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L’esame di Martina

By 28 Marzo 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Era una afosa giornata di agosto e Martina si stava preparando per recarsi in università in vista di un importante esame che avrebbe sostenuto in tarda mattinata; avendo ricevuto una soffiata riguardo chi sarebbe stato l’assistente che l’avrebbe esaminata decise di recarvisi con largo anticipo e abbigliata in modo decisamente provocante sperando di avere un incontro fortuito con il suo esaminatore e di ottenere così favori in vista dell’esame.
Dopo averci riflettuto a lungo la sera prima Martina decise di indossare una magliettina bianca che le lasciava scoperte le braccia abbinata ad una minigonna esageratamente corta; mise inoltre ai piedi i suoi stivali a gamba lunga preferiti, sfidando il caldo torrido e i sorrisini di scherno che già immaginava campeggiare sui volti delle sue perfide compagne di università.
Non si era mai posta particolari problemi sul modo di vestire a dire il vero, ma sebbene se ne infischiasse sempre del giudizio delle altre ragazze questa volta sentiva che c’era qualcosa di diverso; sapeva bene lei stessa che, una volta più che mai, il suo modo di vestire sarebbe stato totalmente e vergognosamente fuori luogo ed ambiva ad un evidente secondo fine.
Il primo a vedere Martina fu un suo amico che avrebbe sostenuto l’esame quello stesso giorno e venuto a prenderla in macchina per accompagnarla all’università.
Martina si fece trovare già pronta sulla strada sotto casa dopo aver ricevuto un messaggino sul cellulare dall’amico che le diceva sarebbe arrivato di lì a pochi minuti.
Quando arrivò sotto casa di Martina fece fatica a credere ai suoi occhi vedendola vestita come un’autentica sgualdrina, tanto che la prima cosa che si chiese dentro di se era come potesse una ragazza essere così spudoratamente troia.
Abbassò dunque il finestrino e accostò davanti a lei; ‘Solo bocca quanto vuoi?’, le disse ridendo.
Martina aprì la porta, salì in macchina e richiuse con forza la portiera.
‘Coglione!’, disse ridendo a sua volta colpendolo con un pugno sulla spalla.
‘Stai andando all’esame o a farti sbattere da qualcuno?’, proseguì lui visibilmente eccitato.
Sebbene scherzasse sull’averla scambiata per una prostituta, qualche soldo per darle una botta glielo avrebbe sganciato più che volentieri; del resto la ventitreenne Martina era decisamente una ragazza bella ed attraente e per il suo amico risultava esserlo ancora di più da quando si era fatta accorciare i capelli e portava la frangia, mosso anche dalla sua personale convinzione che le ragazze con la frangetta fossero le più porche in assoluto
Arrivata presso l’istituto Martina salutò i pochi conoscenti già presenti sul posto; mentre i ragazzi già se la scopavano con gli occhi le ragazze si lanciavano occhiatacce a vicenda, pronte a commentare il modo in cui Martina aveva deciso di vestirsi non appena lei si fosse allontanata.
E così fu; nonostante Martina non riuscisse a sentire ciò che i ragazzi e le ragazze si dissero, ebbe un misto di eccitazione e vergogna immaginando i discorsi degli stessi su di lei mentre si allontanava verso i corridoi dell’istituto alla ricerca del suo esaminatore.
Nella sua testa rimbombavano ipotetici dialoghi che si stavano scambiando su di lei; quante volte avrebbero utilizzato il termine puttana, sgualdrina, succhiacazzi, rottainculo, il tutto contorniato da risolini di scherno.
La cosa che probabilmente la eccitava ancora di più &egrave che quel giorno sentiva di meritarsi ogni singolo insulto come mai le era capitato prima.
Martina si ridestò dai suoi pensieri quando finalmente riuscì a scorgere il suo esaminatore intento a parlare con altri docenti.
Si trattava di un uomo sulla trentina, alto, magro e con una folta barba; era proprio come le era stato descritto, non poteva che trattarsi di lui; ad una prima visione Martina non ne rimase granché entusiasta paragonandolo subito nella sua testa ad un di quei manifestanti del movimento no-global, di quelli che vanno in giro a fare casino nelle piazze per difendere i propri ideali.
‘Buongiorno’, le disse imbarazzata avvicinandosi a lui e sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio non appena il suo esaminatore si fu congedato dai suoi interlocutori.
‘Buongiorno signorina’, rispose lui squadrandola da capo a piedi.
Martina era ora imbarazzatissima ben sapendo di essere vestita in maniera poco consona rispetto al luogo in cui si trovava.
‘Ho saputo che seguirà lei il mio esame’, disse Martina rossa in volto sfoderando il suo sorriso migliore; ‘chi le ha detto questo, signorina?’, rispose lui schiarendosi la voce.
‘Mah’un uccellino’, rispose lei ancora sorridente; ‘deve averne presi tanti lei di uccellini’, replicò lui quasi sottovoce tornando a squadrarla con lo sguardo.
Martina fece finta di non aver capito ma quelle parole la fecero eccitare in modo particolare sebbene non si sentisse per nulla fisicamente attratta dall’uomo che aveva dinnanzi a se.
‘Mi dica il suo nome prego’, le chiese; Martina gli riferì quindi nome e cognome.
‘Ebbene sì, seguirò io li suo esame’, disse quindi l’esaminatore alzando leggermente il tono di voce dopo aver controllato un plico di fogli che teneva in mano; ‘ma non si aspetti che le dica le domande che ho intenzione di farle’, aggiunse ridendo.
‘Non sono qui per questo’volevo solo’ehm’solo vedere che tipo di persona era, tutto qui’sa’sono un po’..ansiosa’, disse Martina con la voce che a tratti le tremava.
‘Non si preoccupi, stavo scherzando’, rispose l’uomo; ‘venga, mi segua’, aggiunse facendo cenno con la mano alla ragazza di seguirlo.
L’esaminatore accompagnò Martina in una piccola aula e si chiuse la porta alle spalle, quindi prese posto su una sedia di fronte ad una scrivania mentre Martina rimase in piedi di fronte a lui.
‘Mi dica signorina’quante ragazze pensa abbiano provato ad usare i suoi stessi trucchetti con il sottoscritto?’, le domandò; ‘non capisco’di cosa parla?’, replicò Martina.
‘Sa benissimo di cosa parlo’, ribatté l’esaminatore accendendosi una sigaretta in barba al cartello di divieto che campeggiava sopra la sua testa ed appoggiando i piedi sulla scrivania.
‘Perché si &egrave vestita così?’, le chiese quindi appoggiando l’accendino sulla scrivania di fronte a se e cominciando a dondolarsi sulla sedia senza staccarle gli occhi di dosso.
‘Per gli stivali dice? Beh perché mi piacciono’diciamo che &egrave il mio stile’, rispose lei cercando per l’ennesima volta di nascondere un imbarazzo che risultava essere sempre più evidente.
‘Risposta sbagliata’, disse l’esaminatore prima di un lungo tiro di sigaretta; ‘se questo fosse il suo esame partiremmo decisamente male..provi ancora, su’, aggiunse.
‘Beh, perché’perché mi piace essere un po’ provocante’al centro dell’attenzione, ecco’, replicò lei sentendosi incalzata.
‘Adesso cominciamo a ragionare’, rispose l’esaminatore spegnendo la sigaretta sulla gamba della scrivania e gettando il mozzicone a terra.
‘Lo sa cosa serve per venire in un’università vestita così?’, le chiese;’non saprei’cosa serve?’, rispose Martina.
‘Me lo dica lei cosa serve, signorina, avanti’, replicò lui indispettito.
Martina rimase per un attimo a pensare guardandosi intorno ed avvicinando l’indice della mano destra alla bocca; ‘beh’ehm’coraggio?’, ipotizzò rompendo il silenzio della stanza.
‘Coraggio?’, ribatté il professore come incredulo della sua risposta; ‘ehm’no?’, replicò lei titubante.
‘Quindi secondo lei per conciarsi così in un luogo pubblico ci vuole coraggio..’, disse lui; ‘lo sa cosa ci vuole invece, secondo me?, aggiunse.
‘Non saprei’che cosa?’, disse Martina impaurita ed eccitata allo stesso tempo immaginandosi la risposta che avrebbe ricevuto di lì a poco.
‘Beh secondo me”, cominciò a dire l’esaminatore accendendosi un’altra sigaretta; ‘secondo me serve essere proprio una gran troia’, riprese a dire soffiando poi il fumo in direzione della ragazza.
‘Lei crede?’, rispose Martina fingendosi risentita; ‘lo credo’eccome se lo credo”, replicò lui aspirando l’ennesimo tiro.
‘Allora, mi dica’quanto le piacerebbe prendere all’esame?’, le chiese poi l’esaminatore.
‘Beh’sono una che punta sempre al massimo’30 ovviamente’, rispose Martina con aria di sufficienza.
’30”, ribatté il professore sorridendo senza toglierle lo sguardo di dosso; ‘e magari vuole anche la lode’, aggiunse ridendo.
‘&egrave una incontentabile lei’si vede subito’, disse ancora; ‘crede di essersi preparata a dovere per ottenere il massimo dei voti?’, aggiunse.
‘Credo di si, insomma”, rispose lei; ‘crede di essersi fatta abbastanza il culo per meritarsi un 30?’, la incalzò lui posando lo sguardo sul fondoschiena di Martina costretto nella sua corta minigonna.
‘&egrave strano, lo sa?’, proseguì lui alzandosi in piedi; ‘di solito le ragazze che vengono da me a implorare pietà più che essersi fatte il culo sono disposte a farselo fare’, proseguì con un basso tono di voce che per Martina risultò essere molto sensuale al punto che le sembrava quasi di iniziare a sentirsi bagnata.
‘Adesso mi dica’, continuò lui; ‘cosa &egrave disposta a fare per ottenere il massimo?’, disse.
‘Quello che vuole lei, professore”, rispose Martina avendo capito che i suoi intenti erano ormai chiari ed abbassando lo sguardo verso terra.
‘Mi guardi negli occhi signorina’, la rimproverò subito l’esaminatore; ‘si metta bene in testa una cosa’io non costringo nessuno, se vuole uscire ora quella &egrave la porta’, disse indicandole l’uscita.
‘Se vuole se ne può andare, avrà comunque la possibilità di prendere il suo cazzo di 30 facendo un esame impeccabile..se non si sente abbastanza preparata invece, rimanga pure qui’ma sappia in ogni caso che si tratta sempre e solo di una sua scelta’allora, cosa ha intenzione di fare?’, proseguì.
Martina rimase esitante per un momento, ferma immobile davanti all’esaminatore che manteneva fisso lo sguardo su di lei.
‘Se rimango qui cosa’cosa dovrei fare?’, rispose Martina; ‘cosa pensi che possa volere da una ragazza come te?’, le rispose lui sorridente guardandola negli occhi.
‘Aggiunga il fatto che sono scapolo’, disse ancora ridendo mentre Martina restò impassibile sopraffatta della situazione in cui si era cacciata.
‘Sarebbe riduttivo dire che vorrei del sesso orale, signorina’, disse ancora l’uomo; ‘più che altro, mi piacerebbe giocare un po’ con lei..’, aggiunse.
‘Va bene’, rispose Martina con un filo di voce abbassando nuovamente lo sguardo verso terra.
‘Le ripeto per l’ultima volta che &egrave libera di andarsene quando vuole, ma se vuole continuare a giocare le regole del gioco le impongo io, intesi?’, replicò lui.
‘D’accordo’, rispose Martina.
‘Adesso si metta a quattro zampe’, le disse l’esaminatore; ‘c-cosa?’, rispose Martina.
‘Partiamo male signorina’molto male’, disse lui scuotendo la testa in tono rassegnato; ‘ha capito benissimo, avanti’, aggiunse.
Martina si prese qualche secondo per pensarci, quindi si piegò sulle ginocchia e come da richiesta si posizionò a quattro zampe sul pavimento. Mi perdoni se da ora in poi smetterò di darle dal lei, ma sa’mi viene un po’ difficile dare del lei ad una cagna..’, disse l’esaminatore guardandola dopo essersi posizionato davanti a lei con fare che a Martina parve decisamente minaccioso.r32;La ragazza abbassò lo sguardo verso terra mentre l’esaminatore piegò le ginocchia chinandosi vicino a lei.
‘Perché &egrave questo che sei’una cagna’non &egrave vero?’, disse accarezzandole i capelli.
Martina restò un attimo incerta su cosa rispondere; quel minimo di dignità e orgoglio che le restava ancora dentro le diceva di alzarsi, dare uno schiaffo alla persona che aveva davanti e di andarsene via.
Come poteva quell’uomo rivolgersi a lei in quel modo e giudicarla soltanto in base al suo aspetto esteriore e al fatto che si era vestita in maniera così provocante?
Dall’altro lato però ripensò all’esame, a quanto le sarebbe piaciuto ottenere il massimo dei voti a costo di farsi umiliare in quel modo; si rese però immediatamente anche conto che il voto dell’esame era ora diventata forse una cosa marginale, la meno importante.
Martina stava provando infatti qualcosa che la eccitava parecchio; il farsi umiliare e trattare come quello che lei in fondo sentiva realmente di essere. Era come un mettersi a nudo di fronte a se stessa, spogliarsi di ogni pudore per fare i conti con quello che realmente era.
‘Sono una cagna bastarda’, rispose quindi la ragazza accettando le regole del gioco ed abbassando nuovamente lo sguardo provando eccitazione e vergogna allo stesso tempo.
Il suo interlocutore però non prese del tutto bene la risposta di Martina battendo debolmente il pugno sulla testa della ragazza; ‘non credevo che le cagne parlassero’, la rimproverò.
‘Bau’, replicò quindi Martina con aria avvilita; ‘così va meglio’, concluse l’esaminatore alzandosi in piedi ed aprendo un cassetto della scrivania.
‘Voglio che tu faccia il giro della stanza a quattro zampe, avanti’, disse l’uomo appoggiando un piede sul sedere di Martina e dandole una leggera spinta in avanti; ‘e striscia bene per terra le zampe posteriori’, aggiunse poi raccogliendo dal cassetto una bottiglietta d’acqua.
Martina ubbidì e senza fiatare cominciò a fare il giro della stanza sotto gli occhi divertiti dell’esaminatore; l’uomo ad un certo punto prese dal cassetto un mazzo di piccole chiavi che utilizzò per aprire uno sportello posto sul muro alle spalle della scrivania.
Tirò quindi fuori una ciotola rossa di medie dimensioni, una classica ciotola per cani che posizionò per terra davanti ai suoi piedi.
Martina a metà del tragitto voltò la testa in direzione dell’uomo intento a versare l’acqua nella ciotola; le era abbastanza chiaro quello che l’esaminatore volesse da lei.
Doveva arrivare fino alla ciotola, l’acqua era la sua ricompensa.
Martina rivolse nuovamente lo sguardo verso terra e completò il lato della stanza che le mancava per tornare al punto di partenza, ovvero davanti alla ciotola.
Chinò quindi la testa e cominciò a bere dando dei rapidi colpi di lingua dimostrando di interpretare il ruolo della cagna come una vera attrice professionista.
L’uomo però, tirandola debolmente per i capelli, le sollevò il capo.
‘Premesso che non ti avevo dato il permesso di bere’, cominciò a dire; ‘fai troppo poco rumore per la sporca cagna che sei’, aggiunse spingendole nuovamente il capo verso la ciotola.
Martina cambiò quindi modo di bere e risucchiò l’acqua cercando di fare più rumore possibile; cercò di ridurre il rumore soltanto al pensiero che qualcuno potesse entrare nella stanza e vedere ciò che stava accadendo.
Rifletté anche su come aveva fatto a non pensare prima che qualcuno potesse entrare, arrivando alla conclusione che era talmente eccitata da ignorare questa opzione; probabilmente, se qualcuno fosse entrato e avesse visto ciò che stava accadendo, si sarebbe eccitata ancora di più prima di sprofondare nella vergogna più totale.
Martina risollevò il capo dopo aver succhiato anche l’ultima goccia d’acqua.
L’esaminatore rovesciò anche l’ultima metà della bottiglietta nella ciotola; Martina abbassò il capo per bere ma l’uomo spinse leggermente in là la ciotola facendone traboccare per terra parte del contenuto.’
‘Un altro giro prima’, le ordinò l’uomo; ‘continui ad essere una cagna disobbediente’, aggiunse.
Martina fece per avviarsi nuovamente quando l’uomo la fermò; ‘aspetta, ti accompagno’, le disse.
Si portò quindi una mano ai pantaloni slacciandosi la cintura e dopo essersela sfilata di dosso la passò attorno al collo della ragazza, la annodò e tenendo Martina come fosse al guinzaglio cominciò a muoversi lentamente per la stanza; ad un certo punto si accese anche una sigaretta proprio come se stesse facendo una passeggiata al parco con la propria cagnetta.
Ogni tanto non disdegnava di dare alla cintura qualche leggero strattone e di incitare Martina a muoversi ricordandole che tra qualche ora avrebbe dovuto sostenere un importante esame.’
I due completarono il giro della stanza quando Martina si trovò nuovamente davanti alla ciotola piena d’acqua.
Questa volta attese prima di bere, alzando lo sguardo per cercare il consenso del proprio ‘padrone’.
L’uomo fece cenno di sì con la testa e le accarezzò i capelli.
Martina abbassò per l’ennesima volta il capo e cominciò a bere rumorosamente come aveva fatto poco prima.
‘Siamo diventate ubbidienti’, disse l’esaminatore congratulandosi con lei; Martina succhiò di nuovo l’acqua dalla ciotola fino all’ultima goccia e sollevò soddisfatta lo sguardo verso di lui.r32;’Non hai finito’, disse l’uomo con tono severo avvicinando un piede a tre piccole pozzette d’acqua per terra che si erano formate quando lui aveva scostato la ciotola.r32;Martina rimase per un attimo interdetta; davvero avrebbe leccato il pavimento soltanto per ottenere qualche misero voto in più all’esame?r32;Il suo indugiare non passò inosservato all’uomo che si abbassò nuovamente vicino a lei e avvicinò la bocca al suo orecchio. ‘Che c’é”, le disse; ‘tutto a un tratto ti sei ricordata di avere una dignità?’, aggiunse.r32;’Bevi puttana’, la incalzò nuovamente l’uomo alzandosi in piedi; ‘e questa volta voglio vederti farlo con la lingua’, concluse.r32;Martina si prese ancora qualche istante per riflettere, arrivando al punto di pensare che quell’uomo aveva ragione; si era fatta trattare come una cagna fino a quel punto, e l’eccitazione era la seconda cosa più grande che stava provando seconda solo alla vergogna.r32;Sentiva che tirarsi indietro ora non aveva senso; la dignità l’aveva già persa nel momento in cui aveva pensato di incontrare quell’uomo in cambio di qualche misero voto in più.r32;Martina abbassò quindi la testa, tirò fuori la lingua e la passò sul pavimento fino a che non lo ebbe ripulito dall’acqua.r32;L’uomo la prese quindi nuovamente per la cintura e la accompagnò alla scrivania per poi prendere posto sulla sedia mentre Martina restò inginocchiata di fronte a lui.r32;La ragazza sapeva bene cosa stava per accadere; era infatti arrivato il momento di praticargli del sesso orale.r32;Prima però l’uomo tirò fuori dal cassetto una banana e la avvicinò al viso della ragazza.r32;’Sai’non sono del tutto sicuro che tu sia una cagna..’, le disse con aria dubbiosa; ‘per quanto ne so, potresti anche essere’boh’una scimmietta?’, disse agitandole la banana davanti al viso.r32;Martina seguì con gli occhi l’ondeggiare del frutto davanti a lei; ‘ti piacciono le banane, vero?’, le chiese l’uomo.r32;La ragazza restò titubante riguardo a cosa rispondere; avrebbe dovuto parlare? Oppure abbaiare? O fare altro ancora?; si limitò quindi a fare cenno di sì con la testa.r32;’Rispondi puttanella’, la incalzò però l’uomo facendole capire che si attendeva una risposta ben diversa.r32;’Uh uh’, si decise a rispondere Martina abbassando lo sguardo, cercando di emulare senza troppo successo il verso di una scimmietta.r32;’Come hai detto?’, replicò l’uomo sorridendo, impaziente di sentirglielo fare nuovamente; ‘uh uh uh’, replicò Martina.r32;’Guardami puttana’, disse ancora l’uomo mettendole una mano sotto il mento ed alzandole la testa; ‘la vuoi questa banana?’, aggiunse.r32;Martina, sentendosi sempre più umiliata ed eccitata, fece il verso della scimmietta per un’ultima volta che venne interpretato dall’uomo come una risposta affermativa alla sua domanda.r32;’Apri’, le ordinò lui avvicinando la banana alle labbra della ragazza ; Martina spalancò la bocca e l’esaminatore le appoggiò il frutto in bocca cominciando a spingerglielo avanti e indietro simulando una fellatio.r32;Mentre faceva ciò, l’uomo portò la mano libera sotto i suoi pantaloni, prese in pugno il suo membro e cominciò a masturbarsi.r32;Dopo averle tirato fuori il frutto di bocca, con la stessa mano con cui si stava toccando sbucciò la banana, ne staccò un pezzo e, dopo averlo strofinato sul viso di Martina, glielo spinse in bocca.r32;Martina non fece in tempo a masticarlo ed ingoiarlo che subito l’uomo cercò di mettergliene in bocca una seconda parte e poi una terza, finché i pezzi di banana non strabordarono dalla bocca della ragazza cadendo inevitabilmente per terra.r32;Martina ingoiò la parte che le era rimasta in bocca e poi, senza che l’uomo le chiedesse nulla, abbassò la testa, raccolse con la bocca i pezzi caduti a terra e li ingoiò, quindi guardò soddisfatta negli occhi l’esaminatore.r32;’Sai, ci ho ripensato’, le disse quindi l’uomo appoggiandole la buccia di banana sulla testa; ‘sei troppo stupida per essere una scimmia’, aggiunse.r32;Quindi dopo essersi portato nuovamente una mano ai pantaloni la infilò sotto gli slip e ne estrasse sotto gli occhi della ragazza un membro di mediopiccole dimensioni, abbastanza flaccido nonostante la situazione di eccitante degrado in cui la ragazza si presentava di fronte a lui.r32;L’uomo riprese a masturbarsi cercando di rendere il suo cazzo più duro; Martina avvicinò il volto al membro dell’uomo che lasciò la presa si di esso.r32;La ragazza lo prese in mano e cominciò a segarlo lentamente spostando continuamente lo sguardo dal membro agli occhi dell’uomo; chiuse quindi i suoi occhi e lo prese in bocca.r32;Iniziò a succhiarlo dolcemente per poi aumentare sempre più il ritmo finché la buccia di banana non le cadde da sopra la testa; non aveva alcun tipo di problema a prenderlo in bocca fino in fondo viste le scarse dimensioni, decisamente al di sotto dei suoi standard.r32;Ne aveva succhiati di cazzi Martina, ma quello era decisamente uno dei più piccoli con cui aveva mai avuto a che fare.’r32;Andò avanti per diversi minuti a succhiare e segare, passando più volte la lingua sullo scroto dell’esaminatore.r32;Ad un certo punto l’uomo batté la mano sul suo ginocchio e strinse le gambe; Martina capì perfettamente il segnale, si alzò in piedi ed allargò le gambe sopra di lui.r32;’Siediti’, le chiese quindi l’uomo battendo nuovamente una mano sul suo ginocchio; ‘alza le braccia’, le disse dopo che la ragazza si fu seduta a gambe spalancate sopra le sue gambe.r32;Martina alzò le braccia e l’esaminatore le sfilò la maglietta di dosso buttandola per terra per poi metterle entrambe le mani sul suo abbondante seno iniziando a palparglielo con decisione.r32;L’uomo tirò poi il reggiseno della ragazza verso il basso scoprendo il seno davanti a lui, avvicinò il capo e cominciò a leccarle le tette.r32;Le slacciò quindi il reggiseno e lo ripose all’interno del cassetto della scrivania, poi le chiese di alzarsi.r32;Martina si alzò in piedi tenendo le gambe spalancate sopra l’uomo; lui portò una mano sotto la minigonna della ragazza e le abbassò lentamente le mutandine fino a che non furono talmente tirate tra le gambe aperte di Martina che bastò un leggero strattone per strappargliele di dosso; scoprendole fradice, se le passò eccitato sul viso prima di riporre anch’esse nel cassetto insieme al reggiseno.r32;L’uomo alzò quindi la minigonna di Martina e dopo aver scoperto davanti a suoi occhi una splendida vagina depilata, bagnata e ben curata cominciò a leccarla senza sosta per diversi minuti.r32;’Ti va di farti fottere un po’ questa bella fichetta da troia?’, disse poi l’uomo accarezzandogliela ed arrivando quasi a penetrarla con un dito.r32;Martina, ben sapendo quanto retorica fosse la domanda, si abbassò per accogliere il membro dell’uomo dentro di lei quando lui la fermò mettendole una mano sul braccio.r32;’Aspetta’, le disse frugando nuovamente con una mano del cassetto; ‘non scopo con una puttana senza prendere precauzioni’, aggiunse estraendone un profilattico.r32;’A te l’onore’, disse poi consegnandolo tra le mani della ragazza.r32;Martina aprì il preservativo strappando la carta con i denti e fece per rivestire con esso il membro dell’uomo che però la bloccò nuovamente; ‘fallo con la bocca, sgualdrina’, le disse.r32;Martina si infilò il preservativo tra le labbra e abbassò la testa verso il membro dell’uomo; in passato le era già capitato che un ragazzo le chiedesse di infilargli il preservativo con la bocca.r32;Quella volta però si trattava di un membro di ben più grandi dimensioni e Martina non fece molta fatica; questa volta invece dovette scendere parecchio con la testa ed aiutarsi con le mani prima di riuscire nell’arduo compito.r32;Una volta riuscita ad incappucciare il membro Martina si alzò in piedi, allargò nuovamente le gambe di fronte all’uomo e cominciò lentamente ad abbassarsi.r32;Prese il cazzo con la mano destra e lo accompagnò nella sua vagina; iniziò a muoversi pian piano su e giù portando le braccia attorno al collo dell’uomo fino ad aumentare la consistenza del movimento.r32;Dopo qualche minuto Martina stava letteralmente saltando sul cazzo dell’uomo sempre più sudato ed ansimante.r32;Martina invece si limitava a fingere; non riusciva proprio a provare piacere con un membro di cosi piccole dimensioni, le sembrava quasi di non sentirlo.r32;Ogni tanto cacciava un piccolo urlo per compiacere l’uomo e per arrivare ad ottenere ciò che voleva.r32;’Fammi venire puttana’, disse l’uomo dopo una decina di minuti scarsi; quindi, emettendo dei suoni quasi animaleschi venne, liberando il suo seme nel preservativo.r32;Martina, ben lontana dall’orgasmo, smontò come una cavallerizza dalle gambe dell’uomo; poco importava all’esaminatore se Martina avesse goduto o meno, tutto ciò che voleva era che lei gli svuotasse le palle.r32;Proprio quando Martina credeva fosse tutto finito dovette però ricredersi; l’uomo infatti, dopo essersi sfilato il preservativo, si alzò in piedi e lo fece penzolare davanti alla ragazza.r32;’Seduta’, le ordinò; Martina si mise nuovamente in ginocchio ben sapendo che le era richiesto un ultimo sforzo, anche se forse era il peggiore.r32;L’esaminatore cominciò a far scendere lentamente il preservativo verso il viso della ragazza; poco prima di raggiungere l’altezza delle labbra Martina spalancò la bocca lasciando che l’uomo, dopo averglielo appoggiato in bocca, cominciasse a strofinarglielo avanti e indietro sopra la lingua fino a che non le chiese di romperlo con i denti.r32;La ragazza cominciò a digrignare i denti tenendo il preservativo ben stretto tra di essi finché non si ruppe facendole scivolare il contenuto direttamente in gola.r32;’Brava troietta…con questo ti sei guadagnata anche la lode!’, ironizzò l’uomo lasciando cadere il preservativo nella bocca della ragazza; ‘adesso voglio che ci giochi un po”, le disse.r32;Martina tenne in bocca il preservativo facendoselo passare da una parte all’altra mentre l’uomo si accinse a sfilarle gli stivaletti dai piedi; cos’altro aveva in mente?r32;L’esaminatore portò gli stivaletti dall’altro lato della stanza e li appoggiò a terra.r32;’Che ne dici di un ultimo giretto, cagna bastarda?’, le disse riposizionandosi di fronte a lei.r32;La prese nuovamente per la fibbia della cintura che nel frattempo era sempre stata ben stretta al suo collo e si avviarono per un’ultima volta seguendo il perimetro della stanza.r32;L’uomo si fermò dapprima di fronte alla maglietta di Martina che giaceva per terra; chiese alla ragazza di raccoglierla con la bocca ed i due proseguirono il giro per soffermarsi poi di fronte agli stivaletti di Martina. ‘Guarda guarda’, disse l’uomo fingendosi sorpreso di trovarli lì; ‘di chi sono questi begli stivaletti?’, aggiunse dando una leggera strattonata alla cintura.r32;Martina mugugnò facendone intendere la proprietà; ‘sono tuoi, piccola cagna?’, disse l’uomo abbassandosi sulle ginocchia e accarezzandole la testa.r32;Martina annuì tenendo sempre ben stretta la sua magliettina tra i denti e il preservativo in bocca.r32;’Lo sai cosa fanno le cagne come te per segnare il territorio e tutto ciò che credono di loro proprietà?’, aggiunse l’esaminatore alzandosi nuovamente in piedi.r32;Martina annuì di nuovo; adesso le era chiaro perché l’uomo le avesse fatto bere tutta quell’acqua, non era soltanto uno stupido premio per aver completato il giro della stanza.r32;La ragazza restò momentaneamente pietrificata.r32;Non voleva farlo, le veniva da piangere al solo pensiero di rovinare i suoi adorati stivaletti; erano in assoluto i suoi preferiti e, oltre ad averli pagati a caro prezzo, li considerava anche un portafortuna.r32;’Dimostrami di saperlo’, disse l’uomo con tono severo; Martina esitò ancora qualche secondo prima di decidersi.r32;Era arrivata alla fine, aveva fatto le peggiori cose; non poteva tirarsi indietro proprio ora che l’obiettivo era raggiunto.r32;Martina gattonò quindi in prossimità degli stivaletti e, sollevata la gamba sinistra, cominciò ad orinare sopra uno di essi fermando il getto dopo pochi secondi.’r32;’Mi prendi per il culo, puttana?’, disse l’uomo chinandosi verso di lei; ‘falla tutta’, aggiunse.r32;Martina sollevò di nuovo la gamba e riprese ad orinare spostando il getto da uno stivaletto all’altro; l’uomo spinse quindi gli stivaletti facendoli cadere a terra in modo che Martina potesse bagnarli anche dall’altro lato.r32;Un ultimo getto di piscio ricadde sulla coscia di Martina; l’uomo sfilò quindi la magliettina dalla bocca della ragazza e la utilizzò per ripulirle la gamba.r32;’Guarda che casino hai combinato, stupida cagna!’, le disse passando poi la maglietta per terra come fosse uno straccio ripulendo il pavimento da quel poco di orina che non aveva colpito gli stivaletti.r32;Dopo aver lasciato la maglietta a terra l’uomo sollevò quindi uno degli stivaletti e lo avvicinò alla bocca di Martina; ‘sputa fuori’, le disse.r32;Martina”si lasciò quindi uscire di bocca il preservativo facendolo cadere nello stivaletto.r32;L’uomo, dopo aver riappoggiato lo stivale a terra, sputò con decisione nello stesso; ‘tocca a te’, disse poi alla ragazza che a sua volta chinò il capo e ci sputò dentro.r32;Dopo aver chiesto alla ragazza di sputarci dentro almeno altre cinque volte e dopo aver lui stesso fatto la medesima cosa, l’uomo si alzò in piedi. ‘Se ne vada’, disse dirigendosi verso la scrivania; ‘le scriverò sopra un foglio le domande che le porrò tra poche ore in sede d’esame’, aggiunse.r32;Martina si alzò in piedi, recuperò da terra la maglietta e se la rimise velocemente addosso, poi si guardò le ginocchia; fare il giro della stanza come una cagnolina le aveva lasciato degli evidenti segni neri sopra di esse.r32;’C’&egrave un cesso qui a fianco, vada a darsi una sistemata’e cerchi di non farsi vedere da nessuno’, disse l’uomo cominciando a scrivere le domande sopra il foglio di carta.r32;Martina prese la sua borsetta e raccolse per i lembi gli stivaletti; fece per uscire quando la voce dell’uomo la fermò per l’ennesima volta.r32;’Un attimo, signorina’, disse con tono perentorio; ‘il gioco prevede ancora alcune regole da rispettare se vuole ottenere il suo 30′.r32;Martina deglutì; cos’altro poteva volere quell’uomo da lei che già non avesse ottenuto?r32;L’aveva insultata, umiliata, fottuta ed in ultimo le aveva rovinato la maglietta e gli stivali con cui si sarebbe dovuta presentare all’esame tra poco meno di 2 ore.r32;’Gli stivali devono rimanere così, non si azzardi a pulirli’, proseguì l’uomo accendendosi una sigaretta.r32;’Li indossi subito’, le ordinò.r32;Martina si infilò gli stivali senza fiatare; il preservativo le dava fastidio sotto la pianta del piede ma sapeva bene che le sarebbe stata negata la richiesta di poterlo togliere; sapeva anche che non le sarebbero stati restituiti ne reggiseno ne mutandine, perciò decise che non valeva nemmeno la pena chiedere il suo intimo indietro, anche perché le mutandine erano ormai fuori uso.r32;’Stesso discorso per le ginocchia’, tuonò ancora la voce dell’uomo; ‘c-cosa?’, replicò Martina incredula.r32;’Non le &egrave consentito lavarle’, disse l’esaminatore con tono minaccioso; ‘le &egrave permesso soltanto darsi una sciacquata e una ripulita al viso’, aggiunse.r32;’E per la maglietta’non le &egrave concesso cambiarla, ma può sempre provare a pulirla”, disse in conclusione ridendo ben sapendo che si trattava di un’impresa impossibile visto il poco tempo che mancava all’esame.r32;Martina stava quasi per piangere, aprì di scatto la porta ed uscì.r32;Fortunatamente nessuno era presente nel corridoio in quel momento; la ragazza entrò quindi in bagno e dopo essersi guardata allo specchio cominciò a darsi una sciacquata al viso e a sistemarsi il trucco, domandandosi dove avrebbe trovato il coraggio per presentarsi in aula davanti a tutti conciata in quella maniera. “Dici che è lei?”, disse un ragazzo all’amico, entrambi seminascosti dietro una colonna mentre Martina usciva dal bagno per recarsi nuovamente nell’ufficio dove l’esaminatore stava terminando di scrivere sul foglio le domande che avrebbe posto alla ragazza durante l’esame.

A differenza di quando era entrata infatti qualcuno ora sembrava essersi era accorto di lei.

“Hai capito il professore…deve proprio averla sfondata per bene…guarda come cammina!”, replicò divertito l’altro ragazzo dando un colpetto sulla spalla al suo interlocutore.

In effetti l’andatura di Martina risultava essere assai goffa; cercava infatti continuamente di alzare i lembi degli stivali ma questi ultimi, bagnati di piscio, finivano inevitabilmente per afflosciarsi di continuo.

“Ah, è tornata, puttanella”, disse l’esaminatore senza alzare lo sguardo dal foglio di carta mentre Martina si chiudeva la porta alle spalle; “è qui per le domande o per succhiarmi di nuovo il cazzo?”, aggiunse ridendo.

“Per le domande…”, rispose Martina in tono sommesso avvicinandosi alla scrivania e mantenendo lo sguardo fisso a terra.

L’esaminatore lasciò quindi cadere la penna dalla mano ed alzò lo sguardo verso la ragazza; “ecco qui”, disse volgendo il foglio verso di lei.

Martina tese la mano per prendere il foglio ma l’esaminatore scostò rapidamente il braccio impedendole di prenderlo.

“Come si dice?”, disse l’uomo alla ragazza; “per favore…”, replicò Martina abbassando nuovamente lo sguardo.

Come se tutto il senso di umiliazione che aveva dovuto sopportare fino a quel momento non fosse stato sufficiente, ora Martina si trovava a dover addirittura implorare e ringraziare l’uomo che l’aveva degradata prendendosi gioco della sua dignità in cambio di quattro stupide domande.

“In ginocchio”, disse ancora l’uomo indicando con l’indice la porzione di pavimento di fronte a se.

Martina si fece forza ancora una volta e si inginocchiò di fronte a lui; l’uomo riprese dunque a parlarle accarezzandole dolcemente i capelli ed appoggiando il foglio di carta sul tavolo.

“Si è data proprio una bella sistemata…”, disse guardandola negli occhi dopo averle fatto alzare il capo appoggiandole una mano sotto il mento; “peccato per la maglietta…si vede che non è proprio come appena uscita dall’armadio…”, aggiunse sorridente infilandole una mano sotto la maglietta e palpandole con decisione il seno.

Martina stava quasi per ribellarsi; fino a dove poteva spingersi quel maiale sentendosi autorizzato a toccare il suo corpo utilizzando uno stupido gioco come scusa?

Poi però si limitò a sospirare e a chiudere gli occhi fin quando l’uomo smise di toccarla.

Quando riaprì gli occhi Martina alzò lo sguardo verso di lui e con tono implorante gli chiese se per favore le fosse possibile cambiare almeno la maglietta.

L’esaminatore sorrise accarezzandola sotto il mento; “è liberissima di cambiarla…”, rispose sorprendentemente accendendo nella ragazza la flebile speranza che in quell’uomo fosse rimasto almeno un briciolo di umanità.

Le sue speranze vennero però disilluse quando l’uomo riprese a parlare; “si ricorda cosa le ho detto appena ha messo piede qui dentro? Io non costringo nessuno a fare niente, ma se vuole giocare con me le regole del gioco sono le mie…”, concluse accendendosi una sigaretta.

“Si consideri quindi libera di infrangerle, ma sappia che da quel momento sarò libero di farlo anche io…”, proseguì l’uomo poggiando una mano sopra il foglio e cominciando a stropicciarlo.

Martina posò lo sguardo sul foglio trattenendo a fatica le lacrime.

“Sarebbe un peccato, non è vero?”, aggiunse l’uomo con un ghigno beffardo in volto, quindi dopo aver effettuato un altro tiro di sigaretta la spense strisciandola sul foglio; “aver fatto tutto questo per nulla…”, proseguì a dire.

Martina abbassò nuovamente lo sguardo verso terra rassegnandosi al fatto di dover stare alle regole dell’uomo; infrangerle ora avrebbe voluto dire rendere effettivamente vano tutto quello che aveva dovuto subire.

Decise però, dopo essersi asciugata una lacrima che nel frattempo aveva cominciato a bagnarle il viso, di avanzare un’ultima richiesta facendo leva sul fatto che l’uomo si era tenuto il suo intimo e questo, per come la vedeva Martina, non poteva essere previsto dal regolamento.

“Potrei denunciarla, lo sa questo?”, disse la ragazza dimostrando a se stessa e a quell’uomo di avere ancora almeno un briciolo di orgoglio.

“Lei dovrebbe denunciarmi?”, disse l’uomo mettendosi a ridere; “forse dovrei essere io a denunciarla…”, replicò poi tornando serio.

“Mi ha ricattata!”, insistette Martina senza darsi per vinta; “e per giunta si è preso anche il mio intimo!”, aggiunse.

“Non ho ricattato proprio nessuno…è stata lei a venire nel mio ufficio per elemosinare qualche voto in più, io le ho semplicemente detto quale era il prezzo per quello che mi stava chiedendo”, rispose l’esaminatore.

“Stronzate…lei mi ha soggiogata!”, cercò di incalzarlo ancora Martina; “lo dimostra il fatto che sono ancora qui in ginocchio davanti a lei”, proseguì la ragazza adirata.

“Non ha nessuna prova per potermi denunciare, lo sa questo?”, le disse l’uomo; “mentre sa…immagino non siano poche le persone che hanno visto come si è conciata questa mattina per venire all’esame…senza contare quelle che l’hanno vista spontaneamente entrare nell’aula professori…”, aggiunse con tono allusivo.

A queste parole Martina rabbrividì; veramente c’era qualcuno che l’aveva vista entrare in sala professori?

“Mi faccia almeno pulire le ginocchia…la prego…non posso presentarmi all’esame così…”, disse ancora afflitta la ragazza.

A questa richiesta l’uomo si mostrò inaspettatamente più gentile; “va bene…ma soltanto perché ho tenuto il suo intimo”, rispose.

“Grazie…”, rispose umilmente Martina calmandosi, quindi si alzò in piedi.

“Adesso la finisca di piagnucolare e si levi dai coglioni”, disse l’esaminatore porgendole il foglio.

Martina raccolse il foglio dalla mano dell’uomo, lo mise nella borsetta ed uscì rapidamente dalla porta.

Si guardò di nuovo furtivamente intorno senza vedere nessuno, quindi tornò in bagno a sistemarsi.

Dopo aver aperto uno dei rubinetti presenti nell’antibagno fece scendere dalla boccetta sopra il lavandino una buona dose di sapone liquido e cominciò a sciacquarsi rapidamente le ginocchia prima che qualcuno potesse entrare e vederla in quello stato.

Una volta ripulite le ginocchia decise di concedersi qualche minuto di pausa per riprendere fiato e per dare un’occhiata al foglio che l’esaminatore aveva preparato per lei.

Entrò in uno dei bagni e chiuse a chiave la porta. Fortunatamente per lei il bagno profumava di pulito; Martina ne era probabilmente la prima utilizzatrice della giornata.

Appoggiò la borsa sulla cassetta dello scarico e, sebbene sembrasse che tutto fosse appena stato pulito, diede per sicurezza una passata con della carta igienica alla tavoletta del water.

Appoggiò poi altri pezzetti di carta intorno alla tavoletta, abbassò la minigonna e si mise a sedere con l’intento di fare pipì.

Prese intanto il foglio dalla borsetta e cominciò a leggerlo dovendo fare una enorme fatica dal momento che la calligrafia lasciava molto a desiderare.

Le domande erano tutte incentrate su argomenti su cui Martina era abbastanza, se non molto, preparata.

Questo da un lato la fece pentire di quello che aveva fatto per avere quel foglio ma dall’altro si convinse che in questo modo avrebbe affrontato l’esame in tutta sicurezza.

Quando l’interesse per le domande svanì, Martina ripensò a quanto accaduto scoprendosi particolarmente eccitata.

La scopata con l’esaminatore l’aveva lasciata ben lontana dal raggiungimento dell’orgasmo, quindi decise che era arrivato il momento di provvedere da sola a far svanire quel senso di incompletezza e insoddisfazione che quel rapporto le aveva lasciato dentro.

Quello che la ragazza non sapeva è che fuori da quel bagno c’erano ben due ragazzi pronti e desiderosi di aiutarla a colmare quel suo stesso vuoto.

La porta di ingresso all’antibagno si aprì con un leggero scricchiolio che Martina non riuscì a sentire perché nel frattempo aveva cominciato ad ansimare dopo aver iniziato a toccarsi.
I due ragazzi entrarono di soppiatto nell’antibagno e si avvicinarono all’unica porta chiusa.
Si trattava di due coetanei di Martina, alti e ben messi fisicamente, uno biondo e uno moro; dal punto di vista estetico a Martina non andava affatto male.
Il biondo fece segno all’amico di fare silenzio portandosi l’indice alla bocca, quindi avvicinò l’orecchio alla porta del bagno riuscendo a cogliere i sospiri della ragazza.
Fece poi segno all’amico di avvicinarsi e lo invitò a sentire lui stesso quello che stava accadendo in quel bagno; il ragazzo moro poggiò quindi a sua volta l’orecchio alla porta.
I due poi si allontanarono; “si sta masturbando la troia…”, disse sottovoce il biondo tutto eccitato; “magari sta solo riprendendo fiato dopo la chiavata con il professore”, replicò l’amico.
“Si sta toccando te lo dico io…zoccola”, insistette l’amico fermo sulla sua posizione.
Il ragazzo moro entrò nel bagno di fianco a quello di Martina, abbassò il coperchio e salì in piedi sul water.
Poggiò quindi le mani sulla parete adiacente a quella del bagno della ragazza e si sollevò.
Essendo ben allenato riuscì senza tanta fatica a mantenersi sollevato per vedere cosa stava realmente accadendo lì dentro.
Martina non si accorse di nulla; teneva gli occhi chiusi toccandosi con intensità sempre maggiore ed ansimando sempre più.
Il ragazzo scese e tornò dall’amico a riferire quanto aveva visto; “avevi ragione tu, si sta toccando come non mai…ed è pure una gran fica”, disse eccitatissimo.
“Fa vedere”, replicò il biondo intenzionato a spiare la ragazza nella stessa maniera; “che dici…mi faccio vedere?”, sussurrò al ragazzo moro prima di salire a sua volta in piedi sul water.
“Falle capire che siamo qui”, rispose l’amico con un ghigno sul volto.
Il ragazzo biondo si sollevò ammirando a sua volta lo spettacolo per qualche secondo, dopodiché decise che il modo migliore per attirare l’attenzione della ragazza era quello di sputarle in testa; dopo averlo colpita sui capelli, il ragazzo biondo si lasciò rapidamente cadere.
Martina, terrorizzata, aprì gli occhi di scatto ed alzò lo sguardo senza vedere nessuno.
Si passò la mano sulla testa e la sentì bagnata; non poteva essere una sua impressione, qualcuno le aveva proprio sputato addosso.
Martina prese un po’ di carta igienica, si asciugò rapidamente la vagina bagnata e sollevò la minigonna.
Aspettò seduta senza fare nulla per almeno 5 minuti senza udire alcun rumore esterno.
Poteva essere stata una goccia derivata da una perdita proveniente dal soffitto?
Oppure era anche questo parte dello stupido “gioco” ideato dall’esaminatore che stava continuando a prendersi gioco di lei?
Questa ipotesi era quella che cominciò a prevalere nella mente di Martina man mano che passavano i minuti finché, accecata dalla rabbia, decise che fuori dalla porta non poteva che trovarsi quel piccolo uomo che aveva abusato di lei.
Aprì la porta di scatto decisa a dirgliene quattro anche a costo di non ottenere un buon voto all’esame.
Non fece però quasi in tempo a mettere piede fuori dalla porta che si sentì sollevata per entrambe le braccia e rimessa con forza a sedere sul water.
“Che cazzo!”, esclamò Martina guardando spaventata i due ragazzi.
“Hai sempre quello in bocca eh, baldracca?”, rispose il moro ridendo.
“Ti piacerebbe avere in bocca i nostri, eh?”, disse a sua volta il biondo accarezzandole una guancia.
“Lasciatemi stare, cosa volete?”, replicò spaventata Martina.
“Eccome se le piacerebbe…e non solo in bocca secondo me”, aggiunse il ragazzo moro ridendo.
Martina avrebbe voluto correre fuori dal bagno ma i due ragazzi restarono fissi in piedi come due statue davanti a lei rendendole impossibile l’uscita.
“Vi prego…ho avuto una giornata di merda…lasciatemi stare o ditemi almeno cosa volete da me…”, li supplicò Martina.
“Piccola lei…ha avuto una giornata di merda”, la prese in giro il ragazzo biondo accarezzandola sotto il mento; “secondo te cosa vogliamo?”, le chiese il moro.
“Scoparmi?”, rispose perspicacemente la ragazza quasi con aria di sfida; “ah ma allora non sei solo fica”, replicò il ragazzo biondo.
“Una che viene in università vestita così vuoi che non sappia cosa vogliono gli uomini da lei?”, replicò l’amico divertito.
“Tra poche ore devi dare un esame, giusto?”, disse il ragazzo biondo a Martina; la ragazza annuì.
“Allora cosa stai aspettando? Perché non hai ancora i nostri cazzi in bocca?”, disse ancora il ragazzo biondo.
Il ragazzo moro cominciò a slacciarsi i pantaloni fino a farseli cadere al ginocchio restando in boxer di fronte alla ragazza; Martina notò subito che il ragazzo sembrava essere ben dotato.
“Anche noi abbiamo un esame e non vorremmo fare tardi…sai, non abbiamo succhiato nessun cazzo per garantirci il voto”, disse ridendo portandosi una mano sotto i boxer.
Il biondo si slacciò i pantaloni a sua volta e portò anch’egli la mano sotto i boxer, quindi entrambi tirarono fuori il membro davanti alla ragazza.
Martina non aveva visto male, i due ragazzi erano decisamente ben dotati; dopo lo spavento iniziale Martina era ora eccitata da morire all’idea di prendere in bocca quei due grossi cazzi duri e pronti per lei.
Cominciò prendendo in bocca quello del moro, poi scostò la testa verso quello del biondo.
Succhiò a intermittenza i due cazzi dimostrandosi una vera esperta del mestiere; i ragazzi si divertirono parecchio a strofinarle sulle guance il membro quando Martina era intenta a succhiare quello dell’amico.
La ragazza riuscì inoltre nell’intento di prendere in bocca contemporaneamente le cappelle dei due ragazzi con grande soddisfazione da parte degli stessi.
Il ragazzo moro prese rapidamente il telefonino e riuscì ad immortalarla in una foto con gli occhi aperti verso di lui e i due cazzi in bocca mentre alcune tracce di sperma cominciavano a fuoriuscirle dalla stessa.
Quando glielo tolsero di bocca i ragazzi passarono i loro membri sui capelli della ragazza e poi la schiaffeggiarono debolmente sulle guance ridendo e dandosi il cinque mentre Martina cercava di riprendere fiato.
“Alzati”, le disse quindi con tono perentorio il ragazzo moro; Martina ubbidì e si alzò in piedi davanti a loro mostrandosi in tutta la sua bellezza.
“Il reggiseno l’hai dimenticato a casa?”, disse il ragazzo biondo sorridendo e invitando l’amico a posare a sua volta lo sguardo sul seno di Martina.
Martina sperava non si notasse, ma a quanto pare i suoi capezzoli si facevano ben vedere sotto la magliettina bianca aderente.
La sua mente andò ancora per un attimo all’esame, a cosa si sarebbe dovuta inventare per passare il più possibile inosservata; poi però decise di rimandare ogni possibile pensiero e di concedersi anima e corpo alla lussuria.
Avrebbe fatto tutto quello che i ragazzi le avrebbero chiesto, senza la minima opposizione, semplicemente perché era quello che in fondo sentiva di desiderare; ed ora si sentiva al massimo dell’eccitazione, in piedi davanti a quei ragazzi come fosse merce da esposizione.
Il ragazzo moro le infilò una mano sotto la maglietta e cominciò a palparla.
“Secondo te le indossa almeno le mutandine?”, chiese all’amico senza smettere di palpare il seno della ragazza.
“Ma chi questa?”, replicò l’amico, più arrapato che mai; “l’hai guardata in faccia? l’ultima volta che ha indossato le mutandine avrà avuto sì e no 18 anni”, aggiunse divertito.
“In effetti…”, rispose sorridente il moro; “forse ha smesso di indossarle quando la mamma ha smesso di vestirla”, disse il ragazzo biondo rincarando la dose.
“O forse sua madre è troia quanto lei…non è così, piccola?”, aggiunse il ragazzo moro.
“Per questo sei così brava a fare i pompini? E’ la tua mamma che te lo ha insegnato?”, disse il ragazzo biondo.
Martina era ormai letteralmente fradicia; se da una parte il coinvolgimento di sua madre la disgustava, dall’altra immaginarla in quella situazione aveva portato la sua eccitazione ai massimi livelli.
“Scommetto che se potesse vederti ora sarebbe fiera di te!”, proseguì il ragazzo biondo; “fiera e invidiosa…”, aggiunse sogghignando il ragazzo moro.
Martina non rispose limitandosi a stare ferma in piedi, impassibile e con gli occhi chiusi finché il ragazzo moro non la invitò a sedersi battendo il palmo della mano sulla cassetta di scarico del wc dopo aver spostato la borsa della ragazza per terra accanto alla tazza.
“Facci vedere cosa stavi facendo prima che entrassimo, porcellina”, la incalzò il ragazzo moro.
Martina prese posto sedendosi sulla cassetta dello scarico e spalancò le gambe davanti ai due ragazzi.
“Non ti si deve dire proprio nulla…”, disse il ragazzo biondo; “quando una è troia, è troia”, aggiunse saggiamente il ragazzo moro.
La ragazza, galvanizzata dagli insulti, si portò una mano sulla vagina accarezzandosela dolcemente, quindi cominciò a penetrarla infilando due dita tra le labbra.
Il ragazzo moro avvicinò il volto e cominciò a leccarle indistintamente la vagina e le dita che sprofondavano armoniosamente dentro di essa.
Il ragazzo biondo invece strinse forte il membro e cominciò a masturbarsi assistendo eccitato alla scena; fece poi per sfilare con la mano libera uno stivale dal piede di Martina quando si accorse di quanto quest’ultimo fosse bagnato.
“Non ci credo!”, esclamò sorpreso smettendo per un attimo di masturbarsi; “che succede?”, rispose l’amico tornando a sollevare il capo.
“Tocca qui”, disse il ragazzo biondo appoggiando l’indice sul lembo dello stivale.
“E’ fradicio quanto la sua fica!”, disse sorridente il ragazzo moro; “ti sei davvero bagnata così tanto, stupida puttana?”, disse ancora il ragazzo biondo.
“Mi avete spaventata, non avevo le mutandine e così…me la sono fatta addosso…”, disse Martina in cerca di una scusa abbassando lo sguardo verso terra.
I ragazzi, in barba al senso di umiliazione che stava provando la ragazza, si misero a riderle in faccia.
“Fammi capire…sei seduta su un fottuto cesso e riesci a pisciarti sulle scarpe?”, disse il ragazzo moro deridendola ancora di più; Martina si rese effettivamente conto di quanto fosse stupido ciò che aveva detto ma in balia di tutte quelle sensazioni la sua mente non era riuscita a partorire nulla di più credibile.
“Devi capire che è una cagna, non ragiona come noi”, rincarò la dose il ragazzo biondo.
“In ogni caso dobbiamo fare qualcosa, è inammissibile che tu possa presentarti all’esame conciata così…dobbiamo aiutarla non trovi?”, disse il ragazzo moro cercando e trovando senza alcuna difficoltà la complicità dell’amico.
“Ovvio che dobbiamo aiutarla, siamo qui per questo”, replicò quindi il ragazzo biondo.
I due, dopo essersi scambiati un’occhiata di intesa, sembravano già avere ben in testa cosa fare.
Il ragazzo biondo sfilò quindi lo stivale dal piede di Martina e lo tenne quasi schifato sollevato tra pollice e indice facendo poi cadere la calzatura dritta nel water, quindi la spinse completamente dentro con un piede, chiuse il coperchio e premette il pulsante dello scarico.
“Ce ne vorranno di risciacqui per ripulirli dal disastro che hai combinato”, disse sorridendo il ragazzo moro a Martina accarezzandole i capelli; “nel frattempo vorremmo continuare a divertirci un po’ con te, se non hai nulla in contrario…”, aggiunse guardandola negli occhi.
Martina immaginò quanti altri insulti avrebbe potuto ricevere se i ragazzi avessero scoperto che nell’altro stivale risiedeva ancora il preservativo usato dell’esaminatore e da un lato si dispiacque che non le avessero tolto proprio quello.
Data la ristrettezza del locale i due ragazzi si accordarono per fotterla a turno; il ragazzo moro fece cenno a Martina di sedersi nuovamente sulla tazza.
Quando Martina ebbe preso posto il ragazzo moro le sollevò le gambe, prese in mano il membro e glielo spinse nella vagina.
Cominciò a fotterla aumentando sempre di più la spinta mentre il ragazzo biondo si masturbava assistendo alla scena appoggiato alla porta attendendo impazientemente il proprio turno.
Martina teneva gli occhi chiusi ansimando più per il piacere che per la fatica; cominciò addirittura a pensare che tutto sommato quella giornata stava avendo un risvolto decisamente positivo.
Dopo qualche minuto il ragazzo moro lasciò spazio all’amico che penetrò a sua volta Martina nella vagina; i due si alternarono così per diversi minuti senza dare tregua alla ragazza e premendo più volte il pulsante dello scarico.
Mentre la scopavano non perdevano occasione per metterle la lingua in bocca e palparle il seno, arrossato dai sonori schiaffi che frequentemente le impartivano tenendole sollevata la maglietta.
Lo stesso trattamento lo ricevettero le natiche della ragazza. I due ragazzi infatti, dopo aver ritenuto di averle fottuto a sufficienza la vagina, chiesero a Martina di alzarsi in piedi e di girarsi in modo da mostrare loro il suo culetto in tutto il suo splendore; la ragazza si voltò verso la parete e distese le braccia lungo di essa, divaricò le gambe e piegò leggermente le ginocchia in modo da farlo sporgere il più possibile verso di loro.
I ragazzi cominciarono dapprima a palparglielo oscenamente, quindi alternarono dolci carezze a sonori schiaffi sulle natiche della ragazza senza rinunciare a qualche sporadico pizzicotto.
Il culo di Martina era già arrossato quando i ragazzi decisero che era arrivato il momento di fotterlo; si posizionarono a turno dietro di lei e glielo spinsero dentro alternandosi proprio come avevano fatto poco prima con la sua vagina facendole sentire il loro fiato sul collo.
Martina sentiva di godere come mai le era successo in vita sua; scostò una mano dal muro e se la portò in mezzo alle gambe ricominciando a toccarsi per l’ennesima volta durante quella giornata che le sembrava sempre più fantastica mentre i cazzi continuavano a spingere incessantemente a turno dentro di lei.
La ragazza non si scompose nemmeno quando il ragazzo biondo le spinse verso di se la testa tirandola leggermente per i capelli per poi sputarle senza ritegno sul viso colpendola all’altezza dell’occhio sinistro.
Questo gesto, unito alla sensazione provocata dalla saliva che le colava lungo la guancia, non fece che aumentare a dismisura l’eccitazione di Martina che ora muoveva le sue dita ad una velocità che nemmeno a lei sembrava possibile raggiungere.
Anche il ragazzo moro sembrava aver apprezzato il gesto dell’amico ed arrivò ad emularlo poco dopo; quando fu di nuovo il suo turno glielo spinse nel culo, prese a sua volta Martina per i capelli, le tirò indietro il capo e le sputò sulla guancia opposta.
La scopata si concluse per Martina in maniera epica; i due ragazzi la portarono all’orgasmo sollevandola di peso e fottendole culo e vagina contemporaneamente tenendola stretta a sandwich sospesa tra di loro.
I due non mancarono di scambiarsi più volte la posizione coerentemente a quanto avevano fatto finora; era la prima volta che Martina riceveva una doppia penetrazione e dentro di lei sperava che quella non fosse l’ultima.
Si mise anche a fantasticare su come i due ragazzi avrebbero concluso il rapporto con lei, se le sarebbero venuti addosso o in bocca; arrivò addirittura a pensare che per il riguardo che avevano mostrato nei suoi confronti avrebbero tranquillamente potuto sborrare per terra e costringerla a leccare il loro sperma dal pavimento e Martina sentiva di aver raggiunto un tale livello di eccitazione che probabilmente avrebbe ubbidito senza farsi troppi scrupoli.
Il fatidico momento non tardò ad arrivare.
I due ragazzi, soddisfatti, la misero nuovamente a sedere sulla cassetta dello scarico, quindi il ragazzo moro si mise in piedi davanti a lei salendo sopra la tazza.
Ne approfittò per dare l’ennesimo colpo allo scarico costringendo lo stivale della ragazza ad un altro risciacquo, quindi strinse il membro in pugno e lo maneggiò fino a venire copiosamente sul dolce viso di Martina.
Martina in cuor suo sperava che gli schizzi non la colpissero sui capelli; già sarebbe stata un’impresa rendere di nuovo presentabile il suo viso, figurarsi i capelli su cui i ragazzi avevano comunque già strofinato diverse volte il loro membro.
Fortunatamente per lei anche il ragazzo biondo rivolse gli schizzi in altri punti venendole anch’egli in maniera copiosa sul volto, riducendo a una maschera di sperma il viso della ragazza dopo essere salito a sua volta in piedi sulla tazza.
Come se non bastasse, allo sperma si aggiunsero presto altri sputi; i due ragazzi si divertirono infatti a sputarle in faccia per poi ammirare la loro saliva colarle dal viso mescolandosi al loro seme.
Il ragazzo moro alzò poi la tavoletta del water e raccolse con due dita lo stivale della ragazza facendolo penzolare, gocciolante, davanti a lei.
“Soltanto perché sappiamo che più tardi hai un esame e ci teniamo a te, altrimenti a quest’ora sarebbe la tua testa a finire lì dentro”, aggiunse il ragazzo biondo divertito facendo un cenno con il capo verso il wc.
“La sua faccia da troia meriterebbe di finire lì dentro anche quando è pulita, figuriamoci conciata così”, disse ancora il ragazzo moro; sollevò quindi la gamba di Martina e come fosse un principe rimise la calzatura al piede della sua Cenerentola coperta di sputi e sperma, anche se lo stivale inzuppato d’acqua si rivelò ben più pesante di una scarpetta di cristallo.
Le sorprese però per Martina erano tutt’altro che finite.
Il ragazzo biondo infatti si avvicinò all’amico e gli bisbigliò qualcosa all’orecchio; il ragazzo moro sorrise e fece un cenno di approvazione con la testa.
Il ragazzo biondo raccolse quindi da terra la borsa di Martina e cominciò a frugarci dentro; ne estrasse un piccolo beauty case e dopo averlo aperto trovò quello che cercava, ovvero un rossetto di colore rosso.
Tolse il tappo, ne fece uscire la punta ed avvicinandosi alla ragazza le sollevò la maglietta facendogliela tenere stretta tra i denti e le incise sopra il ventre le lettere “WC”.
Il ragazzo moro lasciò poi cadere il rossetto nel water, quindi fece sedere Martina sulla tazza, strappò dei pezzi di carta igienica e glieli appoggiò sul volto bagnato coprendole buona parte del viso, occhi compresi, proprio come se fosse una tavoletta sporca; poi si voltò dandole le spalle, appoggiò i gomiti al muro e piegò le ginocchia in modo da avvicinare il suo culo al viso della ragazza.
“Fuori la lingua, cesso”, disse con tono perentorio il ragazzo biondo a Martina pregustando la scena a cui stava per assistere.
La ragazza eseguì il nuovo ordine; il ragazzo moro avvicinò ancora di più il culo al viso di Martina fino ad appoggiarglielo sulla lingua.
Martina cominciò a leccare il culo del ragazzo moro con dei rapidi movimenti della lingua, passandola dall’alto in basso e dentro l’ano del ragazzo mentre l’amico riprendeva divertito la scena con il proprio cellulare.
Dopo essersi fatto leccare per bene il buco del culo il ragazzo moro si voltò e chiese a Martina di aprire la bocca.
La ragazza si mostrò ubbidiente fino all’ultimo; una volta spalancata la bocca Martina sentì un getto caldo colpirla dapprima sul mento e poi, quando il ragazzo ebbe raddrizzato il tiro, inondarle la bocca.
Quando la bocca fu colma il liquido cominciò inevitabilmente a scivolarle fuori lungo il collo finendole sopra e sotto la maglietta tanto che Martina dovette decidere di ingoiarne un po’ per non compromettere ulteriormente la situazione già disperata del suo abbigliamento in vista dell’esame.
Il getto andò afflosciandosi colpendo le cosce della ragazza per poi cessare definitivamente.
Il ragazzo biondo terminò quindi la registrazione sul suo dispositivo mobile; “con questo mi ci sego fino alla fine dei miei giorni!”, disse divertito dando il cinque all’amico intento a tirarsi su i pantaloni.
“Alzati”, disse quindi il ragazzo biondo a Martina; la ragazza si alzò in piedi consapevole che era arrivato per lui il momento di emulare l’amico.
Il ragazzo biondo chiese a Martina di sollevare la gamba con lo stivale “asciutto” e le fece cenno con la testa di infilare il piede nella tazza.
Martina fece quanto richiesto; il ragazzo biondo premette quindi lo sciacquone e, mentre l’acqua scorreva sopra e dentro lo stivale della ragazza facendo peraltro scendere il rossetto giù per lo scarico, le chiese di alzare nuovamente la maglietta e cominciò ad orinare dirigendo il getto sul ventre di Martina e sulla scritta incisa con il rossetto sopra di esso.
Quando l’acqua ebbe terminato di scorrere il ragazzo interruppe il getto e direzionò il membro verso lo stivale della ragazza terminando la sua pisciata sopra di esso.
Diede quindi soddisfatto un’ultima botta allo scarico e si tirò su i pantaloni.
I due ragazzi si congedarono quindi da Martina trovando il tempo di scattare alla ragazza un’ultima foto che era una vera e proprio sintesi di quanto accaduto e che ritraeva la ragazza in piedi con una gamba infilata nel cesso, uno stivale fradicio, l’umiliante scritta in rosso sul ventre che spiccava chiaramente sotto il bianco sporco della maglietta stropicciata e bagnata di piscio, il viso gocciolante coperto di sputi, sperma e carta igienica.
“Ci vediamo all’esame…buona fortuna”, disse il ragazzo moro con un sorriso beffardo sul volto facendole l’occhiolino; “stai tranquilla, ce la mettiamo anche noi una buona parola per te con il tuo esaminatore…”, aggiunse il ragazzo biondo scuotendo il cellulare davanti alla ragazza mentre quest’ultima era intenta a togliersi i pezzi di carta che le coprivano gli occhi facendole intuire che presto avrebbe condiviso con lui foto e video di quanto era appena accaduto.
I due ragazzi presero quindi l’uscita mentre Martina, togliendosi la carta igienica dal resto del viso, cercò di fare mente locale su come rendersi quantomeno presentabile considerato quel disastro che aveva addosso.

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