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Le tette martoriate di Cristina

By 31 Maggio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

“Vieni qua, troia, su da brava, cammina piano verso di me, che adesso ti faccio la festa, ah ah ah!”
La cagna(in realtà si chiamerebbe Cristina, ma a me piace chiamarla così) era davanti a me, a poche decine di centimetri: completamente nuda, e in ginocchio, e con al collo un guinzaglio che io potevo tranquillamente controllare dalla mia mano, e ovviamente con la lingua perennemente di fuori, altrimenti che cagna sarebbe?
L’avevo conosciuta in chat: la tipica ragazza del sud: 18 anni occhi neri e capelli neri, e carnagione un pò scura…ma, più di ogni altra cosa, quello che mi aveva colpito era la sua sesta naturale di seno: non appena avevo visto quelle due tettone, avevo subito pensato a come martoriarle. E in realtà, non c’era cosa che lei desiderasse di più, nel profondo, di qualcuno che le frustasse a dovere quelle tette da scrofa che si ritrovava…solo non ne era mai stata consapevole: ora invece lo era, e chi doveva ringraziare se non me?
La puttanella era ancora lì, in ginocchio e immobile, in attesa di ordini: uno schiaffo le arrivò subito in pieno viso. “Lurida troietta bastarda, cosa credi, che il cazzo del tuo padrone si alzi da solo? Prendimelo fra le tette e con la lingua leccami la cappella del mio cazzone, e vedi di farlo bene, o sarà peggio per te” La troietta fece per avvicinarsi, ma con poca rapidità: uno strattone del guinzaglio tuttavia la convinse ad essere più risoluta e a fare quello che le era stato ordinato; devo dire che era abbastanza brava nel suo compito, dato la reazione del mio fratellino: lo assorbiva fra le tette con dedizione, e con la lingua dava baci e brevi leccatine delicate sulla cappella, che intanto si faceva sempre più dura e prepotente; dopo qualche minuto di tale trattamento, decisi che ne avevo abbastanza e passai all’azione: con la mano libera dal guinzaglio la presi per i capelli ed aiutandomi con il guinzaglio glie lo ficcai in bocca praticamente a forza; fatto questo cominciai a scoparle la bocca come un forsennato, senza darle tregua; la schiava era già in difficoltà ad avere un bel cazzone che le scopava la bocca a ritmi da record, ma a me non bastava, e decisi di apportare una piccola variazione al tema;mentre con una mano la portavo a me continuando a scoparla, con l’altra le tappai il naso; la povera troietta iniziò a passarsela proprio male, era diventata tutta rossa e gonfia in viso, con le guance oramai rigate di lacrime: stava piangendo e rischiava di soffocare la zoccola, ma a me che fregava? in fondo era una solo una svuotacazzi, o no?
Dopo un pò di tempo di quel piacevolissimo trattamento, la liberai, ridacchiando mentre la vedevo tutta rossa respirare a fatica, e decisi di passare al momento clou della serata: “adesso viene il bello, piccola mia….ti ricordi perchè ti ho invitata qui, vero cagnetta?” Sì, padrone. E perchè ti ho invitato qui? allora dimmelo, non essere timida su, dissi ridacchiando. “Per darmi consapevolezza del mio desiderio segreto”. “E quale sarebbe questo desiderio?” “Trovare qualcuno che mi frustasse a dovere il seno, padrone” . “Non è esatto, troietta, la frase esatta è: “trovare qualcuno che ti punisca a dovere per quelle tettone da troia di strada che ti ritrovi, che metti continuamente in mostra: non ti vergogni per questo? non ti vergogni a non valere nient’altro che una sborrata?”. “Sì padrone, ha perfettamente ragione: sono solo una puttana, non valgo a niente se non per essere sfondata in ogni buco, e l’unica cosa che merito è qualcuno che mi ci faccia sentire, sempre, sempre…la prego padrone, mi punisca, punisca questa cagna e le sue tettone da svergognata che mi porto in giro”. “Brava, troia, così mi piaci: sei stata convincente, ora sei pronta?”
presi la mia cinta preferita: lei era ancora lì, in ginocchio, la testa bassa pronta a ricevere i colpi. Ora, troia, voglio che ogni volta che ti colpisco mi rispondi con un “Grazie padrone”, hai capito? “Sì padrone, perfettamente”.
Aspettai un attimo, poi cominciai a colpirla, dapprima delicatamente, dandole modo di abituarsi ai colpi e al dolore che essi le davano, poi sempre più forte: lei dapprima non mostrava granchè dolore, ma con i ripetersi dei colpi, il seno diventava sempre più rosso e i suoi “grazie, padrone” sempre puntuali a dire il vero, diventavano sempre più confusi con i lamenti; lamenti che però, con il passare del tempo, stranamente(per lei forse un pò, ma non certo per me) iniziarono a confondersi sempre di più con i gemiti; e ciò in realtà non era inverosimile, dati gli umori che colavano sempre più copiosamente dalla sua fica; sì, stava godendo nel dolore e nella vergogna, proprio come mi aspettavo.
“Vedo che stai godendo come una troia, proprio come avevo previsto” “S-si padrone, ah!”
“Bene, adesso è tempo di godere anche per me”
Così smisi di frustarla , la girai e feci per approcciarmi al suo culo.
Il culo era bello stretto, come mi aspettavo: non doveva averlo preso lì molte volte la cagna, almeno a vedere da come urlava e si dimenava; con una mano tenevo il guinzaglio per il collo e la tiravo verso di me, mentre con l’altra mi appoggiavo a lei aiutandomi a scoparla, e di tanto in tanto le davo qualche schiaffone sulle natiche; mi liberai venendole copiosamente nell’intestino.
“Per questa volta finisce qui, ma non pensare che sia finita: sarai mia ogni volta che vorrò, e questo è solo l’inizio della degradazione a cui ti porterò”.
La cagna non mi rispose, ma mi guardò con un misto di timore ed eccitazione

Per commenti, consigli, critiche o quant’altro potete scrivermi alla mail giovanni174@hotmail.com
A presto

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