mani tremavano mentre si avvicinava, esitante. La guardai con un sorriso complice. “Vai avanti, Adri. Tocca pure… ma fallo piano. Non dobbiamo svegliarla.”
Adriana annuì, i suoi occhi incollati al seno della zia. Con movimenti lenti e delicati, sfiorò la sua pelle, tracciando con le dita i contorni del suo seno. Respirava a fatica, come se quel contatto stesse consumando tutte le sue energie. “È così morbida… così calda… non riesco a crederci.”
Mi avvicinai da dietro, le mie mani che si muovevano con calma, una che scivolava sulla sua spalla, l’altra che si poggiava delicatamente all’interno della sua coscia. Adriana sobbalzò leggermente al mio tocco, voltando appena la testa verso di me.
“Adri,” le sussurrai con un tono basso e seducente, “non possiamo divertirci con lei… ma possiamo divertirci guardandola, insieme.”
Adriana deglutì, il rossore che le colorava le guance, ma non si tirò indietro. “E se si sveglia? Se ci scopre… sarebbe la fine.”
“Non si sveglierà,” risposi sicuro, continuando a spostare la mia mano sulla sua coscia, accarezzandola con lentezza per non farle perdere il controllo. “L’alcol l’ha stesa. Sta dormendo troppo profondamente. Ma tu… tu devi stare calma, Adri. È il tuo momento. Guardala. Toccala. Lasciati andare.”
Lei annuì debolmente, il respiro che si faceva più rapido mentre il mio tocco e la vista del corpo della zia accendevano il fuoco dentro di lei. “Ale… questa cosa… è troppo… è sbagliato, ma… non riesco a fermarmi.”
Le sorrisi, il mio viso vicino al suo, e le sussurrai: “Non c’è niente di sbagliato in quello che provi, Adri. Sei solo umana. E lei… è irresistibile.”
Adriana chiuse gli occhi per un istante, concentrandosi sul momento, e poi lasciò che il desiderio la guidasse. Ma mentre i suoi tocchi si facevano più audaci, la mia mano si infilò sotto la sua camicia da notte, risalendo lungo la coscia fino a sfiorare la sua intimità.
“Sei pronta, Adri?” le chiesi con un sorriso sottile. “Questo momento è nostro… ma dobbiamo essere silenziosi.”

Mi chinai lentamente dietro Adriana, tirandole con cura i pantaloncini verso il basso, lasciandoli scivolare lungo le sue cosce perfette. La vista che si aprì davanti a me era mozzafiato: la sua pelle liscia, il calore che emanava, e l’odore della sua eccitazione che mi avvolgeva. Mi avvicinai, lasciando che le mie labbra si posassero su di lei con dolcezza, iniziando a darle piacere con la mia bocca.
Adriana tremò visibilmente, trattenendo a fatica un gemito mentre le sue mani continuavano a massaggiare i seni morbidi e pieni di Francesca. Ogni tanto, con estrema delicatezza, le sue labbra si avvicinavano ai capezzoli della zia, sfiorandoli con baci leggeri, impercettibili, quasi come un’adorazione silenziosa.
“Ale… così… è incredibile… ma è troppo rischioso,” mormorò, la voce tremante di piacere e preoccupazione.
Mi fermai un istante per risponderle, la mia bocca ancora vicina a lei. “Non si sveglierà,” le sussurrai, lasciando che il tono rassicurante e seducente della mia voce la calmassero. “Guarda come è tranquilla, completamente persa nel sonno. Possiamo permetterci di godercela… almeno un po’.”
Adriana piegò leggermente la testa, guardando il viso rilassato della zia addormentata, mentre le sue mani continuavano a esplorare il seno morbido e invitante. “Non riesco a credere che stiamo facendo questo…” disse con un filo di voce, mentre il suo corpo iniziava a rispondere sempre più ai miei tocchi e al lavoro della mia lingua.
“Ti piace, vero?” le chiesi con un sorriso malizioso, continuando a darle piacere. “Toccarla… assaporare la sua perfezione… è esattamente quello che desideravi.”
Adriana annuì lentamente, chiudendo gli occhi per un istante mentre si lasciava andare a quel piacere proibito. “È… è troppo… non riesco a fermarmi,” ammise, mentre le sue mani scendevano lungo i fianchi della zia, accarezzandone le curve delicate e perfette.
Aumentai l’intensità dei miei movimenti, il mio desiderio di soddisfarla completamente si mescolava alla tensione eccitante della situazione. “Allora non fermarti,” le sussurrai, la mia voce profonda e sicura. “Lasciati andare, Adri. Questa è la tua occasione… la nostra occasione.”
Lei gemette piano, mordendosi il labbro mentre il piacere si intensificava, le sue mani sempre più audaci sul corpo di Francesca. La stanza era immersa in un silenzio carico di desiderio, interrotto solo dai nostri respiri accelerati e dal suono delicato dei miei movimenti su di lei.

Adriana tremò sotto le mie attenzioni, il suo corpo si tese, poi si abbandonò completamente mentre un gemito soffocato le sfuggì dalle labbra. La sua mano si portò alla bocca per non fare rumore, ma non riuscì a trattenere un sussurro strozzato, pieno di piacere. Il suo corpo scosso dai brividi, la sua pelle calda e leggermente arrossata, ogni centimetro di lei emanava una sensualità travolgente.
Rimase piegata per qualche istante, respirando a fatica, il petto che si alzava e si abbassava mentre le sue mani ancora accarezzavano il corpo della zia. Le sue dita, lente e rilassate, continuavano a esplorarne le curve morbide quasi per riflesso, come se volesse imprimere ogni dettaglio nella memoria.
Mi sollevai lentamente, guardandola con un sorriso soddisfatto. “Hai fatto un bel lavoro,” dissi con un tono basso e malizioso, mentre le sfilavo delicatamente i pantaloncini ormai fuori posto. Adriana si girò a guardarmi, ancora in preda agli effetti dell’orgasmo, gli occhi lucidi di eccitazione e sorpresa.
Mi misi in piedi accanto al letto, sfilando con calma i miei pantaloni, il mio sguardo fisso su di lei che mi osservava con le labbra leggermente socchiuse. “Ora tocca a me,” le dissi, con un sorriso sicuro e provocatorio. La mia voce era calma, ma trasudava desiderio.
Adriana si mise a sedere sul letto, i suoi occhi che alternavano sguardi verso di me e verso la zia, ancora addormentata e ignara di tutto. “Qui… davanti a lei?” chiese sottovoce, il tono pieno di eccitazione mista a un brivido di timore.
Annuii con calma, facendo scivolare gli indumenti fino a rimanere completamente nudo. “Sì… è un rischio che rende tutto ancora più eccitante, non credi?” le risposi, avvicinandomi a lei. Il mio corpo era teso di desiderio, e la mia mano si avvicinò al suo viso, accarezzandole la guancia con delicatezza. “Adesso voglio vedere cosa sai fare.”
Adriana mi guardò per un attimo, poi, mordendosi il labbro inferiore, si chinò lentamente in avanti, pronta a soddisfarmi mentre la tensione nella stanza cresceva ancora di più.

Mi misi in piedi davanti a lei, il respiro ancora pesante mentre osservavo Adriana. I suoi occhi erano lucidi, le guance leggermente arrossate, un misto di eccitazione e inesperienza che rendeva il momento incredibilmente intenso. Si spostò lentamente, scivolando in avanti sulle ginocchia, i movimenti un po’ esitanti ma pieni di desiderio.
Le sue mani tremavano leggermente mentre si avvicinavano, sfiorandomi con una delicatezza quasi innocente. “Non so se sono brava come la mia mamma…” sussurrò, abbassando lo sguardo con un sorriso timido. Le sue dita iniziarono a muoversi lentamente, esplorando ogni centimetro con attenzione, come se stesse imparando a conoscermi.
“Non preoccuparti,” le dissi con voce bassa e rassicurante. “Voglio solo che tu ti lasci andare.”
Adriana alzò lo sguardo verso di me, mordendosi il labbro inferiore, poi si avvicinò con la bocca. Sentii il suo respiro caldo contro di me, e un brivido mi attraversò la schiena. La sua lingua uscì a esplorare, un tocco morbido e leggermente umido che mi fece trattenere il fiato. Era diversa da Francesca: meno sicura, ma proprio per questo ancora più eccitante. Ogni movimento era un tentativo sincero di darmi piacere, e ogni piccolo errore rendeva il tutto più reale e intimo.
Adriana iniziò a usare la saliva, rendendo ogni tocco più scivoloso, più avvolgente. Mi guardava di tanto in tanto, cercando una conferma nei miei occhi, e io non potevo fare altro che fissarla con desiderio. “Stai facendo benissimo,” le sussurrai, passando una mano tra i suoi capelli e guidandola dolcemente, senza mai forzarla.
La sua lingua disegnava movimenti lenti, mentre le sue mani lavoravano con attenzione, alternando carezze delicate e prese più decise. A volte si fermava, come per capire cosa fare, e poi riprendeva con un entusiasmo che mi faceva impazzire. La sua inesperienza era disarmante, ma ogni gesto era pieno di passione, e sentivo il mio corpo rispondere con sempre maggiore intensità.
Adriana cominciò a usare la bocca con più sicurezza, aumentando il ritmo. La sua saliva rendeva tutto più fluido, e i piccoli suoni che emetteva mentre si dedicava a me erano incredibilmente sensuali. Ogni tanto si fermava per respirare, guardandomi con un sorriso complice, le labbra umide e leggermente arrossate.
“Sei fantastica,” le dissi, il mio respiro sempre più corto. Lei sorrise, soddisfatta, e tornò a concentrarsi su di me, aumentando l’intensità. Il modo in cui si dedicava, la sua voglia di imparare e di darmi piacere, mi travolgevano completamente. Ero al limite, perso in quel momento con lei.

Mi lasciai andare completamente, il mio respiro si fece irregolare mentre raggiungevo il culmine, venendo nella sua bocca e sul suo viso. Adriana rimase immobile per un momento, sorpresa dall’intensità, ma poi, con un’espressione di eccitazione e soddisfazione, sollevò lo sguardo verso di me. Non c’era traccia di disagio o fastidio nei suoi occhi; al contrario, sembrava compiaciuta, quasi fiera di sé.
Con un sorriso malizioso, si passò la lingua sulle labbra, assaporando quello che le era rimasto, e poi si pulì delicatamente con le dita, guardandomi divertita. “Non pensavo sarebbe stato così intenso,” disse a bassa voce, mordendosi il labbro inferiore.
Mi chinai verso di lei, accarezzandole il viso e asciugandole delicatamente un piccolo residuo sul mento. “Sei stata incredibile,” le dissi sinceramente. “Non hai idea di quanto mi hai fatto impazzire.”
Adriana sorrise ancora, poi si voltò verso il letto dove Francesca dormiva profondamente, il suo corpo perfetto ancora esposto. “Credi che se ne sia accorta?” sussurrò con un misto di preoccupazione e divertimento.
“Neanche per sogno,” risposi, scostando una ciocca di capelli dal suo viso. “Ma penso che dovremmo salutarla come si deve.”
Adriana ridacchiò piano, e insieme ci voltammo verso di lei. “Buonanotte, mammina,” disse con tono scherzoso, accarezzando un’ultima volta il profilo del suo seno. Io feci lo stesso, sorridendo mentre mi trattenevo dal ridere per l’assurdità eccitante di tutto quello che era appena successo.
Tornammo silenziosamente nella nostra stanza. Una volta chiusa la porta alle nostre spalle, ci lasciammo cadere sul letto, ancora scossi dall’adrenalina. Adriana si girò verso di me, il viso rilassato ma ancora arrossato. “Non riesco a credere a quello che abbiamo appena fatto,” disse con una risatina nervosa. “È stato… incredibile.”
“Lo è stato davvero,” le risposi, fissando il soffitto e ripensando a ogni dettaglio. Poi mi voltai verso di lei. “E la prossima volta potrebbe essere ancora meglio.”
Adriana sollevò un sopracciglio, il suo sorriso diventando più malizioso. “La prossima volta, eh?”
“Beh, non dirmi che non ci hai pensato,” dissi con tono provocatorio. “Stasera è stato solo l’inizio. Chissà cosa potremmo fare, se trovassimo il momento giusto.”
Lei si avvicinò, poggiando il mento sulla mia spalla e guardandomi dritto negli occhi. “Pensi che riuscirai davvero a farmi fare di più con lei?” La sua voce era piena di curiosità e speranza.
“Non posso promettere nulla,” ammisi, accarezzandole la schiena. “Ma posso provarci. E tu dovrai aiutarmi.”
Adriana sembrò riflettere per un momento, poi sorrise. “Sarebbe un sogno.” Fece una pausa, mordendosi il labbro. “E nel frattempo… noi due potremmo continuare a divertirci.”
“Assolutamente,” risposi con un sorriso complice. “Ma dovremo essere ancora più attenti. Non possiamo permetterci di essere scoperti.”
Adriana annuì, stringendosi a me. “Lo so. Ma ne vale la pena.” La sua voce era un sussurro, ma il desiderio dietro le sue parole era innegabile. Rimasi a guardarla mentre chiudeva gli occhi, il respiro che lentamente si faceva più regolare.
Mi lasciai andare anch’io, il cuore ancora accelerato al pensiero di tutto ciò che era appena accaduto e delle possibilità che il futuro poteva riservarci.

Il mattino aveva l’oro in bocca, ma quel giorno il risveglio portava con sé anche l’adrenalina di ciò che era successo la sera prima. Adriana dormiva ancora profondamente, con un’aria serena sul volto, mentre io mi alzai silenziosamente e scesi in cucina, guidato dal profumo del caffè e dall’idea di un nuovo incontro con Francesca.
Quando entrai, la trovai lì, di spalle, intenta a scaldare l’acqua per il tè. Il suo corpo, ancora avvolto in una vestaglia leggera, lasciava intuire ogni curva che la notte precedente avevo imparato a conoscere. Senza farmi annunciare, mi avvicinai lentamente e, con un gesto deciso e giocoso, le strizzai il sedere.
“Ehi!” esclamò con un sussulto, voltandosi di scatto. Gli occhi ancora un po’ assonnati incontrarono i miei, e un sorriso divertito e malizioso le spuntò sul viso. “Non riesci proprio a stare fermo, vero?”
Mi feci più vicino, guardandola negli occhi con un’aria complice. “Dopo quello che è successo ieri sera,” dissi a bassa voce, posando una mano sulla sua vita e tirandola leggermente verso di me, “come potrei resisterti? Però… direi che c’è un piccolo debito da saldare.”
Lei inclinò leggermente la testa, fingendo di non capire. “Un debito?” chiese, con una voce volutamente ingenua, mentre una risata maliziosa le increspava le labbra.
“Esatto,” risposi, scivolando con le mani lungo i suoi fianchi, sfiorando la stoffa della vestaglia. “Ieri sera ti sei addormentata prima di poterti occupare di me. Direi che mi devi un orgasmo.”
Francesca rise piano, abbassando lo sguardo per un attimo, quasi a nascondere l’imbarazzo misto a compiacimento che le colorava le guance. “Oh, davvero? E tu pensi che sia il caso di ricordarmelo di prima mattina?”
Mi avvicinai ancora di più, lasciando che le nostre labbra fossero a un soffio di distanza. “Non c’è un momento sbagliato per ricordarti quanto mi fai impazzire,” le sussurrai.
Francesca si allontanò lentamente, ma solo per prendere la tazza e versarsi il tè. “Sai,” iniziò con tono scherzoso mentre si dirigeva verso il tavolo, “forse dovresti imparare un po’ di pazienza. Potrebbe farti bene.”
La seguii, sedendomi di fronte a lei mentre sorseggiava il suo tè. I suoi occhi, però, non tradivano il desiderio che ancora si annidava dietro quella calma apparente.
“Pazienza?” ripetei con un sorriso, appoggiando il gomito sul tavolo e il mento sulla mano. “Quando si tratta di te, non credo di averne molta. Specialmente dopo aver avuto un assaggio di ciò che puoi fare.”
Francesca alzò un sopracciglio, sorseggiando lentamente. “Diciamo che non mi dispiace sapere che ti lascio così… impaziente,” disse, posando la tazza con un lieve sorriso. “Ma… devo proprio confessarti una cosa.”
Mi sporsi leggermente, il cuore accelerando per la curiosità. “Sono tutto orecchi.”
“Forse ieri sera mi sono addormentata perché sapevo che ci sarebbe stato un altro momento,” ammise, inclinando la testa. “E, forse, mi piace l’idea di farti desiderare ancora di più.”
Sorrisi, colpito dalla sua sincerità e dal modo in cui riusciva a giocare con me. “Se il tuo piano era farmi impazzire, sappi che ci sei riuscita perfettamente.”
“Bene,” disse semplicemente, con un’espressione compiaciuta. “Ma ora finisci la tua colazione. Se sei bravo, magari più tardi vedremo cosa posso fare per te.”
Sospirai teatralmente, scuotendo la testa. “Sei spietata, lo sai?”
Lei rise, il suono melodioso che mi faceva desiderarla ancora di più. “E tu troppo impaziente. Adesso mangia, o non avrai abbastanza energia per… dopo.”
Quel “dopo” mi tenne sulle spine per tutta la colazione, mentre il suo sguardo giocoso e seducente continuava a promettermi più di quanto le sue parole avessero detto.

Finimmo la colazione lentamente, godendoci ogni momento in quell’atmosfera carica di tensione sensuale. Francesca giocava con la tazza tra le mani, lanciandomi occhiate maliziose mentre continuavamo la nostra conversazione.
“Sai,” iniziai con voce bassa, mantenendo lo sguardo fisso su di lei, “ci sono così tante cose che mi vengono in mente quando ti guardo…”
Lei alzò un sopracciglio, posando la tazza e incrociando le braccia sul tavolo, incuriosita. “Oh? Come cosa, per esempio?”
Mi sporsi leggermente, riducendo la distanza tra di noi. “Come la sensazione delle tue mani su di me, il modo in cui il tuo corpo si muove contro il mio… e quel tuo sorriso malizioso che mi fa perdere la testa.”
Francesca rise piano, un suono basso e avvolgente. “Ti stai divertendo a provocarmi, vero? Ma ricordati, piccolo, io sono quella che ha il controllo.”
La fissai, un sorriso affiorava sulle mie labbra. “Forse sì… ma quanto ti piace vedere che sono disposto a lasciartelo.”
Lei inclinò la testa, il gioco di luci dalla finestra evidenziava i suoi tratti perfetti e la brillantezza dei suoi occhi. “E tu?”chiese, con un tono volutamente dolce. “Cosa ti piacerebbe fare a me?”
Mi leccai appena le labbra, lasciando che il momento si caricasse di elettricità. “Ti prenderei lentamente… assaporerei ogni curva del tuo corpo, senza fretta. Voglio vederti arrenderti completamente a me.”
Francesca scosse la testa con un sorriso complice, appoggiandosi contro lo schienale della sedia. “Sai come rendere una donna curiosa, non c’è che dire.”
Si alzò dalla sedia, lasciandomi a fissare il suo corpo avvolto nella vestaglia mentre si dirigeva verso il bagno. “Vado a fare una doccia,” annunciò con voce morbida, ma con un sorriso malizioso che tradiva un secondo significato. “Non sarebbe male un po’ di compagnia… sempre che tu te la senta.”
Il suo sguardo non lasciava spazio a dubbi. Non aspettò una risposta, ma si voltò e si allontanò lentamente, i fianchi che ondeggiavano con una naturalezza quasi ipnotica.
Non persi tempo. Aspettai qualche istante per lasciarle un po’ di vantaggio, quindi mi alzai e mi diressi verso il bagno. Aprii la porta con cautela, trovandola già lì, completamente nuda, con il vapore che iniziava ad avvolgere il piccolo spazio. La luce morbida del mattino le accarezzava la pelle, rendendola ancora più perfetta.
Francesca mi guardò con un mezzo sorriso, i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle. “Immaginavo che non avresti resistito.”
“Con te?” risposi, chiudendo la porta alle mie spalle. “Mai.”
Lei aprì la cabina doccia, invitandomi a entrare. “Vediamo allora quanto sei bravo a stare al passo con me.”


“È giusto,” concordai, evitando di menzionare Adriana. “Non vale la pena di fare certe esperienze se non si è sicuri al cento per cento.”
Francesca si sporse leggermente verso di me, il suo seno sfiorò il mio petto. “Sei proprio bravo a farmi sentire al sicuro…” sussurrò, con un sorriso seducente. “Ma ora dimostrami quanto sei bravo a farmi sentire anche altro.”

Mi avvicinai a Francesca, il calore dell’acqua che scorreva sui nostri corpi sembrava aumentare l’elettricità che riempiva l’aria tra noi. I nostri sguardi si incrociarono per un istante, poi le mie labbra trovarono le sue in un bacio intenso e vorace, carico di desiderio. Le sue mani si aggrapparono alla mia nuca, tirandomi ancora più vicino, mentre il suo corpo si premé contro il mio, le sue curve morbide e perfette che si modellavano sul mio petto.
Il bacio divenne più profondo, le nostre lingue si intrecciavano in un ballo sensuale e appassionato, mentre le sue dita scivolavano lentamente giù lungo la mia schiena, le unghie che tracciavano una scia di brividi sulla pelle. Mi staccai dalle sue labbra solo per spostarmi lungo il suo collo, lasciando una scia di baci caldi e umidi, mentre lei inclinava la testa all’indietro, sospirando piano.
“Sei incredibile…” sussurrai, senza smettere di esplorarla con le labbra.
Le mie mani scivolarono verso il suo seno, accarezzandolo con delicatezza prima di stringerlo leggermente, il suo respiro si fece più rapido, i capezzoli tesi sotto le mie dita. Francesca sorrise con quel suo sguardo malizioso, poi spinse dolcemente il mio petto, facendomi arretrare di qualche passo. Si abbassò lentamente, guardandomi dritto negli occhi mentre le sue mani si posavano sui miei fianchi, il suo sguardo pieno di desiderio e controllo.
I suoi seni morbidi e perfetti si posarono contro di me, muovendosi lentamente, un contatto così intenso da farmi quasi perdere il respiro. Francesca iniziò a scivolare lungo di me con movimenti fluidi e sensuali, usando il suo corpo con una maestria che sapeva di esperienza e pura provocazione. I suoi seni mi avvolgevano, il calore e la morbidezza della sua pelle amplificati dal sapone che scivolava su di noi.
“Ti piace?” chiese con voce bassa e roca, il suo sguardo che cercava il mio mentre si muoveva.
Non riuscivo a rispondere, troppo preso da quella sensazione sublime. Mi limitai a un annuire rapido, il corpo che reagiva a ogni suo movimento, il piacere che cresceva in modo incontrollabile.
Quando si fermò, le sue labbra si avvicinarono e iniziarono a scivolare su di me con delicatezza, la sua bocca calda e invitante che si muoveva lentamente, esplorandomi con cura. La sua lingua tracciava linee precise, alternando movimenti dolci a colpi più intensi, mentre una delle sue mani si appoggiava sul mio fianco, mantenendo il controllo. Ogni suo gesto sembrava studiato per farmi impazzire, ma c’era una naturalezza in lei che rendeva tutto ancora più irresistibile.
“Non pensavo potessi essere così brava…” mormorai, passando una mano tra i suoi capelli bagnati, il mio corpo completamente perso nel piacere che mi stava dando.
Francesca si sollevò lentamente, un sorriso soddisfatto sulle labbra, prima di afferrarmi per i fianchi e girarmi contro il muro della doccia. “Ora tocca a me.”
Mi prese per mano, facendomi girare verso di lei, il suo corpo che si premeva contro il mio, il seno perfetto che mi sfiorava mentre le sue labbra cercavano di nuovo le mie. La passione divenne incontrollabile: le presi le cosce, sollevandola con facilità contro il muro piastrellato. Lei si aggrappò a me, le gambe che si strinsero intorno alla mia vita mentre i nostri corpi si trovavano finalmente, la sua voce che si alzava in un gemito strozzato.
Le spinte erano lente ma decise, un crescendo di intensità che sembrava seguire il ritmo dei nostri respiri e dei nostri gemiti. Francesca mi baciava ovunque, sul collo, sulle spalle, persino sul viso, il suo corpo che si muoveva in perfetta sintonia con il mio. L’acqua della doccia scorreva su di noi, amplificando ogni sensazione, ogni tocco, ogni momento.
“Sei mio…” sussurrò a un certo punto, il suo respiro che si mescolava al mio, il suo corpo che tremava mentre il piacere la travolgeva.
L’intensità raggiunse il culmine, un’esplosione di emozioni e sensazioni che ci lasciò entrambi senza fiato. Restammo così, avvolti dal calore dell’acqua e dal calore del momento, i nostri corpi ancora intrecciati, i respiri che lentamente tornavano a un ritmo normale. Francesca si staccò piano, il suo sorriso soddisfatto che diceva tutto.
“Spero tu abbia fatto colazione abbondante,” scherzò, con un tono malizioso, prima di uscire dalla doccia, lasciandomi lì, ancora perso nei pensieri e nel piacere appena provato.

Mentre ci asciugavamo, il vapore della doccia ancora nell’aria, il mio sguardo si posò su Francesca. Il suo corpo perfetto, appena accarezzato dall’asciugamano, era un invito a perdermi di nuovo nei momenti appena vissuti, ma un pensiero si era fatto largo nella mia mente.
Mi appoggiai al lavandino, osservandola con un sorriso malizioso mentre lei passava l’asciugamano sui capelli. “Sai,”iniziai, mantenendo un tono casuale ma con una nota di intenzione nella voce, “Adriana si sta trasformando in una donna incredibile. Assomiglia tanto a te.”
Francesca si voltò, sorpresa da quel commento. “Assomiglia a me? Dici sul serio?” domandò, una risata breve che sembrava mascherare un certo orgoglio. “Non dire certe cose, è mia figlia!”
Sorrisi, avvicinandomi lentamente mentre passavo una mano tra i capelli ancora umidi. “Lo so, ma non puoi negare che sia una ragazza bellissima. Ha la tua grazia, il tuo fascino… c’è qualcosa in lei che è magnetico, proprio come in te.”
Francesca si fermò per un attimo, stringendo l’asciugamano intorno al suo corpo. “Non avevo mai pensato a lei in quel modo,” mormorò, guardandomi con una leggera curiosità. “Mi sembra strano… anche solo parlarne.”
Mi avvicinai di più, accarezzandole il braccio con delicatezza, lasciando che la mia voce diventasse più bassa e intima. “Non è così strano, se ci pensi. È come se fosse una tua estensione, il meglio di te in una versione più giovane. Non hai mai notato come a volte il suo sorriso somigli al tuo? O come si muova con quella stessa sicurezza che fa girare tutti a guardarti?”
Francesca sembrava riflettere, mordendosi leggermente il labbro inferiore. “Forse… ma è sempre stato difficile per me vederla come qualcosa di diverso da una figlia. È come se il nostro rapporto fosse sempre stato… complicato.”
Colsi il suo tono e decisi di spingermi un po’ oltre, testando il terreno. “A volte, però, quei rapporti complicati nascondono qualcosa di più, non trovi? Non dico che tu debba vederla diversamente, ma forse… potrebbe essere interessante scoprire nuovi lati di lei.”
Francesca mi lanciò uno sguardo sospettoso, ma anche divertito. “E cosa stai cercando di suggerire, di preciso?”chiese, incrociando le braccia mentre il suo asciugamano scivolava leggermente, rivelando la curva del suo seno.
Mi presi un attimo per rispondere, lasciando che il silenzio creasse una tensione palpabile. “Non sto suggerendo nulla,”dissi con un sorriso malizioso. “Sto solo dicendo che, se mai dovessi vedere quel lato di Adriana, non ne saresti delusa. È… sorprendente, in modi che non ti aspetteresti.”
Francesca sembrò trattenere il fiato per un attimo, poi lasciò andare una breve risata, scuotendo la testa. “Sei incredibile, davvero. Non so come fai a farmi parlare di certe cose.”
Mi avvicinai, posando una mano sulla sua vita, il contatto che accendeva nuovamente quella scintilla tra noi. “È perché c’è fiducia tra noi, Francesca. E perché entrambi sappiamo che, quando si tratta di piacere… non ci sono limiti. Giusto?”
Lei mi guardò per un lungo momento, poi sorrise con quel suo sorriso carico di malizia e mistero. “Forse,” rispose, girandosi per uscire dal bagno. “Ma se pensi di riuscire a convincermi a fare cose del genere, dovrai impegnarti di più.”
Restai fermo per un attimo, osservandola andarsene, il suo asciugamano che sfiorava appena le sue curve. Era un invito velato o una sfida? Francesca era come sempre un enigma, ma il suo sorriso, prima di sparire oltre la porta, mi lasciò la certezza che il terreno fosse tutt’altro che chiuso.

Mentre Francesca si asciugava i capelli davanti allo specchio, il riflesso del suo corpo nudo e sensuale sembrava ipnotizzarmi. Ogni curva, ogni dettaglio, tutto di lei mi affascinava, ma decisi di concentrarmi sul discorso appena concluso. “Allora, non riesci proprio a vederla in altro modo?” chiesi con un tono leggero, quasi casuale, mentre infilavo i pantaloni.
Francesca mi lanciò uno sguardo attraverso lo specchio, accompagnato da un sorriso dolce ma deciso. “Ale, è mia figlia. Non importa quanto sia bella o quanto possa essere… intrigante. È sangue del mio sangue. Ci sono confini che non posso superare.”
Feci un cenno di comprensione, anche se dentro di me sapevo che il discorso non era del tutto chiuso. La sua voce tradiva una certa esitazione, come se, in fondo, ci fosse una parte di lei che non voleva completamente archiviare l’argomento. Ma decisi di non insistere.
Mentre finivo di vestirmi, mi voltai verso di lei con un sorriso complice. “Va bene, lasciamo perdere Adriana. Tanto stasera avevo in mente qualcosa di speciale per noi due.”
Francesca si voltò curiosa, un sopracciglio alzato. “Qualcosa di speciale? Hai intenzione di portarmi in qualche posto?”
Annuii, avvicinandomi a lei per sistemarle una ciocca di capelli sfuggita dall’asciugamano. “Diciamo che sarà una serata… indimenticabile. Ti dirò dove e quando più tardi. Intanto, promettimi solo una cosa.”
“Cosa?” chiese lei, con un sorriso che si faceva più intrigato.
“Fatti bella per me,” dissi, abbassando la voce mentre il mio sguardo la divorava. “Anche se, con te, basta poco per rendere qualsiasi momento speciale.”
Lei rise piano, scuotendo la testa. “Sei davvero incredibile, sai? Ma va bene, accetto l’invito. Spero che ne valga la pena.”
Mi avvicinai di più, lasciando che le mie mani scivolassero lungo i suoi fianchi attraverso l’asciugamano. “Non resterai delusa,” mormorai. “E chissà, magari… potrei anche chiedere un piccolo aiuto per rendere la serata ancora più interessante.”
Francesca si fermò, fissandomi con un misto di curiosità e sospetto. “Un aiuto?” ripeté, inclinando leggermente la testa.
Sorrisi, lasciando che l’allusione pendesse nell’aria. “Diciamo solo che sto pensando a modi per rendere questa notte memorabile. E non è detto che serva limitarsi a due persone per farlo.”
La sua risata fu bassa, quasi divertita, mentre si allontanava quel tanto che bastava per studiare il mio volto. “Sei proprio un provocatore,” disse, scuotendo la testa. “Ma devo ammettere che l’idea… non mi dispiace.”
“No?” chiesi, cogliendo la sua esitazione. “Mai avuto esperienze… diverse? Magari con qualcuna che ti intriga?”
Francesca si fermò un momento, il suo sguardo vagamente perso nei pensieri. “In verità,” iniziò lentamente, “ci ho pensato. Non ho mai avuto il coraggio di provare, ma l’idea… mi ha sempre intrigata. C’è qualcosa di irresistibile nell’esplorare, nel lasciarsi andare a desideri nuovi.”
Il mio cuore accelerò, ma mantenni il controllo. “Quindi, l’idea ti eccita,” dissi, abbassando il tono della voce, lasciando che ogni parola fosse un sussurro.
Lei annuì lentamente, il suo sorriso ora più sensuale. “Sì, lo fa. Ma dipenderebbe tutto dalla persona… o dalle persone.”
“Posso garantire,” dissi, lasciando che una mano sfiorasse la sua schiena mentre mi avvicinavo al suo orecchio, “che chiunque sia scelto… sarà perfetto per te.”
Francesca si voltò verso di me, i suoi occhi carichi di un desiderio velato. “Non so cosa hai in mente, Ale, ma… non vedo l’ora di scoprirlo.”
Con quel sorriso enigmatico, lei uscì dal bagno, lasciandomi lì con mille pensieri e la certezza che quella sera avrebbe superato ogni aspettativa.

Tornai in stanza con un sorriso soddisfatto stampato sul volto, ancora immerso nei pensieri di Francesca e nella serata che stavo pianificando. Adriana, nel frattempo, si era svegliata e si stava infilando una maglietta, i pantaloncini ancora abbassati sulle cosce mentre si chinava verso il letto. La visione del suo fondoschiena perfetto mi fece venire un’idea birichina.
Mi avvicinai silenziosamente e, con un gesto rapido, le afferrai il sedere con entrambe le mani, stringendolo appena per sentire la sua morbidezza. Lei sobbalzò, sorpresa, e si girò di scatto con un’espressione tra il divertito e il finto indignato.
“Ma sei matto?” esclamò, cercando di scacciare le mie mani, ma senza troppa convinzione.
La guardai con un sorriso furbo, avvicinandomi ancora di più. “Non potevo resistere, Adri. Ma aspetta di sentire cosa ti sto per dire…”
Lei mi osservò con curiosità, le mani sui fianchi. “Cosa c’è? Hai quella faccia da diavolo. Cos’hai in mente stavolta?”
Mi avvicinai al suo orecchio, sussurrando lentamente con una voce carica di malizia: “Stasera finalmente scoperai tua mamma.”
Adriana si bloccò, spalancando gli occhi e arretrando appena per guardarmi in faccia, incredula. “Cosa?!”
Risi piano, afferrandola delicatamente per i fianchi per impedirle di allontanarsi. “Hai capito benissimo. Ho un’idea interessante, ma devi fidarti di me.”
Lei mi fissò, incerta, ma il rossore sulle sue guance tradiva la sua eccitazione. “Ale, non scherzare. Non puoi dire certe cose e lasciarmi così… È impossibile!”
Scossi la testa, il mio sorriso non accennava a svanire. “Nulla è impossibile, Adri. Tua madre è molto più aperta di quanto immagini. Diciamo che ho già iniziato a preparare il terreno.”
Adriana si morse il labbro, incerta tra il desiderio e il timore. “E cosa pensi di fare? Non posso mica andare da lei e…”
La interruppi, poggiandole un dito sulle labbra per zittirla. “Non devi fare nulla. Solo fidarti di me. Lascia che sia io a guidarti. Stasera sarà memorabile, te lo prometto.”
Lei mi fissò per qualche istante, cercando di leggere nei miei occhi se stessi scherzando o meno. Alla fine, un piccolo sorriso si formò sul suo viso. “Non so come fai ad avere tutta questa sicurezza, ma… va bene. Mi fido. Però non deludermi.”
Le accarezzai il viso, lasciando che il mio sguardo si posasse ancora una volta sul suo corpo sensuale. “Non ti deluderò, Adri. Ti garantisco che sarà una serata che non dimenticheremo mai.”
Adriana sospirò, alzando gli occhi al cielo. “Sei un pazzo, lo sai?”
“Forse,” risposi con un ghigno, “ma sono un pazzo con ottimi piani.”
Mentre lei finiva di vestirsi, la stanza si riempì di una tensione elettrizzante, il mistero di ciò che avevo in mente lasciandola visibilmente curiosa ed eccitata. Il capitolo si chiuse con il dubbio che aleggiava nell’aria: quale fosse la mia idea e se quella notte avrebbe davvero mantenuto la promessa di essere indimenticabile.

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